Archivio mensile:Febbraio 2021

Geotermia, perchè incentivare centrali che producono rifiuti radioattivi?

Oltre a tutte le problematiche da sempre segnalate in merito agli impianti geotermici, si aggiunge anche la produzione di rifiuti radioattivi NORM. La Rete NoGESI si appella di nuovo al Parlamento affinché non siano concessi incentivi a questo tipo di energia, inquinante e speculativa. Di seguito il testo inviato a Deputati e Senatori.

 

Gentili parlamentari,

La nuova legge italiana DECRETO LEGISLATIVO 31 luglio 2020 n. 101 entrato in vigore il 27 agosto 2020 riporta che gli impianti di produzione di energia geotermica, impianti di alta e media entalpia, con particolare riguardo alla manutenzione dell’impianto, producono rifiuti denominati TENORM (Technological Enhanced Naturally Occurring Radioactive Materials) , cioè materiali radioattivi di origine naturale ma concentrati tecnologicamente.

Dal punto di vista energetico vengono enucleate, secondo i dati pubblicati da ISPRA e MATTM, tutte le industrie che usano combustibili “sporchi” (carbone, petrolio, gas naturale, geotermia (da pag.113- a pag.126 del Censimento attività NORM).

In pratica questi rifiuti possono essere prodotti durante lo scavo dei pozzi e le prove di produzione, oltre ad accumulo nei filtri e nelle incrostazioni. Si parla di varie tonnellate a MWe nella vita di un impianto. I costi di smaltimento di questi rifiuti sono altissimi quando l’Italia non ha ancora un deposito nazionale di tali rifiuti.

Come è possibile incentivare tali impianti come energia rinnovabile?

Rete Nazionale NoGESI (No Geotermia Speculativa e Inquinante)

Scansano, capriola della Regione Toscana che autorizza i pozzi

Il 22 febbraio 2021, sono state pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Toscana le delibere con cui vengono autorizzati i pozzi di ricerca profonda nel territorio del Comune di Scansano.

L’Amministrazione comunale, ha dieci giorni di tempo per opporsi ed evitare così che i provvedimenti diventino operativi. Il Comitato Scansano Sos Geotermia si aspetta che il Sindaco e la Giunta esercitino con sollecitudine questo diritto.

La Regione ha ribaltato in pochi mesi una sua decisione, concedendo i permessi per ricerche, che effettivamente sono minerarie, come ha sottolineato l’Assessore Monia Monni, ma che le stesse società richiedenti definiscono propedeutiche alla costruzione di centrali geotermiche: il costo preventivato per la ricerca profonda a Pancole, per il permesso Scansano, ammonta a euro 12.070.411; di poco inferiore è il costo preventivato per Pomonte.
Per ogni sito è previsto lo scavo di due pozzi, uno in verticale e l’altro in diagonale di 3.500 metri. Il sito coprirebbe 9.500 metri quadrati, attrezzato su una soletta di calcestruzzo.

Le due società richiedenti chiariscono anche che, a fine ricerca, se i risultati saranno positivi, le postazioni non saranno smantellate, in previsione dello sfruttamento del fluido geotermico con la costruzione di apposite centrali.

Pertanto non ha senso scindere ricerca mineraria e costruzione delle centrali, visto l’investimento così oneroso, giustificabile solamente con un successivo rientro economico.

La Regione, per bocca dell’Assessore Monni, gioca su questa distinzione, ricordando che i due siti ricadrebbero in aree definite, dalla Regione stessa e dal Comune di Scansano, Non Idonee, ma il provvedimento sulle Aree Non Idonee è stato impugnato dal Governo e allo stato attuale non è possibile sapere cosa ne sarà. Mentre è facile immaginare le pressioni che le società eserciteranno per ottenere i permessi.

E’ per questi motivi che il Comitato Scansano Sos Geotermia non si sente affatto rassicurato dalle parole dell’assessore Monni e si schiera a fianco di chi si batterà per vie legali contro l’ennesimo tentativo di deturpare il nostro territorio e la sua vocazione agroalimentare di qualità e turismo. Allo stato, le restrizioni per combattere il Covid ci impediscono di convocare una assemblea pubblica, ma lo faremo appena possibile.

Comitato Scansano Sos Geotermia


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Progetto Le Cascinelle Val di Paglia. Mastrolorenzo (Ingv) denuncia il rischio terremoti

La rete NOGESI si oppone alla realizzazione di impianti geotermici, evidenziandone i gravi rischi, come ampiamente documentato, dalle osservazioni presentate dal dott. Giuseppe Mastrolorenzo alla Regione Toscana, per la valutazione del progetto Val di Paglia, nel comune di Abbadia San Salvatore.

Infatti, Giuseppe Mastrolorenzo, primo ricercatore dell’Osservatorio Vesuviano, Sezione di Napoli dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, da anni denuncia la pericolosità di trivellazioni , estrazioni e reiniezioni di fluidi in impianti geotermici.

Sul progetto della centrale geotermica Sorgenia “Le Cascinelle“ in Val di Paglia, Mastrolorenzo, facendo seguito alle osservazioni presentate alla Regione Toscana e all’INGV, ha denunciato i potenziali rischi di induzione e innesco sismico, nonché, di perturbazioni negli acquiferi idrotermali ed idropotabili.

I rischi derivano dall’inadeguata conoscenza del sottosuolo e dalla sua risposta a estrazioni e reiniezioni di centinaia di tonnellate/ ora di fluidi idrotermali, in un contesto geologico con sismicità media-alta e magnitudo attese fino al sesto grado Richter, potenzialmente distruttivi.

Terremoti indotti, di magnitudo anche superiore al quarto grado Richter, potrebbero generarsi in prossimità dei pozzi con forti effetti in superficie.

La causa di tale sismicità è la sovrappressione e decompressione indotta, rispettivamente nella zona di iniezione e di estrazione dei fluidi, per effetti meccanici e termici (poroelastici e termoelastici), dovuti alla inadeguata permeabilità del sottosuolo, che non garantisce le condizione definite di “ reiniezione totale”.

Proprio per queste motivazioni negli anni scorsi ed anche sulla base delle osservazioni presentate da Mastrolorenzo e confermate anche dall’INGV, il Ministero dell’Ambiente e la Regione Campania rigettavano due progetti di centrali geotermiche pilota analoghi a quello della Val di Paglia nei Campi Flegrei e sull’Isola d’Ischia .

Ricerche recenti , nello stesso contesto geologico del progetto “Val di Paglia”, hanno rivelato forti discontinuità nel sottosuolo, condizioni ideali per l’induzione e l’innesto sismico.

Durante l’iter di valutazione del progetto “ Val di Paglia”, a Vendheim, presso Strasburgo, un impianto analogo, nei primi test di iniezione , a fine 2019, innescava terremoti di magnitudo di 3.2 gradi Richter, con forte risentimento in superficie.
Altri test nel 2020, innescavano terremoti di magnitudo 3.5, che portavano la Prefettura locale a chiudere l’impianto; ma le sequenze sismiche continuavano.
Tutto ciò in un’area, molto meno sismica di quella del progetto Val di Paglia e con flussi di massa iniettati e pressioni molto inferiori a quelli previsti in detto progetto.

Gli eventi di Strasburgo, in accordo con le denunce di Mastrolorenzo, rivelano l’impossibilità di prevedere gli effetti a breve, medio e lungo termine delle attività di produzione, che pertanto vanno evitate nel rispetto del principio di precauzione, soprattutto in aree ad alta vulnerabilità, come quella dell’estesa struttura geologica, denominata Graben, di Siena-Radicofani, tra Lazio, Umbria e Toscana.

Per la natura ultra-regionale dei potenziali eventi sismici indotti o innescati, Mastrolorenzo ritiene che, qualsiasi attività vada sottoposta a valutazione da parte del Dipartimento della Protezione Civile.

Amiata, 23 febbraio 2021

Rete Nazionale NoGESI (No Geotermia Speculativa e Inquinante)

11 e 12 febbraio 2021. Progetto Le Cascinelle: contraddittorio necessario, ma insufficiente -report-

L’11 e 12 febbraio si è svolto il contraddittorio, promosso dalla Regione Toscana, tra la soc.Sorgenia, proponente il progetto, e comitati, amministratori, tecnici e scienziati contrari alla realizzazione della centrale “Le Cascinelle” Val di Paglia, di cui riportiamo, sotto, il resoconto.
Pur nell’insufficiente limite di 15 minuti a intervento, argomentate e puntuali sono state le osservazioni presentate alle quali Sorgenia non ha fornito credibili rassicurazioni, pur vantando nella propria delegazione consulenti in prestito da istituzioni pubbliche come il Dott.De Natale dell’INGV e la Prof.Imbroglini dell’Università La Sapienza di Roma; consulenze, ci auguriamo, legittime e senza conflitto di interessi, ma che consideriamo comunque inopportune, a sostegno di una società privata contro un intero territorio.
Riteniamo comunque insufficiente tale contraddittorio, ma solo un primo passo affinchè prima di un pronunciamento sul progetto di centrale siano presi in considerazione ed approfonditi tutti i temi sollevati in questa sede. Non vorremmo che questo incontro sia stato solo una formalità, la foglia di fico, utile alla Regione Toscana per procedere, il prossimo 26 Febbraio in Conferenza dei Servizi, al via libera sulla compatibilità ambientale del progetto.
CHIEDIAMO LA SOSPENSIENE DELLA PROCEDURA E L’AVVIO DI UN VERO E APPROFONDITO CONFRONTO TECNICO SCIENTIFICO.

Resoconto del Contraddittorio:

Si è svolto nei giorni 11 e 12 Febbraio 2021, in videoconferenza, il contraddittorio indetto dalla Regione Toscana sul nuovo progetto presentato dalla Soc. Sorgenia Le Cascinelle a r.l. ed al quale hanno partecipato, da un lato, coloro che hanno presentato osservazioni e dall’altro numerosi tecnici e consulenti del Proponente.

Pur con la ristrettezza dei tempi messi a disposizione dei partecipanti e lasciando sempre al Proponente l’ultima parola, il confronto ha consentito di evidenziare tutte le criticità della progetto proposto che ha già attenuto nuovamente un parere negativo da parte della Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Archeologici di Siena, giustificando il nervosismo manifestato dalla curatrice del Progetto di paesaggio, la Prof.Cristina Imbroglini che, pur facendo parte di una istituzione pubblica come l’Università La Sapienza di Roma, si è alacremente impegnata in un’iniziativa di carattere totalmente privatistico ed in contrasto con le aspettative, mai indagate dal proponente, di un vasto territorio in cui si pretende di installare una centrale geotermica tutta da sperimentare.

Il Dott.Mario Apicella, a nome del Biodistretto del Monte Amiata, che raccoglie un’ampia schiera di operatori economici e di produttori impegnati nella valorizzazione delle attività agricole bio e dei prodotti tipici del territorio, ha messo in evidenza la contrapposizione sostanziale tra il progetto ed il buon andamento della pubblica amministrazione, che deve sempre valutare con imparzialità i vari interessi senza sconcvolgere le già precarie condizioni ambientali di un Territorio notoriamente vocato al turismo ecologico, all’agricoltura biologica ed alla pastorizia. Evidenziando da parte del proponente una notevole non curanza della stessa normativa da osservare, come rilevato in numerosi elaborati esaminati, chiedendo ironicamente: chi paga in caso di disastro ambientale, terremoti indotti e danni all’economia locale?

Anna Bonsignori, Sindaco di Radicofani per tre legislature, ha parlato a nome dell’Associazione Pyramid affrontando il tema del paesaggio e del rispetto delle normative vigenti in materia; è stato un intervento indubbiamente favorito dal parere della Soprintendenza più volte richiamato, anche per mettere in evidenza l’assurdità di alcune scelte progettuali come quella delle “piante ibride”, che dovrebbero nascere appollaiate su vasche d’acciaio a 6 m. di altezza per schermare le torri di raffreddamento della centrale, o le piste ciclabili sui percorsi interrati delle tubazioni, come se il territorio circostante non mettesse già a disposizione itinerari di maggiore interesse e sicurezza. Ha rilevato inoltre che ben 5 pozzi deviati, 4 di reiniezione e uno di produzione, si inoltrano nel territorio del Comune di Radicofani, nella zona di protezione del Sito Unesco Val d’Orcia, in mancanza di richieste o concessioni di autorizzazione.

Giampiero Giglioni, del Circolo Legambiente “Terra e Pace” di San Quirico d’Orcia, ha messo in evidenza le carenze progettuali in merito al fluido che si vuole utilizzare, tenuto conto che si fa uso di indagini risalenti al 1960 e nessuno è in grado di assicurare la permanenza delle caratteristiche chimico-fisiche ipotizzate, sostenendo inoltre la possibilità di impatti significativi conseguenti allo smaltimento dell’enorme quantità di calore attraverso le torri refrigeranti.

Nicoletta Innocenti, dell’Associazione Opera Val d’Orcia, ha parlato del rischio archeologico presente nell’area di insediamento della centrale, riconosciuto “alto” anche dal Proponente, e delle conseguenze in campo turistico della possibile distruzione di questo patrimonio che andrebbe invece valorizzato con la realizzazione di un parco dedicato.

Cinzia Mammolotti, della Lista Abbadia Futura, è intervenuta sui contrasti del progetto con il Piano di Indirizzo Territoriale (PIT) e con le cosiddette “invarianti strutturali” che caratterizzano sia l’Amiata che la Val D’Orcia e sulle quali lo sfruttamento geotermico agisce in maniera pesante producendo effetti tali da rendere evidente la sua incompatibilità, in particolare con le falde idrica e termale.

Il vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo, primo ricercatore presso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Napoli, parlando a titolo personale, ha innanzitutto premesso di ritenere il contraddittorio inadeguato a trattare materie scientifiche e che, pur riconoscendo la liceità dell’espressione di un parere da parte della Regione Toscana, sia necessario l’intervento del Dipartimento della Protezione Civile, dati i potenziali rischi sismici di natura ultra-regionale.

Mastrolorenzo ha messo in evidenza i rischi degli impianti binari in relazione alla sismicità della zona, a causa dell’impossibilità di pervenire ad una adeguata conoscenza del sottosuolo, come già rilevato per due progetti nell’area flegrea e sull’isola di Ischia, bocciati in sede di VIA, e per l’impianto nelle vicinanze di Strasburgo, in Francia, chiuso a seguito dell’induzione di terremoti di magnitudo di 3,5 gradi Richter; le attività di prelievo e reiniezione possono infatti comportare terremoti indotti o innescati, con la massima magnitudo potenziale dell’area, che è prossima al 6 grado Richter (corrispondente ad effetti del decimo grado Mercalli).

In risposta alle osservazioni di Mastrolorenzo, il Dott. Giuseppe De Natale, consulente Sorgenia, esprimeva solo vaghe rassicurazioni sulla sicurezza dell’impianto, senza affrontare le gravi criticità denunciate; affermava che i progetti analoghi nei Campi Flegrei non erano stati rigettati dal Ministero e Regione per i gravi rischi connessi, ma ritirati dai proponenti. Affermava inoltre che, le citate centrali presso Strasburgo fossero di tipo EGS.

Mastrolorenzo evidenziava però come tali affermazioni, cosi come altre fatte da De Natale, non corrispondessero al vero e comunicava la presentazione, alla Regione Toscana, di documenti ufficiali comprovanti la falsità di dette affermazioni, che ha poi inviato per l’inserimento nella pratica. Anche in questo caso ci si chiede se sia corretto che il dipendente De Natale dell’INGV (centro di competenza della Protezione Civile per il rischio sismico), sia al tempo stesso anche consulente di una società privata su questioni che rientrano nelle competenze dell’istituto e dello stesso Dipartimento di Protezione Civile.

Edoardo Meloni, di Radicofani, ha centrato il suo intervento sulla problematica dei gas incondensabili contenuti nel fluido geotermico utilizzato nell’impianto, giungendo a mettere in grande imbarazzo i tecnici di Sorgenia e costringendoli ad ammettere che questo sarebbe il primo impianto che riesce a reiniettare tutti i fluidi estratti, quando la totalità delle centrali binarie esistenti nel mondo presentano emissioni in atmosfera anche nel caso di fluidi con contenuti di incondensabili molto minori di quelli amiatini.

Benedetta Origo ha parlato in rappresentanza di un nutrito gruppo di operatori economici della Val d’Orcia, in merito agli effetti devastanti del progetto sull’assetto turistico e sociale nonché sull’immagine del comprensorio, divenuto negli ultimi anni, con l’impegno costante e la lungimiranza di addetti ed amministratori, un “brand” riconosciuto ed apprezzato a livello internazionale.

La giornata si è conclusa con l’intervento di Ignazio Porcelloni, in rappresentanza di numerosi agricoltori ed aziende che operano in Val di Paglia, nelle immediate vicinanze dell’impianto; è stata messa in evidenza la primaria importanza del mondo produttivo esistente, sul quale potrebbero ricadere solo effetti negativi dall’attivazione della centrale, in particolare legati alla modifica del clima acustico. Porcelloni ha anche insistito su vari aspetti di carattere legale connessi alle procedure di approvazione, che non assicurano la partecipazione democratica né offrono garanzie su un esame obiettivo delle problematiche evidenziate ed a tale scopo ha preannunciato l’invio di una formale diffida alla Regione Toscana.

La mattinata di Venerdì 12 ha avuto inizio con gli intervenuti di vari rappresentanti della Rete NoGESI (No Geotermia Elettrica, Speculativa ed Inquinante), a partire da Beatrice Pammolli che ha affrontato i vari motivi di contrasto del progetto con la normativa regionale; con la procedura di approvazione delle Aree Non Idonee all’installazione degli impianti geotermici anche in riferimento all’impugnativa da parte del Consiglio dei Ministri della legge che ne dichiarava l’immediata esecutività e l’applicazione anche ai procedimenti in corso; con la recentissima sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato l’impianto binario di Torre Alfina.

Andrea Borgia ha ancora una volta evidenziato le interferenze della geotermia con le falde acquifere del Monte Amiata, dimostrate dagli andamenti delle quote rilevate dai piezometri presenti in vari punti del vulcano, chiedendo le ragioni per cui tali evidenze non sono prese in adeguata considerazione negli studi del Proponente, ma nemmeno nei pareri rilasciati dagli uffici regionali che, pur facendo qualche sporadico cenno alla drammaticità della situazione, evitano di proporre le drastiche decisioni di cui ci sarebbe bisogno.

Fabio Landi ha illustrato in maniera puntuale lo stato di salute delle popolazioni amiatine risultante sia dalle indagini epidemiologiche concluse, sia da quelle avviate ed ancora in corso, attestanti la presenza di patologie correlabili anche alle emissioni delle centrali geotermiche, con la premessa che anche il pieno rispetto dei limiti di emissione di ciascuna sostanza può non essere sufficiente ad assicurare la salubrità dell’ambiente.

Infine Velio Arezzini ha messo in luce l’intento speculativo sotteso all’intervento proposto da Sorgenia, la cui sostenibilità economica è legata soltanto alla concessione degli incentivi statali di cui godono questi impianti, estremamente costosi e poco efficienti; ha chiesto inoltre di sapere a quale titolo la Società ha sponsorizzato il progetto del polo scolastico di Abbadia, per una somma di 250.000 euro, e quali ricadute si aspetta da questa elargizione, non ricevendo peraltro alcuna risposta.

Da ultimo è intervenuta Costanza Pratesi, in rappresentanza del Fondo Ambiente Italiano (FAI), che con un’esposizione calma e cristallina, ha riportato Sorgenia a riflettere sulla seconda bocciatura del progetto operata dalla Soprintendenza, a dimostrazione dell’assoluta incompatibilità di un intervento che, seppur migliorato dal punto di vista architettonico, rimane del tutto avulso dal contesto ambientale ed in stridente contrasto con le norme dello Stato e dello stesso Piano di Indirizzo Territoriale approvato sia dallo Stato che dalla Regione.

A questo proposito non possiamo che rimarcare il fatto che costantemente gli Uffici regionali che si interessano di paesaggio esprimano pareri favorevoli, lasciando alle sole Soprintendenze l’onere della verifica di coerenza con le disposizioni del PIT che nella maggior parte dei casi si risolve in senso negativo. Forse dobbiamo supporre che ciò derivi da una scarsa conoscenza del territorio oppure dall’adesione acritica ad indirizzi politici che prevedono in Amiata la formazione di un secondo polo geotermico, non rendendosi conto che questo territorio ha ben altre vocazioni e caratteristiche rispetto all’area storica e l’imposizione di un cosiddetto “paesaggio della geotermia” rappresenta un completo stravolgimento del contesto ambientale, mentre per il proponente dovrebbe addirittura attirare nuove forme di inimmaginabile turismo.

Per il prossimo 26 Febbraio è convocata la Conferenza dei Servizi interna alla Regione per esprimersi sulla compatibilità ambientale del progetto: alla luce di quanto emerso nel contraddittorio, la Rete NoGESI chiede che venga disposto un rinvio di tale scadenza per dar luogo ad un confronto tecnico scientifico con la partecipazione dei Servizi regionali preposti, allo scopo di chiarire non in quindici insufficienti minuti le problematiche esposte a cui è necessario dare esaustive risposte prima di pronunciarsi su un progetto controverso e contradditorio.

Rete nazionale NoGESI


Contro il progetto Le Cascinelle della soc.Sorgenia, da anni si battono cittadini, comitati e amministratori locali; riportiamo alcuni interventi su questo sito:

> Convegno del Comune di Abbadia SS per promuovere il progetto di centrale geotermica in val di Paglia. NOI CI SIAMO!
> Abbadia SS e Sorgenia. Beneficenza o compravendita del consenso?
Abbadia S.S. 18 luglio 2020, in piazza contro la centrale Sorgenia in Val di Paglia
> Abbadia S.S. 7 dicembre 2019. ASSEMBLEA PUBBLICA contro il progetto Le Cascinelle e non solo
> San Quirico d’Orcia, 14 dicembre 2019. CONVEGNO SUL PROGETTO GEOTERMICO LE CASCINELLE
> PROGETTO CENTRALE GEOTERMICA “LE CASCINELLE” SORGENIA: I TERRITORI AMIATA E VAL D’ORCIA CHIEDONO L’INCHIESTA PUBBLICA!


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Centritalianews.it

Il Cittadino online.it

Una vittoria tira l’altra: dopo la vittoria a Torre Alfina, il TAR bastona Castel Giorgio

Il TAR per il Lazio, con la sentenza n. 1897 del 16 febbraio 2021, ha accolto il ricorso con il
quale i Comuni di Acquapendente, Allerona, Bolsena, Castel Giorgio, Castel Viscardo,
Grotte di Castro, Montefiascone e Orvieto, per il tramite dell’Avv. Michele Greco, esperto
in diritto dell’ambiente, hanno impugnato la deliberazione del 31 luglio 2019 con la quale il
Consiglio dei Ministri aveva superato la mancata intesa della Regione Umbria consentendo la prosecuzione del procedimento per la realizzazione dell’impianto geotermico pilota denominato “Castel Giorgio”.

La pronuncia del TAR giunge ad appena una settimana dalla sentenza con la quale il
Consiglio di Stato ha definitivamente bocciato l’altro impianto geotermico pilota proposto
nell’area (denominato “Torre Alfina”) e porta così a compimento lo straordinario lavoro
svolto dall’Avv. Michele Greco per valorizzare i coraggiosi sforzi da sempre profusi dalle
amministrazioni comunali per tutelare un’area, quella posta al confine tra le Regioni Lazio
ed Umbria, di valore ambientale, paesaggistico e naturalistico senza pari.

La vittoria è frutto di una virtuosa e illuminata collaborazione tra amministrazioni comunali, provinciali e regionali di diverso colore politico, oltre che tra le associazioni ambientali locali e quelle nazionali; le contestazioni dei Comuni a proposito del rischio sismico (induzione e innesco di terremoti) e degli impatti sulla risorsa idrica, espresse anche grazie al sostegno di autorevoli periti ed al prezioso contributo conoscitivo delle associazioni locali, sono state infatti sposate e fatte proprie anche dalla Provincia di Viterbo, dalla Regione Umbria, dalla Regione Lazio e da Italia Nostra in autonomi ricorsi, che sono stati parimenti tutti accolti dal TAR per il Lazio.

Ciò dimostra che il mondo dell’associazionismo e i livelli di governo più vicini al territorio,
se coesi, possono riuscire ad evitare la realizzazione di progetti fortemente impattanti i cui
processi autorizzativi sono stati concentrati nelle mani dello Stato con un potere che, come
affermato oggi dal Giudice amministrativo laziale, non è tuttavia senza limiti.

Il TAR per il Lazio ha infatti accolto le argomentazioni dell’Avv. Greco a proposito della
natura “transfrontaliera” della risorsa naturale alla quale l’impianto avrebbe attinto,
riconoscendo così l’illegittimità della deliberazione del Consiglio dei Ministri, assunta senza
ottenere preventivamente l’intesa della Regione Lazio, nonostante la stessa avesse
denunciato i gravi danni che l’attività dell’impianto, pur essendo localizzato in territorio
umbro, avrebbe potuto causare al Lago di Bolsena e al bacino acquifero che lo caratterizza.

La sentenza rende giustizia anche alle contestazioni mosse dalla Regione Umbria, che aveva
chiesto al Consiglio dei Ministri non solo di tenere nella debita considerazione le criticità
denunciate dai Comuni, ma anche di non pronunciarsi fino a che un nuovo Presidente non
fosse stato eletto (la delibera del 31 luglio 2019 è infatti stata assunta nella fase in cui la
Regione era priva di Presidente per effetto delle dimissioni intervenute pochi mesi prima).

L’ultimo, e più importante, risultato della sentenza è di avere imposto la riapertura del
procedimento, nel quale non solo dovrà essere acquisita l’intesa sia della Regione Umbria
che della Regione Lazio, ma dovrà essere svolta una nuova istruttoria che tenga conto dei
rischi sismici e di impatto sulla risorsa idrica da sempre denunciati dai Comuni.

16 febbraio 2021                         Rete nazionale NoGESI


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Bocciato il progetto di centrale Torre Alfina dal Consiglio di Stato. Vittoria dei cittadini, amministratori e comitati

Salutiamo e festeggiamo la bocciatura definitiva del progetto di centrale geotermica pilota sull’altopiano dell’Alfina proposto dalla ITW&LKW contro cui si sono battuti fin dall’inizio i Comitati, gli amministratori locali ed i cittadini di tutta l’area. La speculazione geotermica per questa volta ha definitivamente perso.
Riportiamo e facciamo nostro il comunicato rilanciato dal sindaco di Acquapendente Ghinassi.

 

Il Consiglio di Stato, con la sentenza 8 febbraio 2021 n. 1399, ha accolto l’appello con il
quale i Comuni di Acquapendente, Castel Giorgio, Castel Viscardo e Orvieto per il
tramite dell’Avv. Michele Greco, esperto in diritto dell’ambiente, hanno impugnato la
sentenza del TAR per il Lazio che aveva accolto il ricorso della società ITW&LKW spa,
intenzionata a realizzare un impianto geotermico pilota (denominato “Torre Alfina”).

La sentenza ha un’importanza straordinaria, non soltanto perché ha messo la parola fine
sul progetto pilota geotermico Torre Alfina, che non potrà essere realizzato avendo
ricevuto giudizio negativo di compatibilità ambientale ormai definitivo, ma anche perché
ha affermato una serie di principi che faranno giurisprudenza in materia di geotermia e
tutela dell’ambiente.

Il Consiglio di Stato ha infatti accolto in toto le argomentazioni dell’Avv. Michele Greco
poste a fondamento dell’appello ed ha riconosciuto che “il favor ordinamentale per la
geotermia non oblitera le esigenze di tutela ambientale e paesaggistica, corollario diretto dei principi costituzionali fissati dagli articoli 9,32 e 117 Cost.; difettano, invero, disposizioni che consentano la deroga alle ordinarie forme di tutela dei valori in discorso, il cui primario rilievo costituzionale esclude, sotto altro aspetto, che si possa pervenire a tale risultato in via interpretativa”.

In altre parole, il Consiglio di Stato ha chiarito una volte per tutte che, anche se
finalizzati alla produzione di energia asseritamente rinnovabile, gli impianti geotermici
sono comunque tenuti a rispettare le disposizioni di tutela in materia ambientale e
paesaggistica, di rilevanza costituzionale e assolutamente inderogabili, senza poter godere
di alcuna corsia preferenziale.

Si tratta di una sentenza che cambierà per sempre il destino dei procedimenti
autorizzativi di questo tipo di impianti, troppo spesso localizzati in zone assolutamente
inidonee ad accoglierli, sacrificando così aree incontaminate dal punto di vista
ambientale e paesaggistico per la produzione di pochi kw di energia.

Sindrome di Stoccolma(*): il segretario provinciale PD GR chiede altri soldi per le centrali

Sindaco di Monterotondo M. e segretario provinciale del PD grossetano, Giacomo Termine, non contento di quanto finora lo sfruttamento geotermico ha causato ai territori maremmani, si spinge a perorare ancora la causa di altri finanziamenti per le centrali geotermiche.
Sos Geotermia gli risponde.

 

 

4/2/2021

Il Segretario provinciale del PD, Giacomo Termine, lamenta l’esclusione della geotermia dagli incentivi pubblici del Recovery Fund, sostenendo l’assenza di motivazioni tecnico-scientifiche ed economiche che possano giustificare tale scelta.

Queste affermazioni provengono da chi è anche Sindaco di un Comune, Monterotondo, che vive le conseguenze nefaste della geotermia. I Comuni della alta Val di Cecina hanno la popolazione più vecchia e il reddito più basso della Toscana, come documentato da IRPET, dopo un secolo di geotermia che ha ridotto quelle realtà ad una monoeconomia dalla quale è esclusa qualsiasi altro tipo di attività, con riflessi pesanti a livello occupazionale e di sostenibilità sociale.

E’ vero che la produzione elettrica fa entrare somme consistenti nelle casse dei Comuni in cui hanno sede gli impianti, ma queste evidentemente non bastano a rendere appetibile il mantenimento in loco della popolazione, nonostante i prezzi stracciati delle abitazioni, cui si aggiungono i vari incentivi messi a disposizione dalle amministrazioni.

Questo spiega ampiamente l’opposizione allo sviluppo geotermico di altre realtà, come l’Amiata, storicamente orientate su forme economiche differenziate, ma comunque basate sulle risorse del territorio (paesaggio ed ambiente, acqua, aria, bosco, storia e cultura), su cui la geotermia interviene in maniera pesante, superando i limiti di sostenibilità sanitaria ed alterandone in maniera sostanziale i valori e le funzioni.

E’ incredibile, poi, che il Sindaco ignori che il “portarsi avanti” della Regione Toscana con l’adozione della Delibera Consiliare per la definizione delle Aree Non Idonee alla geotermia, abbia portato lo Stato ad impugnare la Legge regionale che ne voleva sancire l’immediata esecutività.

Quanto alle motivazioni economiche per escludere la geotermia dagli incentivi, è evidente che senza le sovvenzioni pubbliche a nessuno verrebbe in mente di investire denari in un’attività estremamente costosa ed assolutamente in perdita, sia per i rischi connessi all’incertezza delle perforazioni, sia per lo scarsissimo rendimento degli impianti: basti pensare che una centrale binaria da 5 MW non produce più del 10% dell’energia che serve al suo funzionamento, ma attraverso gli incentivi concessi, pagati attraverso le bollette dei cittadini, consente alle società speculatrici, nell’arco dei 30 anni di vita delle centrali, di triplicare gli introiti rispetto ai costi iniziali.

Noi riteniamo che il calore della terra debba essere sfruttato in maniera diversa, per usi civili e pubblici (teleriscaldamento di scuole, impianti sportivi, edifici amministrativi) e per il sostegno a progetti turistici e termali, agricoli e artigianali che affianchino le scelte di sviluppo dei vari territori. A tale scopo devono essere concessi gli incentivi, e non per soddisfare gli appetiti delle società speculatrici e dei loro referenti politici, interessati soltanto alla facile gestione delle briciole che esse sono disposte a far cadere dai loro lauti banchetti.

SOS Geotermia

(*) da Wikipedia:
La sindrome di Stoccolma è un particolare stato di dipendenza psicologica e/o affettiva che si manifesta in alcuni casi in vittime di episodi di violenza fisica, verbale o psicologica. Il soggetto affetto dalla sindrome, durante i maltrattamenti subiti, prova un sentimento positivo nei confronti del proprio aggressore che può spingersi fino all’amore e alla totale sottomissione volontaria, instaurando in questo modo una sorta di alleanza e solidarietà tra vittima e carnefice.


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