Archivio mensile:Giugno 2017

GEOTERMIA E AREE NON IDONEE. LA REGIONE TOSCANA PROVA A FARE IL “PACCO” AI SINDACI

L’assessora regionale toscana all’ambiente Fratoni convoca i sindaci “geotermici” per fargli inghiottire l’amaro calice: impianti dappertutto e nessuna voce in capitolo per i territori.

 

 

Nell’incontro del 19 giugno u.s. la Regione, per bocca dell’assessora Fratoni, rende esplicito quanto si temeva dopo la pubblicazione delle Linee Guida delle ANI (aree non idonee) per la geotermia: i Sindaci non potranno escludere il loro comune dall’assalto geotermico, neanche se tale posizione fosse giustificata da vincoli, progetti o altra destinazione che si vuole dare, magari per sostenere e sviluppare turismo e agroalimentare di qualità come si sta facendo in tanti territori; potranno però godere di più tempo, fino al 31 agosto, per  decidere dove comunque nel loro comune si faranno obbligatoriamente centrali geotermiche (!).

Ma il “pacco” doveva ancora arrivare: perché anche se si giungesse in questo modo a definire le Aree Non Idonee, la assessore Fratoni comunica che la Regione potrà comunque derogare -magari con una procedura più complessa- e dare il via libera anche ad impianti che fossero ospitati nelle “aree non idonee” (!!!): il “pacco” è servito, anche se di ciò non c’è alcuna traccia nella DGR n. 516 e relative LINEE GUIDA (allegato A) che ha dato il via alle ANI”!

La Regione Toscana, forse in ritardo, si deve essere resa conto che le localizzazioni degli impianti già in itinere di istruttoria se venissero inserite nelle “aree non idonee” comporterebbero l’annullamento delle istruttorie, e non solo quelle “regionali”, ma anche quelle che hanno ricevuto la compatibilità ambientale dal MATTM (Ministero dell’Ambiente) come Montenero e attualmente in VIA come Lucignano, Cortolla, Casa del Corto, Castelnuovo, rispettivamente nei comuni di Castel del Piano, Radicondoli, Montecatini Val di Cecina, Piancastagnaio, Castelnuovo Val di Cecina.
Con grandi problemi anche con le ditte e qualche schizofrenia in più! E quindi cerca di cambiare le regole in corsa!

Si racconta di scontri e della giusta indignazione di tanti sindaci che vedono così svilire il loro ruolo e censurare le loro posizioni, nonché il rischio di gettare alle ortiche tanto lavoro per promuovere i loro territori cercando e sviluppando una economia legata alle eccellenze del territorio e non all’industria inquinante e speculativa, che – secondo dati ormai inoppugnabili- porta solo miseria nei territori.

Il bluff portato in scena dalla Regione avvalora quanto abbiamo recentemente affermato sia sullo sbandamento del PD che sull’insufficienza della proposta sulle ANI che -appunto- non tiene in nessun conto di tutte le problematiche e i rischi che le centrali geotermiche portano ai territori, né dei pareri e delle posizioni di sindaci e cittadini.

La Rete NoGESI esprime solidarietà e sostegno a tutti quei Sindaci “traditi” dalle sortite dell’assessora Fratoni e torna a chiedere se davvero il presidente Rossi vuole scatenare una guerra in Toscana per pochi MW, neanche indispensabili per il “burder sharing”.

Chiede inoltre alle forze politiche in Consiglio Regionale di censurare la sortita dell’assessore Fratoni (peraltro non prevista dalla DGR n. 516), e che- sulla materia- si fermino le procedure, si sospendano le delibere sulle ANI e si giunga ad una legge organica, attraverso una nuova moratoria, come anche chiesto dai consiglieri Scaramelli e Bezzini (del PD) nella assemblea di Piancastagnaio del 29 maggio scorso.


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La Geotermia non Produce Posti di Lavoro, Anzi

Ripubblichiamo un interessante intervento sulla relazione geotermia/occupazione, cavallo di battaglia dell’enel, dei nuovi venditori di pentole geotermiche e di alcuni amministratori -soprattutto dell’area geotermica tradizionale toscana- che smonta i luoghi comuni e la propaganda fin qui utilizzata.

L’articolo, del comitato CasoleNostra, che si sta battendo contro il progetto di centrale Montecastelli, è stato pubblicato originariamente il 24 giugno 2017 qui.

 

Con ogni probabilità, nei prossimi mesi saremo costretti ad assistere all’inizio dei lavori per la costruzione di una centrale geotermica a poca distanza dal borgo di Montecastelli, un borgo rimasto paesaggisticamente integro per millenni.
La società geotermica Magma, agendo contro la volontà dei cittadini e, quel che è peggio, venendo meno alla parola data, ha richiesto alla Regione Toscana le autorizzazioni per procedere con la realizzazione dell’impianto industriale.

Ora quella società, che, incidentalmente, è diretta da un ex senatore dei verdi che i cittadini ancora non si perdonano di aver votato, deve presentare alla Regione un piano di investimenti.

In questi ultimi anni hanno provato in molti, a partire dal Partito Democratico, a convincere la popolazione dei vantaggi economici di questi impianti. Invano.

Hanno detto che le coltivazioni di basilico riscaldate con le geotermia costituiscono un vantaggio economico, prima di rendersi conto che il fatturato di quell’attività non può competere con quello molto più consistente dell’economia del turismo.

Si è passati poi a una strategia un po’ più dadaista affermando che la geotermia avrebbe fatto risparmiare sui costi di essiccazione dello stoccafisso senza rendersi conto che a Montecastelli il mare non c’è, per il momento, e che nessuno essicca stoccafissi in questa zona.

Come ultima possibilità hanno provato con la leva della paura. I dirigenti del PD, per esempio, dicevano nelle pubbliche assemblee: “… volete restare ancora con la candela?” evocando lo spettro dell’austerity e sottovalutando nello stesso tempo il quoziente intellettivo dei propri elettori.

Ma basta aprire un qualsiasi giornale o anche solo la rubrica “Qui Paperino Quack” su un vecchio numero di Topolino, per scoprire che ENEL gronda energia, che tutti producono energia e che il rischio della candela è solo un moderno espediente “educativo” del tipo “mangia la minestra, altrimenti muori e vai all’inferno”.

Tuttavia il magma di sciocchezze nel quale si è cercato di impantanare coloro che avrebbero subito i danni della geotermia a qualcosa servito. È servito a eludere la questione principale: la geotermia fa male all’economia.

Apriamo il New York Times del 25 aprile 2017 e diamo uno sguardo alla figura:

Fonte: New York Times, 24 aprile 2017

Negli U.S.A. i posti di lavoro del 2016 nel settore energetico erano 1,600,000, così ripartiti:
398,235 GAS NATURALE
515,518 PETROLIO
160,119 CARBONE
questo per quanto riguarda le produzioni fossili. Invece nel campo delle rinnovabili:
383,807 SOLARE
130,677 BIOMASSE
101,738 EOLICO
76,771 NUCLEARE
65,554 IDROELETTRICO

E la geotermia? La geotermia è un rettangolino piccolo piccolo in basso a destra al quale non è associato alcun numero. Troppo piccolo.
Ma il numero c’è, e lo troviamo nel Report del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti. A pagina 29 del report del 2017 leggiamo che negli Stati Uniti nel 2017 hanno trovato lavoro nel settore geotermico solo 5,768 persone.
Negli Stati Uniti, che sono molto più grandi di Montecastelli.

La ragione è semplice. Dopo i pochi mesi iniziali in cui vengono impiegati pochi operai per l’edilizia degli impianti e per le trivellazioni, un impianto geotermico funziona da solo. I processi sono automatizzati, il controllo è remoto, il numero di persone necessarie per far funzionare l’impianto è ridicolmente piccolo.

In compenso la bruttezza e l’inquinamento paesaggistico delle centrali allontanano i turisti dall’area e riducono il fatturato e l’occupazione nel settore dell’economia del paesaggio.

Il bilancio è negativo: la geotermia riduce i posti di lavoro.

Per questo chi vuole realmente produrre energia (geotermica, ndr) lo fà in aree desertiche, o di scarso valore paesaggistico: perché gli imprenditori geotermici non hanno niente da offrire al mercato del lavoro.

A Montecastelli verrà quindi prodotta una manciata di energia inutile (anzi economicamente dannosa) verrà alterato il tessuto economico fondato sul paesaggio, con tutti i conseguenti sconquassi sociali che questo comporta, ma in compenso la piccola società geotermica potrà accedere agli incentivi dello stato. Cioè ai soldi che noi paghiamo con le nostre bollette.

 

In un paese normale chiunque nell’identificazione delle aree idonee allo sfruttamento geotermico penserebbe prima di tutto alla compatibilità economica.
Chiunque tranne i nostri dirigenti regionali, che a quanto pare non leggono il New York Times, e, a giudicare dai fatti, sembra che non leggano neanche Qui Paperino Quack.

19 giugno 2016. Un forte “NO alla geotermia” dall’assemblea a Ischia di Castro (VT)

Foto NewsTuscia.it

Cittadini, comitati, sindaci, consiglieri e onorevoli contro i progetti di speculazione geotermica; dal Comitato Farnese – ambiente, salute e territorio riceviamo e pubblichiamo il report sull’assemblea tenuta il 19 giugno 2017 a Ischia di Castro (VT).

 

 

Due onorevoli, altrettanti consiglieri regionali, più di venti sindaci, una decina tra comitati e associazioni, oltre duecento persone a fare da pubblico. Questi i numeri dell’assemblea aperta promossa dal comitato “Farnese – Ambiente, salute e territorio”, svoltasi ad Ischia di Castro lo scorso lunedì pomeriggio nel salone dell’auditorium comunale.

Tema del giorno: “No alla geotermia”. Argomento ampiamente sviscerato in apertura dai rappresentanti del gruppo di lavoro farnesano. E proprio sulla geotermia a media-alta entalpia (quella cioè destinata alla produzione di energia elettrica) si è concentrato l’intero dibattito della tavola rotonda.

La Tuscia è sotto assedio – ha ricordato il Comitato – solamente nel raggio di quattro chilometri da Ischia di Castro e Farnese ci troviamo alle prese con tre progetti. La centrale di Latera è tornata a far parlare di sé, Enel Green Power vorrebbe riaprirla. A valle, nel medesimo sito, una ditta privata con sede in Viterbo è intenzionata a creare una seconda centrale. Se non bastasse tra Farnese ed Ischia sono previsti altri quattro pozzi esplorativi. Pensiamo poi ai progetti proposti per l’Alfina e per il lago di Vico. Invitiamo la provincia intera ad organizzarsi”.

Il microfono, a seguire, è passato al sindaco di casa, dottor Salvatore Serra, che ha patrocinato l’iniziativa ricordando che “solo attraverso un’unità di intenti potremo scongiurare tale minaccia. Prestiamo attenzione, e ricordiamoci di ascoltare le popolazioni che ci hanno eletto come loro rappresentanti”.

A ruota il primo cittadino di Farnese, Massimo Biagini: “Confermo la necessità di un fronte comune – il suo pensiero – partendo magari dalla sottoscrizione del documento di contrarietà partito proprio in un nostro consiglio comunale, e firmato da diversi colleghi”.

Foto Tusciaweb.eu

L’onorevole Alessandra Terrosi si è concentrata sulla difficoltà di gestione di determinate manovre burocratiche. “E’ folle che Enel riproponga qua a Latera un progetto che già nel 2002 non ha funzionato. E che anche sull’Alfina sta dando problemi trasversali. Queste società però, il più delle volte poco credibili da un punto di vista strategico ed economico, sanno bene come muoversi nei meandri burocratici. Uniamoci in una battaglia che si preannuncia assai dura”.

Altro onorevole, Alessandro Mazzoli: “Serve un documento, un’espressione di indirizzo, una base di lavoro. Non ci si può riunire solo dinnanzi al pericolo, sarebbe doveroso programmare prima una strategia di sviluppo che precluda tali speculazioni. Questa terra è da troppo tempo oggetto di predatori occasionali, basta. Qui non ci sono elementi necessari per lo sviluppo di tali idee”.

Ampio e tuonante l’intervento del consigliere regionale Enrico Panunzi: “Questa è un’invasione. Non se ne può più. Ho appena riscritto all’area Via della Regione per sapere se la mia moratoria, ferma da un po’, può essere applicata, o integrata e sviluppata affinché metta uno stop al proliferare di questi progetti geotermici. Creiamo una struttura provinciale, un coordinamento, organizziamoci. E nel dubbio vale sempre il criterio di precauzione, nel dubbio le cose non si fanno mai. Si opera solo dinanzi alle certezze”.

La giornata si è chiusa con una carrellata di pareri di numerosi sindaci: Buzzi di Gradoli, il neo-eletto Di Biagi di Latera, Giustiniani da Cellere, Mengoni per Ronciglione, Ghinassi di Acquapendente che sta affrontando il medesimo dilemma sull’Alfina, Gentili da Pitigliano, il consigliere comunale di Montefiascone Venturini.
Presenti infine un folto numero di autorità, di addetti ai lavori, di cittadini preoccupati per il loro futuro.

Comitato Farnese – ambiente, salute e territorio


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GEOTERMIA, DOCUMENTO DELLA RETE NAZIONALE NOGESI IN OCCASIONE DELLA ZONIZZAZIONE TOSCANA: TUTTO DA RIFARE!

La Rete NoGESI contesta le Linee guida delle ANI (Aree Non Idonee alla Geotermia: in ritardo e carenti, non è questa la strada per risolvere il problema.

>>> SCARICA QUI il testo completo delle contestazioni NoGESI

 

Si può condensare il giudizio della Rete NoGESI sulle Linee guida delle ANI (Aree Non Idonee alla Geotermia), approvate con la Delibera di Giunta regionale Toscana 516 il 15 maggio scorso, parafrasando un “toscanaccio” come Bartali: «L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!».

Recepire le disposizioni del DM Mise del 10/9/2010 con 7 anni di ritardo, che diventano 14 se si prende a riferimento il Decreto Bersani del 2003, con una evidente forzatura a favore dei produttori di energia geotermica, già indica che la regione Toscana, sul tema, parte col piede sbagliato.

Ma per non avvalorare le accuse di NIMBY e dei SEMPRE NO che ci vengono mosse, premesso e sottolineato che oggi, in Italia, non serve altra produzione di energia, tanto più se fatta con impianti inquinanti e foraggiata con incentivi pubblici come la geotermia, siamo disposti ad ogni confronto ed anche ad entrare nel merito della citata Delibera 516/17 e puntualizzare quelle che, secondo noi, sono le carenze, le omissioni ed i falsi ivi contenuti.

Per questo, presa carta e penna, il 14 giugno us abbiamo scritto a Rossi, alla sua Giunta ed al Consiglio regionale tutto, mettendone a conoscenza tutte la amministrazioni locali, nonché le Regioni limitrofe interessate allo stesso tema della geotermia.

Abbiamo messo da parte la questione sanitaria e della mortalità in Amiata, sulla quale abbiamo prodotto documentazione e iniziative continue negli ultimi anni, ma che, nella fattispecie, trattandosi di “linee guida”, riguardano le regole “future” e non già i danni passati e presenti che, ribadiamo, ci sono. (qui una significativa rassegna di notizie)

Abbiamo individuato, per meglio far intendere, 12 punti di contestazione nel merito (per una lettura approfondita si rimanda al testo completo  SCARICA QUI):

1. SISMICITA’ E SUBSIDENZA: è del tutto assente la definizione di criteri che tengano conto della accertata correlazione tra geotermia e sismicità;

2. ACQUA: sono assenti criteri di valutazione sulla correlazione tra attività geotermica e bacini idropotabili che pure è accertata;

3. CASE E CENTRI ABITATI: mancano criteri che prevedano la valutazione e la definizione di salvaguardie rispetto ai centri abitati come alle abitazioni;

4. CAPACITA’ TECNICO/ECONOMICA: sono assenti criteri di valutazione della effettiva capacità tecnica, ma soprattutto economica di chi si propone per realizzare gli impianti;

5. DEMOCRAZIA: è escluso qualsiasi coinvolgimento, salvo la mera “informazione”, della popolazione dei territori coinvolti da eventuali progetti, azzerando quindi ogni garanzia democratica di partecipazione ai processi decisionali;

6. QUESTIONE AMIATA: irrisolta la contraddizione di quanto indicato dal PAER (Piano energetico della Regione Toscana) e ribadito da tutti gli amministratori sul raggiungimento del limite di equilibrio per quanto riguarda la geotermia che doveva quindi escludere “di default” l’Amiata dalle zone geotermiche e, quindi, i comuni limitrofi;

7. MERCURIO: pure sottaciuta la grave emergenza mercurio, arrivata attraverso Paglia e Tevere a sud, e Cecina e Cornia a nord fino al Tirreno, coinvolgendo peraltro anche Umbria e Lazio;

8. BUGIE SULLE STIME DI ENERGIA: gli stessi dati del PAER in relazione alla necessità di fonti alternative (FER) previste dal cd.“burder sharing”ci dicono che al 2020 avremo addirittura superato le quote imposte, utilizzando solo gli incrementi previsti per fotovoltaico e idroelettrico!

Il Tirreno 10.6.2017, borsino immobiliare

9. FALSO STORICO E IDEOLOGICO: si continua a ripetere il mantra che esisterebbero ben 17 comuni “vocati storicamente alla geotermia”, ma se questo può essere parzialmente riscontrato nell’area nord, e comunque con notevoli eccezioni ambientali, è un vero e proprio falso storico per l’Amiata, dove, a parte le vecchie e dismesse centrali di Piancastagnaio, tutti gli altri comuni non hanno mai avuto l'”onore” di ospitare centrali ed oggi l’unico altro comune sede di impianti è Santa Fiora. Peggio ancora è il “falso ideologico” del cd.”Distretto Geotermico”, una zona industriale tutta dedita alla geotermia ed ai suoi mirabolanti effetti economici: l’unica area assimilabile a tale fantasiosa idea è l’area nord, ormai tra le aree più povere della Toscana per la quale recentemente si è deliberata “l’area di crisi”, che la dice lunga sul decantato sviluppo…

10. TECNOLOGIE GEOTERMICHE: fermo restando quanto ribadito in premessa ed anche al punto 8, non si trovano, nelle linee guida, criteri che obblighino l’utilizzo e la ricerca di tecnologie di nuova generazione (come le BHE) che pure sono in studio …all’estero;

11. SINDACI: la Regione certamente ha sempre sottovalutato l’importanza dei comitati che, spontaneamente, sorgono in ogni luogo ove si prospetti una nuova centrale, ma -secondo noi- oggi stanno anche sottovalutando il cambio di posizione e/o il sorgere di perplessità da parte dei Sindaci che sono quelli che hanno il polso della situazione nei territori e che, pur appartenendo alla stessa area politica della giunta, non nascondono la loro contrarietà a modalità di imposizioni dall’alto (vedi, ad es., la recente posizione del sindaco di Casteldelpiano alla conferenza dei servizio del MISE il 30.5 us);

12. UNA LEGGE ORGANICA SULLA GEOTERMIA: che tenga conto della non effettiva necessità di ulteriore produzione elettrica da fonti geotermiche, delle caratteristiche turistiche e delle produzioni di qualità del territorio toscano, che apra un necessario dibattito in Consiglio regionale circa la non maturità delle attuali tecnologie geotermiche, ricordando che le competenze in materia risiedono ancora totalmente nelle Regioni sia per gli “impianti regionali” sia per quelli “pilota”, dopo il fallimento del governo Renzi sulla riforma costituzionale del 4 dicembre 2016, sonoramente bocciata dagli italiani. (la posizione per un fermo delle richieste per arrivare ad una legge quadro è stata recentemente espressa persino dai consiglieri regionali del PD Scaramelli e Bezzini)

Crediamo che ce ne sia abbastanza affinché la Regione scelga di “rivedere” la politica energetica e il rapporto con i suoi territori, evitando laceranti contrapposizioni con le popolazioni, ma anche con i suoi stessi amministratori. La Rete NoGESI si rende disponibile, come sempre, al confronto ed auspica che la Regione voglia cogliere l’occasione per riaprire un dialogo costruttivo coinvolgendo TUTTI gli attori, a cominciare dai cittadini, dai comitati e dai sindaci.

Rete Nazionale NoGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)


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A proposito di contraddizioni: i sindaci che oggi sono contro le centrali a reiniezione il 27 giugno difendono le centrali Enel

Abbiamo assistito negli ultimi tempi a posizioni più diverse dei Sindaci e degli amministratori, soprattutto del PD, con una sensibile virata critica verso certa geotermia; non si comprende quindi come, il 27 giugno 2017, quegli stessi sindaci siano schierati davanti al TAR toscano contro il ricorso  dei comitati per le centrali Enel, come Bagnore 3.

 

Dal momento che i Sindaci dell’Amiata si sono opposti davanti al TAR della Toscana contro le nostre critiche sulle autorizzazioni rilasciate a Bagnore 3, in deroga ai limiti emissivi sull’Ammoniaca, è utile rammentare gli scritti del prof. Riccardo Basosi (1) sulla pericolosità dell’Ammoniaca, emessa in gran quantità dalle centrali geotermiche dell’Amiata.

Il prof. Basosi e il dott. Bravi scrivono a pag.4 di “Geotermia d’impatto”, pubblicato sulla rivista QualEnergia del Giugno/Luglio 2015: “…Riteniamo quindi anomalo che il nuovo impianto realizzato a Bagnore da 40 MW, inaugurato a fine 2014, non rispetti i limiti previsti dalla stessa Regione nella DGRT 344, dato che la tecnologia utilizzata (flash + abbattitore) non è quanto di più tecnologicamente avanzato disponibile oggi dal punto di vista ambientale, ma probabilmente solo la scelta più conveniente dal punto di vista economico-finanziario….”. Dobbiamo quindi rammentare di nuovo perché hanno scritto anche in autorevoli riviste (2), non smentiti, nella speranza che i Sindaci dell’Amiata prendano conoscenza di tali scritti.

Secondo quanto riportato dal Report CAFE (Clean Air for Europe), le emissioni di Ammoniaca contribuiscono in maniera significativa alla formazione in atmosfera di particolato di origine secondaria (PM10 e PM 2,5) per circa il 20% in massa, i cui effetti sono nocivi per la qualità dell’aria e per la salute.
Nel 2005 il Report CAFE aveva valutato anche i danni specifici generati dall’Ammoniaca per l’Italia, quantificando il costo medio in Euro 20,5 al Kg.
Il costo sanitario annuo delle emissioni di Ammoniaca dalle centrali geotermiche dell’Amiata, che emettono per oltre il 43% di tutte le emissioni regionali (3) e sono ammontate nel 2010 a 4.334 tonnellate, è pertanto stimato solo per quell’anno in oltre 90 milioni di euro.

Per questi dati allarmanti una Direttiva del Parlamento Europeo ha imposto alla Regione la riduzione delle emissioni di Ammoniaca, ponendo limiti più restrittivi.
A questi limiti ci siamo appellati davanti al giudice amministrativo, ma trovando una forte resistenza.

Enel Green Power ammette in una lettera (4) che con gli impianti da autorizzare in Amiata non sta nei nuovi limiti e chiede alla Regione Toscana di aggirare la norma. La Regione non può modificare le norme e i limiti stabiliti, perché interverrebbero le Autorità Europee, ma la Provincia di Grosseto, sostenuta da Arpat e Regione, autorizza ugualmente l’esercizio di nuovi impianti, introducendo un altro criterio più permissivo.

Quindi il Forum Ambientalista e SOS Geotermia ricorrono anche alla Giustizia Amministrativa, ma i Sindaci dell’Amiata si oppongono davanti al Giudice con i loro avvocati. Questa in sintesi la storia che verrà discussa in udienza a Firenze il 27 di questo mese, davanti alla II Sezione del TAR Toscano.

Una divergenza nell’interpretazione della legge? Una normativa poco chiara? No: visto che è lo stesso Amministratore Delegato e rappresentante legale dell’Enel Green Power, ing.Montemaggi, a scrivere alla Regione (pensando evidentemente che la sua nota rimanesse riservata, oppure che il suo suggerimento fosse subito accolto), per chiedere di modificare quei limiti di legge perché le tecniche adottate da ENEL non li rispettano, stante il fatto che i fluidi dell’Amiata sono particolarmente inquinanti e ricchi di pericolosi elementi, tra i quali appunto l’Ammoniaca. (4)

Allora perché i Sindaci dell’Amiata sono più realisti del re? Tanto più che due strutture universitarie toscane, con articoli pubblicati su riviste internazionali (sia l’Università di Siena, con i lavori già rammentati di Basosi e Bravi, sia l’Univeristà di Firenze, con il Dipartimento (5) di Ingegneria industriale) hanno affermato che in Amiata non sono state introdotte le nuove tecnologie che sarebbero in grado di rispettare i suddetti limiti, anche se si perderebbero un po’ di profitti…

La Direttiva europea citata è la 2008/50/CE, che è stata emanata: “Ai fini della tutela della salute umana e dell’ambiente nel suo complesso” e, pertanto, dovrebbe stare molto a cuore ai Sindaci di paesi, come quello di Arcidosso, il più esposto ai vapori in uscita dalle centrali di Bagnore, in cui i dati sanitari, oggi scaricabili dal sito dell’Agenzia Regionale di Sanità, denunciano un eccesso di mortalità per tumori nei maschi fino a + 30%, rispetto ai dati regionali.

Di seguito quanto pubblicato sul sito dell’ARS Toscana: un grafico che bene illustra il valore delle scelte dei Sindaci dell’Amiata…

Forum Ambientalista Grosseto, aderente a SOS Geotermia

note: 

(1) Il prof. Riccardo Basosi, ordinario di Chimica Fisica presso l’Università di Siena, è stato nominato dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, tra i Rappresentanti italiani nel Comitato di Horizon 2020, Programma quadro della ricerca europea per il periodo 2014-2020;

(2) Bravi-Basosi, Environmental impact of electricity from selected geothermal power plants in Italy, in “Journal of Cleaner Production”, 66 (2014), pp.301-308;

(3) La tabella sotto riportata è tratta dall’articolo a firma del prof. Riccardo Basosi e del dott. Mirko Bravi: “Geotermia d’impatto” pubblicato sulla rivista QualEnergia del Giugno/Luglio 2015.

(4) Lettera dell’AD di Enel Green Power acquisita tramite accesso autorizzato agli atti dal Forum Ambientalista presso l’Ufficio Tecnico del Comune di Santa Fiora; scarica il pdf.

(5) Lorenzo Bruscoli, Daniele Fiaschi, Giampaolo Manfrida and Duccio Tempesti, Dipartimento di Ingegneria Industriale, Università di Firenze “Improving the Environmental Sustainability of Flash Geothermal Power Plants – A Case Study” – – Pubblicato 18.11.2015 – Sustainability.


Il Tirreno del 26 giugno 2017

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GEOTERMIA TOSCANA, CONTRADDIZIONI E LIMITI DI UN PD ALLO SBANDO

Una apparente confusione nel partito di governo mostra luci ed ombre con fatti e dichiarazioni in continua contraddizione. C’è un problema elezioni?

 

 

 

Negli ultimi tempi assistiamo sul tema della geotermia, sorpresi ma non troppo, al rincorrersi di avvenimenti e dichiarazioni di amministratori locali del PD che non sembrano appartenere allo stesso partito, con posizioni talvolta opposte tra loro ed anche in contraddizione con posizioni assunte in precedenza.

Dai sindaci dell’area tradizionale geotermica (Larderello/Pomarance) arrivano grida di guerra contro chi si oppone al massacro del territorio, con minacce di ogni genere, unite a richieste di più centrali per raccattare più “compensazioni ambientali”, cioè soldi, per tenere in vita economie di territori che, dopo decenni di cura geotermica, sono in coma profondo (vedi QUI, QUI e QUI).

Dai sindaci dell’area del monte Amiata arrivano invece posizioni critiche alla geotermia: nel versante grossetano i sindaci di Cinigiano e Seggiano, coerentemente, si sono fin da subito pronunciati contro ogni centrale sui loro territori a difesa del turismo e dell’agroalimentare di qualità, oggi prendiamo atto che anche il sindaco di Castel del Piano si schiera convinto contro il progetto di centrale di 5 MW di Montenero (scarica e leggi verbale incontro al MISE del 31 maggio scorso QUI)!

Il sindaco di Arcidosso invece continua a difendere, c’è da riconoscere con caparbia coerenza, l’Enel e le sue centrali, nonostante che, dopo la realizzazione di Bagnore 4, il suo paese sia il più colpito dalle emissioni a causa dei continui blocchi e dei venti prevalenti, che stanno causando sempre più proteste nei cittadini.

Dal versante senese dell’Amiata, in maniera opposta, i sindaci e le amministrazioni di Piancastagnaio e Abbadia San Salvatore si schierano contro il progetto della centrale Enel PC6 da 20 MW (tipo Bagnore); il sindaco di Santa Fiora che, pur “ospitando” nel suo territorio le centrali di Bagnore, si era invece da tempo schierato contro il progetto di centrale di 5 MW del Bagnolo contribuendo significativamente con le proprie “osservazioni” alla sospensione ed alla archiviazione delle procedure.

Contro il progetto Enel della centrale PC6, il 1° giugno scorso, si schiera all’unanimità anche l’Unione dei Comuni Amiata-Val d’Orcia nelle figure dei sindaci di San Quirico d’Orcia, Abbadia San Salvatore, Castiglione d’Orcia, Piancastagnaio e Radicofani.
In Val d’Orcia pure recentemente, con la Decisione n.16 della Giunta regionale della Toscana, il 2 maggio scorso, si negava l’autorizzazione al permesso di ricerca geotermica denominato “Castiglione D’Orcia”, ricadente nei Comuni di Seggiano, Castiglion D’Orcia e San Quirico D’Orcia.

Scaramelli e Bezzini

Inoltre il 29 maggio scorso, nel corso di un’iniziativa a Piancastagnaio, i consiglieri regionali del PD Scaramelli e Bezzini “sfidano” addirittura l’Enel per la centrale PC6 e chiedono di sospendere la Via per la centrale a Piancastagnaio, spingendosi ben oltre affermando che “quella che va messa in campo è un’idea di sviluppo sostenibile e duraturo, non un negoziato sugli aspetti risarcitori. E’ dalla nostra base che nasce la richiesta alla Regione Toscana di riappropriarsi della materia facendo una Legge Quadro, rispettando i patti siglati e i piani in essere e allargando il confronto alle altre forze politiche”; di fatto, una richiesta di moratoria generale ed una nuova legge di settore, e non soltanto le ANI (Aree Non Idonee) alla geotermia emesse dalla Giunta Regionale (scarica Risoluzione n.140 del 1/2/17,  scarica Decisione n.40 del 2/5/17 e le Linee guida per le ANI (Delibera n. 516 del 15.05.2017).

Anche i sindaci di altri territori toscani, Maremma, Valdera, Valdelsa e Valdicecina, si trovano a contrastare progetti di centrali piovute dall’alto e che hanno visto il “fiorire” di decine di comitati spontanei che tallonano e spingono i sindaci a schierarsi contro le centrali per la difesa del territorio.

Discorso a parte per Marras, capogruppo regionale del PD, che cambia opinione a seconda del tempo e dell’uditorio: nell’ultimo incontro del 7 giugno scorso a Montenero è venuto a rivendicare la validità degli atti regionali in merito alla cd. zonazione, ma lo stesso Marras in più occasioni ha affermato nelle “aree non idonee” sarebbero stati inseriti “di default” (cioè di norma) tutti quei comuni che ad oggi non ospitano alcun impianto geotermico e ribadito, sulla questione Amiata, quanto già declamato negli ultimi anni dai sindaci e assessori regionali e sancito dal PAER regionale, cioè che il territorio dell’Amiata ha raggiunto, con Bagnore 4, l’equilibrio e che quindi non si sarebbero realizzate più altre centrali!
Posizione sostenuta a Castel del Piano in un incontro il 24 febbraio scorso, ma già modificata -in peggio- a Magliano il 6 maggio scorso dove aveva però portato “in dote” l’esclusione di Magliano e Montenero dai progetti di nuove centrali.

Peraltro nelle regioni limitrofe, Umbria e Lazio, interessate anch’esse dalle mire della speculazione geotermica, gli stessi amministratori locali, in maggioranza PD, si sono schierati compatti contro ogni progetto di geotermia speculativa e inquinante determinando, di fatto, il blocco di ogni progetto di centrale in quelle regioni.

Da tutte queste vicende emerge evidente una incapacità complessiva, come partito, a governare con la medesima visione e l’incapacità, in molti casi, di capire e prendere atto che la strada delle centrali geotermiche è invisa a tutte le popolazioni dei territori scelti di volta in volta come sedi di impianti; la cd. “zonazione” toscana sancisce definitivamente il fallimento della politica regionale che, mentre tenta sortite populiste verso i cittadini elettori, di fatto impone la volontà delle lobbies delle centrali e degli incentivi pubblici alla geotermia.

I comitati e la Rete Nazionale NOGESI da tempo suggeriscono l’unica strada percorribile per evitare il disastro dei territori (e una inevitabile debacle elettorale…) e cioè una immediata moratoria generale sulla geotermia, esistente e di progetto, il ritiro della cd. “zonazione” e l’apertura di un confronto serio con le popolazioni sulle scelte di politica economica e di sviluppo dei territori affidando il tutto ad una nuova legge di settore, come chiedono peraltro alcuni consiglieri del PD.

I prossimi giorni la Rete Nazionale NOGESI invierà al presidente Rossi, alla Giunta Regionale Toscana, al Consiglio Regionale, a tutti i sindaci dei territori che la Regione Toscana considera “geotermici” un documento di “osservazioni” alle ANI varate dalla Giunta ed una proposta politica di “revisione generale” delle politiche energetiche della Regione ed un nuovo approccio complessivo al tema “geotermia”.
E il presidente Rossi dimostri che è possibile, in una delle Regioni più “progressiste “del paese, intercettare quanto viene dai cittadini e specialmente dagli amministratori locali circa un cambiamento di rotta delle politiche socioeconomiche e tecnologiche verso direzioni più ecosostenibili, etiche, eque.


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