Archivio mensile:Giugno 2022

Roma, 16 giugno 2022. Stati generali della Geotermia: se la suonano e se la cantano, ringraziando Putin…

RESOCONTO degli STATI GENERALI DELLA GEOTERMIA svoltosi il 16/06/2022 a ROMA

L’ennesimo convegno sulla geotermia (stavolta è stato denominato “Stati generali della Geotermia”, promosso dal Consiglio Nazionale dei Geologi) si è risolto nel solito show di personaggi, anche molto autorevoli per la verità, portavoce di un sentire unanime e unanimemente condiviso: la geotermia è la soluzione energetica del futuro, ce n’è troppo poca nel nostro paese per colpa degli ambientalisti e della burocrazia ma per fortuna, grazie anche alla guerra, gli orientamenti politici stanno cambiando, ci aspetta una clamorosa rivincita.

Hanno partecipato, oltre agli ospitanti Geologi Emanuele Emani, Arcangelo Violo e Lorenzo Benedetto, una decina e più di tecnici esperti, fra i quali: Bruno Della Vedova, Presidente Unione Geotermica Italiana (UGI); Nunzia Bernardo, Delegata Ricerca sul Sistema Energetico (RSE S.p.A.); Adele Manzella, Primo Ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR); Gennaro Niglio, Direttore Sviluppo e Innovazione GSE S.p.A.; Nicolandrea Calabrese, Responsabile Laboratorio efficienza energetica Edifici e Sviluppo Urbano del Dipartimento Unità per l’Efficienza Energetica ENEA; Andrea Dini, Istituto di Geoscienze e Georisorse (CNR); Aurelio Cupelli, Manager Rete Geotermica; Lorenzo Spadoni, Presidente Associazione Italiana Riscaldamento Urbano (AIRU); Moreno Fattor, Presidente Associazione Nazionale Impianti Geotermia Heat Pump (ANIGhp); Loredana Torsello, Responsabile Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche (Co.Svi.G.); oltre ad una nutrita schiera di politici: Aldo Patriciello, Eurodeputato Commissione Industria, Ricerca ed Energia (Forza Italia); Nicola Procaccini, Eurodeputato Commissione Ambiente, Sanità e Sicurezza Alimentare (Fratelli D’Italia); Riccardo Fraccaro, Componente 10ª Commissione permanente Attività produttive, commercio e turismo – Camera dei Deputati (M5S); Paolo Arrigoni, Componente 13ª Commissione permanente Territorio, ambiente, beni ambientali – Senato della Repubblica (Lega); Mauro Coltorti, Presidente 8ª Commissione permanente Lavori pubblici, comunicazioni – Senato della Repubblica (M5S); Ruggiero Quarto, Componente 13ª Commissione permanente Territorio, ambiente, beni ambientali – Senato della Repubblica (M5S); Cristiano Anastasi, Componente 10ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo – Senato della Repubblica (M5S).

In un contesto così ricco ed articolato, nemmeno stavolta si è sentita l’esigenza di consentire l’intervento di qualcuno, né a livello scientifico né politico o, perché no, dei Comitati ambientalisti, che portasse una voce “fuori dal coro”, forse per la preoccupazione di dover far fronte a qualche imbarazzo.

Avendo assistito da remoto a gran parte del convegno, dobbiamo dire di essere rimasti particolarmente delusi dalla performance del Responsabile Geotermia Italia Luca Rossini, che si era presentato proponendo il tema della “geotermia come sviluppo sostenibile del territorio”.
Attraverso una confusa illustrazione di 4 (quattro) diapositive, ha cercato di evidenziare come, a Larderello, in due secoli di sviluppo geotermico, la Valle del Diavolo infestata dalle esalazioni boracifere abbia assunto un aspetto più “umano”, sorvolando sul fatto che il Comune di Castelnuovo Val di Cecina regala le case per contrastare lo spopolamento indotto dalla monocultura geotermica; ha immancabilmente riproposto la bufala della riduzione delle emissioni dell’anidride carbonica naturale che le centrali sarebbero in grado di operare, omettendo la semplice osservazione che i pozzi di alimentazione delle centrali spinti a 3500 m. di profondità portano in superficie altri gas, fra cui anche la CO2, che altrimenti impiegherebbero secoli a fuoriuscire dal terreno, sommandosi pertanto a quelli che inevitabilmente fuoriescono per vie naturali.
Non ha mancato di esaltare l’utilizzazione del calore per usi plurimi quali il teleriscaldamento delle abitazioni, parlando dell’economicità di questi impianti e della loro relativa indipendenza rispetto alle variazioni dei costi dell’energia, forse non essendo a conoscenza dei costi reali che gli utenti sopportano (a Santa Fiora il teleriscaldamento costa quanto un impianto alimentato a GPL). Ha anche evidenziato l’attenzione di ENEL all’inserimento paesaggistico delle centrali ma da questo punto di vista c’è ben poco da controbattere: basta dare un’occhiata alla visuale del Monte Labbro che si osserva per alcuni kilometri della provinciale tra Santa Fiora e Bagnore, o a quella dell’Amiata dall’ex statale 323 intorno nella zona della Bella per rendersene conto.

Non poteva mancare il ricatto occupazionale, col riferimento alle 80 imprese dell’indotto che opererebbero nei comuni geotermici, alle 150 in ambito regionale, rispettivamente con 1500 e oltre 4000 addetti, con un implicito richiamo alla necessità di ripristinare, a favore di questa attività, la politica degli “incentivi” che dovrebbe rivedere la luce con l’emanazione del prossimo decreto Fer2.

A tale proposito è da dire che ha partecipato al convegno anche il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, che sarà ricordato per un intervento assolutamente incomprensibile, non è dato sapere se per motivi tecnici (malfunzionamento del microfono) o per motivi personali, da attribuire al desiderio di dissimulare le proprie reali intenzioni ed attività.

Molto interessante invece, ed in qualche misura dissonante, il contributo del Prof. Carlo Doglioni, Presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), che è arrivato a richiamare i “pasdaran” geotermici alle proprie responsabilità, innanzitutto attraverso una comunicazione scientifica corretta delle problematiche connesse a questa attività, ma anche mediante la messa in campo di quella che ha definito “l’etica della geotermia”, consistente innanzitutto nel rispetto delle “regole della natura”: ad esempio, non ci possiamo permettere (sono le sue parole) di generare sismicità a causa dell’attività di questi impianti e non si devono fare perforazioni in aree critiche, come successo nel giugno-luglio 2020 a Pozzuoli, perché in questi casi il rischio di suscitare la contrarietà dell’opinione pubblica è più che reale e giustificato.

Comunque, come detto, ancora una volta se la sono suonata e se la sono cantata, senza la minima considerazione nei riguardi dei tanti, sempre più numerosi, che evidenziano problemi irrisolti in merito alle emissioni in atmosfera (e quindi sulla salute degli abitanti esposti), al consumo di acqua, all’inserimento in aree con vincoli ambientali etc., associati a questa attività: anzi, sembra che abbiano bisogno di rafforzare le loro stesse convinzioni anche attraverso affermazioni assolutamente insignificanti quali “le emissioni di inquinanti delle centrali geotermiche sono costantemente monitorate da ARPAT e sotto limiti di legge”, quando è universalmente risaputo che i controlli vengono eseguiti solo se gli AMIS sono perfettamente funzionanti ed in tali condizioni è normale che le emissioni rispettino i limiti (per quelle poche sostanze che sono attualmente normate).

E’ chiaro però, anche sulla base di quanto evidenziato nel convegno, che l’opposizione allo sviluppo ulteriore della geotermia sarà sempre più problematica, in considerazione del procedere di una crisi energetica oramai conclamata a causa delle forti riduzioni nelle forniture di gas dalla Russia. In questo quadro qualsiasi possibilità di sfruttamento di risorse nazionali, anche in grado di fornire contributi insignificanti al fabbisogno energetico nazionale, possono essere prese in considerazione, calpestando le vocazioni naturalistiche di territori come l’Amiata, dove il Presidente Giani vuole realizzare il secondo polo geotermico regionale, e mettendone a rischio ricchezze ben più importanti e decisive per la sopravvivenza, come il bacino idropotabile.

Non a caso sono di questi giorni anche gli appelli per un uso più consapevole e contenuto dell’acqua, in primo luogo di quella potabile, a causa del periodo di estrema siccità che attanaglia l’Italia e la nostra stessa provincia, con l’Acquedotto del Fiora che si ostina a ripetere che tutto dipende dalla riduzione delle precipitazioni, mentre noi riteniamo che un contributo significativo alla riduzione delle portate delle sorgenti sia da attribuire anche allo sfruttamento geotermico, dal momento che, a seguito dell’apertura della centrale Bagnore 4 nel 2015, i piezometri che misurano l’altezza della falda sul Monte Amiata hanno subito un abbassamento mai recuperato, nonostante la piovosità degli anni successivi.

Rete nazionale NOGESI (No Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)

Geotermia, Borgia smentisce Sbrana sulle emissioni “naturali” di CO2 delle centrali

Il Prof. Andrea Borgia, geologo, vulcanologo e valutatore ambientale, profondo conoscitore della geotermia amiatina, replica al Prof. Alessandro Sbrana, del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa che, insieme ad un gruppo di collaboratori, ha recentemente pubblicato alcuni articoli ( 123) in merito ai risultati di studi sulle emissioni naturali di CO2 nell’area geotermica del Monte Amiata; questi studi, finanziati da ENEL, portano gli autori a concludere che il degassamento della CO2 avverrebbe comunque, anche se le centrali non fossero presenti ed anzi, il loro funzionamento ne diminuirebbe l’entità.

Innanzitutto il Prof. Borgia sostiene che, indipendentemente dalle emissioni naturali, quelle di CO2 misurate in corrispondenza dei camini delle centrali appartengono comunque alle centrali in quanto impianti industriali e non possono attribuirsi ad altre cause.
Allo scopo di confrontare le emissioni delle centrali con quelle “naturali”, è da considerare che le misurazioni utilizzate per il calcolo di queste ultime, misure peraltro estrapolate sembra arbitrariamente ad un’area molto vasta attorno ad ognuna di esse, sono state effettuate durante il periodo estivo e durante il giorno, cioè quando i loro valori sono generalmente massimi: durante la notte e negli altri periodi dell’anno questi valori potrebbero ridursi di decine se non di centinaia di volte.

Mancando poi una quantificazione attendibile delle emissioni in epoca precedente allo sfruttamento geotermico, risulta piuttosto arbitraria l’attribuzione a cause naturali di un fenomeno che anch’esso potrebbe essere in realtà la conseguenza di 60 anni di sfruttamento: la caduta di pressione che si ha nell’area di influenza di ogni pozzo estrattivo, provoca il fenomeno dell’essoluzione (cioè della separazione) della CO2 dal fluido geotermico, e quindi la sua risalita in superficie sia attraverso i pozzi che lungo le vie naturali, costituite dalle fratture e dalle faglie presenti nella roccia.

Infine la stessa attività geotermica produce CO2, sia perché il liquido reiniettato, venuto a contatto con l’aria, risulta più ricco di ossigeno e favorisce le reazioni di ossidazione delle rocce dei campi geotermici, sia perché la combustione catalitica dell’Idrogeno solforato che ha luogo negli impianti AMIS produce indirettamente ulteriore CO2 che viene liberata in atmosfera. Peraltro sembrerebbe che tutti questi sono aspetti non siano mai stati effettivamente sottoposti a valutazione d’impatto ambientale.

In ogni caso le emissioni di CO2 dimostrano che gli strati di terreno che separano il campo geotermico dalla superficie non sono impermeabili: ciò porta con sé la conseguenza che anche l’acquifero idropotabile contenuto nelle vulcaniti del Monte Amiata è connesso tramite faglie, fratture, camini vulcanici e, appunto, rocce permeabili ai campi geotermici.

Quindi, i gas (tra cui anche l’arsenico) che risalgono dal campo geotermico verso la superficie e verso l’acquifero, lo possono inquinare; fatto già dimostrato dalle rilevazioni dei piezometri della Regione Toscana e di ENEL. Allo stesso tempo, l’acqua potabile dell’acquifero può percolare verso i campi geotermici inquinandosi irrimediabilmente.
La sola alternativa, alla attuale impattante forma di sfruttamento geotermico, è rappresentata dalle più recenti tecnologie (GreenFire o Eavor), che si basano su pozzi profondi a circuito chiuso (come alcuni tipi delle comuni sonde geotermiche) all’interno dei quali viene fatto circolare un liquido che estrae solo il calore geotermico, senza nessuna movimentazione di materia dal sottosuolo.

Rete nazionale NoGESI

Geotermia, NO incentivi: quarta lettera al ministro Cingolani, risponderà?

 

 

 

Al Prof. Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica
E, p.c.: Al Prof. Mario Draghi, presidente del Consiglio dei Ministri

Oggetto: Lettera aperta al Ministro Prof. Roberto Cingolani sulla Geotermia.

Egregio Sig. Ministro,

Le Sue considerazioni in risposta alla interrogazione a prima firma On. Ziello (Lega), per conoscere i tempi effettivi di emanazione del decreto Fer2 e le sue esternazioni circa gli incentivi alla geotermia (FER 2) (“incentivo che sia ragionevolmente attrattivo”) ci hanno sorpreso.
Le avevamo mandato tre lettere, una con le associazioni Forum Ambientalista ONLUS e Accademia Kronos del 14.03.2021-NOTA (1)-, l’altra del 27.03.2021 e l’ultima l’11.06.2021 in cui esprimevano la nostra contrarietà alla concessione di incentivi alla geotermia, dopo lo “stop” del 2016.
La Rete NOGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa ed Inquinante) è nata il 26.10.2013, a Bolsena (tra Toscana e Lazio-Umbria), quindi circa da 10 anni segue l’evolversi ed i problemi della geotermia.

Siamo contrari agli incentivi alla geotermia per le seguenti ragioni:

1.Come sostiene autorevolmente, ma ancora non a sufficienza, la stessa Unione Europea nella Direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’11 dicembre 2018 sull’uso dell’energia da fonti rinnovabili (considerando 46): “L’energia geotermica è un’importante fonte locale di energia rinnovabile che di solito genera emissioni considerevolmente più basse rispetto ai combustibili fossili, e alcuni tipi di impianti geotermici producono emissioni prossime allo zero. Ciononostante, a seconda delle caratteristiche geologiche di una determinata zona, la produzione di energia geotermica può generare gas a effetto serra e altre sostanze dai liquidi sotterranei e da altre formazioni geologiche del sottosuolo, che sono nocive per la salute e l’ambiente”.

2.La geotermia italiana attuale sembra “ecologica” soltanto perché le autorità nazionali omettono di comunicare all’European Environment Agency le emissioni di gas serra e di altri inquinanti delle centrali, abbellendo così il quadro emissivo italiano (come risulta da nostri contatti con la UE). La realtà della ricerca scientifica mondiale e delle esperienze sul campo mostrano con tutta evidenza che la geotermia non è affatto sempre pulita, rinnovabile e sostenibile. Ma lo è solo a determinate condizioni, che dipendono dalle specificità del territorio nel quale la si vuole usare e dalla tecnologia impiegata. Ogni caso va esaminato a parte, con appropriata attenzione e grandissime cautele.

3.La presenza delle centrali geotermoelettriche in Italia, che attualmente riguarda la sola Regione Toscana e solo con l’uso della tecnologia “flash”, con rilascio dei vapori in atmosfera, è contestata da anni nell’area del Monte Amiata in Toscana, dove si trova l’ultima centrale autorizzata nel 2014 (Bagnore 4), mentre la “privatizzazione della geotermia” voluta dal Governo Berlusconi (D. Lgs.22/2010) in 10 anni non ha prodotto alcuna centrale “pilota”, proprio per l’opposizione di Regioni, Comuni e cittadini. E sono le questioni legate al depauperamento ed inquinamento degli acquiferi, alle emissioni comunque sempre significative, alla sismicità indotta forse peggiore nel “ciclo binario” rispetto al “flash”, al problema di impoverimento dei territori.

4.Gli impianti geotermoelettrici italiani “flash” (come detto localizzati nella sola Regione Toscana), emettono grandi quantità di gas, polveri sottili (PM10, PM2,5, micro-polveri) e altre sostanze tossico-nocive (Mercurio, Arsenico, Boro, Ammoniaca, Cesio, Tallio, ecc.) e climalteranti (CO2, Metano, Idrocarburi, ecc.) – per la maggior parte delle quali non vi sono limiti alle emissioni – questo fatto è ben noto da molto tempo.

5. Il loro impatto sulla salute pubblica è stato ben studiato per conto della Regione Toscana dalla Fondazione Toscana Gabriele Monasterio del CNR nel Progetto di ricerca epidemiologica sulle popolazioni residenti nell’intero bacino geotermico toscano “Progetto Geotermia” dell’Ottobre 2010,evidenziando nell’area amiatina gravi carenze nello stato di salute delle popolazioni.

6. D’altro canto gli impianti “binari”, oltre a non fornire alcuna garanzia in merito alla possibilità che i gas incondensabili re-iniettati nelle formazioni di provenienza permangano nel sottosuolo e non fuoriescano in superficie (nel Centro Italia ove si vogliono installare impianti binari la concentrazione di gas nel fluido binario varia dal 6 al 10%), possono provocare terremoti indotti o innescati, oltre al depauperamento ed inquinamento delle falde acquifere per uso potabile. La necessità di tutelare dette falde non è inferiore alla necessità di tutelare l‘atmosfera, anzi, mentre l’energia può essere prodotta con altre tecniche sostenibili, l’inquinamento degli acquiferi è irreversibile.
Ne sono prova quanto è accaduto in tutto il mondo: a Vendenheim (Strasburgo), ai Campi Flegrei, presso il sito di United Downs, in Cornovaglia, a Pohang (Sud Corea) e a S. Gallo (Basilea).
La recente pubblicazione di Schiavone et al. (2020) “Seismogenic potential of withdrawal-reinjection cycles: Numerical modelling and implication on induced seismicity”. Geothermics 85 (2020), p. 101770), evidenzia i rischi non quantificabili connessi a progetti geotermici con iniezione di grandi quantità di fluidi in contesti geologici complessi, dov’è assente la comunicazione tra serbatoio di produzione e serbatoio di reiniezione, e dove l’iniezione avviene in zone di faglia (come è il caso dell’impianto pilota progettato a Castel Giorgio -Umbria).

7. Non è semplicemente più ammissibile costruire e concedere incentivi destinati alla riduzione dell’effetto serra per centrali le quali, come quasi tutti gli impianti geotermoelettrici della Toscana (l’unica in Italia a produrre geotermia), emettono più gas a effetto serra che centrali a combustibile fossile. E l’effetto serra è il principale problema responsabile dei cambiamenti climatici.
Non è più ammissibile realizzare centrali che inquinano, sono pericolose ed allo stesso tempo inefficienti e costose. Bisogna capire a questo punto se il gioco vale la candela, come successo per il nucleare, o se viceversa è meglio tenere spenta la candela e produrre energia in altri modi.

In questa direzione una attenta e documentata riflessione va fatta da parte del Suo Ministero sui progetti delle “Energie rinnovabili”, come fotovoltaico, eolico (che se di grandi dimensioni, rovinano il paesaggio) e, in particolare, sul tema della “Geotermia”, definita impropriamente “rinnovabile”, poiché i pozzi geotermici si esauriscono in circa dieci anni e lo stesso bacino geotermico, dopo anni di sfruttamento, tende all’esaurimento.

La scelta della Regione Toscana in materia di rinnovabili in particolare, si è fortemente caratterizzata sull’uso della Risorsa Geotermica al fine di realizzare centrali geotermoelettriche di tipo “Flash”, storicamente nell’area di Larderello e da alcuni anni nel Monte Amiata, che oltre a creare gravi problemi ambientali, di rischio per i bacini idropotabili e termali, sismici e di subsidenza delle aree interessate, emettono in atmosfera grandi quantità di sostanze inquinanti (acido solfidrico, anidride solforosa, ammoniaca, arsenico, antimonio, mercurio, monossido di carbonio) e quantità di CO2 e metano anche superiori, a parità di potenza elettrica prodotta, a quelle delle centrali a carbone (fattore di emissione delle centrali geotermiche pari a 1,20 kg CO2 equivalenti/KWh, rispetto a un fattore di emissione delle centrali a carbone di 0,87 kg CO2 equivalenti/KWh ( dati ARPAT 2019 Centrali Bagnore 3 e Bagnore 4 sul Monte Amiata). Nonostante questo handicap, l’ENEL che ha realizzato gli impianti, ha usufruito e usufruisce a tutt’oggi degli incentivi previsti dal Fondo Nazionale delle Rinnovabili, per decine di milioni ogni anno.
Altrettanto sta avvenendo per le Società Sorgenia, ITW-LKW, Magma Energy Italia, ecc.), che intendono realizzare nell’area del Monte Amiata, nella Val d’Orcia, a Castelnuovo Val di Cecina in Toscana, a Castel Giorgio nell’ area della Tuscia e del Lago di Bolsena, centrali geotermoelettriche a “ciclo binario” che presentano anche esse problematiche ambientali e, in particolare, nei processi dei re-immissione dei fluidi, rischi di creare sismicità, anche rilevante, indotta e innescata.
Centrali che si vanno inoltre a collocare in aree di alto valore ambientale, che hanno riconoscimenti nazionali e europei di aree protette a salvaguardia di ecosistemi unici, in netto contrasto quindi con le scelte di valorizzazione ambientale, storica e culturale, compiute dalle amministrazioni locali (molte sono contrarie alla geotermia), dalle Soprintendenze, dai cittadini e dagli operatori economici del territorio. E per rendersi conto che la geotermia non sia “vista di buon occhio” basta leggere le conclusioni di Legambiente e Ipsos che hanno mostrato i risultati dell’indagine “ Gli italiani e l’energia” che documenta solo che il 9% vota per la geotermia.

Chiediamo che il Suo Ministero intervenga per porre fine a questa assurda situazione e che gli incentivi per la Geotermia siano utilizzati non per centrali geotermoelettriche, ma nel campo di progetti per l’uso del calore e della bassa entalpia (riscaldamento e climatizzazione degli edifici pubblici, privati, impianti sportivi, piscine e termalismo, serre e interventi nell’agricoltura, allevamenti e settore turistico) come prevedevano, nel lontano 2015, le Commissioni riunite VIII (Ambiente, territorio e lavori pubblici) e X (Attività` produttive, commercio e turismo).
Vorremmo affrontare con il Suo Ministero le tematiche sopra esposte e, in particolare, il tema “Geotermia”, per dare un nostro contributo di conoscenze a approfondimenti che abbiamo compiuto nel corso di tanti anni, con l’apporto tecnico di studiosi, geologi, vulcanologi, ingegneri esperti del settore.
Le chiediamo pertanto un incontro, da tenere anche in video-conferenza, oppure con un Sottosegretario da Lei incaricato o con personale del suo Ministero esperto nelle energie rinnovabili.
Cogliamo l’occasione per porgerVi distinti saluti.

Rete nazionale NOGESI (No Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)


NOTA (1)

Abbadia San Salvatore (SI), 14.03.2021

Prof. Mario Draghi, Presidente del Consiglio dei Ministri
Prof. Daniele Franco, Ministro dell’Economia e delle Finanze
Prof. Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica
Prof. Enrico Giovannini, Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili
On. Roberto Speranza, Ministro della Salute

Oggetto: Gli investimenti del ‘Next Generation EU’ (Recovery Fund) debbono riguardare solo le energie pulite e, per il settore della geotermia, solo il calore geotermico (pompe di calore).

Il Consiglio europeo ha deliberato in data 10-11 dicembre 2020, in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi, di approvare “un obiettivo UE vincolante di riduzione interna netta delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e invita i co-legislatori a tenere conto di questo nuovo obiettivo nella proposta di legge europea sul clima”. “Occorre sfruttare al meglio” -prosegue il Consiglio Europeo- “il pacchetto QFP/Next Generation EU, compreso il meccanismo per una transizione giusta, al fine di realizzare la nostra ambizione in materia di clima”.

Il rapporto Unep, il Programma ambientale delle Nazioni Unite, rileva che, nonostante un calo delle emissioni di Co2 nell’anno corrente a causa del Covid-19, il mondo viaggia ancora verso un aumento della temperatura superiore ai 3 gradi. Tuttavia, dice l’organizzazione, se i governi investissero in azioni per il clima come parte della ripresa dalla pandemia e consolidassero gli impegni per emissioni zero, alla prossima Cop di Glasgow nel novembre 2021, potrebbero portare le emissioni a livelli sostanzialmente coerenti con l’obiettivo, fissato dall’Accordo di Parigi, dei 2 gradi.

L’accordo di Parigi è il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici, adottato alla conferenza di Parigi sul clima (COP21) nel dicembre 2015. Esso stabilisce un quadro globale per evitare pericolosi cambiamenti climatici limitando il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2ºC e proseguendo con gli sforzi per limitarlo a 1,5ºC. Esso punta a rafforzare la capacità dei paesi di affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici e a sostenerli nei loro sforzi. I governi hanno concordato di:

-mantenere l’aumento medio della temperatura mondiale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali come obiettivo a lungo termine

-puntare a limitare l’aumento a 1,5°C, dato che ciò ridurrebbe in misura significativa i rischi e gli impatti dei cambiamenti climatici

-fare in modo che le emissioni globali raggiungano il livello massimo al più presto possibile, pur riconoscendo che per i paesi in via di sviluppo occorrerà più tempo

-conseguire rapide riduzioni successivamente secondo le migliori conoscenze scientifiche disponibili, in modo da raggiungere un equilibrio tra emissioni e assorbimenti nella seconda metà del secolo.

Gli investimenti del ‘Next Generation EU’ (Recovery Fund), che verranno scelti in Italia dal decisore politico, dovrebbero essere accompagnati da una precedente valutazione di analisi “costi/benefici”, in cui dovrebbero essere esplicitati e motivati dal decisore politico i pesi comparativi dati alle varie voci inserite nell’analisi non strettamente valutabili in termini finanziari con valori di mercato o surrogativi.

Chiediamo di escludere il settore della geotermia (flash e binari) per questi motivi:

1.Come sostiene autorevolmente, ma ancora non a sufficienza, la stessa Unione Europea nella Direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’11 dicembre 2018 sull’uso dell’energia da fonti rinnovabili (considerando 46): “L’energia geotermica è un’importante fonte locale di energia rinnovabile che di solito genera emissioni considerevolmente più basse rispetto ai combustibili fossili, e alcuni tipi di impianti geotermici producono emissioni prossime allo zero. Ciononostante, a seconda delle caratteristiche geologiche di una determinata zona, la produzione di energia geotermica può generare gas a effetto serra e altre sostanze dai liquidi sotterranei e da altre formazioni geologiche del sottosuolo, che sono nocive per la salute e l’ambiente. Di conseguenza, la Commissione dovrebbe facilitare esclusivamente la diffusione di energia geotermica a basso impatto ambientale e dalle ridotte emissioni di gas a effetto serra rispetto alle fonti non rinnovabili”.

2.La geotermia italiana attuale sembra “ecologica” soltanto perché le autorità nazionali omettono di comunicare all’European Environment Agency le emissioni di gas serra delle centrali ed altri inquinanti, abbellendo così il quadro emissivo italiano (come risulta da nostri contatti con la UE). La realtà della ricerca scientifica mondiale e delle esperienze sul campo mostrano con tutta evidenza che la geotermia non è affatto sempre pulita, rinnovabile e sostenibile. Ma lo è solo a determinate condizioni, che dipendono dalle specificità del territorio nel quale la si vuole usare e dalla tecnologia impiegata. Ogni caso va esaminato a parte, con appropriata attenzione e grandissime cautele.

3.La presenza delle centrali geotermoelettriche in Italia attualmente riguarda la sola Regione Toscana e solo con l’uso della tecnologia “flash”, con rilascio dei vapori in atmosfera, è contestata da anni nell’area del monte Amiata in Toscana, dove c’è l’ultima centrale autorizzata nel 2013 (Bagnore 4), mentre la “privatizzazione della geotermia” voluta dal Governo Berlusconi (D. Lgs.22/2010) in 10 anni non ha prodotto alcuna centrale “pilota”, proprio per l’opposizione di Regioni, Comuni e cittadini. E sono le questioni legate al depauperamento ed inquinamento degli acquiferi, alle emissioni comunque sempre significative, alla sismicità indotta forse peggiore nel “ciclo binario” rispetto al “flash”, al problema di impoverimento dei territori.

4.Gli impianti geotermoelettrici italiani “flash” (come detto localizzati nella sola Toscana), emettono grandi quantità di gas, polveri sottili (PM10, PM2,5, micro-polveri) e altre sostanze tossico-nocive (Mercurio, Arsenico, Boro, Ammoniaca, Uranio, Torio Cesio, Tallio, ecc.) e climalteranti (CO2, Metano, Idrocarburi, ecc.) – per la maggior parte delle quali non vi sono limiti alle emissioni – questo fatto è ben noto da molto tempo (vedi tabella 1).

Tabella 1: Confronto delle emissioni misurate dall’ARPAT con le emissioni secondo l’EEA
(1) Emissioni secondo il rapporto Renewable energy in europe 2019 dell’EEA, riferite all’anno 2018;
(2) Emissioni calcolati dai fattori di emissione di Ferrara et al. e con la produzione annuale lorda di energia elettrica di tutte le centrali geotermoelettriche italiane per l’anno 2018 di 6105,4 GWh (Dati TERNA).

sostanza emissione secondo EEA (1) emissioni secondo ARPAT (2)
CO2 – 0,51 Mt 2,95 Mt
CH4 43,3 kt
SO2 -0,05 kt 12,2 kt
H2S 8,2 kt
NH3 7,5 kt
CO 303 t
Hg 2,3 t
Sb 250 kg
As 244 kg
PM10 – 0,01 *
PM2.5 0 *
NOx – 0,15 kt *
VOC -0,04 kt &

Il segno “meno” significa che la produzione di elettricità nelle centrali geotermiche permette di evitare le emissioni che verrebbero prodotte da centrali termoelettriche alimentate da combustibili fossili nel mix nazionale,
* dati non disponibili. Sappiamo però che centrali geotermiche a ciclo aperto emettono consistenti quantità di polveri sottili,
& le centrali geotermiche non emettono VOC (composti organici volatili), ad eccezione del metano, già riportato in tabella.

Il loro impatto sulla salute pubblica è  stato ben studiato per conto della Regione Toscana dalla Fondazione Toscana Gabriele Monasterio del CNR nel Progetto di ricerca epidemiologica sulle popolazioni residenti nell’intero bacino geotermico toscano “Progetto Geotermia” dell’Ottobre 2010 e riassunto in una nota di Medici per l’Ambiente (ISDE). Per maggiori dettagli si veda l’allegato geo.2377a (allegato n.1).

  1. Dobbiamo registrare che lo stesso Consiglio dei Ministri  italiano nella seduta del 10.09.2020 ha impugnato la legge della regione Toscana sulle ANI (aree non idonee alla geotermia) (https://sosgeotermia.noblogs.org/2020/10/20/lo-stato-contro-la-regione-toscana-limpugnazione-della-legge-regionale-sulle-ani-e-una-sonora-bocciatura-dellidea-di-geotermia-di-rossi-e-del-pd/ )  dando un pesante colpo di freno nei confronti della volontà fin qui manifestata dalla Regione Toscana di procedere al dissennato sviluppo dello sfruttamento geotermico, anche in aree in cui è lo Stato ad avere la competenza amministrativa. Essendo inidonea la legge regionale sulle ANI, l’autorizzazione degli impianti geotermici è tutt’oggi ferma e lo sarà per tutta la fase in cui si svilupperà il contenzioso con lo Stato e in caso, come ci auguriamo, che lo Stato prevalga si dovrà rimettere mano ad una legge regionale toscana più consona alle volontà dei territori, che avevano in passato manifestato la loro avversione alla geotermia.

6.D’altro canto gli impianti “binari”, oltre a non fornire alcuna garanzia in merito alla possibilità che i gas incondensabili re-iniettati nelle formazioni di provenienza permangano nel sottosuolo e non fuoriescano in superficie (il Centro Italia ove si vogliono installare impianti binari la concentrazione di gas incondensabili varia dal 6 al 10%), possono provocare terremoti indotti o innescati, oltre al depauperamento ed inquinamento delle falde acquifere per uso potabile. La necessità di tutelare dette falde non è inferiore alla necessità di tutelare l‘atmosfera, anzi, mentre l’energia può essere prodotta con altre tecniche sostenibili, l’inquinamento degli acquiferi è irreversibile.

  1. Negli ultimi anni l’aspetto terremoti indotti o innescati degli impianti binari si è imposto con nettezza:

– lo studio “Valutazioni sulla pericolosità vulcanica e sismica inducibile dallo sfruttamento dell’energia geotermica nei siti di Bagnoli, Scarfoglio (Campi Flegrei) e Serrara Fontana (Isola d’Ischia)”, Relazione di approfondimento a cura del GRUPPO DI LAVORO INGV “PERFORAZIONI GEOTERMICHE” dell’INGV, che ha effettivamente impedito la realizzazione dei progetti geotermici di Scarfoglio e Serrara Fontana (link:http://www.bolsenalagodeuropa.net/wp-content/uploads/2020/07/reportvulcano.pdf – p. 40 ff.)

– il terremoto di Pohang (https://www.nature.com/articles/d41586-019-00959-4 ) nel 2017 e le sue analisi scientifiche che concludono che questo terremoto distruttivo di magnitudo 5,4 era stato innescato da attività connesse a un progetto geotermico;

– segnaliamo anche, in relazione al problema della sismicità, il caso di San Gallo, (Basilea) che ha portato all’abbandono del progetto (https://www.theguardian.com/world/2009/dec/15/swiss-geothermal-power-earthquakes-basel ).

-nel mese di dicembre 2020 è balzato alle cronache a Strasburgo, una delle sedi del Parlamento Europeo, un impianto binario simile a quelli che si vorrebbero installare in Italia. Si sono verificati una estesa  serie di sismi (max di magnitudo di 3.5) per cui la Prefettura del Dipartimento del Basso Reno ha arrestato definitivamente i lavori di geotermia a Vendenheim da parte della società Fonroche, riferendosi esplicitamente al principio di precauzione e alla necessità di proteggere la popolazione, ritenendo che il progetto non presenta più ”le garanzie di sicurezza indispensabili” e successivamente, per di più,  ha decretato la sospensione di tutte le altre attività della Fonroche nel comprensorio di Strasburgo (https://www.lemonde.fr/planete/article/2020/12/07/apres-une-serie-de-seismes-arret-definitif-du-projet-de-centrale-geothermique-a-strasbourg_6062543_3244.html ). Il giorno di Natale 25.12.2020, nonostante che  l’impianto fosse fermo è avvenuto nell’area della centrale un terremoto di magnitudo 2.5 : la società Fonroche conferma che il “terremoto è indotto”  (vedi qui) ovvero  provocato dall’attività umana. A questo ha fatto seguito un terremoto di magnitudo 1.

-sempre da poco, in Gran Bretagna, ci sono stati seri problemi già in fase di test di perforazione geotermica presso il sito a United Downs, in Cornovaglia ( Fifteen earthquakes are recorded in Cornwall in just two days – Cornwall Live).

– la recente pubblicazione di Schiavone et al. (2020) “Seismogenic potential of withdrawal-reinjection cycles: Numerical modelling and implication on induced seismicity”. Geothermics 85 (2020), p. 101770), che evidenzia i rischi non quantificabili connessi a progetti geotermici con iniezione di grandi quantità di fluidi in contesti geologici complessi, dov’è assente la comunicazione tra serbatoio di produzione e serbatoio di reiniezione, e dove l’iniezione avviene in zone di faglia (come è il caso degli impianti pilota progettati a Castel Giorgio (Umbria) e Torre Alfina (Lazio).

  1. Non è semplicemente più ammissibile costruire e chiedere incentivi destinati alla riduzione dell’effetto serra per centrali le quali, come quasi tutti gli impianti geotermoelettrici della Toscana, emettono più gas a effetto serra che centrali a combustibile fossile. Non è più ammissibile realizzare centrali che inquinano, sono pericolose ed allo stesso tempo inefficienti e costose. Bisogna capire a questo punto se il gioco vale la candela, come successo per il nucleare, o se viceversa è meglio tenere spenta la candela e produrre energia in altri modi.
  2. Il 15.04.2015 le stesse Commissioni VIII (Ambiente) e X (Attività produttive) della Camera dei Deputati (presidenti rispettivamente Ermete Realacci e Guglielmo Epifani) avevano sentenziato, con disponibilità della Rete Nazionale NOGESI, la possibilità   di “favorire lo sviluppo e la diffusione della geotermia a bassa entalpia, ossia ad impianti che sfruttano il calore a piccole profondità, per l’importante contributo che può dare alla riduzione del fabbisogno energetico del patrimonio edilizio italiano”.
  1. Per molti anni, le centrali geotermiche hanno ricevuto incentivi enormi per la loro capacità di abbattere le emissioni di Gas Serra e di combattere così il cambiamento climatico – una capacità basata su un errore o un falso scientifico, smentito doppiamente dall’Unione Europea. Hanno sottratto, a danno del popolo italiano e della Terra, fondi essenziali ad incentivare tecnologie rinnovabili veramente in grado di combattere il cambiamento climatico”.

Forum Ambientalista ONLUS  –  Accademia Kronos  –   Rete Nazionale NOGESI