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Il gambero Marras sulla geotermia in Amiata

paz elefanti volano unita

vignetta di Andrea Pazienza su l’Unità, ai tempi di Tango e Cuore

Girava, ai tempi del PCI, una storiella che raccontava di un iscritto al Partito a cui un tale dice: “bellino, ma lo sai che c’è un ciuco che vola?”,
e lui a ribatte: “ma che dici, strullo, non è mica possibile!”,
l’altro: “ma ti dico che codesto ciuco vola, l’ho letto”,
lui: “e indove l’avresti letto?”,
l’altro: “sull’Unità”,
e lui, ci pensa pochino e fa: “sì, ma basso basso”.

 

 

Ci torna in mente questa storiella che prendeva in giro bonariamente i militanti di quel partito, per i quali portiamo rispetto se non altro per aver contribuito a far uscire questo paese dal fascismo, ascoltando Marras che ci risultava avere la posizione, condivisa finanche da tutti i sindaci amiatini, che la geotermia in Amiata ha raggiunto il punto di equilibrio, significando, se l’italiano ha un senso, che non se ne farà altra, altrimenti sarebbe squilibrata.

Nel frattempo però, passato dalla provincia di grosseto in regione Toscana, deve fare i conti con il “piano Rossi” di incremento delle centrali e della sparata dell’americano Renzi sul raddoppio della geotermia in Amiata.

Allora eccolo sfoderare un comunicato “a passo di gambero” in cui dice che sì, l’equilibrio della geotermia in Amiata è raggiunto, ma solo per l’Enel, mentre si potranno fare altre centrali “meno invasive”

…come dire che il ciuco vola, ma solo basso basso…

 

ps. in un passaggio dice pure “È fondamentale garantire l’affidabilità del soggetto che presenta i progetti…”: ma li ha visti chi sono e cosa fanno i soggetti che si sono accaparrati i permessi???

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di seguito, quanto pubblicato da Il Giunco.net l’8 aprile 2016:

Geotermia, Marras: «Risorsa importante, ma Monte Labro e Montenero vanno fermati»
il capogruppo Pd in consiglio regionale: “Adesso dalla Regione ci aspettiamo risposte coerenti con gli indirizzi presi”
di Daniele Reali

GROSSETO – Sì alla geotermia, si alla possibilità di sviluppo, ma non a tutti i costi. Leonardo Marras, capogruppo Pd in consiglio regionale, fa il punto della situazione su uno dei temi più dibattuti sul futuro del nostro territorio anche alla luce della conferma da parte di Matteo Renzi sull’importanza strategica di puntare sulla geotermia.

“A chi mi chiede come la penso sulla geotermia – spiega Leonardo Marras, capogruppo PD Regione Toscana – rispondo ribadendo la posizione che ho preso mesi fa nella risoluzione che ho presentato al Consiglio regionale insieme ad altri consiglieri del Partito Democratico: la geotermia è una risorsa strategica, sia dal punto di vista energetico che da quello economico, ma dobbiamo porre dei punti fermi che ne regolino lo sviluppo tutelando cittadini e ambiente”.

La Regione Toscana ha accolto le indicazioni contenute nella risoluzione approvando le Disposizioni in materia di geotermia: linee guida che definiscono la quantità di pozzi esplorativi necessari al raggiungimento della quota energetica (Burden Sharing) prevista dagli accordi nazionali e comunitari e individuano i criteri per l’autorizzazione alla perforazione dei pozzi.

“È fondamentale garantire l’affidabilità del soggetto che presenta i progetti -– prosegue Marras –, infatti, nelle determinazioni della giunta si parla chiaramente di necessità di esaminare preventivamente le capacità di cui sono in possesso gli operatori sia per portare avanti il progetto che per affrontare eventuali criticità per questo uno dei vincoli per il rilascio del permesso di ricerca è la presentazione di una fidejussione in proporzione al valore delle opere di recupero ambientale previste a seguito delle attività. Allo stesso modo è indispensabile investire nella ricerca per mantenere alto il livello delle tecnologie utilizzate e diminuire sempre di più l’impatto ambientale degli impianti, come prevede il protocollo geotermia sottoscritto da Enel e Regione Toscana. Un altro protocollo importate che merita di essere citato se si parla di ricerca è quello della Rete geotermica, un insieme di imprese che hanno sottoscritto con la Regione la volontà ad investire nella tecnologia a ciclo binario impegnandosi a garantire il costante sviluppo tecnologico.

Bene dunque le linee guida che insieme all’accordo generale fissano le priorità per lo sviluppo della produzione geotermica: tutela del paesaggio, investimenti nella ricerca e valutazione degli operatori, ma non basta: occorre ampliarlo perché Enel diventi anche una vera e propria agenzia di sviluppo del territorio che si preoccupi direttamente di chiudere la filiera geotermica ricercando investitori che possano sfruttare il calore in eccesso”.

La situazione che riguarda l’Amiata – Nel Paer (Piano ambientale ed energetico regionale), approvato a febbraio 2015, si parla chiaramente dello sviluppo della geotermia sul Monte Amiata: l’ulteriore sviluppo della geotermia in Toscana, potrà avvenire solo a condizione di assicurare un impatto ambientale complessivo migliore di quello già garantito con le ultime autorizzazioni uniche rilasciate in materia. Ciò vale in particolare per il territorio dell’Amiata dove il riassetto della concessione di Piancastagnaio e la nuova centrale denominata Bagnore 4, hanno portato la potenza complessivamente installata attorno ai 100 MW fissando un punto di equilibrio tra lo sfruttamento della risorsa con le tecnologie oggi impiegate e la vocazione socio economica dei territori.

“La limitazione posta nel Paer – spiega Marras – si riferisce allo sviluppo di centrali ad alta entalpia, mentre i molteplici progetti di perforazione riguardano la ricerca per lo sviluppo di impianti a media entalpia, che sono sì meno invasive, ma non per questo realizzabili ovunque. Il parere negativo al progetto Seggiano legato a vincoli paesaggistici è stato un segno chiaro della volontà della Regione di perseguire la strada tracciata con la nostra risoluzione, adesso chiediamo che sia fatto lo stesso con il progetto Monte Labbro e che sia espresso parere negativo per il progetto pilota Montenero, entrambi ricadenti in aree di elevato valore ambientale e paesaggistico”.

“In queste settimane, inoltre, stiamo lavorando insieme all’assessore Ceccarelli alla modifica della legge 65 che normerà, tra le altre cose, la conferenza di copianificazione, ovvero Regione e Comuni valuteranno insieme la fattibilità delle opere, i territori avranno maggiore voce attraverso i loro sindaci, proprio come auspicavamo nel nostro atto”.

“Il futuro della geotermia, in Amiata come in altri territori – conclude Marras –, può essere quello delineato dalla Carta della buona geotermia, cioè lo sviluppo della piccola entalpia: una buona pratica ambientale, supportata da tecnologie all’avanguardia, che può avere molte applicazioni di recupero energetico, anche nelle città. Il mio auspicio è quello che tutti i comuni della provincia aderiscano alla carta, aderendo così ad una filiera industriale sostenibile”.

I permessi di ricerca attivi che interessano comuni della provincia di Grosseto sono 18:

1 richiesto da Geoenergy srl (Monte Labbro)
2 richiesti da GeStoSrl (Cinigiano, Montalcino)
3 richiesti da Enel (Murci, Boccheggiano, Montebamboli)
5 richiesti da Sorgenia Geothermal srl (Poggio Montone, Monte Santa Croce, La Grasceta, Montorio, La Pianaccia)
1 richiesto da Magma Energy Italia srl (Roccastrada)
3 richiesti da Tosco Geo srl (Bagnolo, Castiglione d’Orcia, Riba d’Orcia)
1 richiesto da Futuro energia srl (Pereta)
2 richiesti da Terra energy srl (Scansano, Pomonte)

Due i permessi pilota: Montenero richiesto da Gesto Italia srl eCastelnuovo richiesto da Toscano Geo srl

Le centrali attive sono: Bagnore 3 e Bagnore 4 nel comune di Santa Fiora; Carboli 1, Carboli 2, Nuova Lago, Nuova San Martino e Nuova Monterotondo nel comune di Monterotondo Marittimo; Travale 3 e Travale 4 nel comune di Montieri.

Iter permesso di ricerca – Viene presentato in Regione come PROGETTO PER ATTIVITÀ DI RICERCA. Una prima valutazione viene fatta con la verifica di assoggetabilità. Se l’esito è positivo la richiesta passa al secondo step di valutazione, la conferenza dei servizi che deciderà per il rilascio o meno del permesso di ricerca; in caso di esito negativo il progetto è soggetto a VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale) e successivamente, se considerato idoneo, si prosegue con la conferenza dei servizi.

“TE LA DO’ IO LA GEOTERMIA!” 9 APRILE 2016: GIORNATA DI MOBILITAZIONE SU “GEOTERMIA: FOCUS TOSCANA”

20160409_LOCANDINA PROGRAMMA FIRENZE GEOTERMIA_cropSabato 9 aprile 2016, alle ore 9.30, a Firenze, presso il Consiglio Regionale Toscana, sala Auditorium, via Cavour, 4, un incontro organizzato dalla Rete Nazionale NOGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)

I Comitati toscani della Rete Nazionale NOGESI sono allarmati dall’accelerazione impressa dal governatore Rossi che sembra deciso a procedere spedito nel rilascio di permessi e concessioni di sfruttamento geotermico pur in mancanza di linee guida nazionali, che pure il governo avrebbe dovuto emanare oltre sei mesi fa, come approvato dalla Risoluzione congiunta delle Commissioni VIII e X della Camera dei Deputati il 15 aprile 2015.

Tale accelerazione dei tempi è preoccupante per tutti i territori coinvolti, dalle cd. “aree geotermiche” di Larderello/Travale e dell’Amiata ad altre che sono oggetto di “nuove” concessioni per impianti a media ed alta entalpia, anche per la mancanza di “regole” nelle autorizzazioni che lasciano una discrezionalità pelosa nelle mani della Giunta Regionale.

L’incontro di Firenze vuole portare all’attenzione della politica regionale, del mondo dei media e dei cittadini i rischi ed i pericoli a cui potenzialmente vengono esposti territori che hanno nella loro naturale vocazione il turismo, le risorse agroalimentari d’eccellenza, l’economia legata al paesaggio e alla tradizione toscana che il mondo intero ci invidia.

Contro il tentativo, quindi, di trasformare tale prezioso tesoro naturale in un distretto industriale dell’energia (che dove è stato realizzato- Alta Val di Cecina- non ha prodotto altro che decadenza economica) i Comitati toscani della Rete Nazionale NOGESI porteranno la loro voce e quella di autorevoli esperti del settore, nel cuore della Regione Toscana, regione che, peraltro ha già da tempo raggiunto i limiti imposti nella produzione elettrica delle cosiddette “energie rinnovabili” e non ha quindi alcun giustificato motivo per procedere oltre.

L’obiettivo è quello di sensibilizzare e informare in merito agli scenari che si stanno prefigurando, con l’obiettivo di arrivare a dire: “basta altra geotermia in Toscana, moratoria subito”.

Rete Nazionale NOGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)

CLICCA QUI per aprire e scaricare la locandina con il programma in pdf

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Maremmanews

Orvieto news

Il Tirreno del 6 aprile 2016:
Raddoppio geotermia, Amiata in rivolta
Sindaci e ambientalisti sul piede di guerra contro l’ipotesi del premier: «Governo inadempiente rispetto alle linee guida»
di Fiora Bonelli
CASTEL DEL PIANO. «L’Amiata non è il deserto del Nevada. L’Amiata ha un sistema economico che dà ricchezza e occupazione. Basta con la geotermia». Così il sindaco di Castel del Piano Claudio Franci di fronte alle dichiarazioni del premier Matteo Renzi che, tornato dalla visita in Nevada dove ha presenziato al taglio del nastro della prima centrale ibrida di energie rinnovabili che combina energia geotermica, solare fotovoltaica e solare termica, realizzato da Enel green Power, ha profilato un raddoppio dello sfruttamento geotermico amiatino.
«Sulla geotermia – ha detto il premier Renzi – che “vale l’1%” ed è quasi tutta a Larderello ma non solo a Larderello, possiamo raddoppiare un po’, soprattutto in un altro pezzo di Toscana, che è il monte Amiata; ci stiamo lavorando, c’è un problema di autorizzazioni ma ci andiamo».
A queste dichiarazioni, l’Amiata ha tremato, dai sindaci ai cittadini, ai comitati antigeotermici. E se il sindaco Franci parla di «dichiarazione inopportuna», il collega di Seggiano Gianpiero Secco, che è spesso salito sulle barricate in particolare contro i progetti di geotermia a media entalpia, anche stavolta non si tira indietro. «Commenti? Non ce ne sono – dice –. Credo, comunque, che il problema di questa esternazione del premier stia nella poca conoscenza del nostro territorio e magari anche di una conoscenza approssimativa del problema geotermia. Comprendo che il capo del governo sia rimasto affascinato dalla potenza e dall’altissima tecnologia di questa megacentrale ultima generazione a marchio tutto italiano di Enel green power. Ma prima di parlare di mettere in ballo l’Amiata bisognerebbe essere molto attenti sia al territorio di cui si parla sia al contesto sociale economico della zona. Noi abbiamo maturato una certa confidenza con l’argomento ed è certo che gli diciamo che l’Amiata è satura».
Le posizione di Franci e di Gianpiero Secco fanno forza pure sul protocollo 2007 firmato dalla Regione Toscana e dai sindaci dell’Amiata in cui si sottoscriveva che dopo Bagnore 4, non si doveva parlare di altre centrali. Invece non è così e pullulano le concessioni per società anche con capitale sociale risicatissimo che vorrebbero creare centrali geotermiche un po’ dappertutto.
Anche i comitati che fanno capo a Sos geotermia attaccano le dichiarazioni del premier. «Renzi torna dal Nevada e “vuò fa l’americano”», dicono, elencando una serie di questioni, fra cui spicca l’inadempienza della risoluzione parlamentare del 15 aprile 2015, approvata dalle Commissioni congiunte VIII e X della Camera, che impegnava il governo a emanare entro sei mesi linee guida per individuare i criteri generali di valutazione nella scelta delle aree adatte a nuove centrali e si impegnava a rivedere, alla luce delle linee guida tutte le concessioni, da autorizzare e in essere.
«È passato quasi un anno e tutto tace – sottolinea Sos geotermia rammentando che – già Enrico Rossi, dopo il bluff della moratoria di sei mesi, sembra far finta di niente e procede spedito in un suo personale piano geotermico in barba alla citata risoluzione».
Quando alla sortita di Renzi, «se alle parole dovessero seguire i fatti – dice Sos geotermia – passerebbe come un bulldozer sia sulle proteste ormai diffuse in tutta la Toscana, sia sulle perentorie dichiarazioni dei sindaci, sempre pd, dell’Amiata che spergiurano che “si è raggiunto l’equilibrio tra centrali e Amiata”, ma anche sulle mire di Rossi e, ancor più grave, sull’impegno che le commissioni parlamentari hanno assunto di fronte al Paese e che dovrebbero impegnare il governo».
Intanto i comitati hanno organizzato due giornate di mobilitazione: il 9 aprile al consiglio regionale a Firenze e il 24 con la giornata “100 fiori contro la geotermia” con iniziative in contemporanea in tutti i territori interessati dallo sfruttamento geotermico.

Geotermia in Amiata, Renzi torna dal Nevada e “vuò fa l’americano”

renzi_americano_trivellaInfelice sortita del premier sul raddoppio della geotermia in Amiata ignorando cittadini, sindaci, regione e una Risoluzione parlamentare.

Il jetlag gioca brutti scherzi al presidente del consiglio di ritorno dagli Stati Uniti dove ha brindato con i dirigenti di Enel Green Power in Nevada visitando le centrali geotermiche.
E’ possibile quindi che i postumi del viaggio abbiano causato le improvvide dichiarazioni di Renzi che, intervenendo alla scuola di partito del PD il 2 aprile scorso, ha dichiarato in merito alla geotermia che “possiamo raddoppiare un po’, soprattutto in un altro pezzo di Toscana, che e’ il monte Amiata, ci stiamo lavorando, c’e’ un problema di autorizzazioni ma ci andiamo”.

Sappiamo come il governo stia gestendo la partita dell’energia e delle trivelle, con l’invito all’astensione al referendum del 17 aprile promosso dalle stesse regioni a guida PD e con le dimissioni del ministro Guidi per il sospetto di aver sponsorizzato un emendamento che favorisce le compagnie petrolifere, ma le infelici dichiarazioni sulla geotermia fanno strame di ogni e qualsiasi forma di democrazia e di rispetto di cittadini e istituzioni.
Dovrebbe sapere, “l’americano” di palazzo Chigi, che il suo governo è inadempiente rispetto alla Risoluzione parlamentare 8-00103 del 15 aprile 2015, approvata dalle Commissioni congiunte VIII e X della Camera dei Deputati, che impegnava, appunto, il governo “…ad emanare, entro sei mesi, «linee guida» a cura dei Ministeri dello sviluppo economico e dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, che individuino nell’ambito delle aree idonee di cui al punto precedente anche i criteri generali di valutazione, finalizzati allo sfruttamento in sicurezza della risorsa, tenendo conto delle implicazioni che l’attività geotermica comporta relativamente al bilancio idrologico complessivo, al rischio di inquinamento delle falde, alla qualità dell’aria, all’induzione di micro sismicità…” e rivedere, alla luce di dette “linee guida” tutte le concessioni, da autorizzare e in essere. E’ passato quasi un anno e tutto tace.

Già il governatore toscano Rossi, dopo il bluff della moratoria di sei mesi, sembra far finta di niente e procede spedito in un suo personale “piano geotermico” in barba alla citata Risoluzione, ma la sortita di Renzi, se alle parole dovessero seguire i fatti, passerebbe con un bulldozer sia sulle proteste ormai diffuse in tutta la Toscana, sia sulle perentorie dichiarazioni dei sindaci -sempre PD- dell’Amiata che spergiurano che “si è raggiunto l’equilibrio tra centrali e Amiata”, ma anche sulle mire di Rossi e, ancor più grave, sull’impegno che le commissioni parlamentari hanno assunto di fronte al Paese e che impegnano, o dovrebbero impegnare in una democrazia parlamentare, il Governo.

Puntuali e doverose quindi le iniziative che i comitati contro la geotermia e la Rete Nazionale NOGESI hanno messo in cantiere per contrastare ogni tentazione “trivellatrice” di Governo e Regione, a partire dalle due giornate di mobilitazione, la prima il 9 aprile presso il Consiglio Regionale a Firenze e la seconda il 24 aprile con la giornata “100 fiori contro la geotermia” che vedrà iniziative in contemporanea nei territori oggetto delle mire speculative.

Crediamo che i gruppi politici, gli amministratori e, soprattutto, i parlamentari delle Commissioni VIII e X della Camera debbano doverosamente far sentire la loro voce, possibilmente partecipando all’incontro di Firenze del 9 aprile.
E’ in gioco non solo il futuro di tanti territori della Toscana, Umbria, Lazio, Campania e Sardegna, ma anche la credibilità stessa della politica tutta e, in finale, della democrazia in Italia.

Sos Geotermia
Rete nazionale NoGesi – No Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante

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Agenzia DIRE 2 aprile 2016:

Energia, Renzi: “Possiamo raddoppiare il geotermico con il monte Amiata”

ROMA – In Italia il geotermico puo’ quasi “raddoppiare” crescendo sul “monte Amiata, ci stiamo lavorando, c’e’ un problema di autorizzazioni ma ci andiamo“. Lo dice Matteo Renzi, presidente del Consiglio e segretario Pd, lo dice intervenendo a ‘Classe Democratica’, scuola di formazione politica del Partito Democratico.
La centrale ibrida integrata geotermico-solare termico-solare fotovoltaico di StillWater e’ “la piu’ innovativa in assoluto sulle energie rinnovabili al mondo” ed e’ “italiana, fatta dagli ingegneri italiani”, dice Renzi raccontando del viaggio in Usa, ed e’ stata “inventata grazie all’esperienza che Enel ha fatto” a partire “dalla geotermia al Larderello, che pure essendo in provincia di Pisa e’ una realta’ positiva”, aggiunge con un pizzico di ironia campanilistica. Il geotermico toscano e’ “una realta’ strepitosa e unica”, dice il presidente del Consiglio, e a chi lo sollecita dicendo che Enel deve fare altrove le rinnovabili, segnala che “non e’ vero che e’ tutto bloccato in Italia, abbiamo degli spazi su cui dobbiamo migliorare”. Ad esempio, sempre sulla geotermia che “vale l’1%” ed e’ “quasi tutta al Larderello ma non solo al Larderello”, spiega Renzi, “possiamo raddoppiare un po’, soprattutto in un altro pezzo di Toscana, che e’ il monte Amiata, ci stiamo lavorando, c’e’ un problema di autorizzazioni ma ci andiamo”.

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Il Tirreno del 6 aprile 2016:
Raddoppio geotermia, Amiata in rivolta
Sindaci e ambientalisti sul piede di guerra contro l’ipotesi del premier: «Governo inadempiente rispetto alle linee guida»
di Fiora Bonelli
CASTEL DEL PIANO. «L’Amiata non è il deserto del Nevada. L’Amiata ha un sistema economico che dà ricchezza e occupazione. Basta con la geotermia». Così il sindaco di Castel del Piano Claudio Franci di fronte alle dichiarazioni del premier Matteo Renzi che, tornato dalla visita in Nevada dove ha presenziato al taglio del nastro della prima centrale ibrida di energie rinnovabili che combina energia geotermica, solare fotovoltaica e solare termica, realizzato da Enel green Power, ha profilato un raddoppio dello sfruttamento geotermico amiatino.
«Sulla geotermia – ha detto il premier Renzi – che “vale l’1%” ed è quasi tutta a Larderello ma non solo a Larderello, possiamo raddoppiare un po’, soprattutto in un altro pezzo di Toscana, che è il monte Amiata; ci stiamo lavorando, c’è un problema di autorizzazioni ma ci andiamo».
A queste dichiarazioni, l’Amiata ha tremato, dai sindaci ai cittadini, ai comitati antigeotermici. E se il sindaco Franci parla di «dichiarazione inopportuna», il collega di Seggiano Gianpiero Secco, che è spesso salito sulle barricate in particolare contro i progetti di geotermia a media entalpia, anche stavolta non si tira indietro. «Commenti? Non ce ne sono – dice –. Credo, comunque, che il problema di questa esternazione del premier stia nella poca conoscenza del nostro territorio e magari anche di una conoscenza approssimativa del problema geotermia. Comprendo che il capo del governo sia rimasto affascinato dalla potenza e dall’altissima tecnologia di questa megacentrale ultima generazione a marchio tutto italiano di Enel green power. Ma prima di parlare di mettere in ballo l’Amiata bisognerebbe essere molto attenti sia al territorio di cui si parla sia al contesto sociale economico della zona. Noi abbiamo maturato una certa confidenza con l’argomento ed è certo che gli diciamo che l’Amiata è satura».
Le posizione di Franci e di Gianpiero Secco fanno forza pure sul protocollo 2007 firmato dalla Regione Toscana e dai sindaci dell’Amiata in cui si sottoscriveva che dopo Bagnore 4, non si doveva parlare di altre centrali. Invece non è così e pullulano le concessioni per società anche con capitale sociale risicatissimo che vorrebbero creare centrali geotermiche un po’ dappertutto.
Anche i comitati che fanno capo a Sos geotermia attaccano le dichiarazioni del premier. «Renzi torna dal Nevada e “vuò fa l’americano”», dicono, elencando una serie di questioni, fra cui spicca l’inadempienza della risoluzione parlamentare del 15 aprile 2015, approvata dalle Commissioni congiunte VIII e X della Camera, che impegnava il governo a emanare entro sei mesi linee guida per individuare i criteri generali di valutazione nella scelta delle aree adatte a nuove centrali e si impegnava a rivedere, alla luce delle linee guida tutte le concessioni, da autorizzare e in essere.
«È passato quasi un anno e tutto tace – sottolinea Sos geotermia rammentando che – già Enrico Rossi, dopo il bluff della moratoria di sei mesi, sembra far finta di niente e procede spedito in un suo personale piano geotermico in barba alla citata risoluzione».
Quando alla sortita di Renzi, «se alle parole dovessero seguire i fatti – dice Sos geotermia – passerebbe come un bulldozer sia sulle proteste ormai diffuse in tutta la Toscana, sia sulle perentorie dichiarazioni dei sindaci, sempre pd, dell’Amiata che spergiurano che “si è raggiunto l’equilibrio tra centrali e Amiata”, ma anche sulle mire di Rossi e, ancor più grave, sull’impegno che le commissioni parlamentari hanno assunto di fronte al Paese e che dovrebbero impegnare il governo».
Intanto i comitati hanno organizzato due giornate di mobilitazione: il 9 aprile al consiglio regionale a Firenze e il 24 con la giornata “100 fiori contro la geotermia” con iniziative in contemporanea in tutti i territori interessati dallo sfruttamento geotermico.

Maremmanews.it del 4 aprile 2016
Geotermia in Amiata, Renzi torna dal Nevada e “vuò fa l’americano”
…segue ns. comunicato.

anche su:

Atheleia online

Il Cittadino online

Contropiano 

Emissioni dalle centrali geotermiche in Amiata: chi controlla chi e cosa?

bagnore cassonettiMalori in concomitanza con “prove” ai pozzi: l’Enel è “esterrefatta” dagli “allarmisti”, ma i cittadini sono preoccupati …ed anche parecchio incazzati.

 

 

 

20160319_corr siena comunicato Enel

Corriere di Siena del 19 marzo 2016 – clicca sull’immagine per ingrandire –

Dunque, come da comunicato, Enel Green Power “…conferma, come già fatto a inizio del 2016, di essere esterrefatta di fronte a una costante attività di infondato allarmismo, priva di fondamento scientifico…” che impedirebbe “…un confronto serio e sereno sul tema dell’energia, e in particolare della geotermia…”.

Tutto nasce dal fatto che l’8 marzo scorso, durante normali prove sul pozzo PC38 in loc.Tre Case a Piancastagnaio, le popolazioni più vicine hanno lamentato il puzzo insopportabile e l’aria irrespirabile, arrivando, nel caso di una bimba e suo padre, a rivolgersi al pronto soccorso, prima di Abbadia e poi di Nottola, per disturbi agli occhi e alla pelle, diagnosticati come “iperemia congiuntivale oculare” ed “eritema”.
Ne abbiamo dato conto ricordando come non è la prima volta che si verificano danni più o meno gravi causati da emissioni geotermiche, fatti accertati anche dalla magistratura, l’Enel non faccia finta di non sapere…

A fronte quindi di una minaccia costante sulla testa delle popolazioni amiatine e la legittima preoccupazione nel vedere, e respirare, le “candide nuvole” che escono dalle centrali l’Enel non trova di meglio che snocciolare pagine di dati che dimostrano che quanto avvenuto è “impossibile”, in base ai dati “garantiti” dall’Arpat, l’agenzia alle dirette dipendenze della regione Toscana, che sarebbe responsabile dei monitoraggi, facendo sempre finta di non sapere che l’Arpat, sulle emissioni, demanda i controlli costanti alla rete di centraline, guarda caso, proprio dell’Enel, limitandosi a “verifiche” e “validazioni dei dati” come ha sempre dichiarato il dott.Pellegrini di Arpat, ex coordinatore di Area vasta sud: “La rete delle centraline QA di ENEL GP è molto ampia ed è composta da 17 centraline, che monitorano il parametro H2S. Questa rete fornisce una grande quantità di informazioni e copre praticamente tutti i centri abitati interessati dalle emissioni delle centrali geotermoelettriche. Come ARPAT ci siamo posti l’obiettivo di verificarne le modalità di gestione e la qualità dei dati.” (intervista pubblicata il 16.5.2013).
Strano? No, normale amministrazione.
Significa cioè che Arpat/Regione/Sindaci si limitano ad accettare la bontà del vino garantita dall’oste, cioè Enel, peraltro limitato al solo idrogeno solforato e mercurio e, sempre le stesse “autorità” dopo oltre 10 anni di costosi studi ancora non hanno individuato le cause dell’alta mortalità e altre patologie in eccesso rispetto alla media.

Sulla “qualità” delle emissioni, invece, sembra che l’unico interesse sia quello di monitorare l’idrogeno solforato e il mercurio, le uniche due sostanze per le quali hanno inventato dei filtri che, quando funzionano regolarmente, possono abbatterne fino al 90%.

marini arcidosso

Sindaco di Arcidosso Marini

Ma allora davvero, se si esclude “l’irrilevante” 10% di H2S e mercurio, dalle centrali esce vapor acqueo?
Avesse davvero ragione il sindaco di Arcidosso quando afferma che “…quello lì è vapore acqueo che fa parte del processo di produzione della centrale. Mah, ci saranno alcune volte che entrano a contatto con degli agenti atmosferici anche naturali, per cui il vapore si condensa di più, ma sempre vapore acqueo è.”. Benedetta verità…

Noi non vorremmo essere “allarmisti”, ma l’Arpat a suo tempo -probabimente quando faceva dei controlli in proprio- elencò che nelle tonnellate di sostanze emesse, oltre ai citati H2S e mercurio, ci sono anche arsenico, radon, ammoniaca, acido borico, anidride carbonica, metano ad altro ancora. Per la sola ammoniaca siamo al 17,7 % del totale delle emissioni di tutta l’Italia: farà mica bene?
Tanto che, in base ai dati delle emissioni, il prof.Basosi e il dott.Bravi hanno concluso un loro studio specifico sulle centrali amiatine dicendo che, per emissioni climalteranti, queste sono equiparabili, se non peggiori, delle centrali a combustibili fossili.
Saranno questi gli “allarmisti” di cui ciancia l’Enel?

enel montemaggi

Montemaggi di Enel Green Power

Possiamo tranquillamente dire all’Enel di “stare sereni”, perchè le cose che scriviamo arrivano sempre da fonti ufficiali e riscontrabili, abbiamo solo il vizietto di farle conoscere ai cittadini costretti a sorbirsi la geotermia in Amiata.
Quanto poi al clima che impedirebbe “…un confronto serio e sereno sul tema dell’energia, e in particolare della geotermia…” non possiamo che ribadire all’Enel che i comitati hanno sempre ricercato e promosso e sono sempre disponibili al confronto con chiunque ed, anzi, li sfidano ad un contraddittorio pubblico.
Il resto è propaganda.

Ancora arruolati: Amici della Terra …o della Trivella?

tommasi monica amici terra arruolatiC’è una lunga schiera di ex verdi, ex ambientalisti, associazioni di “ex combattenti e reduci” dell’ambientalismo nostrano che, nel corso degli anni, sono stati “folgorati sulla via di damasco” e sono passati, armi e bagagli, dall’altra parte della barricata, chi sostenendo le risorse fossili (petrolio, carbone, gas), chi le cosiddette rinnovabili, …però solo quelle che garantiscono ingiustificati e spropositati incentivi alle centrali: dalle “vecchie” centrali enel alle “nuove” della favoleggiata “buona geotermia”.

trivella san paoloAnche importanti associazioni che si spacciano per ambientaliste ce le siamo ritrovate spesso a sponsorizzare politiche per niente compatibili e rinnovabili. Oltre a Legambiente,  che tifa apertamente per la geotermia, ci sono una marea di gruppi, siti e blog che dietro gli aggettivi di “green”, “eco”, “ambiente”, “verde”, spesso lavorano per l’esatto contrario…

Degli Amici della Terra (Italia) avevamo già “apprezzato”, in merito alla geotermia, un lavoro della sezione di Firenze, del 2008, dal titolo “LA RISORSA GEOTERMICA PER USI ELETTRICI IN ITALIA: Energia, Ambiente e Accettabilità Sociale”, che vi invitiamo a scaricare e leggere.
Tale pubblicazione sembra un manuale ad uso degli amministratori pubblici e delle imprese (all’epoca solo l’Enel) che si vogliono, o debbono, confrontare con “…il conflitto ambientale emerso nell’ultimo decennio nel rapporto con comunità e istituzioni locali.”.
Chi scrive cerca di mantenersi al di sopra delle parti e fornisce utilissime strategie, soprattutto comunicative, per affrontare i “conflitti” con le popolazioni colpite, ma qui e là emerge la vera anima.
Indicativo è un passaggio sul “conflitto” già allora presente in Amiata dove si afferma: “…sicuramente non si può parlare di emergenza ambientale né, come viene sostenuto da parte del movimento di contestazione della geotermia in Amiata, di condizioni di insostenibilità ambientale, tali da richiedere una sospensione delle attività geotermoelettriche in nome del principio di precauzione…”.
Con questo prendendo definitivamente posizione sulla geotermia…

In vista del referendum contro le trivelle a mare (al quale vi invitiamo a partecipare votando SI’) la presidente dell’associazione, Monica Tommasi, il 1° marzo scorso prende posizione, ovviamente CONTRO, con argomentazioni che somigliano a quelle di governo e petrolieri; c’è anche da dire che il governo, pur di boicottare il referendum, spenderà 300 milioni di euro per organizzare la macchina elettorale, quando avrebbe potuto far coincidere la data con quella delle elezioni.
Ma ormai sui referendum di cui già sanno che hanno posizioni perdenti, da Craxi in poi, i governi tirano a boicottare la partecipazione e “mandare tutti al mare” piuttosto che argomentare e sostenere il NO.

Tornando quindi agli Amici della Terra – Italia -, questi erano collegati alla associazione internazionale Friends of the Earth; erano, in quanto da ottobre 2014 la stessa associazione madre, con un bel calcio nel culo, la allontana e non ne riconosce più l’appartenenza, con la seguente decisione (trad.automatica, qui la pagina originale):

A seguito di un approfondito processo di valutazione e discussione sullo stato di appartenenza Amici della della Terra nelle Amici della federazione Earth International, l’Assemblea FoEI Biennale Generale (BGM), riuniti a Kandy, Sri Lanka, nel mese di ottobre 2014, ha deciso di sospendere l’appartenenza di Amici della Terra.
Friends of the Earth International deplora che dopo trentasei anni di adesione, la visione della giustizia ambientale condiviso dalla federazione e la missione e la visione di Amici della Terra sono venuti a divergere in misura tale che l’adesione Amici della della Terra non è più sostenibile. Questa decisione ha effetto immediato e significa che a partire da ottobre 2014, Amici della Terra Internazionale non ha un gruppo membro in Italia.

Il 18 marzo scorso, la D’Orsogna pubblica sul suo blog un post in cui esplicita quella che a noi sembrava già una, fondata, impressione: che si tratti di Amici della Trivella.
Riportiamo quindi il testo con i links originali ( originale pubblicato QUI ) :

 

tommasi mMonica Tommasi, esponente di Amici della Terra.

Uno dira’, bene, e’ una Amica della Terra. Sicuramente vorra’ bene alla Terra, no? Sicuramente vorra’ proteggerla per le generazioni successive, migliorarla, farla piu’ verde, piu’ bella. E invece no. Monica Tommasi di Amici della Terra dice di essere favorevole al petrolio in Adriatico.

Perche’ chiamarsi “amici della terra” e dire cose assurde cosi? Perche’ farlo nel 2016 quando e’ una posizione intenibile?

Ma iniziamo con il chiederci chi e’ Amici della Terra. Amici della Terra e’ una supposta organizzazione ambientalista italiana il cui nome e’ la traduzione letterale di Friends of the Earth, un gruppo ambientale abbastanza famoso qui negli USA.

E siccome li conosco un po di esponenti di Friends of the Earth qui in California, mi disturba non poco che questi finti ambientalisti italici favorevoli al petrolio usino la traduzione letterale italiana di un gruppo serio.

Conosco di persona Nnimmo Bassey, nigeriano, che e’ stato direttore di Friends of the Earth dal 2008 al 2012, e che nel 2009 e’ stato anche nominato dal Time Magazine come uno dei piu’ influenti ambientalisti del pianeta. E’ stato uno dei firmatari della decsione di espellere Amici della Terra da Friends of the Earth e lo si vede nel comunicato in alto.

Nnimmo Bassey e’ un gran signore, e non ha niente a che vedere con Monica Tommasi, ve lo assicuro.

Eccola qui Monica, in uno dei tanti-video propaganda a favore del petrolio in mare. 

Sul TG2.

Ho dovuto veramente farmi forza per sentire le non-argomentazione e il vuoto logico di Monica, Amica della Terra che dice:

“Noi siamo favorevoli alle trivellazioni in Adriatico perche’ pensiamo che non si possa fare in altri paesi, verso altri popoli quello che non vogliamo fare a casa nostra. E quindi pensiamo che per tutto vada bene il chilometro zero e non comprendiamo bene perche’ non vada bene per il petrolio. 

Che mi tocca sentire. Nel 2016. Oddio.

Ovviamente ciascuno puo’ pensarla come vuole, ma allora, per coerenza, cara Monica inizi lei, Ci dia l’esempio. Forza. Si offra lei di fare pozzi e di estrarre la monnezza petrolifera nella localita’ marina di sua scelta. Dove va lei al mare, con i suoi figli, con la sua famiglia e il suo ombrellone. E scelga una localita’ dove vicino c’e’ una raffineria a terra o una nave FPSO.  E questi pozzi, a sua scelta, con tutta l’infrastruttura che si portano appresso devono essere a uno, due, al massimo cinque chilometri da riva, come e’ a Gela, come doveva essere a Vasto con Elsa, o ad Ortona con Ombrina, com’e’ in alcune localita’ dell’Emilia Romagna.

E poi mi dica.

Quello che lei dice cara Monica, e’ il solito argomentare del cosi’ fan tutte. Del siccome e’ gia’ fatto altrove facciamolo pure noi.

Cara Monica, io credo che se lei parlasse con un vero Amico della Terra, il mio amico Nnimmo Bassey sarebbe il primo, dalla Nigeria martoriata a dirle: fermatevi finche’ siete in tempo.

I luoghi dove gia’ trivellano devono esserci di monito, e le loro sofferenze devono servirci da un lato per apprezzare e migliorare quello che abbiamo e proteggerlo a spada tratta,  e dall’altro a fare tutto il possibile perche’ le cose siano migliori laggiu’.

Una vera Amica della Terra, cara Monica Tommasi con tutta la sua associazione, metterebbe su una campagna mediatica per esporre i misfatti dell’ENI in Nigeria, per fermare le trivelle laggiu’, per dar giustizia alla gente che vive all’ombra delle fiaccole perenni, per punire chi inquina, per far si che l’acqua si possa bere.

Una vera Amica della Terra avrebbe cose piu’ importanti da fare che star li a giustificare il petrolio in Adriatico.

Forse e’ per questo che quelli di Friends of the Earth vi hanno cacciato.

E ancora, lo sa, cara Monica che se veramente volessimo avere tutto il petrolio italico a chilometro zero dovremmo trivellare pure sotto la villetta dove abita lei? Perche’ — e sono dieci anni che lo ripetiamo! — di petrolio ne abbiamo poco e schifoso, e seppure trivellassimo ogni centimetro quadrato d’Italia non ce la potremmo mai fare.

La riposta e’ usare questo nostro tempo per CAMBIARE, per migliorare, per osare, per pensare. California, Germania, Svezia, Danimarca guardano al domani, e non all’altro ieri come fa lei.

Perche’ Amici della Terra, oltre alle campagne in favore della Nigeria martoriata da ENI e Shell, non fa campagne per l’Italia al 100% rinnovabile fra 10, 20, 30 anni invece che voler spremere fino all’ultima goccia di petrolio?

Forse perche’ Amici della Terra e’… finanziata per il 40% dall’ENI? Forse perche’ vi fate un po di tarallucci e vino in roboanti conferenze dal titolo: “Efficienza Italia” organizzata da Amici della Terra con la partecipazione di ENI? 

Forse perche’ nel 2014 siete stati esplusi da Friends of the Earth per connivenza con l’industria fossile e perche’ siete stati accusati di fare greenwashing?

Questo suo atteggiamento del “siccome abbiamo distrutto Nigeria e Ecuador, distruggiamo anche l’Italia” e’ un atteggiamento da perdenti, da vecchi, da deboli, da struzzi. Non e’ vero che siamo condannati a trivellare l’intero pianeta. Siamo piu’ intelligenti. E se in tutto il pianeta ci si ribellasse alle trivelle, e allora politici ed industriali dovranno *per forza* usare le alternative che gia’ esistono
invece che continuare ad assecondare le lobby petrolifere che pagano il 40% dei ricavati della sua associazione cara Monica.

Piu’ che una Amica della Terra, lei mi pare una Traditrice della Terra.

Fa pena anche il cronista del servizio che ovviamente, di tutto quello che Greenpeace dice, ricorda solo che il referendum costera’ fra i 350 e i 400 milioni di euro.  Meglio non sprecarli allora no? Meglio dire alla gente: visto che li sprechiamo, andateci a votare. No. Passa solo il messaggio che e’ uno spreco di soldi e che una amica della terra pensi che vada bene trivellare l’Adriatico. Un giornalismo proprio d’inchiesta e da Pulitzer Prize.

Purtroppo per noi, questo e’ il paese che abbiamo. Sta a noi cambiare le cose, per il poco che possiamo, ma ogni santo giorno, un pochettino almeno.

Infine, un sacco di gente mi chiede perche’ non vengo interpellata in queste interviste. La risposta e’ semplice: non mi ci vedrete mai alla TV italiana, hanno paura del confronto, cosi’ possono avere indistrurbati il TG1 e il TG2 e il TG3 e il TG345 a dire tutte le petrol-balle che piacciono a Matteo Renzi e ai suo petrol-amici.

Che democrazia malata e schifosa.

Maria Rita D’Orsogna

Enel in Amiata, dobbiamo aspettare il morto per fermare la geotermia?

cornaL’8 marzo, nel corso di “normali” operazioni intorno al pozzo PC38, “normali” emissioni e malori. Bimba e genitore al pronto soccorso. Chiediamo moratoria immediata e indagini rigorose sull’attività geotermica dell’Enel.

 

 

 

20160308_corriere di sienaL’Arpat, l’agenzia per la “protezione” ambientale alle dipendenze della regione Toscana, il 10 marzo us si vede costretta a “fornire informazioni” in merito a “una prova di produzione del pozzo” denominato PC38, l’8 marzo, in comune di Piancastagnaio, loc.Tre Case. “Costretta” perchè allarmata dal fatto che “sono apparsi sulla stampa locale di Siena alcuni articoli di stampa che hanno evidenziato il caso”, altrimenti sarebbe passato tutto sotto silenzio?

Ad ogno modo, per comunicare come tutto si sia svolto regolarmente e sotto stretto monitoraggio, Arpat mostra sì i monitoraggi, ma quelli dell’Enel (!) relativi ad un “Piano di Monitoraggio Ambientale – Pozzo PC38” che però sarebbe dovuto addirittura avvenire a luglio, come si legge in premessa: “Il periodo di test si svolgerà durante la prima settimana di luglio”. In base quindi ai controlli, “fatti dall’oste sul vino”, Arpat tranquillizza rilevando che durante tutto il periodo delle prove, dalle 10 alle 17, i limiti dell’idrogeno solforato (H2S) sono stati sembre ben al di sotto dai limiti previsti e, al massimo, “…è verosimile che una parte della popolazione abbia percepito le maleodoranze tipiche dell’H2S (uova marce)”.

20160313_corriere siena pronto soccorso_senza datiPurtroppo “parte della popolazione”, nell’area interessata dalle “prove”, sembra che si sia sentita proprio male tappandosi in casa, altro che “uova marce”; fino al caso della bambina e di suo padre che sono dovuti ricorrere al pronto soccorso, prima di Abbadia e poi di Nottola per disturbi agli occhi e alla pelle, diagnosticati come “iperemia congiuntivale oculare” ed “eritema”.
Ma se i valori dell’H2S, come ci racconta Arpat, erano molto al di sotto dei limiti, perchè ci sono stati malori?

Perchè l’Arpat si “accontenta” di far misurare solo idrogeno solforato e anidride carbonica?
E’ possibile che insieme all’H2S e alla CO2, le sole sostanze misurate dall’Enel, ci siano state -come in genere sull’Amiata- altre e altrettanto nocive sostanze come mercurio, arsenico, boro, radon, ecc.?
Abbiamo più volte denunciato come l’Arpat svolga il ruolo di “notaio” su quanto Enel dichiara, disponendo di pochi o niente mezzi autonomi di verifica, che spesso, come avvenuto all’accensione di Bagnore4, casualmente si guastano o sono in manutenzione

Non è la prima volta che l’Amiata deve subire danni a causa delle emissioni: oltre alle risultanze dello studio epidemiologico dell’Ars regionale che individua “eccessi significativi” di mortalità e altre patologie gravi rispetto ai comuni limitrofi e alla media regionale e che finora non hanno trovato “ufficialmente” una causa, e dovendo escludersi i famosi “stili di vita”, alibi buono per ogni disastro ambientale, nel corso degli anni più volte ci sono state fuoriuscite di gas che hanno provocato danni e moria di animali, per puro caso nessun umano, episodi di dominio pubblico, come il caso più eclatante al Podere Marchese nel settembre del 2000 (*), e alcuni dei quali già passati attraverso i tribunali con accertamento di responsabilità a carico dell’Enel.

20160308_terr abbadiaInoltre, di certo casualmente, durante le prove sul PC38, alle ore 12,46 a pochi chilometri di distanza, verso Abbadia, si verificava una scossa di magnitudo 1,6 a 6,8 km di profondità (fonte: INGV-Iside). Anche in merito agli episodi di sismicità indotta sono ormai acclarate le connessioni con la geotermia.

Da anni i comitati denunciano i gravi pericoli connessi alla attività delle centrali e dei pozzi geotermici dell’Enel in tutte le sedi, ma fino ad oggi né i sindaci, responsabili della salute pubblica, né le Asl, tantomeno la regione hanno imposto il fermo di tali attività.
Anzi, il “piano rossi” prevede un luminoso futuro per la geotermia in tutta la Toscana, soprattutto nell’area nord (Larderello) e in quella sud (Amiata) con l’aggiunta alle centrali ad alta entalpia dell’Enel anche decine di centrali a media entalpia, e nonostante che perfino quasi tutti i sindaci si siano mostrati, almeno a parole, contrari
Nel ribadire che non è questo lo sviluppo che vogliamo e che si merita una regione come la Toscana, trasformata in distretto industriale di produzione energetica, ribadiamo la richiesta di moratoria di ogni attività geotermia in Amiata, presente e futura; ci auguriamo altresì che la popolazione si faccia sentire presso i propri “eletti” e che finalmente qualche magistrato voglia prendere in carico la questione e verificare con rigore quanto accaduto e quanto sta accadendo sul monte Amiata.

(*) Emissioni che nel 1992 inquinarono l’area attorno al pozzo Senna 1 e che nei primi anni 2000 danneggiarono il Podere del Marchese, per il quale, con la nota sent. 692/09 R.S. pronunciata il 9.3.09 dalla IV Sez. Penale della Suprema Corte di Cassazione, veniva accertata in via definitiva la correlazione diretta fra le attività geotermiche svolte da Enel ed il disastro che ne derivò e per le quali l’allora Erga (l’attuale Enel Green Power) è stata condannata in primo grado, in sede civile, a risarcire il privato che le aveva subite, come non abbiamo dimenticato le emissioni che in loc. Lavinacci, sempre a Piancastagnaio, fecero evacuare varie case e per cui Enel ha risarcito i danni.
da Il Tirreno del 17 settembre 2000:
Eruzione devasta un podere. Intensa attività geotermica vicino a Piancastagnaio
AMIATA. Una casa è stata devastata, nelle adiacenze a Piancastagnaio, per un’esplosione di vapori gassosi, fango e sassi eruttati da un cratere che si è creato improvvisamente proprio sotto l’edificio,il «Podere del Marchese» in località «I Troni», di proprietà di Marcello Perugini. Era da mercoledì notte che in quell’area si registravano fenomeni di attività geotermica spontanea che avevano aperto un primo cratere, poi un secondo a poca distanza quando il primo era stato imbrigliato,ed infine il terzo – ieri mattina – che ha devastato l’edificio e causato, per le emissioni di gas venefici, la morte di alcuni gatti, di animali da cortile e dei pesci di un vicino invaso. L’assessore regionale all’ambiente e alla protezione civile, Tommaso Franci, ha dichiarato ieri pomeriggio che l’amministrazione regionale sta seguendo con attenzione quanto si sta verificando, e domani saranno a Piancastagnaio tecnici della Regione per una verifica della situazione e per dare supporto tecnico alla amministrazione comunale. Da diversi mesi l’attività sismica nella zona amiatina è in preoccupante aumento, ed è di ieri la notizia (la riportiamo a pagina VII della cronaca)che sono in arrivo gli assegni per le famiglie evacuate dopo il sisma del 1 aprile, sul versante senese dell’Amiata, che provocò solo a Piancastagnaio danni alle cose per un valore stimato di circa venti miliardi di lire. La delibera è all’ordine del giorno della prossima giunta regionale.

 

Sconti e piscine? Ridateci piuttosto quello che prendete dalle bollette e chiudete la baracca

paperone egp_medioE’ di ieri, 7 marzo, la notizia della firma di un ennesimo “protocollo” con Enel Green Power di cui la regione Toscana, a cominciare dal presidente Rossi all’assessora all’ambiente (?) Fratoni, vanno orgogliosi perchè -sorvolando su tutte le criticità che denunciano i comitati da anni- hanno ottenuto forti sconti, non per le famiglie, ma per le piccole e medie imprese, che “possono” arrivare fino -addirittura- al 10%. 
In più l’Enel cala l’asso e ci mette non una, ma due piscine (ma saranno quelle che sono anni che si rivendono a ogni elezione? boh…).
Quando il testo sarà pubblico sapremo davvero cosa c’è dietro a cotanti annunci e squilli di tromboni; per adesso, rimanendo nel campo economico, possiamo certamente dire che l’Enel non regala niente a nessuno e neanche rende lontanamente quanto incassa dallo Stato con gli incentivi che paghiamo noi tutti, popolo bue, nelle bollette.
Se questo è l’affare, meglio che Enel chiuda baracca e burattini.
L’Amiata, di certo, ne avrà maggior guadagno!

Ripubblichiamo i conti aggiornati (scarica e vedi anche le slides del convegno di Colle del 20 marzo 2015) e pubblicati dal PRC di Santa Fiora.

Quanto ci costa la geotermia amiatina

Aggiorniamo la situazione sugli incentivi statali alle centrali geotermiche amiatine alla fine 2015, con qualche riflessione sulla situazione occupazionale dell’Amiata.

Ricapitoliamo i tipi di incentivi statali per la produzione di energia elettrica mediante fonte geotermica:

  1. Certificati verdi per le centrali costruite fino al 2012 (nel nostro caso PC3-PC4-PC5 e Bagnore 3).
  2. Tariffe incentivanti definite dal D.M. 6 luglio 2012 per le nuove centrali (nel nostro caso Bagnore 4).

Gli incentivi sono erogati in base alla produzione di energia elettrica di queste centrali; il loro valore viene definito di anno in anno secondo parametri che fanno riferimento al prezzo medio di cessione dell’energia elettrica.

I certificati verdi (CV) sono erogati per la produzione di 1 MWh di energia elettrica; il prezzo di ritiro, definito dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas, è stato di 89,28 €/CV per il 2013, di 97,42 €/CV per il 2014 e di 100,08 €/CV per il 2015.

Le tariffe incentivanti hanno un meccanismo di calcolo diverso dai certificati verdi (vedi D.M. 6 luglio 2012); per quanto riguarda Bagnore 4, secondo i dati del 2015, l’incentivo è pari a 48,31 €/MWh.

Vediamo di calcolare quanti incentivi statali, (scaricati sulle bollette dei cittadini), sono stati erogati nel 2013, nel 2014 e nel 2015 alle centrali Enel dell’Amiata.

La produzione di energia elettrica delle centrali amiatine, secondo dati Enel, è stata nel 2013 di 521 GWh, per l’anno 2014 la produzione è stata 661 GWh . Nel 2015 si devono aggiungere i 300 GWh prodotti dalla nuova centrale Bagnore 4.

Anno 2013

Produzione: 521 GWh (PC3, PC4,PC5 e Bagnore 3)

Incentivi (Certificati verdi): 521.000 MWh x 89,28 €/CV = 46.514.880 €

Anno 2014

Produzione : 661 GWh (PC3, PC4,PC5 e Bagnore 3)

Incentivi (Certificati verdi): 661.000 MWh x 97,42 €/CV = 64.394.620 €

Anno 2015

Produzione : 663 GWh (PC3, PC4,PC5 e Bagnore 3) + 300 GWh (Bagnore 4)

Incentivi (Certificati verdi): 663.000 MWh x 100,08 €/CV = 66.353.040 €

Incentivi (Tariffa incentivante): 300.000 MWh x 48,31 €/MWh = 14.493.000 €

Quindi l’Enel ha incassato come incentivi statali più di 46,5 milioni di € nel 2013, circa 64,4 milioni di € per il 2014 e 80,8 milioni di € nel 2015.

Praticamente in 3 (tre!) anni ENEL “Green Power”, con i soli incentivi statali della geotermia (191,7 milioni!!! ndr) si è più che ripagata la centrale Bagnore 4, che è costata circa 130 milioni di €.

Oltre a questi incentivi annuali ci sono gli incassi derivanti dalla vendita dell’energia elettrica prodotta; il prezzo di vendita è variabile e, con buona approssimazione, può essere compreso nella fascia tra 50 e 65 €/MWh.

Una prima considerazione che si può fare è quanti salari annuali, con attività produttive più rispettose del territorio amiatino, si sarebbero potuti garantire con questi incentivi statali. Ipotizzando un costo lordo annuale di 40.000 € per ogni posto di lavoro si sarebbero potuti garantire 1163 occupati nel 2013 , 1610 occupati nel 2014 e 2021 occupati nel 2015. Altro che qualche decina di occupati all’Enel!!

Mentre l’Amiata si dibatte in una crisi occupazionale drammatica, i nostri amministratori si baloccano con la piscina geotermica gentilmente promessa dall’Enel e la piccola riduzione del prezzo dell’energia a qualche azienda, il tutto però a carico delle bollette elettriche pagate da tutte le famiglie italiane: il costo degli incentivi rappresenta circa 24% delle tariffe elettriche. Per le famiglie dell’Amiata oltre al danno economico vi è la beffa delle emissioni di Ammoniaca, Mercurio, Acido Solfidrico, Arsenico, Boro, Metano, Radon, ecc. che devono sorbirsi quotidianamente dalle torri di raffreddamento delle centrali amiatine.

Circolo PRC “Raniero Amarugi” di S.Fiora /Amiata

Santa Fiora, 1 marzo 2016

La montagna che non vuol morire. Il punto sulla situazione sanitaria

PINOCCHIO AMIATA LETTO MALATOL’accavallarsi delle notizie in merito alla geotermia toscana rischiano spesso di far dimenticare questioni che, seppure già assodate e ormai patrimonio delle popolazioni, continuano a rimanere fondamentali per comprendere la dura opposizione di comitati e cittadini alla geotermia, soprattutto sul monte Amiata.
Per questo è bene riprendere, aggiornandoli, gli aspetti più gravi legati alla questione sanitaria sul monte Amiata.

 

Le emissioni e gli effetti degli impianti geotermici variano notevolmente da zona a zona, a seconda sia della natura mineralogica del bacino geotermico, che delle tecnologie utilizzate. Pertanto non si può mai generalizzare.
Le altissime temperature, con cui risalgono in superficie i vapori, fondono di norma i minerali presenti, i cui elementi vengono rilasciati in atmosfera dalle centrali “flash”, come quelle in Amiata, di più vecchia generazione. Esse immettono, salvo quanto trattenuto in parte dai filtri, quantità rilevanti di mercurio, arsenico, anidride carbonica, idrogeno solforato ed altri elementi tossici.

tabella2Ancora da ulteriori recenti pubblicazioni scientifiche, il prof. Riccardo Basosi e del dott. Mirko Bravi (*), le emissioni della geotermia dell’Amiata rappresentano il 17,7% per l’ammoniaca e il 42,5% per il mercurio di tutte le emissioni italiane relative ai settori industriali(clicca sulla tabella per ingrandire)

Per quanto riguarda le emissioni climalteranti delle centrali geotermiche dell’Amiata, gli stessi ricercatori scrivono in un recente studio (**) che: dal punto di vista dell’ACP [potenziale di acidificazione], l’impatto derivante dall’energia prodotta dalle centrali geotermoelettriche del Monte Amiata è in media 2,2 volte maggiore dell’impatto di una centrale a carbone. Il valore medio dell’ACP di Bagnore 3 è 4,3 volte più alto di una centrale a carbone e circa 35,6 volte più alto di una centrale a gas. Gli alti valori dell’ACP del campo geotermico di Bagnore rispetto a quello di Piancastagnaio, sono connessi alla grande quantità di ammoniaca (NH3) presente nelle emissioni di Bagnore 3”.

Le molecole di ammoniaca contribuiscono alla formazione delle polveri sottili Pm10 e Pm 2,5; sono trasportate a molte decine di Km di distanza e in atmosfera subiscono varie reazioni chimiche. Sulle più autorevoli riviste scientifiche (***) americane è aperto un dibattito sia sul costo sanitario delle emissioni di ammoniaca, stimato di recente pari a 100 dollari al kg, che sulla convenienza o meno di incrementare le produzioni agricole interne per l’esportazione di cereali e carne che richiedono dosi notevoli di concimi ammoniacali.

L’ammoniaca è infatti universalmente riconosciuta come un precursore del particolato inorganico, i cui effetti pericolosi e nocivi per la salute umana sono ormai accertati da almeno un decennio. Le polveri sottili sono costituite chimicamente, per circa il 70%, da sali ammoniacali: Nitrato di Ammonio e Solfato di Ammonio. Mentre nelle città e nelle aree industriali gli ossidi di zolfo e di azoto vengono emessi dalle auto, dalle fabbriche e dagli impianti di riscaldamento, l’ammoniaca di solito proviene dalle attività agricole di concimazione e di allevamento del bestiame. In Italia anche dalla geotermia dell’Amiata.
Ciò nonostante, il danno sanitario alla popolazione non viene considerato. A denunciare tale situazione, come riportato nelle pubblicazioni citate, è il prof. Riccardo Basosi, che scrive: ”Paulot e Jacob, chimici dell’Harvard University, descrivono le modalità di interazione dell’NH3 in atmosfera per formare particelle nocive e calcolano che l’impatto sulla salute umana (secondo l’EPA) negli Stati Uniti è pari a 100 $ al kg di NH3 emesso in atmosfera. Il problema dell’ammoniaca è stato discusso nel 2014 anche da Eric Stokstad sulla rivista Science giungendo alle stesse conclusioni. A livello europeo, il CAFE aveva quantificato nel 2005 i danni generati dall’NH3 specifici per l’Italia in media pari a 20,5 euro/kg di NH3”.
Pertanto il costo sanitario annuo delle emissioni di ammoniaca dalle centrali geotermiche dell’Amiata, che sono ammontate nel 2010 a 4.334 tonnellate, è stimato solo per quell’anno in oltre 90 milioni di euro. Cifre simili vengono invece date al gestore degli impianti sotto forma di incentivi per le energie rinnovabili.

La Regione Toscana ha pubblicato nel ottobre 2010 uno studio epidemiologico del CNR per verificare i possibili danni alla salute dei residenti nei sedici comuni della Toscana, sede di impianti geotermici, situati in due differenti aree: quella tradizionale nei comuni di Pisa e di Siena di Larderello e Pomarance e quella dell’ Amiata. Tale studio è stato aggiornato nel 2012 ed è ancora oggi oggetto di revisione, ma non viene più aggiornato il suo Allegato 6, che nel 2010 ha accertato per 54 patologie che ci sono evidenti correlazioni statisticamente significative tra l’aumento dei casi accertati di tali malattie e le concentrazioni crescenti di mercurio, arsenico, acido solfidrico… …misurate nei paesi geotermici e prodotte in gran quantità anche dalle centrali geotermiche.

L’analisi dei dati forniti dallo studio epidemiologico del 2010 sull’inquinamento di aria, acqua e suolo, rilevati nelle due aree geotermiche, ha messo in evidenza diversità importanti tra le due aree geotermiche per la quantità e qualità degli inquinanti rilasciati in atmosfera.
Lo studio per gran parte degli effetti sanitari, tiene correttamente ben separate le due are geotermiche, mettendo in evidenza i risultati per zona e per popolazioni esposte, segnalando sostanziali diversità tra uomo e donna e per area geografica.
Dall’analisi dei dati prodotti in suddetti studi emerge che, per i tumori, nei maschi residenti nei comuni geotermici dell’Amiata si registra un eccesso statisticamente significativo del + 13% (2010) e +10% (2012).
Per tutti i tumori sono segnalati eccessi statisticamente significativi intorno al + 30% in diversi comuni.
Nonostante tali dati, le conclusioni sono state fatte sui dati complessivi delle due aree geotermiche, aggregando valori molto differenti tra loro e diluendo situazioni molto preoccupanti in violazione di molti autorevoli studi in materia, che denunciano (****) tali metodi errati di confondimento, cumulando dati ricavati su popolazioni diversamente esposte.
E’ peraltro accertato anche in studi successivi che non hanno rilevanza i presunti diversi stili di vita” delle popolazioni locali, inizialmente ipotizzati dalla Giunta della Regione Toscana.

 

Note:

(*) Il prof. Riccardo Basosi, ordinario di Chimica Fisica presso l’Università di Siena, è stato nominato dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, tra i Rappresentanti italiani nel Comitato di Horizon 2020, Programma quadro della ricerca europea per il periodo 2014-2020: http://www.dbcf.unisi.it/en/department/people/academic-staff/riccardo-basosi
Il dott. Mirko Bravi è laureato in Economia Ambientale e con PhD in Scienze Chimiche indirizzo Ambientale (ottenuto sotto la direzione del Prof. Enzo Tiezzi), è socio fondatore ed E.S.Co. & LCA-LCC Manager di LMS ENERGIA. La sua esperienza unisce aspetti della ricerca scientifica dell’industria e della finanza, con l’obiettivo di implementare nuove opportunità di sviluppo sostenibile.

(**) M. Bravi-R. Basosi, Environmental impact of electricity from selected geothermal power plants in Italy, in “Journal of Cleaner Production”, 66 (2014), pp. 301-308
http://www.arpat.toscana.it/notizie/arpatnews/2014/12214/Bravi%20M%20Basosi%20R%20Environmental%20impact%20of%20electricity%20from%20selected%20geothermal%20power.pdf
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0959652613007798

(***) Si segnalano due lavori:
–F.Paulot e D.J.Jacob, “Hidden Cost of U.S. Agricultural Exports: Particulate Matter from Ammonia Emissions” in Environmental science & technology, 2014, 48 (2), pp 903–908: 
http://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/es4034793
–Erik Stokstad, “Ammonia Pollution From Farming May Exact Hefty Health Costs”, in Science 17 January 2014: Vol. 343: 
https://www.sciencemag.org/content/343/6168/238.summary?related-urls=yes&legid=sci;343/6168/238

(****) Si segnalano diversi studi che denunciano l’opera di confondimento:
a) V.Gennaro, P.Ricci, AG.Levis, P.Crosignani. Epidemiology’s and epidemiologists’ vice and virtues: Vizi e virtù dell’epidemiologia e degli epidemiologi. Epi & Prev 2009; 33 (4-5), supp 2:49-56. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20124642
b) V.Gennaro, L.Tomatis. Business bias: How epidemiologic studies may underestimate or fail to detect increased risks of cancer and other diseases. Int J Occup Environ Health 2005;11:356–359:  http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16350469
c) S.Parodi, V.Gennaro, M.Ceppi, PL.Cocco Comparison bias and dilution effect in occupational cohort studies. Int J Occup Environ Health 2007; Apr-Jun: 13 (2): 143-52:  http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17718170
d) Hernberg. ”Negative” results in cohort studies: how to recognize fallacies.SJWEH.1981; 7:121-6: http://www.sjweh.fi/show_abstract.php?abstract_id=2589
e) N.Pearce. Corporate influences on epidemiology. Int J Epidem 2008; 37(1):46-53: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18245050
f) N.Bailar. How to distort the scientific record without actually lying: truth, and the arts of science. Eur J Oncol 2006; 11(4):217-224.
g) D.Michaels. Doubt is their product. How industry’s assault on science threatens your health. Oxford  University Press 2008.

 

Da Sorano riparte la lotta in Toscana contro ogni tipo di geotermia

20160221_sorano_montaggioIl 21 febbraio scorso i comitati si incontrano e rilanciano le iniziative in tutta la regione: che 100 fiori sboccino…
Tanti i comitati presenti all’incontro di Sorano del 21 febbraio, dai comitati storici a quelli più recenti, nati soprattutto dopo il disvelamento dei tanti progetti delle nuove centrali a media entalpia che ormai coinvolgono tutto il territorio regionale.

Si è fatto il punto sulle diverse realtà, dalla ormai insopportabile geotermia Enel del monte Amiata ai progetti della media entalpia figli del piano Berlusconi-Scajola, ma fatti propri dal governatore Rossi che per la Toscana ha deciso di puntare solo e soltanto sulla geotermia -il solare sta praticamente scomparendo-, nonostante abbia già raggiunto le quote prefissate di rinnovabile e nonostante che ormai è appurato che siamo in sovrapproduzione di energia, tanto che Enel, lentamente, inizia la dismissione delle centrali a combustibili fossili.

A pensar male si potrebbe dedurre che non sia il reale bisogno di energia che muove la regione Toscana a sostenere un piano abnorme di geotermia, ma, più prosaicamente, tutta la partita degli incentivi, ancor più sostanziosi di quelli di cui gode l’Enel, che ruota attorno alle centrali a media entalpia, sperimentali e non.

Per questo i Comitati riuniti a Sorano rilanciano la sfida a tutto campo, sia per informare e coinvolgere tutti i cittadini toscani e sia per andare a contrastare direttamente la politica energetica di Rossi, nonostante sempre più sindaci siano contrari al suo piano.

E’ in preparazione un’iniziativa a Firenze, al consiglio regionale, dove i Comitati porteranno le ragioni di territori e coinvolgeranno scienziati, tecnici, politici e giornalisti; si chiederà conto agli amministratori regionali e alle forze politiche presenti in consiglio di pronunciarsi e sostenere la battaglia contro la geotermia speculativa e inquinante. L’iniziativa si terrà tra marzo ed aprile in base alle disponibilità dei Comitati e degli invitati; daremo conto del programma appena possibile.

In tutti i territori invece i Comitati sono mobilitati ad organizzare più iniziative possibili per giungere alla giornata regionale “100 fiori contro la geotermia”, una giornata di lotta e di festa in cui in tanti paesi e campagne della Toscana, in contemporanea, si terranno incontri, assemblee, feste, concerti, volantinaggi, riunioni conviviali, all’insegna della lotta e della gioia, in difesa del paesaggio, dell’ambiente, delle specialità enogastronomiche, della cultura e di un diverso sviluppo e valorizzazione della Toscana e per ribadire “basta altra geotermia in Toscana, moratoria subito” .
Succederà il 24 aprile ed a breve sarà disponibile il programma.

Sarà una primavera che vedrà la ripresa e il rilancio delle mobilitazioni e che non si esaurisce con il 24 aprile, ma continuerà sia a livello istituzionale – ricordiamo che il Governo è in ritardo di mesi sulle “linee guida” e che la Regione nel frattempo procede come se nulla fosse – e sia nei territori con le specifiche battaglie, i ricorsi, l’informazione diffusa, le feste, come a Monticello Amiata dove il 3 luglio ci sarà una giornata di mobilitazione e di festa.

Assemblea dei comitati contro la geotermia di Toscana, Umbria e Lazio
Rete nazionale NoGesi – NO Geotermia Speculativa e Inquinante

Basta altra geotermia in Amiata: presentate le osservazioni contro il progetto Casa del Corto a Piancastagnaio

Casadelcorto satRipubblichiamo il testo di Mariella Baccheschi “Piancastagnaio. Geotermia, impianto pilota a Casa del Corto: inviate le “osservazioni” al Ministero” del 16/2/2016 su Amiatanews.

 

 

 

Sono 8 le “osservazioni” del pubblico, inviate dai cittadini, in proprio e in qualità di membri dei comitati ambientalisti dell’Amiata.
Informate per conoscenza la Regione Toscana, la Provincia di Siena, i Comuni di Piancastagnaio, Abbadia S. Salvatore, San Casciano dei Bagni
E’ sempre possibile presentare ulteriori azioni da parte dei cittadini

Sono partiti  nella giornata di venerdì 12 febbraio da Piancastagnaio e da Abbadia San Salvatore, ma non solo, più plichi contenenti “le osservazioni” del pubblico relativamente alla procedura di VIA del progetto per la costruzione di un impianto pilota denominato Casa del Corto in Piancastagnaio, nonché la richiesta di avvio di una inchiesta pubblica e contraddittorio, così come stabilisce la legge 152/2006.
A inviare il materiale  diversi cittadini, in proprio e in qualità di membri dei comitati ambientalisti dell’Amiata.
Le osservazioni, suddivise in settori, numerate in progressione seguite da una sintetica motivazione, sono precedute da una premessa, che serve a analizzare approfonditamente le problematiche già presenti sul territorio, dove da oltre 50 anni persiste l’attività mineraria di estrazione di calore geotermico condotta dal gestore unico Enel Green Power. In particolare si contestano alla società proponente, una pressoché sconosciuta “Svolta Geotermica srl”, “la mancata conoscenza dello stato del territorio nel quale va a  operare e della condizione economico-sanitaria della popolazione residente; la insussistenza delle garanzie di emissioni di processo nulle, quale caratteristica essenziale degli impianti pilota; la apparente insussistenza in capo al soggetto proponente delle caratteristiche industriali e finanziarie necessarie alla ottimale utilizzazione della risorsa mineraria; l’assoluta indifferenza rispetto alla potenziale vocazione agricola e agrituristica della zona. Quanto agli aspetti riguardanti  subsidenza, sismicità indotta, interferenza acquiferi, utilizzo delle risorse acquifere, re-iniezione e polveri prodotte dalla perforazione dei pozzi si osserva che non vengano  adeguatamente trattati nel piano e si auspica la richiesta di integrazioni da parte della commissione ministeriale. La richiesta finale è pertanto che il ministero competente sospenda il procedimento di valutazione di impatto ambientale, anzi respinga tout court  la domanda di Svolta Geotermica, in quanto il progetto depositato risulta  carente, assolutamente incompleto, contraddittorio”, né  rispettoso di “molteplici disposizioni di legge”.

Questo il testo del documento:

Piancastagnaio, 11 febbraio 2016

Spett.le
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione Generale per le Valutazioni Ambientali – Divisione II Sistemi di Valutazione Ambientale,

….

Oggetto: Osservazioni del pubblico sullo Studio di Impatto Ambientale relativo all’Impianto Pilota denominato Casa del Corto in Piancastagnaio (Si). Proponente Svolta Geotermica s.r.l.

1-Invio Osservazioni, a norma dell’art. 24 D. Lgs. 152/2006  in merito alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale del progetto per la costruzione di Impianto Pilota denominato Casa del Corto in Piancastagnaio (Si).

2-Richiesta di avvio di una Inchiesta Pubblica e Contraddittorio, ai sensi dell’art. 24 co. 6 D. Lgs. 152/2006

I sottoscritti cittadini e specificamente: BP, FL, MPMB e VA, in proprio e quale membri del Comitato Salvaguardia Ambiente Amiata (Abbadia S. Salvatore), tutti soggetti facenti parte dei comitati ambientalisti dell’Amiata e delle associazioni e gruppi che, a vario titolo, hanno operato per la Salvaguardia dell’ambiente e del territorio amiatino e che già nel passato hanno presentato alla Regione Toscana ed a vari Uffici Preposti diffide, memorie, osservazioni ricorsi avverso i vari progetti di sfruttamento della risorsa geotermica nel territorio Amiatino e più specificamente al Progetto per il Piano di Riassetto Enel di Piancastagnaio, per la costruzione della Centrale Bagnore 4,  per il permesso di ricerca Sorgenia ecc., in merito al progetto di realizzazione di Impianto Pilota Geotermico Casa Del Corto, presentato da Svolta Geotermica, intendono inoltrare le seguenti osservazioni e chiedere l’avvio di una Inchiesta Pubblica e Contraddittorio, ai sensi dell’art. 24 co. 6 D. Lgs. 152/2006, tenuto conto della particolare ed oggettiva rilevanza in negativo che il progetto in oggetto può assumere per il territorio e la popolazione dell’AMIATA

       Le Osservazioni sono suddivise in settori, sono numerate in progressione e seguite da una sintetica motivazione con riferimento a documenti già in possesso dell’Amministrazione Pubblica e che vengono menzionati nel corpo del testo ed ai quali si rimanda per completezza.

Le osservazioni tengono inoltre conto della realtà ambientale e sociale nella quale la società Svolta Geotermica intende operare e comportano l’analisi dei dati di un territorio che è già oggetto di sfruttamento e depauperamento da parte di Enel, nonché degli ultimi interventi sul territorio Amiatino, che non può non essere considerato nel suo complesso, costituiti dal piano di riassetto di Piancastagnaio, approvato nel 2011 (deliberazione della Regione Toscana del 11.4.2011 n. 229, pubblicata nel Burt R.G. il 20 aprile 2011) e dalla realizzazione della Centrale di Bagnore 4 (deliberazione della Giunta Regionale toscana n.810 del 10 settembre 2012, pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione Toscana il 19 settembre 2012) e dei relativi e successivi procedimenti autorizzativi dal cui contenuto per quanto concerne i pareri istruttori, non si può affatto prescindere.

La Commissione Ministeriale, nell’esprimere quindi il suo parere, non potrà non analizzare  l’impatto complessivo prodotto da tutti gli impianti già in essere e autorizzati con quello in via di approvazione.

Premessa

La premessa analizza le peculiarità del territorio amiatino ed in estrema sintesi le problematiche che emergono dall’attività mineraria di estrazione di calore geotermico condotta ormai da oltre cinquanta anni dal Gestore Unico Enel Green Power, il quale vanta sul territorio di Piancastagnaio, ma in generale sull’Amiata, un diritto di sfruttamento, derivato da concessioni prorogate ex lege, e senza adeguato controllo sugli impianti esistenti e di vecchia generazione, all’anno 2024 (decreto n. 5328 del 15.11.12 Regione Toscana Giunta regionale direzione generale politiche territoriali, ambientali e per la mobilità, Area di Coordinamento Ambiente, energia e cambiamenti climatici Settore energia, tutela della qualita’ dell’aria e dall’inquinamento elettromagnetico e acustico, avente per oggetto: “Concessione mineraria di coltivazione di risorse geotermiche “Piancastagnaio” Enel Green Power S.p.A. – Conferma di cui all’art. 7 del D.Lgs. 11 febbraio 2010 n. 22” intervento normativo che fa seguito dell’Accordo definito Protocollo D’Intesa Regione Toscana-Enel del 2007 al quale si rinvia).

Le centrali Enel presenti a Piancastagnaio, se si escludono gli interventi derivanti dal Piano di Riassetto, non hanno seguito l’iter previsto attualmente dalla procedura di V.I.A. non ancora in vigore al momento dell’autorizzazione; nessuna delle centrali e degli interventi di Riassetto presenti in tutto il territorio Amiatino, sono state sottoposte alla procedura di Valutazione Impatto Sanitario.

Non esiste un adeguato bilancio idrico dell’’Amiata le cui acque, principale risorsa del territorio, fino a qualche anno fa, hanno rifornito la bassa Toscana e l’alto Lazio, servendo una vasta popolazione. Esistono invece studi che classificano il territorio di Piancastagnaio come zona sismica ad elevato rischio. Non esistono adeguati studi sanitari, ad eccetto quello limitato di cui parleremo in seguito, che individuino l’eventuale correlazione fra la presenza di numerose patologie e lo sfruttamento industriale derivato prima dall’estrazione mineraria e poi dall’estrazione di calore.

Quello che gli scriventi intendono sottolineare è come il progetto di Svolta Geotermica, si inserisca in un contesto di “grave degrado ambientale” che interessa tutta l’Amiata e che è in grandissima parte derivato dalla presenza delle numerose centrali  geotermiche dell’Enel.

Le generalizzazioni, comunemente fatte in ambito europeo e italiano, di considerare la Geotermia una fonte energetica “pulita e rinnovabile” sono poco rispettose delle singole realtà, specie in Amiata, dove le caratteristiche geologiche e l’alta presenza di mercurio, legata anche alla storia mineraria del territorio, costituiscono ulteriori e documentati elementi di preoccupazione per la tutela della salute e dell’ambiente.

In Amiata la geotermia, per la natura dei fluidi geotermici, è molto più inquinante e pericolosa che nell’area tradizionale di Larderello. Sono migliaia le tonnellate di inquinanti “con caratteristiche tossicologiche ed eco tossicologiche rilevanti”, così Arpat li definisce, scaricati quotidianamente in atmosfera con ricadute sul territorio e su centri abitati: acido solfidrico, mercurio, arsenico, radon, ammoniaca, acido borico, anidride carbonica, metano ed altro ancora, molti dei quali cancerogeni. I dati contenuti nei rapporti Arpat (vedi sito Arpat- aggiornamenti) nei vari anni, prima e dopo l’apposizione degli abbattitori Amis alle centrali Enel, evidenziano le emissioni annuali di alcuni inquinanti rilasciati ormai da molti anni in atmosfera dalle centrali geotermiche e destinate e peggiorare non appena sarà a pieno regime la potenza massima autorizzata con il Piano di Riassetto di Piancastagnaio e con la centrale di Bagnore 4.

E’ un dato appurato che in Amiata anni di sfruttamento hanno dato luogo al manifestarsi di varie criticità che si riassumono sostanzialmente in quattro argomenti;

1) grave situazione sanitaria, nell’area geotermica della Toscana meridionale, emersa dalla ricerca epidemiologica del 2010, condotta dalla Fondazione Monasterio per conto dell’Agenzia Regionale di Sanità, aggiornata nel 2015;

2) pericolo di interferenza tra acquifero superficiale idropotabile e l’acquifero geotermico profondo, con conseguente abbassamento della superficie della falda superficiale, consumo di acqua potabile per fini industriali, inquinamento delle acque causato dalla risalita di gas, in particolare l’arsenico, presente nel campo geotermico, fenomeni legati alla subsidenza;

3) inquinamento dell’aria e del suolo dovuto alle emissioni delle centrali per la presenza di sostanze tossiche e nocive;

4) aumento dei rischi per la sismicità indotta.

Sul punto 1) La Regione Toscana, attraverso l’Agenzia Regionale di Sanità (Ars), ha commissionato alla Fondazione “Gabriele Monasterio” e al Cnr di Pisa uno Studio epidemiologico (Rapporto) per verificare lo stato di salute dei residenti nei sedici comuni toscani sedi di impianti geotermici (Il Rapporto, pubblicato nell’Ottobre 2010, scaricabile dal sito della Regione Toscana, successivamente aggiornato, è stato pubblicato sulla rivista Epidemiologia & Prevenzione).

Il Rapporto definisce i risultati per le due aree geotermiche della Toscana, quella a sud in Amiata e quella della zona nord di Larderello, mettendo in evidenza i risultati per zona e per popolazioni esposte, segnalando sostanziali diversità tra uomo e donna, com’è normale in studi simili.

Il Rapporto ha evidenziato nella zona sud, cioè in Amiata, una grave situazione sanitaria: + 13% di morti all’anno (dal 2000 al 2006) e +10% (aggiornamento fino al 2009), dato statisticamente significativo, negli uomini rispetto alla media regionale e ai Comuni limitrofi, percentuale che nei Comuni di Arcidosso, Abbadia S. Salvatore e Piancastagnaio, dove dovrebbe essere costruito l’impianto Pilota, raggiunge quasi il 30% di cui la maggior parte per tumori.

Le giustificazioni usate dalla Giunta regionale e da alcuni dirigenti dell’ARS, per addebitare tali dati a presunti e non documentati diversi stili di vita degli abitanti Amiatini, sono state smentite dai risultati di una più recente indagine comparativa del dott. Voller dell’Agenzia Regionale di Sanità Toscana sugli stili di vita in Amiata e sui consumi della sua popolazione; da tale studio è emerso che non c’è differenza fra lo stile di vita dei comuni limitrofi non geotermici e quelli interessati allo sfruttamento.

Tutto ciò significa che sull’Amiata, ad incidere sullo stato di salute della popolazione, non possono non essere anche le condizioni ambientali locali.

La cosa più rilevante che emerge da questo studio è contenuta nell’Allegato 6 al Rapporto; in tale allegato vengono individuate relazioni statisticamente significative, tra incrementi di malattie nei comuni geotermici e le concentrazioni crescenti nell’ambiente (aria, suolo e acqua) di Arsenico, Mercurio, Acido solfidrico ed altri inquinanti prodotti in maniera consistente anche dalle centrali geotermiche.

Si specifica che la stessa ARS nel parere espresso alla Regione Toscana a conclusione della procedura di Valutazione dell’Impatto Ambientale per la nuova centrale di Bagnore 4, ha sostenuto che il Rapporto non può essere considerato sostitutivo della VIS (“la ricerca di ARS- CNR non può essere considerata una valutazione di impatto sanitario che presuppone di analisi diverse ed adeguate allo scopo”), mentre è evidente come dallo Studio e dai suoi aggiornamenti, emerga una situazione di criticità sanitaria tale da indurre le autorità Regionali a commissionare un ulteriore approfondimento, con stanziamento di somme per oltre 800.000 euro.

Sul punto 2) Si ricorda semplicemente come in sede di trivellazione del piezometro disposto dalla Regione Toscana in loc. Santa Fiora (GR) – poggio Trauzzolo, così come nel piezometro di ENEL alla valle dell’Inferno siano emerse evidenze di interferenza tra acquifero superficiale e quello geotermico dalle quali potrebbe essere derivato il drastico abbassamento del livello della falda acquifera di 200-300 mt rispetto ai livelli precedenti agli anni ’60, ed il rilascio di sostanze gassose tossiche nell’acquifero (in particolare sono aumentate le concentrazioni di metalli pesanti come l’arsenico e si è manifestata risalita del Radon). Essendo stata profondamente ridotta la pressione dei campi geotermici le sostanze gassose dei fluidi geotermici possono risalire liberamente verso la superficie non essendo più bloccate dall’acquifero superficiale.

Sul punto 3) Rispetto all’inquinamento area e suolo si richiama quanto riportato nei rapporti Arpat, i cui dati si omette di ritrascrivere in quanto materiale in possesso della P.A.; in questo contesto facciamo solamente rilevare come gli abbattitori AMIS apposti alle centrali Enel non possono risolvere il problema costituito dalla grande quantità e varietà di inquinanti scaricati in atmosfera, alcuni dei quali non normati. Peraltro gliabbattitori Amis presentano frequentemente problemi di funzionamento tanto che continue e ripetute sono le comunicazioni di arresto dei medesimi che il Gestore invia alle autorità preposte al controllo. Non risulta neanche che tale situazione di arresto sia adeguatamente monitorata, con la conseguenza che appare incerta l’esposizione alla quale è sottoposta la popolazione Amiatina e soprattutto quella di Piancastagnaio.

Sul Punto 4) L’area di sfruttamento geotermico in questione è definita ad alto rischio sismico e in essa, guarda caso, nell’aprile del 2000 si è manifestato uno dei più grandi terremoti dell’Amiata, che ha danneggiato gravemente vari poderi (S.Vittoria , az. Nutarelli, Le Querciole ecc.) i cui lavori di ricostruzione sono stati da poco ultimati con ingenti costi pubblici e privati. L’epicentro di tale terremoto, ritenuto da parte della Comunità scientifica di tipo “indotto” (vedasi per tutti Mucciarelli M., Gallipoli M.R., Fiaschi A., Pratesi G. (2001) Osservazioni sul danneggiamento nella zona del Monte Amiata a seguito del terremoto del 1° Aprile 2000, Atti del X Congresso Nazionale “L’Ingegneria Sismica in Italia”), per l’appunto, si trovava proprio nell’area di Casa del Corto vicinissimo al nuovo impianto geotermico. Non solo, tutti gli studi commissionati dall’allora Comunità Montana Amiata versante senese/Comune Piancastagnaio, ma anche dalla stessa ENEL, hanno mostrato come gran parte della microsismicità riscontrata, sia esattamente localizzata nella stessa area di sfruttamento minerario.

Questo è quindi il quadro in cui si inserisce il Progetto di Svolta Geotermica che, peraltro, nella sua genericità, evidenzia la non conoscenza del territorio e soprattutto dei risultati di quegli studi, dati e rapporti sopra menzionati per l’analisi delle suddette criticità.

**°°**

1^ osservazione

Mancata conoscenza da parte della società proponente dello stato del territorio nel quale va ad operate e della condizione economico-sanitaria della popolazione ivi presente

Come anticipato, il progetto che si contesta, non prende in considerazione nessuna o quasi nessuna delle criticità sopra esaminate, evidenziando come da parte del Proponente vi sia una assoluta non conoscenza del luogo ove si andrà ad operare.

Basti per esempio l’affermazione contenuta a pag. 36 della Sintesi non tecnica ove il proponente afferma che Piancastagnaio non risulta incluso nell’elenco dei comuni ove sostanze inquinanti non hanno superato i limiti, per cui non emergerebbe alcuna criticità relativamente alla qualità dell’aria.

Dimentica forse Svolta Geotermica le quantità di mercurio, arsenico, acido solfidrico, ecc. e sostanze non normate che vengono comunque scaricate in atmosfera dalle centrali Enel, e che sono appunto riportate negli studi Arpat?

Si ricordano in tal senso i 372, 427 o 573 μg/mc di acido solfidrico rilevati dai diversi Consulenti Tecnici d’Ufficio nelle cause per immissioni intollerabili contro Enel rispetto ai 7 μg/mc indicati come soglia olfattiva dall’OMS, o magari le oltre 4.000 tonnellate annue di ammoniaca e i 404 kg annui di mercurio frutto delle misurazioni Arpat e Enel stessa sull’Amiata. Ritiene il Proponente di dover prescindere da tali dati nel proporre il proprio progetto?

Così come, in merito alla questione della salute, Svolta Geotermica (pag. 42 sintesi non tecnica) dimostra di non conoscere nulla delle risultanze degli ultimi studi condotti dalla Regione Toscane e del Rapporto sopra riportato, utilizzando i dati “dell’Atlante 2007; Banca degli indicatori per USl del Progetto ERA 2007”.

La conseguenza di tutto ciò è che il progetto in questione deve ritenersi insufficiente a comprovare le effettive ricadute sull’ambiente nel quale è destinato a realizzarsi e di conseguenza l’Autorità competente dovrà esprimere parere negativo

2^ osservazione

Progetto avente ad oggetto una c.d. “Zona Satura” ed in chiaro contrasto con gli obbiettivi del PAER approvato con delibera regionale n. 10 del 11.02.2015.

Ritengono gli scriventi che la società Svolta Geotermica voglia realizzare un impianto in zona satura ove le criticità sono enormi, evidenti e sotto gli occhi di tutti, e ciò in chiara ed aperta violazione della normativa vigente che peraltro impone una valutazione dell’impatto cumulativo dell’impianto in questione con i numerosi impianti geotermici presenti in Amiata.

La normativa Statale costituita dal codice dell’Ambiente (5 D. Lgs 152/2006 come integrato dall’allegato VII alla parte II), quella europea anche recepita recentemente (direttiva 2014/52/UE, entrata in vigore il 15 maggio 2014) e gli orientamenti giurisprudenziali in merito, importano che le valutazioni di impatto ambientaledebbano tener conto dell’incidenza del progetto nel suo complesso, collocato nell’ambiente nel quale va ad operare e messo in relazione con gli altri impianti industriali ivi presenti.

Del resto anche il Piano Ambientale energetico Regionale che pur si pone come obiettivo quello di aumentare la percentuale di energia proveniente da fonti rinnovabili, si propone di favorire “…ulteriore sviluppo della geotermia in Toscana, solo a condizione di assicurare un impatto ambientale complessivo migliore di quello garantito con le ultime autorizzazioni uniche rilasciate in materia”, precisando, in successive delibere che ciò vale in particolare per il territorio dell’Amiata dove il riassetto della concessione di Piancastagnaio e la nuova centrale denominata Bagnore 4, hanno portato la potenza complessivamente installata attorno ai 100 MW fissando un punto di equilibrio tra lo sfruttamento della risorsa con le tecnologie oggi impiegate e la vocazione socio economica dei territori”. Non è un caso che la stessa Regione Toscana, pur evidentemente interessata a mantenere e sostenere l’intero apparato monopolista Enel, chiamata ad esprimere il parere sul progetto di ricerca denominato “Seggiano” (Gr) abbia espresso giudizio negativo con delibera G.R.T. n. 1237 del 21.12.2015, proprio con la motivazione sopra riportata e cioè che la potenza già installata in Amiata rappresenta “un punto di equilibrio con la vocazione socio economica dei territori” .

Appare evidente quindi come il piano di Svolta Geotermica sia assolutamente carente in quanto non pone in relazione il Progetto con gli impianti geotermoelettrici già esistenti ed in generale con le criticità già riscontrate e con i piani di sviluppo regionali; per tale motivo il progetto, è del tutto insufficiente a garantire la compatibilità ambientale dell’impianto che si vuole costruire, per cui il parere non potrà che essere negativo anche per evitare la violazione della normativa statale e regionale sopra richiamata.

3^ osservazione

Insussistenza delle garanzia di emissioni di processo nulle, quale caratteristica essenziale degli impianti pilota.

L’art. 1, comma 3-bis, del D.Lgs. del 2010, n. 22, dispone che “al fine di promuovere la ricerca e lo sviluppo di nuove centrali geotermoelettriche a ridotto impatto ambientale di cui all’articolo  9 del decreto legislativo 29dicembre 2003, n. 387, sono altresì di interesse nazionale i fluidi geotermici a media ed alta entalpia finalizzati alla sperimentazione, su tutto il territorio nazionale, di impianti pilota con reiniezione del fluido geotermico nelle stesse formazioni di provenienza, e comunque con emissioni di processo nulle, con potenza nominale installata non superiore a 5 MW per ciascuna centrale, per un impegno complessivo autorizzabile non superiore ai 50 MW; per ogni proponente non possono in ogni caso essere autorizzati più di tre impianti, ciascuno di potenza nominale non superiore a 5 MW. Gli impianti geotermici pilota sono di competenza statale”.

La norma presuppone che oggetto della procedura semplificata sia un impianto basato su tecnologie consolidate e conosciute.

Invece Svolta Geotermica propone un “impianto pilota” caratterizzato da soluzioni tecnologiche e progettuali innovative e pertanto non sperimentate e che non danno garanzia di affidabilità soprattutto rispetto al fatto che le “emissioni di esercizio siano nulle”.

Infatti, tra queste emissioni devono necessariamente essere considerate anche quelle derivanti dalla essoluzione dal fluido geotermico – essoluzione che è la conseguenza della depressurizzazione del campo indotta dalla estrazione dei fluidi stessi – e che risalgono verso la superficie attraverso le strutture geologiche e le rocce di copertura. Con sorpresa sembra che di tutta questa fenomenologia la Proponente non ne sia nemmeno vagamente a conoscenza: ha misurato la Proponente nell’area vasta le emissioni al suolo dei gas di natura geotermica (CO2, Radon, Arsenico, Mercurio, ecc.)? Quanto queste emissioni, già innaturalmente grandi a causa dello sfruttamento del campo geotermico da parte di ENEL, aumenteranno?

Peraltro la proponente non sembra considerare l’emissione di calore fra le conseguenze dello sfruttamento, mentre è cosa nota che l’emissione di calore incide sul microclima (destinato ad essere alterato vedasi pag. 52 e segg. sintesi non tecnica) e quindi anche in questo senso non si può parlare di   impianto “senza emissione nell’ambiente”.

Ciò comporta inevitabili conseguenze sotto il profilo della validità stessa della procedura adottata e ciò anche con riferimento all’eventuale incompetenza dell’Autorità procedente che invece è chiamata ad autorizzare solo progetti che diano garanzia di “impatto zero”.

4^ osservazione

Violazione e falsa applicazione nella presentazione del progetto dell’art- 22 D.Lgs 152/2006 e s.m.i. co. 3 lettera d) che prevede che lo studio di impatto ambientale contenga “una descrizione sommaria delle principali alternative prese in esame dal proponente, ivi compresa la cosiddetta opzione zero, con indicazione delle principali ragioni della scelta, sotto il profilo dell’impatto ambientale”.

Nel caso di specie le motivazioni che la proponente ha portato a sostegno della propria iniziativa progettuale – con riferimento alla valutazione delle principali alternative prese in esame – appaiono a dir poco inconsistenti.

Svolta Geotermica infatti liquida l’argomento in questione in poche righe a pag. 7 della sintesi non tecnica, facendo appello al favor legislativo nazionale ed europeo in materia di impianti per la produzione di energia rinnovabile. In sostanza, Svolta Geotermica afferma che, siccome l’impianto è finalizzato alla produzione di energia rinnovabile, non sussisterebbero, per definizione, soluzioni alternative alla sua realizzazione.

Sul punto, occorre precisare che in nessun modo la normativa in materia ha liberalizzato la localizzazione degli impianti per la produzione di energia rinnovabile. Il favor legislativo in materia è di carattere meramenteprocedurale (semplificazione dei procedimenti) e progettuale, e riguarda soltanto quelle opere che, da un’attenta valutazione di tutti gli aspetti di collocazione, necessità e risultati, possano senza alcun ragionevole dubbio definirsi di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti.

Ovviamente così non è nel caso in questione, ove Svolta Geotermica si trova ad operare su una zona satura di centrali di produzione di energia elettrica, ove le criticità sono quelle descritte sopra e soprattutto in zona che potrebbe essere orientata ad avere una vocazione diversa di sviluppo economico.

Del resto nel bilanciamento tra la tutela dei valori costituzionali sanità/ambiente/paesaggio e la produzione di energia da fonti rinnovabili, i primi non possono mai risultare recessivi rispetto alla seconda.

D’altro canto, non risulta nemmeno alcuna necessità di una eventuale integrazione in zona per quanto concerne la frazione di energia calore, posto che dagli impianti già esistenti di derivazione ENEL l’area sarebbe ampiamente servita dal punto di vista dell’utilizzo sia civile che industriale.

Peraltro anche confrontando i dati dei consumi nazionali (in caduta verticale) e della produzione nazionale da Fonti Rinnovabili (in crescita esponenziale) l’opzione “0” risulta più vantaggiosa. In questo momento il nostro paese si trova con una sovraproduzione da Fonti Rinnovabili. Rispetto agli impegni europei, alla Strategia Energetica Nazionale, al PAN “Fonti rinnovabili”, gli obiettivi del 2020 sono stati tutti raggiunti e superati. Nel 2014 l’Italia ha già raggiunto l’obiettivo previsto dalle normative europee con la percentuale del 17,1%; in particolare la produzione da fonti rinnovabili elettriche FER è stata del 46% a fronte di un obiettivo vincolante previsto dall’Unione Europea nel 2020 del 29 %.(FonteGSE http://www.gse.it/it/salastampa/news/Pages/Pubblicato-il-Rapporto-statistico-Energia-da-Fonti-rinnovabili-in-Italia-2014.aspx)

In questa fase storica quindi nel nostro Paese vi sono momenti della giornata in cui la produzione da fonti rinnovabili garantisce oltre il 50% dei consumi.

In definitiva non è dimostrata, e non è dimostrabile, la reale utilità dell’impianto in valutazione; anzi considerato il sistema incentivante riconosciuto – che graverà sulla bolletta di ogni italiano – l’impianto è dannoso e l’opzione “0” deve essere ritenuta la migliore.

5^ osservazione

Apparente insussistenza in capo al soggetto proponente delle caratteristiche industriali e finanziarie necessarie alla ottimale utilizzazione della risorsa mineraria.

La normativa in vigore, in attesa dell’emanazione delle linee guida di cui all’art. 17 del D.Lgs. 22/2010, prevede che alla domanda di VIA debba essere allegata – tra le altre cose – una relazione dalla quale risultino “le esperienze già acquisite dal richiedente nelle attività minerarie ed in particolare nel settore geotermico”.

Ebbene, nel caso di specie Svolta Geotermica nulla ha dimostrato in ordine all’esperienza richiesta dalla normativa di riferimento.

Con un’ulteriore anomalia: Svolta Geotermica è società a responsabilità limitata, con capitale sociale e capacità economica ridotta, e che appare inidonea a sostenere la realizzazione di un intervento come quello previsto per Piancastagnaio e, soprattutto, a sostenere la copertura del rischio cui la società potrebbe andare incontro per far fronte all’eventuale risoluzione di gravi incidenti ambientali in fase di ricerca/produzione o bonifiche sia in corso d’opera che successivamente al momento dell’esaurimento del pozzo.

Peraltro si osserva come la proponente non indichi neanche quelli che sono i costi per la dimissione e demolizione dell’impianto a fine vita e per la restituzione dell’area alla sua forma originaria, senza fornire alcuna garanzia riguardo alla regolarità ed adempimento di tale fondamentale operazione.

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6° osservazione

Indeterminatezza del progetto dipendente dall’esito della fase di perforazione

Anche nella sintesi non tecnica si legge testualmente: “La postazione di sonda è, a tutti gli effetti, un’opera temporanea strettamente legata all’attività di perforazione, a conclusione della quale la superficie sarà oggetto di ripristino territoriale totale o parziale, a seconda dell’esito del sondaggio. Il piano di recupero dell’area di postazione dipende strettamente dall’esito della perforazione e della produttività dei pozzi. In caso di successo, i pozzi saranno utilizzati per la produzione di energia ed in loco sarà mantenuta la postazione, pur in forma ridotta e con una visibilità minima (Figura 3.3.9a per CC 1, in cui è visibile anche l’Impianto ORC, e Figura3.3.9b per CC 2). …..In caso di esito negativo della perforazione, qualora il pozzo risulti inutilizzabile per uno degli obiettivi per cui era stato perforato, si procederà alla chiusura mineraria dei pozzi e alla demolizione delle opere civili”.

E’ evidente quindi che il progetto si svolge in fasi progressive, nel senso che la Proponente non è in grado di prevedere se una volta fatte le perforazioni, esso potrà essere portato avanti o dovrà eventualmente cambiare. La prima osservazione è quindi se Svolta Geotermica abbia adeguatamente valutato la natura dei fluidi nei quali andrà ad operare.

Quale garanzia viene data rispetto al fatto che il progetto non subirà modifiche in corso d’opera in considerazione proprio del fluido individuato e che non occorrerà autorizzare un progetto più impattante rispetto a quello originario?

Tali dati non sono forniti dallo studio che in tal senso dimostra tutta la sua carenza.

7° osservazione

Tale osservazione concerne l’utilizzo del suolo e l’assoluta indifferenza rispetto alle peculiarità della zona ed alla sua attuale o potenziale vocazione agricola e agrituristica.

Una centrale geotermica a causa dell’inquinamento che determina, compromette lo sviluppo di attività soprattutto di tipo agricolo, artigianale e turistico in un vasto raggio intorno ad essa e va a contrapporsi a realtà sociali ed economiche ben radicate o potenziali, che attraverso una molteplicità di piccole e medie aziende, creano occupazione in controtendenza con la crisi economica recente.

L’impianto in questione, per ovvie ragioni legate alle sue caratteristiche tecniche, risulta essere molto grande e ciò sia per quanto riguarda il sistema ORC sia per l’impianto di re-iniezione, che peraltro viene collocato a notevole distanza da quello di estrazione.

Ciò comporta un utilizzo del terreno notevole con sottrazione del medesimo alle colture ed alle attività di tipo tradizionale ed alle quali fino ad adesso era destinato, con enormi ripercussioni su un sistema sul quale è basata l’economia della zona di tipo agricolo e agrituristico. Numerosi sono infatti gli agriturismi della zona e le aziende che producono olio dop e colture pregiate.

Da considerare inoltre l’impatto visivo che l’impianto produce; vista l’ampiezza delle postazioni infatti, le stesse risultano visibili da ogni prospettiva inquadrata dal Proponente. L’effetto, a parere degli scriventi, è devastante sia per quanto concerne l’utilizzo del suolo sia perchè deturpa irreversibilmente la bellezza del paesaggio; pensiamo inoltre che questa è l’unica strada che si può percorrere per raggiungere Siena e la Montagna vista la non percorribilità, allo stato attuale, della SS Cassia.

La situazione di incompatibilità paesaggistica e ambientale è ancora più evidente se si considera che l’impianto non offre alcun vantaggio al territorio in termini di impiego di lavoro, se si esclude la manodopera necessaria per la costruzione; vero infatti che nel piano è previsto che il controllo della centrale sarà automatizzato con scarsa presenza di personale.

8° Osservazione

Le osservazioni che seguono sono di natura più spiccatamente tecnica e riguardano alcuni aspetti non adeguatamente trattati nel piano e rispetto ai quali la Commissione non potrà non chiedere integrazioni.

Subsidenza

La Proponente nel suo progetto prevede la subsidenza come problema sussistente e non necessariamente risolvibile, ma non sembra aver fatto tutte le necessarie indagini in proposito. Per esempio ha almeno ribattuto i capisaldi geodetici di primo e secondo grado per verificare quale sia stata la subsidenza legata alla geotermia dall’inizio dello sfruttamento geotermico (1958) ad oggi? Infatti, per paragone con Larderello, o anche estrapolando le misure di ENEL a Piancastagnaio, questa subsidenza potrebbe essere stata addirittura ben maggiore di 1 m.

Ha valutato la Proponente come i due ponti sul Fiume Paglia, quello sulla Cassia e quello sulla strada che dalla Cassia porta a Piancastagnaio, abbiano avuto dei cedimenti e se tali cedimenti, come sostenuto da una parte della comunità scientifica, siano conseguenza proprio dell’erosione delle fondazioni dovute alla subsidenza geotermica?

Quanto incrementerà il suo progetto la subsidenza già indotta attualmente dallo sfruttamento di ENEL?

Sismicità indotta e innescata

Visto la sismicità indotta dalla estrazione e dalla re-iniezione dei fluidi geotermici, e visti i terremoti distruttivi in località Casa del Corto (ove è stata addirittura proclamata la calamità naturale) che già nel passato da una parte della Comunità scientifica sono stati attribuiti allo sfruttamento da parte di ENEL, ha fatto la Proponente le necessarie indagini sismiche e sismotettoniche del caso? Ha valutato quanto la produzione e re-iniezione dei fluidi incrementerà la sismicità indotta o innescata già purtroppo generata dallo sfruttamento? Che cosa farà se indurrà, com’è prevedibile, dei sismi? Prima di sviluppare il campo geotermico, metterà in sicurezza sismica (come ad es. le autorità competenti hanno imposto in Olanda agli stoccaggi di gas) tutti gli edifici pubblici e privati in modo che non vi siano problemi? Che garanzie assicurative offre la Proponente al riguardo? Il progetto in questo senso sembra assolutamente carente e non può quindi trovare accoglimento.

Interferenza degli acquiferi

Vista la discussa interferenza tra gli acquiferi superficiali e geotermici e visto che la Proponente andrà a sfruttare lo stesso sistema idrotermale ampiamente sfruttato ed in sfruttamento da parte di ENEL, che indagini ha fatto la Proponente per garantire che, nell’area vasta, non vi sarà un’ulteriore impatto sugli acquiferi superficiali rispetto a quello che sembra già emergere dall’odierno sfruttamento? Che impatti vi saranno sugli acquiferi geotermici regionali e sulle sorgenti termali anche sfruttate a fini commerciali?

La Proponente ha fatto dei modelli calibrati che garantiscano il non peggioramento della situazione attuale e che garantiscano l’esistenza delle permeabilità adeguate all’estrazione e re-iniezione della quantità necessaria di fluidi geotermici senza ridurre o incrementare le pressioni originarie, cioè quelle esistenti prima dello sfruttamento geotermico da parte di ENEL? Quali sono le possibili reazioni acqua-roccia indotte dallo sfruttamento geotermico? Le ha la Proponente valutate? Che ne sarà dei gas essoluti durante la depressurizzazione in risalita dei fluidi? Che ne sarà dei solidi precipitati per il raffreddamento del fluido geotermico estratto? Verranno utilizzati e re-iniettati solventi? Di quanto sarà variata la composizione chimico-fisica del fluido geotermico inviato alla re-iniezione, rispetto alla composizione originaria?

Utilizzo delle risorse acquifere

Si osserva come nel Progetto si preveda l’utilizzo di acqua del Senna che viene attinta in fase di perforazione, e che costituisce comunque consumo di risorsa idrica; la Proponente non dice quanto sarà questo consumo né ci da garanzie di tutela della risorsa.

Re-iniezione

Si osserva come nel Progetto non sia fatta menzione del tipo di liquidi refrigeranti utilizzati, indispensabile invece per comprenderne l’eventuale tossicità e le modalità di smaltimento.

Polveri prodotte dalla perforazione dei pozzi

Nell’allegato riguardante le Polveri viene detto che non sussistono rischi di superamento dei valori limite di qualità dell’aria per il PM10. Si osserva che l’argomento delle polveri sottili dovrebbe meritare maggiore completezza inserendo anche le valutazioni sui PM 2,5, ed eliminando i dubbi che possono nascere dalle espressioni dubitative usate.

Tutto ciò premesso gli· esponenti che si riservano ulteriori e più specifiche osservazioni nel corso di svolgimento della procedura di valutazione

chiedono

in primis, che il Ministero competente dichiari la domanda di Svolta Geotermica inammissibile e/o improcedibile, con immediata sospensione del procedimento di valutazione di impatto ambientale;

nel merito, preso atto che il progetto depositato da Svolta Geotermica risulta carente, assolutamente incompleto, contraddittorio e che lo Studio di impatto ambientale ad esso allegato è parimenti viziato per errori di metodo e da numerose carenze, e che tutto ciò si sostanzia anche nella violazione di molteplici disposizioni di Legge, che venga espresso parere negativo di compatibilita ambientale e respinta la domanda di Svolta Geotermica.

Chiedono altresì che, ai sensi dell’art, 24 co. 6 D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., venga indetta un inchiesta pubblica per l’esame dello studio di impatto ambientale, dei pareri forniti dalle pubbliche amministrazioni e delle osservazioni dei cittadini. Ai sensi dell’art. 24 co. 8 D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., nell’ipotesi di non accoglimento di tale ultima istanza, si chiede che il proponente venga chiamato, prima della conclusione della fase delle valutazione, a sostenere il contraddittorio con i soggetti che hanno presentato osservazioni.

Riservata ogni ulteriore argomentazione alla lettura delle controdeduzioni e in fase successiva, si fa istanza affinchè le presenti osservazioni vengano acquisite agli atti del procedimento con pubblicazione delle stesse sul sito web relativo alla procedura in oggetto e si ribadisce la volontà degli esponenti di partecipare a tutte le fasi procedimentali, con esplicita richiesta di partecipazione alle sedute di ogni conferenza di servizi e di ricevere comunicazione diretta su ogni ulteriore passaggio procedimentale futuro.