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“TE LA DO’ IO LA GEOTERMIA!” 9 APRILE 2016: GIORNATA DI MOBILITAZIONE SU “GEOTERMIA: FOCUS TOSCANA”

20160409_LOCANDINA PROGRAMMA FIRENZE GEOTERMIA_cropSabato 9 aprile 2016, alle ore 9.30, a Firenze, presso il Consiglio Regionale Toscana, sala Auditorium, via Cavour, 4, un incontro organizzato dalla Rete Nazionale NOGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)

I Comitati toscani della Rete Nazionale NOGESI sono allarmati dall’accelerazione impressa dal governatore Rossi che sembra deciso a procedere spedito nel rilascio di permessi e concessioni di sfruttamento geotermico pur in mancanza di linee guida nazionali, che pure il governo avrebbe dovuto emanare oltre sei mesi fa, come approvato dalla Risoluzione congiunta delle Commissioni VIII e X della Camera dei Deputati il 15 aprile 2015.

Tale accelerazione dei tempi è preoccupante per tutti i territori coinvolti, dalle cd. “aree geotermiche” di Larderello/Travale e dell’Amiata ad altre che sono oggetto di “nuove” concessioni per impianti a media ed alta entalpia, anche per la mancanza di “regole” nelle autorizzazioni che lasciano una discrezionalità pelosa nelle mani della Giunta Regionale.

L’incontro di Firenze vuole portare all’attenzione della politica regionale, del mondo dei media e dei cittadini i rischi ed i pericoli a cui potenzialmente vengono esposti territori che hanno nella loro naturale vocazione il turismo, le risorse agroalimentari d’eccellenza, l’economia legata al paesaggio e alla tradizione toscana che il mondo intero ci invidia.

Contro il tentativo, quindi, di trasformare tale prezioso tesoro naturale in un distretto industriale dell’energia (che dove è stato realizzato- Alta Val di Cecina- non ha prodotto altro che decadenza economica) i Comitati toscani della Rete Nazionale NOGESI porteranno la loro voce e quella di autorevoli esperti del settore, nel cuore della Regione Toscana, regione che, peraltro ha già da tempo raggiunto i limiti imposti nella produzione elettrica delle cosiddette “energie rinnovabili” e non ha quindi alcun giustificato motivo per procedere oltre.

L’obiettivo è quello di sensibilizzare e informare in merito agli scenari che si stanno prefigurando, con l’obiettivo di arrivare a dire: “basta altra geotermia in Toscana, moratoria subito”.

Rete Nazionale NOGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)

CLICCA QUI per aprire e scaricare la locandina con il programma in pdf

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Il Tirreno del 6 aprile 2016:
Raddoppio geotermia, Amiata in rivolta
Sindaci e ambientalisti sul piede di guerra contro l’ipotesi del premier: «Governo inadempiente rispetto alle linee guida»
di Fiora Bonelli
CASTEL DEL PIANO. «L’Amiata non è il deserto del Nevada. L’Amiata ha un sistema economico che dà ricchezza e occupazione. Basta con la geotermia». Così il sindaco di Castel del Piano Claudio Franci di fronte alle dichiarazioni del premier Matteo Renzi che, tornato dalla visita in Nevada dove ha presenziato al taglio del nastro della prima centrale ibrida di energie rinnovabili che combina energia geotermica, solare fotovoltaica e solare termica, realizzato da Enel green Power, ha profilato un raddoppio dello sfruttamento geotermico amiatino.
«Sulla geotermia – ha detto il premier Renzi – che “vale l’1%” ed è quasi tutta a Larderello ma non solo a Larderello, possiamo raddoppiare un po’, soprattutto in un altro pezzo di Toscana, che è il monte Amiata; ci stiamo lavorando, c’è un problema di autorizzazioni ma ci andiamo».
A queste dichiarazioni, l’Amiata ha tremato, dai sindaci ai cittadini, ai comitati antigeotermici. E se il sindaco Franci parla di «dichiarazione inopportuna», il collega di Seggiano Gianpiero Secco, che è spesso salito sulle barricate in particolare contro i progetti di geotermia a media entalpia, anche stavolta non si tira indietro. «Commenti? Non ce ne sono – dice –. Credo, comunque, che il problema di questa esternazione del premier stia nella poca conoscenza del nostro territorio e magari anche di una conoscenza approssimativa del problema geotermia. Comprendo che il capo del governo sia rimasto affascinato dalla potenza e dall’altissima tecnologia di questa megacentrale ultima generazione a marchio tutto italiano di Enel green power. Ma prima di parlare di mettere in ballo l’Amiata bisognerebbe essere molto attenti sia al territorio di cui si parla sia al contesto sociale economico della zona. Noi abbiamo maturato una certa confidenza con l’argomento ed è certo che gli diciamo che l’Amiata è satura».
Le posizione di Franci e di Gianpiero Secco fanno forza pure sul protocollo 2007 firmato dalla Regione Toscana e dai sindaci dell’Amiata in cui si sottoscriveva che dopo Bagnore 4, non si doveva parlare di altre centrali. Invece non è così e pullulano le concessioni per società anche con capitale sociale risicatissimo che vorrebbero creare centrali geotermiche un po’ dappertutto.
Anche i comitati che fanno capo a Sos geotermia attaccano le dichiarazioni del premier. «Renzi torna dal Nevada e “vuò fa l’americano”», dicono, elencando una serie di questioni, fra cui spicca l’inadempienza della risoluzione parlamentare del 15 aprile 2015, approvata dalle Commissioni congiunte VIII e X della Camera, che impegnava il governo a emanare entro sei mesi linee guida per individuare i criteri generali di valutazione nella scelta delle aree adatte a nuove centrali e si impegnava a rivedere, alla luce delle linee guida tutte le concessioni, da autorizzare e in essere.
«È passato quasi un anno e tutto tace – sottolinea Sos geotermia rammentando che – già Enrico Rossi, dopo il bluff della moratoria di sei mesi, sembra far finta di niente e procede spedito in un suo personale piano geotermico in barba alla citata risoluzione».
Quando alla sortita di Renzi, «se alle parole dovessero seguire i fatti – dice Sos geotermia – passerebbe come un bulldozer sia sulle proteste ormai diffuse in tutta la Toscana, sia sulle perentorie dichiarazioni dei sindaci, sempre pd, dell’Amiata che spergiurano che “si è raggiunto l’equilibrio tra centrali e Amiata”, ma anche sulle mire di Rossi e, ancor più grave, sull’impegno che le commissioni parlamentari hanno assunto di fronte al Paese e che dovrebbero impegnare il governo».
Intanto i comitati hanno organizzato due giornate di mobilitazione: il 9 aprile al consiglio regionale a Firenze e il 24 con la giornata “100 fiori contro la geotermia” con iniziative in contemporanea in tutti i territori interessati dallo sfruttamento geotermico.

Geotermia in Amiata, Renzi torna dal Nevada e “vuò fa l’americano”

renzi_americano_trivellaInfelice sortita del premier sul raddoppio della geotermia in Amiata ignorando cittadini, sindaci, regione e una Risoluzione parlamentare.

Il jetlag gioca brutti scherzi al presidente del consiglio di ritorno dagli Stati Uniti dove ha brindato con i dirigenti di Enel Green Power in Nevada visitando le centrali geotermiche.
E’ possibile quindi che i postumi del viaggio abbiano causato le improvvide dichiarazioni di Renzi che, intervenendo alla scuola di partito del PD il 2 aprile scorso, ha dichiarato in merito alla geotermia che “possiamo raddoppiare un po’, soprattutto in un altro pezzo di Toscana, che e’ il monte Amiata, ci stiamo lavorando, c’e’ un problema di autorizzazioni ma ci andiamo”.

Sappiamo come il governo stia gestendo la partita dell’energia e delle trivelle, con l’invito all’astensione al referendum del 17 aprile promosso dalle stesse regioni a guida PD e con le dimissioni del ministro Guidi per il sospetto di aver sponsorizzato un emendamento che favorisce le compagnie petrolifere, ma le infelici dichiarazioni sulla geotermia fanno strame di ogni e qualsiasi forma di democrazia e di rispetto di cittadini e istituzioni.
Dovrebbe sapere, “l’americano” di palazzo Chigi, che il suo governo è inadempiente rispetto alla Risoluzione parlamentare 8-00103 del 15 aprile 2015, approvata dalle Commissioni congiunte VIII e X della Camera dei Deputati, che impegnava, appunto, il governo “…ad emanare, entro sei mesi, «linee guida» a cura dei Ministeri dello sviluppo economico e dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, che individuino nell’ambito delle aree idonee di cui al punto precedente anche i criteri generali di valutazione, finalizzati allo sfruttamento in sicurezza della risorsa, tenendo conto delle implicazioni che l’attività geotermica comporta relativamente al bilancio idrologico complessivo, al rischio di inquinamento delle falde, alla qualità dell’aria, all’induzione di micro sismicità…” e rivedere, alla luce di dette “linee guida” tutte le concessioni, da autorizzare e in essere. E’ passato quasi un anno e tutto tace.

Già il governatore toscano Rossi, dopo il bluff della moratoria di sei mesi, sembra far finta di niente e procede spedito in un suo personale “piano geotermico” in barba alla citata Risoluzione, ma la sortita di Renzi, se alle parole dovessero seguire i fatti, passerebbe con un bulldozer sia sulle proteste ormai diffuse in tutta la Toscana, sia sulle perentorie dichiarazioni dei sindaci -sempre PD- dell’Amiata che spergiurano che “si è raggiunto l’equilibrio tra centrali e Amiata”, ma anche sulle mire di Rossi e, ancor più grave, sull’impegno che le commissioni parlamentari hanno assunto di fronte al Paese e che impegnano, o dovrebbero impegnare in una democrazia parlamentare, il Governo.

Puntuali e doverose quindi le iniziative che i comitati contro la geotermia e la Rete Nazionale NOGESI hanno messo in cantiere per contrastare ogni tentazione “trivellatrice” di Governo e Regione, a partire dalle due giornate di mobilitazione, la prima il 9 aprile presso il Consiglio Regionale a Firenze e la seconda il 24 aprile con la giornata “100 fiori contro la geotermia” che vedrà iniziative in contemporanea nei territori oggetto delle mire speculative.

Crediamo che i gruppi politici, gli amministratori e, soprattutto, i parlamentari delle Commissioni VIII e X della Camera debbano doverosamente far sentire la loro voce, possibilmente partecipando all’incontro di Firenze del 9 aprile.
E’ in gioco non solo il futuro di tanti territori della Toscana, Umbria, Lazio, Campania e Sardegna, ma anche la credibilità stessa della politica tutta e, in finale, della democrazia in Italia.

Sos Geotermia
Rete nazionale NoGesi – No Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante

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Agenzia DIRE 2 aprile 2016:

Energia, Renzi: “Possiamo raddoppiare il geotermico con il monte Amiata”

ROMA – In Italia il geotermico puo’ quasi “raddoppiare” crescendo sul “monte Amiata, ci stiamo lavorando, c’e’ un problema di autorizzazioni ma ci andiamo“. Lo dice Matteo Renzi, presidente del Consiglio e segretario Pd, lo dice intervenendo a ‘Classe Democratica’, scuola di formazione politica del Partito Democratico.
La centrale ibrida integrata geotermico-solare termico-solare fotovoltaico di StillWater e’ “la piu’ innovativa in assoluto sulle energie rinnovabili al mondo” ed e’ “italiana, fatta dagli ingegneri italiani”, dice Renzi raccontando del viaggio in Usa, ed e’ stata “inventata grazie all’esperienza che Enel ha fatto” a partire “dalla geotermia al Larderello, che pure essendo in provincia di Pisa e’ una realta’ positiva”, aggiunge con un pizzico di ironia campanilistica. Il geotermico toscano e’ “una realta’ strepitosa e unica”, dice il presidente del Consiglio, e a chi lo sollecita dicendo che Enel deve fare altrove le rinnovabili, segnala che “non e’ vero che e’ tutto bloccato in Italia, abbiamo degli spazi su cui dobbiamo migliorare”. Ad esempio, sempre sulla geotermia che “vale l’1%” ed e’ “quasi tutta al Larderello ma non solo al Larderello”, spiega Renzi, “possiamo raddoppiare un po’, soprattutto in un altro pezzo di Toscana, che e’ il monte Amiata, ci stiamo lavorando, c’e’ un problema di autorizzazioni ma ci andiamo”.

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Il Tirreno del 6 aprile 2016:
Raddoppio geotermia, Amiata in rivolta
Sindaci e ambientalisti sul piede di guerra contro l’ipotesi del premier: «Governo inadempiente rispetto alle linee guida»
di Fiora Bonelli
CASTEL DEL PIANO. «L’Amiata non è il deserto del Nevada. L’Amiata ha un sistema economico che dà ricchezza e occupazione. Basta con la geotermia». Così il sindaco di Castel del Piano Claudio Franci di fronte alle dichiarazioni del premier Matteo Renzi che, tornato dalla visita in Nevada dove ha presenziato al taglio del nastro della prima centrale ibrida di energie rinnovabili che combina energia geotermica, solare fotovoltaica e solare termica, realizzato da Enel green Power, ha profilato un raddoppio dello sfruttamento geotermico amiatino.
«Sulla geotermia – ha detto il premier Renzi – che “vale l’1%” ed è quasi tutta a Larderello ma non solo a Larderello, possiamo raddoppiare un po’, soprattutto in un altro pezzo di Toscana, che è il monte Amiata; ci stiamo lavorando, c’è un problema di autorizzazioni ma ci andiamo».
A queste dichiarazioni, l’Amiata ha tremato, dai sindaci ai cittadini, ai comitati antigeotermici. E se il sindaco Franci parla di «dichiarazione inopportuna», il collega di Seggiano Gianpiero Secco, che è spesso salito sulle barricate in particolare contro i progetti di geotermia a media entalpia, anche stavolta non si tira indietro. «Commenti? Non ce ne sono – dice –. Credo, comunque, che il problema di questa esternazione del premier stia nella poca conoscenza del nostro territorio e magari anche di una conoscenza approssimativa del problema geotermia. Comprendo che il capo del governo sia rimasto affascinato dalla potenza e dall’altissima tecnologia di questa megacentrale ultima generazione a marchio tutto italiano di Enel green power. Ma prima di parlare di mettere in ballo l’Amiata bisognerebbe essere molto attenti sia al territorio di cui si parla sia al contesto sociale economico della zona. Noi abbiamo maturato una certa confidenza con l’argomento ed è certo che gli diciamo che l’Amiata è satura».
Le posizione di Franci e di Gianpiero Secco fanno forza pure sul protocollo 2007 firmato dalla Regione Toscana e dai sindaci dell’Amiata in cui si sottoscriveva che dopo Bagnore 4, non si doveva parlare di altre centrali. Invece non è così e pullulano le concessioni per società anche con capitale sociale risicatissimo che vorrebbero creare centrali geotermiche un po’ dappertutto.
Anche i comitati che fanno capo a Sos geotermia attaccano le dichiarazioni del premier. «Renzi torna dal Nevada e “vuò fa l’americano”», dicono, elencando una serie di questioni, fra cui spicca l’inadempienza della risoluzione parlamentare del 15 aprile 2015, approvata dalle Commissioni congiunte VIII e X della Camera, che impegnava il governo a emanare entro sei mesi linee guida per individuare i criteri generali di valutazione nella scelta delle aree adatte a nuove centrali e si impegnava a rivedere, alla luce delle linee guida tutte le concessioni, da autorizzare e in essere.
«È passato quasi un anno e tutto tace – sottolinea Sos geotermia rammentando che – già Enrico Rossi, dopo il bluff della moratoria di sei mesi, sembra far finta di niente e procede spedito in un suo personale piano geotermico in barba alla citata risoluzione».
Quando alla sortita di Renzi, «se alle parole dovessero seguire i fatti – dice Sos geotermia – passerebbe come un bulldozer sia sulle proteste ormai diffuse in tutta la Toscana, sia sulle perentorie dichiarazioni dei sindaci, sempre pd, dell’Amiata che spergiurano che “si è raggiunto l’equilibrio tra centrali e Amiata”, ma anche sulle mire di Rossi e, ancor più grave, sull’impegno che le commissioni parlamentari hanno assunto di fronte al Paese e che dovrebbero impegnare il governo».
Intanto i comitati hanno organizzato due giornate di mobilitazione: il 9 aprile al consiglio regionale a Firenze e il 24 con la giornata “100 fiori contro la geotermia” con iniziative in contemporanea in tutti i territori interessati dallo sfruttamento geotermico.

Maremmanews.it del 4 aprile 2016
Geotermia in Amiata, Renzi torna dal Nevada e “vuò fa l’americano”
…segue ns. comunicato.

anche su:

Atheleia online

Il Cittadino online

Contropiano 

Da Sorano riparte la lotta in Toscana contro ogni tipo di geotermia

20160221_sorano_montaggioIl 21 febbraio scorso i comitati si incontrano e rilanciano le iniziative in tutta la regione: che 100 fiori sboccino…
Tanti i comitati presenti all’incontro di Sorano del 21 febbraio, dai comitati storici a quelli più recenti, nati soprattutto dopo il disvelamento dei tanti progetti delle nuove centrali a media entalpia che ormai coinvolgono tutto il territorio regionale.

Si è fatto il punto sulle diverse realtà, dalla ormai insopportabile geotermia Enel del monte Amiata ai progetti della media entalpia figli del piano Berlusconi-Scajola, ma fatti propri dal governatore Rossi che per la Toscana ha deciso di puntare solo e soltanto sulla geotermia -il solare sta praticamente scomparendo-, nonostante abbia già raggiunto le quote prefissate di rinnovabile e nonostante che ormai è appurato che siamo in sovrapproduzione di energia, tanto che Enel, lentamente, inizia la dismissione delle centrali a combustibili fossili.

A pensar male si potrebbe dedurre che non sia il reale bisogno di energia che muove la regione Toscana a sostenere un piano abnorme di geotermia, ma, più prosaicamente, tutta la partita degli incentivi, ancor più sostanziosi di quelli di cui gode l’Enel, che ruota attorno alle centrali a media entalpia, sperimentali e non.

Per questo i Comitati riuniti a Sorano rilanciano la sfida a tutto campo, sia per informare e coinvolgere tutti i cittadini toscani e sia per andare a contrastare direttamente la politica energetica di Rossi, nonostante sempre più sindaci siano contrari al suo piano.

E’ in preparazione un’iniziativa a Firenze, al consiglio regionale, dove i Comitati porteranno le ragioni di territori e coinvolgeranno scienziati, tecnici, politici e giornalisti; si chiederà conto agli amministratori regionali e alle forze politiche presenti in consiglio di pronunciarsi e sostenere la battaglia contro la geotermia speculativa e inquinante. L’iniziativa si terrà tra marzo ed aprile in base alle disponibilità dei Comitati e degli invitati; daremo conto del programma appena possibile.

In tutti i territori invece i Comitati sono mobilitati ad organizzare più iniziative possibili per giungere alla giornata regionale “100 fiori contro la geotermia”, una giornata di lotta e di festa in cui in tanti paesi e campagne della Toscana, in contemporanea, si terranno incontri, assemblee, feste, concerti, volantinaggi, riunioni conviviali, all’insegna della lotta e della gioia, in difesa del paesaggio, dell’ambiente, delle specialità enogastronomiche, della cultura e di un diverso sviluppo e valorizzazione della Toscana e per ribadire “basta altra geotermia in Toscana, moratoria subito” .
Succederà il 24 aprile ed a breve sarà disponibile il programma.

Sarà una primavera che vedrà la ripresa e il rilancio delle mobilitazioni e che non si esaurisce con il 24 aprile, ma continuerà sia a livello istituzionale – ricordiamo che il Governo è in ritardo di mesi sulle “linee guida” e che la Regione nel frattempo procede come se nulla fosse – e sia nei territori con le specifiche battaglie, i ricorsi, l’informazione diffusa, le feste, come a Monticello Amiata dove il 3 luglio ci sarà una giornata di mobilitazione e di festa.

Assemblea dei comitati contro la geotermia di Toscana, Umbria e Lazio
Rete nazionale NoGesi – NO Geotermia Speculativa e Inquinante

NoGesi al Governo: se non è capace di rispettare gli impegni presi, almeno fermi ogni attività

renzi fiuuDalla Risoluzione del 15 aprile 2015 che impegnava il governo ad emanare, ENTRO 6 MESI, “linee guida” necessarie per le future autorizzazioni, sono trascorsi ben più dei 6 mesi previsti, periodo durante il quale i Comitati e la Rete NoGesi hanno prodotto proposte ed iniziative, ultime delle quali, due solleciti al Governo e al MISE affinchè, in mancanza delle previste “linee guida”, si giungesse alla moratoria di ogni autorizzazione in corso.
Riportiamo le due note, del 22 febbraio e del 27 gennaio 2016:

 

MISE-Dirigente coordinatore Gruppo di lavoro geotermia e Procedimenti
Ing. Marcello Saralli
e, p.c.: MISE -Direttore Generale DGS-UNMIG
Ing. Franco Terlizzese

Oggetto: Risoluzione delle Commissioni Ambiente ed Attività Produttive della Camera dei Deputati (n. 8-00103 “Produzione di energia da impianti geotermici”) Sollecito al Governo ad ottemperare ai disposti della citata Risoluzione e richiesta di audizione in merito.

Si fa seguito all’incontro tenuto in sede MISE in data 17.02.2016 tra l’ing. Marcello Saralli del Ministero ed il dr. Fausto Carotenuto della Rete Nazionale NOGESI.
Dall’incontro è emerso che il Governo –pur essendo impegnato sulle attività di riforma- non è in grado di emettere rapidamente le nuove normative (pur essendo scaduto il tempo previsto nella Risoluzione di cui all’oggetto), mentre nel contempo proseguono le attività istruttorie delle istanze avanzate dagli operatori sia in ordine agli impianti pilota geotermici, che alle istanze geotermiche ad autorizzazione regionale.
Questa situazione diventa ogni giorno di più in evidente contrasto con le previsioni contenute nella Risoluzione de quo che al punto 3° recita: “(il Governo si impegna) a rilasciare, a seguito dell’emanazione delle linee guida, tutte le autorizzazioni per i progetti di impianti geotermici, comprese quelle relative ai procedimenti in corso, nel rispetto delle prescrizioni ivi previste”. Le Commissioni parlamentari ottava e decima hanno chiaramente impegnato il Governo a far avanzare i procedimenti in corso soltanto dopo l’emanazione delle linee guida e degli altri interventi di riforma. E’ del tutto evidente che, in ossequio ai principi di buon andamento, efficienza ed efficacia dell’amministrazione – oltre che per rispetto istituzionale nei confronti dell’organismo parlamentare che ha adottato la predetta Risoluzione- le autorizzazioni siano rilasciate dopo l’emanazione della “riforma” del settore (si ricorda che gli impegni del Governo sono, nella Risoluzione, ben dodici). Come abbiamo fatto notare al Governo con la nota inviata lo scorso 27.01.2016 che si allega nuovamente (riportata di seguito).
Quindi è necessario porre rimedio- stante i tempi lunghi necessari al Governo per la riforma del settore-a questa evidente contraddizione: se non si possono emettere le “nuove norme” in tempi brevi, si proceda a sospendere i procedimenti in corso sia relativi agli impianti pilota, che quelli ad autorizzazione regionale. Non si può infatti più procedere così che gli impianti vengono autorizzati in dispregio delle previsioni della Risoluzione Parlamentare. Nei prossimi giorni attiveremo il mondo parlamentare per intervenire sul Governo per poter risolvere la questione.
Circa i contenuti delle azioni di riforma dei vari aspetti della tematica (da quelli tecnici, a quelli economici e gestionali) ribadiamo con l’occasione la richiesta –come Rete Nazionale NOGESI- di essere auditi, come altri stakeholders.
Vi rimettiamo a tal fine le note (già rimesse in data 15.10.2015) contenenti le nostre proposte di “riforma” relative alle linee guida per la geotermia formulate dalla scrivente Rete Nazionale. Proposte di riforma che emergono dal lavoro di un team di esperti e scienziati appositamente attivati dalla nostra rete.

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Nota della Rete NoGesi del 27/1/2016

Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi
Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi
Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Gian Luca Galletti
Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini
Ministro della salute Beatrice Lorenzin
MISE-Dirigente coordinatore Gruppo di lavoro geotermia e Procedimenti Ing. Marcello Saralli

e, p.c.: MISE- Sottosegretario di Stato Antonello Giacomini
MISE-Sottosegretaria di Stato Simona Vicari
MISE -Direttore Generale DGRME Ing. Franco Terlizzese
MATTM -Direttore Generale DVA Dott. Renato Grimaldi
MIBACT -Direttore Generale BEAP Arch. Francesco Scoppola
MISA -Direttore Generale PREV Dott. Raniero Guerra

On. Ettore Guglielmo Epifani, presidente X Commissione
On. Ermete Realacci, presidente VIII Commissione
On. Chiara Braga, Camera dei Deputati
On. Ignazio Abrignani, Camera dei Deputati
On. Serena Pellegrino, Camera dei Deputati
On. Samuele Segoni, Camera dei Deputati
On. Andrea Vallascas, Camera dei Deputati
Catiuscia Marini, presidente regione Umbria
Nicola Zingaretti, presidente regione Lazio
Enrico Rossi, presidente regione Toscana
Vincenzo De Luca, presidente Regione Campania
Francesco Pigliaru, presidente regione autonoma Sardegna

Oggetto: Risoluzione delle Commissioni Ambiente ed Attività Produttive della Camera dei Deputati (n. 8-00103 “Produzione di energia da impianti geotermici” /Sollecito al Governo ad ottemperare ai disposti della citata Risoluzione e richiesta di audizione.

Egregio signor Presidente del Consiglio, egregi Ministri,

Premesso:

-che in data 05.03.2014 la scrivente Rete Nazionale ha portato per la prima volta all’attenzione del Parlamento e del Governo-attraverso un convegno tenuto negli spazi parlamentari, con il conforto di qualificati esperti-la necessità di una profonda riforma nel settore della geotermia, essendo emerso con sufficiente chiarezza -con un esteso vulnus nella legislazione corrente- che lo sfruttamento della geotermia non è così “ecologico e rinnovabile” come si è supposto per troppo tempo e non solo nelle aree tradizionali toscane in cui la geotermia risulta finora sfruttata attraverso la tecnologia c.d. “flash” (Amiata e Larderello), ma anche in altre aree del paese investite da un elevatissimo numero di richieste di sfruttamento con la tecnologia “binaria”, sospinte in particolare dai provvedimenti di privatizzazione del Governo Berlusconi IV (D. Lgs. 22/2010 e 28/2011);

-che, anche a seguito di tale denuncia –in forza delle prime mobilitazioni avverse nei territori- i gruppi parlamentari presentavano nell’ ottobre del 2014 risoluzioni con richiesta al Governo di produrre una estesa riforma del settore, recependo le preoccupazioni dei cittadini e-per la prima volta sulla scena- degli amministratori di molti territori coinvolti;

-che le Commissioni Parlamentari VIII (Ambiente) e X (Attività Produttive) della Camera dei Deputati sviluppavano un esteso programma di audizioni che ha interessato esperti, aziende, amministratori ed associazioni ambientaliste ed anche, in data 19.01.2015, la scrivente Rete Nazionale;

-che in data 15.04.2015 le citate Commissioni Parlamentari approvavano all’unanimità una Risoluzione, prima firmataria l’on. Chiara Braga, responsabile ambiente della segreteria nazionale del PD, che impegna il Governo ad intervenire-entro sei mesi- sui vari aspetti della tematica da quelli tecnici, a quelli economici e gestionali;

-che in data 15.10.2015-allo scadere del suddetto impegno, ancora inevaso, da parte del Governo- la scrivente Rete Nazionale ha inviato allo stesso una nota con accluse le proprie proposte (che ad ogni buon conto, si reiterano in allegato) che sono state successivamente presentate in data 05.11.2015, in un partecipato convegno presso la Camera dei Deputati;

-che in tale convegno sono stati approfonditi anche altri aspetti della riforma, non contenuti nella Risoluzione parlamentare, ma facenti parte a tutto tondo della storia e delle richieste di questo esteso movimento nazionale che ha preso il via dalla scrivente Rete Nazionale NOGESI, ma che via via si è allargato nei territori delle regioni interessate. Intendiamo parlare delle superate tecnologie di ENEL Green Power in Amiata che fanno parte ormai dell’archeologia dello sfruttamento geotermico, ma che stanno producendo inquinamento ambientale e sanitario non più sopportabile-(e quindi, quivi, si apre la necessità di affrontare il decommissioning, cioè lo smantellamento degli impianti in Amiata in un momento favorevole in cui –in mutate condizioni energetiche- ENEL “chiude” decine di impianti) e della necessità di opporsi agli impianti “binari” sulla base di un dato ormai generalizzato: non esiste più un’area del Paese in cui ci sia consenso sociale alla geotermia idrotermale di prima generazione, sia in alta entalpia che in media entalpia!.

Ma anche di sperimentare ormai nuove forme di utilizzo geotermico c.d. di terza generazione (tipo Borehole Heat Exchangers- BHE) che potrebbero aprire la via per una nuova geotermia, sicura, non inquinante, che punti sul vapore (ma capace-solo se necessario e senza incentivi- di produrre anche elettricità), privilegiando così gli investimenti sull’efficienza energetica e sulla produzione di calore, di cui siamo deficitari come Paese. Impianti, quindi che non “spostano” i fluidi dal sottosuolo, che per funzionare non hanno bisogno di acqua, ma prelevano solo il calore ceduto, evitando così di avere effetti indesiderati come difficoltà di reimmettere i gas incondensabili (molti dei quali tossici), inquinamento delle falde, induzione di sismicità indotta e provocata, ecc. Inoltre tale innovativa tecnologia permetterebbe lo sfruttamento, non solo dei tradizionali giacimenti idrotermali, ma anche dei promettenti giacimenti “non-tradizionali” (rocce secche, pressurized, magmatici, “offshore”, alta profondità, ecc.), molto maggiori degli “idrotermali”; per ultimo tale indirizzo permetterebbe all’Italia di riconquistare la leadership tecnologica sulla geotermia, sbiadita da lungo tempo. Ma anche della necessità di “aprire finalmente la via” alla geotermia a bassa entalpia;

-che sulla omissione di impegno, entro i tempi stabiliti, da parte del Governo nella predisposizione della riforma di cui alla citata Risoluzione parlamentare del 15.04.2015 eravamo stati- sin da subito- buoni profeti nell’indirizzare ai parlamentari delle Commissioni Ambiente e Attività Produttive della Camera dei Deputati –che avevano approvato la detta Risoluzione- note richiedenti un assiduo “controllo da parte del Parlamento su come si muoveranno il MISE ed il MATTM sul terreno della riforma”, perché “il peso delle lobbies -consolidate anche in questo settore nel periodo berlusconiano – è molto forte…E senza una specifica e convinta volontà di riforma è facile banalizzarne il portato”.

-che nelle more del rispetto dell’impegno del Governo, la sottosegretaria al MISE Simona Vicari in data 22.10.2015 –rispondendo alla interrogazione n. 5-06259 a firma degli on. Terrosi, Braga, Bonaccorsi e Mazzoli (PD)- secondo cui veniva sollecitato il Governo a presentare entro il 15 ottobre le linee guida richieste dalla citata Risoluzione del 15.04.2015 e “a rilasciare, a seguito dell’emanazione delle linee guida, tutte le autorizzazioni per i progetti di impianti geotermici, comprese quelle relative ai procedimenti in corso, nel rispetto delle prescrizioni ivi previste”, stigmatizzando che il MISE abbia inopinatamente avviata la conferenza di servizi per l’autorizzazione dell’impianto geotermico pilota di Castel Giorgio, in Umbria- dichiara che “il citato impegno non prevede che nelle more dell’adozione delle linee guida non possano essere, comunque, rilasciate autorizzazioni. Tra l’altro, l’ipotesi di una moratoria sugli impianti geotermici, pur essendo stata valutata in sede di discussione della risoluzione citata nell’atto di cui si discute, non ha trovato accoglimento”. Il dato letterale che emerge dalla risoluzione, in realtà, è chiaro nell’affermare il contrario rispetto a quanto affermato dal Sottosegretario. Le Commissioni parlamentari ottava e decima hanno chiaramente impegnato il Governo a far avanzare i procedimenti in corso soltanto dopo l’emanazione delle linee guida. E’ del tutto evidente che, in ossequio ai principi di buon andamento, efficienza ed efficacia dell’amministrazione – oltre che per rispetto istituzionale nei confronti dell’organismo parlamentare che ha adottato la predetta risoluzione, nella quale si chiede espressamente che le autorizzazioni siano rilasciate dopo l’emanazione delle linee guida – i procedimenti di VIA in corso aventi ad oggetto progetti pilota avrebbero dovuto essere sospesi, in attesa dell’emanazione delle ridette linee guida. D’altra parte, se il procedimento di valutazione di impatto ambientale è (come è) finalizzato principalmente a verificare la compatibilità ambientale di un determinato progetto dal punto di vista localizzativo, non si vede davvero come possano progredire i procedimenti VIA in corso prima che il governo abbia adottato preventivamente le linee guida in questione, finalizzate proprio a rendere chiarezza sui criteri di idoneità localizzativa che dovranno essere seguiti nelle valutazioni;

-che sullo stesso ritardo il sottosegretario Giacomini – rispondendo alla interrogazione n. 5-06647 a firma degli on. Terrosi, Braga, Bonaccorsi e Mazzoli (PD)-secondo cui il Governo non aveva ancora adottato le linee guida per le attività geotermiche, la cui scadenza era prevista il 15 ottobre 2015, ha dichiarato in data 24.11.2015 che il Governo “ha provveduto ad avviare i lavori di «zonazione» del territorio italiano affinché, per le varie tipologie di impianti geotermici, siano identificate le aree potenzialmente sfruttabili, e ad implementare le «linee guida» per le attività geotermiche, insieme al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, al fine di individuare i criteri generali di valutazione per lo sfruttamento in sicurezza della risorsa”;… i documenti non sono ancora definitivi in quanto sugli stessi si stanno coinvolgendo i vari stakeholder, oltre alle regioni maggiormente interessate dalle attività in argomento, al fine di poter condividere i contenuti delle stesse e definire compiutamente le best practices della materia”;

-che sulla stessa materia nella seduta del 12 gennaio 2016 lo stesso sottosegretario al MISE Giacomini alla interrogazione n. 3- 01653, primo firmatario il sen. Scalia (PD), circa il mancato decreto contenente i casi in cui si applica la procedura abilitativa semplificata e le prescrizioni per la posa in opera degli impianti di produzione di calore da risorsa geotermica, ovvero sonde geotermiche, destinati al riscaldamento e alla climatizzazione di edifici previsto dal D.Lgs. 28/2011 (sono passati 5 anni, anziché i 3 mesi previsti dalla legge!) il quale-bontà sua- asserisce che lo schema di decreto, già predisposto nelle sue linee principali, potrà essere adottato in tempi brevi”dimostra –se ce fosse ancora bisogno-del disinteresse in materia dei governi che dal 2011 si sono succeduti; con la conseguenza che lo stesso on. Scalia chiede al Governo di adottare al più presto tale decreto sottolineando come sia auspicabile semplificare i procedimenti piuttosto che limitarsi ad incentivi di natura economica, destinati a gravare sulle bollette elettriche(!);

Tutto ciò premesso, si richiede:

– che la scrivente Rete Nazionale –che ha già inviato al Governo le proprie proposte che ha poi ulteriormente presentato in Parlamento- venga coinvolta sui contenuti della riforma del Governo attraverso una audizione, rispetto la quale si dichiara fin d’ora la propria disponibilità ad intervenire, anche con qualificata delegazione tecnica.

Siamo più che mai convinti che ora sia necessario nel settore un cambio di paradigma (non essendo quello attuale largamente condiviso dalla comunità di esperti). Anzi un doppio cambio di paradigma: sperimentare nuove tecnologie geotermiche che siano capaci di non avere impatti significativi sui territori come la geotermia di “terza generazione” (che non muove fluidi, ma utilizza il calore del sottosuolo) e la geotermia a “bassa entalpia”, già prontamente utilizzabile, ma che va normata e sostenuta. Insomma una geotermia che sia realizzabile in ogni luogo e non solo nelle aree idrotermali (e quindi potenzialmente sismiche del paese) – ampliando quindi la sua possibilità di sfruttamento- ma evitando le aree dedicate ad altre importanti vocazioni territoriali; per fare questo è essenziale che il Governo smetta di alimentare con gli incentivi la geotermia speculativa ed inquinante liberalizzata dal piano Berlusconi-Scajola.

Inoltre è necessario avere una nuova politica per il settore che riveda le politiche di sostegno al raggiungimento degli obiettivi energetico-ambientali della Strategia Europa 2020 a cominciare dall’eliminazione di nuovi incentivi per i grandi impianti di sola produzione di elettricità, privilegiando invece gli investimenti sull’efficienza energetica e sulla produzione di calore, di cui siamo deficitari come Paese. Il tentativo delle aziende della “buona geotermia” (e di ex-verdi riciclati) è far credere che è solo un problema di processo, ossia che si possa fare la “buona “ geotermia con alcuni accorgimenti “soggettivi” e tanto spirito “positivo”, quando invece è un problema di tecnologie usate e quelle idrotermali che fanno muovere i fluidi presentano i problemi non risolti già detti, per non parlare del non-sense “economico” della geotermia elettrica che –tramite gli incentivi- costa al Paese 4 volte di più delle altre forme di produzione, (ma tanto gli incentivi li pagano i cittadini e le imprese sulle bollette elettriche!), in un momento in cui il Paese si de-industrializza, ed il prezzo del barile di petrolio è ai minimi storici…e lo sarà forse molto a lungo!

-che il Governo emetta tali norme al più presto, si è già ritardato abbastanza. Ritardare ancora o peggio usare la politica del “dire” ma del “non fare” non aumenta certo la credibilità del piano geotermico del Governo, su cui il Parlamento ha sentito la necessità di intervenire: ignorare gli impegni assunti in Risoluzione porterà inevitabilmente allo scontro con le opinioni pubbliche locali, ad impianti affidati frettolosamente a società inesperte, ad un elevato rischio di incidenti e ad una conclusione che sarà: “o una geotermia fatta male o nessuna geotermia”. Questo noi cittadini e le istituzioni del nostro Paese non lo possono accettare. La riforma della geotermia è ormai una necessità ineliminabile.

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PER APPROFONDIRE:
> Risoluzione parlamentare sulla geotermia: bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto.
> 5 novembre 2015, iniziativa della Rete nazionale NOGESI a Montecitorio. Tutti a Roma!
> Roma, 5 novembre 2015. La Rete NOGESI porta in Parlamento la proposta dei cittadini sulla geotermia.

La schizofrenia del presidente Rossi sulla geotermia…

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Comunicato stampa della Rete NOGESI (preleva in formato rtf)

Dopo l’esplosione della vicenda Amiata, la geotermia in Italia non ha più consenso sociale nei territori (il problema non è mettere i filtri AMIS, ma cambiare tecnologia!).
Le bugie elettorali di Rossi hanno le gambe corte: le “nuove” norme sulla geotermia sono inconsistenti, si decide -senza bussola- secondo le convenienze politiche…
La Rete NOGESI ha portato nel palazzo del potere lo scorso novembre la sua proposta tecnica e politica: il territorio è di chi lo vive! Il governo –paralizzato- rimanda di mese in mese la riforma del settore votata all’unanimità dalle Commissioni parlamentari.

 

In questo quadro senza regole la Giunta toscana boccia la geotermia a Seggiano ed i suoi uffici, in un territorio di analoghe caratteristiche, “promuovono” le trivellazioni a Monte Labbro (Cinigiano) addirittura -per la prima volta- senza effettuare la usuale procedura di VIA; la Regione il giorno dopo corre ai ripari facendo capire che la Giunta in seguito potrebbe bocciare tale decisione…
Del resto è già successo a Seggiano: gli uffici formulano un parere positivo di compatibilità mentre la Giunta regionale boccia l’impianto con la motivazione, buona per tutte le stagioni, che approvare un progetto o negarlo è “un atto di natura politico –amministrativa che comporta la ponderazione e mediazione di interessi pubblici diversi, quali la tutela dell’ambiente, il governo del territorio e lo sviluppo economico”, nonché “l’utilizzazione razionale delle risorse naturali in ossequio al principio di sviluppo sostenibile”.
(qui la documentazione ufficiale sui permessi citati)

In Umbria e nel Lazio le Giunte regionali sono alla prese con l’approvazione o meno degli

impianti sulla piana dell’Alfina (Castel Giorgio e Torre Alfina): il consiglio regionale dell’Umbria ha posto in approfondimento una mozione che chiede alla Giunta regionale di bocciare l’impianto di Castel Giorgio e di intervenire presso la Giunta del Lazio per bocciare l’altro impianto confinante di Torre Alfina. Del resto nelle due Regioni ben 25 sindaci e consigli comunali si oppongono alla geotermia sullo stupendo altopiano dell’Alfina; anche in Campania i sindaci sono in prima fila contro le perforazioni nell’area dei Campi Flegrei(!).

Contro questa assenza di regole che valutino fino in fondo e con responsabilità l’opportunità di continuare o meno ad incentivare la costosissima energia elettrica prodotta da impianti geotermici inquinanti (anziché produrre calore di cui siamo deficitari e di cui eventualmente la geotermia -con le applicazioni a bassa entalpia-potrebbe essere particolarmente votata), la sperimentazione di impianti che- non muovendo fluidi- riducono fortemente l’inquinamento ambientale (tipo i BHE), le “linee guida” che tutelino veramente i territori, che identifichino le aree potenzialmente sfruttabili, che prevedano il pieno coinvolgimento della amministrazioni e delle popolazioni locali nel processo decisionale favorendo l’applicazione del principio di precauzione, contro un Governo che tace, sperando forse che le Regioni risolvano le problematiche poste dalla estesa opposizione alla geotermia allo scopo di “ridurre” la portata della riforma a cui il Parlamento lo ha chiamato ad intervenire, non ci resta come Rete Nazionale NOGESI che sostenere e sviluppare le lotte territoriali delle popolazioni ed amministratori locali contro quella che una interessata campagna di speculatori in erba chiama la “buona geotermia”.
La Rete Nazionale ha avanzato sin dal 15 ottobre le sue proposte tecniche e politiche e le ha presentate a Roma in Parlamento il 5 novembre, passando dalla protesta alla proposta. Ora è il tempo –di fronte all’inazione del Governo- di tornare nelle piazze, sollecitando i parlamentari che hanno approvato la Risoluzione a chiedere conto al Governo perché vengano rimosse le cause della sua inazione e si proceda verso la riforma del settore, coinvolgendo il mondo delle associazioni, i comuni e le Regioni.

Le prime iniziative dell’anno 2016 contro la geotermia elettrica, speculativa e inquinante: domenica 10 gennaio 2016 assemblea a Monticello Amiata ore 17 (al “Teatrino”) contro la decisione degli uffici regionali su Monte Labro; iniziative sono in programma a Viterbo, Perugia (Consiglio Regionale Umbria) e Roma (Consiglio Regionale Lazio).

NOGESI – Rete Nazionale contro la Geotermia Inquinante e Speculativa

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Il Cittadino online del 9 gennaio 2016:
“La schizofrenia del presidente Rossi sulla geotermia…”
La Rete Nogesi conferma: “Il territorio è di chi lo vive”
…segue ns. comunicato

GoNews.it del 9 gennaio 2016:
Geotermia, la Rete NOGESI: “Ecco la schizofrenia del presidente Rossi”
…segue ns. comunicato

Contropiano.org del 9 gennaio 2016:
La schizofrenia del presidente Rossi sulla geotermia…
…segue ns. comunicato

MaremmaNews del 9 gennaio 2016:
La schizofrenia del presidente Rossi sulla geotermia
…segue ns. comunicato

Abbadianews.it (La Postilla) del 9 gennaio 2016:
Rete Nogesi: “In Italia la GEOTERMIA non ha più il consenso dei territori
…segue ns. comunicato

RadioGiornale.info del 9 gennaio 2016:
La schizofrenia del presidente Rossi sulla geotermia…
…segue ns. comunicato

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E’ questa la BUONA GEOTERMIA sponsorizzata dal PD e dai lobbisti? Intanto i comitati diffidano il Presidente della Regione Lazio

mangiata abbuffata trivellaLa “gioiosa macchina da guerra” del PD e dei suoi amici lobbisti della geotermia, dal sindaco di Abbadia al Roggiolani, dal Forum Nimby di Beulke all’ex protezione civile Barberi, dai vari Abrignani ai vari sig.Rossi è in febbrile attività nello sponsorizzare la famigerata “buona geotermia” delle centrali a media entalpia (sperimentali e non) magnificandone l’assoluta compatibilità ambientale, senza peraltro mai accusare la “cattiva geotermia” (quella dell’Enel) perchè contro i potenti bisogna pure stare attentini…

Il progetto approvato per l’Alfina-Castel Giorgio, che attende il via libera dalle Regioni interessate, fa parte di questa “buona geotermia”, talmente buona che gli stessi amministratori dei comuni coinvolti, oltre ai cittadini e comitati, sono tutti contrari.

Per questo è partita una diffida a Zingaretti, presidente della Regione Lazio in cui si elencano tutte le gravi criticità del progetto.
Invitiamo alla lettura della diffida e della documentazione allegata per capire, laddove ci fossero ancora dubbi, con che robaccia dobbiamo confrontarci.

TESTO DELLA DIFFIDA

Al Presidente della Regione Lazio NICOLA ZINGARETTI
e p.c. al Presidente Regione Umbria CATIUSCIA MARINI
al Dirigente Ing. MARCELLO SARALLI – MISE

OGGETTO: Istanza di permesso per due impianti pilota geotermici ubicati rispettivamente nella Regione Umbria e nella Regione Lazio denominato «CASTEL GIORGIO-TORRE ALFINA», così come definito dall’art.9 del D. Lgs.28 del 03.03.2011, presentato dalla Società ITW&LKW Geotermia Italia S.p.A. con sede legale in Torino, Piazza Statuto, 16/ Diffida al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

I SOTTOSCRITTI

Piero Bruni, Presidente dell’Associazione Lago di Bolsena, capofila delle Associazioni del lago di Bolsena.
Fausto Carotenuto, Presidente del Comitato per la Difesa della Salute e del Territorio di Castel Giorgio – Castel Giorgio (Terni).
Vittorio Fagioli, Portavoce Rete Nazionale NO Geotermia Elettrica Speculativa Inquinante,

DIFFIDANO IL PRESIDENTE DELLA REGIONE LAZIO NICOLA ZINGARETTI

per i seguenti motivi relativi all’oggetto
Il 29 Ottobre e il 16 Novembre 2015 il Presidente dell’Associazione lago di Bolsena ha inviato al Presidente della Regione Lazio una relazione tecnica che illustra l’impatto ambientale che avrebbe l’impianto geotermico a Castel Giorgio sull’acquifero del lago di Bolsena (allegati 1 e 2). Non avendo avuto alcun riscontro e data l’urgenza per essere in fase inoltrata la relativa Conferenza dei Servizi si è ritenuto necessario ricorrere alla presente diffida nei confronti del Presidente della Regione Lazio al fine di attivare la Sua personale attenzione su quanto segue.
Il progetto geotermico della ITW&LKW Geotermia Italia SpA (di seguito SpA italiana) non è un progetto industrialequale sarebbe se fosse stato proposto da una grossa azienda quale ENEL o ENI. Presenta ad una prima analisi le caratteristiche di un progetto finanziario, probabilmente nato al fine di beneficiare dei generosi incentivi offerti dallo Stato italiano. Il Direttivo è prevalentemente formato da commercialisti, l’ufficio tecnico è un consulente esterno, il Project Manager sembra non faccia parte della struttura societaria. La società proponente non ha mai fatto un lavoro industriale o artigianale per cui non può offrire referenze precedenti, tantomeno commisurabili all’opera da eseguire. Malgrado ciò si è proposta per affrontare un progetto molto complesso, multimilionario, pericoloso per le persone e per l’ambiente, laddove un altro soggetto di ben altro spessore tecnico e finanziario (ENEL) ha rinunciato per le difficoltà tecniche incontrate.
La SpA italiana ha un unico socio, la ITW & LKW BETEILIGUNGS GMBH, società di partecipazioni di diritto austriaco a responsabilità limitata. La SpA italiana è stata fondata dal socio unico con un capitale di 200.000 euro, poi integrati da prestiti del medesimo per fronteggiare le spese di avviamento fino ad un valore stimabile in 2-3 milioni di euro. Recentemente il capitale è stato aumentato ad un milione di euro, forse convertendo parte del prestito in capitale senza comportare cambiamenti sostanziali.
Il capitale richiesto per realizzare i due progetti è dell’ordine di 50-60 milioni di euro, mentre la SpA italiana ha un capitale di solo un milione di euro e nessuna esperienza nel settore geotermico. In Italia per esercitare una attività bisogna essere iscritti in un albo che garantisce professionalità, solidità finanziaria e che rilascia certificati antimafia, antiriciclaggio, ecc. La SpA italiana manca di questi requisiti.
Il valore delle azioni è attualmente pressoché nullo, ma se la SpA italiana riuscisse ad ottenere l’autorizzazione per gli impianti di Castel Giorgio e dell’Alfina il valore delle azioni aumenterebbe di alcuni milioni di euro “senza muovere zolla” per cui la prima parte dell’operazione finanziaria sarebbe molto ben riuscita, tutta a favore del socio unico austriaco, possessore delle azioni. Ma per realizzare il primo impianto occorrerebbe reperire sul mercato internazionale i mancanti 25 milioni di euro.
Se le azioni fossero vendute sul mercato internazionale, chi sarebbero i veri finanziatori dell’operazione? E se l’acquirente delle azioni fosse una lobby illegale che vuole assicurarsi un reddito all’estero per i prossimi 25 anni? Può lo Stato italiano trattare con una controparte attualmente senza sufficiente capitale, senza esperienza e che non può dichiarare chi sarà (o eventualmente chi è) il vero finanziatore responsabile dell’opera?
La SpA italiana non avendo alcuna esperienza nel settore geotermico, si è rivolta ad un consulente esterno per realizzare i due progetti. Quello di Castel Giorgio è sbagliato dal punto di vista ambientale perché preleverebbe da sotto il bacino del Tevere 1000 tonnellate all’ora di fluido geotermico con alta concentrazione di arsenico e lo riverserebbe sotto il bacino idrogeologico del lago di Bolsena, mettendo a rischio d’inquinamento la falda superficiale dalla quale viene attinta l’acqua per la rete potabile della provincia di Viterbo. Il progetto dell’Alfina è ugualmente sbagliato perché ubicato in area protetta, dove non può essere autorizzato dal Ministero dei Beni Culturali (il procedimento è reperibile sul sito del Comune di Acquapendente).
Per considerare l’impianto di Castel Giorgio compatibile con l’ambiente bisognerebbe che la SpA italiana dimostrasse “al di sopra di ogni ragionevole dubbio” che non vi sarà risalita di fluido geotermico verso la falda superficiale ad uso potabile. Accade invece il contrario, vi sono incontestabili relazioni tecniche che dimostrano che vi sarà una importante risalita di arsenico quantificabile in alcune tonnellate nel corso della concessione (vedasi i citati allegati 1 e 2).
L’interferenza fra pozzi geotermici e la falda superficiale utilizzata per la rete potabile è stata riconosciuta dal settore di VIA della Regione Lazio. (Determina G16874 del 25/11/2014). Il Responsabile del Procedimento, che ha condotto l’istruttoria con la collaborazione di un tavolo tecnico composto da sei esperti ha scritto: “i pozzi di estrazione e di reiniezione costituenti l’impianto pilota, interferiscono dal punto di vista quali/quantitativo con l’acquifero vulcanico vulsino, in particolare con la falda idropotabile di importanza regionale captata in numerosi pozzi e sorgenti dell’area”
Malgrado l’autorevole istruttoria l’allora Dirigente Tecnico, ora in pensione, ha espresso parere favorevole all’impianto geotermico a condizione che venga effettuato il monitoraggio chimico. E’ un chiaro espediente per concedere l’autorizzazione alla SpA italiana in mancanza dei necessari requisiti. La SpA ha proposto per il monitoraggio un consulente esterno con il quale ha provati conflitti di interesse. Il monitoraggio sarebbe comunque un tardivo controllo a posteriori, anzitutto l’impianto deve essere autorizzato e costruito e dopo averlo fatto funzionare per qualche anno si potrebbe rilevare un aumento percepibile della concentrazione di arsenico di qualche microgrammo per litro. A quel punto il danno irreversibile sarebbe già fatto.
Quanto espresso dal Dirigente è solo un discutibile parere: la responsabilità della decisione finale spetta al Presidente della Regione Lazio che dovrà decidere se autorizzare o meno gli impianti di Castel Giorgio e dell’Alfina tenendo conto: della inadeguatezza finanziaria e tecnica della SpA italiana; dell’inquinamento con arsenico della falda potabile; dell’opposizione dei Comuni e della Popolazione espressa in data 9.11.2015 da 25 consigli comunali (allegato n. 3) ; dell’aumento del rischio sismico; delle poco trasparenti autorizzazioni ministeriali e del fatto che il lago è un SIC-ZPS-ZSC per il quale la Regione non ha ancora deliberate le obbligatorie misure di tutela, situazione che ha provocato un avviso di pre-infrazione da parte della UE.
Siamo certi che il Presidente Zingaretti, dopo aver preso visione del quadro da noi descritto non avrà alcuna difficoltà a negare l’autorizzazione agli impianti geotermici definiti in oggetto. Qualora per motivi a noi non noti gli impianti venissero autorizzati, ricorreremmo alla UE per chiedere una urgente ispezione che con l’occasione potrebbe essere estesa alla mancanza del tratto di collettore lacuale a ponente e alle altre deficienze del collettore.

ALLEGATI
All. 1 – 00. Relazione Castel Giorgio con 15 suballegati del 29 Ott. 2015
All. 2 – 00. Geotermia e inquinamento idrico del 16 Nov. 2015
All. 3 – geo.843-L’assemblea interregionale dei Comuni ribadisce il no alla geotermia
Nota: Gli allegati sono reperibili sul sito www.bolsenaforum.net

Roma, 5 novembre 2015. La Rete NOGESI porta in Parlamento la proposta dei cittadini sulla geotermia

20151105_rm_NOGESI_camera_27Una gran bella giornata per tutti coloro che amano la propria terra!
Pienamente riuscita la giornata sulla geotermia organizzata dalla Rete NOGESI a Montecitorio per il 5 novembre 2015.

La Rete, che coinvolge comitati e cittadini di Toscana, Umbria, Lazio, Campania e Sardegna contrari alla geotermia inquinante e speculativa, smentendo i lobbisti pro-geotermia che continuano a blaterare di nimby, ha presentato una proposta concreta sulla geotermia e su questa si è confrontata con tecnici, scienziati, amministratori locali e parlamentari.

Giova ricordare che la risoluzione approvata all’unanimità il 15 aprile us, nelle Commissioni VIII e X della Camera dei Deputati, n.8-00103, impegna il governo a confrontarsi con i territori per addivenire a regole certe e sicure sulla geotermia. Ad oltre sei mesi da quell’impegno, la Rete intende, con le iniziative intraprese, portare il contributo di tanti territori alla definizione di norme che proteggano ambiente e salute dalla geotermia come oggi la conosciamo, che gode di incentivazioni non giustificate e di una mancanza di regole che lascia libertà alle imprese di trivellare dovunque e in qualsiasi modo.

All’interno della Camera dei Deputati si è quindi svolto un interessante dibattito con la presentazione della Proposta della Rete sulla geotermia e con gli interventi di rappresentanti delle forze politiche, degli amministratori locali, dei tecnici, dei comitati da cui ci sembra emergere, al di là delle diverse peculiarità e qualità, l’esigenza improcrastinabile di regole certe che salvaguardino la salute dei cittadini, le economie locali e l’ambiente.

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Il comunicato della rete NOGESI:

Roma, 5 novembre 2015. La Rete NOGESI porta in Parlamento la proposta dei cittadini sulla geotermia: un appuntamento importante, pienamente riuscito.
La proposta dei cittadini, supportata da autorevoli esperti, portata al massimo vertice, nel palazzo del potere: il territorio è di chi lo vive.

La seconda giornata di mobilitazione contro la geotermia elettrica speculativa e inquinante è stata un vero successo di pubblico confluito da molte regioni italiane ed ha mostrato nelle proposte una coralità ed una maturità elevate: tutti gli aspetti della problematica sono stati sviscerati con l’ausilio di importanti esperti, l’impraticabilità dell’attuale piano del Governo mostrata da moltissimi sindaci ed amministratori presenti.
Attendiamo ora che il Governo faccia la sua parte mandando in soffitta il vecchio piano Berlusconi- Scajola e riformulando la normativa di settore come chiede all’unanimità la Risoluzione parlamentare del 15 aprile scorso delle Commissioni Ambiente e Attività Produttive della Camera dei Deputati. Ad oltre sei mesi da quell’impegno, la Rete intende, con la iniziativa intrapresa, portare il contributo di tanti territori alla definizione di norme che proteggano ambiente e salute dalla geotermia come oggi la conosciamo, che gode di incentivazioni non giustificate e di una mancanza di regole che lascia libertà alle imprese di trivellare dovunque e in qualsiasi modo.
Il tempo concesso è scaduto, il Governo ora operi anche sulla scorta del copioso documento di proposta inviato a metà ottobre dalla Rete NOGESI verso una nuova legislazione del settore, che risolva il problema della scarsa credibilità dell’attuale piano geotermico del Governo. Ed al Parlamento è chiesto di sollecitare il Governo al rispetto degli impegni assunti.
L’iniziativa, che è seguita ad una prima mobilitazione nazionale del 5 marzo 2014 ed a moltissime mobilitazioni territoriali, prevedeva un convegno con la qualificata partecipazione di scienziati, parlamentari, sindaci, avvocati, rappresentanti dei comitati, organizzato presso la Camera dei Deputati, nell’Auletta dei Gruppi Parlamentari, una conferenza stampa ed un presidio in piazza di Montecitorio, pienamente riusciti.
La Rete NOGESI rappresenta il coordinamento nazionale di numerose associazioni sorte nei territori interessati dai progetti di trivellazioni e nuovi impianti geotermici ritenuti dannosi per l’ambiente e le attività economiche presenti nei territori, pericolosi per la salute e la sicurezza idrogeologica: in Toscana, con l’Amiata, la Maremma e la Val d’Orcia; in Umbria e nel Lazio, nell’altopiano dell’Alfina ed aree limitrofe con gli impianti di Castel Giorgio e Torre Alfina; in Campania, con il dramma dei comuni vicini al super-vulcano dei Campi Flegrei in cui si vogliono installare due impianti pilota; in Sardegna, piena di istanze di ricerca geotermiche. Dove da tempo sono coinvolti non solo i cittadini ma anche le amministrazioni locali, con in testa i sindaci, più volte scesi in piazza indossando la fascia tricolore, anche per manifestare un disagio istituzionale verso il piano di privatizzazione selvaggia della geotermia.

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Di seguito riportiamo alcuni resoconti stampa
e la galleria fotografica della giornata.

Corriere di Siena 8/11/15:

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Orvietosì 8/11/15 (link)

Corriere di Siena 7/11/15:

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Il Cittadino online 7/11/15 (link)

I-Siena 7/11/15 (link)

Radiogiornale web 7/11/15 (link)

Aletheia online 7/11/15 (link)

Il Tirreno, 6/11/15:
Geotermia, a Roma per nuove regole
Nogesi chiede linee guida per uno sfruttamento sicuro, Barocci critica il sistema di incentivi: «Deve esserci una ricaduta»
di Francesca Ferri
ROMA. Quanti posti di lavoro si riuscirebbero a creare in un territorio come quello dell’Amiata grossetana se per i prossimi 25 anni gli imprenditori locali ricevessero 775 milioni di euro di incentivi per le loro attività? Quanto turismo si riuscirebbe a calamitare sul “sacro monte”, quante strutture ricettive, quanti ristoranti, percorsi storici, naturalistici, museali si potrebbero aprire? E se una parte di quei soldi andasse ai cittadini per costruirsi impianti di riscaldamento che, con una sonda, portassero in superficie il calore a uso domestico? Quanto lavorerebbero le ditte edili per le ristrutturazioni delle migliaia di edifici presenti sul territorio? E quanto risparmierebbero i cittadini?
Quella di ieri contro la geotermia speculativa e inquinante, organizzata a Roma dalla rete Nogesi e a cui hanno partecipato amministratori e associazioni di Toscana, Lazio, Umbria, Campania e Sardegna, doveva essere una giornata di manifestazione e proposte per ottenere in Italia regole oggi inesistenti per garantire uno sfruttamento del calore della Terra senza rischi per l’ambiente e per l’uomo. Non a caso la prima proposta che il pool di scienziati ed esperti – tra cui il gorssetano Roberto Barocci, portavoce del comitato Sos Geotermia – ha presentato al governo durante il convegno “No alla geotermia, elettrica, speculativa, inquinante. Dalla protesta alla proposta”, è stata quella di mappare il sottosuolo del Belpaese per individuare le aree incompatibili con la geotermia perché sismiche o ricche di bacini d’acqua, e quindi inadatte alle trivellazioni necessarie a costruire i profondi pozzi geotermici.
L’aspetto tecnico, però, non è stato che uno degli argomenti presentati al governo. E forse nemmeno quello più spiazzante. «Quando un governo dà un finanziamento pubblico deve esserci una ricaduta per l’economia: non deve essere una rendita parassitaria per una sola azienda, ovvero l’Enel», spiega Barocci, che da anni denuncia i rischi per la salute e l’ambiente della geotermia sull’Amiata dove Enel Green power ha cinque centrali. Barocci ha chiesto ieri al governo di chiudere gli impianti amiatini e aprire un’inchiesta parlamentare per stabilire se, con le attuali emissioni, siano meritevoli di incentivi.
Enel, per legge, percepisce 100 euro a Megawatt/ora. Secondo una stima mai smentita dall’azienda solo per la centrale di Bagnore 4 a Santa Fiora, dove dichiara di produrre 310 Gigawatt all’anno, Enel percepisce 31 milioni di euro di incentivi l’anno, che per i 25 anni di vita della centrale sono 775 milioni. Ai Comuni geotermici torneranno solo 26 milioni in dieci anni. Barocci, nel suo intervento, non ha usato mezze parole: «Ciò che il governo ha deciso di finanziare è una truffa legalizzata. L’Enel non mette in moto nessun meccanismo virtuoso mentre oggi (ieri per chi legge) il sindaco di Casole d’Elsa, Piero Pii, ha portato i dati aggiornati del peso economico in termini di fatturato, numero di imprese e occupati, di un territorio come il suo dove non ci sono impianti: nessuna industria dell’area senese dà questa ricchezza. È la dimostrazione che una tecnologia che tutela l’ambiente può portare più occupazione. Se quei finanziamenti fossero dati non alla geotermia “flash” delle centrali Enel, ma alle imprese che producono sonde per la geotermia a bassa entalpia, per le ristrutturazioni edilizie, per i pannelli fotovoltaici nelle case, si avrebbe molto più lavoro e una ricaduta in termini di reddito e profitti». Per la cronaca, Bagnore 4 occupa circa 40 persone tra addetti diretti e indiretti, ma non ne ha neanche uno fisso. La richiesta di modificare i criteri di concessione degli incentivi è stata raccolta da Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro all’Ambiente, intervenuto insieme anche ai parlamentari Federica Daga (M5s), Samuele Segoni (Gruppo misto) e Alessandra Terrosi (Pd), oltre a geologi, sindaci, avvocati, rappresentanti di associazioni che si battono per avere certezze su uno sfruttamento geotermico sicuro, rispettoso dell’ambiente e della
volontà delle comunità locali. Ora la parola spetta al governo che ad aprile si era dato sei mesi per elaborare linee guida. Il tempo è scaduto e di proposte non ne ha fatte. Ne hanno fornite ieri le associazioni della rete Nogesi. E i tre parlamentari si sono impegnati a raccomandarle a Renzi.

«No alle centrali, sì al turismo»
Alla giornata antigeotermia ieri a Roma la provincia di Grosseto era presente non solo con l’associazione Sos Geotermia. Il sindaco di Cinigiano, Romina Sani, ha parlato a nome dei sindaci di Amiata…
Alla giornata antigeotermia ieri a Roma la provincia di Grosseto era presente non solo con l’associazione Sos Geotermia. Il sindaco di Cinigiano, Romina Sani, ha parlato a nome dei sindaci di Amiata e Colline del Fiora su cui sono in atto 18 permessi di ricerca per costruire centrali geotermiche a media entalpia. Il sindaco Sani
ha rivendicato l’autonomia nella scelte di sviluppo del territorio, dicendo no alla geotermia e sì al turismo rurale e sulla filiera di prodotti di eccellenza. Presente anche il collega di Seggiano Giampiero Secco e i Meet up del M5s di Pitigliano, Arcidosso e coordinamento Amiata 5 Stelle.

Amiatanews 6/11/15 (link)

La Nazione 6/11/15:

20151106_La Nazione

STAMP Toscana 6/11/15:
Geotermia, “Difensori della Toscana” a Roma: convegno, proposta e presidio
di Stefania Valbonesi
Firenze – Giornata importante, quella di ieri, per il comitato “Difensori della Toscana”, impegnati, insieme a tanti comitati di tutta Italia, in un convegno (cui è seguito un presidio) alla Camera dei Deputati. Oggetto dell’incontro, in cui è stata presentata anche una proposta molto dettagliata, la contrarietà alla “Geotermia Elettrica, Speculativa e Inquinante“. A organizzare l’evento, la Rete nazionale NOGESI. L’iniziativa odierna segue le numerose mobilitazioni territoriali che hanno “scosso” il territorio anche toscano. In questo momento, è in corso infatti una vera e propria “rivolta” nell’Alta Val di Cecina, dove un territorio incontaminato che era riuscito a trovare un equilibrio con le vecchie perforazioni dell’Enel, a seguito delle liberalizzazioni regionali, si trova a dover fare i conti non solo con attività di ricerca sfrenate da parte di multinazionali agguerrite, ma anche al progetto di una centrale che si piazzerebbe proprio sotto Radicondoli, con tutto il suo corredo di infrastrutture e conseguenze sull’ambiente e il paesaggio. Insomma, come ha ben sottolineato il sindaco di Casole d’Elsa Piero Pii, che è intervenuto portando l’esperienza del Comune toscano ( in prima fila per gli interventi pesanti che potrebbero aprirsi proprio a ridosso dell’incantevole territorio in cui si trova), il problema è quello di sferrare una “pedata” forse mortale a quell’economia basata sul turismo, sulla sostenibilità, sulle filiere d’eccellenza che da anni si sta cercando di fare sbocciare. Un tentativo che proprio in questi ultimi anni ha cominciato a dare i suoi frutti e che alimenta un’occupazione sempre più ampia, a confronto con i pochissimi posti di lavoro che la tecnologia sempre più automatizzata delle centrali potrebbe offrire con l’apertura di nuove strutture.
L’iniziativa, che segue ad una prima mobilitazione nazionale del 5 marzo 2014 e alle moltissime mobilitazioni territoriali, è stata organizzata, come anticipato, dalla Rete Nogesi, che rappresenta il coordinamento nazionale delle numerose associazioni di cittadini sorte nei territori interessati dai progetti di trivellazioni e nuovi impianti geotermici: in Toscana, Alta Val di Cecina, l’Amiata, la Maremma e la Val d’Orcia; in Umbria e nel Lazio, l’altopiano dell’Alfina ed aree limitrofe con gli impianti di Castel Giorgio e Torre Alfina; in Campania, dove si sta consumando il dramma dei comuni vicini al super-vulcano dei Campi Flegrei in cui si vogliono installare due impianti pilota; in Sardegna, altro territorio percorso letteralmente dalle linee di ricerca delle multinazionali che sfruttano questa particolare energia.
E ieri, a Roma, erano presenti e sono intervenuti i rappresentanti di tutti i territori italiani interessati dai permessi di ricerca (permessi concessi dalle Regioni, a seguito della liberalizzazione dell’energia), che, oltre alla “protesta”, hanno presentato la “proposta”; in un’atmosfera propositiva, seria e competente (tanti gli scienziati, i geologi fra cui il presidente dell’ordine dei geologi toscani Mauro Chessa, fra i relatori della proposta) è stato presentato quello che gli stessi promotori hanno dichiarato “un punto di partenza”: un documento dettagliato e preciso, che è nato “dalla piena considerazione della volontà dei cittadini dei territorio coinvolti e il loro completo coinvolgimento nei processi decisionali”.
Un documento complesso e completo, come si evince anche dalla semplice scorsa dell’indice. Premessa a parte, sono otto i punti in cui si articola la proposta: 1.Proposta relativa alla zonazione e linee guida (contributo gruppo di lavoro coordinato dal Prof. Claudio Margottini) 2. Proposta relativa alle produzioni agricole di particolare qualità e tipicità ed aree ad economia diffusa (contributo dei Dr. Piero Pii e Ing. Gianpiero Secco) 3.Proposta relativa alla geotermia a bassa entalpia (contributo Rete NOGESI) 4.Proposta relativa alla revisione dei meccanismi incentivanti (contributo Ing. Monica Tommasi) 5.Proposta relativa al coinvolgimento dei territori nelle procedure autorizzative (contributo Dr. Fausto Carotenuto) 6. Proposta relativa ai requisiti di capacità economica e tecnica delle società proponenti (contributo Dr. Fausto Carotenuto) 7.Proposta relativa al tema delle tecnologie geotermiche (contributo Ing. Giorgio Santucci) 8.Proposta relativa al problema geotermia in Amiata (contributo di SOS Geotermia).
Un documento che dovrebbe costituire una “base” per l’azione che il Governo mette in atto a seguito dell’approvazione, avvenuto all’unanimità nel 15.04.2015, in seno alle Commissioni Ambiente (VIII) ed Attività Produttive (X) della Camera dei Deputati, della Risoluzione n. 8-00103 «Produzione di energia da impianti geotermici». Una risoluzione che impegna il Governo “a ben 12 azioni tra norme tecniche e normative allo scopo di rendere, dal punto di vista ambientale e sociale, accettabili nei territori gli inserimenti degli impianti utilizzanti la fonte geotermica”.
Ed ecco dove si inserisce la proposta: “Le azioni del Governo – si legge nella premessa – dovranno riguardare sia l’emanazione di nuove norme tecniche e amministrative, sia di nuovi aspetti procedurali richiesti dalla Risoluzione. Sulle prime si articolerà la nostra proposta, mentre per i secondi non possiamo che richiedere l’adesione cogente da parte del Governo ai contenuti della Risoluzione”.

Orvieto News 6/11/15:
Geotermia. Segoni (Al): “Il Governo ascolti le proposte dei Comitati. I territori non siano scavalcati”
“Il Governo faccia uscire le linee guida ma acquisisca prima le proposte dei comitati. La geotermia come fonte di energia è necessaria, dobbiamo incrementarne l’uso per la lotta ai cambiamenti climatici e per accrescere l’utilizzo delle energie rinnovabili nel nostro Paese ma è importante valutare anche il dove e come siano realizzati gli impianti. E’ necessario poi rispettare le scelte dei territori, anche quelli che dicono “no”: troppo spesso le decisioni sono prese lontano e i cittadini scavalcati. Se ci sono progetti buoni, l’impresa si prenda l’onere di spiegarne le ragioni”.
Lo ha detto Samuele Segoni, deputato di Alternativa Libera e membro della Commissione Ambiente, intervenendo al convegno della Rete Nazionale NOGESI (Geotermia elettrica speculativa e inquinante) che si è svolto giovedì 5 novembre presso l’Auletta dei Gruppi Parlamentari in via di Campo Marzio 74.
L’on. Segoni, ha recentemente presentato un’interrogazione al Ministero dello Sviluppo Economico per sapere quali siano le cause del ritardo nella definizione delle “Linee Guida” che permetterebbero l’affermazione di una filiera geotermica sostenibile e pienamente compatibile con le peculiarità socioeconomiche e ambientali del territorio. Inoltre, ha chiesto che il Ministero sfrutti questo ritardo per pretendere in considerazione le proposte elaborate dai vari portatori d’interesse.

Meteoweb 5/11/15:
“No Gesi”, a Montecitorio la protesta contro la geotermia elettrica, speculativa e inquinante
di Peppe Caridi
Nuova giornata di protesta per la rete nazionale No Gesi, contro la ‘geotermia elettrica, speculativa e inquinante’, per dire ‘no’ ai nuovi progetti di trivellazioni e nuovi impianti geotermici sul territorio italiano. Un presidio a Piazza Montecitorio a Roma, sotto la Camera dei deputati, per protestare contro interventi ritenuti dannosi non solo per l’ambiente e le attivita’ economiche presenti nei territori, ma anche per la salute e la sicurezza idrogeologica del Paese. La proposta e’ quella di nuove linee guida che applichino maggior cautela nell’autorizzazione degli impianti e nella scelta delle aree.
“La rete e’ contraria a una geotermia elettrica nella sua parte speculativa e inquinante, non e’ contraria alla geotermia” spiega Fausto Carotenuto, portavoce della rete nazionale No Gesi, sottolineando come siano stati pero’ presentati “una serie di proposte sul terrintorio nazionale, in posti pericolosissimi come Ischia, i Campi Flegrei, l’Amiata e altri ancora, per istallazioni geotermiche che possono creare terremoti e inquinamento delle falde acquifere”. Inoltre, queste “attivita’ industriali spesso cozzano con le attitudini del territorio al turismo e all’agricoltura di qualita’” aggiunge Carotenuto.
Dopo il convegno organizzato questa mattina alla Camera, a cui hanno partecipato scienziati, parlamentari, sindaci, avvocati e rappresentanti dei comitati, dalle 15 i No Gesi si sono radunati in un presidio in piazza per ribadire il ‘no’ a progetti di trivellazioni e nuovi impianti in Toscana, con l’Amiata, la Maremma e la Val d’Orcia; in Umbria e nel Lazio, nell’altopiano dell’Alfina ed aree limitrofe con gli impianti di Castel Giorgio e Torre Alfina; in Campania, con i comuni vicini al super-vulcano dei Campi Flegrei in cui si vogliono installare due impianti pilota; in Sardegna, dove sono state presentate istanze di ricerca geotermiche.
“In questa fase il Governo dovrebbe predisporre delle linee guida per le cautele e le zone in cui fare la geotermia, ma ancora non l’ha fatto- prosegue Carotenuto- quindi noi oggi abbiamo proposto delle linee guida nostre”. La questione ruota intorno agli studi preliminari alla costruzione di 10 nuovi impianti pilota. La rete No Gesi non si schiera contro la geotermia, ma e’ per “una geotermia non rischiosa, non impattante e utile, ma bisogna definire le aree in cui questo si puo’ fare”, ribadisce il portavoce. Gli studi preliminari “sono stati fatti male perche’ c’erano molti conflitti di interesse e sono stati valutati male dalle autorita’, sia allo Sviluppo economico sia all’Ambiente” conclude Carotenuto.

Agenzia stampa DIRE 5/11/15:

ENERGIA. NO GESI: STOP GEOTERMIA MEDIA ENTALPIA RISCHIO SISMA E INQUINA
LA DENUNCIA: NASCONO SOLO PER SPECULAZIONE, RISCHIO VOCAZIONE AREE
(DIRE) Roma, 5 nov. – Fermare i nuovi impianti geotermici a media
entalpia di seconda generazione, quelli in mezzo tra il ‘piu’
caldo’ e il ‘piu’ freddo’, perche’ nascono con intento puramente
speculativo e creano tre rischi per il territorio: quello
sismico, quello dell’inquinamento e quello legato a un’offesa al
paesaggio e alle vocazioni turistiche e delle eccellenze
agroalimentari. E’ questo – in estrema sintesi – l’allarme che
lancia la ‘Rete nazionale no geotermia elettrica speculativa e
inquinante’, in breve No Gesi.
Innanzitutto va detto che all’indice c’e’ la geotermia a media
entalpia sfruttata in impianti binari. I rischi che denuncia la
rete sono terremoti superiori al 3^ grado che possono colpire
aree rurali con edilizia fragile, risalita di gas anche
pericolosi, risalita di fluidi inquinanti, impatto devastante sul
paesaggio con impianti che ricordano piccole raffinerie.
“La vulgata e’ che la geotermia sia una tecnologia rinnovabile
e pulita- spiega Fausto Carotenuto, del Comitato difesa salute e
ambiente Castel Giorgio, a nome dei No Gesi- cosi’ la propongono,
poi si nota uno strano atteggiamento da parte di chi propone
l’impianto: non vogliono convincere la popolazione, vogliono
imporlo”. Coinvolti i geologi, “li’ per li’ anche loro dicono che
va bene- prosegue Carotenuto- poi quando esaminano il progetto
emergono i rischi che non sono evidenziati: sismi fino al 3^
grado minimo, risalita di gas e fluidi”.
“L’idea che e’ stata diffusa e’ che questi
impianti siano una sorta di termosifone, ma cosi’ non e’-
prosegue Fausto Carotenuto, a nome dei No Gesi- ci sono un pozzo
di immissione e uno di estrazione, e sotto si da’ per assunto che
vi sia un serbatoio impermeabile. Ma i dati nascondono – con
aspetti di conflitto di interesse, legalita’ e possibile frode –
il fatto che lo strato sotterraneo e’ permeabilissimo”. Quindi,
“qualsiasi cosa si faccia non solo produce sismi, crea risalita
di fluidi e gas”, aggiunge Carotenuto.
Infatti, spiega Giorgio Santucci, fondatore dell’Egs
Association, “il giacimento ha una certa pressione e temperatura
ed e’ in equilibriao, quindi gas, metalli, solafti e solfuri
restano li’. Quando attivo l’impianto in superficie riduco
pressione e temperatura e modifico, e visto che il caprock, il
tetto di roccia sopra il giacimento e’ impermeabile all’acqua ma
non ai gas, se riduco la pressione i gas incondensabili vanno su,
se riduco la temperatura i materiali decadono, e i gas vanno in
superficie su tutta l’area del giacimento” e “ci sono gas
venefici” come vapori di mercurio, arsenico e antimonio e poi
idrogeno solforato, ammoniaca e CO2.
Ma chi li vuole realizzare questi impianti?
“Bisogna fare una grossa distinzione fra le geotermie ad alta,
media e bassa entalpia- spiega Giampiero Secco, Sindaco di
Seggiano (Grosseto)- ci sono il metodo flash che e’ tipico
dell’alta entalpia e il metodo binario che e’ appannaggio della
media, del tutto diversi”. In Italia “l’alta entalpia e’
appannaggio dell’Enel in modo monopolistico mentre la media
entalpia binaria grazie alla legge Scajola del Berlusconi IV e’
in mano a privati” (Dm 6 luglio 2012, ndr).
Cio’ detto, “fatto salvo il tema del controllo” le centrali ad
alta entalpia “sono fatto industriale” e creano lavoro, ma “trovo
molto piu’ subdolo il discorso della media entalpia”, aggiunge
Secco, perche’ per fare un esempio “il pozzo di una centrale a
media entalpia costa 4 milioni e l’impianto produce 4-6 MegaWatt:
ma quanto costa un MW? Si giustifica solo per gli incentivi”.
Incentivi che per la media entalpia “ammontanto a 4 volte gli
incentivi dell’alta entalpia”, dice il Sindaco.
“Si capisce tutto”, riassumendo: “si spendono tra i 25 e i 30
milioni per fare un impianto da 5 MW, una stupidaggine e se ne
incassano fra i 125 e i 150 milioni”, aggiunge Fausto Carotenuto,
a nome dei No Gesi. “Gli incentivi sono garantiti per 25 anni-
aggiunge Secco- e questi signori, che non sono dei gestori, vanno
in banca e si fanno dare il valore attuale delle 25 annualita’,
ricavando il cash”.
Cio’ detto, “facciamo i nomi degli azionisti- conclude il
Sindaco di Seggiano- Sorgenia di De Benedetti, Moratti,
Maccaferri, Romiti jr: sono tutti finanzieri, la legge c’e’, loro
lavorano in modo lecito e la sfruttano”, e per queste attivita’
“hanno creato societa’ ad hoc con capitale sociale tra 10 e
12mila euro per un buco da 4 milioni e impianti da 25 milioni,
con la loro esperienza non provata”.

AMBIENTE. COMITATI AMIATA: GEOTERMIA INQUINA PIÙ DI CARBONE
PORTAVOCE BAROCCI: ‘CHIEDIAMO UN’INDAGINE PARLAMENTARE’
(DIRE) Roma, 5 nov. – “La geotermia dell’Amiata ha dei caratteri
esclusivi e particolari legati alla natura geologica del
territorio”, per questo nella zona del Monte Amiata “i gas che
escono in atmosfera sono particolarmente pericolosi,
climalteranti, molto di piu’ delle centrali a gas, piu’
climalteranti delle centrali a carbone”. A dirlo e’ Roberto
Barocci, portavoce del coordinamento Sos geotermia dell’Amiata,
oggi in piazza con la rete nazionale No gesi per protestare
contro il progetto di 10 nuovi impianti pilota geotermici in
Italia. Il Monte Amiata, in Toscana, ospita gia’ 5 centrali
geotermiche attive, gestite da Enel Green Power, delle 34
presenti sul territorio regionale.
“Il Parlamento ha deciso di finanziare le energie pulite e noi
chiediamo che questi fondi vadano davvero alle energie pulite, e
non a un’industria che produce piu’ gas climalteranti delle
centrali a carbone” prosegue Barocci, che spiega come sia stata
chiesta “un’indagine parlamentare” a seguito di “studi di
autorevoli professori universitari e geologi che sostengono
queste cose. È bene che il parlamento faccia un’inchiesta e
acquisisca queste informazioni e rimuova una truffa legalizzata-
conclude Barocci- Perche’ il Governo non puo’ dare questi
finanziamenti a chi inquina e chi peggiora la situazione
ambientale e sanitaria del Paese”.

ENERGIA. SECCO (SEGGIANO): PERICOLI GEOTERMIA MEDIA ENTALPIA NON LAVORO
RISCHIO SISMICO E INQUINAMENTO ACQUA, E DANNI A VOCAZIONE TERRITORIO
(DIRE) Roma, 5 nov. – Dalla diffusione delle centrali geotermiche
a media entalpia e tecnologia binaria “ci aspettiamo un ritorno
estremamente negativo, questi impianti non generano di fatto
posti di lavoro ma anzi corriamo il rischio di vederne togliere a
quella struttura economica che nel tempo siamo riusciti a creare
con i prodotti di qualita’ e con il turismo a prezzo di sacrifici
e sforzi, e dei quali solo oggi cominciamo a cogliere i
vantaggi”. Giampiero Secco, Sindaco di Seggiano (Grosseto), lo
dice a margine del convegno ‘No alla geotermia elettrica,
speculativa e inquinante’, oggi alla Camera.
“Seggiano e’ un piccolo comune alla falde del monte Amiata,
uno dei principali bacini geotermici d’Italia con grandi impianti
di produzione ad alta entalpia- spiega Secco- oggi, pero’, non
vogliamo parlare di questi ma della minaccia della diffusione
della media entalpia”. Si tratta di “piccole centrali di 4-6
MegaWatt che generano un impatto sul territorio forse addirittura
piu’ importante delle grandi centrali, che sono di fatto
un’iniziativa industriale”, spiega il Sindaco di Seggiano.
Da questi impianti “abbiamo una produzione ridottissima,
rischi di sismicita’, rischi di impatto sulle falde acquifere-
aggiunge Secco- e soprattutto un grandissimo impatto visivo ma
soprattutto sonoro sulle nostre zone, dedite alle coltivazioni di
prodotti di altissima qualita’ e al turismo di massima fascia”.

ENERGIA. GARBINI (CASTEL GIORGIO): GEOTERMIA ‘MEDIA’ È RISCHIO ARSENICO
 SIAMO IN ALTOPIANO ALFINA TRA SI-VT-TR E DIAMO ACQUA A LAGO BOLSENA
(DIRE) Roma, 5 nov. – “Per noi, andare a toccare queste
formazioni gassose nel territorio, rischiando di inquinare con
l’arsenico la gia’ precaria situazione delle falde acquifere, e’
una cosa impossibile”. Andrea Garbini, Sindaco di Castel Giorgio
(Terni), lo dice a margine del convegno ‘No alla geotermia
elettrica, speculativa e inquinante’, oggi alla Camera.
“Sul nostro territorio sono tre anni che lottiamo contro
questo tipo di impianto geotermico- spiega Garbini- combattiamo
perche’ secondo le nostre valutazioni tecniche, fatte da
specialisti, questo impianto per come e’ concepito e’ ad alto
rischio”.
Si paventa infatti un “alto rischio di sismicita’, che nessun
Sindaco puo’ accettare, considerando pure che il nostro e’ un
patrimonio architettonico non adeguato ai canoni sismici
moderni”, spiega il primo cittadino di Castel Giorgio, “poi
abbiamo il grande rischio dell’inquinamento delle falde
acquifere”.
Infatti, “l’Altopiano dell’Alfina, dove si trova Castel
Giorgio, un crocevia tra le province di Siena, Viterbo e Terni,
e’ una zona acquifera sensibile e forniamo l’acqua a tutto l’alto
orvietano- sottolinea Garbini- cosa piu’ importante, forniamo
acqua al lago di Bolsena, un punto di riferimento tursitico
strategico”.
L’inquinamento delle falde acquifere “crea difficolta’ gia’
ora nel viterbese, con la presenza di arsenico- conclude Garbini-
quindi per noi, andare a toccare queste formazioni gassose nel
territorio rischiando di inquinare con l’arsenico la gia’
precaria situazione delle falde acquifere, e’ una cosa
impossibile”.

ENERGIA. NO GEOTERMIA ALLA CAMERA, ALLARME CAMPI FLEGREI
VULCANOLOGO MASTROLORENZO: PERICOLO TRIVELLE, RISCHIANO IN 3 MLN
(DIRE) Roma, 5 nov. – Perforare l’area del “super vulcano dei
Campi Flegrei, il vulcano a piu’ alto rischio al mondo con almeno
3 milioni di persone esposte” per sviluppare un progetto di
geotermia a media entalpia e’ “una cosa pericolosissima per i
rischi di sequenze sismiche, esplosioni freatiche dovute a rapida
vaporizzazione dell’acqua con rapida emissione di vapore,
subsidenza, dispersione di gas nella piana di Agnano, densamente
popolata, e addirittura con il rischio che possa risalire il
magma in quest’area, il centro del vulcano piu’ pericoloso al
mondo”. Giuseppe Mastrolorenzo, vulcanologo, primo ricercatore,
dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv, lancia l’allarme parlando
“a titolo personale”, precisa, a margine del convegno ‘No alla
geotermia elettrica, speculativa e inquinante’, oggi alla Camera.
La richiesta e’ ovviamente quella di fermare il progetto pilota
“che dovra’ superare la Valutazione di impatto ambientale al
ministero dell’Ambiente- dice il vulcanologo- e speriamo non la
superi anche grazie alle mie osservazioni, e’ pericolosissimo”.
Mastrolorenzo precisa di parlare a titolo personale e non
dell’Osservatorio Vesuviano, ma ricorda ancora una volta che
l’area dei Campi Flegrei “e’ l’area a piu’ alto rischio al mondo,
universalmente riconosciuta come il vulcano piu’ pericoloso al
mondo, perche’ il rischio e’ il prodotto della pericolosita’ per
il bene esposto, e li’ ci sono 3 milioni di persone esposte”.

ENERGIA. RETE NO GESI IN PIAZZA, NO IMPIANTI GEOTERMIA PERICOLOSI
NON CONTRO TECNOLOGIA MA CONTRO STUDI FATTI MALE. ORA NUOVE LINEE GUIDA
(DIRE) Roma, 5 nov. – Nuova giornata di protesta per la rete
nazionale No Gesi, contro la ‘geotermia elettrica, speculativa e
inquinante’, per dire ‘no’ ai nuovi progetti di trivellazioni e
nuovi impianti geotermici sul territorio italiano. Un presidio a
Piazza Montecitorio a Roma, sotto la Camera dei deputati, per
protestare contro interventi ritenuti dannosi non solo per
l’ambiente e le attivita’ economiche presenti nei territori, ma
anche per la salute e la sicurezza idrogeologica del Paese. La
proposta e’ quella di nuove linee guida che applichino maggior
cautela nell’autorizzazione degli impianti e nella scelta delle
aree.
“La rete e’ contraria a una geotermia elettrica nella sua
parte speculativa e inquinante, non e’ contraria alla geotermia”
spiega Fausto Carotenuto, portavoce della rete nazionale No Gesi,
sottolineando come siano stati pero’ presentati “una serie di
proposte sul terrintorio nazionale, in posti pericolosissimi come
Ischia, i Campi Flegrei, l’Amiata e altri ancora, per
istallazioni geotermiche che possono creare terremoti e
inquinamento delle falde acquifere”. Inoltre, queste “attivita’
industriali spesso cozzano con le attitudini del territorio al
turismo e all’agricoltura di qualita’” aggiunge Carotenuto.
Dopo il convegno organizzato questa mattina
alla Camera, a cui hanno partecipato scienziati, parlamentari,
sindaci, avvocati e rappresentanti dei comitati, dalle 15 i No
Gesi si sono radunati in un presidio in piazza per ribadire il
‘no’ a progetti di trivellazioni e nuovi impianti in Toscana, con
l’Amiata, la Maremma e la Val d’Orcia; in Umbria e nel Lazio,
nell’altopiano dell’Alfina ed aree limitrofe con gli impianti di
Castel Giorgio e Torre Alfina; in Campania, con i comuni vicini
al super-vulcano dei Campi Flegrei in cui si vogliono installare
due impianti pilota; in Sardegna, dove sono state presentate
istanze di ricerca geotermiche.
“In questa fase il Governo dovrebbe predisporre delle linee
guida per le cautele e le zone in cui fare la geotermia, ma
ancora non l’ha fatto- prosegue Fausto Carotenuto, portavoce
della rete nazionale No Gesi- quindi noi oggi abbiamo proposto
delle linee guida nostre”.
La questione ruota intorno agli studi preliminari alla
costruzione di 10 nuovi impianti pilota. La rete No Gesi non si
schiera contro la geotermia, ma e’ per “una geotermia non
rischiosa, non impattante e utile, ma bisogna definire le aree in
cui questo si puo’ fare”, ribadisce il portavoce. Gli studi
preliminari “sono stati fatti male perche’ c’erano molti
conflitti di interesse e sono stati valutati male dalle
autorita’, sia allo Sviluppo economico sia all’Ambiente” conclude
Carotenuto.

UMBRIA. AMBIENTE, SINDACO CASTELGIORGIO: NO IMPIANTO GEOTERMIA
PROTESTA ALLA CAMERA: “PERICOLI SISMICI E SU FALDE DI 3 PROVINCE”
(DIRE) Roma, 5 nov. – No all’impianto pilota geotermico a Castel
Giorgio, in Umbria. Una zona “crocevia tra le province di Siena,
Viterbo e Terni” che fornisce acqua al lago di Bolsena e la cui
attivita’, andando “a toccare formazioni gassose nel territorio”
rischierebbe “di inquinare con l’arsenico gia’ presente nel
viterbese la gia’ precaria situazione delle falde acquifere”. Con
la rete nazionale No Gesi, oggi in piazza a Roma per ribadire la
sua contrarieta’ alla proposta di costruzione di 10 nuovi
impianti pilota geotermoelettrici in Italia, c’e’ anche Andrea
Garbini, sindaco del comune umbro.
A Castel Giorgio “dovrebbe sorgere il primo impianto pilota
geotermico d’Italia. Stiamo combattendo da tre anni per evitare
la realizzazione di questo tipo di impianto perche’ secondo i
nostri tecnici ci sono una serie di problematiche alle quali non
abbiamo avuto risposta”, spiega il sindaco.
Tra i rischi denunciati, quelli sismici e idrogeologici. “Una
delle problematiche piu’ importanti e’ la sismicita’ che questo
tipo di impianti potrebbe creare- sottolinea Garbini- C’e’ poi un
problema di falde acquifere. Noi siamo sull’altopiano dell’Alfina
e siamo un territorio definito ‘sensibile acquifero’, cioe’ diamo
l’acqua a tutto il territorio dell’alto orvietano e siamo parte
degli affluenti del Lago di Bolsena. Questo impianto potrebbe
creare un aumento delle sostanze tossiche nell’acqua”.
Gli studi preliminari fatti per autorizzare i nuovi impianti
sono “superficiali” secondo il sindaco, che mette in dubbio
“l’affidabilita’ delle aziende” che “non parlano con il
territorio, ma vanno avanti a denunce”.

ENERGIA. SEGONI (AL): GEOTERMIA, GOVERNO ASCOLTI COMITATI
I TERRITORI NON SIANO SCAVALCATI
(DIRE) Roma, 5 nov. – “Il Governo faccia uscire le linee guida ma
acquisisca prima le proposte dei comitati. La geotermia come
fonte di energia e’ necessaria, dobbiamo incrementarne l’uso per
la lotta ai cambiamenti climatici e per accrescere l’utilizzo
delle energie rinnovabili nel nostro Paese ma e’ importante
valutare anche il dove e come siano realizzati gli impianti. E’
necessario poi rispettare le scelte dei territori, anche quelli
che dicono ‘no’: troppo spesso le decisioni sono prese lontano e
i cittadini scavalcati. Se ci sono progetti buoni, l’impresa si
prenda l’onere di spiegarne le ragioni”. Lo dice Samuele Segoni,
deputato di Alternativa Libera e membro della commissione
Ambiente, intervenendo al convegno della Rete Nazionale No Gesi
(Geotermia elettrica speculativa e inquinante) di oggi alla
Camera.
Segoni ha recentemente presentato un’interrogazione al
ministero dello Sviluppo Economico – spiega una nota – per sapere
quali siano le cause del ritardo nella definizione delle ‘Linee
Guida’ che permetterebbero l’affermazione di una filiera
geotermica sostenibile e pienamente compatibile con le
peculiarita’ socioeconomiche e ambientali del territorio.
Inoltre, ha chiesto che il ministero sfrutti questo ritardo per
pretendere in considerazione le proposte elaborate dai vari
portatori d’interesse.

UMBRIA. AMBIENTE, SINDACO CASTELGIORGIO: NO IMPIANTO GEOTERMIA
(DIRE) Roma, 5 nov. – Si paventa insomma un “alto rischio di
sismicita’, che nessun Sindaco puo’ accettare, considerando pure
che il nostro e’ un patrimonio architettonico non adeguato ai
canoni sismici moderni”, spiega il primo cittadino di Castel
Giorgio, “poi abbiamo il grande rischio dell’inquinamento delle
falde acquifere”.
Infatti, “l’Altopiano dell’Alfina, dove si trova Castel
Giorgio, un crocevia tra le province di Siena, Viterbo e Terni,
e’ una zona acquifera sensibile e forniamo l’acqua a tutto l’alto
orvietano- sottolinea Garbini- cosa piu’ importante, forniamo
acqua al lago di Bolsena, un punto di riferimento tursitico
strategico”.
L’inquinamento delle falde acquifere “crea difficolta’ gia’
ora nel viterbese, con la presenza di arsenico- conclude Garbini-
quindi per noi, andare a toccare queste formazioni gassose nel
territorio rischiando di inquinare con l’arsenico la gia’
precaria situazione delle falde acquifere, e’ una cosa
impossibile”.

AMBIENTE. NO UMBRIA A GEOTERMIA: C’È GIÀ ARSENICO VITERBO
PROTESTA ALLA CAMERA: “PERICOLI SISMICI E SU FALDE DI 3 PROVINCE”
(DIRE) Roma, 5 nov. – No all’impianto pilota geotermico a Castel
Giorgio, in Umbria. Una zona “crocevia tra le province di Siena,
Viterbo e Terni” che fornisce acqua al lago di Bolsena e la cui
attivita’, andando “a toccare formazioni gassose nel territorio”
rischierebbe “di inquinare con l’arsenico gia’ presente nel
viterbese la gia’ precaria situazione delle falde acquifere”. Con
la rete nazionale No Gesi, oggi in piazza a Roma per ribadire la
sua contrarieta’ alla proposta di costruzione di 10 nuovi
impianti pilota geotermoelettrici in Italia, c’e’ anche Andrea
Garbini, sindaco del comune umbro.
A Castel Giorgio “dovrebbe sorgere il primo impianto pilota
geotermico d’Italia. Stiamo combattendo da tre anni per evitare
la realizzazione di questo tipo di impianto perche’ secondo i
nostri tecnici ci sono una serie di problematiche alle quali non
abbiamo avuto risposta”, spiega il sindaco.
Tra i rischi denunciati, quelli sismici e idrogeologici. “Una
delle problematiche piu’ importanti e’ la sismicita’ che questo
tipo di impianti potrebbe creare- sottolinea Garbini- C’e’ poi un
problema di falde acquifere. Noi siamo sull’altopiano dell’Alfina
e siamo un territorio definito ‘sensibile acquifero’, cioe’ diamo
l’acqua a tutto il territorio dell’alto orvietano e siamo parte
degli affluenti del Lago di Bolsena. Questo impianto potrebbe
creare un aumento delle sostanze tossiche nell’acqua”.
Gli studi preliminari fatti per autorizzare i nuovi impianti
sono “superficiali” secondo il sindaco, che mette in dubbio
“l’affidabilita’ delle aziende” che “non parlano con il
territorio, ma vanno avanti a denunce”.
Si paventa insomma un “alto rischio di
sismicita’, che nessun Sindaco puo’ accettare, considerando pure
che il nostro e’ un patrimonio architettonico non adeguato ai
canoni sismici moderni”, spiega il primo cittadino di Castel
Giorgio, “poi abbiamo il grande rischio dell’inquinamento delle
falde acquifere”.
Infatti, “l’Altopiano dell’Alfina, dove si trova Castel
Giorgio, un crocevia tra le province di Siena, Viterbo e Terni,
e’ una zona acquifera sensibile e forniamo l’acqua a tutto l’alto
orvietano- sottolinea Garbini- cosa piu’ importante, forniamo
acqua al lago di Bolsena, un punto di riferimento tursitico
strategico”.
L’inquinamento delle falde acquifere “crea difficolta’ gia’
ora nel viterbese, con la presenza di arsenico- conclude Garbini-
quindi per noi, andare a toccare queste formazioni gassose nel
territorio rischiando di inquinare con l’arsenico la gia’
precaria situazione delle falde acquifere, e’ una cosa
impossibile”.

ENERGIA. CNR: GEOTERMIA PULITA, RISCHI RIDOTTI SE STUDI SONO CORRETTI
SCROCCA (IGAG CNR): CON NUOVI IMPIANTI NESSUN IMPATTO SIGNIFICATIVO
(DIRE) Roma, 5 nov. – “La geotermia e’ una fonte di energia
rinnovabile, che possiamo considerare pulita”. A dirlo e’ Davide
Scrocca, ricercatore dell’Istituto di geologia ambientale e
geoingegneria (Igag) del Cnr. Il tema e’ la possibilita’ di
produrre energia elettrica sfruttando il calore della Terra,
tecnologia geotermica che ha in Italia una storia di oltre un
secolo e che la vede ai primi posti in Europa per produzione.
“Noi abbiamo un problema di approvvigionamento energetico e
oggi dipendiamo dai combustibili fossili- prosegue Scrocca-
Dovremmo innanzitutto diminuire la quantita’ di energia che
consumiamo, poi sviluppare le fonti rinnovabili  e diminuire
l’utilizzo del carbone”. In questo scenario, “la geotermia
dovrebbe assumere un ruolo piu’ rilevante” perche’ “ha un pregio
indiscusso, rispetto anche alle altre fonti rinnovabili, una
capacita’ di produzione elevata e costante”, aggiunge.
Il rischio di inquinamento delle falde acquifere superficiali
“non esiste, se gli studi preliminari alla valutazione di impatto
ambientale vengono fatti con attenzione e accuratezza e se le
perforazioni dei pozzi vengono effettuate con le giuste
tecnologie” sostiene Scrocca, che spiega come la geotermia di
moderna generazione non dia alcun problema, “fatti salvi i rischi
imponderabili”.
E per quanto riguarda la sismicita’ indotta, “e’ un problema
che non va trascurato, non va minimizzato, ma neanche troppo
enfatizzato- aggiunge il ricercatore Igag Cnr- le perforazioni
possono provocare dei piccoli eventi sismici, neanche percepibili
dall’uomo. Potrebbero innescarsi fenomeni piu’ forti perforando
in prossimita’ delle faglie, ma questo va tipicamente studiato in
ogni caso nello specifico prima di costruire gli impianti”.
La geotermia e’ un’energia da fonte
rinnovabile, che trae dal vapore prodotto dalle acque meteoriche,
filtrate nel sottosuolo e riscaldate dal magma, l’energia
necessaria a far muovere una turbina che a sua volta produce
energia elettrica, la geotermia ha in passato dato problemi di
forti emissioni nell’atmosfera. E c’e’ chi contesta a questa
tecnologia anche il possibile inquinamento delle falde acquifere
superficiali e la stimolazione di terremoti. Per questo, la
proposta di costruire nuovi impianti in Italia ha creato dissenso
in parte dell’opinione pubblica.
“La produzione di energia geotermica e’ antica. Con il tempo
gli impianti si sono evoluti e oggi hanno un differente impatto
ambientale rispetto al passato- spiega ancora Davide Scrocca,
dell’Igag Cnr- i nuovi progetti  pilota non prevedono nessun
rilascio in atmosfera di gas incondensabili, grazie ad impianti
binari a reiniezione totale. Per questo si puo’ parlare della
geotermia come di un sistema sostenibile, che non produce alcun
impatto ambientale sensibile”.

…e per finire, Madamalamarchesa Enel:

ENERGIA. MONTEMAGGI (ENEL): STUDI DIMOSTRANO GEOTERMIA SOSTENIBILE
NO IMPATTO FALDE ACQUIFERE, NO TERREMOTI: C’E’ STRUMENTALIZZAZIONE
(DIRE) Roma, 5 nov. – “La geotermia produce benefici a tutto
tondo, dal punto di vista sia economico sia ambientale, anche
paragonata alle altre tecnologie rinnovabili. Inoltre, gli
investimenti ricadono direttamente sul territorio nazionale,
perche’ la filiera produttiva rimane tutta nel Paese”. Lo spiega
il Massimo Montemaggi, responsabile geotermia di Enel Green
Power, azienda leader mondiale nel settore geotermoelettrico, con
34 impianti in tre diverse province della Toscana – Pisa,
Grosseto e Siena – dove soddisfa il 30% dei consumi locali, oltre
a diversi progetti negli stati Uniti e in Cile.
La geotermia e’ una risposta alla necessita’ di diminuire le
emissioni e di puntare sulle fonti rinnovabili perche’ “la
risorsa e’ il calore del sottosuolo e questo e’ inesauribile,
almeno in epoche umane”, spiega Montemaggi. Ed e’ “una fonte
costante e pulita”, importante soprattutto in Italia perche’ e’
una delle poche risorse presenti sul territorio per produrre
energia.
A chi parla della geotermia come di una possibile fonte di
inquinamento delle falde acquifere superficiali, Montemaggi
risponde che “ci sono studi, documenti e misurazioni che
dimostrano come non ci sia nessun impatto sulle falde” e parla in
proposito di “grande strumentalizzazione”.
Ultimo punto contestato all’attivita’ geotermica e’ la
possibilita’ di indurre eventi sismici nei territori dove sono
collocati gli impianti. “Sono oltre 200 anni che avvengono
perforazioni, inizialmente per attivita’ chimica e solo poi per
la produzione di energia elettrica, e in questi due secoli non
c’e’ testimonianza di nessuna attivita’ sismica percepibile
dall’uomo indotta dall’attivita’ geotermica” conclude
Montemaggi.
I risultati positivi emergono innanzitutto
dai dati forniti da Enel. “Enel Green Power produce 5,8 miliardi
di kiloWattora e serve circa 2,5 milioni di abitanti, lo stesso
per cui servirebbero 1,4 milioni di tonnellate equivalenti di
petrolio, circa 38 petroliere di media stazza”, afferma Massimo
Montemaggi, il responsabile geotermia di Enel Green Power, che
sottolinea il grande risparmio dal punto di vista economico, ma
anche ambientale.
“Sul piano planetario, la produzione di energia con sistema
geotermico e’ a emissioni zero. Le emissioni degli impianti,
infatti, sono le stesse che produrrebbe naturalmente la Terra, ma
concentrate spazialmente- dice Montemaggi- a livello locale ci
puo’ essere problema per chi e’ vicino agli impianti, ma abbiamo
brevettato un sistema di abbattimento che supera il 95%. In ogni
caso, “il problema generato e’ olfattivo, perche’ si tratta di
emissioni sulfuree, ma non per la salute dei cittadini”, conclude.

5 novembre 2015, iniziativa della Rete nazionale NOGESI a Montecitorio. Tutti a Roma!

20151105_locandina_nogesi montecitorioAncora una giornata di iniziative e mobilitazione della Rete nazionale NOGESI (NO Geotermia Speculativa e Inquinante) il 5 novembre 2015 a Roma (clicca sull’immagine per vedere la locandina).
Una giornata che vedrà nella mattinata un Convegno durante il quale la Rete discuterà le sue proposte sulla geotermia, già inviate a Governo, Parlamento e Regioni interessate il 15 ottobre scorso, alla presenza di qualificati esperti ed esponenti delle forze politiche con i quali ci si confronterà nel merito; a seguire, nel pomeriggio, Presidio dei cittadini e comitati in piazza Montecitorio per ribadire la contrarietà dei territorio alla attuale geotermia speculativa ed inquinante.
PER DARE FORZA ALL’INIZIATIVA E’ IMPORTANTE LA MASSIMA PARTECIPAZIONE DELLE POPOLAZIONI COINVOLTE. TUTTI A ROMA IL 5 NOVEMBRE!!!
E’ possibile prenotarsi anche per partecipare al Convegno che si terrà all’interno della Camera dei Deputati; è necessario accreditarsi fornendo i propri dati (nome e cognome) all’indirizzo e-mail: nogesi@inventati.org entro improrogabilmente sabato 31 ottobre 2015 (per gli uomini è obbligatorio indossare la giacca).

Di seguito la lettera del 15 ottobre 2015 della Rete NOGESI con la quale si trasmette al Governo la Proposta sulla geotermia:

Egregio signor Presidente del Consiglio, egregi Ministri,

la vicenda dello sfruttamento geotermico, così come si sta sviluppando nel nostro paese, è foriera ogni giorno di più di estese opposizioni nei territori, spesso insensatamente prescelti dalle convenienze delle imprese messe in moto dalla liberalizzazione del Governo Berlusconi IV attraverso i D.Lgs.22/2010 e 28/2011 e che l’attuale Governo non ha trovato ancora il tempo di riformare. Con il risultato che le richieste di concessioni per la ricerca si sono moltiplicate in maniera incontrollata e -per citarne solo alcune- insistono in territori pregiati come la Val d’Orcia di Montenero (è di qualche settimana fa la rivolta di oltre 60 aziende del vino, dell’olio e del turismo contro tali insediamenti), la confinante Alfina umbra-laziale (uno dei territori più belli dell’Umbria, “luogo del cuore” del FAI), e da ultimo l’area napoletana dei Campi Flegrei (!). Solo sul territorio della Toscana si contano 31 permessi assegnati, mentre nel Lazio le istanze in corso sono 25.
Si tratta di richieste avanzate da imprese spesso senza comprovati precedenti in tecnologie così sofisticate, che aggiungono ulteriori preoccupazioni nelle popolazioni a quelle già legate alle trivellazioni in giacimenti idrotermali–necessariamente in territori vulcanici- sia in alta che in media entalpia (sismicità indotta, possibile contaminazione delle acque potabili, subsidenza -in merito alla quale la recente sentenza (18.05.2015) del Consiglio di Stato n. 02495/2015 ha affermato l’applicazione del principio di precauzione statuendo che anche una situazione di incertezza tale principio può essere sufficiente per l’adozione di misure preventive e che è onere probatorio esclusivo del proponente di fornire la prova di innocuità dell’intervento da realizzarsi- ecc.).

Del resto anche la decantata “rinnovabilità” dello sfruttamento geotermico storico dell’ENEL in Toscana (in particolare nei siti dell’Amiata) è sempre più contestata, sia perché le centrali immettono in atmosfera migliaia di tonnellate di inquinanti con caratteristiche tossicologiche rilevanti, nocive per la salute e per l’ambiente, sia perché la tecnologia “flash”– come sostengono gli esperti – da tempo non è, per usare un eufemismo, “la migliore al momento disponibile”. In merito allo studio epidemiologico prodotto dall’ARS Toscana, dalla Fondazione Monasterio e dal CNR di Pisa (2010) – pur se ancora oggi sono in corso approfondimenti sui risultati dello stesso- in ambito scientifico c’è consapevolezza che in questa area vi siano condizioni ambientali diverse e interagenti per gli effetti cumulativi di inquinanti nocivi per la salute delle persone. Né si può tacere al riguardo delle centinaia di milioni di euro per danni sanitari causati dalle sole emissioni di ammoniaca, precursore alla formazione di PM10 secondario, costi riconosciuti già nel 2005 dal CAFE (Clean Air For Europe) ed oggi evidenziati – e in notevole aumento –nel recente articolo del prof. Riccardo Basosi e dott. Mirko Bravi, comparso su “QualeEnergia” di giugno/luglio 2015 (vedi anche precedente pubblicazione degli stessi autori, ndr). Pertanto la geotermia flash dell’Amiata impone oggi una seria inchiesta da parte del Parlamento e dei Ministeri competenti MISE, MATTM e Sanità, non più rinviabile. Per la scrivente Rete Nazionale la vicenda Amiata assume da tempo la valenza della “madre di tutte le battaglie”, per cui un atteggiamento di disponibilità del Governo e del Parlamento sul punto verrebbe ben valutato dalla scrivente Rete Nazionale.
La stessa Regione Toscana- che pure nel passato ha sempre troppo acriticamente sostenuto la geotermia- di fronte a decine e decine di istanze pendenti di impianti geotermici, ha dovuto attivare una moratoria di 6 mesi per darsi nuove regole allo scopo di “non compromettere in modo irreversibile il territorio ed evitare rischi alla sostenibilità ambientale e socio-economica” con una neppure velata critica –da parte della Regione “geotermica per eccellenza” – al ritardo con cui lo Stato si sta muovendo nell’inserimento di regole cogenti circa la geotermia, lasciata in piena balia delle imprese. E le nuove regole che la Regione si sta dando partono dalla considerazione che debbano essere individuati i territori dei Comuni non idonei alla geotermia, ovvero le aree che, per il loro contesto socio-economico e per le strategie di sviluppo adottate dalle comunità residenti, devono essere escluse dalle autorizzazioni alla ricerca e realizzazione di impianti geotermici.

Le Commissioni parlamentari VIII° e X°, approvando – si noti, all’unanimità- la Risoluzione n. 8-00103 del 15.04.2015 sulla produzione di energia da impianti geotermici, hanno cercato- dopo un approfondito dibattito con i territori e le stesse aziende- di superare la scarsa affidabilità ed estesa impopolarità del piano geotermico attuale, con la sollecitazione al Governo di emanare “linee guida” di gestione del settore nelle “aree idonee” di cui alla richiesta “zonizzazione”, rilasciando le autorizzazioni per i progetti di impianti geotermici solo a seguito della loro emanazione e dietro valutazione dell’ impatto ambientale (VIA) che tenga conto, appunto, delle “nuove norme”.
Ripristinando così –nell’interesse del paese e come la Rete Nazionale sin dalla sua nascita aveva chiesto – la responsabilità precipua dello Stato nella individuazione delle aree idonee allo sfruttamento in sicurezza della geotermia e dei criteri generali di valutazione in merito alle principali componenti critiche relative a tale attività. E particolare importante è l’aver statuito nella Risoluzione che le relative autorizzazioni siano rilasciate –e ciò deve valere anche per i procedimenti in corso (Castel Giorgio, Montenero e tutti gli altri impianti in itinere di autorizzazione) – nel rispetto delle “nuove norme” che lo Stato definirà entro tempi certi.

E ora, dopo la approvazione della Risoluzione, il motivo conduttore- anche da chi la geotermia l’aveva accettata acriticamente- è che “la geotermia bisogna farla bene”. E’ innegabile che sia un vistoso passo avanti, se alle parole seguiranno- da parte del Governo- i fatti. Lo sfruttamento geotermico non può più procedere con la prevaricazione di gruppi economici che speculano privatizzando i profitti e lasciando sul territorio i costi economici, ambientali e sociali; deve pur esserci uno spazio di condivisione che porti ad una scelta ponderata della popolazione stessa coinvolta.
La scrivente Rete Nazionale, continuando il suo collaborativo confronto con il Governo, come è già avvenuto denunciando la “geotermia elettrica speculativa e inquinante” il 5 marzo del 2104 presso la Camera dei Deputati  presenta le sue proposte convinta più che mai che sia necessario ora nel settore un cambio di paradigma (non essendo quello attuale largamente condiviso dalla comunità scientifica).
Anzi un doppio cambio di paradigma: sperimentare nuove tecnologie geotermiche che siano capaci di non avere impatti significativi sui territori come la geotermia di “Terza Generazione” (Borehole Heat Exchangers -BHE) che estrae dal giacimento solo calore, attraverso circuiti a tubo chiuso, che non “muovono” in alcun modo i fluidi geotermici, assicurando così l’assoluta assenza di emissioni e di scorie. Una modalità capace in
sostanza di “tagliare la testa al toro” andando ad utilizzare il calore terrestre direttamente nel punto di disponibilità del sottosuolo, senza l’estrazione ed il trasporto di fluidi geotermici verso la superficie. Tale tecnologia si differenzia profondamente dalla, pur collaudata, tecnologia di “Prima Generazione” (Idrotermale) ove il contatto con i fluidi geotermici è indispensabile, e dalla Tecnologia sperimentale di “Seconda Generazione” (Hot Dry Rock) ove vi è ancora contatto diretto fra i fluidi iniettati dalla superficie e le rocce fratturate create in profondità per attivare lo scambio termico.
Insomma una geotermia che sia realizzabile in ogni luogo e non solo nelle aree idrotermali (e quindi potenzialmente sismiche del paese) – ampliando quindi la sua possibilità di sfruttamento – ma evitando le aree dedicate ad altre importanti vocazioni territoriali; per fare questo è essenziale che il Governo smetta di alimentare con gli incentivi la geotermia speculativa ed inquinante liberalizzata dal piano Berlusconi-Scajola. E nel contempo potenziare e sostenere la geotermia a “bassa entalpia”, questa sì, con incentivazioni- per il fondamentale contributo che può dare alla riduzione del fabbisogno energetico del patrimonio edilizio del paese.

E’ inoltre necessario avere una nuova politica per il settore energetico che riveda le politiche di sostegno al raggiungimento degli obiettivi energetico-ambientali della Strategia Europa 2020, a cominciare dall’eliminazione dei vistosi incentivi per i grandi impianti di sola produzione di elettricità, privilegiando invece gli investimenti sull’efficienza energetica e sulla produzione di calore, di cui siamo deficitari come Paese (in questo senso l’utilizzo massiccio della bassa entalpia può fare la differenza).
Pensiamo infine che le “nuove norme” dovrebbero–per l’efficacia della riforma stessa- assumere la forma del decreto legge o della legge e quindi sottoposte al vaglio delle competenti Commissioni parlamentari che le hanno richieste e/o del Parlamento, in modo che ad essere ridisegnata sia la normativa relativa all’intero settore geotermico.
Ma va contemporaneamente mantenuta –secondo la vigente legislazione sulle “energie rinnovabili” (D.M. 10.09.2010 “Linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”) -la possibilità per le Regioni di legiferare gli opportuni aspetti degli inserimenti degli impianti geotermici in termini di aree non idonee avuto riguardo alle caratteristiche socio-economiche ed ambientali dei territori. D’altro canto l’accettabilità dello sfruttamento geotermico da parte delle Regioni è problema rilevante visto che le autorizzazioni passano per le Regioni sia per gli impianti “regionali” che per quelli c.d. “pilota” in cui è necessario, per terminare l’iter autorizzativo, “l’intesa” con la Regione o le Regioni coinvolte.

20151105_programma_nogesi montecitorioLe proposte qui enunciate saranno presentate il 5 novembre 2105  (clicca sull’immagine a fianco per leggere il programma, ndr) all’interno di un Convegno e relativa Conferenza stampa presso la Camera dei Deputati con il sostegno, come è nostro costume, di importanti esperti e studiosi della materia e delle istanze istituzionali parlamentari e territoriali che in varie regioni del Paese mostrano la loro preoccupazione per l’attuale utilizzo della geotermia.
Siamo fiduciosi che molte delle nostre proposte possano fare parte dei prossimi impegni del Governo verso la Risoluzione parlamentare, in modo da pervenire alla codificazione di una nuova legislazione del settore. Che risolva il problema della scarsa credibilità dell’attuale piano geotermico del Governo, su cui il Parlamento ha sentito la necessità di intervenire: ignorare gli impegni assunti in Risoluzione porterà inevitabilmente allo scontro con le opinioni pubbliche locali, ad impianti affidati frettolosamente a società inesperte, ad un elevato rischio di incidenti e ad una conclusione che sarà: “o una geotermia fatta male o nessuna geotermia”. Questo noi cittadini e le istituzioni del nostro Paese non lo possono accettare.

Dobbiamo rimarcare purtroppo che non si apre sotto i migliori auspici di correttezza istituzionale da parte del Governo- e ciò può lasciare perplessi sulla vera volontà riformatrice dello stesso- la vicenda degli impianti pilota Castel Giorgio-Torre Alfina con la conferenza di servizi convocata in violazione palese dei punti 3 e 4 della Risoluzione parlamentare (che si ricorda impongono che il rilascio delle autorizzazioni per i progetti di impianti geotermici in itinere avvenga solo a seguito della emanazione delle “nuove norme” e dietro valutazione dell’ impatto ambientale (VIA) che tenga conto, appunto, delle stesse) nonostante le proteste contenute in numerose interrogazioni parlamentari (interrogazione a risposta in commissione 5-06259 (PD); interrogazione a risposta orale 3-01671(M5S), interrogazione a risposta scritta 4-10192 (AL ed altri).

Vittorio Fagioli – Portavoce Rete Nazionale NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante, in rappresentanza di associazioni e comitati di cittadini delle Regioni Umbria, Lazio, Toscana, Campania e Sardegna.

 

Altro che “buona geotermia”, Borgia sul convegno del Giga a Firenze. Per i comitati la moratoria è l’unica opzione, poi ne parliamo

20150320_convegno geotermia a colle_borgia

Il Prof.Andrea Borgia al precedente convegno di Colle Valdelsa il 20 marzo 2015

Borgia e la “buona geotermia”: esistono tecnologie migliori del “ciclo binario”. I BHE, per esempio!
Prima di proporre nuovi impianti si chiudano le centrali Enel e si blocchino le richieste in corso.

 

Amiata. Un esercizio di stile smaccatamente volto a incensare le posizioni favorevoli al proprio modello energetico di riferimento (la geotermia con gli impianti a ciclo binario) e a snobbare posizioni altre, più radicali e critiche, il report pubblicato sul sito web di Roggiolani & Co. (www.equologia.com) da Sauro Secci, componente del gruppo Giga (gruppo informale geotermia e ambiente), uno degli organizzatori dell’evento del 15 luglio a Firenze, presso il Consiglio Regionale della Toscana, avente per oggetto “La buona geotermia”.
Al tavolo scientifico, presieduto dal sindaco di Abbadia San Salvatore Fabrizio Tondi, è stato chiamato a relazionare anche il professor Andrea Borgia, indicato nel ruolo volutamente riduttivo di “voce dei comitati locali”.
“Ha fatto una panoramica dei grandi impatti anche sanitari sulla popolazione dell’area amiatina, di una modalità di utilizzazione della geotermia come quella fatta fino a oggi, assolutamente né rinnovabile, né tanto meno sostenibile”, ha sintetizzato Secci. Punto.
Per il resto, le oltre 40 slides, dove Borgia non solo metteva a nudo con drammatiche cifre le molteplici ricadute della geotermia flash sulle popolazioni e sull’ambiente amiatino, ma suggeriva anche di adottare tecnologie più nuove come i BHE (Borehole Heat EXchanger), che sfruttano direttamente il calore senza estrazione di fluidi né gas, sono state liquidate dallo stesso Secci con una emblematica e laconica “presentazione basata anche sulla evoluzione temporale dei fenomeni, corredata dalla evoluzione grafica di alcuni di questi”.
Omettendo, tanto per cominciare, i dati dello studio Ars sulla salute che sono stati elaborati da Borgia in modo da far comprendere immediatamente l’entità del problema: circa due morti in più al mese, cioè circa 800 morti in 33 anni, per soli 70 MWe prodotti, agghiaccianti percentuali di rischio di malattie respiratorie, tumore al sistema nervoso centrale, malattie polmonari cronico-ostruttive, insufficienza renale, tumore del sistema linfo-ematopoietico, dell’apparato digerente, tumore al fegato, malattie respiratorie acute, dell’apparato genito-urinario, leucemia, etc, sia nei maschi, sia nelle femmine, relativamente alle matrici acqua, aria e suolo in correlazione con gli inquinanti (acido solfidrico, mercurio, arsenico, boro) immessi nell’ambiente in buona misura dalle centrali geotermiche.
“Se la componente aria per le centrali a ciclo binario è certo meno importante (reiniezione nel sottosuolo dei fluidi geotermici), le componenti suolo e acqua potrebbero non essere inferiori” ha asserito Borgia “particolarmente se non vengono ripristinate le pressioni originarie dei serbatoi geotermici”.
Ha quindi nuovamente passato in rassegna i principali problemi della geotermia all’Amiata: è l’energia elettrica più inquinante al mondo (gode per altro dei certificati verdi, che noi tutti paghiamo in bolletta), impatta sulle falde acquifere, come hanno registrato negli ultimi anni gli andamenti dei piezometri, depauperando e inquinando l’acquifero, causa sismicità (con paesi antichi e non certo antisismici), eruzioni idrotermali (almeno tre, con morti di animali e danni ingenti), subsidenza (probabilmente almeno 2 metri negli ultimi 50 anni con i piloni di due ponti lungo Cassia praticamente collassati).

Non è forse giunto il momento di cambiare rotta? E, anche al tavolo fiorentino, Borgia ha rilanciato “la necessità di una moratoria immediata a questa geotermia”, per far ripressurizzare i campi geotermici e ricaricare la falda acquifera. Ha inoltre proposto di trasformare una centrale Enel (per esempio PC3) a ciclo binario per valutare con accuratezza sotto gli occhi di tutti gli impatti ambientali. E ha suggerito di sviluppare nuove tecnologie, rivalutando l’utilizzo diretto del calore, anche attraverso i BHE, il calore per sempre ad impatto praticamente ridottissimo.

Come comitati e come Rete nazionale NoGESI abbiamo rifiutato di partecipare all’incontro di Firenze proprio perchè riteniamo che agli organizzatori nulla interessi in merito all’ambiente e alla salute, preoccupati solo “vendere le loro pentole” delle centrali a ciclo binario.
Abbiamo sempre sostenuto, e lo ribadiamo, che prima di sederci a discutere su un eventuale futuro della geotermia in Amiata e in Toscana è necessaria una moratoria generale, fermando le attuali centrali in attività come pure i progetti delle “nuove” centrali a ciclo binario, sperimentali e non.

Uno spettro si aggira per l’Amiata: la “buona geotermia” del sindaco di Abbadia Fabrizio Tondi

marco sera grAvallo anche della Regione, che concede la prestigiosa Sala Affreschi, ai venditori di pentole “geotermiche”. Rifiuto da parte di comitati e associazioni ambientaliste.

 

 

In maniera del tutto fortuita e casuale i cittadini di Abbadia San Salvatore e dell’Amiata sono venuti a sapere dell’evento che si terrà mercoledi 15 luglio a Firenze, addirittura presso la prestigiosa Sala Affreschi del Consiglio Regionale e che avrà come oggetto il confronto sulla “Carta di Abbadia San Salvatore – Regole per la buona geotermia”.

Una iniziativa costruita da soggetti estranei al territorio amiatino (membri di GIGA, Gruppo Informale per la Geotermia e il Territorio), tutt’altro che sconosciuti perchè non nuovi a iniziative a favore dello sfruttamento geotermico, da loro propagandato come assolutamente sostenibile, grazie alla tecnologia del ciclo binario e, …ma loro non lo dicono, grazie ai generosi incentivi che lo Stato offre a queste nuove società, incentivi prelevati dalle bollette elettriche dei cittadini. Incentivi che da soli garantiscono guadagni per milioni a questi novelli (im)prenditori, come abbiamo dimostrato anche nell’ultimo convegno a Colle Valdelsa il 20 marzo scorso.

A presiedere l’incontro ci sarà l’amiatino Fabrizio Tondi, sindaco di Abbadia San Salvatore, “eletto con un programma esplicitamente favorevole alla geotermia sostenibile dei cicli binari e della totale reiniezione”, come scrive il vicepresidente Giga Fabio Roggiolani nella lettera di invito. Sarebbe ora che il sindaco Tondi dicesse davvero da che parte sta, anche perchè ultimamente sembrava in amore e accordo con l’Enel che quindi, se questa nuova è la “buona geotermia”, fa ancora “cattiva geotermia”.

Tra Enel e nuova “buona geotermia” di sicuro ci sembra che il sindaco non stia dalla parte dei suoi cittadini che da sempre sono in maggioranza contrari alla geotermia di qualunque specie, tanto che Abbadia è uno dei pochi territori dell’Amiata che non ospita centrali e che non riceve “compensazioni ambientali”, cioà quattrini, dall’Enel; o forse è questo il problema?

L’incontro di Firenze per altro è solo su invito, strettamente a porte chiuse. Chi vi parteciperà? A leggere il programma “studiosi che rappresentano il meglio della geotermia”, anche se nell’elenco compaiono nomi di persone nemmeno contattate ed altri che già hanno declinato l’invito e diserteranno l’evento.

Inoltre ci sarebbero, a loro detta, “figure di riferimento di associazioni ecologiste e dei comitati”: ma quando mai!

Per la cronaca, la Rete Nogesi e Sos Geotermia hanno rifiutato l’invito, ritenendo l’evento una operazione strettamente finalizzata a giustificare la speculazione geotermica. Nè ci risulta che altri comitati e associazioni parteciperanno. Anche perché, come sostiene lo studioso Andrea Borgia, che sarà presente per ribadirlo, “La geotermia veramente sostenibile e rinnovabile non sono le tecnologie flash né i cicli binari, perché anche questi ultimi comportano impatti che spesso possono essere ambientalmente insostenibili. Certo è che non sono “rinnovabili””.

A maggiore ragione, allora, i comuni cittadini badenghi si chiedono con quali motivazioni e con quale mandato il sindaco di Abbadia San Salvatore si reca in Consiglio Regionale a siglare le “Regole per la buona geotermia”, se nemmeno dimostra di conoscere compiutamente le tecnologie che gli vengono proposte e senza avere il consenso della cittadinanza, tenuta all’oscuro e nel più totale silenzio.

Come al solito, i sindaci amiatini, con le lodevoli eccezioni di Cinigiano e Seggiano, continuano a tenere il piede in due staffe e non perdono occasione per svendere un altro pezzo di Amiata.

Sos Geotermia – Coordinamento dei Movimenti per l’Amiata
Rete NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante