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Fratoni e Bramerini pari sono se si tratta di tranquillizzare sulle emissioni geotermiche in Amiata -replica e controreplica-

fratoni-bramerini-a-metaL’Assessora regionale all’Ambiente, Federica Fratoni, ha commesso ieri, 24 novembre 2016 in occasione della presentazione dei dati Ars e Arpat, gli stessi errori della sua precedente Assessora Annarita Bramerini, che nel 2010 commentò  positivamente (1) i dati dello Studio epidemiologico sulle popolazioni dell’Amiata, dicendo che tutto andava bene. Se a distanza di sei anni stiamo ascoltando la necessità di nuovi accertamenti sulla salute delle popolazioni dell’Amiata, ma i dati non sono stati forniti, bisognerebbe che quanti allora hanno cercato e cercano oggi di rassicurare le popolazioni facciano oggi una doverosa autocritica, poiché anche allora, se si fossero lette tutte le indagini, si doveva commentare diversamente tali dati.

Infatti, le Conclusioni Generali dello Studio del CNR/ARS del 2010 sono state illogiche e contraddittorie ,quando hanno definito “rassicuranti” i risultati evidenziati.

Lo Studio del 2010 dimostra nella sua Sez.A, dedicata all’analisi dell’Ambiente, che le centrali geotermiche dell’Amiata emettono in atmosfera molti più inquinanti pericolosi e in quantità consistente e con “caratteristiche tossicologiche pericolose” per la salute umana, come riporta l’ARPAT, quali l’Arsenico, il Mercurio ecc. Tali emissioni sono pertanto certe, documentate e nella terminologia della logica sono “vere”. La stessa Delibera di Giunta Regionale Toscana 344/2010, evidenzia in più parti la diversità dei fluidi estratti in Amiata e la loro maggiore pericolosità, rispetto ad altri territori toscani.

Nello stesso Studio c’è una parte molto importante nell’ Allegato 6 dal titolo significativo: “Risultati statisticamente significativi delle analisi di correlazione geografica tra dati ambientali e dati sanitari. Analisi dei ricoverati e analisi delle mortalità” dove sono state individuate e registrate ben 54 (!!!) relazioni, statisticamente significative, tra incrementi di malattie mortali nei residenti dei comuni geotermici e le concentrazioni crescenti di diversi inquinanti (AS, Hg ecc.), presenti e misurate nei comuni geotermici in concentrazioni crescenti. Tali concentrazioni crescenti di inquinanti sono in una relazione vera, secondo logica statistica, con gli incrementi di rischio per malattie mortali e spiegavano quel +13% di mortalità registrato.

Ci aspettavamo che tale elaborato fosse ieri aggiornato, anche perché nello studio del 2010 i dati circa i malati e ricoverati non sono geo referenziati rispetto ai punti geografici di emissione delle centrali geotermiche, ma dati comunali. Inoltre essendo l’Allegato 6 l’unico elaborato dello Studio che mette in relazione i dati sanitari registrati con le concentrazioni di diversi inquinanti, sembra assolutamente necessario che venga aggiornato.

E invece ieri l’Assessore Fratoni non ne ha voluto parlare e allora diciamo apertamente che il mancato aggiornamento di tale Allegato 6 è una carenza grave e voluta.

Tanto più che l’Ars aveva già pubblicato, nel novembre 2015, un aggiornamento dei dati di mortalità e ospedalizzazione che sostanzialmente CONFERMAVANO la grave situazione descritta nello Studio Epidemiologico: “l’aggiornamento […] conferma sostanzialmente le criticità degli indicatori di salute rilevati nell’Area geotermica Sud […] Sostanzialmente invariato l’eccesso di tumori […] Si conferma anche nell’ultimo periodo la problematica delle malattie respiratorie, sia dai dati di mortalità che di ricovero, in entrambi i generi. […] Si conferma ancora il dato sull’eccesso di mortalità per i sintomi e stati morbosi mal definiti, sia nei maschi che nelle femmine”

Altro punto ignorato dalla regione Toscana è quello relativo ai danni causati dalle emissioni di Ammoniaca che è ormai universalmente riconosciuto come un precursore del particolato secondario inorganico PM 10 e PM 2,5, i cui effetti sono nocivi sia per la salute umana che per l’ambiente.

Il Rapporto CAFE (Clean Air For Europe), dimostra che le emissioni di ammoniaca contribuiscono in modo significativo alla formazione di particolato secondario in atmosfera (PM 10), per circa il 20% in massa. Relativamente a queste emissioni i dati dell’Inventario regionale IRSE al 2010 evidenziano come il contributo di detto inquinante prodotto dall’attività geotermoelettrica (in particolare quella dell’area amiatina, dove le emissioni sono maggiori rispetto alle altre zone geotermiche tradizionali) rappresenti il 51% del totale.

Il recente studio di F. Paulot e D. J. Jacob, – i cui risultati sono confermati anche in una recensione di Erik Stokstad apparsa sulla prestigiosa rivista “Science” – evidenzia una precisa correlazione scientifica tra le emissioni in aria di ammoniaca, PM 10 secondario e impatto sanitario.

Lo studio documenta anche quelli che sono i costi sanitari delle emissioni di ammoniaca, quantificati in 100 dollari al Kg. Anche il CAFE aveva valutato nel 2005 i danni specifici generati dall’ammoniaca per l’ITALIA quantificando il costo medio dell’emissione di NH3 in 20,5 euro/Kg, il danno prodotto dalla sola centrale di Bagnore 3, tenuto conto dei dati delle emissioni del 2007, pari a 1.272 ton./anno corrisponderebbe a € 26.076.000.

I danni generati dall’ammoniaca specifici per l’Italia sono oggi evidenziati nell’articolo Geotermia d’impatto di Riccardo Basosi e Mirko Bravi pubblicata dalla Rivista QualEnergia del giugno/luglio 2015. I due studiosi, evidenziano quindi le enormi quantità di ammoniaca (NH3) e di acido solfidrico (H2S) emesse in Toscana dalle centrali geotermoelettriche, in particolare da quelle del Monte Amiata, e gli alti costi per i danni che ne derivano secondo lo studio di Pulot e di Jacob ed il rapporto CAFE.

Evidentemente alla Regione Toscana non interessano questi dati.

 nota (1): La stampa il 28 novembre 2010, giorno successivo la presentazione dello Studio, è uscita con questi titoli:<Amiata indagine sullo stato di salute dei cittadini “Geotermia, dagli studi non emergono rischi sanitari”> (La Nazione); <L’indagine è stata condotta in tutte le aree dove c’è attività termica “La geotermia non uccide” Presentata la ricerca dell’Ars sui rischi per la salute> (Il Tirreno)


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Replica l’assessora Federica Fratoni

da QuiNewsAmiata:

Geotermia, ‘I dati Arpat contestati sono del 2007’
“Studio Ars basato su metodi nuovi. Quanto ai dati Arpat contestati, risalgono al 2007. I comitati si aggiornino”, lo precisa l’assessora Fratoni

AMIATA — L’assessora Federica Fratoni risponde al comitato Sos Geotermia dopo le loro critiche allo studio stesso. 
Uno studio nuovo fondato su metodi nuovi che consente di fare considerazioni più solide. Questo è lo studio epidemiologico di Ars finalizzato ad approfondire lo stato di salute degli amiatini e le relazioni con i vari fattori di rischio presentato il 24 novembre scorso, e non uno studio illogico e contraddittorio.
“I nuovi studi costituiscono un salto di qualità dal punto di vista metodologico rispetto alle analisi descrittive raccolte nel report del 2010 redatto insieme al CNR” – dice Fratoni.
In particolare proprio sull’allegato 6, ARS ha chiarito che “quelle analisi, per come impostate, avevano dei forti limiti metodologici, che peraltro erano stati ben descritti nello stesso report 2010 e dei quali si deve tener conto nell’interpretazione dei risultati. Nello studio dell’allegato 6, infatti, sia i dati ambientali che quelli sanitari erano aggregati a livello comunale, cioè per ciascun comune si contano gli eventi sanitari e a tutti i cittadini indistintamente si associava l’esposizione derivante da un dato comunale di qualità dell’aria, acqua o suolo.”
Fratoni spiega: “Negli studi presentati il 24, invece, si sono correlate le concentrazioni misurate nel corpo di un campione di persone, nel sangue e nelle urine, con la storia clinica individuale di ciascuno. Un approccio completamente diverso, molto più informativo che consente di fare considerazioni più solide, motivo per cui ARS non ritiene ragionevole l’aggiornamento dell’allegato 6, che costituirebbe al contrario un passo indietro nel percorso di studi che si sta portando avanti.
Oltre alle presentazioni dell’incontro del 24 già disponibili online, ARS pubblicherà a breve sul portale dedicato al tema “Geotermia e Salute” documenti più estesi che riepilogano i metodi applicati e i risultati ottenuti con i nuovi approfondimenti, oltre a tutti gli aggiornamenti sulle altre attività in corso.
Quanto ai dati Arpat, “i dati riportati dai comitati – prosegue Fratoni – sono superati, perché riferiti al 2007 e non tengono conto quindi dell’installazione di un sistema di abbattimento dell’ammonica sulle due centrali Bagnore 3 e Bagnore 4 che riduce drasticamente le quantità emesse da ciascuna centrale, di un ordine di grandezza”.
A partire dal 2015, le misure ARPAT hanno registrato infatti una emissione media delle due centrali di circa 25 kg/h. L’esposizione della popolazione a questo inquinante è stato verificata con lo studio decritto nella presentazione ARPAT il 24 novembre scorso che dimostra concentrazioni in aria di ammoniaca comprese fra i valori 2 – 20 µg/m3, ovvero mediamente inferiori di circa 6 volte rispetto al limite di cautela sanitaria, che è di 70 µg/m3.
Si concorda sul fatto che l’ammoniaca è un precursore del particolato PM10 secondario e che, in effetti, esiste una correlazione scientifica tra le emissioni di ammoniaca e il particolato secondario. Il fatto, però, è che i dati disponibili relativi alle misure svolte dalla centralina ENEL presente in Loc Merigar (Arcidosso), luogo molto vicino alle due centrali Bagnore 3 e Bagnore 4, dimostrano livelli bassi di PM10, con valori che si avvicinano al valore di fondo regionale.”
Conclude Fratoni: “I livelli bassi di PM10, sono confermati anche da misure ARPAT svolte, in altro ambito, nella zona geotermica di Piancastagnaio, con concentrazioni che, anche in questo caso, si attestano poco oltre il valore di fondo regionale, monitoraggio che è a tutt’oggi in corso”.

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Controreplica di Sos Geotermia

Geotermia in Amiata, meno male che Fratoni c’è
Se i dati Ars e Arpat di 15 anni non le bastano e vuol fare altri studi, li faccia pure, ma nel frattempo blocchi le centrali in base al principio di precauzione

Ars e Arpat, nonostante tutti gli sforzi, nei monitoraggi e negli studi pubblicati fino ad oggi non hanno potuto tacere di fronte alle tonnellate di inquinanti emesse dalle centrali Enel e all’aumento “statisticamente significativo” della mortalità ed altre patologie causate anche dalle emissioni geotermiche.
Dopo lo Studio epidemiologico del CNR del 2010, rivisto nel 2012 e confermato nei contenuti nel 2015, oggi l’assessora Fratoni ci viene a raccontare che quello non è abbastanza “solido” per cui azzeriamo tutto e ricominciamo daccapo con un nuovo studio per fare “un salto di qualità dal punto di vista metodologico rispetto alle analisi descrittive raccolte nel report del 2010”, e anche “ARS non ritiene ragionevole l’aggiornamento dell’allegato 6, che costituirebbe al contrario un passo indietro nel percorso di studi che si sta portando avanti”.
Traducendo: lo studio epidemiologico sul quale abbiamo lavorato per più d’una decina d’anni (a spese ,nostre, peraltro) non vale più, è superato, quindi non possiamo e non vogliamo aggiornare i dati di mortalità, ma fra 10/15 anni anni vedrete finalmente i risultati.
Ribadiamo che l’Allegato 6 è l’unica parte dello Studio CRN che mette in relazione concentrazioni crescenti di inquinanti misurate sui luoghi dell’Amiata con le quantità di malattie mortali contate sugli stessi luoghi, per cui solo se viene migliorato mantenendo l’analisi della stessa correlazione è accettabile, non cancellando decenni di studi.
Quanto ai dati sulle emissioni in aria è vero che con nuove tecniche sono teoricamente possibili forti abbattimenti ma:

1) tali tecniche non incidono su tutte le emissioni inquinanti e tossiche come arsenico, boro, radon, ecc. e sull’effetto cumulativo, di cui era stato promesso uno studio ;

arpat-12) per la sola ammoniaca i dati di ARPAT (Marzo 2015, vedi la lettera dell’Arpat a lato o scaricala in pdf) forniscono valori di 38,5 kg/h (Bagnore 3) e 51.1 kg/h (Bagnore 4), quindi più del triplo di quelli riportati dall’assessora Fratoni per le sole centrali di Santa Fiora (ma non di tutta l’Amiata), cioè 89,6 kg/h contro i 25 kg/h, che significano 785.000 kg all’anno e un costo sanitario annuo aggiuntivo, stimato dalla CEE (Report Cafe) pari a più di 16 milioni di euro/anno!! (a titolo didattico, comunque anche i 25 kg/h dell’assessora Fratoni ammonterebbero comunque a 219.000 kg all’anno con un costo sanitario annuo, secondo gli stessi parametri, pari a 4 ,5 milioni di euro/anno);

3) i dati degli anni passati da noi usati arpat-2per il 2007 e 2010 hanno prodotto comunque morti aggiuntive, che dovevano e potevano essere evitati;

4) noi abbiamo riportato dati prodotti in studi molto autorevoli, pubblicati e validati dalla comunità scientifica internazionale (*) e, se ARS e ARPAT vogliono contestarli, che pubblichino anche loro sulle stesse riviste e si espongano alla verifica scientifica, invece che presentare promesse a futura memoria.

Alla fine, il 24 novembre a Firenze, dietro gli imbarazzi di fronte alle contestazioni di Sos Geotermia, abbiamo capito che per l’assessora Fratoni, e quindi per l’intera giunta Rossi,arpat-3 l’importante è prender tempo e non rispondere, ma questo era assodato da un pezzo, anche se cambiano gli assessori non cambia la strategia.

Se invece l’assessora Fratoni vuole davvero verificare e approfondire quanto emerso da oltre 15 anni di studi e ricerche, lo faccia pure e sarà anche condivisibile, ma riconosca, se non i danni, almeno i rischi accertati dagli studi precedenti e fermi le centrali in base al principio di precauzione con una moratoria generale fino ai risultati dei nuovi studi.
Il resto sono chiacchiere.

(*) – F. Paulot e D. J. Jacob, Hidden Cost of U.S Agricultural Exports: Particulate Matter from Ammonia Emissions, in “Environmental Science & Technology”, XII, 2013;

M. Bravi e R. Basosi, Environmental impact of electricity from selected geothermal power plants in Italy, in “Journal of Cleaner Production” dicembre 2013;

– R. Basosi e M.Bravi, Geotermia d’impatto, pubblicato sulla rivistaQualEnergia” del Giugno/Luglio 2015.

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Geotermia al Bagnolo, mezza sconfitta per Tosco Geo, ma c’è poco da esultare

altan_pagliuzzaL’ambigua posizione dell’amministrazione di Santa Fiora, ma il Sindaco da che parte sta?

 

 

Il progetto di perforazioni esplorative nell’ambito del permesso di ricerca “Bagnolo” promosso dalla Tosco Geo S.r.l. si arena in sede di VIA in Regione Toscana e, per ora, sono scongiurate le trivelle in quest’altro angolo del monte Amiata. Vittoria? Neanche per sogno; piuttosto un passo indietro da parte della Tosco Geo di fronte alla mole di lavori e studi preliminari imposti dalla procedure, che “ha comunicato il ritiro dell’istanza di avvio del procedimento in esame, “[.] allo scopo di predisporre la documentazione relativa alla modifica progettuale, unitamente all’aggiornamento dello studio preliminare ambientale [.]”, mantenendo comunque la facoltà di “presentare una nuova istanza, che tenga conto di quanto evidenziato dall’autorità competente nella richiesta di integrazioni”. (*)
Quindi, al di là dei toni trionfalistici che arrivano dal sindaco e dal consiglio comunale di Santa Fiora, bisognerà vedere se la Tosco Geo tornerà all’attacco, visto che le norme glielo consentono.

Bagnore 3 e 4 da lontano: mica impattano con l'ambiente...

Bagnore 3 e 4, oggi, da lontano: mica impattano con l’ambiente…

Ma quello che colpisce in questa vicenda è la posizione del Sindaco Balocchi che dichiara «Siamo soddisfatti di tutto questo e come avevamo promesso ai cittadini la paventata centrale di Bagnolo è stata stoppata. Il nostro parere è stato determinante. Noi non siamo sfavorevoli alla geotermia, ma questa centrale sarebbe stata troppo vicina al centro abitato e impattante al massimo».

A leggere le osservazioni presentate dal Sindaco al settore VIA della Regione il 26 agosto scorso, si scopre un animo ambientalista che puntualmente segnala tutti i rischi e danni che l’eventuale centrale potrebbe causare al territorio, osservazioni condivisibili anche da parte di chi scrive e che vi invitiamo a leggere.

La possibile centrale è un impianto pilota di 5 MW con reiniezione totale – a detta loro- dei fluidi geotermici: ma allora se per tale impianto valgono le osservazioni del sindaco, il pensiero non può che andare alle centrali Enel di Bagnore 3 e 4 che sviluppano 60 MW di potenza e sono di tipo “flash”, cioè a rilascio libero in atmosfera e vicine al centro abitato di Bagnore e di loc.Aiole, nonché il centro buddista Merigar, con i fumi, dati i venti prevalenti, che investono continuamente Arcidosso, come lamentano i cittadini, centrali che sono certamente più impattanti e inquinanti, come certificato anche dagli studi Basosi-Bravi  e come trapela anche dalle recenti sentenze che condannano l’Enel.

Inaugurazione di Bagnore il 25/7/16: sindaci geotermici e Rossi sempre con Enel

Inaugurazione di Bagnore il 25/7/16: sindaci geotermici e Rossi sempre con Enel

Allora perché il sindaco Balocchi e la sua amministrazione sono pervicacemente contrari al progetto Bagnolo della Tosco Geo, ma sono favorevoli alle centrali Enel di Bagnore, tanto da essere sempre in prima fila con il sindaco di Arcidosso Marini ad ogni manifestazione dell’Enel, dall’inaugurazione del 25 luglio scorso fino alla “gita scolastica” del 5 novembre scorso?

 

(*) DECRETO 28 ottobre 2016, n. 11094, pubblicato sul BURT n.45 del 2016


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La Postilla

Tribunale di Grosseto sentenzia: criticare la geotermia Enel in Amiata è legittimo

giudice_bagnoreNon è la prima volta, ma perseverare è diabolico.
Nuovo passo falso dell’Enel: nella speranza che “colpendone uno se ne educassero cento” -parafrasando il detto di Mao- l’Enel nel 2012 aveva denunciato Pino Merisio, politico attivo e presente in tutte le iniziative e i comitati amiatini, perchè in una intervista pubblicata sul Corriere di Maremma il 5 maggio di quell’anno aveva criticato duramente le centrali geotermiche amiatine,

Pino Merisio durante una delle iniziative contro le centrali

Pino Merisio durante una delle iniziative contro le centrali

in particolare la prevista Bagnore 4 che poi verrà realizzata e di cui oggi vediamo gli effetti…
Dopo 4 anni, finalmente, arriva il pronunciamento del Tribunale di Grosseto che sentenzia come LEGITTIME le CRITICHE espresse da Merisio nell’intervista e condanna l’Enel al pagamento delle spese.
Di seguito un comunicato stampa che verrà diffuso nella conferenza stampa che si tiene a Grosseto oggi, 15 ottobre 2016.

 

“Criticare la Geotermia è legittimo?
Spunti e riflessioni a margine di una recentissima decisione del Tribunale di Grosseto”

Criticare ENEL sulla geotermia in Amiata si può. Questo, in sintesi, il significato della sentenza emessa dalla dott.ssa Conte del Tribunale di Grosseto nella causa civile di risarcimento danni da diffamazione a mezzo stampa intentata da ENEL GREEN POWER contro Pino MERISIO, esponente di Rifondazione Comunista e di SOS Geotermia, autore di un comunicato pubblicato nel 2012 nel quale si esprimevano critiche alla geotermia, accusata di emettere sostanze inquinanti e nocive nell’aria e nell’acqua, si segnalava la eccedenza di mortalità rispetto ai comuni vicini a quelli geotermici (come ricorda Barocci) e si proponeva un sistema energetico alternativo (Amiata Fotovoltaica).
Nel respingere (con condanna alle spese) la richiesta del colosso energetico, il Tribunale ha riconosciuto dapprima “che i dati relativi alle emissioni riportati dal Merisio nell’articolo incriminato sono ripresi dai dati ARPAT 2009 e sono, quindi, obiettivi.”
Poi ha aggiunto la considerazione (che secondo questo comitato gli Amministratori locali dovrebbero anch’essi far propria) secondo la quale “…è evidente che in un già delicato equilibrio ambientale, qual è quello dell’intero globo a seguito del significativo mutamento nello sfruttamento delle risorse complessive nell’ultimo secolo, anche piccoli apporti di sostanze nocive sono idonei a destare un certo allarme nei cittadini più sensibili al problema. Ciò vale anche per le altre sostanze che, seppur non superiori ai tassi soglia, sono di per sé sostanze potenzialmente idonee ad incidere sulla salute umana. In particolare, il ctu ha confermato che a Bagnore vi sono elevate emissioni di sostanze climalteranti, quali anidride carbonica e metano, ed anche l’emissione di ammoniaca.
Per l’acido solforico e il mercurio i parametri, pur rientrando nella quasi totalità dei valori guida
di tutela sanitaria raccomandati dalla OMS, necessitano di un’attenzione sanitaria per i soggetti
più sensibili (v. p. 97)”.
In altra parte la sentenza dà atto di una riscontrata presenza di “inquinamento olfattivo” ovvero di “maleodoranze”, anche se il fenomeno è andato attenuandosi con l’installazione dei filtri Amis.
Passando alla questione della possibile incidenza dell’attività geotermica sulla salute il Tribunale ha osservato che “Anche i dati relativi alla maggiore mortalità nell’area geotermica sud rispetto alle aree limitrofe sono stati estrapolati dal convenuto da fonti scientifiche accreditate, quali lo studio epidemiologico pubblicato dalla Fondazione “Gabriele Monasterio” avente ad oggetto il periodo 2000 – 2006 (v. doc. 25 di parte convenuta), che ha visto impegnati medici, biologi e ricercatori del CNR di Pisa; da esso s’evince che nell’area geotermica sud c’è un numero di morti di sesso maschile superiore ai comuni limitrofi”.
In definitiva, conclude il Tribunale, “pur se la centrale può dirsi a norma, tuttavia il parlare di inquinamento e di sostanze tossiche non è certo impedito dal fatto che un’attività sia consentita dalla pubblica amministrazione, posto che la scelta di parametri da non superare è -con tutta evidenza- frutto di compromesso…”.

Merisio e Barocci di Sos Geotermia con l'avv. Ceciarini in conferenza stampa (foto Tirreno)

Merisio e Barocci di Sos Geotermia con l’avv. Ceciarini in conferenza stampa (foto Tirreno)

La sentenza del Tribunale di Grosseto va dunque presa, secondo questo comitato, come un autorevole richiamo a non trascurare le criticità per ambiente e salute insite nell’attività geotermica e giustifica le sollecitazioni e le preoccupate segnalazioni da esso ripetutamente fatte, col supporto di evidenze scientifiche, ad un maggiore e più attento ed incisivo controllo (preventivo e successivo) delle effettive conseguenze dannose di tale attività e ad un ripensamento del sistema di produzione energetica che, invece, in questi giorni lo stesso Presidente della Regione è tornato ad esaltare come “grande chance”.

L’Amiata ha già dato e pretende rispetto per il suo territorio e per i suoi abitanti i quali meritano di essere conosciuti in Europa per altri pregi e non per lo sfruttamento geotermico intensivo.

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La “scivolosa” risposta dell’Enel su MaremmaNews e Amiatanews.it:

In riferimento alla sentenza del Tribunale di Grosseto nella causa civile di risarcimento danni da diffamazione promossa da Enel Green Power nei confronti di Pino Merisio, Enel Green Power precisa che la sentenza del Tribunale di Grosseto legittima il diritto di critica e la personale interpretazione dei dati dell’ARPAT fatta dal Merisio, in quanto in linea con la libertà di manifestazione del pensiero, ma ribadisce che “in definitiva la centrale è a norma”, essendo le emissioni geotermiche della centrale costantemente monitorate dall’ARPAT e assolutamente conformi alla legge. Enel Green Power ha gestito e gestisce gli impianti geotermici con la massima attenzione all’ambiente ed in applicazione dei migliori standard internazionali.

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100 fiori contro la geotermia sbocciano: assemblea del neocostituito comitato a Roccalbegna

assemblea-rocca1webIl virus dell’informazione contro la geotermia speculativa e inquinante, negata per decenni in Amiata, in Maremma e nella Toscana tutta, dove si è sempre sostenuto la sostenibilità e rinnovabilità di tale sfruttamento all’ombra delle compensazioni ambientali e delle sponsorizzazioni di sagre e feste da parte di Enel, ormai si va diffondendo in ogni borgo del nostro amato territorio, come era l’auspicio lanciato con le mobilitazioni dei “100 fiori contro la geotermia”.
Salutiamo l’esordio dell’appena costituito “Comitato per la Tutela del Territorio di Roccalbegna” che, con una partecipata assemblea pubblica alla quale -e non è una novità- si è sottratto il sindaco, ha iniziato la sua attività proprio con una giornata di informazione.
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del comitato.

 

GRANDE AFFLUENZA ALL’ASSEMBLEA PUBBLICA ORGANIZZATA DAL COMITATO PER LA TUTELA DEL TERRITORIO DI ROCCALBEGNA
I CITTADINI IN PIAZZA PER INFORMARSI SULLA GEOTERMIA!

Domenica 28 agosto 2016 si è svolta a Roccalbegna un’assemblea pubblica informativa sullo sfruttamento industriale della geotermia, nei territori Maremmani ed Amiatini. Erano presenti i relatori Pino Merisio (di SOS Geotermia) -SCARICA LA PRESENTAZIONE- ed il prof. Andrea Borgia (geologo), che hanno condotto l’assemblea davanti a circa 200 partecipanti, comprendenti sia abitanti di Roccalbegna e dei paesi vicini, sia molti rappresentanti dei diversi comitati, contrari alla geotermia industriale e speculativa, provenienti dalla Maremma e dall’Amiata.

Gli argomenti trattati sono stati vari: emissioni inquinanti nell’aria e nelle falde acquifere con relativi danni alla riserva idrica e alla salute; la spiegazione delle diverse tecnologie, utilizzate ad oggi dalle compagnie energetiche, per l’estrazione dei fluidi geotermici e conseguente conversione delle risorse termiche ad elettriche. Particolare enfasi è stata data alla bassa efficienza di questi processi, resi possibili economicamente solo grazie agli incentivi governativi, provenienti dai prelievi sulle bollette energetiche ai cittadini.

Dagli interventi fatti dai partecipanti, è apparsa evidente una forte preoccupazione e si è espresso l’auspicio di un utilizzo più efficiente di questi incentivi, che dovrebbero essere destinati alla diffusione delle fonti veramente rinnovabili; l’unica svolta possibile dallo sfruttamento delle fonti fossili e, come nel caso della geotermia industriale, da quelle fortemente impattanti per l’ambiente e per l’economia delle aree che le subiscono.

Al termine dell’assemblea e conseguente dibattito è stato proiettato il documentario indipendente “Un monte d’acqua” del regista Toni Montagna (2014).

L’evento è avvenuto a dieci giorni dalla costituzione del Comitato per la Tutela del Territorio di Roccalbegna, il più recente in Maremma, a testimonianza dell’aumento del dissenso verso l’industrializzazione geotermica.

assemblea-rocca2webI cittadini riunitisi ieri a Roccalbegna, hanno espresso il desiderio di un futuro diverso per i territori, con un fermo no all’industrializzazione e, dando voce al Comitato, nei giorni scorsi hanno accompagnato questa fermezza con intenti propositivi sul rilancio del territorio stesso, con la ricerca di dialogo con le amministrazioni locali e offrendo cooperazione nei progetti di sviluppo. E’ dispiaciuto quindi che il sindaco di Roccalbegna, Massimo Galli, abbia declinato l’invito a partecipare all’evento. Sarebbe certamente stato un confronto moderato e piacevole, con la stessa atmosfera pacata che ha caratterizzato tutta l’assemblea.

Guardando al futuro, ad un contesto di unione degli sforzi dei singoli comitati, le recenti energie impiegate sia in Maremma, che in Amiata ma anche nel resto della Toscana, Lazio ed Umbria, hanno visto partecipare all’assemblea informativa anche rappresentanze di queste zone, quali: Rete SOS Geotermia, SOS Geotermia Scansano, difesa dell’Alta Valle dell’Albegna di Semproniano, rete Centrali Zero, Agorà CittadinanzAttiva di Monticello Amiata, Fumarole della Selva, No Geotermia Seggiano, TerrAmiata di Castel del Piano, ed entrambi i meetup Arcidosso 5 stelle ed Amiata a 5 stelle.
Ringraziamo tutti per la partecipazione.

Comitato per la Tutela del Territorio di Roccalbegna


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CONVEGNO “LA STRADA DEL MERCURIO”: ENEL CONVITATO DI PIETRA

mercurio inquinamentoAvevamo già segnalato come l’attività degli “Amici della Terra” in realtà si spendeva piuttosto a favore della “Trivella”, come la posizione a favore delle piattaforme petrolifere espressa in occasione del recente referendum. Tornano, i nostri eroi, ad esercitarsi in ambigue operazioni di finto ambientalismo, o ambientalismo reticente, stavolta impegnandosi in uno studio sull’inquinamento da mercurio che dal monte Amiata arriva al mare, ignorando o facendo finta di non sapere che oggi di certo è altrettanto importante, se non maggiore, il contributo che le centrali Enel danno a tale inquinamento piuttosto che le ex miniere in parte bonificate. Perchè tale omissione?

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CONVEGNO “LA STRADA DEL MERCURIO”: ENEL CONVITATO DI PIETRA

Nell’abbondanza di dati sull’inquinamento da mercurio dall’Amiata al mare non c’è traccia delle centrali geotermiche dell’Enel a rilascio libero in atmosfera che sono sicuramente concausa dell’inquinamento da mercurio ed altro ancora.

 

L’Associazione “Amici della Terra”, presente il Ministero dell’Ambiente nella persona del Capo della Segreteria tecnica Carlo Maria Medaglia, ha presentato il 14 giugno us a Roma un rapporto sull’inquinamento da mercurio nel comprensorio Tosco-Umbro.

Il Prof.Costagliola, dell’Università di Firenze, ha presentato i dati emersi da una ricerca ricordando che il minerale era estratto sin dalla fine dell’800 in maniera “sporca”, e tutt’oggi sia i residui di lavorazione che il minerale stesso sono rinvenibili in più luoghi del vasto comprensorio minerario. La ricerca esaminava da diversi punti di vista la grave contaminazione del territorio del monte Amiata fino ad interessare pesantemente in particolare il Fiume Paglia e, passando per il Tevere, anche le coste tirreniche.

2000-2007 emissioni fonte toscana evidenza mercurio

Nella tabella i dati delle emissioni al 2000 e 2007 rilevati dalla Regione Toscana (clicca per ingrandire)

In tutta la relazione, inspiegabilmente, non si citava minimamente le enormi quantità di mercurio che sono state emesse, ed ancora oggi vengono emesse sempre nell’area dell’Amiata dalle centrali geotermiche ENEL. Come pure ha rilevato a suo tempo l’Arpat, che misurava le emissioni per il solo mercurio in 889,14 kg nel 2008 e 162,90 kg nel 2011, anno quest’ultimo riferito alla presenza di centrali per complessivi circa 60 MW e dotate di abbattitori, mentre oggi, con le nuove centrali realizzate nel frattempo, siamo addirittura a 120 MW, il doppio, con un evidente aumento delle emissioni di mercurio, e non solo.

Come rilevano pure numerosi e prestigiosi ricercatori italiani (Basosi, Bravi, Borgia, ecc) tali centrali “flash”, a rilascio libero in atmosfera dei vapori estratti, sono tecnologicamente superate, ma molto convenienti per il gestore Enel che, incredibile a dirsi, percepisce per queste anche contributi pubblici per decine di milioni di euro all’anno quali produttori di “energia pulita e rinnovabile”.

Anche la recentissima “Bagnore 4” è considerata (cfr. Basosi, Bravi, 2015) una centrale inquinante paragonabile ad analoghe centrali a combustibili fossili, e proprio a causa delle incontrollate emissioni degli inquinanti fluidi geotermici. L’inquinamento da mercurio, dunque, non può essere solo quello generato dalle vecchie miniere che per continuo dilavamento in tutti questi anni avrebbe presumibilmente dovuto ridurre la sua presenza nell’ambiente.

Alla domanda posta da uno di noi al prof.Costagliola sul perché non era stato considerato l’inquinamento geotermico da mercurio come una concausa dell’aumento di questi ultimi anni del mercurio nel Fiume Paglia (e nei suoi pesci) non è stata fornita alcuna risposta: più che con il Ministero dell’Ambiente sembra di interloquire con il Ministero dell’Industria.

Il rapporto presentato evidenzia quindi un aspetto paradossale e veramente sconcertante: una ricerca sul mercurio di una prestigiosa Università italiana ignora totalmente l’influenza che il mercurio emesso dalla geotermia Enel può esercitare sul bacino idrografico del Paglia e del Tevere.
Quindi certamente utile e necessaria la bonifica delle discariche e dei siti minerari dismessi, ma anche la chiusura degli altrettanto inquinanti impianti come le centrali geotermiche.

Non considerare questo contributo rilevante è fare un servizio di “distrazione di massa”, a cui riteniamo grave che si sia prestata l’associazione “Amici della Terra”.

Sos Geotermia, aderente alla Rete nazionale NoGesi

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Per chi volesse approfondire, segnaliamo anche questo studio:
“Differential Absorption Lidar Mapping of Atmospheric Atomic Mercury In Italian Geothermal Fields”, pubblicato in Journal of Geophysical Research fine e scaricabile in formato pdf

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Corriere di Siena, 21 giugno 2016

20160621_corr siena mercurio

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Terremoto Lazio-Umbria-Toscana. Centrale geotermica ITW-LKW, gli scheletri nell’armadio

SCHELETRI ARMADIO ITWLKWSulla questione delle centrali geotermiche in progetto in Umbria, Toscana e Lazio da realizzarsi in aree evidentemente sismiche, a seguito del sisma iniziato il 30 maggio us e tutt’ora in corso, con un picco -ricordiamo- di 4,1 gradi di M e numerose altre scosse tra 2 e 3,4, interviene il COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI ORVIETANO, TUSCIA E LAGO DI BOLSENA con un puntuale comunicato che spazza via ogni dubbio sui rischi e mette a tacere le false rassicurazioni che -ancora due giorni fa (vedi Ansa in fondo)- vengono diffuse dalla società ITW-LKW titolare di un permesso che, come vediamo, si sovrappone proprio all’area centrale interessata dal fenomeno sismico di questi giorni.

 

Il terremoto è avvenuto proprio dove vogliono realizzare gli impianti geotermici di Castel Giorgio e Torre Alfina. Ecco la prova dell’enorme rischio sismico e di disastro ambientale.

Con una precisione che ha dell’incredibile, la grave scossa di terremoto del 30 maggio a Castel Giorgio, e gran parte dello sciame che sta seguendo, sono proprio all’interno dell’area assegnata ad una società privata per la realizzazione di due impianti geotermici: quello di Castel Giorgio e quello di Torre Alfina.
Tutta la popolazione ha colto con grande allarme questa coincidenza, anche perché ci sono stati danni ad abitazioni e strutture. E’ infatti cosa nota che l’attività geotermica – con la tecnologia proposta – genera sismi. Prove effettuate dall’ENEL negli anni ‘80, con pressioni minori di quelle ora previste, generarono sismi fino a 3 gradi Richter. Abbastanza forti e chiaramente sentiti dalla popolazione.
La ditta proponente ha sempre sostenuto che non ci sono rischi, perché la zona secondo loro sarebbe tettonicamente sicura, e ha fornito molti dati a sostegno di questa tesi, che hanno convinto i tecnici ministeriali e regionali. Per di più, proprio nelle more della presentazione del progetto, qualcuno fece in modo che la zona di Castel Giorgio fosse retrocessa nella Classificazione Sismica Regionale da zona 2 a zona 3. Strano, visto che in tempi recenti – nel 1957 – un serio terremoto aveva reso inabitabili quasi tutte le case del Paese. Una declassificazione che ha ovviamente facilitato l’iter per l’approvazione dell’impianto.
Risulta anche – secondo importanti scienziati – che i rassicuranti dati tecnici forniti a supporto del progetto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia siano una “vera e propria truffa” volta a rassicurare e sottacere i rischi. E per di più predisposti – in quanto funzionaria pubblica in grave conflitto di interessi – proprio da una funzionaria INGV che è anche la moglie del progettista privato dell’impianto.
Fino ad ora – in attesa di un intervento della magistratura – i politici e i funzionari responsabili dell’iter autorizzativo hanno fatto finta di non sapere e di non vedere. Evidentemente sottoposti ad enormi pressioni lobbistiche, visto il grande interesse economico speculativo legato alla realizzazione di questi progetti, che godono di altissimi incentivi pubblici.
Ma…come si dice: “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi…” Ed ecco arrivare il 30 maggio un terremoto piuttosto forte, con danni ad edifici e la gente terrorizzata che da giorni dorme per strada per via del perdurante sciame sismico.

Cosa viene a dire questo terremoto? Ma è chiarissimo: vuole dire che la zona è sismicamente fragile e che quindi non si possono realizzare impianti che, alla già precaria e rischiosa situazione, aggiungeranno il peso di una continua attività di pressione nel sottosuolo che – come provato dall’ENEL – innesca fenomeni sismici.
Se i pozzi geotermici fossero già realizzati cosa sarebbe successo? Chi si prende la responsabilità, data la natura sismica della zona, di sostenere che i danni provocati alle persone ed alle cose dai sismi previsti non saranno causati dalla realizzazione degli impianti geotermici?

20160603_com stampa mappa A

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Sarebbe come stuzzicare il drago del terremoto giorno e notte per decenni. Là dove un drago c’è e lo sta ora dimostrando con chiarezza con un terremoto che mette a tacere le fumose rassicurazioni di tecnici interessati o – come minimo – palesemente incompetenti.
A dimostrazione del fatto che la zona scelta per gli impianti è la meno adatta, riportiamo due mappe: una della zona di concessione per lo sfruttamento geotermico (mappa A), e l’altra del previsto posizionamento dell’impianto di Castel Giorgio (mappa B).
Si vede chiaramente che gran parte dello sciame sismico in atto è proprio all’interno di questa area (mappa A), e per giunta che le scosse più forti sono state proprio in prossimità dei pozzi dell’impianto (mappa B).

20160603_com stampa mappa B

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A questo si aggiunge che la profondità delle scosse è molto vicina alla profondità dei pozzi che si vogliono scavare, e che le scosse sono – sia per profondità che per estensione – proprio all’interno del bacino di sfruttamento geotermico.
Si vuole quindi con l’impianto andare a produrre sismi nella zona più fragile. E i dati questa volta non ce li danno tecnici interessati o incompetenti vicini alla ditta, ma la stessa Madre Terra ce lo ha segnalato con enorme e drammatica evidenza, con forti scosse proprio in quella zona. Facendo piazza pulita di ogni interessata rassicurazione.
Occorre poi sottolineare che il terremoto viene ad evidenziare un altro importante rischio: non solo con l’impianto si vanno ad innescare artificialmente dei terremoti, ma una forte scossa come quella del 30 maggio, vicinissima al pozzo, avrebbe potuto facilmente far saltare le tubature dell’impianto, contenenti enormi quantità di gas e liquidi velenosi ad alta pressione, che sarebbero finiti nelle falde acquifere, nella terra e nell’aria. Avvelenando in modo grave tutta la zona e producendo un enorme disastro ambientale.
E’ ormai chiaro che i cittadini non accetteranno mai questo impianto, dai rischi enormi per le loro vite, i loro beni ed il loro territorio. Occorre ora che la Giunta Regionale si esprima finalmente rifiutando l’intesa all’impianto, e che i Ministeri competenti ritornino sul progetto per bocciarlo e dissipare definitivamente questa pesante ombra dal futuro della gente della Tuscia.

Lo devono ai cittadini che amministrano, e che in questi giorni dormono terrorizzati per le strade dell’Alfina.

COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI ORVIETANO, TUSCIA E LAGO DI BOLSENA


Ansa del 1/6/16 della ITW-LKW

articolo righini ansa

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Geotermia in Regione Toscana. Il caso Zita e la VIA Bagnore 4: anche noi pensiamo che solo la Magistratura possa chiarire le responsabilità

marras_si fa un bel rogoNon ci sembra decoroso cambiare l’oggetto del contendere, come hanno fatto ieri in Regione Toscana l’Ass.Bugli e il Capogruppo del PD Marras, in occasione delle interrogazioni presentate dai consiglieri di opposizione alla Giunta regionale sul contenuto delle denunce dell’ex Responsabile del Settore Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), arch. Zita.

L’oggetto delle dichiarazioni di Zita e delle interrogazioni era la valutazione degli aspetti sanitari, contenuti nello Studio di Impatto Ambientale presentato alla Regione Toscana dall’ENEL a sostegno della richiesta di autorizzazione per la costruzione di Bagnore 4. Non altro, come invece oggi si vorrebbe rappresentare.

Ciò che ha scritto l’Agenzia Regionale di Sanità in merito all’impatto sanitario presentato da ENEL è che: “L’intero paragrafo dedicato agli aspetti sanitari appare POCO ESPLICATIVO E NON ADEGUATO per descrivere lo stato di salute delle popolazioni potenzialmente interessate alla costruzione della nuova centrale”.

Seguono le motivazioni che, a parere dell’ARS, giustificano tale netto rigetto: l’Enel ha usato numeri assoluti su vasta scala, che non consentono confronti, e non i tassi standardizzati per comune; ha sbagliato a riportare gli stessi numeri dei decessi per le varie USL e l’ARS indica anche gli Studi dove erano presenti i dati aggiornati, standardizzati e riferiti ai singoli comuni geotermici, invitando l’Enel a riportarli, ma tra questi studi c’erano quelli che già allora indicavano un eccesso di mortalità del +13% in Amiata. Tant’è che l’ENEL si è guardata bene dal riportarli…

Tale Parere è stato riconfermato nella successiva nota. Non si poteva scrivere una frase più chiara e netta. E sfidiamo le persone oneste ad affermare che tale giudizio fosse positivo.

Il dott. Cipriani, a precisa domanda su questo tema, rispose in Conferenza pubblica a Santa Fiora il 17 giugno 2013 (conserviamo la registrazione) che il parere dell’ARS in sede di VIA alla Regione è stato decisamente negativo. Precisò: “una industria grande come Enel non può permettersi una sciattezza nella presentazione dei dati sanitari” definiti dal dott. Cipriani anche “superficiali” e “non accettabili.

Oggi il PD dice il contrario, cambiando l’oggetto del contendere. Ma Marras va oltre, chiedendo “provvedimenti concreti contro chi utilizza il proprio tempo libero per denunciare presunti illeciti dopo anni di distanza col solo risultato di destabilizzare una comunità”.
Quindi il PD invoca l’intervento della Magistratura.

Lo chiediamo anche noi a voce alta, poiché con chi cambia le carte in tavola non si può dialogare.

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In merito alla questione del trasferimento dell’arch.Zita e della revoca delle deleghe all’allora assessora Bramerini, ricordiamo come su tale vicenda già era noto il collegamento con la VIA per la centrale di Bagnore 4; proprio la Bramerini lo confessò ai pm ai tempi dello scandalo della TAV toscana.
NOI LO DENUNCIAMMO SUBITO. (clicca e leggi)

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Il Cittadino online del 12 maggio 2016

MaremmaNews del 12 maggio 2016

Aletheia online del 12 maggio 2016

Corriere di Siena del 13 maggio 2016

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Il Tirreno del 13 maggio 2016

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Centrale geotermica di Bagnore 4, dopo le “rivelazioni” dell’arch.Zita: DA 4 ANNI NOI LO SAPEVAMO E LO DENUNCIAVAMO!

20150615_bagnore 3 e 4Le dichiarazioni dell’arch. Fabio Zita durante la giornata di mobilitazione “Geotermia: Focus Toscana” indetta dalla rete NoGesi a Firenze hanno senza dubbio del clamoroso, perché aggiungono particolari, che, se confermati, coinvolgono la Giunta Regionale.
Di certo non colgono di sorpresa Sos Geotermia, che segue da anni la vicenda, e che a suo tempo aveva già denunciato pubblicamente le procedure omissive seguite nell’esame della VIA sulla megacentrale di Bagnore 4 che, affiancandosi all’esistente Bagnore 3, ne triplicava la potenza, da 20 a 60 MW, e –di conseguenza- le emissioni (leggi QUI e QUI).

Ma le nostre denunce, come sempre, sono nei palazzi oggetto di censure, scarsa considerazione, quando non proprio di attacchi denigratori e accuse di “allarmismo” e “terrorismo”. C’è da puntualizzare che nessuno dei soggetti da noi indicati ha mai pensato di portare dinanzi alla Magistratura le questioni da noi sollevate… A questo abbiamo però rimediato noi: infatti a gennaio del 2015, il Forum Ambientalista di Grosseto, ha presentato un dettagliato esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Grosseto nel quale, tra le altre cose, c’è il preciso svolgimento di quanto avvenuto nel 2012 nell’ambito della VIA su Bagnore 4 (che riportiamo di seguito).

Ci auguriamo e siamo fiduciosi che, anche a seguito dello “scandalo” sollevato delle dichiarazioni dell’arch.Zita, finalmente ci sia un deciso intervento della Magistratura, fermo restando che ormai i responsabili della vicenda, dai tecnici ai vertici politici fino al governatore Rossi, da noi ripetutamente avvisati del contenuto dello Studio CNR/ARS del 2010, Allegato 6, non sono più legittimati nei loro ruoli, per aver dimostrato di non rispettare l’art.3 della Costituzione Repubblicana, e dovrebbero dimettersi. Altrettanto ci aspettiamo dai Sindaci delle aree interessate che, anch’essi da noi informati perché responsabili della salute pubblica, fino a ieri (stra)parlavano di sole emissioni di “vapor d’acqua”, nulla hanno mai fatto in questi anni ed oggi le popolazioni residenti in quei comuni iniziano a protestare per le continue emissioni che rendono l’aria irrespirabile.

Penose sono infine le argomentazioni usate dal Direttore dell’ARS, che, mentre smentisce se stesso e il contenuto del suo primo parere, si limita ancora oggi a disquisire sull’areale di ricaduta dell’idrogeno solforato, quando nulla ha detto e dice sulle emissioni cancerogene in Amiata di Mercurio e Arsenico o dell’Ammoniaca, precursori delle Pm 2,5, che vengono trasportate a decine di Km di distanza e producono annualmente danni sanitari valutati in ambito comunitario in centinaia di milioni di euro.

Forum Ambientalista – Sos Geotermia

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In merito alla questione del trasferimento dell’arch.Zita e della revoca delle deleghe all’allora assessora Bramerini, ricordiamo come su tale vicenda già era noto il collegamento con la VIA per la centrale di Bagnore 4; proprio la Bramerini lo confessò ai pm ai tempi dello scandalo della TAV toscana.
NOI LO DENUNCIAMMO SUBITO. (clicca e leggi)

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Segue lo Stralcio dell’esposto presentato alla Procura della Repubblica e scaricabile qui:

Le omissioni sulle mancate valutazioni dello stato di salute delle popolazioni in Amiata, in sede di Valutazione di Impatto Ambientale della nuova centrale Bagnore 4 e la manipolazione dei relativi pareri istruttori in merito allo stato sanitario.

Nonostante i dati allarmanti registrati nei paesi sedi di impianti geotermici dell’Amiata, dati noti alla Giunta regionale, pur nelle diverse quantificazioni assolute, a seconda dell’estensione territoriale di riferimento, è stata autorizzata nel 2012, come già ripetuto, la costruzione di una nuova centrale, di nome Bagnore 4 a Santa Fiora, da 40 MegaWatt, doppia di quella già installata a Bagnore 3.
La procedura autorizzatoria per Bagnore 4, per le caratteristiche pericolose dell’impianto proposto da Enel, ha richiesto la Valutazione di Impatto Ambientale (di seguito VIA), assegnata dalle norme alla Regione Toscana. In tale procedura è stata realizzata sia una omissione molto evidente delle norme nazionali e regionali, sia una vera alterazione dei pareri espressi.
In premessa è necessario ricordare che l’oggetto della Valutazione di Impatto Ambientale non è mai un impianto a sé stante, ma l’ambiente, che deve sostenere il nuovo impianto. Cioè, con la procedura di VIA si deve verificare, in un dato territorio, la capacità dell’ambiente e della popolazione di sostenere le ulteriori emissioni, previste con l’avvio di un nuovo impianto pericoloso. In Amiata, stante i dati sanitari accertati, c’è stata, come dimostreremo di seguito, una violazione delle norme, autorizzando ulteriori immissioni nell’ambiente degli stessi inquinanti accertati come responsabili degli eccessi di mortalità.
Le norme, sia nella legislazione nazionale che nella Legge Regionale di riferimento per il caso in esame, la L.R. 79/98, essendo la procedura iniziata nel 2005, prevedono che la VIA debba avere la salute umana tra gli obiettivi di salvaguardia e di tutela e che lo Studio di impatto Ambientale (di seguito SIA), presentato dal proponente l’impianto, debba valutare lo stato sanitario della popolazione coinvolta, prima che il nuovo impianto entri in funzione e quello conseguente alle nuove emissioni prodotte dal nuovo impianto da autorizzare. Tale contenuto ovviamente è stato confermato nella successiva legislazione regionale del 2010, oggi vigente per le procedure autorizzative, avviate dopo tale data.
Ricordiamo che, coerentemente al suddetto obiettivo, nell’allegato C della legge regionale, che disciplina il contenuto del SIA, viene fatto esplicito e dettagliato riferimento agli aspetti sanitari di impatto sulla popolazione. Nelle Norme Tecniche di attuazione della L.R. 79/98, delegate dalla stessa legge alla Giunta Regionale, vengono dettagliate in maniera puntuale i contenuti della valutazione sulla salute dei residenti. L’articolo 22 della L.R. 79/98 (Disposizioni attuative delle procedure), punto 1. cita: “La Giunta regionale approva, con apposita deliberazione, le”linee/guida” e le specifiche norme tecniche di attuazione delle disposizioni di cui al presente titolo, con particolare riguardo: a) ai criteri ed ai metodi per l’effettuazione delle procedure disciplinate dall’art. 11 e seguenti”. La conseguente Delibera di Giunta regionale n° 1069 del 20.09.1999 ha approvato e pubblicato il testo delle “Norme tecniche di attuazione” sulla VIA, pubblicate nel sito Ufficiale della regione Toscana. Tali Norme sono anche oggi visibili sul sito Ufficiale della Regione, nella pagina dedicata alle procedure di VIA, sotto la voce “Norme tecniche (1999)”….
Tutto quanto sopra, previsto e riportato dalle norme sull’analisi preliminare dello stato di salute della popolazione nel cui territorio deve essere realizzato un nuovo impianto da sottoporre a VIA, è assente sia nello Studio di Impatto Ambientale che nelle integrazioni presentate successivamente da Enel e, ciò nonostante, la Regione Toscana ha espresso parere favorevole alla realizzazione del nuovo impianto non richiedendo all’Enel di sanare la lacuna.
L’assenza di tale valutazione sulla salute della popolazione era nota alla Regione Toscana. Infatti anche nel corso del Contraddittorio in sede di VIA, effettuato il 18 luglio 2012 tra Enel, Regione Toscana ed i cittadini, che avevano presentato Osservazioni alla procedura di VIA, l’ ENEL ha sostenuto che non c’era la necessità di compiere valutazioni sanitarie. Nel Verbale di tale Contraddittorio (1) alla domanda n°5 del gruppo consiliare “Prospettiva comune “ di Piancastagnaio, che chiedeva al rappresentante di ENEL il motivo per cui nello SIA non c’è una valutazione sanitaria, il rappresentante di ENEL risponde: “L’assenza dello Studio di Impatto Sanitario nella documentazione presentata è legata al fatto che il procedimento di VIA è stato avviato ai sensi della L.R.79/98”:…
Come abbiamo visto sopra, la L.R. 79/98 richiede una valutazione sanitaria puntuale , ma la Regione Toscana, pur informata dalle Osservazioni dei cittadini, non ha rilevato e segnalato al proponente tale carenza, mentre la stessa Regione avrebbe dovuto dare una risposta nel merito, positiva o negativa, a tutte le Osservazioni presentate. Adempimento che non c’è stato. Sia l’Enel che la Regione Toscana invece non rispondono alla Osservazione della mancata valutazione dello stato sanitario della popolazione e neppure alle domande successive, in particolare alla n° 8, che, in riferimento ai contenuti dell’Allegato 6 allo studio ARS-CNR, poneva una Osservazione oggettivamente inquietante: “Essendo riconosciuta nei comuni geotermici come vera la relazione tra l’aumento notevole di mortalità in funzione di concentrazioni crescenti di arsenico, mercurio, acido solfidrico ecc.; essendo ritenuta ancora come vera l’esistenza di emissioni significative di arsenico, mercurio, acido solfidrico ecc. dalle centrali geotermiche dell’Amiata, il Proponente non ritenga vera anche la seguente conclusione: che l’incremento delle malattie e mortalità sull’Amiata sia dovuto anche alle emissioni delle centrali geotermiche?”.
Ma nel procedimento autorizzatorio non si è trattato solamente di aver compiuto consapevoli omissioni su una parte centrale della VIA.
Infatti, in sede di procedimento istruttorio per la VIA, anche l’ARS ha rilasciato, in due momenti, il suo parere alla struttura tecnica della Regione Toscana che ha istruito la pratica e formulato il suo parere alla Giunta Regionale per la definizione della VIA. Nel primo parere ARS del 31 maggio 2012 (2) a pagina 3 si legge, a proposito dello SIA dell’Enel: “Ma, aldilà di tali errori oggettivi, l’intero paragrafo dedicato agli aspetti sanitari appare poco esplicativo e non adeguato per descrivere lo stato di salute delle popolazioni potenzialmente interessate alla costruzione della nuova centrale”. Nel secondo parere del 18 giugno 2012 (3) a conclusione di pagina 5, si legge che “L’ARS conferma tutte le affermazioni e conclusioni della prima nota…”. Questa valutazione è stata ribadita anche in occasione del confronto di cui al punto 2 sopra. Infatti il dott. Cipriani rispose a precisa domanda (tempo della suddetta registrazione: 1h 57′ 50”) che il parere dell’ARS in sede di VIA alla Regione è stato decisamente negativo: “una industria grande come Enel non può permettersi una sciattezza nella presentazione dei dati sanitari” definiti dal dott. Cipriani anche “superficiali” e “non accettabili”.
Anche il parere conclusivo rilasciato il 4.1.2012 in sede di VIA alla Regione Toscana dalla AUSL 9 di Grosseto dal dott. Boncompagni (4) riaffermava che: “Visti i nostri precedenti contributi istruttori:…si ritiene che integrazioni prodotte non affrontino adeguatamente quanto evidenziato nei contributi istruttori sopra citati per quanto attiene ai punti di nostra stretta competenza ed inerenti agli aspetti igienico sanitari concernenti atmosfera e suolo, rumore, campi elettromagnetici e viabilità. In particolare si esprimono le seguenti Osservazioni:
Atmosfera e suolo: a nostro parere occorre valutare l’impatto nel tempo degli inquinanti, derivante dal fall out delle emissioni che determinano l’accumulo progressivo al suolo delle diverse specie chimiche nel corso degli anni, conseguenti alle emissioni in atmosfera dell’impianto. E’ quindi necessario valutare le ipotesi di scenario ambientale al momento della dismissione dell’impianto (tenendo conto della vita presumibile per la centrale in questione) calcolando la concentrazione dei principali inquinanti nel suolo…Inoltre si ribadisce la necessità di valutare l’impatto cumulativo dei singoli elementi chimici tossici, in quanto ancorché presenti in concentrazione singola nei limiti della norma, potrebbero rappresentare un rischio sanitario non trascurabile se considerati in termini di carico complessivo.”
Di quest’ultima necessità, prevista dalla legislazione (L.R. 79/98) e segnalata anche dalla AUSL , oltre che nelle Osservazioni dei cittadini, non c’è traccia nella documentazione presentata dal proponente Enel. Il dott. Cipriani, direttore dell’ARS, in occasione del confronto realizzato a Santa Fiora il 17 giugno del 2013, quindi dopo che era stata conclusa la VIA (come vedremo nel settembre 2012), ha confermato, come riferito al punto 2 sopra, che: “sulla valutazione cumulativa ci stiamo lavorando solo ora”.
Quindi la Regione Toscana era consapevole che la parte fondamentale e centrale dello Studio di impatto Ambientale, quello sulla salute della popolazione, era “poco esplicativo e non adeguato”, secondo i pareri di competenza dell’ARS e AUSL. La Regione Toscana era anche consapevole che lo Studio dell’ARS-CNR ha sicuramente messo in evidenza una situazione ambientale ad alto rischio sanitario in Amiata, anche se, come scrive la stessa ARS nel suo parere in sede di VIA (2) a pagina 6 :”la ricerca di ARS- CNR non può essere considerata una valutazione di impatto sanitario che presuppone l’utilizzo di metodi di analisi diversi ed adeguati allo scopo”. Infatti, tale Studio non ha potuto dimostrare con certezza che la provenienza degli inquinanti responsabili delle patologie già accertate sia quella delle centrali già esistenti, avendo utilizzato i dati sanitari aggregati dell’intero territorio comunale e non in funzione della distanza crescente dagli impianti geotermici dei residenti colpiti dalle gravi patologie.
Quindi, nonostante il quadro istruttorio che ha evidenziato una carenza fondamentale di analisi sanitarie sulla popolazione, analisi ritenute non“adeguate” ed “esplicative”; nonostante lo studio ARS-CNR che, se non segnala la stretta relazione tra eccessi di mortalità e geotermia, tuttavia segnala senza ombra di dubbio un inquinamento ambientale già grave in Amiata, da cui deriva alla popolazione un rischio molto elevato per la presenza di inquinanti quali mercurio, arsenico, acido solfidrico ecc. (vedi Allegato 6 allo studio CNR-ARS scaricabile qui), prodotti anche dalle centrali geotermiche, è stata autorizzata la realizzazione di un impianto che incrementa l’emissione degli stessi inquinanti.
Il dott. Cipriani sapeva benissimo, come ha affermato in occasione dell’incontro rammentato al punto 2 sopra, che allo stato attuale mancano quelle verifiche scientifiche che possano escludere la geotermia dalle concause dell’eccesso di malattie registrate in Amiata. Infatti, a precisa domanda, se poteva escludere le attuali emissioni geotermiche dalle cause dell’eccesso di mortalità, ha risposto: “Non lo possiamo escludere in senso eziologico” e alla domanda, se conosceva quali fossero le cause dello stesso eccesso, ha risposto ”non lo sappiamo”. Pertanto, per il ruolo che l’ARS ricopre, nei suddetti pareri espressi alla Regione, oltre al giudizio chiaramente negativo sulle analisi sanitarie eseguite dal proponente l’impianto, si sarebbe dovuto sottolineare e dare il quadro dello stato sanitario della popolazione amiatina preesistente al nuovo impianto, così come è emerso dallo studio ARS-CNR. Invece, come abbiamo visto, il direttore Cipriani ha dato in altra sede (nelle Conferenze Stampa ai Sindaci, come detto sopra) una valutazione “rassicurante” dello stato sanitario emerso dallo Studio epidemiologico, favorendo oggettivamente, come di seguito dimostreremo, la manipolazione della valutazione sull’impatto sanitario, avvenuta in sede di Conferenza dei Servizi decisoria sulla VIA. Infatti a Verbale della Conferenza dei Servizi sulla VIA di Bagnore 4 del 4 settembre 2012, decisiva per la valutazione definitiva che esprimerà la Giunta Regionale a distanza di pochi giorni, non si riporta il parere comunque negativo dato da ARS e AUSL sulle analisi sanitarie presentate da ENEL, ma a pagina 5, penultimo capoverso (7), nell’unico riferimento del suddetto Verbale all’impatto sanitario, si riportano frasi marginali, dal contenuto molto discutibile, dalle quali si evince che l’ARS avrebbe escluso impatti sanitari, il che, come visto sopra, non corrisponde al vero.
Quindi tale Verbale altera oggettivamente la valutazione sull’impatto sanitario prodotta in sede di VIA dall’ARS e dall’AUSL e inoltre non riporta il fatto che il proponente ENEL abbia ritenuto che una valutazione sanitaria non fosse prevista dalle norme. Tutto ciò è aggravato dal fatto che tale Verbale, mentre da una parte non riporta i suddetti pareri conclusivi dell’ARS e dell’AUSL, chiaramente negativi, sulla validità degli studi compiuti di carattere sanitario dall’Enel e sulla parzialità dello studio ARS-CNR, dall’altra, per escludere impatti sanitari significativi, si riportano valutazioni fatte da Enel e riportate da ARS circa le “ricadute su aree quasi disabitate” degli inquinanti, areale disconosciuto da Arpat…. Ricapitolando sulla procedura di VIA per Bagnore 4:
1. non risulta vero che non esiste una regolamentazione dei contenuti della valutazione sanitaria, ritenuti necessari dalla L.R. 79/98, nello SIA;
2. risulta che non è stato prodotto nel SIA e nelle successive integrazioni ENEL in sede di VIA un’analisi “accettabile” dell’impatto sulla salute della popolazione soggetta alle emissioni;
3. mancano, come è chiaramente dettato dalle Norme Tecniche della L.R. 79/98 , ogni riferimento all’integrazione tra i vari fattori inquinanti e la descrizione dei probabili effetti rilevanti sulla salute dovuti all’azione cumulativa dei vari fattori inquinanti, già registrati sul territorio e quelli che si avranno con l’esercizio del nuovo impianto;
4. non è stato segnalato dall’ARS in sede istruttoria alla Regione Toscana lo stato di grave situazione sanitaria esistente in Amiata, comunque emerso dallo studio epidemiologico del 2010, che pur non avendo previsto verifiche per poter accertare le correlazioni tra emissioni geotermiche e la distanza dagli impianti dei residenti colpiti da malattie, ha comunque evidenziato una correlazione certa tra incrementi notevoli di rischio di mortalità e inquinanti emessi anche dalle centrali geotermiche, dando invece, contemporaneamente e in altra sede, parere di una situazione sanitaria “rassicurante” in Amiata;
5. A Verbale della Conferenza dei Servizi decisoria sulla VIA di Bagnore 4 sul tema dell’impatto sanitario viene riportato un parere opposto a quello espresso in sede istruttoria dall’ARS e AUSL.
A conclusione di ciò la popolazione in Amiata sarà chiamata a sopportare altre emissioni di inquinanti, già segnalati, in particolare nell’Allegato 6 allo studio CNR-ARS, come responsabili dei gravi rischi sanitari registrati.

Note:

(1) – Verbale del Contraddittorio del 18 luglio 2012 del Settore VIA della Regione Toscana – Direzione Generale della Presidenza, a firma del presidente Paolo Baldi. Quesiti e risposte al rappresentante del gruppo consiliare “Prospettiva comune “ del Comune di Piancastagnaio;
(2) – ARS Toscana, Contributo di ARS – “Osservatorio di Epidemiologia al procedimento di VIA…Bagnore 4”, prot. n°1141 del 31.05.2012 a firma del dott. F. Cipriani;
(3) – ARS Toscana, “Nota integrativa al Contributo di ARS del 31.05.2012 per la VIA …Bagnore 4”, prot. n°1265/SC del 18.6.2012 a firma del dott. F.Cipriani;
(4) -Azienda USL 9, “Procedimento di VIA…Bagnore 4….Richiesta di contributo istruttorio su documentazione integrativa volontaria…” prot. n° 19 del 04.01.2012 a firma del dott. G. Boncompagni e ing. G.Savelli;
(5) -.Regione Toscana, Direzione Generale della Presidenza, Settore VIA, Conferenza dei Servizi del 4 settembre 2012, “Procedimento di VIA…Bagnore4…”, presieduta dalla dott.ssa Paola Garvin;

Firenze, 9 aprile 2016. Dal convegno sulla geotermia un chiaro “no” al piano Rossi

20160409_firenze focus geotermia 19Sala piena all’Auditorium regionale e presidio in strada per il convegno “Geotermia: Focus Toscana”. Messe in evidenza tutte le criticità, i danni sociali e sanitari nella regione “geotermica” per eccellenza. La geotermia non ha una accettazione sociale neppure in Toscana.

 

E’ stato un convegno molto partecipato quello che si è svolto sabato 9 aprile 2016 a Firenze presso l’Auditorium del Consiglio Regionale della Toscana dal titolo “Geotermia: Focus Toscana” organizzato dai comitati della Rete Nazionale NOGESI (No geotermia elettrica speculativa e inquinante).
I tempi per organizzare un focus sulla geotermia erano maturi. Il Governo infatti ha finora disatteso l’impegno, preso con una Risoluzione approvata dalla Camera dei Deputati, di emanare le linee guida su tale argomento entro ottobre 2015. Nell’attesa di tale normativa in Toscana i progetti per nuovi insediamenti industriali stanno andando avanti in base a regole vecchie che non tutelano i territori soprattutto per quanto riguarda la tutela ambientale e sanitaria.
I dieci relatori invitati rappresentavano i settori professionali più legati al tema in discussione. Una serie di interventi interessanti si sono susseguiti davanti ad un pubblico attento e desideroso di capire meglio cosa sta avvenendo nei territori coinvolti dai progetti di costruzione di nuovi impianti geotermici: centrali geotermiche che fino a pochi anni fa venivano percepite come una risorsa, oggi vengono vissute come un problema per l’economia locale, la salute e l’ambiente.
L’aria che si respirava durante tutte le trattazioni era di chiaro dissenso verso la politica nazionale e regionale. Sia per il modo in cui viene sfruttata oggi la geotermia esistente sia per i permessi di ricerca rilasciati dalla Regione che preludono all’industrializzazione forzata di territori dove sono presenti economie che hanno investito tutte le loro energie e risorse puntando sullo sviluppo del settore dell’agricoltura e del turismo di qualità.
La consapevolezza che purtroppo tale attività industriale gode di particolari protezioni politiche è stata chiara fin da subito a tutti i presenti in sala. Un tipo di energia che per anni è stata propagandata come pulita e rinnovabile oggi mostra “tutti i suoi contro”. In tutti gli interventi sono state dimostrate le criticità collegate allo sfruttamento geotermico per come viene attuato oggi in Italia e in Toscana.
Fin dal primo intervento è stato ben chiarito quanto è avvenuto dal 2010 ad oggi con la liberalizzazione del mercato geotermoelettrico. Gli incentivi economici stanziati per le fonti rinnovabili e una normativa rivelatasi inefficace sin dalla sua nascita, hanno spinto società, fino a quel momento puramente finanziarie, a lanciarsi in una nuova corsa all’oro. La diffusione a macchia di leopardo dei nuovi permessi di ricerca ha quindi creato preoccupazione e malcontento nelle comunità locali. A questo proposito durante il convegno è stata portata la testimonianza di alcuni attivisti dei comitati nati sul territorio per contrastare la geotermia industriale. Emblematico il caso del “Masso delle Fanciulle” che ha visto i cittadini doversi impegnare in molteplici attività tra cui raccolte di firme e fondi per poter difendere i territori minacciati. Si è passati poi a parlare della non sostenibilità e dell’incompatibilità tra produzioni agricole di qualità e insediamenti di nuove centrali geotermiche.
L’intervento di un rappresentante sindacale ha messo in luce quanto sia elevato il tasso di disoccupazione nelle aree geotermiche “storiche”, sfatando il mito che questa tipologia di insediamenti industriali crei nuovi posti di lavoro, rispetto ai settori legati all’economia del paesaggio.
Un altro argomento trattato è stata la drammatica situazione sanitaria ed ambientale in Amiata. In particolare sono state esposte le tabelle riportanti le grosse quantità di ammoniaca ed altre sostanze velenose immesse in atmosfera dalle torri di raffreddamento delle centrali. I danni sociali e sanitari che provocano le sole emissioni di ammoniaca ammontano a decine di milioni di euro e sono stati confermati da recenti studi di affermati ricercatori indipendenti. Clamorosa poi la ricostruzione delle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per le ultime due centrali realizzate in Amiata da Enel Green Power, rammentate dall’arch. Fabio Zita, ex responsabile della Regione Toscana del Settore VIA. Se i documenti citati dall’arch. Zita saranno confermati, tutte le forze sane di questa Regione dovranno chiedere con forza le dimissioni del Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.
L’avv. Michele Greco ha quindi riportato la sua testimonianza di collaborazione con i comitati impegnati nella lotta alla geotermia industriale. E’ stato spiegato all’uditorio come sia debole ed inefficace l’impianto normativo statale.
Successivamente alcuni consiglieri regionali presenti in sala di SI-Toscana a Sinistra e M5S hanno preso a turno la parola per esporre le proprie posizioni sulla questione geotermica, concordando con la Rete NOGESI mozioni e interrogazioni da portare in Consiglio Regionale. La assenza di posizioni da parte del PD regionale testimonia della difficoltà di contrapporsi alle argomentazioni presentate nel convegno. E’ intervenuto poi l’on. Samuele Segoni che si è soffermato sul ritardo del Governo nella definizione di nuove regole per la geotermia.
Sul finale due docenti universitari, il prof. Andrea Borgia-geologo di chiara fama- e l’ing. Giorgio Santucci affrontavano le questioni più tecniche in relazione alle vistose problematiche legate allo sfruttamento geotermico dell’area amiatina – a rilascio libero in atmosfera-con la riduzione dell’acquifero, sismicità indotta e subsidenza e le criticità anche di quelle “binarie” proposte come “buona geotermia”. Veniva quindi presentata la tecnologia cosiddetta di terza generazione, con sonde geotermiche di sofisticata costruzione che hanno la caratteristica-non muovendo i fluidi sotterranei- di limitare al minimo l’impatto ambientale.
Concludeva il convegno Piero Pii, Sindaco di Casole d’Elsa. Nella sua relazione i temi toccati riassumevano tutti gli interventi precedenti: normativa, procedimenti amministrativi, strategie di sviluppo alternative alla geotermia industriale, partecipazione democratica e la proposta di una commissione di inchiesta sull’Amiata, nonché la possibilità di una class action collettiva.
Un successo quindi che rilancia le attività dei comitati della Rete NOGESI contrari al piano geotermico del governatore Rossi e delle vecchie centrali Enel Green Power, a partire dalla Giornata “100 fiori contro la geotermia “del prossimo 24 aprile.

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Orvieto News dell’11 aprile 2016

Amiatanews dell’11 aprile 2016

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Orvieto Sì

Difensori della Toscana

 

“TE LA DO’ IO LA GEOTERMIA!” 9 APRILE 2016: GIORNATA DI MOBILITAZIONE SU “GEOTERMIA: FOCUS TOSCANA”

20160409_LOCANDINA PROGRAMMA FIRENZE GEOTERMIA_cropSabato 9 aprile 2016, alle ore 9.30, a Firenze, presso il Consiglio Regionale Toscana, sala Auditorium, via Cavour, 4, un incontro organizzato dalla Rete Nazionale NOGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)

I Comitati toscani della Rete Nazionale NOGESI sono allarmati dall’accelerazione impressa dal governatore Rossi che sembra deciso a procedere spedito nel rilascio di permessi e concessioni di sfruttamento geotermico pur in mancanza di linee guida nazionali, che pure il governo avrebbe dovuto emanare oltre sei mesi fa, come approvato dalla Risoluzione congiunta delle Commissioni VIII e X della Camera dei Deputati il 15 aprile 2015.

Tale accelerazione dei tempi è preoccupante per tutti i territori coinvolti, dalle cd. “aree geotermiche” di Larderello/Travale e dell’Amiata ad altre che sono oggetto di “nuove” concessioni per impianti a media ed alta entalpia, anche per la mancanza di “regole” nelle autorizzazioni che lasciano una discrezionalità pelosa nelle mani della Giunta Regionale.

L’incontro di Firenze vuole portare all’attenzione della politica regionale, del mondo dei media e dei cittadini i rischi ed i pericoli a cui potenzialmente vengono esposti territori che hanno nella loro naturale vocazione il turismo, le risorse agroalimentari d’eccellenza, l’economia legata al paesaggio e alla tradizione toscana che il mondo intero ci invidia.

Contro il tentativo, quindi, di trasformare tale prezioso tesoro naturale in un distretto industriale dell’energia (che dove è stato realizzato- Alta Val di Cecina- non ha prodotto altro che decadenza economica) i Comitati toscani della Rete Nazionale NOGESI porteranno la loro voce e quella di autorevoli esperti del settore, nel cuore della Regione Toscana, regione che, peraltro ha già da tempo raggiunto i limiti imposti nella produzione elettrica delle cosiddette “energie rinnovabili” e non ha quindi alcun giustificato motivo per procedere oltre.

L’obiettivo è quello di sensibilizzare e informare in merito agli scenari che si stanno prefigurando, con l’obiettivo di arrivare a dire: “basta altra geotermia in Toscana, moratoria subito”.

Rete Nazionale NOGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)

CLICCA QUI per aprire e scaricare la locandina con il programma in pdf

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Gonews

Maremmanews

Orvieto news

Il Tirreno del 6 aprile 2016:
Raddoppio geotermia, Amiata in rivolta
Sindaci e ambientalisti sul piede di guerra contro l’ipotesi del premier: «Governo inadempiente rispetto alle linee guida»
di Fiora Bonelli
CASTEL DEL PIANO. «L’Amiata non è il deserto del Nevada. L’Amiata ha un sistema economico che dà ricchezza e occupazione. Basta con la geotermia». Così il sindaco di Castel del Piano Claudio Franci di fronte alle dichiarazioni del premier Matteo Renzi che, tornato dalla visita in Nevada dove ha presenziato al taglio del nastro della prima centrale ibrida di energie rinnovabili che combina energia geotermica, solare fotovoltaica e solare termica, realizzato da Enel green Power, ha profilato un raddoppio dello sfruttamento geotermico amiatino.
«Sulla geotermia – ha detto il premier Renzi – che “vale l’1%” ed è quasi tutta a Larderello ma non solo a Larderello, possiamo raddoppiare un po’, soprattutto in un altro pezzo di Toscana, che è il monte Amiata; ci stiamo lavorando, c’è un problema di autorizzazioni ma ci andiamo».
A queste dichiarazioni, l’Amiata ha tremato, dai sindaci ai cittadini, ai comitati antigeotermici. E se il sindaco Franci parla di «dichiarazione inopportuna», il collega di Seggiano Gianpiero Secco, che è spesso salito sulle barricate in particolare contro i progetti di geotermia a media entalpia, anche stavolta non si tira indietro. «Commenti? Non ce ne sono – dice –. Credo, comunque, che il problema di questa esternazione del premier stia nella poca conoscenza del nostro territorio e magari anche di una conoscenza approssimativa del problema geotermia. Comprendo che il capo del governo sia rimasto affascinato dalla potenza e dall’altissima tecnologia di questa megacentrale ultima generazione a marchio tutto italiano di Enel green power. Ma prima di parlare di mettere in ballo l’Amiata bisognerebbe essere molto attenti sia al territorio di cui si parla sia al contesto sociale economico della zona. Noi abbiamo maturato una certa confidenza con l’argomento ed è certo che gli diciamo che l’Amiata è satura».
Le posizione di Franci e di Gianpiero Secco fanno forza pure sul protocollo 2007 firmato dalla Regione Toscana e dai sindaci dell’Amiata in cui si sottoscriveva che dopo Bagnore 4, non si doveva parlare di altre centrali. Invece non è così e pullulano le concessioni per società anche con capitale sociale risicatissimo che vorrebbero creare centrali geotermiche un po’ dappertutto.
Anche i comitati che fanno capo a Sos geotermia attaccano le dichiarazioni del premier. «Renzi torna dal Nevada e “vuò fa l’americano”», dicono, elencando una serie di questioni, fra cui spicca l’inadempienza della risoluzione parlamentare del 15 aprile 2015, approvata dalle Commissioni congiunte VIII e X della Camera, che impegnava il governo a emanare entro sei mesi linee guida per individuare i criteri generali di valutazione nella scelta delle aree adatte a nuove centrali e si impegnava a rivedere, alla luce delle linee guida tutte le concessioni, da autorizzare e in essere.
«È passato quasi un anno e tutto tace – sottolinea Sos geotermia rammentando che – già Enrico Rossi, dopo il bluff della moratoria di sei mesi, sembra far finta di niente e procede spedito in un suo personale piano geotermico in barba alla citata risoluzione».
Quando alla sortita di Renzi, «se alle parole dovessero seguire i fatti – dice Sos geotermia – passerebbe come un bulldozer sia sulle proteste ormai diffuse in tutta la Toscana, sia sulle perentorie dichiarazioni dei sindaci, sempre pd, dell’Amiata che spergiurano che “si è raggiunto l’equilibrio tra centrali e Amiata”, ma anche sulle mire di Rossi e, ancor più grave, sull’impegno che le commissioni parlamentari hanno assunto di fronte al Paese e che dovrebbero impegnare il governo».
Intanto i comitati hanno organizzato due giornate di mobilitazione: il 9 aprile al consiglio regionale a Firenze e il 24 con la giornata “100 fiori contro la geotermia” con iniziative in contemporanea in tutti i territori interessati dallo sfruttamento geotermico.