Come avevamo dato conto già a pochi giorni dal sisma, sembra proprio che i grossolani errori commessi dall’INGV e il tentativo di giustificazioni successive non tengano, se alcuni senatori del M5S continuano a contestare i fatti ai responsabili del governo, come riporta l’articolo de Il Foglietto della Ricerca pubblicato l’11 gennaio scorso e che riportiamo integralmente. Resta sullo sfondo il convitato di pietra, cioè i progetti di centrali geotermiche che, vorremmo capire, se e quanto hanno avuto un ruolo in tutta la vicenda.
Ingv e terremoto di Casamicciola:
10 senatori replicano a una lettera del presidente dell’ente
Il 9 ottobre scorso, il presidente dell’Ingv, con una lettera (che ieri ci è stata gentilmente trasmessa dal sen. Nicola Morra) al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, al Ministro dell’economia e delle finanze e a 11 Senatori del Movimento 5 Stelle, ha risposto all’atto di sindacato ispettivo del 19 settembre 2017, n.4-08069 (primo firmatario, lo stesso sen. Morra), del quale il nostro giornale aveva dato notizia.
Il 20 dicembre, a distanza di più di due mesi, i senatori del M5S, con un nuovo atto di sindacato ispettivo (n. 4-08778), rivolto ai predetti Ministri, che di seguito si riporta integralmente, hanno replicato alla lettera del presidente dell’Ingv.
“MORRA, DONNO, ENDRIZZI, CRIMI, LUCIDI, CASTALDI, MORONESE, SANTANGELO, GIARRUSSO, BLUNDO – Ai Ministri dell’istruzione, dell’università e della ricerca e dell’economia e delle finanze – Premesso che:
l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), con nota prot. 0013057 del 9 ottobre 2017, a firma del legale rappresentante pro tempore, professor Carlo Doglioni, indirizzata al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, al Ministro dell’economia e delle finanze, nonché ai firmatari dell’interrogazione a risposta scritta 4-08069, presentata nel corso della seduta n. 877 del 19 settembre 2017, risponde all’interrogazione stessa, di fatto sostituendosi ai Ministri in indirizzo che, a tutt’oggi, invece, non risulta abbiano approfondito quanto contenuto nella predetta nota e neanche dato alcun riscontro all’atto di sindacato ispettivo;
ad avviso degli interroganti le argomentazioni addotte dal presidente dell’Ingv nella predetta nota si appalesano prive di pregio e non giustificano affatto l’operato dello stesso ente, sia per quanto attiene alle gravi carenze manifestate dall’ente in occasione del sisma che il 21 agosto 2017 ha colpito il comune di Casamicciola, coinvolgendo tutta l’isola di Ischia, sia sotto l’aspetto della veridicità e della correttezza dei bilanci consuntivi dello stesso ente;
da documenti ufficiali disponibili, non risulta vero che sarebbe stato comunicato “entro i tempi stabiliti” un “evento sismico a Ischia”. Nessuna immediatezza e nessuna trasparenza: l’evento era stato localizzato altrove ed è stato comunicato con notevole ritardo;
considerato che, a parere degli interroganti:
non sembra avere alcun fondamento logico il tentativo di spiegare il macroscopico errore nella localizzazione. Infatti, l’errore viene giustificato affermando che lo stesso è dovuto all’assenza di sismografi nel fondo marino, ma, volutamente, si dimentica che a Ischia da anni opera, o dovrebbe, operare una rete sismica dedicata a monitorare in modo dettagliatissimo tutta l’isola, che, come noto, è un vulcano attivo. Tale rete, se funzionasse, sarebbe in grado di determinare rapidamente i parametri di qualunque sisma si verificasse nell’area;
sarebbe molto grave se i sensori della rete ischitana non funzionassero, ma non può essere sottaciuto che, in concomitanza con alcuni fenomeni verificatisi in prossimità di Casamicciola alla fine dell’agosto 2016, era già emerso che i sensori ischitani non erano attivi. L’Ingv avrebbe, perciò, lasciato un’isola vulcanica, densamente popolata e votata al turismo, senza monitoraggio per almeno un anno;
l’entità dell’incertezza proposta dall’Ingv nella nota del 9 ottobre 2017 appare priva di senso. Passare, come ha fatto l’Ingv, da una profondità focale iniziale di 10 chilometri a 1,7 chilometri, significa aver commesso errori gravi, che non hanno niente a che vedere con l’incertezza della misura. La locuzione “raggio di tot km” non appare degna del più grande istituto europeo di ricerca geofisica, uno dei più grandi e dei meglio finanziati al mondo, proprio per gli studi sismologici. Infatti, se è vero che tutte le misure fisiche per definizione sono affette da incertezza, è altrettanto vero che le misure sismologiche nel nostro Paese hanno un’incertezza molto bassa. Ciò tanto per il gran numero di studi disponibili sulla sismicità italiana, quanto per la capillarità della rete sismica nazionale sviluppata a partire dagli anni ’80;
risulta, in particolare, che i terremoti di Casamicciola siano stati oggetto di numerosi studi; tentare, come fa l’Ingv con la citata nota, di mettere in discussione conoscenze acquisite per giustificare errori sulla localizzazione, appare a giudizio degli interroganti inaccettabile oltre che improvvido. È bene ricordare che, dopo gli eventi del 2016, alcuni ricercatori dell’Osservatorio vesuviano hanno condotto nella zona campagne di misure geodetiche, evidenziando una forte deformazione, proprio nell’area epicentrale del 21 agosto 2017;
inoltre, l’affermazione contenuta nella nota Ingv del 9 ottobre 2017, per cui “le agenzie internazionali americane tuttora localizzano l’evento di Ischia del 21 agosto a mare”, non rappresenta correttamente il funzionamento dei sistemi di monitoraggio internazionali. Le determinazioni americane, infatti, vengono fatte automaticamente in tempo reale per l’intero pianeta. Ogni anno, sulla Terra si verificano circa trentamila terremoti di magnitudo attorno a 3.6. Non ci si può certo aspettare che i sismologi americani facciano controlli per ognuno di essi per ottenere valutazioni più raffinate, peraltro per loro del tutto inutili, per sismi verificatisi addirittura a otto ore d’aereo di distanza dai propri confini. Per una rete sismica planetaria, possono essere accolte indeterminazioni inaccettabili per una rete locale, come quella dedicata esclusivamente a monitorare l’isola di Ischia, supportata anche da una rete nazionale di oltre 400 stazioni e con ben due sale di controllo (a Napoli e a Roma) in ognuna delle quali sono presenti ricercatori e tecnici, 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno, con costi complessivi tutt’altro che trascurabili per i contribuenti;
è dovere dell’Ingv fornire rapidamente la grandezza e la localizzazione affidabili di ogni evento che si verifichi sul territorio nazionale. Il quadro di danneggiamento, le caratteristiche geologiche del suolo, l’amplificazione locale, eccetera, sono questioni non particolarmente urgenti, che vanno affrontate successivamente. I problemi di ingegneria inopportunamente evidenziati nella già citata nota Ingv sembrano finalizzati solo a tentare di distogliere l’attenzione dalle responsabilità nella sorveglianza e nella comunicazione, compiti esclusivi dello stesso Ingv;
alcun valore divulgativo può riconoscersi all’intervista rilasciata il giorno dopo il terremoto (22 agosto 2017) al Tg2 delle ore 13 dal presidente dell’Ingv, in cui lo stesso ebbe a mostrare la faglia con l’ipocentro in mare “per far comprendere la ragione del terremoto in modo semplice a chiunque”, pur essendo ampiamente dimostrato che faglia e ipocentro non potevano essere e non erano quelli indicati. È evidente che spiegazioni erronee semmai confondono soltanto chi le ascolta;
peraltro, gli argomenti addotti dall’Ingv in risposta all’interrogazione parlamentare 4-08069 sono in evidente conflitto con quanto lo stesso ha ufficialmente rappresentato alla Commissione Grandi Rischi il 25 agosto 2017: il terremoto risulta localizzato immediatamente sotto Casamicciola ad una profondità inferiore a 2 chilometri;
non condivisibili appaiono il riferimento dell’Ingv ad “attacchi infondati, pretestuosi e preordinati” nei confronti dell’ente e gli auspici di “sostegno al fine di migliorare la ricerca (…) garantire l’implementazione (…) di nuove reti di monitoraggio per dare informazioni sempre più precise”. Il tentativo di “battere cassa” si appalesa inopportuno, in quanto l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia dispone sia di finanziamenti importanti, che di alcune centinaia di ottimi ricercatori e tecnici. L’Osservatorio vesuviano, in particolare, possiede una gran quantità di strumenti di alto livello tecnologico, acquisiti per sviluppare il progetto denominato “Vulcamed”. La Regione Campania ha finanziato in aggiunta un altro progetto, che ha consentito importanti acquisti di strumentazione per monitorare i vulcani partenopei. Da più di 18 mesi, inoltre, l’Ingv sarebbe in possesso di due OBS (sismografi per il fondo del mare) non ancora installati;
infine, non vi è stato alcun attacco pretestuoso nei confronti dell’Ingv, semmai critiche severe alle contraddittorie dichiarazioni dei vertici Ingv sul terremoto di Casamicciola, a seguito di errori palesi commessi in una delle zone più pericolose al mondo dal punto di vista vulcanologico. Errori che determinano conseguenze sulla vita degli abitanti degli stessi luoghi;
considerato inoltre che, a parere degli interroganti:
in merito alle problematiche connesse ai conti consuntivi dell’Ingv circa: a) disavanzo di competenza e b) entrata accertata di 4,1 milioni riportata nel rendiconto 2016, le giustificazioni fornite dal legale rappresentante dell’ente si appalesano anch’esse prive di pregio e non giustificano l’operato dello stesso Ingv sotto l’aspetto della veridicità e della correttezza dei bilanci. Infatti, è incontestabile che per ben quattro esercizi finanziari consecutivi (2012, 2013, 2014 e 2015), come riportato nell’atto di sindacato ispettivo 4-08069, l’Ingv ha registrato un disavanzo di competenza (entrate accertate meno spese impegnate) complessivo pari a circa 29 milioni di euro, così suddiviso: 1,6 milioni nel 2012; 6,8 nel 2013; 14,5 nel 2014 e 6 nel 2015. L’ente, tuttavia, afferma di averli “ripianati” utilizzando l’avanzo di amministrazione sia disponibile che vincolato, quest’ultimo riferito alle “gestioni speciali”, ovvero a progetti con finanziamento esterno;
tale operazione, però, non appare, né corretta, né legittima, in quanto l’ente, per ciascuna delle suddette annualità, ha impegnato spese per la gestione ordinaria superiori alle entrate accertate. Pertanto avrebbe dovuto ripianare il disavanzo utilizzando risorse disponibili reali e non fittizie, come invece sono quelle da cui avrebbe concretamente attinto, ossia risorse vincolate a precise ed inderogabili attività (facenti parte di gestioni speciali) già deliberate dallo stesso ente, che in nessun caso possono essere destinate per altre finalità, men che meno per ripianare il disavanzo di bilancio;
quanto detto è chiaramente precisato dalla Corte dei conti nella nota 24, riportata in calce alla pagina 36 della “Relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), per gli esercizi 2011-2012” (l’ultimo atto di controllo sull’Ingv pubblicato dalla magistratura contabile): “Le risorse finanziarie derivanti dai finanziamenti esterni, non impegnate entro l’esercizio, confluiscono nella quota dell’avanzo di amministrazione a destinazione vincolata per progetti commissionati dall’Istituto e contabilizzati nelle gestioni speciali, quota che viene destinata ad integrare, per l’esercizio successivo, la dotazione dei corrispondenti capitoli delle gestioni speciali”;
appare, inoltre, fuorviante la risposta dell’Ingv alla richiesta di chiarimenti, avanzata dagli interroganti con il citato atto di sindacato ispettivo, in ordine alla somma di 4,1 milioni di euro, riportata nel consuntivo 2016, quale “quota parte delle assegnazioni premiali 2015 e 2016 destinate alla copertura delle spese di funzionamento per euro 2.050.000,00 (per totali euro 4.100.000,00)” che, secondo gli stessi interroganti, alla data del 31 dicembre 2016 risultavano del tutto prive di titolo giuridico, idoneo a giustificarne l’accertamento;
l’ente, infatti, afferma che il titolo giuridico che giustifica l’operazione contabile di accertamento è l’art. 4, commi 1 e 2, del decreto legislativo n. 213 del 2009, mentre il testo riporta, smentendo tale affermazione, che: “1. La ripartizione del fondo ordinario per gli enti di ricerca finanziati dal Ministero, di cui all’articolo 7 del decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204, e successive modificazioni, è effettuata sulla base della programmazione strategica preventiva, di cui all’articolo 5, nonché tenendo conto della valutazione della qualità dei risultati della ricerca, effettuata dall’Agenzia nazionale di valutazione dell’università e della ricerca (ANVUR). 2. A decorrere dall’anno 2011, al fine di promuovere e sostenere l’incremento qualitativo dell’attività scientifica degli enti di ricerca e migliorare l’efficacia e l’efficienza nell’utilizzo delle risorse, una quota non inferiore al 7 per cento del fondo di cui al comma 1, con progressivi incrementi negli anni successivi, è destinata al finanziamento premiale di specifici programmi e progetti, anche congiunti, proposti dagli enti. I criteri e le motivazioni di assegnazione della predetta quota sono disciplinate con decreto avente natura non regolamentare del Ministro”;
la norma invocata, quindi, dispone una realtà assai diversa da quella assunta dall’Ingv. Ciò in quanto l’assegnazione della quota parte del fondo premiale, come noto, avviene annualmente, con apposito decreto del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, che rappresenta il titolo giuridico idoneo a giustificare l’accertamento della somma, l’ultimo dei quali, riguardante l’anno 2015, è stato trasmesso, sotto forma di schema, dal Ministero stesso al Parlamento il 13 settembre 2017, mentre per quello riguardante l’anno 2016, ad oggi, non c’è stata alcuna comunicazione al Parlamento;
l’Ingv, invece, a giudizio degli interroganti illegittimamente, ha contabilizzato nel proprio consuntivo 2016, tanto la quota di Fondo premiale per 2015, che per il 2016, con ciò alterando le risultanze dello stesso consuntivo che, qualora fosse stato redatto in maniera regolare, avrebbe evidenziato un nuovo disavanzo di competenza;
considerato infine che a parere degli interroganti, se l’operato dell’Ingv fosse ritenuto legittimo, tutti gli altri enti di ricerca sarebbero facoltizzati ad autoconcedersi annualmente ad libitum una quota di fondo premiale, iscrivendo in bilancio il relativo importo, senza attendere, né la valutazione dell’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca), né il decreto di riparto dello stesso Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo ritengano esaustive e fondate le esposte indicazioni fornite dall’Ingv;
in caso contrario, quali iniziative urgenti e indifferibili intendano adottare, ognuno per le rispettive competenze, per garantire la sicurezza dei cittadini, che vivono in un Paese fortemente sismico e vulcanico, e per far sì che l’Ingv, ente strategico finanziato con circa 60 milioni di euro annui, riacquisti la credibilità e il prestigio scientifico, di cui ha goduto fino a qualche anno fa, sia a livello nazionale, che internazionale;
se non ritengano di trasferire, con la massima urgenza, sotto il diretto controllo della Protezione civile il servizio di monitoraggio sismico e vulcanico del Paese e l’analisi dei risultati, che sono le uniche armi di prevenzione utili in zone così densamente popolate;
se non vi siano i presupposti per adottare con urgenza, ai sensi dell’art. 15, comma 1-bis, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, il decreto di decadenza degli organi di vertice dell’Ingv, con la nomina di un commissario.
(4-08778)”