Archivio mensile:Maggio 2020

Geotermia e terremoto. L’allarme dei 29 Sindaci della Tuscia

Siamo sindaci che rappresentano un territorio di circa mille chilometri quadri e 200.000 abitanti comprendente il Lago di Bolsena e zone limitrofi. Siamo sindaci che partecipano uniti alla difesa di una terra che attualmente è interessata da 18 titoli minerari per lo sfruttamento della risorsa geotermica.

La settimana scorsa abbiamo inoltrato due documenti al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dello Sviluppo Economico, al Ministro dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare, al Ministro dell’Interno, al Dipartimento Protezione Civile Nazionale, alla Commissione Grandi Rischi, ai deputati e senatori del luogo, al Presidente della Regione Lazio ed a quello della Regione Umbria. (scarica il pdf)

Documenti in cui avvertiamo le istituzioni che rappresentano del rischio di innesco sismico con magnitudo potenzialmente distruttiva che incombe sul distretto vulcanico Vulsino e più in generale sull’intera area del Graben di Siena – Radicofani da attività di esplorazione e trivellazione, e da attività di estrazione e reiniezione di fluidi geotermici.

Sollecitiamo le autorità sopracitate, quali soggetti operanti nel sistema di Protezione civile Nazionale, a porre in atto ogni possibile intervento di prevenzione dei rischi e pericoli, al fine della tutela, della sicurezza e dell’incolumità delle comunità e dei loro territori.

Abbiamo preso conoscenza di evidenze scientifiche, maturate negli ultimi anni a livello nazionale e internazionale, che dimostrano il reale rischio di innesco sismico che incombe su un territorio di grande complessità e vulnerabilità geofisica come il nostro se sollecitato da attività di geotermia industriale.

Abbiamo seguito l’esempio della Regione Campania, dove due progetti di centrali geotermiche binarie pilota (Campi Flegrei ed Ischia del 2016) sono stati respinti e ritirati per i rischi di innesco ed induzione di terremoti. I rischi denunciati in particolare, a titolo personale, dal vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo, primo ricercatore dello Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), geologo esperto di disastri di fama mondiale e autore di numerose pubblicazioni scientifiche su dinamica e termo-fluido dinamica di caldere vulcaniche.

Analoghe denunce e osservazioni sono state ufficialmente presentate (in regione Toscana in occasione del VIA del progetto di centrale geotermica con tecnologia binaria “Val di Paglia” in comune di Abbadia San Salvatore, in provincia di Siena) dal Dott. Mastrolorenzo nello scorso gennaio in relazione al progetto analogo a quelli campani e con riferimento all’area che comprende sia il complesso vulcanico Amiata che il Vulsino, una unica depressione tettonica denominata Graben di Radicofani.

In tale documento il Dott. Mastrolorenzo ha evidenziato come il terremoto massimo atteso dell’area può avvicinarsi al 6° grado Richter che, data la modesta profondità ipocentrale e visto il patrimonio edilizio, potrebbe produrre gravi danni con effetti anche superiori al 9° grado Mercalli.

Tale conclusione, in sistemi di faglie analoghi al nostro distretto vulcanico, è confermata anche dalle risultanze del lavoro della Commissione Ichese, costituita a seguito della crisi sismica che ha interessato l’Emilia nel 2012, con magnitudo massima 6,1 e danni estesi. Per tale sequenza la commissione governativa conclude di non potere escludere la relazione causa-effetto fra attività di reiniezione e terremoto

Non mancano neanche a livello internazionale evidenze che sostengono questa sintesi. Citiamo, a titolo di esempio, il terremoto di Pohang del 2017 e le estese analisi scientifiche sulla sua origine, lo sciame sismico di Strasburgo nel 2019 vicino a un sito di geotermia profonda, le ricerche presentate al workshop internazionale di Schatzalp sulla sismicità indotta del 2019, la bocciatura un mese fa di un impianto binario pilota in Svizzera “perché il progetto non è realizzabile senza correre un grande rischio sismico”.

Non ci lasciano tranquilli, ma anzi ci hanno fatto ancor più preoccupare, le parole del presidente Carlo Doglioni, che al riguardo nella giornata del 18.05.2020 spiegava:
“L’alta Tuscia è un’area sismica, ma di media pericolosità. L’apprensione, quindi, deve comunque esserci. Si tenga però presente che in genere il 95% circa di questi sciami si esaurisce in un nonnulla, c’è poi un 5% che evolve in un grande terremoto. Al contempo non posso dire che non ci sia alcun pericolo. Una scossa di magnitudo (Richter) 5,5 o 6 , con una edilizia non antisismica, in base alla sua amplificazione e ad altri fattori, potrebbe comunque fare grossi danni … verificate se le vostre abitazioni siano in grado di resistere ad eventi di magnitudo importante, perché potrebbero esserci”.

Conosciamo la storia dei terremoti che nel nostro territorio hanno distrutto interi paesi e causato la morte di molte persone. Ci ricordiamo ancora dei sismi del 1957 di Castel Giorgio e del 1971 di Tuscania. Ancora a Castel Giorgio, solo 5 anni fa, un sisma ha seminato la paura nella popolazione e proprio lì, da diversi giorni ormai, la terra trema ancora con uno sciame sismico che ha raggiunto i 2,6 gradi Richter.

In tutti i modi faremo prevalere il principio di precauzione che la legge nazionale ci impone date le evidenze scientifiche a livello mondiale di cui disponiamo. La geotermia industriale su questi nostri mille chilometri quadrati non si può fare, salvo la Protezione Civile Nazionale, anche a seguito di queste nostre missive, se ne assuma in modo esplicito la responsabilità civile e penale.

Chiediamo, infine, che in questo percorso così fondamentale per il nostro territorio, in termini di sicurezza, salvaguardia delle acque, difesa del suolo e tutela dell’aria si parta dalla base, dalla trasparenza nelle decisioni e dalla condivisione del tipo di sviluppo che si vuole fare di questa area geografica.

I sindaci dei comuni di Acquapendente, Allerona, Arlena, Bagnoregio, Bolsena, Canino, Capodimonte, Castelgiorgio, Castel Viscardo, Celleno, Cellere, Civitella d’Agliano, Farnese, Gradoli, Graffignano, Grotte di Castro, Ischia di Castro, Latera, Marta, Monte Romano, Montefiascone, Onano, Piansano, Proceno, San Lorenzo Nuovo, Tessennano, Tuscania, Valentano, Viterbo

Contro il 5G. Consegnata petizione al Ministro della Salute

Alleanza Italiana Stop 5G consegna 340mila firme al Ministro della Salute e 415 Comuni sono per la moratoria: Udine, Vicenza, Grosseto, Fermo, Messina e Siracusa vietano il 5G.

 

Alleanza Italiana Stop 5G ha consegnato 340mila firme al Ministro della Salute Roberto Speranza per chiedere una moratoria nazionale in grado di fermare i pericoli sanitari del 5G. La consegna dei plichi contenenti le firme è avvenuta tramite il portavoce nazionale Maurizio Martucci grazie al sostegno dell’On. Sara Cunial. Si è così concretizzata la volontà dei cittadini italiani contrari all’avanzata dell’Internet delle cose che, attraverso la petizione, intendono far sentire la loro voce al dicastero sanitario chiedono garanzie e tutela per la salute, minacciata da un’overdose elettromagnetica senza precedenti nella storia dell’umanità.

In piena emergenza Covid-19, da nord a sud è poi inarrestabile l’opposizione al 5G: a soli 14 mesi dal consenso nella Risoluzione di Vicovaro, inoltrate a tutti gli 8.000 municipi documentazione comprovante del rischio, è infatti salito a 415 il numero dei Comuni che hanno ufficialmente approvato atti amministrativi per la precauzione, mentre 263 sono i Sindaci che hanno emanato ordinanze urgenti e contingibili per vietare l’installazione di antenne sul territorio. Tra grandi città e capoluoghi di provincia, il Sindaco di Udine ha annunciato di volersi uniformare alle scelte precauzionali emesse dai primi cittadini di Vicenza, Fermo, Grosseto, Messina e Siracusa, mentre aderendo al progetto Noi la Ricerca promosso dall’Alleanza Italiana Stop 5G i consigli comunali di Trento, Bologna e Torino hanno approvato il co-finanziamento pubblico per sostenere uno studio scientifico indipendente sugli effetti del 5G. Mozioni cautelative votate e approvate anche nei consigli comunali di Catania, Firenze e nel Municipio XII di Roma Capitale. Proprio come tra i Consigli RegionaliToscana e Marche hanno approvato mozioni contro i pericoli del wireless. E tra le Comunità Montane, in quella del Matese (Caserta) s’è poi tenuto il primo incontro Stop 5G in alta quota.

Le firme consegnate al Ministro della Salute fanno invece riferimento a due diverse istanze che l’Alleanza Italiana Stop 5G ha preso in incarico per sensibilizzare il Governo Conte all’adozione di azioni concrete ispirate al principio di precauzione. Si tratta di circa 60.000 firme prese nella petizione lanciata on-line lo scorso anno dalla scienziata Fiorella Belpoggi, mentre 280.000 firme provengono dall’Appello Internazionale Stop 5G dalla Terra e dallo Spazio sottoscritto in oltre 216 paesi al mondo, recepito dall’Alleanza Italiana Stop 5G come co-firmataria per il nostro paese.

Nel consenso popolare, si tratta dell’atto di partecipazione politica più incisivo e partecipato mai raggiunto sinora nella lotta contro il wireless di quinta generazione: 250 mila firme, tanto per fare un esempio, è infatti la soglia richiesta in Italia per avanzare iniziative di riforma legislativa popolare. E a breve, sempre da Alleanza Italiana Stop 5G di concerto con Alleanza Europea Stop 5G, partirà la raccolta europea da 1 milione di firme come iniziativa di legge dei cittadini del vecchio continente per girare al Parlamento europeo di Bruxelles la richiesta di una moratoria internazionale.

In sintesi dalle due petizioni, queste le richieste formulate al Ministero della Salute da Alleanza Italiana Stop 5G:

1) sospendere con una moratoria qualsiasi forma di sperimentazione tecnologica del 5G su tutto il territorio nazionale in attesa della produzione di sufficienti evidenze scientifiche per giudicarne l’innocuità, promuovendo uno studio sugli effetti biologici delle radiofrequenze 4G e 5G presso un ente indipendente e privo di conflitti d’interessi con l’industria, attesa la disponibilità dell’Istituto Ramazzini che ha già provata esperienza nel tipo di studio necessario;

2) mantenere gli attuali valori limite di legge nella soglia d’irradiazione elettromagnetica, puntando sulla minimizzazione del rischio proprio come indicato nei Report del Bioinitiative Group, dal Parlamento Europeo nella Risoluzione del 2009 e l’Assemblea del Consiglio d’Europa con la Risoluzione n° 1815 del 2011, volta ad un abbassamento dei limiti di legge a 0,6 V/m nell’immediato e a 0,2 V/m sul lungo termine, valutando tutte le opinioni critiche e i giudizi negativi giunti dalla comunità scientifica in merito agli effetti di un eventuale innalzamento dei limiti di legge, abrogando altresì l’articolo 14 del Decreto Sviluppo “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese” (DL n° 179 del 18/10/2012 pubblicato sulla G.U. n° del 19/10/2012), che impone una misurazione dei campi elettromagnetici su una media di 24 ore (valore arbitrario), anziché sui 6 minuti (valore basato su motivazioni biologiche);

3) minimizzare il rischio sanitario promuovendo anche uno studio epidemiologico sui campi elettromagnetici che sia sviluppato da enti indipendenti non riconducibili alle aziende di telecomunicazione interessate a sviluppare la tecnologia 5G anche a discapito della salute della popolazione.

Alleanza Italiana Stop 5G, Coordinamento Associazioni Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena, RIPA (Rete Interregionale Protezione Ambiente), Associazione Bolsena Lago d’Europa,
SOS Geotermia, Difensori della Toscana, Rete Nazionale NOGESI