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Dall’Amiata alla Valle del Tevere seguendo la via del mercurio

In occasione del convegno che si è recentemente tenuto a Abbadia San Salvatore dal titolo “Dall’Amiata alla valle del Tevere: ancora geotermia industriale o un altro sviluppo è possibile?”, promosso dalle associazioni SOS Geotermia e Rete Nazionale NOGESI, ampio spazio è stato riservato al tema “Geotermia, mercurio e inquinanti”, tema illustrato e approfondito dalle relazioni di Roberto Barocci (Geotermia elettrica: rischi per la salute pubblica e le acque), Andrea Borgia (Amiata: Geotermia – un velenoso cocktail di inquinanti) e dal sindaco di Orvieto Giuseppe Germani (Mercurio: un problema emergente dell’Italia centrale).

Un grave allarme sulla situazione di inquinamento da mercurio era stato lanciato lo scorso anno, quando nel giugno 2016 furono resi noti i dati dell’attività di ricerca (raccolti dal 2009) del dipartimento di scienza della terra dell’università di Firenze e presentati dal professor Pilario Costagliola, docente di mineralogia, nell’ambito dell’incontro pubblico, organizzato dagli Amici della Terra, dal titolo “La strada del mercurio”, svoltosi a Roma, presso i locali del Senato. Nel loro report Gli Amici della Terra parlano di “60 tonnellate di mercurio nei sedimenti fluviali del fiume Paglia, 11 kg di mercurio che ogni anno arrivano al Mar Tirreno, concentrazioni elevate di mercurio nei campioni di muscoli dei pesci d’acqua dolce. Oltre il 90% del mercurio ritrovato nei pesci è nella forma metilata, la più pericolosa per la salute umana. Una grande percentuale dei campioni di muscolo di pesce supera le linee guida U.S. EPA 2009 (United States Environment Protection Agency) per il metil-mercurio ai fini della sicurezza per il consumo umano”.

L’origine di un tale disastro veniva attribuito tout court a “più di un secolo di estrazione e lavorazione dei minerali di mercurio nel Monte Amiata, uno dei più grandi giacimenti di mercurio di tutto il mondo”. Successivamente però gli Amici della Terra avevano ammesso che certamente, tra le cause dell’inquinamento da mercurio, andava annoverata la “già nota” produzione geotermica. Ora a riprovarci sono l’ARPA Umbria sostenendo che “dai primi riscontri in letteratura” ben poca cosa è il contributo della geotermia amiatina e comunque il suo contributo “va gestito in altro contesto ambientale (è (solo) una questione prettamente toscana)”. No, non è una questione solamente toscana –sostiene la portavoce della Rete Nazionale NOGESI Solange Manfredi– ma una questione dei territori attraversati dal fiume Paglia ed inquinati da mercurio, dunque un problema che riguarda tutte e tre le tre regioni Toscana, Umbria e Lazio!

Le miniere di mercurio dell’Amiata sono peraltro dismesse da quarant’anni e in massima parte bonificate, mentre le centrali geotermoelettriche di Enel Green Power, rilasciano continuamente in atmosfera un vero e proprio cocktail di inquinanti, tra i quali il mercurio occupa senza dubbio un posto d’onore, rappresentando il 42,5% delle emissioni di mercurio provenienti dall’intero comparto industriale italiano (Studio Basosi e Bravi, 2014), nonostante gli abbattitori di questo inquinante (AMIS).

“È possibile fare un calcolo approssimativo del mercurio emesso –questa quantità è sottostimata in quanto non vengono considerate le emissioni durante i fuori servizio degli impianti– in base ai dati disponibili”, osserva il geologo Andrea Borgia, attento studioso della geotermia amiatina. “Secondo i dati Enel nel 1996 –continua il prof. Borgia– le emissioni di mercurio erano pari a 2611 kg/anno. Nella DGR Regione Toscana, la n. 344, si ricava che le centrali di Piancastagnaio emettono mercurio nella quantità di 1969 kg/anno nel 2000; 749 kg/anno nel 2003; 914 kg/anno nel 2005; 740 kg/anno nel 2007; 248 kg/anno nel 2013. Il totale emesso negli anni 1969-1999 è di 37,894 tonnellate, a cui si aggiungono le emissioni dal 2000 al 2016, per un totale di 52,559 tonnellate. Questa quantità di Mercurio immessa nell’ambiente è esorbitante”.

“Concludendo, la quantità di mercurio emessa dalle centrali geotermiche di Piancastagnaio è di poco inferiore alla quantità di mercurio contenuta attualmente nel Paglia (considerate le approssimazioni fatte si dovrebbe dire che è circa uguale)”, afferma Borgia, il quale aggiunge: “La quantità di Mercurio che arriva al Mar Tirreno è 22 volte meno di quella che viene emessa attualmente dalle centrali geotermiche di Piancastagnaio e che ricade nel bacino del Paglia. Quindi si dovrebbe concludere, che non c’è bisogno di tirare in ballo le vecchie miniere di Mercurio dismesse ormai da quasi 40 anni ed in buona parte bonificate, ma che con tutta probabilità la maggior parte del mercurio accumulato nel Paglia, o che passa attraverso il Paglia per arrivare al Mar Tirreno, proviene dalle centrali geotermiche di Piancastagnaio”.


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Abbadia S.S., 4 febbraio 2017. Documentazione e materiali del Convegno

ATTENZIONE, PAGINA IN CONTINUO AGGIORNAMENTO: iniziamo la pubblicazione della documentazione e dei materiali del convegno del 4 febbraio 2017 ad Abbadia San Salvatore “DALL’AMIATA ALLA VALLE DEL TEVERE: ANCORA GEOTERMIA INDUSTRIALE O UN ALTRO SVILUPPO E’ POSSIBILE?”

 

 

COMUNICATO STAMPA del 6 febbraio 2017

INSIEME AD ABBADIA PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE, LIQUIDARE LA VICENDA GEOTERMIA

L’AMIATA NON È PIÙ SOLA CONTRO LA GEOTERMIA SPECULATIVA ED INQUINANTE

SABATO 4 FEBBRAIO 2017, AD ABBADIA SAN SALVATORE, NEL CORSO DEL CONVEGNO IN MEMORIA DEL PROF. ROBERTO MINERVINI SUL TEMA “DALL’AMIATA ALLA VALLE DEL TEVERE: ANCORA GEOTERMIA INDUSTRIALE O UN ALTRO SVILUPPO È POSSIBILE?”, ORGANIZZATO DALLA RETE NAZIONALE NOGESI E SOS GEOTERMIA, I RAPPRESENTANTI DEI COMUNI DI LAZIO, UMBRIA E TOSCANA SI SONO INCONTRATI PER DIRE CHE UN ALTRO SVILUPPO È POSSIBILE E DOVEROSO PER SALVAGUARDARE L’AMBIENTE, IL PAESAGGIO E BELLEZZA DEI LORO TERRITORI.

Il futuro dell’Amiata è il futuro del centro Italia. Il Monte Amiata, infatti, è al centro di un ecosistema a rischio, la cui salvaguardia e valorizzazione riguarda ben tre regioni: Toscana, Lazio e Umbria. Proprio per questo il convegno di sabato, connotato come sempre dall’alta qualità delle relazioni e che ha registrato una altissima affluenza di pubblico, ha visto gli interventi di diversi rappresentati dei comuni di tre regioni per dire no ad uno sviluppo dei loro territori fondato sulla geotermia speculativa ed inquinante.

La giornata, moderata da Vittorio Fagioli della rete NOGESI, si è aperta con i saluti del sindaco di Abbadia San Salvatore dr. Fabrizio Tondi e una introduzione di Velio Arezzini di SOS Geotermia che ha richiesto con forza la chiusura delle centrali geotermiche “flash” e l’elaborazione di piano energetico alternativo.

Nella prima parte del convegno i proff. Roberto Barocci e Andrea Borgia hanno evidenziato, avvalendosi dei dati ufficiali delle ARS, ARPAT e Università, le emissioni in atmosfera di inquinanti prodotte dalle 5 centrali flash geotermoelettriche dell’Enel presenti nel territorio del Monte Amiata, con effetti sulla salute dei cittadini, sull’ambiente, sulla sismicità, sul bacino idrico dell’Amiata (il più importante del Centro Italia), sui fiumi Paglia e Tevere, oggetto di inquinamento da mercurio pari al 42,5%  della intera produzione di mercurio dell’industria nazionale.

L’ing. Giorgio Santucci ha illustrato, poi, gli studi che gli scienziati di varie università nel mondo, stanno portando avanti per uno sfruttamento ecosostenibile dell’energia geotermica: BHE (Borehole Heat Exchangers). A conferma, se mai ve ne fosse stato bisogno, di come gli impianti idrotermali oggi conosciuti non permettano uno sfruttamento dell’energia geotermica rispettosa dell’ambiente e della salute dei cittadini.

La parola, quindi, è passata alla componente politica che, all’unisono, si è espressa con forza per ribadire il proprio proposito di voler portare avanti, ed attuare, una politica di sviluppo legata alla valorizzazione e salvaguardia dell’ambiente, del paesaggio, dell’agricoltura, dell’enogastronomia e dell’immenso patrimonio storico, culturale ed archeologico di questi territori di straordinaria bellezza. Bellezza che va preservata, perché ha un compito etico insostituibile.

Sulla votazione del consiglio Regionale della Toscana in merito alla questione delle “aree non idonee alla geotermia” i tre consiglieri di opposizione Giacomo Giannarelli (M5S), Tommaso Fattori (SI) e Manuel Vescovi (LN) hanno evidenziato i risvolti della votazione del 1° febbraio in Consiglio Regionale e la volontà di proseguire sulla vicenda sanitaria e ambientale dell’Amiata, riportando in Consiglio il parere dei ricercatori e scienziati che saranno ascoltati dalla Commissione Ambiente. Vescovi ha posto la necessità che della questione sanitaria del Monte Amiata venga investita la Commissione Sanità del Consiglio Regionale.

Sulla vicenda del mercurio nel fiume Paglia e Tevere il sindaco di Orvieto Germani ha ribadito la volontà delle amministrazioni comunali dei territori coinvolti di risolvere il problema dell’inquinamento da mercurio per proseguire ed ampliare l’azione nella direzione della tutela a valorizzazione dei territori. Ha chiuso la sezione politica il sindaco di Acquapendente, Angelo Ghinassi, che ha sottolineato l’importanza che questa battaglia, in difesa dell’ambiente, della salute e della bellezza dei nostri territori, venga portata avanti insieme dalle amministrazioni comunali delle tre regioni coinvolte perché, come ricordato anche dalla Corte di Costituzionale, il benessere dei cittadini e la tutela dell’ambiente hanno un valore “primario ed assoluto” e la tutela del paesaggio non può essere «subordinata ad altri valori, ivi compresi quelli economici». Questa proposta- se praticata- farà fare un passo avanti alla vertenza “geotermia e mercurio” in quanto lo scontro è assunto in prima persona dagli stessi amministratori dei territori.

La seconda parte del convegno è stata poi dedicata alle proposte di un diverso tipo di sviluppo economico ed energetico dell’area. Particolarmente interessante è stata la testimonianza del sindaco di Castiglione d’Orcia, Claudio Galletti che ha evidenziato come la Val d’Orcia, in pochi anni, grazie ad una politica di “sanatoria” delle industrie insalubri del territorio, sia approdata ad uno sviluppo durevole rispettoso dell’ambiente e delle sue peculiarità e sia riuscita ad imporsi come area a forte vocazione turistica e culturale.

I lavori si sono chiusi con l’intervento della prof. Cinzia Mammolotti che ha rilanciato la proposta della istituzione del Parco Naturale Nazionale dell’Amiata per la tutela e la valorizzazione dell’intero patrimonio ambientale ,storico e culturale. Con l’impegno di tutti a “chiudere” la vicenda geotermia nell’Amiata e portare avanti progetti per uno sviluppo sostenibile dell’area, nella consapevolezza che degrado e diseducazione possono dar prova di essere un costo insuperabile per la società.

Rete NoGESI                                                               Sos Geotermia


MATERIALI E DOCUMENTAZIONE

Riprese e interviste a cura di Amiata News

Introduzione ai lavori Velio Arezzini, Sos Geotermia/rete Nogesi

Intervento Roberto Barocci, Sos Geotermia/rete Nogesi

Le slides (in pdf) dell’intervento di Roberto Barocci, clicca qui per scaricare

Intervento Prof.Andrea Borgia, geologo

Intervento Giuseppe Germani, sindaco di Orvieto

Intervento Solange Manfredi, portavoce rete Nogesi

Intervento Tommaso Fattori, consigliere regionale Toscana SI

Intervento Giacomo Giannarelli, consigliere regionale Toscana M5S

Intervento Manuel Vescovi, consigliere regionale Toscana Lega Nord

Intervento Andrea Bassetti, imprenditrice agricola, Pres. Biodistretto Val d’Orcia

Intervento Antonio Pacini, Orto Botanico del Monte Amiata

Intervento Fabio Menchetti, agronomo

Intervento Claudio Galletti, Sindaco di Castiglione d’Orcia

Intervento Fabrizio Tondi, sindaco di Abbadia S.S.

Intervento Ing. Giorgio Santuci, presidente EGS

Intervento Fabio Landi, Sos Geotermia

 Intervento Cinzia Mammolotti, Movimento di Cittadinanza,
sul Manifesto dell’Amiata

Interviste

 

 

 

 

 

 

TUTTO IL CONVEGNO IN 4 VIDEO

PARTE 1a

PARTE 2a

PARTE 3a

 

PARTE 4a

 

FOTO


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4 febbraio 2017. DALL’AMIATA ALLA VALLE DEL TEVERE: ANCORA GEOTERMIA INDUSTRIALE O UN ALTRO SVILUPPO E’ POSSIBILE?

ABBADIA SAN SALVATORE (SIENA)
SABATO 4 FEBBRAIO 2017, ORE 14,30- 19,30
CINEMA TEATRO AMIATA
scarica la locandina

In memoria del Prof.Roberto Minervini

Sabato 4 febbraio 2017 ore 14,30-19,30 a Abbadia San Salvatore (Siena) presso il cinema teatro Amiata si terrà un convegno sul tema “Dall’Amiata alla Valle del Tevere: ancora geotermia industriale o un altro sviluppo è possibile?”, organizzato dalla Rete Nazionale NOGESI e SOS Geotermia. Il convegno è dedicato alla memoria del Prof. Roberto Minervini, animatore appassionato della rete NOGESI, recentemente scomparso.

Sarà una giornata di analisi e approfondimento delle tematiche della geotermia nel Monte Amiata, delle centrali flash geotermoelettriche dell’Enel presenti nel territorio (cinque centrali per una potenza installata di 120 MW), con emissioni in atmosfera di inquinanti, con effetti sulla salute dei cittadini, sull’ambiente, sulla sismicità, sul bacino idrico dell’Amiata (il più importante del Centro Italia), sui fiumi Paglia e Tevere, oggetto di inquinamento da mercurio sul territorio dei comuni dell’Alto Lazio e dell’Umbria.

Il Monte Amiata è al centro di un ecosistema a rischio, la cui salvaguardia e valorizzazione riguarda ben tre regioni: Toscana, Lazio e Umbria. Per questo il convegno vedrà la presenza di professori esperti in materia e di amministratori, non solo locali, ma anche di Lazio e Umbria. La presenza politica sarà dei consiglieri, membri della commissione ambiente del consiglio regionale della Toscana, perché esprimano le loro posizioni e gli impegni verso il consiglio regionale, il presidente e la giunta toscana.

Una parte importante del convegno sarà dedicata alla “proposta” che un cambiamento è possibile e che si può e si deve fare una diversa politica energetica del territorio in alternativa a quella attuale inquinante e speculativa, che si basi sul risparmio energetico, sulla efficienza e fonti realmente rinnovabili e compatibili con la salvaguardia dell’ambiente. Un piano energetico costruito con la partecipazione e la gestione dei cittadini, nel quadro delle effettive necessità energetiche in una situazione nazionale contrassegnata dalla riduzione dei consumi elettrici che non legittima, in questo momento, costruzione di nuove centrali elettriche.

E che si può e si deve puntare a un altro sviluppo economico, sostenibile, alternativo al “polo geotermico” che la regione Toscana vuol fare dell’Amiata, che si basi sul grande patrimonio ambientale, storico e culturale e sulla valorizzazione delle risorse del territorio (bio-agricoltura di montagna, artigianato locale, natura, etc.), che devono essere alla base delle scelte e dei programma del governo dei nostri amministratori locali e della stessa regione Toscana. Una giornata di “riflessione collettiva” sulle scelte che riguardano il futuro dell’Amiata e del Centro Italia.

Si invitano alla partecipazione, i cittadini, i comitati, i movimenti, gli amministratori, i partiti politici, le associazioni e organizzazioni di categoria, la stampa e le TV locali, regionali e nazionali.

PROGRAMMA (scarica la locandina in pdf alta qualità)

Ore 14:30 ACCREDITO PARTECIPANTI

Ore 15:00 APERTURA LAVORI
Presidenza: Vittorio Fagioli, Rete NOGESI
Saluto del Sindaco di Abbadia S. Salvatore (Siena): Dr. Fabrizio Tondi
Introduzione: Velio Arezzini, SOS Geotermia

Ore 15:15 GEOTERMIA, MERCURIO, INQUINANTI
Prof. Roberto Barocci, Geotermia Elettrica: rischi per la salute pubblica e le acque
Prof. Andrea Borgia, geologo, Univ. Milano, Amiata: Un velenoso cocktail di inquinanti
Giuseppe Germani, sindaco di Orvieto (Terni), Mercurio: un problema emergente dell’Italia Centrale
Dott.ssa Solange Manfredi, giurista, portavoce Rete NOGESI, Strasburgo chiama Amiata
Ing. Giorgio Santuci, presidente EGS, Nuove tecnologie geotermiche: BHE (Borehole Heat Exchangers)

Ore 16:30 LA POLITICA
Sono stati invitati: Stefano Baccelli, presidente Commissione Ambiente Consiglio Regionale Toscana. (PD)
Giacomo Giannarelli, vice presidente Commissione Ambiente Consiglio Regionale Toscana. (M5S)
Tommaso Fattori, membro Commissione Ambiente Consiglio Regionale Toscana. (SI)
Manuel Vescovi membro del Consiglio Regionale Toscana (Lega Nord)

Ore 17:15 IL CAMBIAMENTO È POSSIBILE: PROPOSTE PER UN ALTRO SVILUPPO
Dr. Andrea Strozzi, ideatore del “Low Living & High Thinking”, giornalista de “Il Fatto Quotidiano”, L’insufficienza dell’efficienza
Claudio Galletti, Sindaco di Castiglione d’Orcia (Siena), Parco della Val d’Orcia e Amiata: i territori protagonisti
Bassetti Andrea, imprenditore, Presidente del Biodistretto della Val d’Orcia
Antonio Pacini, L’Orto Botanico del M. Amiata e la sua Biodiversità
Fabio Menchetti, agronomo, L’olivo sospeso – il museo dell’olio di Seggiano
Angelo Ghinassi, Sindaco di Acquapendente (Viterbo), I comuni dell’Alto Lazio per un NO alla geotermia e uno sviluppo sostenibile del territorio

Ore 18:30 DIBATTITO
Ore 19:00 Prof.ssa Cinzia Mammolotti, Il manifesto dell’Amiata: idee e proposte per lo sviluppo durevole del territorio / Il Parco Nazionale del M. Amiata


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Amiata, arsenico nell’acqua: dopo 4 anni sempre peggio

img-notiziaSindaci e Acquedotto del Fiora si assumano le proprie responsabilità sulla potabilità e rischi per la salute.

Quattro anni fa Sos Geotermia fece -a proprie spese- una serie di analisi a campione sulla presenza di arsenico e mercurio nell’acqua potabile dell’Amiata, versante grossetano.
Ne scaturì una pubblica denuncia che, è il caso di dire, smosse le acque placide e tranquille in cui si cullavano amministratori e gestori degli impianti, nonostante i precedenti allarmi sui rischi di inquinamento causati anche dalle attività delle centrali geotermiche.
Oggi un nuovo campionamento delle acque fatto dai cittadini -a loro spese- mostrerebbe una situazione senza dubbio peggiore rispetto al 2012, nonostante anche gli abbattitori di arsenico e la miscelazione delle acque di diverse sorgenti per ridurne le concentrazioni.
Quasi la totalità dei valori dell’arsenico sono superiori a 5 microgrammi/litro che è la soglia oltre la quale l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, e i medici dell’ISDE sconsigliano l’uso potabile per bambini, donne in gravidanza e persone “fragili” con patologie.
Ma, ancor peggio, in ben tre casi sembrerebbe superato addirittura il limite di legge di 10 microgrammi/litro, situazione che dovrebbe far scattare allarmi e divieti di potabilità che invece non ci sono stati, o ci sono sfuggiti.

Ci chiediamo: ma i sindaci, responsabili primi della salute pubblica, e i vertici dell’Acquedotto del Fiora hanno il polso della situazione e sono in grado di smentire questi dati pubblicando le analisi per tutte le sorgenti degli ultimi anni?
Nel caso fossero confermati gli sforamenti e comunque l’alto tenore di arsenico nell’acqua potabile, a parte le promesse da marinaio del’ex presidente dell’Acquedotto di anni fa che si impegnava per drastici abbattimenti, cosa intendono fare i sindaci e i vertici dell’Acquedotto del Fiora, prima di dimettersi?

————————————

Di seguito il testo del volantino che stiamo distribuendo in Amiata e che potete scaricare in pdf:

Cosa beviamo? …4 anni dopo
Qualcuno controlla l’arsenico nell’acqua dell’Amiata?

Riceviamo notizia da un gruppo di cittadini che hanno effettuato in questi giorni le analisi dell’arsenico contenuto nell’acqua che viene distribuita nelle loro case di una situazione per niente rassicurante in merito alle concentrazioni di ARSENICO nell’ACQUA.

Ricordiamo che il limite di legge per le concentrazioni di arsenico è di 10 microgrammi/litro, mentre l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ed anche lAssociazione italiana medici per l’ambiente (ISDE) raccomandino che l’arsenico contenuto nell’acqua destinata al consumo umano deve essere tendente allo ZERO e che comunque bambini, donne in gravidanza e persone “fragili” con patologie dovrebbero evitare l’uso di acque con concentrazioni di arsenico superiori a 5 microgrammi/litro.

Questi i valori rilevati:

Analisi 2016
* valore oltre i limiti consigliati dall’OMS e ISDE (5 µg/L)
** valore oltre i limiti di legge (10 µg/L)

Località

Comune

Arsenico

Microgrammi/litro

Via di Montagna

Casteldelpiano

7,3 *

Via Pozzo stella

Casteldelpiano

6,8 *

Sorgente Montoto

Casteldelpiano

9,8 *

Paese

Montenero

4,7

Loc. Il Giunco

Arcidosso

10,2 **

Via del Fattorone

Casteldelpiano

10,1 **

Fonte davanti Venerio

Casteldelpiano

9,3 *

Cimitero

Montelaterone

8,3 *

Via della Montagna

Bagnore

8,9 *

San Lorenzo

Arcidosso

9,9 *

Pozzo. Privato Loc. il Giunco

Arcidosso

3,8

Fonte Murata

Casteldelpiano

6,6 *

Fonte del re

Casteldelpiano

7,8 *

Paese

Monticello

3,6

Fonte case Danti

Selva

1,7

Loc. Sasso del Corvo

Seggiano

10,8 **

Loc. Colle Vergari

Casteldelpiano

8,7 *

Casa Privata

Selva

0,9

Loc.Giardino Potentino

Seggiano

9,8 *

Piazza

S.Fiora

6,6 *


Nel 2012, come Sos Geotermia, effettuammo una ricognizione simile e confrontando i dati non possiamo fare altro che essere ancora più preoccupati. All’epoca infatti si registrarono solo due valori fuori norma, entrambi in sorgenti che comunque non alimentavano direttamente abitazioni. Oggi invece sembra invece dalle analisi dei cittadini che in ben tre zone abitate l’acqua distribuita dall’acquedotto supererebbe i limiti di legge di 10 microgrammi/litro.

Pare quindi che nel corso degli ultimi anni ci sia stato un progressivo inquinamento delle falde.
Confrontando i dati in comune con le località a delle nostre analisi del 2012 ecco che cosa possiamo ottenere:

tabella2-volantino

Casteldelpiano, Arcidosso, Seggiano avrebbero livelli di arsenico quasi ovunque superiori ai 6 microgrammi/litro Senza contare le sorprese che provengono dagli sforamenti del limite di legge emersi dalle analisi del 2016!!!

Quello che denunciavamo 4 anni fa è certamente peggiorato rendendo ancora più giusta la nostra richiesta di moratoria immediata di tutta la geotermia, esistente e di progetto, visto che -a quanto sembra e fino a prova contraria- sindaci e Acquedotto del Fiora non sembrano neanche in grado di rispettare almeno i limiti di legge, pur ricevendo milioni di euro per compensazioni ambientali e avendo realizzato gli abbattitori di arsenico che, ci chiediamo oggi, a cosa servono??

Invitiamo tutti i cittadini a inviarci segnalazioni in merito, anche per costruire una mappatura più efficace dell’arsenico nell’acqua!

Rimane inconcepibile che ancora una volta siano i singoli cittadini o i comitati a fare quello che per legge compete ai sindaci e al gestore Acquedotto del Fiora. Chiediamo quindi una immediata replica di questi soggetti con le analisi “ufficiali” che consentono l’uso potabile a norma di legge, le ragioni degli sforamenti possibili e se tali sforamenti si siano verificati anche in altre località. Nel caso venissero confermati questi dati auspichiamo che i responsabili ne traggano le dovute conseguenza, fatte salve altre e più gravi ipotesi.

Sos Geotermia, aderente alla Rete nazionale NoGESI


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La Postilla


Aggiornamento 8 novembre 2016

Apprendiamo da Il Giunco.net che Acquedotto del Fiora avrebbe prontamente risposto al nostro comunicato, ovviamente tranquillizzando perchè tutto è “a norma di legge”, madamalamarchesa…

Entriamo nel merito:

“Per quanto riguarda le analisi effettuate privatamente dai cittadini, citate nella nota stampa, va sottolineato che non viene specificato se siano riferite ad acqua di rubinetto e, come è noto, Acquedotto del Fiora è responsabile dell’acqua distribuita fino al punto di consegna, ma non di quella all’interno della rete privata. Inoltre, non viene specificato né il metodo di analisi utilizzato per il parametro arsenico, né tantomeno come sia stato eseguito il campionamento e se il campione sia stato correttamente stabilizzato e conservato.”
Ovviamente il cittadino -che non è un tecnico- si atterrà alle istruzioni del laboratorio che in questi casi indica di utilizzare bottiglie d’acqua che vanno riempite e svuotate più volte con l’acqua che si vuole analizzare, per poi riempirle e consegnarle entro il più breve tempo possibile al laboratorio; ci dicono che il metodo usato dal laboratorio di Grosseto incaricato, per l’arsenico sia l’APAT CNR 3080A ed. 2003.
Ci sembra che pretendere di più da chi neanche dovrebbe preoccuparsi di tali analisi sia oltremodo scorretto, come anche la specifica che limita la responsabilità del gestore fino al punto di consegna e che potrebbe far pensare che ci possano essere accidentali inquinamenti da arsenico successivo o, peggio ancora, che qualcuno possa aver dolosamente aggiunto arsenico all’acqua: …beh, certamente, chi non ha in casa almeno una sacchetta di arsenico?

“Le analisi effettuate negli anni 2012-2016 sull’acqua distribuita in tali zone  (Arcidosso, Castel del Piano, Seggiano e Santa Fiora, ndr) evidenziano valori medi di arsenico abbondantemente entro il limite previsto dal decreto legislativo 31/2001, fissato a 10 microgrammi/litro: pertanto valori medi inferiori a 5 microgrammi/litro come citato nella nota stampa costituiscono un obiettivo non richiesto dalla normativa di riferimento.”
Intanto “valori medi” non significano niente, perchè se una sorgente ha un valore di 1 o 0 µg/L mentre un’altra di 9 µg/L, anche se il “valore medio è 4,5 µg/L, significa però che chi usa la prima è sicuro, ma chi usa la seconda no.
Tant’è che molti valori anche dei rilevamenti dello stesso gestore sono tra 5 e 10 µg/L alcuni prossimi al limite di legge, come anche rileva l’Arpat a marzo ’16, alla Sorgente Galleria Bassa di Santa Fiora con 9,6 µg/L e alla Galleria Alta 9,8 µg/L.
Sui limiti dell’arsenico è bene ribadire che: l’Arsenico è considerato cancerogeno di I° livelli, cioè non esiste una concentrazione considerata innocua, i limiti di legge sono per forza dovuti ad un “compromesso” per non provocare un blocco generalizzato nella distribuzione dell’acqua in un territorio, come quello italiano, di origine vulcanica. Ma questo però non può tranquillizzare chi dovrebbe comunque ridurre al minimo possibile i rischi, visto che le raccomandazioni dell’OMS e dell’ISDE non sono frutto delle fantasie dei comitati.
Si consideri che nella loro ricerca del 2004 Osvaldo Conio e Roberto Porro (L’arsenico nelle acque destinate al consumo umano) riportavano che in provincia di Grosseto le loro analisi davano valori oscillanti tra un minimo inferiore a 1 µg/L a un massimo di 4 µg/L. Cosa è successo in Amiata tra il 2004 e oggi??

“Dopo aver chiesto deroga in via cautelativa, il gestore ha realizzato gli impianti di abbattimento necessari a rispettare i nuovi limiti… …per un investimento di circa 2,5 milioni di euro”
In realtà le deroghe al limite dei 10 µg/L furono richieste perchè i valori erano di molto superiori ai limiti ammessi e tali deroghe furono chieste finchè i regolamento lo permettevano (per 3 periodi di tre anni dal 2001 al 2010) finchè non ne vennero più concesse. Tali deroghe, peraltro, imponevano alcune condizioni precise quali anche “l’eliminazione delle cause dell’inquinamento da arsenico”, “l’informazione della popolazione sui rischi” e “garanzia che ai neonati e ai bambini fino ai tre anni venisse garantita acqua nel rispetto dei limiti normativi”. Nulla di tutto ciò è successo in quei 9 anni di deroghe dove tutti, compresi i soggetti più deboli, hanno consumato acqua ben sopra i limiti di legge…
Rispetto agli abbattitori per “2,5 milioni di euro” che hanno comunque pagato i cittadini, viene da chiedersi a cosa servono se comunque non riusciamo a rimanere entro i 5 µg/L; a meno che ci siano problemi di funzionamento…

100 fiori contro la geotermia sbocciano: assemblea del neocostituito comitato a Roccalbegna

assemblea-rocca1webIl virus dell’informazione contro la geotermia speculativa e inquinante, negata per decenni in Amiata, in Maremma e nella Toscana tutta, dove si è sempre sostenuto la sostenibilità e rinnovabilità di tale sfruttamento all’ombra delle compensazioni ambientali e delle sponsorizzazioni di sagre e feste da parte di Enel, ormai si va diffondendo in ogni borgo del nostro amato territorio, come era l’auspicio lanciato con le mobilitazioni dei “100 fiori contro la geotermia”.
Salutiamo l’esordio dell’appena costituito “Comitato per la Tutela del Territorio di Roccalbegna” che, con una partecipata assemblea pubblica alla quale -e non è una novità- si è sottratto il sindaco, ha iniziato la sua attività proprio con una giornata di informazione.
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del comitato.

 

GRANDE AFFLUENZA ALL’ASSEMBLEA PUBBLICA ORGANIZZATA DAL COMITATO PER LA TUTELA DEL TERRITORIO DI ROCCALBEGNA
I CITTADINI IN PIAZZA PER INFORMARSI SULLA GEOTERMIA!

Domenica 28 agosto 2016 si è svolta a Roccalbegna un’assemblea pubblica informativa sullo sfruttamento industriale della geotermia, nei territori Maremmani ed Amiatini. Erano presenti i relatori Pino Merisio (di SOS Geotermia) -SCARICA LA PRESENTAZIONE- ed il prof. Andrea Borgia (geologo), che hanno condotto l’assemblea davanti a circa 200 partecipanti, comprendenti sia abitanti di Roccalbegna e dei paesi vicini, sia molti rappresentanti dei diversi comitati, contrari alla geotermia industriale e speculativa, provenienti dalla Maremma e dall’Amiata.

Gli argomenti trattati sono stati vari: emissioni inquinanti nell’aria e nelle falde acquifere con relativi danni alla riserva idrica e alla salute; la spiegazione delle diverse tecnologie, utilizzate ad oggi dalle compagnie energetiche, per l’estrazione dei fluidi geotermici e conseguente conversione delle risorse termiche ad elettriche. Particolare enfasi è stata data alla bassa efficienza di questi processi, resi possibili economicamente solo grazie agli incentivi governativi, provenienti dai prelievi sulle bollette energetiche ai cittadini.

Dagli interventi fatti dai partecipanti, è apparsa evidente una forte preoccupazione e si è espresso l’auspicio di un utilizzo più efficiente di questi incentivi, che dovrebbero essere destinati alla diffusione delle fonti veramente rinnovabili; l’unica svolta possibile dallo sfruttamento delle fonti fossili e, come nel caso della geotermia industriale, da quelle fortemente impattanti per l’ambiente e per l’economia delle aree che le subiscono.

Al termine dell’assemblea e conseguente dibattito è stato proiettato il documentario indipendente “Un monte d’acqua” del regista Toni Montagna (2014).

L’evento è avvenuto a dieci giorni dalla costituzione del Comitato per la Tutela del Territorio di Roccalbegna, il più recente in Maremma, a testimonianza dell’aumento del dissenso verso l’industrializzazione geotermica.

assemblea-rocca2webI cittadini riunitisi ieri a Roccalbegna, hanno espresso il desiderio di un futuro diverso per i territori, con un fermo no all’industrializzazione e, dando voce al Comitato, nei giorni scorsi hanno accompagnato questa fermezza con intenti propositivi sul rilancio del territorio stesso, con la ricerca di dialogo con le amministrazioni locali e offrendo cooperazione nei progetti di sviluppo. E’ dispiaciuto quindi che il sindaco di Roccalbegna, Massimo Galli, abbia declinato l’invito a partecipare all’evento. Sarebbe certamente stato un confronto moderato e piacevole, con la stessa atmosfera pacata che ha caratterizzato tutta l’assemblea.

Guardando al futuro, ad un contesto di unione degli sforzi dei singoli comitati, le recenti energie impiegate sia in Maremma, che in Amiata ma anche nel resto della Toscana, Lazio ed Umbria, hanno visto partecipare all’assemblea informativa anche rappresentanze di queste zone, quali: Rete SOS Geotermia, SOS Geotermia Scansano, difesa dell’Alta Valle dell’Albegna di Semproniano, rete Centrali Zero, Agorà CittadinanzAttiva di Monticello Amiata, Fumarole della Selva, No Geotermia Seggiano, TerrAmiata di Castel del Piano, ed entrambi i meetup Arcidosso 5 stelle ed Amiata a 5 stelle.
Ringraziamo tutti per la partecipazione.

Comitato per la Tutela del Territorio di Roccalbegna


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CONVEGNO “LA STRADA DEL MERCURIO”: ENEL CONVITATO DI PIETRA

mercurio inquinamentoAvevamo già segnalato come l’attività degli “Amici della Terra” in realtà si spendeva piuttosto a favore della “Trivella”, come la posizione a favore delle piattaforme petrolifere espressa in occasione del recente referendum. Tornano, i nostri eroi, ad esercitarsi in ambigue operazioni di finto ambientalismo, o ambientalismo reticente, stavolta impegnandosi in uno studio sull’inquinamento da mercurio che dal monte Amiata arriva al mare, ignorando o facendo finta di non sapere che oggi di certo è altrettanto importante, se non maggiore, il contributo che le centrali Enel danno a tale inquinamento piuttosto che le ex miniere in parte bonificate. Perchè tale omissione?

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CONVEGNO “LA STRADA DEL MERCURIO”: ENEL CONVITATO DI PIETRA

Nell’abbondanza di dati sull’inquinamento da mercurio dall’Amiata al mare non c’è traccia delle centrali geotermiche dell’Enel a rilascio libero in atmosfera che sono sicuramente concausa dell’inquinamento da mercurio ed altro ancora.

 

L’Associazione “Amici della Terra”, presente il Ministero dell’Ambiente nella persona del Capo della Segreteria tecnica Carlo Maria Medaglia, ha presentato il 14 giugno us a Roma un rapporto sull’inquinamento da mercurio nel comprensorio Tosco-Umbro.

Il Prof.Costagliola, dell’Università di Firenze, ha presentato i dati emersi da una ricerca ricordando che il minerale era estratto sin dalla fine dell’800 in maniera “sporca”, e tutt’oggi sia i residui di lavorazione che il minerale stesso sono rinvenibili in più luoghi del vasto comprensorio minerario. La ricerca esaminava da diversi punti di vista la grave contaminazione del territorio del monte Amiata fino ad interessare pesantemente in particolare il Fiume Paglia e, passando per il Tevere, anche le coste tirreniche.

2000-2007 emissioni fonte toscana evidenza mercurio

Nella tabella i dati delle emissioni al 2000 e 2007 rilevati dalla Regione Toscana (clicca per ingrandire)

In tutta la relazione, inspiegabilmente, non si citava minimamente le enormi quantità di mercurio che sono state emesse, ed ancora oggi vengono emesse sempre nell’area dell’Amiata dalle centrali geotermiche ENEL. Come pure ha rilevato a suo tempo l’Arpat, che misurava le emissioni per il solo mercurio in 889,14 kg nel 2008 e 162,90 kg nel 2011, anno quest’ultimo riferito alla presenza di centrali per complessivi circa 60 MW e dotate di abbattitori, mentre oggi, con le nuove centrali realizzate nel frattempo, siamo addirittura a 120 MW, il doppio, con un evidente aumento delle emissioni di mercurio, e non solo.

Come rilevano pure numerosi e prestigiosi ricercatori italiani (Basosi, Bravi, Borgia, ecc) tali centrali “flash”, a rilascio libero in atmosfera dei vapori estratti, sono tecnologicamente superate, ma molto convenienti per il gestore Enel che, incredibile a dirsi, percepisce per queste anche contributi pubblici per decine di milioni di euro all’anno quali produttori di “energia pulita e rinnovabile”.

Anche la recentissima “Bagnore 4” è considerata (cfr. Basosi, Bravi, 2015) una centrale inquinante paragonabile ad analoghe centrali a combustibili fossili, e proprio a causa delle incontrollate emissioni degli inquinanti fluidi geotermici. L’inquinamento da mercurio, dunque, non può essere solo quello generato dalle vecchie miniere che per continuo dilavamento in tutti questi anni avrebbe presumibilmente dovuto ridurre la sua presenza nell’ambiente.

Alla domanda posta da uno di noi al prof.Costagliola sul perché non era stato considerato l’inquinamento geotermico da mercurio come una concausa dell’aumento di questi ultimi anni del mercurio nel Fiume Paglia (e nei suoi pesci) non è stata fornita alcuna risposta: più che con il Ministero dell’Ambiente sembra di interloquire con il Ministero dell’Industria.

Il rapporto presentato evidenzia quindi un aspetto paradossale e veramente sconcertante: una ricerca sul mercurio di una prestigiosa Università italiana ignora totalmente l’influenza che il mercurio emesso dalla geotermia Enel può esercitare sul bacino idrografico del Paglia e del Tevere.
Quindi certamente utile e necessaria la bonifica delle discariche e dei siti minerari dismessi, ma anche la chiusura degli altrettanto inquinanti impianti come le centrali geotermiche.

Non considerare questo contributo rilevante è fare un servizio di “distrazione di massa”, a cui riteniamo grave che si sia prestata l’associazione “Amici della Terra”.

Sos Geotermia, aderente alla Rete nazionale NoGesi

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Per chi volesse approfondire, segnaliamo anche questo studio:
“Differential Absorption Lidar Mapping of Atmospheric Atomic Mercury In Italian Geothermal Fields”, pubblicato in Journal of Geophysical Research fine e scaricabile in formato pdf

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Corriere di Siena, 21 giugno 2016

20160621_corr siena mercurio

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Firenze, 9 aprile 2016. Dal convegno sulla geotermia un chiaro “no” al piano Rossi

20160409_firenze focus geotermia 19Sala piena all’Auditorium regionale e presidio in strada per il convegno “Geotermia: Focus Toscana”. Messe in evidenza tutte le criticità, i danni sociali e sanitari nella regione “geotermica” per eccellenza. La geotermia non ha una accettazione sociale neppure in Toscana.

 

E’ stato un convegno molto partecipato quello che si è svolto sabato 9 aprile 2016 a Firenze presso l’Auditorium del Consiglio Regionale della Toscana dal titolo “Geotermia: Focus Toscana” organizzato dai comitati della Rete Nazionale NOGESI (No geotermia elettrica speculativa e inquinante).
I tempi per organizzare un focus sulla geotermia erano maturi. Il Governo infatti ha finora disatteso l’impegno, preso con una Risoluzione approvata dalla Camera dei Deputati, di emanare le linee guida su tale argomento entro ottobre 2015. Nell’attesa di tale normativa in Toscana i progetti per nuovi insediamenti industriali stanno andando avanti in base a regole vecchie che non tutelano i territori soprattutto per quanto riguarda la tutela ambientale e sanitaria.
I dieci relatori invitati rappresentavano i settori professionali più legati al tema in discussione. Una serie di interventi interessanti si sono susseguiti davanti ad un pubblico attento e desideroso di capire meglio cosa sta avvenendo nei territori coinvolti dai progetti di costruzione di nuovi impianti geotermici: centrali geotermiche che fino a pochi anni fa venivano percepite come una risorsa, oggi vengono vissute come un problema per l’economia locale, la salute e l’ambiente.
L’aria che si respirava durante tutte le trattazioni era di chiaro dissenso verso la politica nazionale e regionale. Sia per il modo in cui viene sfruttata oggi la geotermia esistente sia per i permessi di ricerca rilasciati dalla Regione che preludono all’industrializzazione forzata di territori dove sono presenti economie che hanno investito tutte le loro energie e risorse puntando sullo sviluppo del settore dell’agricoltura e del turismo di qualità.
La consapevolezza che purtroppo tale attività industriale gode di particolari protezioni politiche è stata chiara fin da subito a tutti i presenti in sala. Un tipo di energia che per anni è stata propagandata come pulita e rinnovabile oggi mostra “tutti i suoi contro”. In tutti gli interventi sono state dimostrate le criticità collegate allo sfruttamento geotermico per come viene attuato oggi in Italia e in Toscana.
Fin dal primo intervento è stato ben chiarito quanto è avvenuto dal 2010 ad oggi con la liberalizzazione del mercato geotermoelettrico. Gli incentivi economici stanziati per le fonti rinnovabili e una normativa rivelatasi inefficace sin dalla sua nascita, hanno spinto società, fino a quel momento puramente finanziarie, a lanciarsi in una nuova corsa all’oro. La diffusione a macchia di leopardo dei nuovi permessi di ricerca ha quindi creato preoccupazione e malcontento nelle comunità locali. A questo proposito durante il convegno è stata portata la testimonianza di alcuni attivisti dei comitati nati sul territorio per contrastare la geotermia industriale. Emblematico il caso del “Masso delle Fanciulle” che ha visto i cittadini doversi impegnare in molteplici attività tra cui raccolte di firme e fondi per poter difendere i territori minacciati. Si è passati poi a parlare della non sostenibilità e dell’incompatibilità tra produzioni agricole di qualità e insediamenti di nuove centrali geotermiche.
L’intervento di un rappresentante sindacale ha messo in luce quanto sia elevato il tasso di disoccupazione nelle aree geotermiche “storiche”, sfatando il mito che questa tipologia di insediamenti industriali crei nuovi posti di lavoro, rispetto ai settori legati all’economia del paesaggio.
Un altro argomento trattato è stata la drammatica situazione sanitaria ed ambientale in Amiata. In particolare sono state esposte le tabelle riportanti le grosse quantità di ammoniaca ed altre sostanze velenose immesse in atmosfera dalle torri di raffreddamento delle centrali. I danni sociali e sanitari che provocano le sole emissioni di ammoniaca ammontano a decine di milioni di euro e sono stati confermati da recenti studi di affermati ricercatori indipendenti. Clamorosa poi la ricostruzione delle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per le ultime due centrali realizzate in Amiata da Enel Green Power, rammentate dall’arch. Fabio Zita, ex responsabile della Regione Toscana del Settore VIA. Se i documenti citati dall’arch. Zita saranno confermati, tutte le forze sane di questa Regione dovranno chiedere con forza le dimissioni del Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.
L’avv. Michele Greco ha quindi riportato la sua testimonianza di collaborazione con i comitati impegnati nella lotta alla geotermia industriale. E’ stato spiegato all’uditorio come sia debole ed inefficace l’impianto normativo statale.
Successivamente alcuni consiglieri regionali presenti in sala di SI-Toscana a Sinistra e M5S hanno preso a turno la parola per esporre le proprie posizioni sulla questione geotermica, concordando con la Rete NOGESI mozioni e interrogazioni da portare in Consiglio Regionale. La assenza di posizioni da parte del PD regionale testimonia della difficoltà di contrapporsi alle argomentazioni presentate nel convegno. E’ intervenuto poi l’on. Samuele Segoni che si è soffermato sul ritardo del Governo nella definizione di nuove regole per la geotermia.
Sul finale due docenti universitari, il prof. Andrea Borgia-geologo di chiara fama- e l’ing. Giorgio Santucci affrontavano le questioni più tecniche in relazione alle vistose problematiche legate allo sfruttamento geotermico dell’area amiatina – a rilascio libero in atmosfera-con la riduzione dell’acquifero, sismicità indotta e subsidenza e le criticità anche di quelle “binarie” proposte come “buona geotermia”. Veniva quindi presentata la tecnologia cosiddetta di terza generazione, con sonde geotermiche di sofisticata costruzione che hanno la caratteristica-non muovendo i fluidi sotterranei- di limitare al minimo l’impatto ambientale.
Concludeva il convegno Piero Pii, Sindaco di Casole d’Elsa. Nella sua relazione i temi toccati riassumevano tutti gli interventi precedenti: normativa, procedimenti amministrativi, strategie di sviluppo alternative alla geotermia industriale, partecipazione democratica e la proposta di una commissione di inchiesta sull’Amiata, nonché la possibilità di una class action collettiva.
Un successo quindi che rilancia le attività dei comitati della Rete NOGESI contrari al piano geotermico del governatore Rossi e delle vecchie centrali Enel Green Power, a partire dalla Giornata “100 fiori contro la geotermia “del prossimo 24 aprile.

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Orvieto News dell’11 aprile 2016

Amiatanews dell’11 aprile 2016

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Orvieto Sì

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“TE LA DO’ IO LA GEOTERMIA!” 9 APRILE 2016: GIORNATA DI MOBILITAZIONE SU “GEOTERMIA: FOCUS TOSCANA”

20160409_LOCANDINA PROGRAMMA FIRENZE GEOTERMIA_cropSabato 9 aprile 2016, alle ore 9.30, a Firenze, presso il Consiglio Regionale Toscana, sala Auditorium, via Cavour, 4, un incontro organizzato dalla Rete Nazionale NOGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)

I Comitati toscani della Rete Nazionale NOGESI sono allarmati dall’accelerazione impressa dal governatore Rossi che sembra deciso a procedere spedito nel rilascio di permessi e concessioni di sfruttamento geotermico pur in mancanza di linee guida nazionali, che pure il governo avrebbe dovuto emanare oltre sei mesi fa, come approvato dalla Risoluzione congiunta delle Commissioni VIII e X della Camera dei Deputati il 15 aprile 2015.

Tale accelerazione dei tempi è preoccupante per tutti i territori coinvolti, dalle cd. “aree geotermiche” di Larderello/Travale e dell’Amiata ad altre che sono oggetto di “nuove” concessioni per impianti a media ed alta entalpia, anche per la mancanza di “regole” nelle autorizzazioni che lasciano una discrezionalità pelosa nelle mani della Giunta Regionale.

L’incontro di Firenze vuole portare all’attenzione della politica regionale, del mondo dei media e dei cittadini i rischi ed i pericoli a cui potenzialmente vengono esposti territori che hanno nella loro naturale vocazione il turismo, le risorse agroalimentari d’eccellenza, l’economia legata al paesaggio e alla tradizione toscana che il mondo intero ci invidia.

Contro il tentativo, quindi, di trasformare tale prezioso tesoro naturale in un distretto industriale dell’energia (che dove è stato realizzato- Alta Val di Cecina- non ha prodotto altro che decadenza economica) i Comitati toscani della Rete Nazionale NOGESI porteranno la loro voce e quella di autorevoli esperti del settore, nel cuore della Regione Toscana, regione che, peraltro ha già da tempo raggiunto i limiti imposti nella produzione elettrica delle cosiddette “energie rinnovabili” e non ha quindi alcun giustificato motivo per procedere oltre.

L’obiettivo è quello di sensibilizzare e informare in merito agli scenari che si stanno prefigurando, con l’obiettivo di arrivare a dire: “basta altra geotermia in Toscana, moratoria subito”.

Rete Nazionale NOGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)

CLICCA QUI per aprire e scaricare la locandina con il programma in pdf

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Maremmanews

Orvieto news

Il Tirreno del 6 aprile 2016:
Raddoppio geotermia, Amiata in rivolta
Sindaci e ambientalisti sul piede di guerra contro l’ipotesi del premier: «Governo inadempiente rispetto alle linee guida»
di Fiora Bonelli
CASTEL DEL PIANO. «L’Amiata non è il deserto del Nevada. L’Amiata ha un sistema economico che dà ricchezza e occupazione. Basta con la geotermia». Così il sindaco di Castel del Piano Claudio Franci di fronte alle dichiarazioni del premier Matteo Renzi che, tornato dalla visita in Nevada dove ha presenziato al taglio del nastro della prima centrale ibrida di energie rinnovabili che combina energia geotermica, solare fotovoltaica e solare termica, realizzato da Enel green Power, ha profilato un raddoppio dello sfruttamento geotermico amiatino.
«Sulla geotermia – ha detto il premier Renzi – che “vale l’1%” ed è quasi tutta a Larderello ma non solo a Larderello, possiamo raddoppiare un po’, soprattutto in un altro pezzo di Toscana, che è il monte Amiata; ci stiamo lavorando, c’è un problema di autorizzazioni ma ci andiamo».
A queste dichiarazioni, l’Amiata ha tremato, dai sindaci ai cittadini, ai comitati antigeotermici. E se il sindaco Franci parla di «dichiarazione inopportuna», il collega di Seggiano Gianpiero Secco, che è spesso salito sulle barricate in particolare contro i progetti di geotermia a media entalpia, anche stavolta non si tira indietro. «Commenti? Non ce ne sono – dice –. Credo, comunque, che il problema di questa esternazione del premier stia nella poca conoscenza del nostro territorio e magari anche di una conoscenza approssimativa del problema geotermia. Comprendo che il capo del governo sia rimasto affascinato dalla potenza e dall’altissima tecnologia di questa megacentrale ultima generazione a marchio tutto italiano di Enel green power. Ma prima di parlare di mettere in ballo l’Amiata bisognerebbe essere molto attenti sia al territorio di cui si parla sia al contesto sociale economico della zona. Noi abbiamo maturato una certa confidenza con l’argomento ed è certo che gli diciamo che l’Amiata è satura».
Le posizione di Franci e di Gianpiero Secco fanno forza pure sul protocollo 2007 firmato dalla Regione Toscana e dai sindaci dell’Amiata in cui si sottoscriveva che dopo Bagnore 4, non si doveva parlare di altre centrali. Invece non è così e pullulano le concessioni per società anche con capitale sociale risicatissimo che vorrebbero creare centrali geotermiche un po’ dappertutto.
Anche i comitati che fanno capo a Sos geotermia attaccano le dichiarazioni del premier. «Renzi torna dal Nevada e “vuò fa l’americano”», dicono, elencando una serie di questioni, fra cui spicca l’inadempienza della risoluzione parlamentare del 15 aprile 2015, approvata dalle Commissioni congiunte VIII e X della Camera, che impegnava il governo a emanare entro sei mesi linee guida per individuare i criteri generali di valutazione nella scelta delle aree adatte a nuove centrali e si impegnava a rivedere, alla luce delle linee guida tutte le concessioni, da autorizzare e in essere.
«È passato quasi un anno e tutto tace – sottolinea Sos geotermia rammentando che – già Enrico Rossi, dopo il bluff della moratoria di sei mesi, sembra far finta di niente e procede spedito in un suo personale piano geotermico in barba alla citata risoluzione».
Quando alla sortita di Renzi, «se alle parole dovessero seguire i fatti – dice Sos geotermia – passerebbe come un bulldozer sia sulle proteste ormai diffuse in tutta la Toscana, sia sulle perentorie dichiarazioni dei sindaci, sempre pd, dell’Amiata che spergiurano che “si è raggiunto l’equilibrio tra centrali e Amiata”, ma anche sulle mire di Rossi e, ancor più grave, sull’impegno che le commissioni parlamentari hanno assunto di fronte al Paese e che dovrebbero impegnare il governo».
Intanto i comitati hanno organizzato due giornate di mobilitazione: il 9 aprile al consiglio regionale a Firenze e il 24 con la giornata “100 fiori contro la geotermia” con iniziative in contemporanea in tutti i territori interessati dallo sfruttamento geotermico.

Roma, 5 novembre 2015. La Rete NOGESI porta in Parlamento la proposta dei cittadini sulla geotermia

20151105_rm_NOGESI_camera_27Una gran bella giornata per tutti coloro che amano la propria terra!
Pienamente riuscita la giornata sulla geotermia organizzata dalla Rete NOGESI a Montecitorio per il 5 novembre 2015.

La Rete, che coinvolge comitati e cittadini di Toscana, Umbria, Lazio, Campania e Sardegna contrari alla geotermia inquinante e speculativa, smentendo i lobbisti pro-geotermia che continuano a blaterare di nimby, ha presentato una proposta concreta sulla geotermia e su questa si è confrontata con tecnici, scienziati, amministratori locali e parlamentari.

Giova ricordare che la risoluzione approvata all’unanimità il 15 aprile us, nelle Commissioni VIII e X della Camera dei Deputati, n.8-00103, impegna il governo a confrontarsi con i territori per addivenire a regole certe e sicure sulla geotermia. Ad oltre sei mesi da quell’impegno, la Rete intende, con le iniziative intraprese, portare il contributo di tanti territori alla definizione di norme che proteggano ambiente e salute dalla geotermia come oggi la conosciamo, che gode di incentivazioni non giustificate e di una mancanza di regole che lascia libertà alle imprese di trivellare dovunque e in qualsiasi modo.

All’interno della Camera dei Deputati si è quindi svolto un interessante dibattito con la presentazione della Proposta della Rete sulla geotermia e con gli interventi di rappresentanti delle forze politiche, degli amministratori locali, dei tecnici, dei comitati da cui ci sembra emergere, al di là delle diverse peculiarità e qualità, l’esigenza improcrastinabile di regole certe che salvaguardino la salute dei cittadini, le economie locali e l’ambiente.

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Il comunicato della rete NOGESI:

Roma, 5 novembre 2015. La Rete NOGESI porta in Parlamento la proposta dei cittadini sulla geotermia: un appuntamento importante, pienamente riuscito.
La proposta dei cittadini, supportata da autorevoli esperti, portata al massimo vertice, nel palazzo del potere: il territorio è di chi lo vive.

La seconda giornata di mobilitazione contro la geotermia elettrica speculativa e inquinante è stata un vero successo di pubblico confluito da molte regioni italiane ed ha mostrato nelle proposte una coralità ed una maturità elevate: tutti gli aspetti della problematica sono stati sviscerati con l’ausilio di importanti esperti, l’impraticabilità dell’attuale piano del Governo mostrata da moltissimi sindaci ed amministratori presenti.
Attendiamo ora che il Governo faccia la sua parte mandando in soffitta il vecchio piano Berlusconi- Scajola e riformulando la normativa di settore come chiede all’unanimità la Risoluzione parlamentare del 15 aprile scorso delle Commissioni Ambiente e Attività Produttive della Camera dei Deputati. Ad oltre sei mesi da quell’impegno, la Rete intende, con la iniziativa intrapresa, portare il contributo di tanti territori alla definizione di norme che proteggano ambiente e salute dalla geotermia come oggi la conosciamo, che gode di incentivazioni non giustificate e di una mancanza di regole che lascia libertà alle imprese di trivellare dovunque e in qualsiasi modo.
Il tempo concesso è scaduto, il Governo ora operi anche sulla scorta del copioso documento di proposta inviato a metà ottobre dalla Rete NOGESI verso una nuova legislazione del settore, che risolva il problema della scarsa credibilità dell’attuale piano geotermico del Governo. Ed al Parlamento è chiesto di sollecitare il Governo al rispetto degli impegni assunti.
L’iniziativa, che è seguita ad una prima mobilitazione nazionale del 5 marzo 2014 ed a moltissime mobilitazioni territoriali, prevedeva un convegno con la qualificata partecipazione di scienziati, parlamentari, sindaci, avvocati, rappresentanti dei comitati, organizzato presso la Camera dei Deputati, nell’Auletta dei Gruppi Parlamentari, una conferenza stampa ed un presidio in piazza di Montecitorio, pienamente riusciti.
La Rete NOGESI rappresenta il coordinamento nazionale di numerose associazioni sorte nei territori interessati dai progetti di trivellazioni e nuovi impianti geotermici ritenuti dannosi per l’ambiente e le attività economiche presenti nei territori, pericolosi per la salute e la sicurezza idrogeologica: in Toscana, con l’Amiata, la Maremma e la Val d’Orcia; in Umbria e nel Lazio, nell’altopiano dell’Alfina ed aree limitrofe con gli impianti di Castel Giorgio e Torre Alfina; in Campania, con il dramma dei comuni vicini al super-vulcano dei Campi Flegrei in cui si vogliono installare due impianti pilota; in Sardegna, piena di istanze di ricerca geotermiche. Dove da tempo sono coinvolti non solo i cittadini ma anche le amministrazioni locali, con in testa i sindaci, più volte scesi in piazza indossando la fascia tricolore, anche per manifestare un disagio istituzionale verso il piano di privatizzazione selvaggia della geotermia.

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Di seguito riportiamo alcuni resoconti stampa
e la galleria fotografica della giornata.

Corriere di Siena 8/11/15:

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Orvietosì 8/11/15 (link)

Corriere di Siena 7/11/15:

20151107_corriere siena su nogesi

Il Cittadino online 7/11/15 (link)

I-Siena 7/11/15 (link)

Radiogiornale web 7/11/15 (link)

Aletheia online 7/11/15 (link)

Il Tirreno, 6/11/15:
Geotermia, a Roma per nuove regole
Nogesi chiede linee guida per uno sfruttamento sicuro, Barocci critica il sistema di incentivi: «Deve esserci una ricaduta»
di Francesca Ferri
ROMA. Quanti posti di lavoro si riuscirebbero a creare in un territorio come quello dell’Amiata grossetana se per i prossimi 25 anni gli imprenditori locali ricevessero 775 milioni di euro di incentivi per le loro attività? Quanto turismo si riuscirebbe a calamitare sul “sacro monte”, quante strutture ricettive, quanti ristoranti, percorsi storici, naturalistici, museali si potrebbero aprire? E se una parte di quei soldi andasse ai cittadini per costruirsi impianti di riscaldamento che, con una sonda, portassero in superficie il calore a uso domestico? Quanto lavorerebbero le ditte edili per le ristrutturazioni delle migliaia di edifici presenti sul territorio? E quanto risparmierebbero i cittadini?
Quella di ieri contro la geotermia speculativa e inquinante, organizzata a Roma dalla rete Nogesi e a cui hanno partecipato amministratori e associazioni di Toscana, Lazio, Umbria, Campania e Sardegna, doveva essere una giornata di manifestazione e proposte per ottenere in Italia regole oggi inesistenti per garantire uno sfruttamento del calore della Terra senza rischi per l’ambiente e per l’uomo. Non a caso la prima proposta che il pool di scienziati ed esperti – tra cui il gorssetano Roberto Barocci, portavoce del comitato Sos Geotermia – ha presentato al governo durante il convegno “No alla geotermia, elettrica, speculativa, inquinante. Dalla protesta alla proposta”, è stata quella di mappare il sottosuolo del Belpaese per individuare le aree incompatibili con la geotermia perché sismiche o ricche di bacini d’acqua, e quindi inadatte alle trivellazioni necessarie a costruire i profondi pozzi geotermici.
L’aspetto tecnico, però, non è stato che uno degli argomenti presentati al governo. E forse nemmeno quello più spiazzante. «Quando un governo dà un finanziamento pubblico deve esserci una ricaduta per l’economia: non deve essere una rendita parassitaria per una sola azienda, ovvero l’Enel», spiega Barocci, che da anni denuncia i rischi per la salute e l’ambiente della geotermia sull’Amiata dove Enel Green power ha cinque centrali. Barocci ha chiesto ieri al governo di chiudere gli impianti amiatini e aprire un’inchiesta parlamentare per stabilire se, con le attuali emissioni, siano meritevoli di incentivi.
Enel, per legge, percepisce 100 euro a Megawatt/ora. Secondo una stima mai smentita dall’azienda solo per la centrale di Bagnore 4 a Santa Fiora, dove dichiara di produrre 310 Gigawatt all’anno, Enel percepisce 31 milioni di euro di incentivi l’anno, che per i 25 anni di vita della centrale sono 775 milioni. Ai Comuni geotermici torneranno solo 26 milioni in dieci anni. Barocci, nel suo intervento, non ha usato mezze parole: «Ciò che il governo ha deciso di finanziare è una truffa legalizzata. L’Enel non mette in moto nessun meccanismo virtuoso mentre oggi (ieri per chi legge) il sindaco di Casole d’Elsa, Piero Pii, ha portato i dati aggiornati del peso economico in termini di fatturato, numero di imprese e occupati, di un territorio come il suo dove non ci sono impianti: nessuna industria dell’area senese dà questa ricchezza. È la dimostrazione che una tecnologia che tutela l’ambiente può portare più occupazione. Se quei finanziamenti fossero dati non alla geotermia “flash” delle centrali Enel, ma alle imprese che producono sonde per la geotermia a bassa entalpia, per le ristrutturazioni edilizie, per i pannelli fotovoltaici nelle case, si avrebbe molto più lavoro e una ricaduta in termini di reddito e profitti». Per la cronaca, Bagnore 4 occupa circa 40 persone tra addetti diretti e indiretti, ma non ne ha neanche uno fisso. La richiesta di modificare i criteri di concessione degli incentivi è stata raccolta da Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro all’Ambiente, intervenuto insieme anche ai parlamentari Federica Daga (M5s), Samuele Segoni (Gruppo misto) e Alessandra Terrosi (Pd), oltre a geologi, sindaci, avvocati, rappresentanti di associazioni che si battono per avere certezze su uno sfruttamento geotermico sicuro, rispettoso dell’ambiente e della
volontà delle comunità locali. Ora la parola spetta al governo che ad aprile si era dato sei mesi per elaborare linee guida. Il tempo è scaduto e di proposte non ne ha fatte. Ne hanno fornite ieri le associazioni della rete Nogesi. E i tre parlamentari si sono impegnati a raccomandarle a Renzi.

«No alle centrali, sì al turismo»
Alla giornata antigeotermia ieri a Roma la provincia di Grosseto era presente non solo con l’associazione Sos Geotermia. Il sindaco di Cinigiano, Romina Sani, ha parlato a nome dei sindaci di Amiata…
Alla giornata antigeotermia ieri a Roma la provincia di Grosseto era presente non solo con l’associazione Sos Geotermia. Il sindaco di Cinigiano, Romina Sani, ha parlato a nome dei sindaci di Amiata e Colline del Fiora su cui sono in atto 18 permessi di ricerca per costruire centrali geotermiche a media entalpia. Il sindaco Sani
ha rivendicato l’autonomia nella scelte di sviluppo del territorio, dicendo no alla geotermia e sì al turismo rurale e sulla filiera di prodotti di eccellenza. Presente anche il collega di Seggiano Giampiero Secco e i Meet up del M5s di Pitigliano, Arcidosso e coordinamento Amiata 5 Stelle.

Amiatanews 6/11/15 (link)

La Nazione 6/11/15:

20151106_La Nazione

STAMP Toscana 6/11/15:
Geotermia, “Difensori della Toscana” a Roma: convegno, proposta e presidio
di Stefania Valbonesi
Firenze – Giornata importante, quella di ieri, per il comitato “Difensori della Toscana”, impegnati, insieme a tanti comitati di tutta Italia, in un convegno (cui è seguito un presidio) alla Camera dei Deputati. Oggetto dell’incontro, in cui è stata presentata anche una proposta molto dettagliata, la contrarietà alla “Geotermia Elettrica, Speculativa e Inquinante“. A organizzare l’evento, la Rete nazionale NOGESI. L’iniziativa odierna segue le numerose mobilitazioni territoriali che hanno “scosso” il territorio anche toscano. In questo momento, è in corso infatti una vera e propria “rivolta” nell’Alta Val di Cecina, dove un territorio incontaminato che era riuscito a trovare un equilibrio con le vecchie perforazioni dell’Enel, a seguito delle liberalizzazioni regionali, si trova a dover fare i conti non solo con attività di ricerca sfrenate da parte di multinazionali agguerrite, ma anche al progetto di una centrale che si piazzerebbe proprio sotto Radicondoli, con tutto il suo corredo di infrastrutture e conseguenze sull’ambiente e il paesaggio. Insomma, come ha ben sottolineato il sindaco di Casole d’Elsa Piero Pii, che è intervenuto portando l’esperienza del Comune toscano ( in prima fila per gli interventi pesanti che potrebbero aprirsi proprio a ridosso dell’incantevole territorio in cui si trova), il problema è quello di sferrare una “pedata” forse mortale a quell’economia basata sul turismo, sulla sostenibilità, sulle filiere d’eccellenza che da anni si sta cercando di fare sbocciare. Un tentativo che proprio in questi ultimi anni ha cominciato a dare i suoi frutti e che alimenta un’occupazione sempre più ampia, a confronto con i pochissimi posti di lavoro che la tecnologia sempre più automatizzata delle centrali potrebbe offrire con l’apertura di nuove strutture.
L’iniziativa, che segue ad una prima mobilitazione nazionale del 5 marzo 2014 e alle moltissime mobilitazioni territoriali, è stata organizzata, come anticipato, dalla Rete Nogesi, che rappresenta il coordinamento nazionale delle numerose associazioni di cittadini sorte nei territori interessati dai progetti di trivellazioni e nuovi impianti geotermici: in Toscana, Alta Val di Cecina, l’Amiata, la Maremma e la Val d’Orcia; in Umbria e nel Lazio, l’altopiano dell’Alfina ed aree limitrofe con gli impianti di Castel Giorgio e Torre Alfina; in Campania, dove si sta consumando il dramma dei comuni vicini al super-vulcano dei Campi Flegrei in cui si vogliono installare due impianti pilota; in Sardegna, altro territorio percorso letteralmente dalle linee di ricerca delle multinazionali che sfruttano questa particolare energia.
E ieri, a Roma, erano presenti e sono intervenuti i rappresentanti di tutti i territori italiani interessati dai permessi di ricerca (permessi concessi dalle Regioni, a seguito della liberalizzazione dell’energia), che, oltre alla “protesta”, hanno presentato la “proposta”; in un’atmosfera propositiva, seria e competente (tanti gli scienziati, i geologi fra cui il presidente dell’ordine dei geologi toscani Mauro Chessa, fra i relatori della proposta) è stato presentato quello che gli stessi promotori hanno dichiarato “un punto di partenza”: un documento dettagliato e preciso, che è nato “dalla piena considerazione della volontà dei cittadini dei territorio coinvolti e il loro completo coinvolgimento nei processi decisionali”.
Un documento complesso e completo, come si evince anche dalla semplice scorsa dell’indice. Premessa a parte, sono otto i punti in cui si articola la proposta: 1.Proposta relativa alla zonazione e linee guida (contributo gruppo di lavoro coordinato dal Prof. Claudio Margottini) 2. Proposta relativa alle produzioni agricole di particolare qualità e tipicità ed aree ad economia diffusa (contributo dei Dr. Piero Pii e Ing. Gianpiero Secco) 3.Proposta relativa alla geotermia a bassa entalpia (contributo Rete NOGESI) 4.Proposta relativa alla revisione dei meccanismi incentivanti (contributo Ing. Monica Tommasi) 5.Proposta relativa al coinvolgimento dei territori nelle procedure autorizzative (contributo Dr. Fausto Carotenuto) 6. Proposta relativa ai requisiti di capacità economica e tecnica delle società proponenti (contributo Dr. Fausto Carotenuto) 7.Proposta relativa al tema delle tecnologie geotermiche (contributo Ing. Giorgio Santucci) 8.Proposta relativa al problema geotermia in Amiata (contributo di SOS Geotermia).
Un documento che dovrebbe costituire una “base” per l’azione che il Governo mette in atto a seguito dell’approvazione, avvenuto all’unanimità nel 15.04.2015, in seno alle Commissioni Ambiente (VIII) ed Attività Produttive (X) della Camera dei Deputati, della Risoluzione n. 8-00103 «Produzione di energia da impianti geotermici». Una risoluzione che impegna il Governo “a ben 12 azioni tra norme tecniche e normative allo scopo di rendere, dal punto di vista ambientale e sociale, accettabili nei territori gli inserimenti degli impianti utilizzanti la fonte geotermica”.
Ed ecco dove si inserisce la proposta: “Le azioni del Governo – si legge nella premessa – dovranno riguardare sia l’emanazione di nuove norme tecniche e amministrative, sia di nuovi aspetti procedurali richiesti dalla Risoluzione. Sulle prime si articolerà la nostra proposta, mentre per i secondi non possiamo che richiedere l’adesione cogente da parte del Governo ai contenuti della Risoluzione”.

Orvieto News 6/11/15:
Geotermia. Segoni (Al): “Il Governo ascolti le proposte dei Comitati. I territori non siano scavalcati”
“Il Governo faccia uscire le linee guida ma acquisisca prima le proposte dei comitati. La geotermia come fonte di energia è necessaria, dobbiamo incrementarne l’uso per la lotta ai cambiamenti climatici e per accrescere l’utilizzo delle energie rinnovabili nel nostro Paese ma è importante valutare anche il dove e come siano realizzati gli impianti. E’ necessario poi rispettare le scelte dei territori, anche quelli che dicono “no”: troppo spesso le decisioni sono prese lontano e i cittadini scavalcati. Se ci sono progetti buoni, l’impresa si prenda l’onere di spiegarne le ragioni”.
Lo ha detto Samuele Segoni, deputato di Alternativa Libera e membro della Commissione Ambiente, intervenendo al convegno della Rete Nazionale NOGESI (Geotermia elettrica speculativa e inquinante) che si è svolto giovedì 5 novembre presso l’Auletta dei Gruppi Parlamentari in via di Campo Marzio 74.
L’on. Segoni, ha recentemente presentato un’interrogazione al Ministero dello Sviluppo Economico per sapere quali siano le cause del ritardo nella definizione delle “Linee Guida” che permetterebbero l’affermazione di una filiera geotermica sostenibile e pienamente compatibile con le peculiarità socioeconomiche e ambientali del territorio. Inoltre, ha chiesto che il Ministero sfrutti questo ritardo per pretendere in considerazione le proposte elaborate dai vari portatori d’interesse.

Meteoweb 5/11/15:
“No Gesi”, a Montecitorio la protesta contro la geotermia elettrica, speculativa e inquinante
di Peppe Caridi
Nuova giornata di protesta per la rete nazionale No Gesi, contro la ‘geotermia elettrica, speculativa e inquinante’, per dire ‘no’ ai nuovi progetti di trivellazioni e nuovi impianti geotermici sul territorio italiano. Un presidio a Piazza Montecitorio a Roma, sotto la Camera dei deputati, per protestare contro interventi ritenuti dannosi non solo per l’ambiente e le attivita’ economiche presenti nei territori, ma anche per la salute e la sicurezza idrogeologica del Paese. La proposta e’ quella di nuove linee guida che applichino maggior cautela nell’autorizzazione degli impianti e nella scelta delle aree.
“La rete e’ contraria a una geotermia elettrica nella sua parte speculativa e inquinante, non e’ contraria alla geotermia” spiega Fausto Carotenuto, portavoce della rete nazionale No Gesi, sottolineando come siano stati pero’ presentati “una serie di proposte sul terrintorio nazionale, in posti pericolosissimi come Ischia, i Campi Flegrei, l’Amiata e altri ancora, per istallazioni geotermiche che possono creare terremoti e inquinamento delle falde acquifere”. Inoltre, queste “attivita’ industriali spesso cozzano con le attitudini del territorio al turismo e all’agricoltura di qualita’” aggiunge Carotenuto.
Dopo il convegno organizzato questa mattina alla Camera, a cui hanno partecipato scienziati, parlamentari, sindaci, avvocati e rappresentanti dei comitati, dalle 15 i No Gesi si sono radunati in un presidio in piazza per ribadire il ‘no’ a progetti di trivellazioni e nuovi impianti in Toscana, con l’Amiata, la Maremma e la Val d’Orcia; in Umbria e nel Lazio, nell’altopiano dell’Alfina ed aree limitrofe con gli impianti di Castel Giorgio e Torre Alfina; in Campania, con i comuni vicini al super-vulcano dei Campi Flegrei in cui si vogliono installare due impianti pilota; in Sardegna, dove sono state presentate istanze di ricerca geotermiche.
“In questa fase il Governo dovrebbe predisporre delle linee guida per le cautele e le zone in cui fare la geotermia, ma ancora non l’ha fatto- prosegue Carotenuto- quindi noi oggi abbiamo proposto delle linee guida nostre”. La questione ruota intorno agli studi preliminari alla costruzione di 10 nuovi impianti pilota. La rete No Gesi non si schiera contro la geotermia, ma e’ per “una geotermia non rischiosa, non impattante e utile, ma bisogna definire le aree in cui questo si puo’ fare”, ribadisce il portavoce. Gli studi preliminari “sono stati fatti male perche’ c’erano molti conflitti di interesse e sono stati valutati male dalle autorita’, sia allo Sviluppo economico sia all’Ambiente” conclude Carotenuto.

Agenzia stampa DIRE 5/11/15:

ENERGIA. NO GESI: STOP GEOTERMIA MEDIA ENTALPIA RISCHIO SISMA E INQUINA
LA DENUNCIA: NASCONO SOLO PER SPECULAZIONE, RISCHIO VOCAZIONE AREE
(DIRE) Roma, 5 nov. – Fermare i nuovi impianti geotermici a media
entalpia di seconda generazione, quelli in mezzo tra il ‘piu’
caldo’ e il ‘piu’ freddo’, perche’ nascono con intento puramente
speculativo e creano tre rischi per il territorio: quello
sismico, quello dell’inquinamento e quello legato a un’offesa al
paesaggio e alle vocazioni turistiche e delle eccellenze
agroalimentari. E’ questo – in estrema sintesi – l’allarme che
lancia la ‘Rete nazionale no geotermia elettrica speculativa e
inquinante’, in breve No Gesi.
Innanzitutto va detto che all’indice c’e’ la geotermia a media
entalpia sfruttata in impianti binari. I rischi che denuncia la
rete sono terremoti superiori al 3^ grado che possono colpire
aree rurali con edilizia fragile, risalita di gas anche
pericolosi, risalita di fluidi inquinanti, impatto devastante sul
paesaggio con impianti che ricordano piccole raffinerie.
“La vulgata e’ che la geotermia sia una tecnologia rinnovabile
e pulita- spiega Fausto Carotenuto, del Comitato difesa salute e
ambiente Castel Giorgio, a nome dei No Gesi- cosi’ la propongono,
poi si nota uno strano atteggiamento da parte di chi propone
l’impianto: non vogliono convincere la popolazione, vogliono
imporlo”. Coinvolti i geologi, “li’ per li’ anche loro dicono che
va bene- prosegue Carotenuto- poi quando esaminano il progetto
emergono i rischi che non sono evidenziati: sismi fino al 3^
grado minimo, risalita di gas e fluidi”.
“L’idea che e’ stata diffusa e’ che questi
impianti siano una sorta di termosifone, ma cosi’ non e’-
prosegue Fausto Carotenuto, a nome dei No Gesi- ci sono un pozzo
di immissione e uno di estrazione, e sotto si da’ per assunto che
vi sia un serbatoio impermeabile. Ma i dati nascondono – con
aspetti di conflitto di interesse, legalita’ e possibile frode –
il fatto che lo strato sotterraneo e’ permeabilissimo”. Quindi,
“qualsiasi cosa si faccia non solo produce sismi, crea risalita
di fluidi e gas”, aggiunge Carotenuto.
Infatti, spiega Giorgio Santucci, fondatore dell’Egs
Association, “il giacimento ha una certa pressione e temperatura
ed e’ in equilibriao, quindi gas, metalli, solafti e solfuri
restano li’. Quando attivo l’impianto in superficie riduco
pressione e temperatura e modifico, e visto che il caprock, il
tetto di roccia sopra il giacimento e’ impermeabile all’acqua ma
non ai gas, se riduco la pressione i gas incondensabili vanno su,
se riduco la temperatura i materiali decadono, e i gas vanno in
superficie su tutta l’area del giacimento” e “ci sono gas
venefici” come vapori di mercurio, arsenico e antimonio e poi
idrogeno solforato, ammoniaca e CO2.
Ma chi li vuole realizzare questi impianti?
“Bisogna fare una grossa distinzione fra le geotermie ad alta,
media e bassa entalpia- spiega Giampiero Secco, Sindaco di
Seggiano (Grosseto)- ci sono il metodo flash che e’ tipico
dell’alta entalpia e il metodo binario che e’ appannaggio della
media, del tutto diversi”. In Italia “l’alta entalpia e’
appannaggio dell’Enel in modo monopolistico mentre la media
entalpia binaria grazie alla legge Scajola del Berlusconi IV e’
in mano a privati” (Dm 6 luglio 2012, ndr).
Cio’ detto, “fatto salvo il tema del controllo” le centrali ad
alta entalpia “sono fatto industriale” e creano lavoro, ma “trovo
molto piu’ subdolo il discorso della media entalpia”, aggiunge
Secco, perche’ per fare un esempio “il pozzo di una centrale a
media entalpia costa 4 milioni e l’impianto produce 4-6 MegaWatt:
ma quanto costa un MW? Si giustifica solo per gli incentivi”.
Incentivi che per la media entalpia “ammontanto a 4 volte gli
incentivi dell’alta entalpia”, dice il Sindaco.
“Si capisce tutto”, riassumendo: “si spendono tra i 25 e i 30
milioni per fare un impianto da 5 MW, una stupidaggine e se ne
incassano fra i 125 e i 150 milioni”, aggiunge Fausto Carotenuto,
a nome dei No Gesi. “Gli incentivi sono garantiti per 25 anni-
aggiunge Secco- e questi signori, che non sono dei gestori, vanno
in banca e si fanno dare il valore attuale delle 25 annualita’,
ricavando il cash”.
Cio’ detto, “facciamo i nomi degli azionisti- conclude il
Sindaco di Seggiano- Sorgenia di De Benedetti, Moratti,
Maccaferri, Romiti jr: sono tutti finanzieri, la legge c’e’, loro
lavorano in modo lecito e la sfruttano”, e per queste attivita’
“hanno creato societa’ ad hoc con capitale sociale tra 10 e
12mila euro per un buco da 4 milioni e impianti da 25 milioni,
con la loro esperienza non provata”.

AMBIENTE. COMITATI AMIATA: GEOTERMIA INQUINA PIÙ DI CARBONE
PORTAVOCE BAROCCI: ‘CHIEDIAMO UN’INDAGINE PARLAMENTARE’
(DIRE) Roma, 5 nov. – “La geotermia dell’Amiata ha dei caratteri
esclusivi e particolari legati alla natura geologica del
territorio”, per questo nella zona del Monte Amiata “i gas che
escono in atmosfera sono particolarmente pericolosi,
climalteranti, molto di piu’ delle centrali a gas, piu’
climalteranti delle centrali a carbone”. A dirlo e’ Roberto
Barocci, portavoce del coordinamento Sos geotermia dell’Amiata,
oggi in piazza con la rete nazionale No gesi per protestare
contro il progetto di 10 nuovi impianti pilota geotermici in
Italia. Il Monte Amiata, in Toscana, ospita gia’ 5 centrali
geotermiche attive, gestite da Enel Green Power, delle 34
presenti sul territorio regionale.
“Il Parlamento ha deciso di finanziare le energie pulite e noi
chiediamo che questi fondi vadano davvero alle energie pulite, e
non a un’industria che produce piu’ gas climalteranti delle
centrali a carbone” prosegue Barocci, che spiega come sia stata
chiesta “un’indagine parlamentare” a seguito di “studi di
autorevoli professori universitari e geologi che sostengono
queste cose. È bene che il parlamento faccia un’inchiesta e
acquisisca queste informazioni e rimuova una truffa legalizzata-
conclude Barocci- Perche’ il Governo non puo’ dare questi
finanziamenti a chi inquina e chi peggiora la situazione
ambientale e sanitaria del Paese”.

ENERGIA. SECCO (SEGGIANO): PERICOLI GEOTERMIA MEDIA ENTALPIA NON LAVORO
RISCHIO SISMICO E INQUINAMENTO ACQUA, E DANNI A VOCAZIONE TERRITORIO
(DIRE) Roma, 5 nov. – Dalla diffusione delle centrali geotermiche
a media entalpia e tecnologia binaria “ci aspettiamo un ritorno
estremamente negativo, questi impianti non generano di fatto
posti di lavoro ma anzi corriamo il rischio di vederne togliere a
quella struttura economica che nel tempo siamo riusciti a creare
con i prodotti di qualita’ e con il turismo a prezzo di sacrifici
e sforzi, e dei quali solo oggi cominciamo a cogliere i
vantaggi”. Giampiero Secco, Sindaco di Seggiano (Grosseto), lo
dice a margine del convegno ‘No alla geotermia elettrica,
speculativa e inquinante’, oggi alla Camera.
“Seggiano e’ un piccolo comune alla falde del monte Amiata,
uno dei principali bacini geotermici d’Italia con grandi impianti
di produzione ad alta entalpia- spiega Secco- oggi, pero’, non
vogliamo parlare di questi ma della minaccia della diffusione
della media entalpia”. Si tratta di “piccole centrali di 4-6
MegaWatt che generano un impatto sul territorio forse addirittura
piu’ importante delle grandi centrali, che sono di fatto
un’iniziativa industriale”, spiega il Sindaco di Seggiano.
Da questi impianti “abbiamo una produzione ridottissima,
rischi di sismicita’, rischi di impatto sulle falde acquifere-
aggiunge Secco- e soprattutto un grandissimo impatto visivo ma
soprattutto sonoro sulle nostre zone, dedite alle coltivazioni di
prodotti di altissima qualita’ e al turismo di massima fascia”.

ENERGIA. GARBINI (CASTEL GIORGIO): GEOTERMIA ‘MEDIA’ È RISCHIO ARSENICO
 SIAMO IN ALTOPIANO ALFINA TRA SI-VT-TR E DIAMO ACQUA A LAGO BOLSENA
(DIRE) Roma, 5 nov. – “Per noi, andare a toccare queste
formazioni gassose nel territorio, rischiando di inquinare con
l’arsenico la gia’ precaria situazione delle falde acquifere, e’
una cosa impossibile”. Andrea Garbini, Sindaco di Castel Giorgio
(Terni), lo dice a margine del convegno ‘No alla geotermia
elettrica, speculativa e inquinante’, oggi alla Camera.
“Sul nostro territorio sono tre anni che lottiamo contro
questo tipo di impianto geotermico- spiega Garbini- combattiamo
perche’ secondo le nostre valutazioni tecniche, fatte da
specialisti, questo impianto per come e’ concepito e’ ad alto
rischio”.
Si paventa infatti un “alto rischio di sismicita’, che nessun
Sindaco puo’ accettare, considerando pure che il nostro e’ un
patrimonio architettonico non adeguato ai canoni sismici
moderni”, spiega il primo cittadino di Castel Giorgio, “poi
abbiamo il grande rischio dell’inquinamento delle falde
acquifere”.
Infatti, “l’Altopiano dell’Alfina, dove si trova Castel
Giorgio, un crocevia tra le province di Siena, Viterbo e Terni,
e’ una zona acquifera sensibile e forniamo l’acqua a tutto l’alto
orvietano- sottolinea Garbini- cosa piu’ importante, forniamo
acqua al lago di Bolsena, un punto di riferimento tursitico
strategico”.
L’inquinamento delle falde acquifere “crea difficolta’ gia’
ora nel viterbese, con la presenza di arsenico- conclude Garbini-
quindi per noi, andare a toccare queste formazioni gassose nel
territorio rischiando di inquinare con l’arsenico la gia’
precaria situazione delle falde acquifere, e’ una cosa
impossibile”.

ENERGIA. NO GEOTERMIA ALLA CAMERA, ALLARME CAMPI FLEGREI
VULCANOLOGO MASTROLORENZO: PERICOLO TRIVELLE, RISCHIANO IN 3 MLN
(DIRE) Roma, 5 nov. – Perforare l’area del “super vulcano dei
Campi Flegrei, il vulcano a piu’ alto rischio al mondo con almeno
3 milioni di persone esposte” per sviluppare un progetto di
geotermia a media entalpia e’ “una cosa pericolosissima per i
rischi di sequenze sismiche, esplosioni freatiche dovute a rapida
vaporizzazione dell’acqua con rapida emissione di vapore,
subsidenza, dispersione di gas nella piana di Agnano, densamente
popolata, e addirittura con il rischio che possa risalire il
magma in quest’area, il centro del vulcano piu’ pericoloso al
mondo”. Giuseppe Mastrolorenzo, vulcanologo, primo ricercatore,
dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv, lancia l’allarme parlando
“a titolo personale”, precisa, a margine del convegno ‘No alla
geotermia elettrica, speculativa e inquinante’, oggi alla Camera.
La richiesta e’ ovviamente quella di fermare il progetto pilota
“che dovra’ superare la Valutazione di impatto ambientale al
ministero dell’Ambiente- dice il vulcanologo- e speriamo non la
superi anche grazie alle mie osservazioni, e’ pericolosissimo”.
Mastrolorenzo precisa di parlare a titolo personale e non
dell’Osservatorio Vesuviano, ma ricorda ancora una volta che
l’area dei Campi Flegrei “e’ l’area a piu’ alto rischio al mondo,
universalmente riconosciuta come il vulcano piu’ pericoloso al
mondo, perche’ il rischio e’ il prodotto della pericolosita’ per
il bene esposto, e li’ ci sono 3 milioni di persone esposte”.

ENERGIA. RETE NO GESI IN PIAZZA, NO IMPIANTI GEOTERMIA PERICOLOSI
NON CONTRO TECNOLOGIA MA CONTRO STUDI FATTI MALE. ORA NUOVE LINEE GUIDA
(DIRE) Roma, 5 nov. – Nuova giornata di protesta per la rete
nazionale No Gesi, contro la ‘geotermia elettrica, speculativa e
inquinante’, per dire ‘no’ ai nuovi progetti di trivellazioni e
nuovi impianti geotermici sul territorio italiano. Un presidio a
Piazza Montecitorio a Roma, sotto la Camera dei deputati, per
protestare contro interventi ritenuti dannosi non solo per
l’ambiente e le attivita’ economiche presenti nei territori, ma
anche per la salute e la sicurezza idrogeologica del Paese. La
proposta e’ quella di nuove linee guida che applichino maggior
cautela nell’autorizzazione degli impianti e nella scelta delle
aree.
“La rete e’ contraria a una geotermia elettrica nella sua
parte speculativa e inquinante, non e’ contraria alla geotermia”
spiega Fausto Carotenuto, portavoce della rete nazionale No Gesi,
sottolineando come siano stati pero’ presentati “una serie di
proposte sul terrintorio nazionale, in posti pericolosissimi come
Ischia, i Campi Flegrei, l’Amiata e altri ancora, per
istallazioni geotermiche che possono creare terremoti e
inquinamento delle falde acquifere”. Inoltre, queste “attivita’
industriali spesso cozzano con le attitudini del territorio al
turismo e all’agricoltura di qualita’” aggiunge Carotenuto.
Dopo il convegno organizzato questa mattina
alla Camera, a cui hanno partecipato scienziati, parlamentari,
sindaci, avvocati e rappresentanti dei comitati, dalle 15 i No
Gesi si sono radunati in un presidio in piazza per ribadire il
‘no’ a progetti di trivellazioni e nuovi impianti in Toscana, con
l’Amiata, la Maremma e la Val d’Orcia; in Umbria e nel Lazio,
nell’altopiano dell’Alfina ed aree limitrofe con gli impianti di
Castel Giorgio e Torre Alfina; in Campania, con i comuni vicini
al super-vulcano dei Campi Flegrei in cui si vogliono installare
due impianti pilota; in Sardegna, dove sono state presentate
istanze di ricerca geotermiche.
“In questa fase il Governo dovrebbe predisporre delle linee
guida per le cautele e le zone in cui fare la geotermia, ma
ancora non l’ha fatto- prosegue Fausto Carotenuto, portavoce
della rete nazionale No Gesi- quindi noi oggi abbiamo proposto
delle linee guida nostre”.
La questione ruota intorno agli studi preliminari alla
costruzione di 10 nuovi impianti pilota. La rete No Gesi non si
schiera contro la geotermia, ma e’ per “una geotermia non
rischiosa, non impattante e utile, ma bisogna definire le aree in
cui questo si puo’ fare”, ribadisce il portavoce. Gli studi
preliminari “sono stati fatti male perche’ c’erano molti
conflitti di interesse e sono stati valutati male dalle
autorita’, sia allo Sviluppo economico sia all’Ambiente” conclude
Carotenuto.

UMBRIA. AMBIENTE, SINDACO CASTELGIORGIO: NO IMPIANTO GEOTERMIA
PROTESTA ALLA CAMERA: “PERICOLI SISMICI E SU FALDE DI 3 PROVINCE”
(DIRE) Roma, 5 nov. – No all’impianto pilota geotermico a Castel
Giorgio, in Umbria. Una zona “crocevia tra le province di Siena,
Viterbo e Terni” che fornisce acqua al lago di Bolsena e la cui
attivita’, andando “a toccare formazioni gassose nel territorio”
rischierebbe “di inquinare con l’arsenico gia’ presente nel
viterbese la gia’ precaria situazione delle falde acquifere”. Con
la rete nazionale No Gesi, oggi in piazza a Roma per ribadire la
sua contrarieta’ alla proposta di costruzione di 10 nuovi
impianti pilota geotermoelettrici in Italia, c’e’ anche Andrea
Garbini, sindaco del comune umbro.
A Castel Giorgio “dovrebbe sorgere il primo impianto pilota
geotermico d’Italia. Stiamo combattendo da tre anni per evitare
la realizzazione di questo tipo di impianto perche’ secondo i
nostri tecnici ci sono una serie di problematiche alle quali non
abbiamo avuto risposta”, spiega il sindaco.
Tra i rischi denunciati, quelli sismici e idrogeologici. “Una
delle problematiche piu’ importanti e’ la sismicita’ che questo
tipo di impianti potrebbe creare- sottolinea Garbini- C’e’ poi un
problema di falde acquifere. Noi siamo sull’altopiano dell’Alfina
e siamo un territorio definito ‘sensibile acquifero’, cioe’ diamo
l’acqua a tutto il territorio dell’alto orvietano e siamo parte
degli affluenti del Lago di Bolsena. Questo impianto potrebbe
creare un aumento delle sostanze tossiche nell’acqua”.
Gli studi preliminari fatti per autorizzare i nuovi impianti
sono “superficiali” secondo il sindaco, che mette in dubbio
“l’affidabilita’ delle aziende” che “non parlano con il
territorio, ma vanno avanti a denunce”.

ENERGIA. SEGONI (AL): GEOTERMIA, GOVERNO ASCOLTI COMITATI
I TERRITORI NON SIANO SCAVALCATI
(DIRE) Roma, 5 nov. – “Il Governo faccia uscire le linee guida ma
acquisisca prima le proposte dei comitati. La geotermia come
fonte di energia e’ necessaria, dobbiamo incrementarne l’uso per
la lotta ai cambiamenti climatici e per accrescere l’utilizzo
delle energie rinnovabili nel nostro Paese ma e’ importante
valutare anche il dove e come siano realizzati gli impianti. E’
necessario poi rispettare le scelte dei territori, anche quelli
che dicono ‘no’: troppo spesso le decisioni sono prese lontano e
i cittadini scavalcati. Se ci sono progetti buoni, l’impresa si
prenda l’onere di spiegarne le ragioni”. Lo dice Samuele Segoni,
deputato di Alternativa Libera e membro della commissione
Ambiente, intervenendo al convegno della Rete Nazionale No Gesi
(Geotermia elettrica speculativa e inquinante) di oggi alla
Camera.
Segoni ha recentemente presentato un’interrogazione al
ministero dello Sviluppo Economico – spiega una nota – per sapere
quali siano le cause del ritardo nella definizione delle ‘Linee
Guida’ che permetterebbero l’affermazione di una filiera
geotermica sostenibile e pienamente compatibile con le
peculiarita’ socioeconomiche e ambientali del territorio.
Inoltre, ha chiesto che il ministero sfrutti questo ritardo per
pretendere in considerazione le proposte elaborate dai vari
portatori d’interesse.

UMBRIA. AMBIENTE, SINDACO CASTELGIORGIO: NO IMPIANTO GEOTERMIA
(DIRE) Roma, 5 nov. – Si paventa insomma un “alto rischio di
sismicita’, che nessun Sindaco puo’ accettare, considerando pure
che il nostro e’ un patrimonio architettonico non adeguato ai
canoni sismici moderni”, spiega il primo cittadino di Castel
Giorgio, “poi abbiamo il grande rischio dell’inquinamento delle
falde acquifere”.
Infatti, “l’Altopiano dell’Alfina, dove si trova Castel
Giorgio, un crocevia tra le province di Siena, Viterbo e Terni,
e’ una zona acquifera sensibile e forniamo l’acqua a tutto l’alto
orvietano- sottolinea Garbini- cosa piu’ importante, forniamo
acqua al lago di Bolsena, un punto di riferimento tursitico
strategico”.
L’inquinamento delle falde acquifere “crea difficolta’ gia’
ora nel viterbese, con la presenza di arsenico- conclude Garbini-
quindi per noi, andare a toccare queste formazioni gassose nel
territorio rischiando di inquinare con l’arsenico la gia’
precaria situazione delle falde acquifere, e’ una cosa
impossibile”.

AMBIENTE. NO UMBRIA A GEOTERMIA: C’È GIÀ ARSENICO VITERBO
PROTESTA ALLA CAMERA: “PERICOLI SISMICI E SU FALDE DI 3 PROVINCE”
(DIRE) Roma, 5 nov. – No all’impianto pilota geotermico a Castel
Giorgio, in Umbria. Una zona “crocevia tra le province di Siena,
Viterbo e Terni” che fornisce acqua al lago di Bolsena e la cui
attivita’, andando “a toccare formazioni gassose nel territorio”
rischierebbe “di inquinare con l’arsenico gia’ presente nel
viterbese la gia’ precaria situazione delle falde acquifere”. Con
la rete nazionale No Gesi, oggi in piazza a Roma per ribadire la
sua contrarieta’ alla proposta di costruzione di 10 nuovi
impianti pilota geotermoelettrici in Italia, c’e’ anche Andrea
Garbini, sindaco del comune umbro.
A Castel Giorgio “dovrebbe sorgere il primo impianto pilota
geotermico d’Italia. Stiamo combattendo da tre anni per evitare
la realizzazione di questo tipo di impianto perche’ secondo i
nostri tecnici ci sono una serie di problematiche alle quali non
abbiamo avuto risposta”, spiega il sindaco.
Tra i rischi denunciati, quelli sismici e idrogeologici. “Una
delle problematiche piu’ importanti e’ la sismicita’ che questo
tipo di impianti potrebbe creare- sottolinea Garbini- C’e’ poi un
problema di falde acquifere. Noi siamo sull’altopiano dell’Alfina
e siamo un territorio definito ‘sensibile acquifero’, cioe’ diamo
l’acqua a tutto il territorio dell’alto orvietano e siamo parte
degli affluenti del Lago di Bolsena. Questo impianto potrebbe
creare un aumento delle sostanze tossiche nell’acqua”.
Gli studi preliminari fatti per autorizzare i nuovi impianti
sono “superficiali” secondo il sindaco, che mette in dubbio
“l’affidabilita’ delle aziende” che “non parlano con il
territorio, ma vanno avanti a denunce”.
Si paventa insomma un “alto rischio di
sismicita’, che nessun Sindaco puo’ accettare, considerando pure
che il nostro e’ un patrimonio architettonico non adeguato ai
canoni sismici moderni”, spiega il primo cittadino di Castel
Giorgio, “poi abbiamo il grande rischio dell’inquinamento delle
falde acquifere”.
Infatti, “l’Altopiano dell’Alfina, dove si trova Castel
Giorgio, un crocevia tra le province di Siena, Viterbo e Terni,
e’ una zona acquifera sensibile e forniamo l’acqua a tutto l’alto
orvietano- sottolinea Garbini- cosa piu’ importante, forniamo
acqua al lago di Bolsena, un punto di riferimento tursitico
strategico”.
L’inquinamento delle falde acquifere “crea difficolta’ gia’
ora nel viterbese, con la presenza di arsenico- conclude Garbini-
quindi per noi, andare a toccare queste formazioni gassose nel
territorio rischiando di inquinare con l’arsenico la gia’
precaria situazione delle falde acquifere, e’ una cosa
impossibile”.

ENERGIA. CNR: GEOTERMIA PULITA, RISCHI RIDOTTI SE STUDI SONO CORRETTI
SCROCCA (IGAG CNR): CON NUOVI IMPIANTI NESSUN IMPATTO SIGNIFICATIVO
(DIRE) Roma, 5 nov. – “La geotermia e’ una fonte di energia
rinnovabile, che possiamo considerare pulita”. A dirlo e’ Davide
Scrocca, ricercatore dell’Istituto di geologia ambientale e
geoingegneria (Igag) del Cnr. Il tema e’ la possibilita’ di
produrre energia elettrica sfruttando il calore della Terra,
tecnologia geotermica che ha in Italia una storia di oltre un
secolo e che la vede ai primi posti in Europa per produzione.
“Noi abbiamo un problema di approvvigionamento energetico e
oggi dipendiamo dai combustibili fossili- prosegue Scrocca-
Dovremmo innanzitutto diminuire la quantita’ di energia che
consumiamo, poi sviluppare le fonti rinnovabili  e diminuire
l’utilizzo del carbone”. In questo scenario, “la geotermia
dovrebbe assumere un ruolo piu’ rilevante” perche’ “ha un pregio
indiscusso, rispetto anche alle altre fonti rinnovabili, una
capacita’ di produzione elevata e costante”, aggiunge.
Il rischio di inquinamento delle falde acquifere superficiali
“non esiste, se gli studi preliminari alla valutazione di impatto
ambientale vengono fatti con attenzione e accuratezza e se le
perforazioni dei pozzi vengono effettuate con le giuste
tecnologie” sostiene Scrocca, che spiega come la geotermia di
moderna generazione non dia alcun problema, “fatti salvi i rischi
imponderabili”.
E per quanto riguarda la sismicita’ indotta, “e’ un problema
che non va trascurato, non va minimizzato, ma neanche troppo
enfatizzato- aggiunge il ricercatore Igag Cnr- le perforazioni
possono provocare dei piccoli eventi sismici, neanche percepibili
dall’uomo. Potrebbero innescarsi fenomeni piu’ forti perforando
in prossimita’ delle faglie, ma questo va tipicamente studiato in
ogni caso nello specifico prima di costruire gli impianti”.
La geotermia e’ un’energia da fonte
rinnovabile, che trae dal vapore prodotto dalle acque meteoriche,
filtrate nel sottosuolo e riscaldate dal magma, l’energia
necessaria a far muovere una turbina che a sua volta produce
energia elettrica, la geotermia ha in passato dato problemi di
forti emissioni nell’atmosfera. E c’e’ chi contesta a questa
tecnologia anche il possibile inquinamento delle falde acquifere
superficiali e la stimolazione di terremoti. Per questo, la
proposta di costruire nuovi impianti in Italia ha creato dissenso
in parte dell’opinione pubblica.
“La produzione di energia geotermica e’ antica. Con il tempo
gli impianti si sono evoluti e oggi hanno un differente impatto
ambientale rispetto al passato- spiega ancora Davide Scrocca,
dell’Igag Cnr- i nuovi progetti  pilota non prevedono nessun
rilascio in atmosfera di gas incondensabili, grazie ad impianti
binari a reiniezione totale. Per questo si puo’ parlare della
geotermia come di un sistema sostenibile, che non produce alcun
impatto ambientale sensibile”.

…e per finire, Madamalamarchesa Enel:

ENERGIA. MONTEMAGGI (ENEL): STUDI DIMOSTRANO GEOTERMIA SOSTENIBILE
NO IMPATTO FALDE ACQUIFERE, NO TERREMOTI: C’E’ STRUMENTALIZZAZIONE
(DIRE) Roma, 5 nov. – “La geotermia produce benefici a tutto
tondo, dal punto di vista sia economico sia ambientale, anche
paragonata alle altre tecnologie rinnovabili. Inoltre, gli
investimenti ricadono direttamente sul territorio nazionale,
perche’ la filiera produttiva rimane tutta nel Paese”. Lo spiega
il Massimo Montemaggi, responsabile geotermia di Enel Green
Power, azienda leader mondiale nel settore geotermoelettrico, con
34 impianti in tre diverse province della Toscana – Pisa,
Grosseto e Siena – dove soddisfa il 30% dei consumi locali, oltre
a diversi progetti negli stati Uniti e in Cile.
La geotermia e’ una risposta alla necessita’ di diminuire le
emissioni e di puntare sulle fonti rinnovabili perche’ “la
risorsa e’ il calore del sottosuolo e questo e’ inesauribile,
almeno in epoche umane”, spiega Montemaggi. Ed e’ “una fonte
costante e pulita”, importante soprattutto in Italia perche’ e’
una delle poche risorse presenti sul territorio per produrre
energia.
A chi parla della geotermia come di una possibile fonte di
inquinamento delle falde acquifere superficiali, Montemaggi
risponde che “ci sono studi, documenti e misurazioni che
dimostrano come non ci sia nessun impatto sulle falde” e parla in
proposito di “grande strumentalizzazione”.
Ultimo punto contestato all’attivita’ geotermica e’ la
possibilita’ di indurre eventi sismici nei territori dove sono
collocati gli impianti. “Sono oltre 200 anni che avvengono
perforazioni, inizialmente per attivita’ chimica e solo poi per
la produzione di energia elettrica, e in questi due secoli non
c’e’ testimonianza di nessuna attivita’ sismica percepibile
dall’uomo indotta dall’attivita’ geotermica” conclude
Montemaggi.
I risultati positivi emergono innanzitutto
dai dati forniti da Enel. “Enel Green Power produce 5,8 miliardi
di kiloWattora e serve circa 2,5 milioni di abitanti, lo stesso
per cui servirebbero 1,4 milioni di tonnellate equivalenti di
petrolio, circa 38 petroliere di media stazza”, afferma Massimo
Montemaggi, il responsabile geotermia di Enel Green Power, che
sottolinea il grande risparmio dal punto di vista economico, ma
anche ambientale.
“Sul piano planetario, la produzione di energia con sistema
geotermico e’ a emissioni zero. Le emissioni degli impianti,
infatti, sono le stesse che produrrebbe naturalmente la Terra, ma
concentrate spazialmente- dice Montemaggi- a livello locale ci
puo’ essere problema per chi e’ vicino agli impianti, ma abbiamo
brevettato un sistema di abbattimento che supera il 95%. In ogni
caso, “il problema generato e’ olfattivo, perche’ si tratta di
emissioni sulfuree, ma non per la salute dei cittadini”, conclude.

5 novembre 2015, iniziativa della Rete nazionale NOGESI a Montecitorio. Tutti a Roma!

20151105_locandina_nogesi montecitorioAncora una giornata di iniziative e mobilitazione della Rete nazionale NOGESI (NO Geotermia Speculativa e Inquinante) il 5 novembre 2015 a Roma (clicca sull’immagine per vedere la locandina).
Una giornata che vedrà nella mattinata un Convegno durante il quale la Rete discuterà le sue proposte sulla geotermia, già inviate a Governo, Parlamento e Regioni interessate il 15 ottobre scorso, alla presenza di qualificati esperti ed esponenti delle forze politiche con i quali ci si confronterà nel merito; a seguire, nel pomeriggio, Presidio dei cittadini e comitati in piazza Montecitorio per ribadire la contrarietà dei territorio alla attuale geotermia speculativa ed inquinante.
PER DARE FORZA ALL’INIZIATIVA E’ IMPORTANTE LA MASSIMA PARTECIPAZIONE DELLE POPOLAZIONI COINVOLTE. TUTTI A ROMA IL 5 NOVEMBRE!!!
E’ possibile prenotarsi anche per partecipare al Convegno che si terrà all’interno della Camera dei Deputati; è necessario accreditarsi fornendo i propri dati (nome e cognome) all’indirizzo e-mail: nogesi@inventati.org entro improrogabilmente sabato 31 ottobre 2015 (per gli uomini è obbligatorio indossare la giacca).

Di seguito la lettera del 15 ottobre 2015 della Rete NOGESI con la quale si trasmette al Governo la Proposta sulla geotermia:

Egregio signor Presidente del Consiglio, egregi Ministri,

la vicenda dello sfruttamento geotermico, così come si sta sviluppando nel nostro paese, è foriera ogni giorno di più di estese opposizioni nei territori, spesso insensatamente prescelti dalle convenienze delle imprese messe in moto dalla liberalizzazione del Governo Berlusconi IV attraverso i D.Lgs.22/2010 e 28/2011 e che l’attuale Governo non ha trovato ancora il tempo di riformare. Con il risultato che le richieste di concessioni per la ricerca si sono moltiplicate in maniera incontrollata e -per citarne solo alcune- insistono in territori pregiati come la Val d’Orcia di Montenero (è di qualche settimana fa la rivolta di oltre 60 aziende del vino, dell’olio e del turismo contro tali insediamenti), la confinante Alfina umbra-laziale (uno dei territori più belli dell’Umbria, “luogo del cuore” del FAI), e da ultimo l’area napoletana dei Campi Flegrei (!). Solo sul territorio della Toscana si contano 31 permessi assegnati, mentre nel Lazio le istanze in corso sono 25.
Si tratta di richieste avanzate da imprese spesso senza comprovati precedenti in tecnologie così sofisticate, che aggiungono ulteriori preoccupazioni nelle popolazioni a quelle già legate alle trivellazioni in giacimenti idrotermali–necessariamente in territori vulcanici- sia in alta che in media entalpia (sismicità indotta, possibile contaminazione delle acque potabili, subsidenza -in merito alla quale la recente sentenza (18.05.2015) del Consiglio di Stato n. 02495/2015 ha affermato l’applicazione del principio di precauzione statuendo che anche una situazione di incertezza tale principio può essere sufficiente per l’adozione di misure preventive e che è onere probatorio esclusivo del proponente di fornire la prova di innocuità dell’intervento da realizzarsi- ecc.).

Del resto anche la decantata “rinnovabilità” dello sfruttamento geotermico storico dell’ENEL in Toscana (in particolare nei siti dell’Amiata) è sempre più contestata, sia perché le centrali immettono in atmosfera migliaia di tonnellate di inquinanti con caratteristiche tossicologiche rilevanti, nocive per la salute e per l’ambiente, sia perché la tecnologia “flash”– come sostengono gli esperti – da tempo non è, per usare un eufemismo, “la migliore al momento disponibile”. In merito allo studio epidemiologico prodotto dall’ARS Toscana, dalla Fondazione Monasterio e dal CNR di Pisa (2010) – pur se ancora oggi sono in corso approfondimenti sui risultati dello stesso- in ambito scientifico c’è consapevolezza che in questa area vi siano condizioni ambientali diverse e interagenti per gli effetti cumulativi di inquinanti nocivi per la salute delle persone. Né si può tacere al riguardo delle centinaia di milioni di euro per danni sanitari causati dalle sole emissioni di ammoniaca, precursore alla formazione di PM10 secondario, costi riconosciuti già nel 2005 dal CAFE (Clean Air For Europe) ed oggi evidenziati – e in notevole aumento –nel recente articolo del prof. Riccardo Basosi e dott. Mirko Bravi, comparso su “QualeEnergia” di giugno/luglio 2015 (vedi anche precedente pubblicazione degli stessi autori, ndr). Pertanto la geotermia flash dell’Amiata impone oggi una seria inchiesta da parte del Parlamento e dei Ministeri competenti MISE, MATTM e Sanità, non più rinviabile. Per la scrivente Rete Nazionale la vicenda Amiata assume da tempo la valenza della “madre di tutte le battaglie”, per cui un atteggiamento di disponibilità del Governo e del Parlamento sul punto verrebbe ben valutato dalla scrivente Rete Nazionale.
La stessa Regione Toscana- che pure nel passato ha sempre troppo acriticamente sostenuto la geotermia- di fronte a decine e decine di istanze pendenti di impianti geotermici, ha dovuto attivare una moratoria di 6 mesi per darsi nuove regole allo scopo di “non compromettere in modo irreversibile il territorio ed evitare rischi alla sostenibilità ambientale e socio-economica” con una neppure velata critica –da parte della Regione “geotermica per eccellenza” – al ritardo con cui lo Stato si sta muovendo nell’inserimento di regole cogenti circa la geotermia, lasciata in piena balia delle imprese. E le nuove regole che la Regione si sta dando partono dalla considerazione che debbano essere individuati i territori dei Comuni non idonei alla geotermia, ovvero le aree che, per il loro contesto socio-economico e per le strategie di sviluppo adottate dalle comunità residenti, devono essere escluse dalle autorizzazioni alla ricerca e realizzazione di impianti geotermici.

Le Commissioni parlamentari VIII° e X°, approvando – si noti, all’unanimità- la Risoluzione n. 8-00103 del 15.04.2015 sulla produzione di energia da impianti geotermici, hanno cercato- dopo un approfondito dibattito con i territori e le stesse aziende- di superare la scarsa affidabilità ed estesa impopolarità del piano geotermico attuale, con la sollecitazione al Governo di emanare “linee guida” di gestione del settore nelle “aree idonee” di cui alla richiesta “zonizzazione”, rilasciando le autorizzazioni per i progetti di impianti geotermici solo a seguito della loro emanazione e dietro valutazione dell’ impatto ambientale (VIA) che tenga conto, appunto, delle “nuove norme”.
Ripristinando così –nell’interesse del paese e come la Rete Nazionale sin dalla sua nascita aveva chiesto – la responsabilità precipua dello Stato nella individuazione delle aree idonee allo sfruttamento in sicurezza della geotermia e dei criteri generali di valutazione in merito alle principali componenti critiche relative a tale attività. E particolare importante è l’aver statuito nella Risoluzione che le relative autorizzazioni siano rilasciate –e ciò deve valere anche per i procedimenti in corso (Castel Giorgio, Montenero e tutti gli altri impianti in itinere di autorizzazione) – nel rispetto delle “nuove norme” che lo Stato definirà entro tempi certi.

E ora, dopo la approvazione della Risoluzione, il motivo conduttore- anche da chi la geotermia l’aveva accettata acriticamente- è che “la geotermia bisogna farla bene”. E’ innegabile che sia un vistoso passo avanti, se alle parole seguiranno- da parte del Governo- i fatti. Lo sfruttamento geotermico non può più procedere con la prevaricazione di gruppi economici che speculano privatizzando i profitti e lasciando sul territorio i costi economici, ambientali e sociali; deve pur esserci uno spazio di condivisione che porti ad una scelta ponderata della popolazione stessa coinvolta.
La scrivente Rete Nazionale, continuando il suo collaborativo confronto con il Governo, come è già avvenuto denunciando la “geotermia elettrica speculativa e inquinante” il 5 marzo del 2104 presso la Camera dei Deputati  presenta le sue proposte convinta più che mai che sia necessario ora nel settore un cambio di paradigma (non essendo quello attuale largamente condiviso dalla comunità scientifica).
Anzi un doppio cambio di paradigma: sperimentare nuove tecnologie geotermiche che siano capaci di non avere impatti significativi sui territori come la geotermia di “Terza Generazione” (Borehole Heat Exchangers -BHE) che estrae dal giacimento solo calore, attraverso circuiti a tubo chiuso, che non “muovono” in alcun modo i fluidi geotermici, assicurando così l’assoluta assenza di emissioni e di scorie. Una modalità capace in
sostanza di “tagliare la testa al toro” andando ad utilizzare il calore terrestre direttamente nel punto di disponibilità del sottosuolo, senza l’estrazione ed il trasporto di fluidi geotermici verso la superficie. Tale tecnologia si differenzia profondamente dalla, pur collaudata, tecnologia di “Prima Generazione” (Idrotermale) ove il contatto con i fluidi geotermici è indispensabile, e dalla Tecnologia sperimentale di “Seconda Generazione” (Hot Dry Rock) ove vi è ancora contatto diretto fra i fluidi iniettati dalla superficie e le rocce fratturate create in profondità per attivare lo scambio termico.
Insomma una geotermia che sia realizzabile in ogni luogo e non solo nelle aree idrotermali (e quindi potenzialmente sismiche del paese) – ampliando quindi la sua possibilità di sfruttamento – ma evitando le aree dedicate ad altre importanti vocazioni territoriali; per fare questo è essenziale che il Governo smetta di alimentare con gli incentivi la geotermia speculativa ed inquinante liberalizzata dal piano Berlusconi-Scajola. E nel contempo potenziare e sostenere la geotermia a “bassa entalpia”, questa sì, con incentivazioni- per il fondamentale contributo che può dare alla riduzione del fabbisogno energetico del patrimonio edilizio del paese.

E’ inoltre necessario avere una nuova politica per il settore energetico che riveda le politiche di sostegno al raggiungimento degli obiettivi energetico-ambientali della Strategia Europa 2020, a cominciare dall’eliminazione dei vistosi incentivi per i grandi impianti di sola produzione di elettricità, privilegiando invece gli investimenti sull’efficienza energetica e sulla produzione di calore, di cui siamo deficitari come Paese (in questo senso l’utilizzo massiccio della bassa entalpia può fare la differenza).
Pensiamo infine che le “nuove norme” dovrebbero–per l’efficacia della riforma stessa- assumere la forma del decreto legge o della legge e quindi sottoposte al vaglio delle competenti Commissioni parlamentari che le hanno richieste e/o del Parlamento, in modo che ad essere ridisegnata sia la normativa relativa all’intero settore geotermico.
Ma va contemporaneamente mantenuta –secondo la vigente legislazione sulle “energie rinnovabili” (D.M. 10.09.2010 “Linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”) -la possibilità per le Regioni di legiferare gli opportuni aspetti degli inserimenti degli impianti geotermici in termini di aree non idonee avuto riguardo alle caratteristiche socio-economiche ed ambientali dei territori. D’altro canto l’accettabilità dello sfruttamento geotermico da parte delle Regioni è problema rilevante visto che le autorizzazioni passano per le Regioni sia per gli impianti “regionali” che per quelli c.d. “pilota” in cui è necessario, per terminare l’iter autorizzativo, “l’intesa” con la Regione o le Regioni coinvolte.

20151105_programma_nogesi montecitorioLe proposte qui enunciate saranno presentate il 5 novembre 2105  (clicca sull’immagine a fianco per leggere il programma, ndr) all’interno di un Convegno e relativa Conferenza stampa presso la Camera dei Deputati con il sostegno, come è nostro costume, di importanti esperti e studiosi della materia e delle istanze istituzionali parlamentari e territoriali che in varie regioni del Paese mostrano la loro preoccupazione per l’attuale utilizzo della geotermia.
Siamo fiduciosi che molte delle nostre proposte possano fare parte dei prossimi impegni del Governo verso la Risoluzione parlamentare, in modo da pervenire alla codificazione di una nuova legislazione del settore. Che risolva il problema della scarsa credibilità dell’attuale piano geotermico del Governo, su cui il Parlamento ha sentito la necessità di intervenire: ignorare gli impegni assunti in Risoluzione porterà inevitabilmente allo scontro con le opinioni pubbliche locali, ad impianti affidati frettolosamente a società inesperte, ad un elevato rischio di incidenti e ad una conclusione che sarà: “o una geotermia fatta male o nessuna geotermia”. Questo noi cittadini e le istituzioni del nostro Paese non lo possono accettare.

Dobbiamo rimarcare purtroppo che non si apre sotto i migliori auspici di correttezza istituzionale da parte del Governo- e ciò può lasciare perplessi sulla vera volontà riformatrice dello stesso- la vicenda degli impianti pilota Castel Giorgio-Torre Alfina con la conferenza di servizi convocata in violazione palese dei punti 3 e 4 della Risoluzione parlamentare (che si ricorda impongono che il rilascio delle autorizzazioni per i progetti di impianti geotermici in itinere avvenga solo a seguito della emanazione delle “nuove norme” e dietro valutazione dell’ impatto ambientale (VIA) che tenga conto, appunto, delle stesse) nonostante le proteste contenute in numerose interrogazioni parlamentari (interrogazione a risposta in commissione 5-06259 (PD); interrogazione a risposta orale 3-01671(M5S), interrogazione a risposta scritta 4-10192 (AL ed altri).

Vittorio Fagioli – Portavoce Rete Nazionale NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante, in rappresentanza di associazioni e comitati di cittadini delle Regioni Umbria, Lazio, Toscana, Campania e Sardegna.