Archivio mensile:Settembre 2019

Venerdì 27 Settembre 2019. Terzo Sciopero Globale per il Clima del Movimento “Fridays for Future”: WE DON’T HAVE TIME

Scarica il volantino impaginato

 

Il cambiamento delle sorti del Pianeta parte anche dai piccoli territori che lottano per difendere le loro peculiarità. L’AMIATA è un ecosistema fondamentale da salvaguardare per il suo “Mantello Verde”, le acque, l’aria, il paesaggio, la grande biodiversità di flora e di fauna.
Stiamo invece assistendo alla continua distruzione di tale habitat, con le centrali geotermoelettriche esistenti e le numerose altre previste, il taglio consistente del bosco, il depauperamento del grande bacino idrico, l’inquinamento dell’ambiente con l’emissione di sostanze tossiche e gas altamente climalteranti, oltre a una mega-discarica prevista in località Poggio alla Billa, in un’area idrogeologicamente fragile, di elevato pregio archeologico e culturale.

Dai dati ARPAT si può ricavare che nel 2018 le centrali geotermoelettriche toscane hanno emesso oltre 2.500.000 tonnellate di CO2 (Anidride Carbonica); oltre 39.000 tonnellate di CH4 (Metano); oltre 6.900 tonnellate di NH3 (Ammoniaca); oltre 7.500 tonnellate di H2S (Acido solfidrico); oltre 2 tonnellate di Hg (mercurio); oltre 200 kg. di As (arsenico). Non producono energia rinnovabile e non devono quindi usufruire dei “sussidi ed incentivi” dallo Stato.
I tagli del bosco, previsti dal piano silvo-pastorale dell’Unione dei Comuni dell’Amiata Val d’Orcia per l’anno 2019 (Patrimonio pubblico dell’Ente e Demanio Regionale di Castiglione d’Orcia e Montalcino), ammontano a 154,25 ettari, l’equivalente di oltre 300 campi di calcio! A questi vanno aggiunti i tagli dei privati e quelli dell’intero versante grossetano.

Studenti, giovani, cittadini!
Salviamo il Pianeta, salviamo l’Amiata,
partendo dalla difesa di ogni singolo metro di terra!
Non facciamoci rubare il Futuro!!!
Sit-in a Abbadia San Salvatore in viale Roma (vicino Monumento ai caduti)
venerdì 27 settembre 2019, dalle ore 16

SOS Geotermia aderente a Rete NoGesi e Comitati Ambientalisti Amiata

Orvieto, 12 ottobre 2019. Convegno “LE API STANNO MORENDO”

Un convegno il 12 ottobre 2019, dalle ore 9, ad Orvieto-Palazzo dei Sette/Sala del Governatore

 

 

 

Cosa c’è dentro un vasetto di miele? Una storia complessa, un legame stretto e profondo tra le api ed il pianeta Terra. Oltre ai prodotti che usiamo e consumiamo, miele, pappa reale, polline, cera, propoli, le api svolgono il fondamentale compito dell’impollinazione. Senza l’impollinazione si perderebbe biodiversità. Senza le api verrebbero a mancare piante, erbe, fiori, cibo per l’alimentazione di molti animali e di noi esseri umani. Dovremmo rinunciare a fragole, albicocche, ciliegie, mele, pere, pesche, kiwi, castagne, susine, meloni, angurie, zucche, zucchine, carote, agli, cipolle, cavoli, cetrioli, cacao, girasoli, soia, grano saraceno. Ed ancora non si conosce l’impatto che si potrebbe avere sulla produzione di carne con la diminuzione in agricoltura delle foraggere, erba medica e trifoglio.

Ma c’è un grido mondiale: “Le api stanno morendo”.

In Europa abbiamo avuto perdite fino al 53% (fonte: Greenpeace).
Negli Stati Uniti si sta registrando la maggiore perdita di api nella storia, dal 50% al 90% (fonte: Dan Rather Report).

A New York le api scarseggiano, ci sono i droni ad impollinare. Anche in Cina nelle piantagioni dello Sichuan le instancabili operaie del cielo sono state annichilite dai pesticidi e, come in un racconto surreale e grottesco, a porre il polline sui fiori degli alberi da frutto sono gli uomini.
In Toscana il 2019 è stato definito “l’anno nero dell’apicoltura”. La produzione di miele è ai minimi storici: colpa di clima, pesticidi e siccità. Sono a rischio anche i raccolti.

Le cause? Molteplici. Malattie, parassiti, mancanza di habitat, cambiamenti climatici. Le stiamo uccidendo con l’inquinamento globale, col massiccio utilizzo in agricoltura di pesticidi, insetticidi, fungicidi ed antiparassitari chimici.

Il disastro!!! Una problematica nazionale, denunciata in una lettera dell’Unione Nazionale Associazione Apicoltori Italiani (UNAAPI), in cui viene chiesta l’attivazione dello stato di calamità per l’apicoltura.

La sensibilizzazione arrivata fino ad oggi non basta, occorre fare di più ed in fretta.
Ad oggi siamo solo obbligati ad eseguire azioni per tutelare le api. Tutti dobbiamo farlo, amministratori, cittadini, agricoltori, apicoltori. E se ancora non siamo a conoscenza della gravità del problema apriamo gli occhi e diamoci da fare.

Il Coordinamento Associazioni Orvietano, Tuscia e lago di Bolsena porterà ad Orvieto un convegno per far conoscere da vicino l’infausto ruolo dei pesticidi sulla moria delle api e sulla salute dell’uomo che si terrà il 12 ottobre 2019 presso il Palazzo dei Sette- Sala del Governatore dalle ore 9.

Coordinamento Associazioni Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena
Amelia Belli, Associazione Accademia Kronos-sezione di Orvieto, Orvieto; Filippo Belisario, Associazione WWF – sezione di Orvieto, Orvieto; Lucio Riccetti, Associazione Italia Nostra- sezione di Orvieto, Orvieto; Rita Favero, Comitato Interregionale Salvaguardia Alfina (CISA), Orvieto; Mauro Corba, Associazione Altra Città, Orvieto; Anna Puglisi, Associazione La Renara per l’Eco sviluppo del territorio, Castel Giorgio; Fausto Carotenuto, Comitato Difesa Salute e Territorio di Castel Giorgio, C. Giorgio; Annalisa Rohrwacher, Comitato di Castel Giorgio in massa contro la biomassa, C. Giorgio; Donato Borri, Comitato garanzie per la centrale a biomasse a Castel Viscardo, C. Viscardo; Marco Carbonara, Associazione sviluppo sostenibile e salvaguardia Alfina, Acquapendente; Piero Bruni, Associazione Lago di Bolsena, Bolsena; Stefano Ronci, Comitato tutela e valorizzazione Valli Chiani e Migliari, Ficulle; Massimo Luciani, Associazione Il Ginepro, Allerona; Riccardo Testa, Associazione il Riccio, Città della Pieve; Vittorio Fagioli, Rete Nazionale NOGESI.


COMUNICATO STAMPA DEL 17.10.2019

COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI ORVIETANO, TUSCIA E LAGO DI BOLSENA

FOTO Gianni Fantauzzi

Il 12 ottobre 2019 si è svolto ad Orvieto il Convegno “API, SALUTE, PESTICIDI” al Palazzo dei Sette – Sala del Governatore (Orvieto), organizzato dal Coordinamento delle associazioni Orvietano, Tuscia e lago di Bolsena, con il patrocinio del Comune di Orvieto. Un evento sentito e molto partecipato. Alta l’affluenza in sala.

Si è dato inizio con i saluti del sindaco di Orvieto, Roberta Tardani che ha esposto l’importanza che si deve dare all’ambiente. Ha introdotto i lavori Annalisa Bambini del Coordinamento Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena.

Il tema trattato nel convegno fa emergere la pericolosità dei pesticidi ed i livelli di rischio che abbiamo raggiunto.

Il primo intervento è stato quello della dottoressa Laura Bortolotti del CREA – Centro di Ricerca Agricoltura e Ambiente di Bologna che ha illustrato parte delle 2.000 specie di apoidei presenti in Europa e 1.000 in Italia inclusa l’apis mellifera. Ha evidenziato la mancanza di siti di nidificazione e fonti nettarifere. Emerge pertanto l’importanza, in agricoltura, di favorire la nidificazione con lavorazioni dei terreni non molto profonde, creare tra i campi delle strisce fiorite, creare dei bio-hotel per insetti, lasciare parti di giardini incolti e tronchi di legno morti.

A seguire il dottor Paolo Fontana della Fondazione Edmund Mach e presidente di World Biodiversity Association, che ha sostenuto che anche le api da miele sono una componente chiave degli ecosistemi, visitano i fiori per i 12 mesi dell’anno, effettuano voli fino a 10 km visitando quindi miliardi e miliardi di fiori. Oltre alle piante prodotte dall’uomo con l’agricoltura, serve la flora autoctona. Quella dell’apis mellifera è una società complessa e durevole, quindi ha più difficoltà ad adattarsi all’ambiente. “Fare l’ape mellifera è difficile”. Per l’agricoltura non si può mettere in dubbio l’importanza dell’apicoltura. La monocoltura interrompe l’equilibrio. L’agricoltura distrugge la biodiversità, insieme alla cementificazione, all’industrializzazione. “L’agricoltura basata sui pesticidi è già morta”. Il problema della varroa esiste, ma ormai da decenni, l’aggravante è che con i pesticidi e con l’inquinamento le api sono “bolse” e muoiono.

Il dottor Claudio Porrini dell’Università di Bologna, ha parlato di api, biodiversità e pesticidi. L’impollinazione è un servizio importante per la vita. Tra le piante ci sono 350.000 specie spontanee e solo 150-200 coltivate dall’uomo. Per la biodiversità tutte le specie dovrebbero essere in equilibrio. Se viene a mancare un piccolo “granello”, nell’ecosistema non funziona l’equilibrio. Con le monocolture si ha un paesaggio semplificato, si deve passare invece ad un paesaggio elaborato con la scienza che lo sta studiando, l’agro-ecologia. Noi siamo dove viviamo. Se i pesticidi vengono irrorati con gli atomizzatori, solo dallo 0,1 al 1 % del prodotto finisce sull’insetto da eliminare, il resto si disperde nell’acqua, nel suolo, nella terra, quindi lo ritroviamo ovunque, anche e soprattutto nel cibo.

Il dottor Giovanni Formato dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, ha spiegato come i prodotti degli alveari, miele, propoli, pappa reale, polline, cera, api stesse, ci danno informazioni sulle contaminazioni ambientali. L’apis mellifera viene utilizzata come animale sentinella per la rilevazione dell’inquinamento agro-ambientale. Il pericolo chimico nei prodotti dell’alveare può evidenziarsi nel miele che può essere contaminato dagli antibiotici, nella cera, nel polline e nella propoli che possono essere contaminati da pesticidi.

La dottoressa Antonella Litta dell’Associazione medici per l’ambiente-ISDE di Viterbo, ha portato a conoscenza dei rischi legati all’inquinamento soprattutto sui bambini che sono molto più sensibili degli adulti; infatti i rischi sono tanto maggiori quanto più precoce è l’esposizione del soggetto. L’embrione, il feto, il neonato, il lattante lo sono ancora di più. I limiti di legge dei valori ammissibili dei pesticidi sono calcolati su adulti di 70 kg e non su soggetti di peso inferiore e sui bambini. Tra i principali rischi per adulti e bambini, dovuto all’esposizione di pesticidi: Parkinson, deterioramento cognitivo, salute riproduttiva, malformazioni, tumori infantili, danno al neuro- sviluppo, autismo. In più gli studi evidenziano la correlazione tra SLA ed esposizione professionale a pesticidi. Già nel febbraio del 2016 si parlava di 600.000 malati di Alzheimer in Italia.

Marco Valentini di Bioapi – Centro culturale di apicoltura naturale e biologica, ha reso edotta l’assemblea del fatto che l’Italia è uno dei paesi all’avanguardia nel campo dell’agricoltura biologica (e in apicoltura lo siamo maggiormente) sia per la produzione che per la conoscenza tecnica.
L’agricoltura biologica si basa su 4 principi: benessere-ecologia-equità-precauzione.
Negli ultimi 20 anni il movimento del biologico sta vivendo un eccezionale sviluppo, sempre più consapevolezza e richiesta da parte del consumatore. Valentini ha esposto anche come si devono comportare l’agricoltore bio e l’apicoltore bio.

Infine, nella sala, è stata istituita una tavola rotonda composta da eccellenze del territorio quali:
Reinhard Rohrwacher, apicoltore storico dell’apicoltura biologica in Italia (Castel Giorgio);
Leonardo Manfredini, uno dei più grandi apicoltori d’Europa con i suoi 10.000 alveari (Castel Viscardo), entrambi hanno evidenziato quanto sia diventato complicato il mestiere dell’apicoltore con l’avvento dell’agroindustria e l’uso smodato dei pesticidi; il dottor Mirko Pacioni del Museo Naturalistico di Lubriano che ha riportato i dati delle persone che si sono avvicinate alla Scuola dell’Etruria per i corsi di apicoltura sostenibile; Maria Assunta Pioli l’ideatrice della mostra fotografica “Dai fiori al miele. Api, noi e il futuro del mondo” che sarà aperta ad Orvieto fino al 27 ottobre 2019. Maria Assunta ha iniziato a fotografare le api perché le vedeva sempre meno volare sui fiori.

In conclusione c’è stata la sintesi del convegno che è stata affidata al dottor Raffaele Cirone, Presidente della FAI – Federazione Apicoltori Italiani che definisce il convegno come un momento storico e che deve essere un punto di partenza per cambiare rotta. Cirone riferisce che gli amministratori, partendo dal comune e la regione devono controllare e sanzionare dove non viene rispettata la normativa. Ogni anno muoiono 250.000 alveari. La moria delle api causata dall’uso dei pesticidi è un reato ambientale, pertanto un reato penale.

Per sentire la trasmissione di Radio Onda Rossa di Roma in merito al convegno sulle api che si è tenuto ad Orvieto il link è:
https://www.ondarossa.info/redazionali/2019/10/che-sta-succedendo-alle-api

CROWDFOUNDING PER I RICORSI CONTRO LA CENTRALE GEOTERMICA DI CASTEL GIORGIO

Per donare utilizzare l’IBAN: IT46 C088 5172 9100 0000 0215 289
intestato a: Associazione Bolsena Lago d’Europa, presso la Banca Terre Etrusche e di Maremma – Credito cooperativo, filiale di Bolsena
con la causale: PER SOSTEGNO RICORSI GIUDIZIARI CONTRO LA CENTRALE GEOTERMICA DI CASTEL GIORGIO

 

Nel 2011 il governo Berlusconi emette un decreto, il decreto Romani, in base al quale viene previsto il finanziamento di 10 progetti geotermici pilota. L’idea di fondo è che venga impiegata una nuova tecnologia priva di emissioni in atmosfera, con impianti per la produzione di 5 MW di energia elettrica.  Il decreto ne parla come di progetti pilota in quanto si vuole “sperimentare” la tecnologia per eventualmente diffonderla intensivamente su tutto il territorio: quindi vengono attribuiti incentivi pubblici altissimi a questi impianti. In realtà questi impianti usano una tecnologia ormai obsoleta, che ha creato problemi nel resto del mondo, e che l’azienda di Stato ENEL, la più esperta del mondo in geotermia, ha giudicato inefficienti, pericolosi ed incapaci di non inviare emissioni di gas velenosi in aria, viste le particolari condizioni di determinate aree geologiche italiane come quelle dell’Italia centrale. Altre tecnologie sono in fase di avanzato sviluppo nel mondo, capaci di evitare dispersioni in aria, avvelenamenti delle acque e terremoti. Ma non sono state prese finora in considerazione.

Per favorire l’iter di questi progetti, essi sono stati dichiarati di “importanza strategica”, il che consente di superare ogni opposizione dei privati o delle amministrazioni locali; ciononostante per opposizione delle regioni, comuni e popolazioni finora nessuno dei 10 impianti è stato ancora realizzato (!). Il MISE, Ministero dello sviluppo economico, viene incaricato di svolgere le procedure di concerto con il Ministero dell’Ambiente e con le regioni interessate. Per selezionare e valutare i progetti esiste al MISE una commissione CIRM, che viene quindi aggiornata con l’inserimento di un geologo esperto in geotermia, il Prof. Barberi, che dovrà fornire le conoscenze   e valutazioni necessarie alla commissione per approvare gli impianti geotermici pilota previsti dal decreto Romani.

Il primo impianto presentato per la valutazione del CIRM è l’impianto di Castel Giorgio, proposto dalla società ITW&LKW Geotermia Italia spa. Incredibilmente, progettista privato e firmatario del progetto è lo stesso prof. Barberi. Che non si dimette dalla commissione.  E che si presenta a tutte le autorità decisionali nazionali, regionali, provinciali e comunali, oltre ai cittadini, per promuovere l’impianto privato. L’impianto viene naturalmente approvato dal CIRM, nonostante certe evidenti criticità tecniche e nonostante la società proponente non abbia alcuna struttura tecnica, nessuna competenza, nessuna esperienza, non abbia mai fatto un impianto geotermico così pieno di rischi. Abbia un solo dipendente non tecnico, una fumosa proprietà che parte dal paradiso fiscale del Liechtenstein, passa per una società austriaca di commercialisti, ed arriva ad una neonata società italiana, che non ha mai fatto nulla, nemmeno montato un rubinetto. Ma questo, anche se evidenziato in tutti i modi da comuni ed associazioni, non viene “notato” o ritenuto rilevante dalle autorità regionali e governative.

Dopo l’approvazione al CIRM la procedura per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), passa per competenza alla Regione Umbria. Qui entra in scena l’Ing. Viterbo, capo del dipartimento tecnico della Regione che deve valutare il progetto. Anche lui si presenta alla popolazione di Castel Giorgio insieme alla società proponente ed insieme al Prof. Barberi per garantire che si tratta di un buon progetto. Ben prima della conclusione della valutazione di impatto ambientale da parte della stessa regione.  Le sue garanzie e quelle di Barberi non fanno presa sulla popolazione, che non si ritiene affatto rassicurata e che ritiene rischioso l’impianto. Tutte le forze politiche locali, di una vasta zona con 40 amministrazioni locali, la pensa allo stesso modo.

Durante la procedura di VIA regionale, a sostenere la società ITW come consulente privato si presenta ufficialmente l’ing. Monteforte Specchi, che è in quel momento – e lo è ancora – Presidente della Commissione nazionale VIA-VAS del Ministero dell’Ambiente. Lo scandalo è talmente evidente che l’assessore all’ambiente umbro Rometti è costretto a scrivere una risentita lettera di protesta al Ministero dell’Ambiente. Che non fa nulla. Poco tempo prima, per facilitare ulteriormente il progetto, che notoriamente produce effetti sismici, i dipartimenti tecnici della Regione Umbria avevano provveduto a diminuire la classificazione sismica della zona di Castel Giorgio, senza alcuna seria motivazione. Nonostante la presa di posizione dell’ing. Viterbo la Regione Umbria si avviava comunque a bocciare l’impianto, viste le criticità e l’opposizione motivata dei territori e delle amministrazioni locali. E vista l’opposizione dello stesso Consiglio Regionale. E quindi, per evitare la bocciatura, la società ritirava il progetto dalla procedura via regionale.

Ma subito dopo avviene un vero e proprio “colpo di mano”: nel luglio del 2013 il deputato lobbista Abrignani presenta una proposta di decreto in Parlamento che, dopo insistenze varie, passa in una seduta notturna. Con questa modifica, i progetti geotermici pilota vengono sottratti alla competenza regionale e passati alla competenza nazionale. Quindi, per evitare la bocciatura, il progetto viene scippato alla Regione Umbria ed inviato alla commissione nazionale VIA presieduta dal consulente privato della società proponente, l’Ing. Monteforte Specchi. Cosa se possibile ancora più grave è che con lo stesso decreto Abrignani ottiene che i progetti geotermici pilota vengano esclusi dalla Direttiva Seveso, che prevede il pagamento da parte della società privata dei danni eventualmente prodotti dall’impianto al territorio e alla cittadinanza, in caso di incidenti.

Una ammissione implicita gravissima del fatto che questo impianto potrebbe provocare danni anche seri e che quindi la società privata viene protetta da questo rischio ritenuto ovviamente consistente. Un gravissimo attentato alla salute, alla sicurezza ed agli interessi della cittadinanza. Nonostante le proteste di sindaci, cittadini e comitati, si avvia comunque la Valutazione VIA nazionale. Ed il consulente privato della ITW, ing. Monteforte Specchi, nella sua veste di Presidente della Via Nazionale sceglie per l’istruttoria un astrofisico e un geologo esperto in ghiacciai, evitando accuratamente di nominare membri della VIA esperti in geotermia, ben presenti nella Commissione. La commissione marcia spedita all’approvazione, senza tenere in alcun conto le motivate opposizioni e criticità tecniche sollevate da amministrazioni locali, comitati e cittadini.

A questo punto si evidenza un altro gravissimo scandalo: per sostenere l’assenza di rischi sismici ed altro dovuti all’impianto, la società ITW aveva firmato una convenzione con l’ente di Stato INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia). Che avrebbe compiuto analisi sul terreno per documentare l’assenza di rischi significativi. L’incarico di una parte consistente di questa indagine tecnica, presentata ai ministeri competenti ed alla commissione VIA, viene incredibilmente affidata alla dott.ssa Carapezza, moglie del solito Prof. Barberi, progettista privato dell’impianto e contemporaneamente membro della commissione CIRM del MISE che valuta gli impianti geotermici.

Ma non basta il conflitto di interesse. Si vuole capire se le valutazioni della Carapezza siano oneste o no. E allora sindaci e comitati chiedono un parere tecnico ad una importante scienziata della stessa INGV, la prof. Quattrocchi, che definisce i dati riportati dalla Carapezza, una “vera e propria truffa”, che mette a rischio i cittadini. Il “referaggio” della prof.ssa Quattrocchi viene confermato da altri eminenti scienziati di livello internazionale (Prof. Benedetto De Vivo, Prof. Andrea Borgia, Prof. Claudio Margottini). Tutto questo viene denunciato ai Ministeri competenti, e all’INGV, ma l’unica cosa che accade è una incredibile procedura disciplinare intentata dalla INGV contro la prof. Quattrocchi.

La commissione VIA nazionale infine approva l’impianto, non tenendo conto del fatto che la zona è intensamente sismica, che l’impianto rischia seriamente di scatenare terremoti maggiori, come avvenuto in impianti simili nel mondo, che rischia di avvelenare le falde acquifere ed il Lago di Bolsena, non tenendo conto di un terremoto del 1957 che ha seriamente distrutto o lesionato 400 case su 600 del paese di Castel Giorgio. Le tabelle sismiche presentate alla VIA a conferma della bassa sismicità del territorio sono incredibilmente solo degli ultimi 30 anni, capziosamente escludendo il terremoto maggiore del 1957. Quando nessuno studio sismico serio tiene conto solo di poche decine di anni di tempo. Una vera e propria, scandalosa e pericolosa manipolazione dei dati.

Per l’approvazione finale dell’impianto il MISE ha bisogno della approvazione della Regione Umbria, sotto forma di “intesa”. La Giunta regionale conferma il parere tecnico favorevole dato scandalosamente dall’Ing. Viterbo, ma dice che non può dare l’intesa perché – premuta dal Consiglio Regionale – deve tener conto del parere contrario del territorio e della amministrazioni comunali locali. Questo ostacola la procedura, che si prolunga. Ma nel contempo l’intesa non viene richiesta anche alla Regione Lazio, che pure ne avrebbe pieno diritto in quanto vede gli sversamenti velenosi dell’impianto avvenire nel sottosuolo laziale, verso il Lago di Bolsena. Questa esclusione è scandalosa, anche perché la Regione Lazio si esprime tecnicamente contro l’impianto perché rischia di avvelenare il grande bacino idrico del Lago di Bolsena. Visti i ritardi, la società ITW fa ricorso al TAR, che impone al MISE di continuare la procedura avvalendosi di strumenti che consentano di superare la non decisione della Regione Umbria.

La pratica quindi nel 2018 passa alla Presidenza del Consiglio, Dipartimento DICA, che avvia una serie di riunioni ed alla quale i sindaci dei comuni coinvolti e la Regione Lazio fanno presenti le criticità e i rischi del progetto. La presidenza del Consiglio ed il Ministero dell’Ambiente, invece di prendere in considerazione la voce dei sindaci, dei comitati, della regione Lazio e le denunce di illeciti compiute, decide di chiedere se gli elementi emersi negli ultimi tempi possano modificare la Valutazione di Impatto Ambientale positiva data nel 2014 dalla commissione presieduta dal consulente privato dalla ITW, ing. Monteforte Specchi.
Ed incredibilmente, scandalosamente, lo chiede alla stessa commissione con lo stesso presidente in evidente conflitto di interessi. Anche se la commissione è notoriamente scaduta ed in prorogatio, infarcita di conflitti di interessi e scandali. Naturalmente la commissione conferma che nulla di nuovo è accaduto, che tutto è tranquillo, argomentandolo con dati manipolati, e conferma la valutazione positiva del 2014. Qui lo scandalo è evidente, incredibile. Ancora una volta nei dati presentati la commissione VIA non cita il terremoto del 1957, ma, cosa ancora più grave, parla solo dei dati sismici dal 1985 al 2015, escludendo un forte sisma che nel 2016 ha danneggiato gli edifici di Castel Giorgio, ha costretto gli abitanti a vivere fuori casa per settimane, ed è per giunta avvenuto proprio all’interno dal campo geotermico di previsto sfruttamento da parte della ITW.

La Presidenza del Consiglio prende per buona l’ennesima valutazione truffaldina della VIA e decide di approvare l’impianto superando la “non intesa” della Regione. Facilitata dal fatto che la Regione Umbria, dopo la dimissioni della Marini, si trovava nella condizione limitante della “ordinaria amministrazione” e di “affari correnti”, di quegli atti cioè che non sono espressione di un indirizzo politico, cosa “ragionevole” che non è stata recepita dal Consiglio dei Ministri (l’assessore Bartolini aveva chiesto un breve rinvio per le imminenti elezioni regionali del 27 ottobre). Basandosi sulla risposta truffaldina della VIA, sul no oggettivamente debole della regione Umbria, non tenendo in conto dell’opposizione di almeno 25 amministrazioni comunali, della provincia di Viterbo e della Regione Lazio, la presidenza del Consiglio dei Ministri approva l’impianto il 31 luglio 2019. E lo fa con grande fretta poco prima della crisi di governo. Evidentemente qualcuno sapeva della crisi che stava per arrivare.

Ora la palla passa al MISE, che dovrà procedere – senza apparenti ostacoli – a concedere l’autorizzazione per l’edificazione dell’impianto. Il governo, i ministeri, l’INGV, la Regione Lazio e la regione Umbria hanno ricevuto centinaia di comunicazioni, di dati, di denunce con prove documentali. Ma le associazioni e i comuni hanno per anni trovato un muro di gomma. Deputati e senatori di vari gruppi hanno ascoltato e sostenuto le associazioni e i comuni contrari al progetto. Ma nessun Ministro o sottosegretario ha mai voluto riceverle. E nessuno ha posto ostacoli seri al processo di approvazione. Mentre risulta che tutti i presidenti di regione, sindaci, ministri, siano stati ripetutamente minacciati di essere chiamati a pagare decine di milioni di euro in danni alla società per il mancato guadagno. Ora i sindaci di una vasta zona sono in rivolta e la popolazione e tutti i partiti locali sono compatti nel ribellarsi a questo incredibile scandalo.

I sindaci, i comitati ed i cittadini, e forse le stesse regioni Lazio ed Umbria, stanno preparando ricorsi al TAR contro la decisione della Presidenza del Consiglio. A tale scopo è stato lanciato dalle associazioni un crowdfunding (finanziamento collettivo) al seguente IBAN: IT46 C088 5172 9100 0000 0215 289, intestato a: Associazione Bolsena Lago d’Europa, presso la Banca Terre Etrusche e di Maremma – Credito cooperativo, filiale di Bolsena- con la causale: PER SOSTEGNO RICORSI GIUDIZIARI CONTRO LA CENTRALE GEOTERMICA DI CASTEL GIORGIO. Chiunque vorrà donare soldi farà un atto di difesa del nostro territorio: grazie!

Coordinamento Associazioni Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena aderente alla Rete Nazionale NoGESI – No Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante


Rassegna stampa

ORVIETONEWS_ambiente
Geotermia: lo studio dell’architetto Chiavari conferma pericolosità progetto
venerdì 6 settembre 2019

“Questo impianto, almeno qui e con queste modalità, non si può proprio fare. Qui non si tratta soltanto di salvare gli armenti, i pascoli o le piante per la legna da ardere. Si tratta di salvare una regione e la sua popolazione”.
Sono queste, e decisamente chiare, le frasi con le quali si chiude lo studio tecnico sulla Centrale geotermica di Castel Giorgio, sottoscritto dal Professor Maurizio Chiavari, e portato all’attenzione della massima assise comunale di Orvieto dall’intervento del consigliere della Lega, Federico Fontanieri.
Nello studio, l’architetto Chiavari, oltre ad un esame tecnico sulla realizzazione dell’impianto pilota, affronta anche i temi dell’impatto che la realizzazione della centrale possa aver sul territori e spiega che “la costruzione di un impianto pilota in questo territorio nel quale anche il sottoscritto alberga, comporta dei serissimi rischi sia da un punto di vista sanitario, che logistico che sismico e anche idrogeologico”.
Altrettanto, il professor Chiavari, si sofferma sulle posizione assunte dalla Società che ha presentato il progetto: “Mi sembra tutto campato per aria tanto per fare qualcosa. E non voglio neanche usare certe terminologie che mi riporterebbero molto vicino all’Autorità Nazionale Anti Corruzione. La faccenda puzza e pure parecchio”.
Da questo link è possibile scaricare la relazione del professor Chiavari in formato Pdf

ORVIETONEWS-politica
Geotermia, il Consiglio Comunale di Orvieto approva mozione per fermare impianto
venerdì 6 settembre 2019

“Sulla base di documenti scientifici, valutazioni e indagini del Comune di Castel Giorgio è derivata tutta una situazione fortemente negativa che ha consentito anche a noi di prendere una decisione contraria nei confronti dell’impianto geotermico”. Lo ha detto giovedì 5 settembre il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani sottolineando come il non-parere della Regione abbia accelerato la pratica fino alla doccia fredda arrivata dal Consiglio dei Ministri.
“In questo momento – ha spiegato il primo cittadino – si stanno facendo le valutazioni per opporsi a questa autorizzazione concessa. Sosterremo politicamente il Comune di Castel Giorgio, i territori non vengono ascoltati. C’è bisogno di un piano energetico territoriale, prima ancora che regionale, dal punto di vista delle energie rinnovabili. Serve una programmazione coerente con il territorio sulla base di una consapevolezza”.
In sede di discussione della mozione presentata da Franco Raimondo Barbabella (“Prima gli Orvietani”) e approvata all’unanimità dall’assise, il consigliere comunale della Lega Federico Fontanieri ha fatto riferimento allo studio tecnico sulla realizzazione di una centrale geotermica nel territorio dell’Alfina realizzato dall’architetto Maurizio Chiavari. Alla discussione del Consiglio Comunale ha assistito anche il sindaco di Castel Giorgio, Andrea Garbini.

Orvietosì
Geotermia, il consiglio approva mozione per stoppare l’impianto. Tardani: “Dobbiamo creare autorevolezza e fare massa critica”
sabato 7 settembre 2019

ORVIETO – Nella seduta del consiglio comunale del 5 settembre, dopo ampio dibattito, il Consiglio Comunale ha approvato all’unanimità la mozione inerente la tematica della Geotermia sul territorio dell’Alfina denominata “Geotermia: Non basta dire NO e protestare contro le imposizioni. Bisogna governare il territorio” presentata dal Cons. Franco Raimondo Barbabella (Capogruppo “Prima gli Orvietani”) con la quale si impegna l’Amministrazione nelle sue articolazioni istituzionali ad operare per:
– Chiedere al governo nazionale di sospendere la decisione già presa; analogamente chiedere alle regioni di sostenere tale richiesta.
– Proporre agli altri sindaci e consigli comunali che non ci si limiti a protestare formalmente ma, nel caso non si venga ascoltati, si organizzi insieme una clamorosa azione di protesta con una manifestazione a Roma davanti a Palazzo Chigi e al Ministero dello sviluppo economico e del lavoro.
– Proporre parimenti agli altri sindaci e i consigli comunali che si dia corpo a forme di coordinamento che finalmente affrontino il tema del tipo e delle modalità di sviluppo del nostro territorio.
– Poiché la vicenda dimostra che al documento di VIA non si dà il necessario credito in funzione delle garanzie per l’ambiente e la sicurezza, si proceda ad ulteriori approfondimenti per approdare infine a scelte istituzionali non ulteriormente aleatorie né di parte.
– In definitiva dunque, con appropriate iniziative e con motivato pronunciamento istituzionale, si arrivi a sapere quali si sono da definire incompatibili e quali al contrario compatibili con la conformazione geologica, storica ed estetica, di questa vasta area non solo umbra ma interregionale. D’altronde d’ora in avanti tutte le amministrazioni dovranno sforzarsi di uniformare le rispettive linee d’azione agli obiettivi fissati dall’Agenda 2030.
– Si chieda per tutte queste ragioni con estrema determinazione, al fine di un governo razionale delle cose, alla regione dell’Umbria (da subito, anche se si sa che si dovranno poi aspettare le elezioni) di varare un piano energetico regionale (oltre che un piano dei rifiuti, un piano sanitario, ecc. ecc.) che sia finalmente frutto di un rovesciamento della politica, da centralistica a policentrica territoriale.
Nel presentare il documento, il Cons. Barbabella ha spiegato che: “la mozione fa seguito al dibattito, duro, sviluppatosi dopo l’approvazione dell’impianto geotermico a Castelgiorgio da parte del Consiglio dei Ministeri, lo scorso 31 luglio. Penso che tutti gli interventi che suscitano preoccupazione nei cittadini meritano attenzione. Ho letto il documento del Comune di Castelgiorgio e penso che il tema non riguardi solo quel Comune, ma tutti noi e soprattutto la politica che intendiamo perseguire pe l’ambiente e in generale le prospettive di sviluppo del nostro territorio.
Dopo anni di studi e discussioni pure documentate e approfondite non si è approdati ad alcuna certezza risolutiva, né tecnico-scientifica né tanto meno politico-strategica. Ogni soggetto sembra voler andare per conto suo ignorando gli altri, anzi nei fatti prevalgono, soprattutto a livello politico-decisionale, ambiguità ed inganni. La Regione Umbria ne è il simbolo, sia nella componente di governo che in quella di opposizione.
I sindaci si allineano ai movimenti ecologisti ma non elaborano nessuna posizione che suoni come strategia di sviluppo alternativa sia allo sfruttamento inconsulto e speculativo che al non fare. 5. Alla fine il Governo decide a favore del progetto e di chi lo vuole realizzare ignorando proteste e pronunciamenti delle istituzioni locali e sposando di fatto l’interesse della sola azienda titolare del progetto. Seguono proteste e manifestazioni di alcune componenti sociali e istituzionali, ma è evidente che, se si restasse solo su questo piano, il risultato sarà, come altre volte, o la sconfitta o lo stallo. In ogni caso il territorio, stando alla situazione di oggi, ne esce con le ossa rotte: è evidente che non conta niente, che è trattato solo come serbatoio di voti, in sostanza come territorio da colonizzare. Il punto politico è se si vuole uscire e come da questa situazione”.
“Non va che per anni e anni non si sia nemmeno tentato un coordinamento istituzionale di territorio per assumere un ruolo significativo sia rispetto alle regioni sia rispetto allo stato – ha puntualizzato – non va che per anni e anni ci si sia accontentati di dire no a tutto ciò che è modificazione dell’esistente come se questo garantisse di per sé un futuro sano e felice, mentre tutto diceva che non fare vuol dire inevitabile declino.
Non va che non si sia nemmeno tentato di impostare una strategia di sviluppo alternativa ai diversi no, perché ci sarà pure un si da dire su qualcosa sulla base di uno studio e di un lavoro impostato bene e condotto sapientemente sotto controllo pubblico, insomma un progetto di sviluppo territoriale serio, credibile anche nel senso dell’ecocompatibilità.
Infine, non va che tra le forze politiche si giochi a chi è più furbo e si nasconde meglio rispetto alle proprie responsabilità; in particolare fa rumore il silenzio di lega e cinquestelle dell’Umbria rispetto ad una decisione del governo nazionale a trazione appunto pentaleghista, decisione contro la quale si schierano in particolare sindaci dello stesso orientamento. È lecito rilevare che questa situazione dimostra che non contano nulla le omogeneità politiche e che invece conta ciò che si pensa e si fa per gli interessi reali delle popolazioni?
Il messaggio che ne deve derivare è la fine contemporanea della politica rinunciataria da parte delle forze territoriali e della politica delle briciole e dello sfruttamento da parte dei poteri regionali e nazionali. Solo con strategie complessive di governo del territorio si eviteranno speculazioni, sfruttamento violento e imposizioni”.
“In sintesi – ha concluso – l’impressione è che la questione della geotermia sia stata sempre affrontata troppo di fretta per raggiungere un risultato, senza mai andare a fondo. D’altra parte penso che tutte le Istituzioni non abbiano fatto fino in fondo il loro ruolo. Quindi c’è una difficoltà nel capire se c’è un fondamento nell’analisi scientifica del problema. Occorre cioè affrontare il tema dal punto di vista della fattibilità chiedendo il parere di un’altra Commissione. Chiediamo che si fermi questo processo e si nomini un’altra Commissione”.
Dibattito:
Cons. Andrea Sacripanti (Capogruppo “Lega – Salvini pe Orvieto”): “sono d’accordo con Barbabella tanto da sottolineare quanto le istituzioni che hanno competenza territoriale nel Lazio, in Umbria e in Toscana siano state lontane dalla vicenda. L’approvazione di quel progetto non è stata una decisione politica ma è stata il frutto di una lettura degli atti ufficiali prendendo atto delle carte amministrative. Rimane aperto il problema politico tanto che i rappresentanti di Lega e M5S hanno dato la loro disponibilità ai territori e ai Comuni nell’intraprendere ogni altra iniziativa per scongiurare tale operazione. Sono favorevole alla mozione che ha l’obiettivo fondamentale di cercare di qualificare il territorio dell’Umbria affinché i territori abbiano la loro tutela attraverso strumenti urbanistica più veloci e pregnanti. Orvieto non è estraneo a questo tipo di paventate speculazioni, lo dimostra il fatto che in pochi anni siamo passati dai tentativi di insediare l’eolico sul monte Peglia fino a puntare alla geotermia prospettando bassissimi capitali sociali a fronte di costi esorbitanti di tali operazioni. Ecco dunque che servono leggi regionali e nazionali per contrastare ogni atto speculativo. Il nostro Comune ha già annunciato il ricorso al TAR come il Comune di Castelgiorgio”.
Cons. Martina Mescolini (Capogruppo “Partito Democratico”): “ribadiamo la nostra posizione già espressa nel 2016 quanto votammo una mozione in cui esprimemmo un forte NO a questo impianto geotermico. Un NO che non è aprioristico ma basato sulla valutazione dei costi/benefici del progetto stesso, laddove insistiamo sui rischi per la salute dei cittadini (sismicità indotta, trivellazioni che potrebbero andare ad interferire con le falde acquifere). Su questi aspetti c’è poco da rivedere, quindi pensiamo che si debba piuttosto dare prova di come tutti insieme possiamo andare al di là degli schieramenti politici. E’ ora che diciamo quale è il nostro sviluppo del territorio: turismo, agricoltura di qualità, parchi culturali anche nella zona dell’Alfina, facendo in modo che ci siano riconoscimenti e garanzie normative. Siamo favorevoli alla volontà del Sindaco di costituirsi in giudizio verso il TAR e ribadire che nella Regione che verrà ci sia un nuovo quadro normativo. Favorevoli alla mozione”.
Cons. Federico Fontanieri (“Lega – Salvini pe Orvieto”): “nell’annunciare il voto favorevole alla mozione metto a disposizione del Consiglio Comunale lo studio tecnico fatto dall’Arch. Maurizio Chiavari, archeologo, architetto, esperto in geologia e geofisica sismica in merito alla realizzazione di una centrale geotermica nel territorio dell’Alfina afferente i Comuni di Castelgiorgio, Castelviscardo, Allerona, Bolsena e le province di Rieti e Viterbo per il Lazio e Terni per l’Umbria, da cui si evince che la costruzione di un impianto pilota in questo territorio, comporterebbe dei serissimi rischi dal punto di vista sanitario, logistico sismico e idrogeologico”.
Cons. Alessio Tempesta (Capogruppo “Progetto Orvieto”): “sono favorevole alla mozione, la discussione di questo documento mozione è l’occasione per dimostrare una volta di più che tutta l’Amministrazione è concorde nel ribadisce un NO fermo e soprattutto a confermare che le Istituzioni non hanno finora messo in campo tutte le azioni necessarie. L’Amministrazione Germani come l’Amministrazione Tardani ritengo che hanno fatto il possibile per mettere in atto un confronto con le Istituzioni sovra ordinate a partire dalla Regione. Il segnale è che continuiamo a dire NO”.
Sindaco, Roberta Tardani: “questa mozione si aggiunge ad altri documenti di analogo tenore adottati tante volte nel corso degli anni. Noi non siamo quelli del NO a priori, ma sulla base di seri di studi scientifici e verifiche fatte fare dal Comune di Castelgiorgio abbiamo potuto esprimere questa posizione. Purtroppo queste nostre posizioni non sono state mai recepite né dal governo regionale, né dai governi amici e non amici! Condivido l’esigenza di creare autorevolezza e fare massa critica. Si stanno valutano le soluzioni più opportune (più che un ricorso al TAR si sta valutando l’opposizione alla Presidenza Consiglio dei Ministri). Sosterremo politicamente il Comune i Castelgiorgio e i Comuni limitrofi. E’ chiaro che c’è bisogno di programmare una politica energetica del territorio che sia in armonia con le sue caratteristiche geomorfologiche. C’è bisogno di un piano energetico territoriale che programmi il territorio anche dal punto di vista delle risorse rinnovabile, e trasformare i NO in SI ma sulla base di una nuova consapevolezza. Con il Comune di Castelgiorgio stiamo seguendo l’iter per formulare la migliora opposizione all’autorizzazione concessa dal Ministero”.
Replica Cons. Franco Raimondo Barbabella: “ringrazio tutti i Consiglieri e il Sindaco per l’adesione piena alla mozione. Ciò che mi interessa il quadro generale in cui ci muoviamo. Dobbiamo riconoscere che la vicenda mette in luce una debolezza del quadro istituzionale perché non abbiano un cartello compatto di Istituzioni rispetto al decalogo delle scelte fondamentali per un piano di sviluppo che dia un governo al territorio. Dobbiamo evitare di seguire solo una politica del NO. Ecco perché invoco un piano energetico regionale che sia anche piano energetico territoriale, il quale individui quali sono le progettualità possibili e compatibili a livello economico, ambientale e umano. La mozione è per arrivare a dire un SI motivato. Il fatto è che le Istituzioni non considerano questo territorio. Io lavoro in un gruppo regionale che mette al centro i territori: non un’Umbria per ascendere al potere, ma per rovesciare le politiche sinora portate avanti”.
 
Dichiarazioni di voto, Presidente Consiglio Comunale, Umberto Garbini (Capogruppo “Fratelli d’Italia”): “ho vissuto quotidianamente il tema dell’impianto geotermico e il lavoro dei Sindaci dell’area di Bolsena e quello dei Sindaci dell’Orvietano coordinato e portato avanti dall’ex Sindaco Germani. E’ vero le Istituzioni hanno abbandonato questo territorio. Non nascondo che all’inizio ho condiviso la mozione, ma poi mi sono sempre più convinto su tutti i contenuti del documento che approvo”.

Bolsena Lago d’Europa – Associazione per la tutela del lago
Il lago di Bolsena combatte per preservare se stesso
venerdì 6 settembre 2019

I Comuni del comprensorio del Lago di Bolsena si stanno opponendo ai tentativi di industrializzazione del territorio organizzando iniziative di sensibilizzazione volte a informare la popolazione sui rischi ambientali causati dalla centrale geotermica di Castel Giorgio e dalla preoccupante proliferazione di noccioleti nel bacino idrogeologico del lago.
Alcuni sindaci (Bolsena, Grotte di Castro, Montefiascone) hanno già emanato delle ordinanze restrittive contro l’uso indiscriminato di pesticidi e fitofarmaci, richiamando l’obbligo, previsto dalla legge, di sottoporre alla VINCA (Valutazione di Incidenza Ambientale) tutte le colture che potrebbero danneggiare l’acquifero del Lago di Bolsena (in quanto Sito di Interesse Comunitario della rete Natura 2000). Altri sindaci intendono condividere con la popolazione una riflessione sulle strategie da adottare per salvaguardare la biodiversità del nostro territorio.
Proprio su questi due temi caldi, il 13 settembre, ore 18, nella sala consiliare del Comune di Gradoli si terrà un primo incontro promosso dal sindaco Attilio Mancini. I relatori illustreranno le criticità ambientali del bacino lacustre soffermandosi sugli impatti che geotermia e colture intensive potrebbero avere sul suo fragile ecosistema, sui pericoli che un uso incontrollato di fitofarmaci e pesticidi ha sulla salute umana.
Il giorno successivo, il 14 settembre, ore 17, presso la Cascina di Capodimonte,  il sindaco Antonio De Rossi aprirà un’audizione nella quale il pubblico sarà chiamato a dare un costruttivo contributo di idee sulle tematiche affrontate dai relatori: opposizione alla geotermia speculativa e inquinante, promozione dell’agricoltura biologica contro l’uso della chimica, contrasto alle monocolture, tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico a rischio di estinzione.
I Comuni di Montefiascone (non prima del 20 settembre) e di Bolsena (agli inizi di ottobre) stanno organizzando analoghi incontri, di cui presto daremo notizia.
Il 12 ottobre a Castel Giorgio è prevista una manifestazione con interventi informativi sull’impianto geotermico, musica, cena e proiezione di filmati sul tema. I dettagli saranno presto resi noti.
Nel corso di tutte queste iniziative si raccoglieranno fondi destinati a sostenere le spese per il ricorso al TAR contro la decisione del Governo di autorizzare l’impianto geotermico di Castel Giorgio. Si potranno versare contributi in contanti a conclusione dei singoli eventi, oppure si potrà effettuare un bonifico sul conto appositamente predisposto (presso la Banca TEMA, agenzia di Bolsena) dal coordinamento di associazioni e comitati del Lago di Bolsena, dell’Alfina e dell’Orvietano:
• intestatario: Associazione Bolsena Lago d’Europa
• IBAN: IT46 C088 5172 9100 0000 0215 289
• causale: contributo per ricorso al TAR
Partecipiamo numerosi! Contribuiamo attivamente alla tutela del nostro bellissimo territorio!