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Terremoto di Ischia del 21 agosto 2017. Sembra proprio che qualcosa non torni

Come avevamo dato conto già a pochi giorni dal sisma, sembra proprio che i grossolani errori commessi dall’INGV e il tentativo di giustificazioni successive non tengano, se alcuni senatori del M5S continuano a contestare i fatti ai responsabili del governo, come riporta l’articolo de Il Foglietto della Ricerca pubblicato l’11 gennaio scorso e che riportiamo integralmente. Resta sullo sfondo il convitato di pietra, cioè i progetti di centrali geotermiche che, vorremmo capire, se e quanto hanno avuto un ruolo in tutta la vicenda.

Ingv e terremoto di Casamicciola:
10 senatori replicano a una lettera del presidente dell’ente

Il 9 ottobre scorso, il presidente dell’Ingv, con una lettera (che ieri ci è stata gentilmente trasmessa dal sen. Nicola Morra) al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, al Ministro dell’economia e delle finanze e a 11 Senatori del Movimento 5 Stelle, ha risposto all’atto di sindacato ispettivo del 19 settembre 2017, n.4-08069 (primo firmatario, lo stesso sen. Morra), del quale il nostro giornale aveva dato notizia.
Il 20 dicembre, a distanza di più di due mesi, i senatori del M5S, con un nuovo atto di sindacato ispettivo (n. 4-08778), rivolto ai predetti Ministri, che di seguito si riporta integralmente, hanno replicato alla lettera del presidente dell’Ingv.
“MORRA, DONNO, ENDRIZZI, CRIMI, LUCIDI, CASTALDI, MORONESE, SANTANGELO, GIARRUSSO, BLUNDO – Ai Ministri dell’istruzione, dell’università e della ricerca e dell’economia e delle finanze – Premesso che:
l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), con nota prot. 0013057 del 9 ottobre 2017, a firma del legale rappresentante pro tempore, professor Carlo Doglioni, indirizzata al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, al Ministro dell’economia e delle finanze, nonché ai firmatari dell’interrogazione a risposta scritta 4-08069, presentata nel corso della seduta n. 877 del 19 settembre 2017, risponde all’interrogazione stessa, di fatto sostituendosi ai Ministri in indirizzo che, a tutt’oggi, invece, non risulta abbiano approfondito quanto contenuto nella predetta nota e neanche dato alcun riscontro all’atto di sindacato ispettivo;
ad avviso degli interroganti le argomentazioni addotte dal presidente dell’Ingv nella predetta nota si appalesano prive di pregio e non giustificano affatto l’operato dello stesso ente, sia per quanto attiene alle gravi carenze manifestate dall’ente in occasione del sisma che il 21 agosto 2017 ha colpito il comune di Casamicciola, coinvolgendo tutta l’isola di Ischia, sia sotto l’aspetto della veridicità e della correttezza dei bilanci consuntivi dello stesso ente;
da documenti ufficiali disponibili, non risulta vero che sarebbe stato comunicato “entro i tempi stabiliti” un “evento sismico a Ischia”. Nessuna immediatezza e nessuna trasparenza: l’evento era stato localizzato altrove ed è stato comunicato con notevole ritardo;
considerato che, a parere degli interroganti:
non sembra avere alcun fondamento logico il tentativo di spiegare il macroscopico errore nella localizzazione. Infatti, l’errore viene giustificato affermando che lo stesso è dovuto all’assenza di sismografi nel fondo marino, ma, volutamente, si dimentica che a Ischia da anni opera, o dovrebbe, operare una rete sismica dedicata a monitorare in modo dettagliatissimo tutta l’isola, che, come noto, è un vulcano attivo. Tale rete, se funzionasse, sarebbe in grado di determinare rapidamente i parametri di qualunque sisma si verificasse nell’area;
sarebbe molto grave se i sensori della rete ischitana non funzionassero, ma non può essere sottaciuto che, in concomitanza con alcuni fenomeni verificatisi in prossimità di Casamicciola alla fine dell’agosto 2016, era già emerso che i sensori ischitani non erano attivi. L’Ingv avrebbe, perciò, lasciato un’isola vulcanica, densamente popolata e votata al turismo, senza monitoraggio per almeno un anno;
l’entità dell’incertezza proposta dall’Ingv nella nota del 9 ottobre 2017 appare priva di senso. Passare, come ha fatto l’Ingv, da una profondità focale iniziale di 10 chilometri a 1,7 chilometri, significa aver commesso errori gravi, che non hanno niente a che vedere con l’incertezza della misura. La locuzione “raggio di tot km” non appare degna del più grande istituto europeo di ricerca geofisica, uno dei più grandi e dei meglio finanziati al mondo, proprio per gli studi sismologici. Infatti, se è vero che tutte le misure fisiche per definizione sono affette da incertezza, è altrettanto vero che le misure sismologiche nel nostro Paese hanno un’incertezza molto bassa. Ciò tanto per il gran numero di studi disponibili sulla sismicità italiana, quanto per la capillarità della rete sismica nazionale sviluppata a partire dagli anni ’80;
risulta, in particolare, che i terremoti di Casamicciola siano stati oggetto di numerosi studi; tentare, come fa l’Ingv con la citata nota, di mettere in discussione conoscenze acquisite per giustificare errori sulla localizzazione, appare a giudizio degli interroganti inaccettabile oltre che improvvido. È bene ricordare che, dopo gli eventi del 2016, alcuni ricercatori dell’Osservatorio vesuviano hanno condotto nella zona campagne di misure geodetiche, evidenziando una forte deformazione, proprio nell’area epicentrale del 21 agosto 2017;
inoltre, l’affermazione contenuta nella nota Ingv del 9 ottobre 2017, per cui “le agenzie internazionali americane tuttora localizzano l’evento di Ischia del 21 agosto a mare”, non rappresenta correttamente il funzionamento dei sistemi di monitoraggio internazionali. Le determinazioni americane, infatti, vengono fatte automaticamente in tempo reale per l’intero pianeta. Ogni anno, sulla Terra si verificano circa trentamila terremoti di magnitudo attorno a 3.6. Non ci si può certo aspettare che i sismologi americani facciano controlli per ognuno di essi per ottenere valutazioni più raffinate, peraltro per loro del tutto inutili, per sismi verificatisi addirittura a otto ore d’aereo di distanza dai propri confini. Per una rete sismica planetaria, possono essere accolte indeterminazioni inaccettabili per una rete locale, come quella dedicata esclusivamente a monitorare l’isola di Ischia, supportata anche da una rete nazionale di oltre 400 stazioni e con ben due sale di controllo (a Napoli e a Roma) in ognuna delle quali sono presenti ricercatori e tecnici, 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno, con costi complessivi tutt’altro che trascurabili per i contribuenti;
è dovere dell’Ingv fornire rapidamente la grandezza e la localizzazione affidabili di ogni evento che si verifichi sul territorio nazionale. Il quadro di danneggiamento, le caratteristiche geologiche del suolo, l’amplificazione locale, eccetera, sono questioni non particolarmente urgenti, che vanno affrontate successivamente. I problemi di ingegneria inopportunamente evidenziati nella già citata nota Ingv sembrano finalizzati solo a tentare di distogliere l’attenzione dalle responsabilità nella sorveglianza e nella comunicazione, compiti esclusivi dello stesso Ingv;
alcun valore divulgativo può riconoscersi all’intervista rilasciata il giorno dopo il terremoto (22 agosto 2017) al Tg2 delle ore 13 dal presidente dell’Ingv, in cui lo stesso ebbe a mostrare la faglia con l’ipocentro in mare “per far comprendere la ragione del terremoto in modo semplice a chiunque”, pur essendo ampiamente dimostrato che faglia e ipocentro non potevano essere e non erano quelli indicati. È evidente che spiegazioni erronee semmai confondono soltanto chi le ascolta;
peraltro, gli argomenti addotti dall’Ingv in risposta all’interrogazione parlamentare 4-08069 sono in evidente conflitto con quanto lo stesso ha ufficialmente rappresentato alla Commissione Grandi Rischi il 25 agosto 2017: il terremoto risulta localizzato immediatamente sotto Casamicciola ad una profondità inferiore a 2 chilometri;
non condivisibili appaiono il riferimento dell’Ingv ad “attacchi infondati, pretestuosi e preordinati” nei confronti dell’ente e gli auspici di “sostegno al fine di migliorare la ricerca (…) garantire l’implementazione (…) di nuove reti di monitoraggio per dare informazioni sempre più precise”. Il tentativo di “battere cassa” si appalesa inopportuno, in quanto l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia dispone sia di finanziamenti importanti, che di alcune centinaia di ottimi ricercatori e tecnici. L’Osservatorio vesuviano, in particolare, possiede una gran quantità di strumenti di alto livello tecnologico, acquisiti per sviluppare il progetto denominato “Vulcamed”. La Regione Campania ha finanziato in aggiunta un altro progetto, che ha consentito importanti acquisti di strumentazione per monitorare i vulcani partenopei. Da più di 18 mesi, inoltre, l’Ingv sarebbe in possesso di due OBS (sismografi per il fondo del mare) non ancora installati;
infine, non vi è stato alcun attacco pretestuoso nei confronti dell’Ingv, semmai critiche severe alle contraddittorie dichiarazioni dei vertici Ingv sul terremoto di Casamicciola, a seguito di errori palesi commessi in una delle zone più pericolose al mondo dal punto di vista vulcanologico. Errori che determinano conseguenze sulla vita degli abitanti degli stessi luoghi;
considerato inoltre che, a parere degli interroganti:
in merito alle problematiche connesse ai conti consuntivi dell’Ingv circa: a) disavanzo di competenza e b) entrata accertata di 4,1 milioni riportata nel rendiconto 2016, le giustificazioni fornite dal legale rappresentante dell’ente si appalesano anch’esse prive di pregio e non giustificano l’operato dello stesso Ingv sotto l’aspetto della veridicità e della correttezza dei bilanci. Infatti, è incontestabile che per ben quattro esercizi finanziari consecutivi (2012, 2013, 2014 e 2015), come riportato nell’atto di sindacato ispettivo 4-08069, l’Ingv ha registrato un disavanzo di competenza (entrate accertate meno spese impegnate) complessivo pari a circa 29 milioni di euro, così suddiviso: 1,6 milioni nel 2012; 6,8 nel 2013; 14,5 nel 2014 e 6 nel 2015. L’ente, tuttavia, afferma di averli “ripianati” utilizzando l’avanzo di amministrazione sia disponibile che vincolato, quest’ultimo riferito alle “gestioni speciali”, ovvero a progetti con finanziamento esterno;
tale operazione, però, non appare, né corretta, né legittima, in quanto l’ente, per ciascuna delle suddette annualità, ha impegnato spese per la gestione ordinaria superiori alle entrate accertate. Pertanto avrebbe dovuto ripianare il disavanzo utilizzando risorse disponibili reali e non fittizie, come invece sono quelle da cui avrebbe concretamente attinto, ossia risorse vincolate a precise ed inderogabili attività (facenti parte di gestioni speciali) già deliberate dallo stesso ente, che in nessun caso possono essere destinate per altre finalità, men che meno per ripianare il disavanzo di bilancio;
quanto detto è chiaramente precisato dalla Corte dei conti nella nota 24, riportata in calce alla pagina 36 della “Relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), per gli esercizi 2011-2012” (l’ultimo atto di controllo sull’Ingv pubblicato dalla magistratura contabile): “Le risorse finanziarie derivanti dai finanziamenti esterni, non impegnate entro l’esercizio, confluiscono nella quota dell’avanzo di amministrazione a destinazione vincolata per progetti commissionati dall’Istituto e contabilizzati nelle gestioni speciali, quota che viene destinata ad integrare, per l’esercizio successivo, la dotazione dei corrispondenti capitoli delle gestioni speciali”;
appare, inoltre, fuorviante la risposta dell’Ingv alla richiesta di chiarimenti, avanzata dagli interroganti con il citato atto di sindacato ispettivo, in ordine alla somma di 4,1 milioni di euro, riportata nel consuntivo 2016, quale “quota parte delle assegnazioni premiali 2015 e 2016 destinate alla copertura delle spese di funzionamento per euro 2.050.000,00 (per totali euro 4.100.000,00)” che, secondo gli stessi interroganti, alla data del 31 dicembre 2016 risultavano del tutto prive di titolo giuridico, idoneo a giustificarne l’accertamento;
l’ente, infatti, afferma che il titolo giuridico che giustifica l’operazione contabile di accertamento è l’art. 4, commi 1 e 2, del decreto legislativo n. 213 del 2009, mentre il testo riporta, smentendo tale affermazione, che: “1. La ripartizione del fondo ordinario per gli enti di ricerca finanziati dal Ministero, di cui all’articolo 7 del decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204, e successive modificazioni, è effettuata sulla base della programmazione strategica preventiva, di cui all’articolo 5, nonché tenendo conto della valutazione della qualità dei risultati della ricerca, effettuata dall’Agenzia nazionale di valutazione dell’università e della ricerca (ANVUR). 2. A decorrere dall’anno 2011, al fine di promuovere e sostenere l’incremento qualitativo dell’attività scientifica degli enti di ricerca e migliorare l’efficacia e l’efficienza nell’utilizzo delle risorse, una quota non inferiore al 7 per cento del fondo di cui al comma 1, con progressivi incrementi negli anni successivi, è destinata al finanziamento premiale di specifici programmi e progetti, anche congiunti, proposti dagli enti. I criteri e le motivazioni di assegnazione della predetta quota sono disciplinate con decreto avente natura non regolamentare del Ministro”;
la norma invocata, quindi, dispone una realtà assai diversa da quella assunta dall’Ingv. Ciò in quanto l’assegnazione della quota parte del fondo premiale, come noto, avviene annualmente, con apposito decreto del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, che rappresenta il titolo giuridico idoneo a giustificare l’accertamento della somma, l’ultimo dei quali, riguardante l’anno 2015, è stato trasmesso, sotto forma di schema, dal Ministero stesso al Parlamento il 13 settembre 2017, mentre per quello riguardante l’anno 2016, ad oggi, non c’è stata alcuna comunicazione al Parlamento;
l’Ingv, invece, a giudizio degli interroganti illegittimamente, ha contabilizzato nel proprio consuntivo 2016, tanto la quota di Fondo premiale per 2015, che per il 2016, con ciò alterando le risultanze dello stesso consuntivo che, qualora fosse stato redatto in maniera regolare, avrebbe evidenziato un nuovo disavanzo di competenza;
considerato infine che a parere degli interroganti, se l’operato dell’Ingv fosse ritenuto legittimo, tutti gli altri enti di ricerca sarebbero facoltizzati ad autoconcedersi annualmente ad libitum una quota di fondo premiale, iscrivendo in bilancio il relativo importo, senza attendere, né la valutazione dell’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca), né il decreto di riparto dello stesso Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo ritengano esaustive e fondate le esposte indicazioni fornite dall’Ingv;
in caso contrario, quali iniziative urgenti e indifferibili intendano adottare, ognuno per le rispettive competenze, per garantire la sicurezza dei cittadini, che vivono in un Paese fortemente sismico e vulcanico, e per far sì che l’Ingv, ente strategico finanziato con circa 60 milioni di euro annui, riacquisti la credibilità e il prestigio scientifico, di cui ha goduto fino a qualche anno fa, sia a livello nazionale, che internazionale;
se non ritengano di trasferire, con la massima urgenza, sotto il diretto controllo della Protezione civile il servizio di monitoraggio sismico e vulcanico del Paese e l’analisi dei risultati, che sono le uniche armi di prevenzione utili in zone così densamente popolate;
se non vi siano i presupposti per adottare con urgenza, ai sensi dell’art. 15, comma 1-bis, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, il decreto di decadenza degli organi di vertice dell’Ingv, con la nomina di un commissario.
(4-08778)”

TERREMOTO ISCHIA. L’OMBRA DELLA GEOTERMIA SPECULATIVA DIETRO GLI “ERRORI” DELL’INGV? -aggiornato-

Quattro giorni per ottenere la rilevazione del terremoto di Ischia. Quattro giorni di dati ballerini, vulcanologi e sismologi allibiti da valori incongruenti rispetto a quello che la storia sismica del luogo insegnava.
Venti minuti dopo la scossa delle 20.57 di lunedì scorso: magnitudo locale (Ml) 3.6, profondità ipocentrale 10 chilometri, epicentro a mare, al largo di Forio, come dice l’Ingv. Poco dopo la mezzanotte dall’Osservatorio Vesuviano, sede napoletana Ingv, arrivano i dati rielaborati con magnitudo durata (Md) 4.0, ipocentro a 5 chilometri di profondità e un epicentro sempre a mare ma stavolta a circa 3 chilometri dalla costa Nord. Il dubbio si insinua tra gli scienziati.
Quattro giorni dopo, l’ufficializzazione di una magnitudo durata di 4.0, una profondità ipocentrale di 1 chilometro 730 metri e un epicentro su via Santa Barbara, a Casamicciola.
Di fronte agli incredibili errori e alle minimizzazioni giunte dall’Osservatorio Vesuviano (la sezione partenopea dell’INGV) vale sempre interrogarsi “a chi giova?”, se cioè si tratta di una sequenza di pesanti leggerezze o se c’è una ragione che lega i fatti.

Si parla infatti di una convenzione dell’agosto 2016 tra l’INVG napoletano e la società Ischia Geotermia srl che è interessata al progetto di centrale geotermica pilota Serrara Fontana sull’isola; tale convenzione, che sembra peraltro pagata con i soldi pubblici della Protezione Civile, come riportato da ilfattoquotidiano.it, prevede la partecipazione di “tre ricercatori con contratto su fondi Protezione Civile-INGV” che sono Stefano Carlino, Maria Giulia Di Giuseppe e Antonio Troiano, tutti dell’INGV. La dr.ssa Maria Giulia Di Giuseppe era casualmente di turno nella sala operativa INGV la notte del terremoto…

Dal canto suo Francesca Bianco, Direttrice dell’Osservatorio Vesuviano dal 2016, il 2 agosto di quest’anno, ospite in TV di Piero Angela, si premura di intervenire sulla questione terremoti/Ischia minimizzando e dichiarando che “… a Ischia abbiamo una sismicità estremamente rara, abbiamo registrato 4 micro-terremoti negli ultimi 2 e lo studio della parte fluida – soprattutto delle acque- ci racconta di un sistema idrotermale in assoluta calma…”. E di fronte alle incalzanti domande del giornalista de “Il Mattino” su come è stata possibile tanta leggerezza, seguita a dichiarare, contro ogni evidenza, che “qui non ci sono stati errori”.

Ma la realtà tira brutti scherzi e il 21 agosto, come purtroppo sappiamo, alle 20,57 c’è il terremoto; stranamente pare che non siano partiti i soliti e immediati avvisi automatici, ma bisognerà attendere circa mezz’ora per avere il primo che parla di 10 km di profondità in mare a nord dell’isola e una magnitudo di 3.6. Passa la mezzanotte e arriva una prima rettifica che alza la magnitudo a 4.0 localizzando ancora il sisma sempre in mare, ad una profondità di 5 km, ma ormai anche dalle tv si era capito che qualcosa non tornava e probabilmente la scossa doveva essere di maggiore magnitudo e localizzata in terraferma, con un ipocentro più superficiale.

Dopo ben quattro giorni e una valanga di polemiche, vedi Boschi e Luongo, vengono rilasciati dati più credibili e alla magnitudo 4.0 si localizza il centro del terremoto nell’abitato di Casamicciola ad una profondità di meno di 2 km.
La differenza tra le prime valutazioni e quella finale è sostanziale, perché un sisma tra i 5 e i 10 km a largo della costa nord ha una probabile origine tettonica a differenza di uno a profondità di 2/3 km in terraferma che indicherebbe una origine vulcanica, come peraltro storicamente si è verificato sull’isola.

Ma certo che se fosse stata vera una delle prime ipotesi, un sisma di tal genere non avrebbe interferito più di tanto con eventuali centrali geotermiche che estraggono e reiniettano fluidi di sicuro al di sotto dei 5 km di profondità e comunque in terraferma; invece un sisma come quello che effettivamente c’è stato ridà fiato e legittimità alle proteste e alle voci contrarie all’impianto geotermico di Serrara Fontana, dai comitati locali, al prof. Ortolani, e da pochi mesi anche la Regione Campania.

Ma, ci chiediamo, come è stato possibile un tale livello di pressapochismo da parte dell’INGV? Come si chiede anche il prof. Boschi “che cosa è successo nelle sale di sorveglianza dell’INGV di Roma e di Napoli, operative 24 ore su 24, la sera del 21 agosto. Chi ha materialmente fatto e comunicato le prime valutazioni? Chi le ha successivamente corrette parzialmente?”.
E’ possibile che le prime valutazioni dell’INVG-OV di Napoli siano opera di personale non adeguatamente preparato all’evento?
Dalla enorme discrepanza tra i dati qualcuno potrebbe pensare che siamo di fronte a una assoluta incompetenza o una volontà di fornire dati diversi che non potessero danneggiare altri interessi.
Intanto l’Ingv rende noti i risultati dei rilievi compiuti il 23 agosto: la maggior parte delle abitazioni gravemente danneggiate in seguito al terremoto erano di buona fattura, in mattoni, pietra o tufo, ma prive di quelle ‘vecchie’ e semplici protezioni antisismiche che, ad esempio, sono presenti in molte case dell’Appennino, come le catene o i tiranti (!!!).

Torna prepotentemente in mente il quesito iniziale: “Cui prodest?”

Il silenzio e/o le spiegazioni ipertecniche non depongono a favore della trasparenza. Ci auguriamo che l’INGV chiarisca immediatamente le responsabilità, sanzionando eventuali errori e omissioni, per difendere la credibilità e la funzione di un Istituto pubblico e allontanare sospetti di qualsivoglia commistione con interessi privati.

Rete nazionale NoGESI – NO Geotermia Speculativa e Inquinante


Leggilo su:

Il Cittadino online

NewTuscia.it


aggiornamento 4/9/17

Il Golfo24.it:

Ischia e la geotermia, scatta l’indagine della Procura della Repubblica
Il sisma del 21 agosto, l’epicentro localizzato in ritardo, un paio di esposti presentati alla magistratura e la convenzione sospetta. E così si alimentano i dubbi

“…Che l’autorità giudiziaria si stia muovendo, beh questo lo confermerebbero anche una serie di indiscrezioni di natura giornalistica, che specialmente in determinati ambienti difficilmente riescono a non essere fondate. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia avrebbe infatti siglato una convenzione con la società Ischia Geotermia. Ed allora, siccome a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina come soleva dire Giulio Andreotti, ecco che non mancano – e tra questi ci sono anche alcuni quotidiani – coloro che ipotizzano una possibile relazione tra gli errori commessi dall’osservatorio nella stima dell’entità e dell’epicentro del terremoto ischitano e la predetta convenzione. Un’ipotesi alla quale ovviamente noi non vogliamo nemmeno lontanamente credere, e anzi siamo certi di poterla escludere a priori, e che potrebbe avere una sola spiegazione. Un teorema assolutamente malevolo potrebbe essere quello della localizzazione del terremoto: non c’è dubbio che il fatto che l’epicentro dello stesso si trovasse nel cuore del sottosuolo isolano, significa poter dire definitivamente addio al progetto geotermico. Se invece si fosse trattato dei soliti effetti di un sisma che nasce dal mare, le cose starebbero in maniera diversa…”

anche su IsolaVerdeTv.com


aggiornamento 5/10/17

Legambiente, o Segambiente, non perde occasione per schierarsi contro chi critica il sistema o i centri di potere, come già abbiamo avuto modo di denunciare. Anche sulle giuste critiche alla gestione del sisma di Ischa non all’altezza dei compiti e responsabilità, oltre alla replica del prof. Doglioni, presidente dell’INGV, ci tocca assistere alla difesa d’ufficio anche di Legambiente.
Il prof. Boschi, ex presidente dello stesso INGV, ribatte nell’articolo che segue.

Il Foglietto della Ricerca:

Sisma Casamicciola 2017: pretesti, argomenti effettivi e … Legambiente
di Enzo Boschi

Il 26 settembre, a più di un mese dal terremoto di Ischia, Elisabetta Galgani ha intervistato, per La Nuova Ecologia, il presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni, e la presidente di Legambiente, Rossella Muroni. “Scoprendo un’unità di intenti” fra i due.
Doglioni afferma: “Dopo la prima localizzazione del 21 agosto, i sismologi dell’Istituto si sono subito messi a verificare i sismogrammi e alla fine hanno modificato l’ipocentro nel sottosuolo ischitano in una posizione a circa 5 in orizzontale a sud e 3 km più superficiale rispetto alla stima iniziale, il che significa che la localizzazione finale della sorgente sismica è stata ampiamente al di sotto dell’incertezza insita nella qualità dei dati a disposizione. La critica all’operato dell’Ingv è dunque inaccettabile e pretestuosa”.
Rossella Muroni conferma: “E’ evidente come dice Doglioni che le critiche siano state pretestuose: credo inoltre che le polemiche seguite siano state assolutamente strumentali …”
I due intervistati si guardano bene dall’analizzare i contenuti delle critiche ed eventualmente smontarle con appropriati argomenti scientifici, come è prassi normale nel mondo della moderna ricerca. Esprimono solo giudizi negativi. Poi, si sono abbandonati a disquisire su la scienza che si ritira in una torre d’avorio, la mancanza di sinergia tra scienza e politica, l’abusivismo … con l’auspicio finale “che tutto questo cambi”. Argomenti che erano già vecchi ai tempi del terremoto irpino del 1980. Parole di circostanza, che riempiono la bocca ma non il vuoto di idee e che, soprattutto, non indicano nessuna strada per risolvere i problemi.
Mi ha particolarmente colpito l’uso dell’aggettivo “pretestuose”, usato da entrambi gli intervistati per le critiche rivolte “all’operato dell’Ingv”. Sono andato a verificare sul vocabolario il significato di “pretestuoso” e ho trovato: “Addotto come pretesto, fondato su pretesti, non su effettivi argomenti”.
Rivendico di aver espresso, qui sul Foglietto, critiche molto ben circostanziate, con effettivi argomenti, non sull’operato dell’Ingv come un tutto, ma solo su un gruppo ristretto di persone ben identificate, che ha il compito della rilevazione e della comunicazione degli eventi sismici per tutto il territorio nazionale, 24 ore su 24. Di costoro mi sono persino spinto ad auspicare l’immediata rimozione. Critiche nette sono venute anche da altri esperti, la professionalità dei quali non è stata mai messa in discussione.
Non mi meravigliano i tentativi di giustificarsi da parte del presidente Ingv e sorvolo le sue considerazioni tecniche. A sismologi esperti sono bastati una decina di minuti per capire che quello del 21 agosto scorso era un terremoto a profondità minima, proprio sotto Casamicciola. I vertici dell’Ingv hanno impiegato quattro giorni per arrivare allo stesso risultato.
Le critiche non sono di natura accademica e non hanno intenti polemici. La vicenda riguarda un’area abitata da più di due milioni di persone, che vivono fra vulcani pericolosissimi: in caso di evento, è per loro necessaria un’informazione tempestiva e affidabile. Anche poche decine di minuti di ritardo possono significare la perdita di migliaia di vite umane.
Quello che colpisce nell’intervista della Galgani è la presa di posizione della presidente di Legambiente, istituzione che ho sempre ammirato e che ho frequentato ai tempi di Ermete Realacci.
Legambiente, attraverso le parole della sua legale rappresentante, afferma che le critiche sono pretestuose, quindi, per definizione, fondate su pretesti, non su effettivi argomenti. Immagino allora che, prima di fare un’affermazione tanto grave, la Signora Muroni avrà fatto delle indagini e, pertanto, la invito pubblicamente a chiarire quali pretesti sarebbero alla base delle critiche. Altrimenti si potrebbe pensare che Legambiente considera con superficialità e indifferenza l’elevatissima pericolosità vulcanologica di una parte importante del Paese.
Nell’attesa di conoscere i pretesti su cui si fondano le nostre critiche, ribadisco brevemente quelli che sono gli effettivi argomenti alla base di esse.
La prima valutazione del sisma del 21 agosto è stata comunicata dalla Sala operativa di Roma dell’Ingv circa mezz’ora dopo l’evento: magnitudo locale 3.6, 10 km di profondità, in mare ad alcuni km da Ischia, cioè i valori prodotti in automatico dal sistema di sorveglianza. Nel primo comunicato dell’Osservatorio Vesuviano (OV), si ritrovano esattamente gli stessi valori. Alle 22:33, l’OV emette un secondo comunicato, innalzando la magnitudo a 4.0 e riducendo la profondità focale a 5 km; epicentro sempre in mare ma un po’ spostato. Ma non è finita. Il 22 agosto, una ventina di ore dopo il terremoto, il presidente Ingv confermerà, al Tg2 delle 13, proprio quei dati, addirittura indicando su un grafico, con una freccetta rossa, la faglia e l’ipocentro. Non è ancora dato sapere, a più di un mese e mezzo dall’evento, quando e come si è arrivati alla soluzione corretta, quella che pone l’ipocentro proprio sotto Casamicciola a meno di 2 km di profondità, che è stata poi riportata il 25 agosto alla Commissione Grandi Rischi e narrata il 26 agosto dal presidente Ingv.
Non è accettabile quanto affermato dal presidente INGV sulla compatibilità fra le sue valutazioni e la corretta valutazione finale dei parametri dell’evento. Un terremoto in mezzo al mare di magnitudo 3.6 a una profondità di 10 km è poco più di una curiosità sismologica; un terremoto della stessa entità immediatamente sotto un antico centro abitato può essere una tragedia come è stato varie volte nella storia di Casamicciola.
La direttrice dell’OV, nei giorni successivi al sisma, rilascerà una intervista al quotidiano Il Mattino di Napoli per spiegare alcune incredibili circostanze verificatesi nello stesso OV la sera del 21 agosto.
Ulteriori dettagli possono essere letti nel Foglietto del 14 settembre scorso; qui osservo che in tutta la filiera decisionale dell’Ingv non c’è neanche un sismologo operativo esperto. Infatti, la sismicità ischitana, argomento di innumerevoli testi scientifici e non solo, era evidentemente sconosciuta a coloro che nella notte del 21 agosto hanno gestito l’evento.
Questo episodio è preoccupante non solo per i Napoletani, che in gran numero vivono in una delle zone più pericolose al mondo, ma anche per tutti noi che viviamo in un Paese fortemente sismico e che abbiamo il diritto di pretendere informazioni complete, tempestive e puntuali da un ente statale fatto crescere proprio con questo fondamentale scopo e che costa circa 60 milioni all’anno.
La presidente di Legambiente, un’importantissima istituzione nazionale, considera queste nostre osservazioni puramente pretestuose. Aspettiamo, ora, che dimostri l’infondatezza dei nostri argomenti. Se, come temiamo, non le riuscirà, auspichiamo scuse adeguate, non per puntiglio personale ma proprio per il rispetto che abbiamo verso Legambiente e le sue esternazioni.
L’uso improprio dell’aggettivo “pretestuoso”, in argomenti di questa gravità, si appalesa estremamente irresponsabile.

ISCHIA DOCET: TERREMOTO AD ISCHIA MAGNITUDO 4.0. NESSUNO HA DETTO CHE NELL’ISOLA E’ PREVISTA UNA CENTRALE GEOTERMICA A SERRARA FONTANA SECONDO IL PIANO BERLUSCONI-SCAJOLA (E CHE IL GOVERNO DI CENTROSINISTRA NON HA MODIFICATO)

SAGGIAMENTE LA REGIONE CAMPANIA A GIUGNO SCORSO HA BOCCIATO TALE IMPIANTO PER LA PREVEDIBILE SISMICITA’ INDOTTA (E SI APPRESTA A BOCCIARNE, PER GLI STESSI MOTIVI UN ALTRO IDENTICO PREVISTO AI CAMPI FLEGREI), MENTRE DOPO IL TERREMOTO DI CASTEL GIORGIO DEL 30.05.2016 DI MAGNITUDO 4.1 LA REGIONE UMBRIA-CHE PURE E’ STATA TRA LE REGIONI AMPIAMENTE COLPITE DAL TERREMOTO APPENNICO DI UN ANNO FA- ANCORA NON SI DECIDE A BOCCIARE L’IMPIANTO GEOTERMICO PREVISTO A CASTEL GIORGIO, MA ANZI RECENTEMENTE HA AUTORIZZATO ALTRE RICERCHE GEOTERMICHE SULLA PIANA DELL’ALFINA! VERGOGNA!

La motivazione di fondo della bocciatura dell’impianto geotermico di Serrara Fontana, uno dei sei comuni dell’isola di Ischia, sta nella sismicità indotta e danni rilevanti al turismo. Dice infatti la decisione della Regione Campania (Decreto Dirigenziale n. 15 del 16/06/2017): “Il modello geologico-geotermico e sismo-tettonico presentato dal proponente, anche a seguito delle indagini magnetotelluriche effettuate, è inadeguato e non consente di escludere con ragionevole certezza il verificarsi di sismicità indotta/innescabile connessa all’esercizio dell’impianto, con particolare riferimento alle fasi di estrazione e re-immissione dei fluidi geotermici….

Ed ancora: “In base ai dati presentati dal Proponente, l’avvertibilità e i potenziali effetti del terremoto indotto considerato dal progetto (M=2,5) sono da ritenere non del tutto trascurabili. Lo stesso Proponente evidenzia che i terremoti sarebbero avvertibili già per una magnitudo di 1,5 se con ipocentro entro 1 km di profondità. Gli effetti della percezione dei terremoti da parte della popolazione non sono stati adeguatamente considerati, come pure non sono stati considerati i potenziali impatti sull’economia turistica dell’isola, aspetti che allo stato attuale non sembrano essere stati approfonditi adeguatamente”.

Ed inoltre: In tale siffatto contesto ambientale, antropico e socio economico il proponente non solo non ha adeguatamente indagato gli stress introdotti dall’attività geotermica (sismicità indotta/innescabile) e i possibili effetti negativi sul sistema delle acque minerali e termali, al fine di escluderli con ragionevole certezza, ma inoltre non ha previsto nessuna garanzia economica in caso di danni a beni e persone derivanti dall’esercizio dell’impianto, ritenendo quindi implicitamente che tutte le esternalità negative debbano essere assunte, nel caso, dalla collettività a fronte di un “interesse pubblico” finalizzato alla produzione di soli 5 MW …”.

Continua così il Decreto Dirigenziale: “Allo scarso rilievo strategico dell’impianto, in termini di contributo all’energia da FER producibile in Campania, si associa, invece, un elevatissimo rischio antropico che impatta negativamente sul rischio ambientale, già alto nell’Isola d’Ischia, con conseguenze negative anche sul contesto socio economico, determinato dagli impatti che, in assenza di adeguate indagini e caratterizzazioni come nel caso di specie e considerato il contesto di riferimento, produce in termini di sismicità indotta/innescabile, impatti sul sistema delle acque minerali e termali, impatto paesaggistico, rischio idrogeologico nonché sul rischio vulcanico.

Per concludere così: “…Per tutto quanto rappresentato si ritiene che l’impianto, nel contesto ambientale, antropico e socio economico che caratterizza l’Isola d’Ischia, determina rilevanti impatti negativi, in termini di sismicità indotta/innescabile e conseguenti danni a beni e persone, non mitigabili di alcun modo, nonché, conseguentemente, anche al sistema socio economico fondato sul turismo”.

Le stesse motivazioni indotte dalla Regione Campania per “bocciare” Serrara Fontana e cioè: sismicità, assenza di garanzia economica in caso di danni a beni e persone derivanti dall’esercizio dell’impianto, scarso rilievo strategico dell’impianto (produzione di soli 5 MW!) impatti negativi sul sistema socioeconomico fondato sul turismo, potrebbero valere anche per “bocciare” il previsto impianto di Castel Giorgio ( e di Torre Alfina), come richiedono tutti i sindaci dell’area ed anche il Consiglio Regionale dell’Umbria. Peraltro il terremoto del 30 maggio del 2016 ha avuto proprio l’epicentro nella aree individuate da ITW-LKW per gli impianti pilota di Castel Giorgio e di Torre Alfina.

Questa ennesima posizione della Giunta regionale Campania è un ulteriore dimostrazione che “bocciare “gli impianti pericolosi si può, tutelando i cittadini dell’Alfina: se la Regione Umbria, anche dopo tale sollecitazione, non lo farà ai cittadini non rimarrà che punire alle prossime elezioni politiche e regionali il Partito Democratico che ha la responsabilità della gestione dell’Umbria.

Quanto è successo ad Amatrice e ora a Ischia mostra la gravità della situazione sismica del nostro Paese: non tenerne conto è puramente criminale.
Riportiamo alcune dichiarazioni a caldo –apparse sul Corriere della Sera del 23.08.2017- del prof. Doglioni, presidente dell’INGV: ”La ferita di Amatrice può ripetersi anche in altre parti d’Italia. La penisola si dilata di 3-4 millimetri l’anno, che ogni qualche secolo determinano movimenti di qualche metro. Potrà capitare di nuovo. Il fenomeno è lo stesso: a chiazze, il terreno sprofonda” e alla domanda di quanto ci vuole a mettere in sicurezza l’Italia Doglioni risponde così: ”Non basterebbero cinquant’anni per come siamo messi. I terremoti si dimenticano presto, è naturale eliminare un dolore. Questo aiuta la ricostruzione, ma non la prevenzione, perché induce atteggiamenti fatalisti e a non far nulla. Gli italiani metteranno in sicurezza le case solo quando avranno paura”.

E i cittadini che debbono fare? Contare solo i danni ed i morti? La presidente della Regione Marini e l’assessore Cecchini ci rispondano finalmente!

Rete nazionale NoGESI


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