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Area geotermica Larderello/Pomarance: ma i sindaci li conoscono i dati?

E’ davvero surreale ascoltare gli amministratori dei comuni dell’area geotermica nord della Toscana (Larderello/Pomarance) che si scagliano contro chi osa criticare lo sfruttamento geotermico che da 100 anni imperversa in questi luoghi, accusando “gli altri” di danneggiare l’economia e il turismo e che, secondo loro, dovrebbe essere invece aumentato con più centrali, spalleggiati anche dal sindacato confederale, come, ad esempio, la CGIL che lancia «un invito anche ai comitati contro la geotermia ad un maggior senso di responsabilità; se da un lato è giusto esprimere le proprie preoccupazioni e richiedere precise rassicurazioni in termini di sicurezza e ambiente, dall’altro non è accettabile travisare dati e fornire cattiva informazione con affermazioni senza fondamento che rischiano di denigrare anche l’operato di tanti lavoratori, diretti e indiretti del settore», prefigurando e fomentando il solito conflitto tra “salute” e “lavoro” in cui si esercitano già penosamente i politici ogni volta che c’è un problema ambientale…
Considerato che siamo in prima linea fra coloro che da anni si battono contro le centrali per i danni che queste portano ai territori e che i dati li conosciamo, dopo essere intervenuti sulle dichiarazioni uscite dalla recente conferenza stampa dei sindaci, leggi QUI e QUI, con il comunicato che segue vogliamo provare a fare finalmente informazione, soprattutto fra coloro che si fidano ciecamente dei loro amministratori e pensano quindi che va tutto bene e che, anzi, per star meglio ci vuole più geotermia. 
Agli amministratori, alle forze politiche e sociali di quei territori chiediamo: ma voi questi dati li conoscete?
Perchè se non li conoscete è grave, ma c’è modo di rimediare cambiando politica, ma se li conoscete e pubblicamente dite il contrario, allora è ben più grave e sarebbero doverose dimissioni a catena…

Comunicato stampa Rete NoGesi

A quanti sono amministrati da Sindaci che invocano altre centrali geotermiche:
ragioniamo sui fatti, non sulle fantasie.

Assecondare la richiesta di altre centrali geotermoelettriche, come stanno chiedendo a gran voce i Sindaci di Pomarance, Castelnuovo e Montecatini Val di Cecina, accompagnati da altri sindaci dell’alta Maremma e Amiata, significa volere caratterizzare ulteriormente i territori come aree industriali del tutto simili a quelle storiche dell’alta Val di Cecina, ormai sacrificate alla monocoltura geotermica. Ma se si ragiona sui numeri, possiamo dimostrare che questa è una scelta sbagliata.


Infatti i Comuni dell’Alta Val di Cecina, dove per prime sono state agevolate le attività geotermiche toscane, da Larderello a Pomarance, realizzando investimenti diffusi con impianti ravvicinati che hanno portato al territorio un carattere mono colturale, sono oggi i più poveri della Toscana, con la popolazione più vecchia e bisognosa di sostegni esterni. Lo testimoniano i dati comparati con il resto della Toscana e la definizione di area di crisi, decisa dal Consiglio regionale.
I dati reali, che consentono di fare confronti in ambito regionale, sono oggi disponibili per tutti i comuni riuniti nella Comunità Montana della Val di Cecina, che costituiscono nella classificazione elaborata dall’Istituto Regionale Programmazione Economica della Toscana, IRPET (1) un Sistema Economico Locale (SEL) sufficientemente omogeneo.
Riportiamo tre paragrafi salienti, tratti dai Quaderni IRPET, relativi al Sistema economico Locale (SEL) dell’alta Val di Cecina, dove nessun imprenditore ha investito negli ultimi decenni in produzioni agricole di qualità o in agriturismo o in attività turistiche, come invece è avvenuto intensamente in tutto il resto della Toscana meridionale:

Capitolo “1.5.3 Traiettorie dello sviluppo”
 “… L’analisi delle traiettorie di crescita economica seguite dal SEL e dalla regione nel suo complesso mostra come lo sviluppo della Val di Cecina sia stato completamente diverso da quello della Toscana. Il ritmo di crescita degli addetti pro-capite nelle attività extra agricole è stato nettamente rallentato e, ad oggi, il livello di attività raggiunto risulta essere inferiore a quello medio ragionale. Anche per l’aspetto demografico si nota una profonda differenza con i valori medi regionali: il SEL registra infatti una costante diminuzione della popolazione in controtendenza con i dati regionali.”

Capitolo “1.5.6 Caratteri della struttura produttiva locale”
“…Il sistema non presenta una struttura produttiva particolarmente sviluppata e mostra indici di dotazione che sono decisamente più bassi della media regionale.”

Capitolo “1.5.8 Conto risorse impieghi 2003”
“… La bilancia commerciale del SEL è caratterizzata da un deficit complessivo determinato dal commercio con il resto d’Italia e del mondo. Nel complesso ciò ha fatto sì che il PIL pro-capite realizzato nel sistema economico dell’Area della Val di Cecina sia inferiore a quello medio regionale (per la precisione il 87,6% di quello toscano), mentre risulta decisamente superiore il ricorso ad importazioni dal resto della Toscana.”

Che l’intera area sia oggi in uno stato di crisi lo ha annunciato il 15 luglio scorso Antonio Mazzeo (2) consigliere regionale PD e presidente della Commissione Costa: “In accordo con il presidente Enrico Rossi, posso annunciare che la zona verrà riconosciuta come area di crisi regionale… ».
Gli ha fatto eco l’altro consigliere PD Andrea Pieroni (3): “è stato importante condividere una modalità di azione politica e amministrativa coi comuni e i territori della Val di Cecina e il suo riconoscimento come area di crisi non complessa rappresenta senza dubbio una opportunità”(sic!) 

Ma non solo. Dallo Studio epidemiologico CNR-2010 (scaricalo QUI, 37 Mb) – Allegato 6 (4), che riporta una descrizione dettagliata (a cui si rimanda) tra la mortalità da un lato e gli inquinanti misurati nell’ambiente ed emessi anche dalle centrali geotermiche – si evince che gli eccessi di rischio sono statisticamente significativi per 9 patologie mortali nelle femmine e 21 patologie mortali nei maschi al crescere delle concentrazioni misurate nei paesi geotermici degli stessi inquinanti emessi anche dalle centrali geotermiche.

Quindi, risulta di difficile comprensione l’atteggiamento di quei sindaci che, non solo rilanciano per avere altre centrali geotermiche ma, richiamando dati e studi in modo errato, rilasciano dichiarazioni minacciose nei confronti di chi evidenzia le criticità, economiche e sanitarie, che colpiscono i comuni geotermici.

Riteniamo che sia una buona pratica, prima di compiere scelte così negative per un territorio, che siano compiute serie valutazioni comparative preventive e che i cittadini siano bene informati, anziché gestire a posteriori i finanziamenti pubblici per le aree di crisi economica e sociale.

Note:
(1)IRPET, 2005, Il mosaico dello sviluppo territoriale in Toscana. La Provincia di Pisa, Firenze
(2)– Dal quotidiano “La Nazione” del 15 luglio 2016. Vedi QUI
(3)– Regione Toscana. Vedi QUI
(4) – studio CNR-ARS è scaricabile anche da QUI, oltre che da QUI


Leggilo su:

Il Cittadino online

QuiNewsVolterra.it

LA SFIGA DEI SINDACI GEOTERMICI: PARLANO DI TURISMO GEOTERMICO E “STRISCIA LA NOTIZIA” LI SPERNACCHIA -video-

IN COINCIDENZA CON LA CONFERENZA STAMPA DEI SINDACI GEOTERMICI, PER MINACCIARE A VANVERA E DIFENDERE L’ENEL E LA GEOTERMIA CHE -A DIR LORO- OLTRE A NON FARE MALE E’ ANCHE MOTORE DI SVILUPPO PER IL TURISMO, UN SERVIZIO DI STRISCIA LA NOTIZIA LI SBERTUCCIA DENUNCIANDO LO STATO PIETOSO DEL COSIDDETTO “TURISMO GEOTERMICO”.

A pochi giorni dell’attacco dei sindaci dell’area geotermica nord (Larderello/Pomarance) riportato su Il Tirreno del 13 maggio e di cui ci siamo occupati in un precedente post, ieri, 19 maggio, da un articolo di Greenreport.it apprendiamo che gli stessi stanno “facendo quadrato” e in conferenza stampa, col supporto del Cosvig e del sindacato, si sono lanciati temerariamente in pesanti affermazioni contro le “campagne stampa” orchestrate da chi denuncia la geotermia inquinante e speculativa, a dir loro “squadriste” che verranno “trattati come tali” e alle quali -ripetono- risponderanno con ogni mezzo necessario, salvo poi appellarsi alla “maggioranza silenziosa”: ma non erano i fascisti che si rifacevano alla maggioranza silenziosa?  studino un po’ di storia e prendano un punto di riferimento… (leggi l’articolo riportato dopo il video).

Ma la cosa che potrebbe essere perfino divertente, se non stessimo a parlare di salute, di ambiente e di difesa del territorio, è che la sera stessa in cui viene pubblicato il citato articolo (si noti, a cura del Cosvig) Striscia la Notizia manda in onda un servizio proprio in tema di TURISMO GEOTERMICO, tema sollevato nella conferenza anche da “…Marco Garfagnini, capogruppo di minoranza di Pomarance che ha voluto sancire l’importanza di una «geotermia che non è solo produzione industriale, ma anche turismo. Turismo danneggiato dalle campagne stampa degli ultimi tempi»…”.

IL BUON TOTO’ NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN TEMPISMO MIGLIORE…
…ED ORA GODETEVI IL VIDEO E IL (DIS)SCARICABARILE TRA ENEL E COMUNI GEOTERMICI

(NEL CASO NON FOSSE VISIBILE IL VIDEO, COLLEGARSI AL SITO DI STRISCIA LA NOTIZIA)

Riportiamo di seguito l’articolo di Greenreport (il neretto è il nostro, ndr)

Pronte azioni congiunte con il mondo sindacale, la società civile e il tessuto imprenditoriale
In Toscana i Comuni dell’area tradizionale fanno quadrato difendendo la geotermia
La maggioranza delle amministrazioni ha preso una decisa posizione in difesa di una risorsa ritenuta preziosa, strategica e rinnovabile
[19 maggio 2017]

Garfagnini

Garfagnini

A forza di tirare, diceva un vecchio detto, la corda si spezza. E alla fine deve essersi esaurita anche la pazienza di alcuni amministratori locali che – all’ennesimo attacco alla geotermia – hanno indetto una conferenza stampa congiunta per fare finalmente chiarezza.
Ad aprire la conferenza stampa Marco Garfagnini, capogruppo di minoranza di Pomarance che ha voluto sancire l’importanza di una «geotermia che non è solo produzione industriale, ma anche turismo. Turismo danneggiato dalle campagne stampa degli ultimi tempi».
Preoccupato per il clima di incertezza, anche istituzionale, il sindaco di Montecatini Val di Cecina, Sandro Cerri.

cerri

Cerri

«Politicamente – ha detto – abbiamo bisogno di una linea chiara, anche da parte della stessa Regione Toscana, considerate sopratutto le dichiarazioni di Enel Green Power sulla possibile futura contrazione di investimenti nell’area. Come amministratori dobbiamo salvaguardare la salute dei cittadini e dell’ambiente, certamente, ma con dati scientifici, non con vaghe illazioni».
«Sentivamo forte l’esigenza di una conferenza stampa congiunta – ha detto poi Loris Martignoni, primo cittadino di PomaranceAssistiamo da tempo alla pubblicazione di vere e proprie falsità da parte di sedicenti esperti e comitati che provocano paura e allarmismo in chi non conosce la geotermia e lo stato reale delle cose».

Loris Martignoni,

Martignoni

Riferendosi, evidentemente, in particolare, ai territori che sono stati oggetto di concessione di permessi di ricerca (ex D. Lgsl. 22/2010).
«Non vogliamo imporre a queste aree il nostro punto di vista sulla geotermia – ha ribadito – ma pretendiamo che siano diffuse informazioni che conducano ad un dialogo fatto con il rigore scientifico che merita la questione: un conto è esprimere le proprie idee, altro è scrivere falsità. Siamo, come sempre, disponibili al confronto, e chiediamo alla Regione il supporto di Ars e Arpat, come accaduto in passato e, come Amministrazioni, stiamo pensando ad una Commissione tecnico scientifica per smentire con autorevolezza le informazioni false ed errate circa la qualità della vita, dell’aria e dell’acqua nei nostri territori che sono continuamente diffuse».
«A questo riguardo – ha poi concluso – da ora in poi risponderemo a questo tipo di campagne mediatiche nei nostri confronti, non solo a mezzo stampa, ma anche attraverso le vie che riterremo di volta in volta più opportune».

ferrini

Ferrini

Sulla stessa linea il primo cittadino di Castelnuovo Val di Cecina, Alberto Ferrini che ha evidenziato come la vera questione sia a tratti culturale, in cui la società sembra essere precipitata in un nuovo Medioevo (come è successo? ma al governo non ci siete voi? ndr) dove tutti sono esperti di tutto e tutto può essere messo in discussione realizzando campagne di attacco indiscriminate. «Attacchi – ha aggiunto – che definirei squadristici per la violenza con cui sono realizzati. E che devono essere, di conseguenza, trattati come tali».
Di ampio respiro l’intervento di Nicola Verruzzi, sindaco di Montieri, che ha voluto evidenziare come la geotermia possa essere un elemento di sviluppo anche per le aree confinanti.

verruzzi

Verruzzi

«Credo che di fronte alla pesantissima crisi economica e sociale che stiamo vivendo anche nel nostro territorio – ha detto – il distretto geotermico possa e debba costituire un polo di sviluppo e di tenuta occupazionale assolutamente non trascurabile e da tutelare, i cui numeri, in territori disagiati e con importanti deficit economici ed occupazionali, sono assolutamente strategici per la tenuta sociale ed economica dell’intera area ma non solo». 
«La nostra Regione ha bisogno di puntare su di un piano energetico che ponga al centro le energie rinnovabili, e la geotermia tra queste, ne è parte essenziale, anche e soprattutto per la produzione elettrica in rapporto al fabbisogno regionale». In questo senso «l’esperienza del distretto geotermico toscano dovrebbe rappresentare un esempio, su scala nazionale, per affrontare le future sfide che un inarrestabile aumento demografico, dei consumi, dei bisogni, una sempre maggiore voracità energetica (falso, i consumi elettrici sono in calo dell’ordine di 10 Twh annui , dati Terna 2014, ndr), una questione ambientale e climatica quanto mai attuale, ci porranno davanti e ci obbligheranno a scelte e decisioni pioneristiche e coraggiose».

Carlo Giannoni, sindaco di Monteverdi Marittimo

Giannoni

«Occorre – ha detto poi Carlo Giannoni, sindaco di Monteverdi Marittimo – intervenire in maniera decisa, rispondere con forza, anche plateale, a questi attacchi. Abbiamo bisogno di un supporto forte, anche dalla Regione Toscana, e dobbiamo pretenderlo».
Ha preso la parola poi l’amministratore unico di CoSviG, Piero Ceccarelli che ha voluto riportare l’attenzione sul documento diffuso da Medicina democratica che cita la Delib. GRT 344/2010.
«Nel documento diffuso si parla di un quadro emissivo – per fare un esempio – dell’acido borico pari a 70.000 tonn/anno. Il che sarebbe preoccupante se, appunto, fosse vero. Perché quel valore corrisponde, all’incirca, alla produzione annuale della Società Chimica Larderello ai tempi in cui produceva acido borico importando colemanite dalla Turchia».

Piero Ceccarelli

Ceccarelli

«In realtà – ha aggiunto Ceccarelli – la delibera 344 è una delibera importante. Nelle sue 89 pagine, che andrebbero lette e comprese, si parla dei risultati raggiunti e del percorso ambientale fatto. Eppure è una delibera già superata, perché al tempo i sistemi Amis (Abbattimento mercurio e idrogeno solforato) erano meno diffusi nelle centrali geotermoelettriche. E ancora: la Regione Toscana ha speso una cifra considerevole (superiore al milione di euro) in indagini ambientali e sanitarie (aria, acqua, terremoti) i cui risultati sono assolutamente tranquillizzanti. Eppure, non viene abbassata la guardia e gli studi continuano. Non si può però pensare di mettere in discussione qualsiasi cosa».
Sia l’Agenzia regionale di sanità (Ars) che l’Arpat (Agenzia regionale protezione ambientale della toscana), infatti, sono attive con proprie reti e indagini nel monitoraggio (consultabile online) delle aree interessate dalla coltivazione della risorsa geotermica.
«Crediamo – ha concluso Ceccarelli – che in campo geotermico esistano le competenze e le tecnologie per affrontare qualunque sfida futura».
Interventi che hanno destato estremo interesse da parte delle sigle sindacali presenti, alcune delle quali (in particolare la Flaei-Cisl e la Filtem-Cgil) già nei giorni precedenti avevano manifestato le stesse preoccupazioni sul futuro geotermico dell’area. Unanime la volontà di impostare una azione congiunta che coinvolga anche la società civile e il tessuto imprenditoriale per richiedere, da parte delle istituzioni a tutti i livelli, il riconoscimento di una geotermia “positiva” e di una risorsa pulita e rinnovabile.
Nella speranza che la “maggioranza silenziosa” si alzi e prenda la parola.
a cura di CoSviG

 

Sindaci geotermici, “querelateci tutti”!

I sindaci geotermici dell’area nord (Larderello/Pomarance), in evidenti difficoltà, stretti tra la monoeconomia legata alle “compensazioni ambientali” dell’Enel, la rivolta dei cittadini e dei comitati che ormai hanno capito il vicolo cieco della geotermia e la regione Toscana che potrebbe arrivare a ripensare e frenare sull’intera questione energia e su come e dove farla, se la prendono con Medicina Democratica e Comitato Difensori della Toscana per aver pubblicato due articoli in rete che contestano, appunto, lo sfruttamento speculativo e inquinante della geotermia toscana.

clicca per ingrandire

Ne abbiamo notizia da un articolo pubblicato oggi, 13 maggio 2017, su Il Tirreno, in cui i sindaci, apoditticamente, senza fornire alcun dato, decidono che la geotermia non fa male e non inquina; e chi prova a metterlo in dubbio potrebbe essere querelato.

Bene, visto che condividiamo da anni la battaglia contro la geotermia speculativa e inquinante con Maurizio Marchi di Medicina Democratica e con i compagni di lotta del Comitato Difensori della Toscana, ripubblichiamo i due articoli “incriminati” dicendo ad alta voce ai sindaci: ora querelateci tutti!


Il primo scritto, firmato da Maurizio Marchi, è stato pubblicato il 5 maggio scorso sul sito di Medicina Democratica di Livorno

GEOTERMIA: OGGI DISASTRO, POI … SARÀ PEGGIO
MEDICINA DEMOCRATICA
Geotermia, propaganda anche sugli studenti

Nei giorni corsi è apparsa sulla stampa una notizia degna di attenzione e commento. Gli studenti dell’università privata sant’Anna di Pisa, già governata da Giuliano Amato poi da Maria Chiara CARROZZA, deputata PD ed ora perfino ministra dell’Istruzione e dell’Università, hanno visitato le “eccellenze dell’energia e dei rifiuti”, come recita il comunicato di Enel Greenpower, a Larderello.
La realtà è ben diversa, e è doveroso che studenti e popolazione la conoscano tutta. La geotermia toscana (e italiana) è in realtà un grande disastro ambientale e sanitario, e non si reggerebbe senza gli enormi incentivi pubblici. “Né sostenibile, né rinnovabile” come sottotitolammo il libro “Il grande affare della geotermia” Roberto Barocci e il sottoscritto nel maggio 2014 (http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=1074897 disponibile a prezzo di costo).
Cominciamo dagli incentivi pubblici. Le 28 centrali geotermiche dell’area nord (Larderello-Radicondoli) hanno ricevuto nel 2016 ben 520 milioni di euro di incentivi statali, trattenuti sulle bollette dei cittadini. Più del doppio di quanto Enel GreenPower ricava dalla vendita dell’Energia Elettrica da queste centrali, cioè circa 220 milioni di euro.
Le restanti centrali geotermiche in Amiata hanno ottenuto nel 2016 ben 90,4 milioni di euro di incentivi statali, raddoppiati rispetto al 2013, e circa 52 milioni dalla vendita dell’EE.
Con 610 milioni di euro l’anno, si potrebbero creare nelle zone depresse di Larderello e Amiata migliaia di posti di lavoro: ipotizzando un costo lordo annuale di 40.000 € per ogni posto di lavoro, con 610 milioni di investimento in attività realmente sostenibili si avrebbero ben 15.250 posti di lavoro, solo nel 2016. Altre decine di migliaia di posti di lavoro con l’equivalente degli incentivi alla geotermia degli anni precedenti.
Secondo, la geotermia toscana non è sostenibile, anzi è estremamente inquinante. Secondo l’insospettabile Delibera della Giunta regionale toscana n. 344 del 22.3.2010 la geotermia toscana emette in aria 3076 kg/anno di mercurio, 482 kg/anno di arsenico, 6.415 tonn/anno di ammoniaca, 26.239 tonn/anno di idrogeno solforato. Oltre a decine di altri metalli pesanti in tracce, come cromo, uranio, cadmio e radon, e circa 70.000 tonn/anno di acido borico. Un disastro ambientale, che la candiderebbe ad essere dichiarata SIN, ammesso che sia possibile bonificare l’area enorme che questi inquinanti hanno raggiunto, nelle acque e nei suoli. Solo sul versante senese/umbro/laziale, si calcola che la geotermia amiatina abbia emesso 52 tonnellate di mercurio tra il 1969 e il 2016 nei bacini del fiume Paglia e Tevere.
Ovviamente questo esteso inquinamento ha causato e causa patologie e morti aggiuntive. Un’indagine epidemiologica della Regione Toscana nell’ottobre 2010 accertò 535 morti in più nelle aree geotermiche rispetto alla popolazione toscana, per l’esattezza 99 morti in più nei comuni propriamente geotermici e il resto nei comuni limitrofi. La stessa indagine evidenziava gravissime patologie in viventi, correlandole all’inquinamento e alla sua concentrazione, ad esempio.” Matrice acqua, boro, leucemia, maschi pag. 29 dell’Allegato 6, Nei comuni con valori più elevati di boro nell’acqua (terzo terzile) si registra un eccesso di rischio di circa 11 volte superiore al rischio dei comuni del primo terzile, meno inquinati. All’aumentare della concentrazione di boro (passando da un terzile al successivo) aumenta l’eccesso di leucemia linfoematopoietico del 231% “ Ed ancora “Matrice acqua, arsenico, tumore al sistema nervoso centrale, maschi pag. 21 Nei comuni con valori più elevati di arsenico nell’acqua (terzo t.) si registra un eccesso di rischio del 295 % rispetto ai comuni del primo t. All’aumentare della concentrazione di arsenico (passando ….) aumenta l’eccesso di tumore al sistema nervoso centrale del 97 % .”
Un aggiornamento dell’indagine, svolto nel 2013 a fini tranquillizzanti, confermava una mortalità in più del 10 % rispetto alla Toscana.
Terzo, la geotermia non è rinnovabile e produce poca energia. Nei primi 10 anni di attività un pozzo geotermico riduce la sua portata del 70 per cento per poi esaurirsi nel corso degli anni. L’estrazione e la reiniezione dei fluidi geotermici ad elevata pressione in profondità inducono rischio di terremoti e di subsidenza. Nel centro-sud Toscana sono stati perforati nel tempo circa 1.000 pozzi geotermici, di cui la stragrande maggioranza ormai esauriti. Perforati 75/90 nuovi pozzi nel quindicennio 2001-2015 anche a 6.000 metri di profondità. La potenza geotermica istallata in Toscana si aggira sugli 850 Megawatt, quasi raggiunti dall’energia da fotovoltaico, molto più pulita. (Rapporto Terna 2015 pag. 52 di 64)
Insomma, la geotermia, che si sta espandendo in Toscana e in altre regioni, come Umbria e Lazio, trovando la discreta opposizione di amministrazioni comunali e popolazioni (nella Tuscia 27 sindaci si sono espressi contro recentemente), è una fonte di energia del tutto marginale e fallimentare nel bilancio costi sociali/benefici. Ma è una ottima “vetrina” di EGP per vendere tecnologia geotermica all’estero. Ma il peggio deve venire: con il depotenziamento irreversibile dei campi geotermici toscani, EGP si sta attrezzando per alimentare le 34 centrali a biomasse legnose, o peggio ancora a biomasse di altri tipi: fanghi di depurazione, rifiuti e simili. Lo accenna il sig. Massimiliano Santulli di Enel Green Power, accogliendo gli studenti del Sant’Anna. Una prima esperienza di affiancare biomasse all’alimentazione geotermica vicino a Larderello è stata respinta. Le centrali geotermiche si trasformeranno in una miriade di inceneritori di rifiuti? Finirà nel peggiore dei modi l’ubriacatura della geotermia in Toscana ?

Maurizio Marchi 3.5.17


L’altro scritto del Comitato Difensori della Toscana è stato pubblicato l’11 maggio scorso, sul sito dell’associazione ambientalista “Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

Lo strisciante “massacro” del territorio toscano

Dalle Alpi Apuane alla costa di Rimigliano, da Firenze a Piombino, a Donoratico.
Il buon governo del territorio tanto caro alla Toscana sembra svanire ogni giorno di più.
Riceviamo dal Comitato Difensori della Toscana e pubblichiamo volentieri. La geotermia in Toscana non è solo rose e fiori…

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

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LA GEOTERMIA TOSCANA NON È RINNOVABILE NÈ PULITA

L’immagine comune che ci viene data della Geotermia è quella di una fonte energetica rinnovabile, alternativa alle centrali a combustione fossile ed a basso impatto ambientale.
Tuttavia, quando si approfondisce la conoscenza del procedimento attraverso il quale grandi impianti riescono a produrre energia elettrica a livello industriale ci si rende conto che la realtà è ben diversa.
In sostanza, le centrali esistenti iniettano grandissime quantità di acqua (sia di condensa che di superficie) in profondità perché venga riscaldata dalle rocce calde presenti nel sottosuolo. Il vapore prodotto, intercettato a profondità che raggiungono anche i 4800 metri viene convogliato in superficie per muovere turbine atte alla produzione di energia elettrica. Il vapore geotermico viene poi rilasciato per la maggior parte in atmosfera, insieme alle sostanze altamente tossiche di cui si è arricchito nel contatto con le rocce profonde (arsenico, mercurio, acido solfidrico, ammoniaca, radon, ecc.) causando un serio inquinamento atmosferico. In un anno le sole centrali dell’Amiata rilasciano in atmosfera 2700 tonnellate di acido solfidrico, 28,97 chili di arsenico, 2460 tonnellate di ammonio, 889,14 chili di mercurio, 11,01 tonnellate di acido borico, 655248 tonnellate di anidride carbonica, ecc. (dati Arpat 2013). Inoltre, da uno studio svolto dalla società Edra nel 2006 è emerso che lo sfruttamento geotermico del Monte Amiata ha comportato l’abbassamento della falda acquifera superficiale e conseguentemente l’aumento della concentrazione di arsenico nell’acqua che alimenta i pozzi e le sorgenti rimaste.
La variazione di pressione nel sottosuolo che tale sfruttamento determina provoca altri due gravi inconvenienti: la subsidenza (sprofondamento della superficie terrestre locale) e la microsismicità. La prima avviene frequentemente nelle aree intorno alle trivellazioni geotermiche, dove possono comparire crepe e spaccature nelle superfici delle vecchie strade, nei terreni o nei muri delle case; la seconda è un effetto collaterale ammesso dalle stesse compagnie geotermiche.
Ci si chiede se in un territorio ad alto rischio sismico come quello italiano tali effetti collaterali non possano innescare frane o smottamenti o addirittura sismi importanti.
Infine, non da meno, l’impatto visivo. Impianti sicuramente non gradevoli alla vista, corredati da orrendi vapordotti e massicci elettrodotti, spesso sorgono in luoghi naturali di rara bellezza e vanno a sciupare in modo irreversibile panorami unici. Finchè il numero di tali impianti rimaneva limitato a qualche decina in tutto il territorio nazionale, tutto questo riusciva a passare inosservato. La situazione ha subito un netto peggioramento quando il governo italiano ha deciso di aumentare gli impianti in modo esponenziale, passando, per esempio, nella sola Toscana dai 34 esistenti ai 57 ed oltre previsti! Senza considerare gli impianti sperimentali cosiddetti “pilota”, decisi direttamente dal governo.
Non ci si può dunque meravigliare se i cittadini si siano sentiti “assediati” dal pericolo di vedersi circondati da impianti altamente inquinanti che possono mettere in serio pericolo la loro salute e l’economia dei loro territori, ben consolidata da decenni, fondata sul turismo, sull’agricoltura e sul piccolo artigianato, allineata (non per finta) con quei criteri di sviluppo sostenibile che si dovrebbero promuovere.
Ecco dunque sorgere numerosi Comitati contrari allo sviluppo geotermico che trovano appoggio anche da parte delle amministrazioni comunali.
In Toscana, in controtendenza con l’andamento nazionale, si registra un notevole successo nei settori collegati al turismo, all’agricoltura ed al piccolo artigianato, che verrebbero messi in serio pericolo dalla costruzione di centrali geotermiche. Solo per fare un esempio in Valdelsa, Magma Energy Italia srl, concessionaria del permesso di ricerca “Mensano”, vorrebbe costruire diverse centrali contro la volontà dei cittadini. La società, la cui quota di maggioranza è in mano ad un’azienda orafa aretina, senza avere mai costruito o amministrato centrali geotermiche, pretende di costruire decine di centrali e tra le altre cose ha presentato richiesta per ben due centrali pilota, ovvero impianti che dovrebbero sperimentare nuove tecnologie, proprio a ridosso di due antichi borghi toscani.
E che dire ora a quei piccoli o grandi investitori che, credendo nelle potenzialità di un territorio unico a livello mondiale, hanno investito nel turismo, in settori agricoli od artigianali spronati da quegli stessi amministratori pubblici che contemporaneamente li “tradivano” appoggiando iniziative industriali di tipo speculativo e in netta contrapposizione alla linea di sviluppo territoriale promessa. A chi dovrebbero chiedere i danni?
Luoghi conosciuti in tutto il mondo, la Val D’Elsa, la Val D’Orcia, Montalcino, San Gimignano, Volterra, tutti a rischio d’esser circondati da centrali geotermiche inquinanti, consumatrici di acqua e sicuramente estremamente impattanti a livello paesaggistico.
Infine ci si chiede se quest’abnorme aumento nel numero di centrali geotermiche sia effettivamente necessario. Grazie agli impianti solari, idroelettrici ed eolici installati negli ultimi anni in tutto il territorio nazionale, l’Italia ha raggiunto con cinque anni di anticipo gli obiettivi 20-20-20 previsti dalla Comunità Europea e la provincia di Siena è già dal 2013 “Carbon Free”. Non sembra quindi ci sia una particolare urgenza in tal senso. Inoltre la produzione regionale e nazionale dimostra che al momento vi è anzi una sovrapproduzione di energia rispetto alle esigenze di mercato.
Forse i ricchi incentivi promessi dal governo fanno la loro parte.
Il dubbio, o la quasi certezza, è che ci si trovi di fronte al solito caso di speculazione di pochi furbi che grazie all’appoggio di politici amici, attraverso leggi ad hoc, si intascano gli incentivi per la produzione di un’energia che solo loro chiamano “pulita”, incuranti del danno procurato al territorio, all’ambiente ed alla comunità. Paradossalmente, sono gli italiani stessi che attraverso il pagamento di bollette maggiorate, finanziano speculazioni di persone senza scrupoli a danno di loro stessi, del territorio e dell’economia nazionale nel suo insieme.
Possiamo permetterci tutto questo?
Possiamo permetterci di rovinare in modo permanente luoghi unici al mondo, che vengono estimati a livello planetario e che dovrebbero fungere da vero motore di sviluppo per l’Italia del futuro? Noi crediamo di no.

Comitato Difensori della Toscana

Il 13 maggio il Comitato Difensori della Toscana torna sull’argomento, in particolare le emissioni mercurio dalle centrali enel che circondano l’abitato di Larderello (Pomarance). CLICCA QUI

il 17 maggio interviene in favore dei sindaci geotermici la lista Uniti per Volterra, CLICCA QUI

Geotermia. Incontro di Magliano, la Maremma in rivolta contesta ogni ipotesi di nuove centrali

foto Il Giunco.net

Marras, capogruppo del PD in Regione Toscana, prova a tranquillizzare e corregge il tiro sulle aree non idonee, ma non sana le contraddizioni. Almeno Magliano e Montenero escluse dalle centrali geotermiche.

 

 

 

Clima surriscaldato sabato 6 maggio a Magliano in Toscana nell’incontro –molto partecipato- sulla geotermia moderato dal premio Nobel Riccardo Valentini che ha visto gli interventi di Fedora Quattrocchi, dirigente INGV, Aurelio Cupelli della Rete Geotermica, di Roberto Barocci del Forum Ambientalista e Rete NoGESI e Leonardo Marras, capogruppo PD regionale.

Il cuore della questione sono i tanti progetti di centrali geotermoelettriche in iter autorizzativo nonostante che il Governo e la regione Toscana stiano lavorando alle linee guida per individuare le “zone non idonee” a tali impianti, lavoro che avrebbe dovuto prevedere -come da noi richiesto più volte- una moratoria in attesa dell’attuazione di tali linee guida. Si è invece assistito a una insana corsa contro il tempo per fare in modo che, una volta definite le aree non idonee, si fosse determinata una situazione “di fatto” non modificabile.

foto Il Giunco.net

Facile immaginare quindi che le popolazioni, gli operatori turisti, i produttori e commercianti delle eccellenze agroalimentari della Maremma siano insorti contro qualsiasi ipotesi di centrale geotermoelettrica che danneggerebbe l’economia locale, svalutando tutta l’area e impoverendo, in finale, il territorio come si è visto, dopo cento anni di geotermia, a Larderello.

Al centro delle proteste si è trovato Marras, in quanto capogruppo del partito che governa in Regione, che ha dovuto prendere atto che ormai in Toscana ovunque di avvii un progetto di centrale geotermica, scoppia la rivolta e si costituiscono combattivi comitati di cittadini.

Comprensibile quindi l’atteggiamento di Marras che ha cercato di tranquillizzare l’uditorio dichiarando specificatamente che Magliano (interessato dall’impianto di Pereta) “sarà inserito nell’elenco dei Comuni toscani non idonei alle perforazioni geotermiche”; analoga sorte per Montenero dove, è stato assicurato da Marras, si darà un parere negativo al Ministero dello Sviluppo Economico.

Marras si è spinto anche oltre, correggendo -in peggio- quanto da lui sostenuto fino ad oggi, e ribadito recentemente a Castel del Piano (leggi articolo), quando indicava che i comuni che ad oggi non hanno impianti geotermici saranno inclusi “di default” (di prassi) nelle “aree non idonee” (cioè in aree che non vedranno sorgere alcuna centrale geotermica); ieri ha invece dato una nuova formulazione dei criteri che guideranno la Regione Toscana : nei comuni già sede di impianti geotermoelettrici ed i comuni ad essi confinanti (!) saranno applicate le future norme che regoleranno le “aree non idonee”,  quindi saranno escluse dagli impianti geotermici solo se ricorrono i presupposti ambientali e sociali ancora ad oggi da definire, in caso contrario saranno incluse…
 

foto Il Giunco.net

E’ chiaro che tale formulazione rischia di ampliare a dismisura le “aree idonee” in base a un criterio di mera adiacenza geografica, una sorta di lotteria che non tiene conto delle effettive vocazioni dei territori, ma soprattutto esclude per legge l’effettiva volontà delle popolazioni che fino ad oggi hanno ricevuto solo danni e, nel caso dei comuni limitrofi, neanche le “lenticchie” delle compensazioni ambientali.

Rimane comunque irrisolta la questione Amiata su cui già il PAER, Piano Ambientale e Energetico Regionale, affermava che ormai si è fissato “un punto di equilibrio tra lo sfruttamento della risorsa con le tecnologie oggi impiegate e la vocazione socio economica dei territori”, concetto ripetuto e ribadito da tutti gli amministratori, locali e regionali, in più occasioni. Se quindi si prende per buono, come dovrebbe essere, il PAER, allora significa che l’Amiata debba essere esclusa dalle “aree idonee” e, di conseguenza, anche i comuni limitrofi.

foto Il Giunco.net

Insomma un bel pasticcio, che continueremo come Rete Nazionale NOGESI a monitorare fino alla fine.

L’incontro di Magliano ha comunque reso lampante una verità: la volontà contraria delle popolazioni interessate dai progetti di centrali geotermoelettriche, volontà di cui chi oggi guida la Regione farebbe bene a tenere in considerazione per evitare ulteriori fratture tra cittadini e ceto politico.

 

La Rete NoGESI assicura comunque che sarà in prima fila a tutelare territori e cittadini dall’aggressione delle centrali geotermoelettriche speculative e inquinanti.


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Anche la Valdera contro la geotermia speculativa e inquinante. Lettera ai consiglieri regionali

Con l’avvio delle procedure per i progetti “Soiana” e “La Fornace” (scarica il pdf) che interessano i comuni di Chianni, Capannoli, Casciana Terrme-Lari e Terricciola in provincia di Pisa,  sono scesi immediatamente in campo i cittadini di quei territori per difendere la vocazione agricola e turistica dell’area e contro lo sfruttamento speculativo e inquinante della cd. “nuova” geotermia; ancor più grave il fatto che la società interessata alle centrali, la Cogeme Spa, holding con sede a Rovato (BS), sia proprietà pubblica, formata da oltre 70 amministrazioni comunali delle province di Brescia e Bergamo, dal Consorzio Comunità di Zona e dalla Comunità montana di Valle Camonica, che ben pensano di andare a fare profitti, intascandosi i grassi incentivi per queste centrali, ma a spese di territori lontani dalla loro provincia…
Dopo diversi incontri, promossi da Legambiente Valdera (scarica le slides in pdf), in poco più di due mesi, si è costituito un Comitato contro la Geotermia in Valdera, si è avviata una raccolta di firme che ha già superato le mille adesioni e promosso altre iniziative, come un presidio all’inizio di questo mese. Il 4 maggio us il Comitato si rivolge alla politica regionale, con una lettera aperta ai membri del consiglio regionale Toscana che pubblichiamo di seguito.


All’attenzione dei Consiglieri regionali della Regione Toscana

Buongiorno,
siamo cittadini e imprenditori della Valdera, e le scriviamo perché contrari ai progetti di sfruttamento delle risorse geotermiche in questa zona.

L’iter autorizzativo è già avviato (26/10/2016 BURT n.43 – scarica il pdf) e in attesa di essere autorizzato nella sua prima fase, (Conferenza dei Servizi Verbale della del 30 marzo 2017) che oltre alla fase di ricerca prevede la definizione dell’ubicazione del primo pozzo esplorativo.

Abbiamo raccolto più di mille firme di residenti nei 4 comuni interessati, Chianni, Capannoli, Casciana Terme-Lari e Terricciola, e vorremmo esprimere e motivare a voi Consiglieri la nostra contrarietà allo sviluppo industriale che ci verrebbe imposto.

I motivi della nostra opposizione sono semplici ma profondi, e sotto gli occhi di tutti, in sintesi:

-i territori comunali interessati dalle attività di ricerca denominate “Soiana” e “La Fornace” sono parte del ‘Sub Sistema delle Colline della Valdera’, con vocazione produttiva legata al paesaggio, all’agricoltura, all’artigianato di base, al turismo di qualità: termale, storico-archeologico, enogastronimico, naturalistico…; nei 4 comuni sono presenti 11 alberghi, 54 fra agriturismi e agricampeggi , 64 fra residence e affittacamere. Anche soltanto il rumore provocato da trivelle e centrali danneggerebbe fortemente l’attività ricettiva del territorio, con perdite di posti di lavoro e qualità della vita;

-in questi territori a forte connotazione rurale, il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Pisa promuove e valorizza il mantenimento e lo sviluppo delle attività agricole, anche in un’ottica di presidio paesaggistico; sono presenti centinaia di aziende agricole;

-i piani strutturali dei nostri quattro Comuni non prevedono attività geotermiche, così come il piano Energetico della Provincia di Pisa non prevede I’installazione di impianti di media entalpia per la produzione di energia elettrica al di fuori dalle zone vocate (Larderello); L’alta Val di Cecina, area di più antico insediamento geotermico, è stata definita dalla Regione Toscana quale area di crisi economica, necessaria di aiuti e sussidi. Non è certo il benessere che sta arrivando!

-c’è la presenza del Vincolo ldrogeologico e del Vincolo paesaggistico; è documentata la presenza di aree a pericolosità idraulica e geomorfologica elevata e molto elevata, con rischio frane, aumentato da possibili microsismi provocati dall’attività di sfruttamento geotermico; il paesaggio è parte essenziale della campagna toscana e delle attività che vi si svolgono

-è ricca la presenza di colture di pregio, attestata dal riconoscimento di “Aree vocate alla produzione di vini a denominazione di origine controllata D.O.C e D.O.C.G.” e “Aree Tartufigene”; nei 4 comuni vi sono 29 aziende vitivinicole che imbottigliano e che sono il cuore delle Strade del Vino delle Colline Pisane;

-sono presenti due zone di ripopolamento e cattura: -Z.R.C. Casciana Terme e Z.R.C. Capannoli-Terricciola;

-nell’opposizione già presentata in Regione dal Comune di Casciana Terme Lari si afferma che la perforazione della serie pliocenica argillosa esporrebbe a gravi rischi la risorsa termale dell’acquifero termale di Casciana Terme, che è un forte volano per l’economia della zona.

Visto che con la Risoluzione n. 140 del Consiglio regionale 1febbraio 2017 avete deciso di definire con la zonazione le aree non idonee,

vi chiediamo:

– di approfondire l’argomento dell’imposizione ai territori di linee di sviluppo in grave contrasto con tutte le attività economiche, e non solo, di quel territorio, che ne minacciano la stessa identità;

-di approvare al più presto le linee guida con i criteri per la zonazione e che grazie a questi criteri si rispetti la volontà delle amministrazioni comunali, dei cittadini e degli imprenditori di proseguire in uno sviluppo agricolo, turistico-ricettivo, che valorizzi il paesaggio, la tranquillità e la biodiversità della tanto nota e amata in tutto il mondo ‘campagna toscana’;

Pensiamo che non convenga a nessuno aprire un nuovo conflitto in Valdera, non conviene a noi perché per difendere i nostri diritti perdiamo un mucchio di tempo e denaro che dovremmo usare, ad esempio, in azienda per coltivare prodotti di qualità o impegnarsi per l’apertura della stagione turistica; e non conviene a voi perché siamo il vostro bacino di voti e siamo decisi ad opporci a questo progetto con tutti i mezzi previsti dalla legge. Sperando che il buonsenso trionfi,

Restiamo disponibili ad un eventuale incontro per ulteriori chiarimenti, se lo ritenete necessario, e porgiamo cordiali saluti

Terricciola, 4 maggio 2017

IL COMITATO CONTRO LA GEOTERMIA IN VALDERA
Per contatti: no.geotermia.valdera@gmail.com
ci trovate anche su Facebook: NoGeotermiaValdera

Nuovi permessi di ricerca geotermica: dopo Seggiano, anche a Castiglion d’Orcia non si trivella. E dalle altre parti?

Dal monte Amiata, salutiamo con estrema soddisfazione la Decisione n.16 della Giunta regionale della Toscana, in data 2 maggio 2017, con la quale si nega l’autorizzazione alla Società Tosco Geo S.r.l. di iniziare i lavori inerenti il permesso di ricerca geotermica denominato “Castiglione D’Orcia”, ricadente nei Comuni di Seggiano, Castiglion D’Orcia e San Quirico D’Orcia.

Appare evidente la continuità, ed anche la contiguità territoriale, di questo progetto con quello di cui alla Delibera n.1237 del 21 dicembre 2015 con la quale la stessa Giunta regionale si esprimeva negativamente sul permesso di ricerca geotermica denominato “Seggiano” ricadente nei Comuni di Seggiano, Castel del Piano, Arcidosso e Castiglion D’Orcia.

Le motivazioni di entrambi gli atti sono imperniate sulla difesa del territorio, dell’ambiente, del paesaggio, delle aree variamente protette e tutelate, delle incompatibilità di tali progetti con le vocazioni socio-economiche, ecc., tutti temi che farebbero impallidire anche i più ferventi ecologisti e che, ovviamente, non possiamo che condividere.

Gli stessi atti sono la coerente e logica conseguenza di quanto viene sostenuto da almeno tre anni da tutti gli amministratori, locali e regionali, sul limite raggiunto dallo sfruttamento geotermico in Amiata, concetto poi cristallizzato nel PAER (Piano ambientale ed energetico regionale) approvato dal Consiglio regionale con delibera C.R. n. 10 del 11.02.2015, alla sezione 2, punto A.3 si afferma che il “territorio dell’Amiata dove il riassetto della concessione di Piancastagnaio e la nuova centrale denominata Bagnore 4, hanno portato la potenza complessivamente installata attorno ai 100 MW fissando un punto di equilibrio tra lo sfruttamento della risorsa con le tecnologie oggi impiegate e la vocazione socio economica dei territori”.

Fin qui tutto bene, parrebbe che il presidente Rossi e la sua giunta si stiano veramente adoperando per tutelare il territorio da ulteriori scempi in nome della geotermia speculativa e inquinante, ma allora perché non si interviene analogamente per i progetti in corso per le previste centrali di Monte Labro, Monticello Amiata, di Montenero, di Casa del Corto, di Scansano, Sorano, Casole d’Elsa, della Valdera, ecc.??

E ancora, scandalo sullo scandalo, perché si permette che l’Enel ancora presenti richiesta per altre centrali ad alta entalpia di tipo flash a rilascio libero nell’atmosfera come la richiesta per la VIA del progetto PC6 a Piancastagnaio??

Il segnale che arriva dalla Giunta il giorno stesso, con la Decisione n.40 del 2/5/2017, relativo a “Indirizzi agli uffici della Giunta regionale per la predisposizione delle linee guida per la individuazione delle aree non idonee per la geotermia”, la cd.zonazione, sembra di segno opposto alla citata Decisione n.16, almeno leggendo le premesse del provvedimento che sembrerebbero favorire comunque lo sviluppo geotermico limitando le possibili motivazioni per definire le “aree non idonee”, mentre, ad es., non cita il PAER quando parla della saturazione della geotermia in Amiata (vedi sopra) e, men che meno, tiene conto delle affermazioni del capogruppo PD in Regione, Marras, che ha assicurato che tutti i comuni in cui ad oggi non ci siano già impianti devono essere considerate “aree non idonee”.

Il presidente Rossi è uscito recentemente dal PD ed ha operato una profonda rottura proprio con quel Renzi che appena un anno fa, di ritorno dalla visita alle centrali Enel del Nevada, affermò con piglio decisionista che avrebbe raddoppiato la geotermia in Amiata; se tale rottura è vera e riguarda anche le scelte in materia di ambiente, energia, tutela della salute e del territorio, chiediamo allora che anche sulla questione geotermia Rossi lo dimostri con atti concreti e generali, come una moratoria generale su tutta la geotermia, esistente e di progetto, ed apra un vero e franco confronto con la popolazione, con i comitati, con le istituzioni locali.

 

Sos Geotermia aderente alla Rete NoGESI

7 maggio 2017 – Prima Camminata per scoprire ed ammirare le bellezze dell’Altopiano dell’Alfina

Domenica 7 maggio 2017-Prima Camminata per scoprire ed ammirare le bellezze dell’Altopiano dell’Alfina

Passeggiando, Conoscendo, Ammirando, Valorizzando: una passeggiata su una parte del meraviglioso territorio dell’Alfina.
Sì, perché proprio di un meraviglioso ed unico altopiano stiamo trattando
Un’area ricca di Natura, Cultura, Storia, alla scoperta delle bellezze panoramiche presenti su un’area che vogliamo mantenere preservata
Un’area accarezzata dall’aria buona, respirabile e piacevolmente rinfrescante durante le calde estati
Un’area ricca di acqua che rifornisce un ampio bacino di utenti
Una prima camminata per ribadire, da parte delle popolazioni locali e di chi, provenendo da fuori ed ammirando questi luoghi unici, il NO alle speculazioni su un territorio ancora incontaminato.
NO geotermia NO Biomasse NO Colture intensive ed inquinanti
Un’area ricca di prodotti gastronomici, unici e di elevato sapore
Un’area che richiama turismo di qualità, di cultura, di relax
Una terra dalla calda ed accogliente ospitalità
Questo territorio richiede solo di essere valorizzato.

L’incontro dei partecipanti avverrà alle ore 9,00 presso la pineta di Castel Giorgio che si trova sulla stessa strada su cui ha sede lo stadio Vince Lombardi, proseguendo oltre per un chilometro e mezzo.
Il percorso farà ammirare l’antico tratto della Strada Traiana, la Necropoli del Lauscello (le tombe etrusche) e si proseguirà per località il Fattoraccio per ritornare circa alle ore 13,00 presso la pineta di Castel Giorgio dove per chi vuole, portandosi il pranzo, si potrà condividere il piacere di mangiare in compagnia, tutti insieme.
Vieni e partecipa te lo richiede: Lei vive per te, tu vivi grazie a lei…

Coordinamento associazioni Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena
Aderente alla Rete NoGESI

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Mercurio e centrali geotermiche. Quando la toppa è peggio del buco

Aggiornamento importante 26/4/2017

A seguito dei nostri comunicati sull’incidenza delle centrali geotermiche nell’inquinamento da mercurio, riceviamo e pubblichiamo una informativa dell’Autorità di bacino del Fiume Tevere che ribadisce che le emissioni delle centrali geotermiche in Amiata sono indicate tra le sorgenti di inquinamento di mercurio del bacino del Paglia-Tevere:

si riscontra alla Vs. comunicazione e-mail informandoVi di aver disposto la pubblicazione sul sito istituzionale della scrivente Autorità di bacino, al link http://www.abdac.it/index.php/it/content_page/17-eventi/147-attivita-di-monitoraggio-del-mercurio, la seguente news/informativa che si riporta integralmente qui di seguito per opportuna conoscenza:

“In relazione ai diversi comunicati diffusi on-line sulla problematica, si ricorda
che è attivo dal settembre del 2016 presso lʼAutorità di bacino un tavolo di
coordinamento tra le Regioni Lazio, Umbria e Toscana, al quale lʼAutorità
assicura la trasmissione di ogni segnalazione da parte dei soggetti interessati
per le valutazioni delle Strutture competenti.
Il tavolo ha già licenziato un Piano di indagine per la verifica della
contaminazione da mercurio nel sistema fluviale Paglia-Tevere (scarica il Piano)
Con riguardo alla valutazione della componente della geotermia lo stesso Piano
dʼindagine afferma che : ”Occorre segnalare che il mercurio ha anche altre fonti
di emissione attive nel territorio amiatino, connesse agli usi geotermici delle
acque sotterranee, e che, per la sua volatilità, esistono fenomeni di ampia
diffusione a livello globale, tanto che nel 2013 è stata firmata la Convenzione
internazionale di Minamata sul Mercurio, per contenere lʼemissione di questo
metallo nellʼambiente, convenzione non ancora entrata in vigore per mancata
ratifica da parte di un numero sufficiente di stati. LʼItalia è tra i firmatari, ma non
ha ancora ratificato lʼaccordo”.
I dati e le informazioni che risulteranno dal programma di esecuzione del
suddetto Piano dʼindagine saranno resi pubblici e disponibili nel sito
istituzionale dellʼAutorità a conclusione della prima fase operativa.
Si ricorda anche con lʼoccasione che nel corso delle attività della prima fase del
Piano dʼindagine sono previsti ulteriori particolari momenti di partecipazione
pubblica che saranno tempestivamente promossi e divulgati, il primo dei quali
si è già svolto il 9 gennaio u.s. presso la Sala Consiliare di Orvieto (http://www.abdac.it/index.php/it/indagine-mercurio)”.

Ufficio di Segreteria Particolare – Autorità di bacino del Fiume Tevere


Comunicato stampa 23/4/2017

A seguito dei recenti convegni che la rete NoGESI ha organizzato ad Orvieto, Abbadia S.SalvatoreAcquapendente in merito all’inquinamento da mercurio del fiume Paglia, l’Enel il 19 aprile us con un comunicato (vedi sotto) si è evidentemente sentita in dovere di rispondere (ad “alcuni soggetti”). Ma la toppa, come spesso accade, è peggio del buco, come di seguito illustriamo.

 

L’Enel scrive che i nuovi impianti AMIS di abbattimento del Mercurio installati di recente nelle centrali geotermiche dell’Amiata consentono di abbattere la quasi totalità di tale inquinante e che le centrali dell’Enel non c’entrano con l’inquinamento accertato del fiume Paglia, che arriva al Tevere e fino al mar Tirreno.

Intanto c’è da prendere atto che l’ENEL ci dà indirettamente ragione ad aver sollevato molti anni fa il problema della nocività delle emissioni geotermiche in Amiata, se è vero che ha dovuto investire molto in 34 nuovi impianti per ridurre gli inquinanti a quel “quasi tutto”. Se non ci fosse stato l’allarme lanciato da semplici cittadini, si sarebbe continuato ad emettere quanto è stato documentato negli anni scorsi.

Ma che fine hanno fatto le tonnellate di Mercurio emesse quando gli impianti Amis non erano installati?
Ed oggi, quando tali impianti sono fuori servizio, il che succede spesso, quanto Mercurio esce?

Per gli ingegneri dell’ENEL la legge della conservazione delle masse sembrerebbe che non esista più. Hanno forse dimenticato che nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma?

Queste sono le emissioni annuali, riferite agli anni 2007-2009 di alcuni inquinanti rilasciati in atmosfera dalle centrali geotermiche e misurate nel flusso di massa da ARPAT (nota del Dip. ARPAT di Siena del 12.5.2011 Prot. n° 32765): Acido solfidrico 2.799 t/a, Mercurio 889,14 kg/a Arsenico 28,97 kg/a, Ammoniaca 2.460 t/a.

Come si vede le quantità annue sono nell’ordine delle tonnellate, cioè 1.000 chilogrammi, uguale a 1 milione di grammi o ad 1 miliardo di milligrammi, 1.000 miliardi di microgrammi. E poiché per inquinare le acque potabili basta 1 microgrammo di Mercurio per litro, una sola tonnellata di Mercurio è in grado di avvelenare 1.000 miliardi di litri d’acqua, una quantità enorme, ben oltre le portate di qualunque sorgente e, purtroppo, è documentato dall’Allegato 6 allo Studio epidemiologico del CNR di Pisa del 2010 che nei paesi dell’Amiata al crescere delle concentrazioni di Mercurio misurate in quei paesi, crescono vertiginosamente le morti in un relazioni statisticamente significative, perché una parte di quel Mercurio è trattenuto anche dai corpi umani in gravissima sofferenza.

Oggi l’Enel afferma che esce solo “vapore acqueo per oltre il 99,5%”, ma non ci dice quanto è grande quel cento! 
Quando quel cento si misura in metri cubi con moltissimi zeri, allora quel 0,5% assume valori preoccupanti. Le attuali emissioni di Mercurio dalle centrali geotermiche del campo di Bagnore a Santa Fiora (con tutti gli impianti di abbattimento in funzione) secondo quanto misurato da Arpat sono pari a circa 10 grammi ogni ora. Vale a dire una quantità di Mercurio che rende non potabile (cioè sopra ai limiti di legge) una quantità di acqua pari a 10 milioni di litri all’ora o 10 mila metri cubi all’ora.

D’altra parte basta osservare quanto pubblicato in prestigiose riviste (e mai smentito), dal prof.Riccardo Basosi, docente all’università di Siena e rappresentate italiano in U.E. per le innovazioni tecnologiche in ambito energetico: dalle centrali dell’Amiata esce in atmosfera il 42,5% di tutto il Mercurio emesso da tutte le industrie in Italia (vedi tabella 2 sotto) ed è, anche per questo, che afferma che le centrali geotermiche in Amiata inquinano più delle centrali a carbone di pari potenza. Ma l’Enel le chiama pulite.

 

Comunicato Enel Green Power del 19/4/2017

MERCURIO, ENEL GREEN POWER: “TOTALE ININFLUENZA DEL MERCURIO DA COLTIVAZIONE GEOTERMICA SU RETICOLO IDROGRAFICO PAGLIA”

In riferimento agli ultimi dati diffusi da alcuni soggetti, in base ai quali il fiume Paglia avrebbe concentrazioni di mercurio superiori ai limiti di legge a causa delle centrali geotermiche, Enel Green Power smentisce nella maniera più categorica e precisa anzitutto che gli impianti AMIS (Abbattimento Mercurio e Idrogeno Solforato), installati su tutte le 34 centrali geotermiche toscane, consentono di abbattere la quasi totalità del mercurio e dell’H2S, tanto che dalle torri di raffreddamento esce vapore acqueo per oltre il 99,5% e ogni emissione di gas incondensabili, sostitutiva peraltro di emissioni naturali, è costantemente monitorata e molto al di sotto dei limiti di legge. I quasi 6 miliardi di kWh prodotti in Toscana consentono infatti di evitare l’immissione in atmosfera di oltre 2.500 milioni di tonnellate di CO2 annue e di evitare l’utilizzo di 1,3 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.
Per quanto riguarda il mercurio, a seguito di cinque anni di monitoraggi, è acclarata la totale ininfluenza delle ricadute di mercurio da coltivazione geotermica sul reticolo idrografico che attraversa i territori delle centrali geotermiche per confluire nel fiume Paglia. Con le autorizzazioni degli ultimi anni per il riassetto di Piancastagnaio e per la costruzione della centrale geotermica Bagnore 4, infatti, è stata realizzata una rete di punti di controllo delle acque nei pressi delle centrali, composta da 8 stazioni di acque superficiali tra Piancastagnaio e Santa Fiora, 9 stazioni di acque di falda nei comuni di Castiglione d’Orcia, Abbadia San Salvatore, Piancastagnaio, Castel del Piano, Santa Fiora e Arcidosso, 4 piezometri nei territori di Santa Fiora e Abbadia San Salvatore oltre a 3 punti di prelievo in località Merigar nel comune di Santa Fiora.
I risultati di questa importante e costante attività, in corso dal 2012 e svolta sia da Enel sia da Arpat in modo autonomo e indipendente, hanno confermato valori di concentrazioni di mercurio nelle acque di gran lunga al di sotto del limite di soglia previsto per le acque potabili che è di un microgrammo a litro. L’eventuale presenza di alte quantità di mercurio nelle acque del fiume Paglia, quindi, non può essere assolutamente imputata alle centrali geotermiche le cui acque circostanti sono tra le più monitorate della Toscana. Enel Green Power è a disposizione per ogni ulteriore approfondimento.


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Geotermia, assalto alla diligenza con la complicità del postiglione

A fronte dell’opposizione delle popolazione coinvolte e con il timore che la zonazione sottragga i territori alla speculazione, Enel e nuovi (im)prenditori accelerano le procedure, complici i poteri centrali e regionali.

 

Sfatato ormai il mito della geotermia pulita e rinnovabile, si fa avanti la consapevolezza che le centrali, sia ad alta che a media entalpia, possono produrre danni all’ambiente e alla salute.

Dovunque si avvii la progettazione di un impianto puntualmente i cittadini si organizzano in comitato e, a volte, con il supporto dei sindaci e delle amministrazioni locali. E’ ormai patrimonio comune l’idea che la geotermia, sia ad alta che a media entalpia, produce danni all’ambiente e alle persone senza peraltro creare posti di lavoro, anzi, togliendo spazio all’economia locale fatta di turismo e produzioni di eccellenza.

Sul terreno della politica assistiamo allo sgretolarsi del fronte compatto pro-geotermico e ormai sono numerose le interrogazioni presentate sia in ambito parlamentare italiano che europeo ad opera delle forze di opposizione -ultime, le interrogazioni del sen.Pepe e dell’on.Tamburrano (qui  e qui) nonché la necessità della definizione delle “aree non idonee alla geotermia” nelle Regioni Lazio e Toscana. Il Governo centrale è stato, dal suo canto, costretto dalla Risoluzione parlamentare sulla geotermia del 15.04.2015 ad emettere prime linee guida e un inizio di zonizzazione che andrà a regime entro un paio di anni. Ciò, lungi da rappresentare la soluzione definitiva, avevano però fino ad oggi sospeso o rallentato le procedure per le nuove centrali.

Anche sul fronte giudiziario abbiamo avuto importanti pronunciamenti che hanno visto soccombere l’Enel mentre sono in corso indagini contro “ignoti” per le emissioni in aria degli impianti geotermici dell’Amiata.

Ed è forse proprio la “nuova aria che tira” che ha impresso una accelerazione ai progetti di centrali a media entalpia in diversi comuni toscani e laziali e alla richiesta di un nuovo impianto ad alta entalpia dell’Enel a Piancastagnaio, il PC6, per il quale il 6 aprile è stato pubblicato l’avviso di avvio delle procedure di VIA. Questo nuovo “assalto alla diligenza” sembra quindi smentire le prese di posizione di molti amministratori, soprattutto del PD, che si erano espressi pubblicamente a favore della c.d. “zonazione” di cui alla risoluzione regionale toscana assicurando anche, come il capogruppo regionale Marras, che nel regolamento delle “aree non idonee” sarebbero stati inseriti “di default (cioè di norma)” tutti quei comuni che ad oggi non ospitano alcun impianto geotermico e ribadito, sulla questione Amiata, quanto già declamato negli ultimi anni dai sindaci e assessori regionali e cioè che questo territorio ha raggiunto, con Bagnore 4, l’equilibrio e che quindi non si sarebbero realizzate più altre centrali!

L’impressione, fondata, è che quindi si voglia creare una situazione “di fatto” con decine di centrali autorizzate in modo che anche una eventuale zonazione che tenga conto delle giuste aspettative dei cittadini diventi un inutile esercizio di retorica pseudoambientalista a fronte di territori che a quel punto saranno ormai compromessi. Ci aspettiamo, peraltro, che anche le opposizioni politiche al Consiglio Regionale delle due regioni, che pure si erano spese nella speranza che un percorso condiviso fosse possibile, si esprimano nel merito e chiedano la sospensione delle procedure avviate. Invitiamo peraltro i sindaci, espressione delle comunità e responsabili della tutela della salute e dei territori, a denunciare queste modalità e impedire l’apertura di cantieri di qualsiasi tipo.

Di certo i cittadini e i comitati metteranno in campo ogni iniziativa necessaria a impedire che si prosegua a saccheggiare i territori.

Rete Nazionale NOGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)


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Monte Amiata e fiume Paglia. Emergenza mercurio: inquinamento inaudito, è ora di incominciare a chiedere i danni! -video-

Il 42,5% di tutto il mercurio emesso in atmosfera dal comparto industriale italiano, ed il 2,1% di tutto quello emesso dal comparto industriale europeo, viene emesso dalle centrali geotermiche del Monte Amiata, ed il fiume Paglia ha concentrazioni di mercurio abbondantemente superiori ai limiti di legge.

Di questo si è parlato sabato 8 aprile 2017 ad Acquapendente, nel corso del convegno sul tema “Dall’Amiata alla Valle del Tevere: l’inquinamento da mercurio lungo il Fiume Paglia” organizzato dal Comune di Acquapendente con la collaborazione della Rete Nazionale NOGESI. (qui il programma)

La giornata, moderata da Solange Manfredi, portavoce della rete nazionale NOGESI, si è aperta con i saluti del sindaco di Acquapendente Angelo Ghinassi che, sull’immagine del capolavoro di Brueghel il Vecchio, “La parabola dei ciechi”, ha esortato tutti a smettere di essere ciechi, e ad aprire gli occhi davanti alle minacce che minano il territorio e la salute e che rischiano di compromettere anni di sviluppo votato al turismo.

E la minaccia mercurio nel nostro territorio, secondo i dati ufficiali riportati dagli esperti intervenuti, è grave, perché il mercurio, uno dei metalli più tossici per l’uomo e l’ambiente, è estremamente persistente, una volta emesso nell’aria o nell’acqua può percorrere considerevoli distanze; ha la capacità, quindi, di distribuirsi globalmente e, dato il suo alto livello di tossicità, per la salute dell’uomo, la fauna e dell’ambiente, ha effetti devastanti sulla salute e sugli ecosistemi.

Ha aperto i lavori il dott. Maurizio Marchi, responsabile di Medicina Democratica di Livorno e della Val di Cecina, che ha evidenziato come, seppur dopo anni di battaglie, l’Unione Europea sia intervenuta per far convertire le industrie della zona della Val Cecina – che utilizzavano nei loro processi produttivi l’elettrolisi a mercurio e che, secondo i dati ufficiali, nel 2007, emettevano 143 kg di mercurio in aria e 143 kg di mercurio in acqua – e non sia intervenuta sugli impianti geotermici dell’Amiata che, sempre secondo i dati ufficiali, nello stesso anno, il 2007, emettevano in atmosfera circa 1500 kg di mercurio.

Ha proseguito l’analisi il prof. Andrea Borgia, geologo dell’Università di Milano che, avvalendosi dei dati ufficiali delle ARS, ARPA e Università, ha evidenziato come gli impianti geotermici dell’Amiata abbiano emesso in atmosfera, dall’inizio del loro sfruttamento, 52 tonnellate di mercurio: “Per avere una idea, è una quantità di mercurio sufficiente a portare sopra i limiti di legge l’acqua potabile che beve tutto il mondo in 100 anni (calcolando un consumo di due litri al giorno per abitante)….Ma non solo mercurio esce dagli impianti geotermici, anche CO2 – le centrali geotermiche emettono circa 2 volte più CO2 di una centrale a gas per produrre la stessa quantità di energia – metano, acido solfidrico, ammoniaca e l’acido borico, quest’ultimo poi lo ritroviamo nella frutta”.
Ed ancora: “…uno studio dell’università di Siena mostra come dalle centrali geotermiche esca anche uranio, cadmio, cobalto, cromo, antimonio, arsenico, tutti elementi dannosi per la salute che non hanno limiti di legge per le emissioni, possono emetterne quanto ne vogliono, emettono più radioattività delle centrali nucleari”. Quindi, conclude il prof. Borgia: “Come è possibile che nessuno si renda conto della gravità della situazione, e che queste centrali godano dei certificati verdi e degli incentivi? Questa è la forma più inquinante al mondo per produrre l’energia elettrica”.

Il dott. Federico Silvestri, Servizio tutela delle acque – Direzione regionale ambiente e sistemi naturali – Regione Lazio, ha, quindi, illustrato il Piano d’indagine nelle aste fluviali del F. Paglia e del F. Tevere per la verifica dello stato di contaminazione da mercurio elaborato dalle Arpa delle tre Regioni (Lazio, Umbria, Toscana), dopo la denuncia di danno ambientale inoltrata dalla Regione Umbria al Ministero dell’Ambiente, evidenziando come la prima fase dovrebbe concludersi verso la fine di luglio e, successivamente, elaborati i dati, verrà programmata una seconda fase di approfondimento.

Il prof. Endro Martini, geologo, presidente dell’Alta Scuola ha sottolineato come indagare la matrice ambientale dell’inquinamento da mercurio sia doveroso ed obbligatorio ma come, contestualmente, debba partire anche una indagine di tipo epidemiologico, per capire se nei nostri territori già ci sia qualche segnale di accumulo di mercurio nell’organismo umano. Ha concluso, quindi, auspicando che questa effettiva e doverosa collaborazione interregionale sul problema mercurio nel fiume Paglia possa svilupparsi, ricordando che i contratti di fiume sono strumenti importanti per i territori, riconosciuti come strumenti funzionali anche nella strategia di sviluppo e di adattamento ai cambiamenti climatici, strumenti che favoriscono il dialogo sociale e le linea guida del dissesto idrogeologico.

Il Dr. Rosario Castro, infine, Presidente della Commissione bonifica mineraria di Abbadia San Salvatore ci ha illustrato la situazione dello stato di avanzamento dei lavori di bonifica delle miniere di mercurio di Abbadia San Salvatore, evidenziando come, nel 2013, sia stato realizzato un canale idraulico avente la funzione di raccogliere le acque affluenti dai corpi idrici posti a monte dell’area mineraria bypassando così le zone inquinate della miniera. Il dott. Rosario ha concluso ricordando come la lista civica di cui è capogruppo, “Abbadia futura” sia contraria alla geotermia a livello industriale e si batta per un tipo di sviluppo sostenibile che punti sul turismo, sulla storia, cultura ed una agricoltura di qualità.

Ha chiuso il convegno il sindaco di Acquapendente, Angelo Ghinassi che, dopo aver ringraziato i relatori per i loro importanti contributi, ha sottolineato come: “Il tema dell’ambiente e della salute è un tema talmente trasversale che deve superare ampiamente gli schieramenti e le posizioni di parte, purtroppo sono proprio queste posizioni di parte che hanno generato per troppi anni una cecità e una barriera al dialogo e al confronto. Oggi abbiano avuto un’ennesima prova dei pericoli che gli impianti geotermici determinato sul nostro territorio. Qui non è più questione di confini amministrativi. È un problema interregionale molto serio. Devo ringraziare il dott. Silvestri per averci fornito le informazioni sul programma di indagine sul Fiume Paglia che Toscana, Lazio e Umbria intendono avviare in tempi brevi, e mi auguro che, da queste indagini, possano scaturire le cause che hanno generato l’inquinamento, in modo da utilizzare queste risultanze per contrastare la realizzazione di ulteriori impianti geotermici e per intraprendere iniziative giudiziarie per chiedere il giusto risarcimento dei danni arrecati, sotto il profilo ambientale, paesaggistico e sanitario. E chiudo sul contratto di fiume. Secondo me va fatto, va fatto per il carattere interregionale del bacino del Paglia. Se il sindaco di Orvieto si fa promotore di questo incontro tra sindaci del bacino, io aderirò sicuramente. Ringrazio ancora la Rete Nazionale NOGESI per aver promosso questo incontro, che ha aggiunto ulteriori elementi di spunti e riflessioni su questo tema, contribuendo a superare la sottovalutazione di cui è stato oggetto sino ad ora”.


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Introduzione Dott.ssa Solange Manfredi
portavoce della rete nazionale NOGESI
Saluti Dott. Angelo Ghinassi
sindaco di Acquapendente

Dott. Maurizio Marchi
responsabile di Medicina Democratica di Livorno e della Val di Cecina

Prof. Andrea Borgia
geologo, Università di Milano

 

 Dott. Federico Silvestri
Servizio tutela delle acque, Direzione regionale ambiente e sistemi naturali, Regione Lazio

 Prof. Endro Martini
geologo, presidente dell’Alta Scuola 

 Dott. Rosario Castro
Presidente della Commissione bonifica mineraria di Abbadia San Salvatore 

 Conclusioni Dott. Angelo Ghinassi
sindaco di Acquapendente


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