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Clamoroso sul rilascio della VIA su Bagnore 4: Vergogna!

20160409_firenze focus geotermia 37 zitaDalle rivelazioni di Zita, ex dirigente VIA regione Toscana, Rossi e la sua giunta non possono più negare che non sapevano dei gravi danni sanitari.

Il 9 aprile scorso, a Firenze, nel corso del Convegno della Rete nazionale NoGesi, l’arch.Zita, ex dirigente della Regione Toscana, che ha seguito la procedura di VIA per la centrale di Bagnore 4 a Santa Fiora, dal 2005 fino a luglio 2012, quale responsabile del Settore Valutazioni di Impatto Ambientale, ha fatto affermazioni di estrema gravità che, se confermate, ci consentono di denunciare che la Giunta Rossi è consapevolmente corresponsabile dell’eccesso di mortalità che stiamo registrando in Amiata da parecchi anni.

Sappiamo che lo studio Epidemiologico, commissionato nel corso della procedura di VIA all’Agenzia Regionale della Sanità (ARS) sulle condizioni di salute della popolazione residente nei comuni sede di impianti geotermici, aveva certificato nel 2010 in Amiata un eccesso di mortalità negli uomini, sia rispetto ai comuni limitrofi che rispetto al resto della Toscana del + 13%. In sintesi brutale in Amiata era in corso una decimazione.
Inoltre tale studio, nel suo Allegato 6, aveva individuate ben 54 relazioni, statisticamente significative, tra incrementi di malattie e concentrazioni crescenti di diversi inquinanti misurati e presenti in aria, acqua e terreno, prodotti anche dalle centrali geotermiche.
Essendo riconosciuta come vera la relazione, nei comuni geotermici, tra l’aumento notevole di mortalità in funzione di concentrazioni crescenti di arsenico, mercurio, acido solfidrico, ecc.  ed essendo ritenuta ancora come vera l’esistenza di emissioni di arsenico, mercurio, acido solfidrico, ecc. dalle centrali geotermiche dell’Amiata (pag.16-18 dello Studio ARS), risulta quindi statisticamente vera anche la conclusione – per la legge transitiva della logica, valida da Aristotele in poi in tutto il mondo sano ed onesto – che l’incremento delle malattie e mortalità sull’Amiata era dovuta anche alle emissioni delle centrali geotermiche.

Ed infatti ieri l’arch.Zita ha confermato che nel 2012 ricevette un parere negativo dall’ARS in sede di VIA alla realizzazione del progetto che portava a triplicare la potenza da installare a Bagnore. Con tale parere il responsabile del procedimento non avrebbe potuto chiudere positivamente la procedura di VIA e l’arch. Zita riferì all’allora Assessore all’Ambiente Bramerini il parere negativo di carattere sanitario.
Se l’art.3 della Costituzione Italiana fosse stato rispettato anche dalla Giunta Rossi, il nuovo impianto non sarebbe stato autorizzato e si sarebbero dovuti chiudere anche quelli già in esercizio in Amiata.

Sempre secondo le dichiarazioni rilasciate ieri, dopo quindici giorni l’arch.Zita ricevette un secondo parere dall’Agenzia Regionale di Sanità con il quale il parere negativo diventava parere positivo, con una motivazione incredibile e del tutto illogica: cioè che nel frattempo era pervenuta all’Ars una nota chiarificatrice del Settore Energia della Regione Toscana. Poichè nulla variava in merito alle emissioni in atmosfera di inquinanti dannosi alla salute, non si giustifica in nessun modo la rivalutazione di un quadro sanitario già compromesso dalle centrali esistenti e che avrebbe subito ulteriori aggravi con la costruzione del nuovo impianto.

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Di seguito la trascrizione dell’intervento dell’arch.Zita a Firenze, 9 aprile 2016, qui il video:

“Qualcuno chiede il mio parere su tutta questa faccenda (poco prima l’arch. Zita aveva introdotto il tema della VIA su Bagnore 4 n.d.s.). Io non esprimo pareri personali. Per me hanno sempre parlato le carte ufficiali che ho firmato e che hanno firmato gli altri funzionari della Regione e di tutti gli organismi tecnici che partecipano nelle procedure. Tutti atti pubblici, atti che potete trovare e che qualcuno conosce perfettamente. In quella occasione era un unica centrale da 40 MW, che poi con un giochino delle tre carte si decise di spacchettare in due centrali da 20 come se due centrali da 20 fossero meglio di una da 40 in termini emissivi e quant’altro poteva sembrare meno impattante, ma queste sono cose marginali.
La questione rilevante è che io pretesi, ovviamente, che per quella centrale la Regione chiedesse un parere all’ARS, all’Agenzia Regionale per la Sanità. Non era una cosa usuale, non era mai stato fatto, ma suggerii, ovviamente in un rapporto dialettico all’Assessore Bramerini (era quotidiano il rapporto che io avevo con l’Assessore Bramerini), che date le problematiche che riguardavano la salute pubblica e dato che era la più grande centrale che si intendeva costruire, non in Nevada, dove il primo cristiano era a 150 Km, ma in un’area fortemente antropizzata, in una regione, che ha una storia, una cultura e che geograficamente è la più conosciuta al mondo, noi non potevamo sottendere la necessità di approfondire…(l’arch. Zita viene interrotto dalla presidenza che interloquisce con lui n.d.s.) … il più grosso bacino idrico, le questioni idrogeologiche…Però guardate, sono rispetto alle questioni sanitarie… io mi permetto di dire marginali rispetto alle questioni sanitarie…
Benissimo.
Io chiesi un parere all’ARS. L’ARS, e qui faccio per la prima volta una dichiarazione pubblica e consentitemi per questo… anche, no? Il fatto che mi assumo una responsabilità notevole , ma non ho mai mancato di assumerle e vedremo quali saranno le conseguenze di quello che dico. Ok? Io ho chiesto un parere all’ARS. L’ARS mi mandò un parere ufficiale. Era un parere negativo. Io chiamai immediatamente l’Assessore Bramerini, che convenne con me che, con quel parere dell’ARS, Bagnore 4 non si poteva chiudere (applausi in sala n.d.s.)…No, vi prego, vi prego. Vi prego! Non fate commenti perché la questione è significativa e rilevante.
La Bramerini parlò evidentemente in Giunta di questa faccenda. L’ARS, quindici giorni dopo il parere negativo, uscì con un successivo nuovo parere positivo sulla base, evidentemente così come è scritto nei pareri (io vi invito a leggere pareri ufficiali), sulla base di ulteriori, nuove e all’ARS non conosciute indicazioni, che gli provenivano dal Settore Energia. Io commentai all’Assessore Bramerini, in merito al fatto che era per me totalmente inconcepibile che un Direttore Generale dell’Agenzia Regionale della Sanità avesse emanato un parere negativo, dichiarando nel successivo parere positivo, che lo aveva fatto (il primo parere) nell’inconsapevolezza del valore del progetto, cosa che invece aveva assunto, in termine di consapevolezza, soltanto nell’emanazione del secondo parere, sulla base delle indicazioni che lui non aveva avuto prima e che aveva avuto successivamente dal Settore Energia della Regione Toscana.
Le conseguenze di tutto ciò sono state: la delega tolta all’Assessore Bramerini sulla Valutazione di Impatto Ambientale e il mio allontanamento come responsabile del Settore VIA e trasferimento al Settore Paesaggio”.

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La Nazione del 12 aprile 2016:

20160412_nazione zita

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Risposta del direttore dell’Ars Toscana, Cipriani, il 12 aprile 2016:

A seguito delle affermazioni di Zita, interviene il Direttore di ARS: “Abbiamo precisato, non cambiato parere”

Le affermazioni riportate dall’architetto Fabio Zita sulla stampa sul parere di ARS per la Valutazione di Impatto Ambientale della centrale geotermica di Bagnore 4, non sono corrette. Ancor meno quelle pronunciate in un intervento al Convegno “Geotermia: focus Toscana” visibile su Youtube il 9 aprile 2016.
Sostanzialmente Zita afferma che ARS ha cambiato versione dei fatti nell’arco di 15 giorni per qualche “ordine” dalla Giunta facendo credere in questo modo ad un’Agenzia piegata alla volontà di altri. Affermazioni e insinuazioni false e gravi.
ARS ha prodotto una nota aggiuntiva alla sua relazione in cui conferma e non cambia il contenuto del primo documento.
Ma cercherò di chiarire i fatti, che Zita conosce bene avendoli vissuti con noi.
Nel febbraio 2012, seguendo una procedura non usuale, l’allora responsabile del settore VIA della Regione Toscana Fabio Zita, chiede ad ARS un contributo sui documenti acquisiti dal suo ufficio, compresi quelli provenienti dalle associazioni di cittadini, per una “una valutazione della documentazione” da parte di ARS sulla sostenibilità degli impatti del progetto di Bagnore.
Dunque, non una VIS-Valutazione di impatto sanitario, ma una sorta di parere tecnico aggiuntivo, non previsto nella procedura canonica della VIA. Vista l’imponenza e complessità della documentazione, in assenza di una regia ben organizzata, dedichiamo maggiore attenzione agli aspetti epidemiologici delle affermazioni ENEL e delle note provenienti dai cittadini.
Nonostante i complessi e non sempre ben formulati documenti di ENEL, l’intero primo capoverso della seconda sezione del documento redatto da ARS, fa riferimento alle molte mappe di diffusione e alla ricaduta di inquinanti delle centrali di Bagnore 3 e Bagnore 4, che interessavano zone completamente non abitate. Dove, dunque, l’esposizione umana non esiste. E questo si dice molto chiaramente.
Per scrupolo ARS cita anche una sola mappa tra tutte quelle presentate – la Mappa 02.c – che nello scenario di non funzionamento dei filtri di abbattimento del mercurio e dell’acido solfidrico (AMIS), segnalerebbe una possibile esposizione della popolazione a bassi livelli di acido solfidrico. Correttamente, ARS afferma che a quella data non c’è letteratura sufficiente per sapere se queste basse esposizioni protratte nel tempo possano avere effetti sulla salute. Segue una completa revisione della letteratura epidemiologica in merito. Dati incerti, in attesa di quelli ben più precisi che il prof.   Michael  Bates  dell’Università della California, stava elaborando nell’area geotermica di Rotorua nello suo studio in corso in Nuova Zelanda.
Il 31 maggio 2012 inviamo a Zita il documento che tra le altre affermazioni, dice che le mappe di ENEL non evidenziano popolazione esposta ad acido solfidrico a dosi medie o alte.
E questo non è un parere negativo.
La nota dice anche che poco sappiamo sull’esposizione della popolazione generale a dosi basse di acido solfidrico riportate da una sola mappa. Che è l’onesta e aggiornata affermazione del nostro stato di conoscenza epidemiologica a quella data.
Il documento, quindi, nel suo complesso non esprime un parere negativo sulla VIA.
Pochi giorni dopo riceviamo una telefonata di Zita che esprime la sua difficoltà ad utilizzare il nostro documento per la VIA. Si dichiara preoccupato da quelle note di ARS sull’esposizione a basse dosi. Lo rassicuro che, a nostro parere, il documento è tutt’altro che negativo. Anzi. E’ solamente scritto con lo stile medico scientifico di chi è abituato a esprimere valutazioni e dubbi sulla base delle evidenze di letteratura.
Nei giorni successivi rivalutiamo con il settore Energia della Regione Toscana, ARPAT ed esperti di mappe dell’ENEL la questione della possibile esposizione ad acido solfidrico a basse dosi in caso di non funzionamento degli AMIS espresse dalla Mappa 02.c.
Dalle verifiche emerge che la Mappa 02.c in realtà fa riferimento ad uno scenario emissivo di scarsissima probabilità, frequenza e durata. Non si configura, perciò, come possibile scenario di un’esposizione “protratta nel tempo”.
Per questo ARS ha ritenuto opportuno inviare a Zita in data 18 giugno la nota integrativa che chiariva questo passaggio.
A nostro parere, comunque, il primo documento di ARS era già sufficientemente chiaro e come tale poteva essere già utilizzato nel giudizio sulla VIA. Certamente, il venire meno dell’unico elemento segnalato come problematico rafforzava la valutazione sulla mancanza di popolazione esposta ad acido solfidrico.
In conclusione, con la nota aggiuntiva abbiamo confermato e non cambiato il contenuto del primo documento.
Peraltro, pochi mesi dopo, ad ottobre 2012, nel Convegno organizzato da ARS a Firenze su “Geotermia e Salute”, il prof. Bates presentava i primi risultati del suo studio in Nuova Zelanda che, insieme a quelli pubblicati successivamente su riviste internazionali, escludevano effetti dannosi delle esposizioni croniche a basse dosi per l’apparato respiratorio e il sistema nervoso nell’uomo. Anzi, talvolta sembrano essere protettive.
Dunque, le nostre conservative e prudenti argomentazioni, sarebbero state in ogni caso oggi superate in senso positivo. Ma questa è un’altra argomentazione.

Francesco Cipriani, Direttore ARS

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Comunicato congiunto sindaci Marini di Arcidosso e Balocchi di Santa Fiora, 12 aprile 2016:

Bagnore 4: i sindaci di Arcidosso e Santa Fiora”Sia fatta chiarezza pubblica sul parere ARS”

Comunicato congiunto dei Sindaci dei Comuni di Arcidosso e Santa Fiora
Dopo la smentita delle dichiarazioni dell’architetto Fabio Zita riportate dalla stampa
I sindaci di Arcidosso e Santa Fiora chiedono che intervenga anche la Regione in merito alle preoccupanti dichiarazioni di Zita sulla centrale geotermica Bagnore 4 e la successiva precisazione di Francesco Cipriani attuale direttore di ARS.
“Ha sollevato grande preoccupazione – dichiarano i sindaci Jacopo Marini e Federico Balocchi – il contenuto del video con il quale l’architetto Fabio Zita, ex dirigente della Regione, ad un convegno organizzato a Firenze il 9 aprile dalla rete Nogesi, ha ricostruito il percorso che avrebbe portato alla conclusione della procedura di Via per la centrale geotermoelettrica di Bagnore 4. Evidentemente consapevole della portata delle affermazioni e assumendose la responsabilità, Fabio Zita ha sostenuto che l’Ars in un primo momento aveva espresso parere negativo rispetto a tale realizzazione, modificando dopo 15 giorni tale parere in positivo a seguito della relazione che avrebbe fatto in Giunta l’allora assessore regionale Bramerini.
Questo evento avrebbe poi comportato la rimozione dello stesso dirigente e la revoca all’assessore della delega alla Via. È evidente come lo scenario paventato dal dottor Zita risulti inquietante, non solo per il suo contenuto ma proprio perché tale ricostruzione proviene non da persona qualsiasi ma dall’ex dirigente regionale competente”.
“Le successive precisazioni – continuano i sindaci di Arcidosso e Santa Fiora – dell’attuale direttore Ars Francesco Cipriani che, al contrario di Zita, sostiene che la prima valutazione non era negativa, sono rassicuranti, ma impongono uno sforzo di ulteriore chiarezza da parte della stessa Regione Toscana. Il nostro compito come sindaci è la tutela della popolazione e in un caso del genere non possono restare zone grige o dubbi di ogni genere. Abbiamo sempre riposto grande fiducia nell’operato super partes della Regione e tale fiducia la rinnoviamo ancora. Su questi aspetti non si può certo essere approssimativi o imprecisi, ed è necessario che ciascuno si assuma le proprie responsabilità rispetto a quanto dichiarato, considerata la delicatezza e gli effetti nefasti sul territorio che essa sta provocando in termini di immagine. Proprio per questo chiediamo alla Regione di prendere posizione affinchè sia fatta immediata e piena chiarezza sulla vicenda, volendo dar conto prima possibile a noi sindaci che siamo l’autorità sanitaria locale, e alle comunità locali, di quanto effettivamente accaduto”.

Firenze, 9 aprile 2016. Dal convegno sulla geotermia un chiaro “no” al piano Rossi

20160409_firenze focus geotermia 19Sala piena all’Auditorium regionale e presidio in strada per il convegno “Geotermia: Focus Toscana”. Messe in evidenza tutte le criticità, i danni sociali e sanitari nella regione “geotermica” per eccellenza. La geotermia non ha una accettazione sociale neppure in Toscana.

 

E’ stato un convegno molto partecipato quello che si è svolto sabato 9 aprile 2016 a Firenze presso l’Auditorium del Consiglio Regionale della Toscana dal titolo “Geotermia: Focus Toscana” organizzato dai comitati della Rete Nazionale NOGESI (No geotermia elettrica speculativa e inquinante).
I tempi per organizzare un focus sulla geotermia erano maturi. Il Governo infatti ha finora disatteso l’impegno, preso con una Risoluzione approvata dalla Camera dei Deputati, di emanare le linee guida su tale argomento entro ottobre 2015. Nell’attesa di tale normativa in Toscana i progetti per nuovi insediamenti industriali stanno andando avanti in base a regole vecchie che non tutelano i territori soprattutto per quanto riguarda la tutela ambientale e sanitaria.
I dieci relatori invitati rappresentavano i settori professionali più legati al tema in discussione. Una serie di interventi interessanti si sono susseguiti davanti ad un pubblico attento e desideroso di capire meglio cosa sta avvenendo nei territori coinvolti dai progetti di costruzione di nuovi impianti geotermici: centrali geotermiche che fino a pochi anni fa venivano percepite come una risorsa, oggi vengono vissute come un problema per l’economia locale, la salute e l’ambiente.
L’aria che si respirava durante tutte le trattazioni era di chiaro dissenso verso la politica nazionale e regionale. Sia per il modo in cui viene sfruttata oggi la geotermia esistente sia per i permessi di ricerca rilasciati dalla Regione che preludono all’industrializzazione forzata di territori dove sono presenti economie che hanno investito tutte le loro energie e risorse puntando sullo sviluppo del settore dell’agricoltura e del turismo di qualità.
La consapevolezza che purtroppo tale attività industriale gode di particolari protezioni politiche è stata chiara fin da subito a tutti i presenti in sala. Un tipo di energia che per anni è stata propagandata come pulita e rinnovabile oggi mostra “tutti i suoi contro”. In tutti gli interventi sono state dimostrate le criticità collegate allo sfruttamento geotermico per come viene attuato oggi in Italia e in Toscana.
Fin dal primo intervento è stato ben chiarito quanto è avvenuto dal 2010 ad oggi con la liberalizzazione del mercato geotermoelettrico. Gli incentivi economici stanziati per le fonti rinnovabili e una normativa rivelatasi inefficace sin dalla sua nascita, hanno spinto società, fino a quel momento puramente finanziarie, a lanciarsi in una nuova corsa all’oro. La diffusione a macchia di leopardo dei nuovi permessi di ricerca ha quindi creato preoccupazione e malcontento nelle comunità locali. A questo proposito durante il convegno è stata portata la testimonianza di alcuni attivisti dei comitati nati sul territorio per contrastare la geotermia industriale. Emblematico il caso del “Masso delle Fanciulle” che ha visto i cittadini doversi impegnare in molteplici attività tra cui raccolte di firme e fondi per poter difendere i territori minacciati. Si è passati poi a parlare della non sostenibilità e dell’incompatibilità tra produzioni agricole di qualità e insediamenti di nuove centrali geotermiche.
L’intervento di un rappresentante sindacale ha messo in luce quanto sia elevato il tasso di disoccupazione nelle aree geotermiche “storiche”, sfatando il mito che questa tipologia di insediamenti industriali crei nuovi posti di lavoro, rispetto ai settori legati all’economia del paesaggio.
Un altro argomento trattato è stata la drammatica situazione sanitaria ed ambientale in Amiata. In particolare sono state esposte le tabelle riportanti le grosse quantità di ammoniaca ed altre sostanze velenose immesse in atmosfera dalle torri di raffreddamento delle centrali. I danni sociali e sanitari che provocano le sole emissioni di ammoniaca ammontano a decine di milioni di euro e sono stati confermati da recenti studi di affermati ricercatori indipendenti. Clamorosa poi la ricostruzione delle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per le ultime due centrali realizzate in Amiata da Enel Green Power, rammentate dall’arch. Fabio Zita, ex responsabile della Regione Toscana del Settore VIA. Se i documenti citati dall’arch. Zita saranno confermati, tutte le forze sane di questa Regione dovranno chiedere con forza le dimissioni del Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.
L’avv. Michele Greco ha quindi riportato la sua testimonianza di collaborazione con i comitati impegnati nella lotta alla geotermia industriale. E’ stato spiegato all’uditorio come sia debole ed inefficace l’impianto normativo statale.
Successivamente alcuni consiglieri regionali presenti in sala di SI-Toscana a Sinistra e M5S hanno preso a turno la parola per esporre le proprie posizioni sulla questione geotermica, concordando con la Rete NOGESI mozioni e interrogazioni da portare in Consiglio Regionale. La assenza di posizioni da parte del PD regionale testimonia della difficoltà di contrapporsi alle argomentazioni presentate nel convegno. E’ intervenuto poi l’on. Samuele Segoni che si è soffermato sul ritardo del Governo nella definizione di nuove regole per la geotermia.
Sul finale due docenti universitari, il prof. Andrea Borgia-geologo di chiara fama- e l’ing. Giorgio Santucci affrontavano le questioni più tecniche in relazione alle vistose problematiche legate allo sfruttamento geotermico dell’area amiatina – a rilascio libero in atmosfera-con la riduzione dell’acquifero, sismicità indotta e subsidenza e le criticità anche di quelle “binarie” proposte come “buona geotermia”. Veniva quindi presentata la tecnologia cosiddetta di terza generazione, con sonde geotermiche di sofisticata costruzione che hanno la caratteristica-non muovendo i fluidi sotterranei- di limitare al minimo l’impatto ambientale.
Concludeva il convegno Piero Pii, Sindaco di Casole d’Elsa. Nella sua relazione i temi toccati riassumevano tutti gli interventi precedenti: normativa, procedimenti amministrativi, strategie di sviluppo alternative alla geotermia industriale, partecipazione democratica e la proposta di una commissione di inchiesta sull’Amiata, nonché la possibilità di una class action collettiva.
Un successo quindi che rilancia le attività dei comitati della Rete NOGESI contrari al piano geotermico del governatore Rossi e delle vecchie centrali Enel Green Power, a partire dalla Giornata “100 fiori contro la geotermia “del prossimo 24 aprile.

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Orvieto News dell’11 aprile 2016

Amiatanews dell’11 aprile 2016

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Contropiano

Orvieto Sì

Difensori della Toscana

 

Il gambero Marras sulla geotermia in Amiata

paz elefanti volano unita

vignetta di Andrea Pazienza su l’Unità, ai tempi di Tango e Cuore

Girava, ai tempi del PCI, una storiella che raccontava di un iscritto al Partito a cui un tale dice: “bellino, ma lo sai che c’è un ciuco che vola?”,
e lui a ribatte: “ma che dici, strullo, non è mica possibile!”,
l’altro: “ma ti dico che codesto ciuco vola, l’ho letto”,
lui: “e indove l’avresti letto?”,
l’altro: “sull’Unità”,
e lui, ci pensa pochino e fa: “sì, ma basso basso”.

 

 

Ci torna in mente questa storiella che prendeva in giro bonariamente i militanti di quel partito, per i quali portiamo rispetto se non altro per aver contribuito a far uscire questo paese dal fascismo, ascoltando Marras che ci risultava avere la posizione, condivisa finanche da tutti i sindaci amiatini, che la geotermia in Amiata ha raggiunto il punto di equilibrio, significando, se l’italiano ha un senso, che non se ne farà altra, altrimenti sarebbe squilibrata.

Nel frattempo però, passato dalla provincia di grosseto in regione Toscana, deve fare i conti con il “piano Rossi” di incremento delle centrali e della sparata dell’americano Renzi sul raddoppio della geotermia in Amiata.

Allora eccolo sfoderare un comunicato “a passo di gambero” in cui dice che sì, l’equilibrio della geotermia in Amiata è raggiunto, ma solo per l’Enel, mentre si potranno fare altre centrali “meno invasive”

…come dire che il ciuco vola, ma solo basso basso…

 

ps. in un passaggio dice pure “È fondamentale garantire l’affidabilità del soggetto che presenta i progetti…”: ma li ha visti chi sono e cosa fanno i soggetti che si sono accaparrati i permessi???

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di seguito, quanto pubblicato da Il Giunco.net l’8 aprile 2016:

Geotermia, Marras: «Risorsa importante, ma Monte Labro e Montenero vanno fermati»
il capogruppo Pd in consiglio regionale: “Adesso dalla Regione ci aspettiamo risposte coerenti con gli indirizzi presi”
di Daniele Reali

GROSSETO – Sì alla geotermia, si alla possibilità di sviluppo, ma non a tutti i costi. Leonardo Marras, capogruppo Pd in consiglio regionale, fa il punto della situazione su uno dei temi più dibattuti sul futuro del nostro territorio anche alla luce della conferma da parte di Matteo Renzi sull’importanza strategica di puntare sulla geotermia.

“A chi mi chiede come la penso sulla geotermia – spiega Leonardo Marras, capogruppo PD Regione Toscana – rispondo ribadendo la posizione che ho preso mesi fa nella risoluzione che ho presentato al Consiglio regionale insieme ad altri consiglieri del Partito Democratico: la geotermia è una risorsa strategica, sia dal punto di vista energetico che da quello economico, ma dobbiamo porre dei punti fermi che ne regolino lo sviluppo tutelando cittadini e ambiente”.

La Regione Toscana ha accolto le indicazioni contenute nella risoluzione approvando le Disposizioni in materia di geotermia: linee guida che definiscono la quantità di pozzi esplorativi necessari al raggiungimento della quota energetica (Burden Sharing) prevista dagli accordi nazionali e comunitari e individuano i criteri per l’autorizzazione alla perforazione dei pozzi.

“È fondamentale garantire l’affidabilità del soggetto che presenta i progetti -– prosegue Marras –, infatti, nelle determinazioni della giunta si parla chiaramente di necessità di esaminare preventivamente le capacità di cui sono in possesso gli operatori sia per portare avanti il progetto che per affrontare eventuali criticità per questo uno dei vincoli per il rilascio del permesso di ricerca è la presentazione di una fidejussione in proporzione al valore delle opere di recupero ambientale previste a seguito delle attività. Allo stesso modo è indispensabile investire nella ricerca per mantenere alto il livello delle tecnologie utilizzate e diminuire sempre di più l’impatto ambientale degli impianti, come prevede il protocollo geotermia sottoscritto da Enel e Regione Toscana. Un altro protocollo importate che merita di essere citato se si parla di ricerca è quello della Rete geotermica, un insieme di imprese che hanno sottoscritto con la Regione la volontà ad investire nella tecnologia a ciclo binario impegnandosi a garantire il costante sviluppo tecnologico.

Bene dunque le linee guida che insieme all’accordo generale fissano le priorità per lo sviluppo della produzione geotermica: tutela del paesaggio, investimenti nella ricerca e valutazione degli operatori, ma non basta: occorre ampliarlo perché Enel diventi anche una vera e propria agenzia di sviluppo del territorio che si preoccupi direttamente di chiudere la filiera geotermica ricercando investitori che possano sfruttare il calore in eccesso”.

La situazione che riguarda l’Amiata – Nel Paer (Piano ambientale ed energetico regionale), approvato a febbraio 2015, si parla chiaramente dello sviluppo della geotermia sul Monte Amiata: l’ulteriore sviluppo della geotermia in Toscana, potrà avvenire solo a condizione di assicurare un impatto ambientale complessivo migliore di quello già garantito con le ultime autorizzazioni uniche rilasciate in materia. Ciò vale in particolare per il territorio dell’Amiata dove il riassetto della concessione di Piancastagnaio e la nuova centrale denominata Bagnore 4, hanno portato la potenza complessivamente installata attorno ai 100 MW fissando un punto di equilibrio tra lo sfruttamento della risorsa con le tecnologie oggi impiegate e la vocazione socio economica dei territori.

“La limitazione posta nel Paer – spiega Marras – si riferisce allo sviluppo di centrali ad alta entalpia, mentre i molteplici progetti di perforazione riguardano la ricerca per lo sviluppo di impianti a media entalpia, che sono sì meno invasive, ma non per questo realizzabili ovunque. Il parere negativo al progetto Seggiano legato a vincoli paesaggistici è stato un segno chiaro della volontà della Regione di perseguire la strada tracciata con la nostra risoluzione, adesso chiediamo che sia fatto lo stesso con il progetto Monte Labbro e che sia espresso parere negativo per il progetto pilota Montenero, entrambi ricadenti in aree di elevato valore ambientale e paesaggistico”.

“In queste settimane, inoltre, stiamo lavorando insieme all’assessore Ceccarelli alla modifica della legge 65 che normerà, tra le altre cose, la conferenza di copianificazione, ovvero Regione e Comuni valuteranno insieme la fattibilità delle opere, i territori avranno maggiore voce attraverso i loro sindaci, proprio come auspicavamo nel nostro atto”.

“Il futuro della geotermia, in Amiata come in altri territori – conclude Marras –, può essere quello delineato dalla Carta della buona geotermia, cioè lo sviluppo della piccola entalpia: una buona pratica ambientale, supportata da tecnologie all’avanguardia, che può avere molte applicazioni di recupero energetico, anche nelle città. Il mio auspicio è quello che tutti i comuni della provincia aderiscano alla carta, aderendo così ad una filiera industriale sostenibile”.

I permessi di ricerca attivi che interessano comuni della provincia di Grosseto sono 18:

1 richiesto da Geoenergy srl (Monte Labbro)
2 richiesti da GeStoSrl (Cinigiano, Montalcino)
3 richiesti da Enel (Murci, Boccheggiano, Montebamboli)
5 richiesti da Sorgenia Geothermal srl (Poggio Montone, Monte Santa Croce, La Grasceta, Montorio, La Pianaccia)
1 richiesto da Magma Energy Italia srl (Roccastrada)
3 richiesti da Tosco Geo srl (Bagnolo, Castiglione d’Orcia, Riba d’Orcia)
1 richiesto da Futuro energia srl (Pereta)
2 richiesti da Terra energy srl (Scansano, Pomonte)

Due i permessi pilota: Montenero richiesto da Gesto Italia srl eCastelnuovo richiesto da Toscano Geo srl

Le centrali attive sono: Bagnore 3 e Bagnore 4 nel comune di Santa Fiora; Carboli 1, Carboli 2, Nuova Lago, Nuova San Martino e Nuova Monterotondo nel comune di Monterotondo Marittimo; Travale 3 e Travale 4 nel comune di Montieri.

Iter permesso di ricerca – Viene presentato in Regione come PROGETTO PER ATTIVITÀ DI RICERCA. Una prima valutazione viene fatta con la verifica di assoggetabilità. Se l’esito è positivo la richiesta passa al secondo step di valutazione, la conferenza dei servizi che deciderà per il rilascio o meno del permesso di ricerca; in caso di esito negativo il progetto è soggetto a VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale) e successivamente, se considerato idoneo, si prosegue con la conferenza dei servizi.

“TE LA DO’ IO LA GEOTERMIA!” 9 APRILE 2016: GIORNATA DI MOBILITAZIONE SU “GEOTERMIA: FOCUS TOSCANA”

20160409_LOCANDINA PROGRAMMA FIRENZE GEOTERMIA_cropSabato 9 aprile 2016, alle ore 9.30, a Firenze, presso il Consiglio Regionale Toscana, sala Auditorium, via Cavour, 4, un incontro organizzato dalla Rete Nazionale NOGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)

I Comitati toscani della Rete Nazionale NOGESI sono allarmati dall’accelerazione impressa dal governatore Rossi che sembra deciso a procedere spedito nel rilascio di permessi e concessioni di sfruttamento geotermico pur in mancanza di linee guida nazionali, che pure il governo avrebbe dovuto emanare oltre sei mesi fa, come approvato dalla Risoluzione congiunta delle Commissioni VIII e X della Camera dei Deputati il 15 aprile 2015.

Tale accelerazione dei tempi è preoccupante per tutti i territori coinvolti, dalle cd. “aree geotermiche” di Larderello/Travale e dell’Amiata ad altre che sono oggetto di “nuove” concessioni per impianti a media ed alta entalpia, anche per la mancanza di “regole” nelle autorizzazioni che lasciano una discrezionalità pelosa nelle mani della Giunta Regionale.

L’incontro di Firenze vuole portare all’attenzione della politica regionale, del mondo dei media e dei cittadini i rischi ed i pericoli a cui potenzialmente vengono esposti territori che hanno nella loro naturale vocazione il turismo, le risorse agroalimentari d’eccellenza, l’economia legata al paesaggio e alla tradizione toscana che il mondo intero ci invidia.

Contro il tentativo, quindi, di trasformare tale prezioso tesoro naturale in un distretto industriale dell’energia (che dove è stato realizzato- Alta Val di Cecina- non ha prodotto altro che decadenza economica) i Comitati toscani della Rete Nazionale NOGESI porteranno la loro voce e quella di autorevoli esperti del settore, nel cuore della Regione Toscana, regione che, peraltro ha già da tempo raggiunto i limiti imposti nella produzione elettrica delle cosiddette “energie rinnovabili” e non ha quindi alcun giustificato motivo per procedere oltre.

L’obiettivo è quello di sensibilizzare e informare in merito agli scenari che si stanno prefigurando, con l’obiettivo di arrivare a dire: “basta altra geotermia in Toscana, moratoria subito”.

Rete Nazionale NOGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)

CLICCA QUI per aprire e scaricare la locandina con il programma in pdf

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Orvieto news

Il Tirreno del 6 aprile 2016:
Raddoppio geotermia, Amiata in rivolta
Sindaci e ambientalisti sul piede di guerra contro l’ipotesi del premier: «Governo inadempiente rispetto alle linee guida»
di Fiora Bonelli
CASTEL DEL PIANO. «L’Amiata non è il deserto del Nevada. L’Amiata ha un sistema economico che dà ricchezza e occupazione. Basta con la geotermia». Così il sindaco di Castel del Piano Claudio Franci di fronte alle dichiarazioni del premier Matteo Renzi che, tornato dalla visita in Nevada dove ha presenziato al taglio del nastro della prima centrale ibrida di energie rinnovabili che combina energia geotermica, solare fotovoltaica e solare termica, realizzato da Enel green Power, ha profilato un raddoppio dello sfruttamento geotermico amiatino.
«Sulla geotermia – ha detto il premier Renzi – che “vale l’1%” ed è quasi tutta a Larderello ma non solo a Larderello, possiamo raddoppiare un po’, soprattutto in un altro pezzo di Toscana, che è il monte Amiata; ci stiamo lavorando, c’è un problema di autorizzazioni ma ci andiamo».
A queste dichiarazioni, l’Amiata ha tremato, dai sindaci ai cittadini, ai comitati antigeotermici. E se il sindaco Franci parla di «dichiarazione inopportuna», il collega di Seggiano Gianpiero Secco, che è spesso salito sulle barricate in particolare contro i progetti di geotermia a media entalpia, anche stavolta non si tira indietro. «Commenti? Non ce ne sono – dice –. Credo, comunque, che il problema di questa esternazione del premier stia nella poca conoscenza del nostro territorio e magari anche di una conoscenza approssimativa del problema geotermia. Comprendo che il capo del governo sia rimasto affascinato dalla potenza e dall’altissima tecnologia di questa megacentrale ultima generazione a marchio tutto italiano di Enel green power. Ma prima di parlare di mettere in ballo l’Amiata bisognerebbe essere molto attenti sia al territorio di cui si parla sia al contesto sociale economico della zona. Noi abbiamo maturato una certa confidenza con l’argomento ed è certo che gli diciamo che l’Amiata è satura».
Le posizione di Franci e di Gianpiero Secco fanno forza pure sul protocollo 2007 firmato dalla Regione Toscana e dai sindaci dell’Amiata in cui si sottoscriveva che dopo Bagnore 4, non si doveva parlare di altre centrali. Invece non è così e pullulano le concessioni per società anche con capitale sociale risicatissimo che vorrebbero creare centrali geotermiche un po’ dappertutto.
Anche i comitati che fanno capo a Sos geotermia attaccano le dichiarazioni del premier. «Renzi torna dal Nevada e “vuò fa l’americano”», dicono, elencando una serie di questioni, fra cui spicca l’inadempienza della risoluzione parlamentare del 15 aprile 2015, approvata dalle Commissioni congiunte VIII e X della Camera, che impegnava il governo a emanare entro sei mesi linee guida per individuare i criteri generali di valutazione nella scelta delle aree adatte a nuove centrali e si impegnava a rivedere, alla luce delle linee guida tutte le concessioni, da autorizzare e in essere.
«È passato quasi un anno e tutto tace – sottolinea Sos geotermia rammentando che – già Enrico Rossi, dopo il bluff della moratoria di sei mesi, sembra far finta di niente e procede spedito in un suo personale piano geotermico in barba alla citata risoluzione».
Quando alla sortita di Renzi, «se alle parole dovessero seguire i fatti – dice Sos geotermia – passerebbe come un bulldozer sia sulle proteste ormai diffuse in tutta la Toscana, sia sulle perentorie dichiarazioni dei sindaci, sempre pd, dell’Amiata che spergiurano che “si è raggiunto l’equilibrio tra centrali e Amiata”, ma anche sulle mire di Rossi e, ancor più grave, sull’impegno che le commissioni parlamentari hanno assunto di fronte al Paese e che dovrebbero impegnare il governo».
Intanto i comitati hanno organizzato due giornate di mobilitazione: il 9 aprile al consiglio regionale a Firenze e il 24 con la giornata “100 fiori contro la geotermia” con iniziative in contemporanea in tutti i territori interessati dallo sfruttamento geotermico.

Geotermia in Amiata, Renzi torna dal Nevada e “vuò fa l’americano”

renzi_americano_trivellaInfelice sortita del premier sul raddoppio della geotermia in Amiata ignorando cittadini, sindaci, regione e una Risoluzione parlamentare.

Il jetlag gioca brutti scherzi al presidente del consiglio di ritorno dagli Stati Uniti dove ha brindato con i dirigenti di Enel Green Power in Nevada visitando le centrali geotermiche.
E’ possibile quindi che i postumi del viaggio abbiano causato le improvvide dichiarazioni di Renzi che, intervenendo alla scuola di partito del PD il 2 aprile scorso, ha dichiarato in merito alla geotermia che “possiamo raddoppiare un po’, soprattutto in un altro pezzo di Toscana, che e’ il monte Amiata, ci stiamo lavorando, c’e’ un problema di autorizzazioni ma ci andiamo”.

Sappiamo come il governo stia gestendo la partita dell’energia e delle trivelle, con l’invito all’astensione al referendum del 17 aprile promosso dalle stesse regioni a guida PD e con le dimissioni del ministro Guidi per il sospetto di aver sponsorizzato un emendamento che favorisce le compagnie petrolifere, ma le infelici dichiarazioni sulla geotermia fanno strame di ogni e qualsiasi forma di democrazia e di rispetto di cittadini e istituzioni.
Dovrebbe sapere, “l’americano” di palazzo Chigi, che il suo governo è inadempiente rispetto alla Risoluzione parlamentare 8-00103 del 15 aprile 2015, approvata dalle Commissioni congiunte VIII e X della Camera dei Deputati, che impegnava, appunto, il governo “…ad emanare, entro sei mesi, «linee guida» a cura dei Ministeri dello sviluppo economico e dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, che individuino nell’ambito delle aree idonee di cui al punto precedente anche i criteri generali di valutazione, finalizzati allo sfruttamento in sicurezza della risorsa, tenendo conto delle implicazioni che l’attività geotermica comporta relativamente al bilancio idrologico complessivo, al rischio di inquinamento delle falde, alla qualità dell’aria, all’induzione di micro sismicità…” e rivedere, alla luce di dette “linee guida” tutte le concessioni, da autorizzare e in essere. E’ passato quasi un anno e tutto tace.

Già il governatore toscano Rossi, dopo il bluff della moratoria di sei mesi, sembra far finta di niente e procede spedito in un suo personale “piano geotermico” in barba alla citata Risoluzione, ma la sortita di Renzi, se alle parole dovessero seguire i fatti, passerebbe con un bulldozer sia sulle proteste ormai diffuse in tutta la Toscana, sia sulle perentorie dichiarazioni dei sindaci -sempre PD- dell’Amiata che spergiurano che “si è raggiunto l’equilibrio tra centrali e Amiata”, ma anche sulle mire di Rossi e, ancor più grave, sull’impegno che le commissioni parlamentari hanno assunto di fronte al Paese e che impegnano, o dovrebbero impegnare in una democrazia parlamentare, il Governo.

Puntuali e doverose quindi le iniziative che i comitati contro la geotermia e la Rete Nazionale NOGESI hanno messo in cantiere per contrastare ogni tentazione “trivellatrice” di Governo e Regione, a partire dalle due giornate di mobilitazione, la prima il 9 aprile presso il Consiglio Regionale a Firenze e la seconda il 24 aprile con la giornata “100 fiori contro la geotermia” che vedrà iniziative in contemporanea nei territori oggetto delle mire speculative.

Crediamo che i gruppi politici, gli amministratori e, soprattutto, i parlamentari delle Commissioni VIII e X della Camera debbano doverosamente far sentire la loro voce, possibilmente partecipando all’incontro di Firenze del 9 aprile.
E’ in gioco non solo il futuro di tanti territori della Toscana, Umbria, Lazio, Campania e Sardegna, ma anche la credibilità stessa della politica tutta e, in finale, della democrazia in Italia.

Sos Geotermia
Rete nazionale NoGesi – No Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante

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Agenzia DIRE 2 aprile 2016:

Energia, Renzi: “Possiamo raddoppiare il geotermico con il monte Amiata”

ROMA – In Italia il geotermico puo’ quasi “raddoppiare” crescendo sul “monte Amiata, ci stiamo lavorando, c’e’ un problema di autorizzazioni ma ci andiamo“. Lo dice Matteo Renzi, presidente del Consiglio e segretario Pd, lo dice intervenendo a ‘Classe Democratica’, scuola di formazione politica del Partito Democratico.
La centrale ibrida integrata geotermico-solare termico-solare fotovoltaico di StillWater e’ “la piu’ innovativa in assoluto sulle energie rinnovabili al mondo” ed e’ “italiana, fatta dagli ingegneri italiani”, dice Renzi raccontando del viaggio in Usa, ed e’ stata “inventata grazie all’esperienza che Enel ha fatto” a partire “dalla geotermia al Larderello, che pure essendo in provincia di Pisa e’ una realta’ positiva”, aggiunge con un pizzico di ironia campanilistica. Il geotermico toscano e’ “una realta’ strepitosa e unica”, dice il presidente del Consiglio, e a chi lo sollecita dicendo che Enel deve fare altrove le rinnovabili, segnala che “non e’ vero che e’ tutto bloccato in Italia, abbiamo degli spazi su cui dobbiamo migliorare”. Ad esempio, sempre sulla geotermia che “vale l’1%” ed e’ “quasi tutta al Larderello ma non solo al Larderello”, spiega Renzi, “possiamo raddoppiare un po’, soprattutto in un altro pezzo di Toscana, che e’ il monte Amiata, ci stiamo lavorando, c’e’ un problema di autorizzazioni ma ci andiamo”.

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Il Tirreno del 6 aprile 2016:
Raddoppio geotermia, Amiata in rivolta
Sindaci e ambientalisti sul piede di guerra contro l’ipotesi del premier: «Governo inadempiente rispetto alle linee guida»
di Fiora Bonelli
CASTEL DEL PIANO. «L’Amiata non è il deserto del Nevada. L’Amiata ha un sistema economico che dà ricchezza e occupazione. Basta con la geotermia». Così il sindaco di Castel del Piano Claudio Franci di fronte alle dichiarazioni del premier Matteo Renzi che, tornato dalla visita in Nevada dove ha presenziato al taglio del nastro della prima centrale ibrida di energie rinnovabili che combina energia geotermica, solare fotovoltaica e solare termica, realizzato da Enel green Power, ha profilato un raddoppio dello sfruttamento geotermico amiatino.
«Sulla geotermia – ha detto il premier Renzi – che “vale l’1%” ed è quasi tutta a Larderello ma non solo a Larderello, possiamo raddoppiare un po’, soprattutto in un altro pezzo di Toscana, che è il monte Amiata; ci stiamo lavorando, c’è un problema di autorizzazioni ma ci andiamo».
A queste dichiarazioni, l’Amiata ha tremato, dai sindaci ai cittadini, ai comitati antigeotermici. E se il sindaco Franci parla di «dichiarazione inopportuna», il collega di Seggiano Gianpiero Secco, che è spesso salito sulle barricate in particolare contro i progetti di geotermia a media entalpia, anche stavolta non si tira indietro. «Commenti? Non ce ne sono – dice –. Credo, comunque, che il problema di questa esternazione del premier stia nella poca conoscenza del nostro territorio e magari anche di una conoscenza approssimativa del problema geotermia. Comprendo che il capo del governo sia rimasto affascinato dalla potenza e dall’altissima tecnologia di questa megacentrale ultima generazione a marchio tutto italiano di Enel green power. Ma prima di parlare di mettere in ballo l’Amiata bisognerebbe essere molto attenti sia al territorio di cui si parla sia al contesto sociale economico della zona. Noi abbiamo maturato una certa confidenza con l’argomento ed è certo che gli diciamo che l’Amiata è satura».
Le posizione di Franci e di Gianpiero Secco fanno forza pure sul protocollo 2007 firmato dalla Regione Toscana e dai sindaci dell’Amiata in cui si sottoscriveva che dopo Bagnore 4, non si doveva parlare di altre centrali. Invece non è così e pullulano le concessioni per società anche con capitale sociale risicatissimo che vorrebbero creare centrali geotermiche un po’ dappertutto.
Anche i comitati che fanno capo a Sos geotermia attaccano le dichiarazioni del premier. «Renzi torna dal Nevada e “vuò fa l’americano”», dicono, elencando una serie di questioni, fra cui spicca l’inadempienza della risoluzione parlamentare del 15 aprile 2015, approvata dalle Commissioni congiunte VIII e X della Camera, che impegnava il governo a emanare entro sei mesi linee guida per individuare i criteri generali di valutazione nella scelta delle aree adatte a nuove centrali e si impegnava a rivedere, alla luce delle linee guida tutte le concessioni, da autorizzare e in essere.
«È passato quasi un anno e tutto tace – sottolinea Sos geotermia rammentando che – già Enrico Rossi, dopo il bluff della moratoria di sei mesi, sembra far finta di niente e procede spedito in un suo personale piano geotermico in barba alla citata risoluzione».
Quando alla sortita di Renzi, «se alle parole dovessero seguire i fatti – dice Sos geotermia – passerebbe come un bulldozer sia sulle proteste ormai diffuse in tutta la Toscana, sia sulle perentorie dichiarazioni dei sindaci, sempre pd, dell’Amiata che spergiurano che “si è raggiunto l’equilibrio tra centrali e Amiata”, ma anche sulle mire di Rossi e, ancor più grave, sull’impegno che le commissioni parlamentari hanno assunto di fronte al Paese e che dovrebbero impegnare il governo».
Intanto i comitati hanno organizzato due giornate di mobilitazione: il 9 aprile al consiglio regionale a Firenze e il 24 con la giornata “100 fiori contro la geotermia” con iniziative in contemporanea in tutti i territori interessati dallo sfruttamento geotermico.

Maremmanews.it del 4 aprile 2016
Geotermia in Amiata, Renzi torna dal Nevada e “vuò fa l’americano”
…segue ns. comunicato.

anche su:

Atheleia online

Il Cittadino online

Contropiano 

Emissioni dalle centrali geotermiche in Amiata: chi controlla chi e cosa?

bagnore cassonettiMalori in concomitanza con “prove” ai pozzi: l’Enel è “esterrefatta” dagli “allarmisti”, ma i cittadini sono preoccupati …ed anche parecchio incazzati.

 

 

 

20160319_corr siena comunicato Enel

Corriere di Siena del 19 marzo 2016 – clicca sull’immagine per ingrandire –

Dunque, come da comunicato, Enel Green Power “…conferma, come già fatto a inizio del 2016, di essere esterrefatta di fronte a una costante attività di infondato allarmismo, priva di fondamento scientifico…” che impedirebbe “…un confronto serio e sereno sul tema dell’energia, e in particolare della geotermia…”.

Tutto nasce dal fatto che l’8 marzo scorso, durante normali prove sul pozzo PC38 in loc.Tre Case a Piancastagnaio, le popolazioni più vicine hanno lamentato il puzzo insopportabile e l’aria irrespirabile, arrivando, nel caso di una bimba e suo padre, a rivolgersi al pronto soccorso, prima di Abbadia e poi di Nottola, per disturbi agli occhi e alla pelle, diagnosticati come “iperemia congiuntivale oculare” ed “eritema”.
Ne abbiamo dato conto ricordando come non è la prima volta che si verificano danni più o meno gravi causati da emissioni geotermiche, fatti accertati anche dalla magistratura, l’Enel non faccia finta di non sapere…

A fronte quindi di una minaccia costante sulla testa delle popolazioni amiatine e la legittima preoccupazione nel vedere, e respirare, le “candide nuvole” che escono dalle centrali l’Enel non trova di meglio che snocciolare pagine di dati che dimostrano che quanto avvenuto è “impossibile”, in base ai dati “garantiti” dall’Arpat, l’agenzia alle dirette dipendenze della regione Toscana, che sarebbe responsabile dei monitoraggi, facendo sempre finta di non sapere che l’Arpat, sulle emissioni, demanda i controlli costanti alla rete di centraline, guarda caso, proprio dell’Enel, limitandosi a “verifiche” e “validazioni dei dati” come ha sempre dichiarato il dott.Pellegrini di Arpat, ex coordinatore di Area vasta sud: “La rete delle centraline QA di ENEL GP è molto ampia ed è composta da 17 centraline, che monitorano il parametro H2S. Questa rete fornisce una grande quantità di informazioni e copre praticamente tutti i centri abitati interessati dalle emissioni delle centrali geotermoelettriche. Come ARPAT ci siamo posti l’obiettivo di verificarne le modalità di gestione e la qualità dei dati.” (intervista pubblicata il 16.5.2013).
Strano? No, normale amministrazione.
Significa cioè che Arpat/Regione/Sindaci si limitano ad accettare la bontà del vino garantita dall’oste, cioè Enel, peraltro limitato al solo idrogeno solforato e mercurio e, sempre le stesse “autorità” dopo oltre 10 anni di costosi studi ancora non hanno individuato le cause dell’alta mortalità e altre patologie in eccesso rispetto alla media.

Sulla “qualità” delle emissioni, invece, sembra che l’unico interesse sia quello di monitorare l’idrogeno solforato e il mercurio, le uniche due sostanze per le quali hanno inventato dei filtri che, quando funzionano regolarmente, possono abbatterne fino al 90%.

marini arcidosso

Sindaco di Arcidosso Marini

Ma allora davvero, se si esclude “l’irrilevante” 10% di H2S e mercurio, dalle centrali esce vapor acqueo?
Avesse davvero ragione il sindaco di Arcidosso quando afferma che “…quello lì è vapore acqueo che fa parte del processo di produzione della centrale. Mah, ci saranno alcune volte che entrano a contatto con degli agenti atmosferici anche naturali, per cui il vapore si condensa di più, ma sempre vapore acqueo è.”. Benedetta verità…

Noi non vorremmo essere “allarmisti”, ma l’Arpat a suo tempo -probabimente quando faceva dei controlli in proprio- elencò che nelle tonnellate di sostanze emesse, oltre ai citati H2S e mercurio, ci sono anche arsenico, radon, ammoniaca, acido borico, anidride carbonica, metano ad altro ancora. Per la sola ammoniaca siamo al 17,7 % del totale delle emissioni di tutta l’Italia: farà mica bene?
Tanto che, in base ai dati delle emissioni, il prof.Basosi e il dott.Bravi hanno concluso un loro studio specifico sulle centrali amiatine dicendo che, per emissioni climalteranti, queste sono equiparabili, se non peggiori, delle centrali a combustibili fossili.
Saranno questi gli “allarmisti” di cui ciancia l’Enel?

enel montemaggi

Montemaggi di Enel Green Power

Possiamo tranquillamente dire all’Enel di “stare sereni”, perchè le cose che scriviamo arrivano sempre da fonti ufficiali e riscontrabili, abbiamo solo il vizietto di farle conoscere ai cittadini costretti a sorbirsi la geotermia in Amiata.
Quanto poi al clima che impedirebbe “…un confronto serio e sereno sul tema dell’energia, e in particolare della geotermia…” non possiamo che ribadire all’Enel che i comitati hanno sempre ricercato e promosso e sono sempre disponibili al confronto con chiunque ed, anzi, li sfidano ad un contraddittorio pubblico.
Il resto è propaganda.

Ancora arruolati: Amici della Terra …o della Trivella?

tommasi monica amici terra arruolatiC’è una lunga schiera di ex verdi, ex ambientalisti, associazioni di “ex combattenti e reduci” dell’ambientalismo nostrano che, nel corso degli anni, sono stati “folgorati sulla via di damasco” e sono passati, armi e bagagli, dall’altra parte della barricata, chi sostenendo le risorse fossili (petrolio, carbone, gas), chi le cosiddette rinnovabili, …però solo quelle che garantiscono ingiustificati e spropositati incentivi alle centrali: dalle “vecchie” centrali enel alle “nuove” della favoleggiata “buona geotermia”.

trivella san paoloAnche importanti associazioni che si spacciano per ambientaliste ce le siamo ritrovate spesso a sponsorizzare politiche per niente compatibili e rinnovabili. Oltre a Legambiente,  che tifa apertamente per la geotermia, ci sono una marea di gruppi, siti e blog che dietro gli aggettivi di “green”, “eco”, “ambiente”, “verde”, spesso lavorano per l’esatto contrario…

Degli Amici della Terra (Italia) avevamo già “apprezzato”, in merito alla geotermia, un lavoro della sezione di Firenze, del 2008, dal titolo “LA RISORSA GEOTERMICA PER USI ELETTRICI IN ITALIA: Energia, Ambiente e Accettabilità Sociale”, che vi invitiamo a scaricare e leggere.
Tale pubblicazione sembra un manuale ad uso degli amministratori pubblici e delle imprese (all’epoca solo l’Enel) che si vogliono, o debbono, confrontare con “…il conflitto ambientale emerso nell’ultimo decennio nel rapporto con comunità e istituzioni locali.”.
Chi scrive cerca di mantenersi al di sopra delle parti e fornisce utilissime strategie, soprattutto comunicative, per affrontare i “conflitti” con le popolazioni colpite, ma qui e là emerge la vera anima.
Indicativo è un passaggio sul “conflitto” già allora presente in Amiata dove si afferma: “…sicuramente non si può parlare di emergenza ambientale né, come viene sostenuto da parte del movimento di contestazione della geotermia in Amiata, di condizioni di insostenibilità ambientale, tali da richiedere una sospensione delle attività geotermoelettriche in nome del principio di precauzione…”.
Con questo prendendo definitivamente posizione sulla geotermia…

In vista del referendum contro le trivelle a mare (al quale vi invitiamo a partecipare votando SI’) la presidente dell’associazione, Monica Tommasi, il 1° marzo scorso prende posizione, ovviamente CONTRO, con argomentazioni che somigliano a quelle di governo e petrolieri; c’è anche da dire che il governo, pur di boicottare il referendum, spenderà 300 milioni di euro per organizzare la macchina elettorale, quando avrebbe potuto far coincidere la data con quella delle elezioni.
Ma ormai sui referendum di cui già sanno che hanno posizioni perdenti, da Craxi in poi, i governi tirano a boicottare la partecipazione e “mandare tutti al mare” piuttosto che argomentare e sostenere il NO.

Tornando quindi agli Amici della Terra – Italia -, questi erano collegati alla associazione internazionale Friends of the Earth; erano, in quanto da ottobre 2014 la stessa associazione madre, con un bel calcio nel culo, la allontana e non ne riconosce più l’appartenenza, con la seguente decisione (trad.automatica, qui la pagina originale):

A seguito di un approfondito processo di valutazione e discussione sullo stato di appartenenza Amici della della Terra nelle Amici della federazione Earth International, l’Assemblea FoEI Biennale Generale (BGM), riuniti a Kandy, Sri Lanka, nel mese di ottobre 2014, ha deciso di sospendere l’appartenenza di Amici della Terra.
Friends of the Earth International deplora che dopo trentasei anni di adesione, la visione della giustizia ambientale condiviso dalla federazione e la missione e la visione di Amici della Terra sono venuti a divergere in misura tale che l’adesione Amici della della Terra non è più sostenibile. Questa decisione ha effetto immediato e significa che a partire da ottobre 2014, Amici della Terra Internazionale non ha un gruppo membro in Italia.

Il 18 marzo scorso, la D’Orsogna pubblica sul suo blog un post in cui esplicita quella che a noi sembrava già una, fondata, impressione: che si tratti di Amici della Trivella.
Riportiamo quindi il testo con i links originali ( originale pubblicato QUI ) :

 

tommasi mMonica Tommasi, esponente di Amici della Terra.

Uno dira’, bene, e’ una Amica della Terra. Sicuramente vorra’ bene alla Terra, no? Sicuramente vorra’ proteggerla per le generazioni successive, migliorarla, farla piu’ verde, piu’ bella. E invece no. Monica Tommasi di Amici della Terra dice di essere favorevole al petrolio in Adriatico.

Perche’ chiamarsi “amici della terra” e dire cose assurde cosi? Perche’ farlo nel 2016 quando e’ una posizione intenibile?

Ma iniziamo con il chiederci chi e’ Amici della Terra. Amici della Terra e’ una supposta organizzazione ambientalista italiana il cui nome e’ la traduzione letterale di Friends of the Earth, un gruppo ambientale abbastanza famoso qui negli USA.

E siccome li conosco un po di esponenti di Friends of the Earth qui in California, mi disturba non poco che questi finti ambientalisti italici favorevoli al petrolio usino la traduzione letterale italiana di un gruppo serio.

Conosco di persona Nnimmo Bassey, nigeriano, che e’ stato direttore di Friends of the Earth dal 2008 al 2012, e che nel 2009 e’ stato anche nominato dal Time Magazine come uno dei piu’ influenti ambientalisti del pianeta. E’ stato uno dei firmatari della decsione di espellere Amici della Terra da Friends of the Earth e lo si vede nel comunicato in alto.

Nnimmo Bassey e’ un gran signore, e non ha niente a che vedere con Monica Tommasi, ve lo assicuro.

Eccola qui Monica, in uno dei tanti-video propaganda a favore del petrolio in mare. 

Sul TG2.

Ho dovuto veramente farmi forza per sentire le non-argomentazione e il vuoto logico di Monica, Amica della Terra che dice:

“Noi siamo favorevoli alle trivellazioni in Adriatico perche’ pensiamo che non si possa fare in altri paesi, verso altri popoli quello che non vogliamo fare a casa nostra. E quindi pensiamo che per tutto vada bene il chilometro zero e non comprendiamo bene perche’ non vada bene per il petrolio. 

Che mi tocca sentire. Nel 2016. Oddio.

Ovviamente ciascuno puo’ pensarla come vuole, ma allora, per coerenza, cara Monica inizi lei, Ci dia l’esempio. Forza. Si offra lei di fare pozzi e di estrarre la monnezza petrolifera nella localita’ marina di sua scelta. Dove va lei al mare, con i suoi figli, con la sua famiglia e il suo ombrellone. E scelga una localita’ dove vicino c’e’ una raffineria a terra o una nave FPSO.  E questi pozzi, a sua scelta, con tutta l’infrastruttura che si portano appresso devono essere a uno, due, al massimo cinque chilometri da riva, come e’ a Gela, come doveva essere a Vasto con Elsa, o ad Ortona con Ombrina, com’e’ in alcune localita’ dell’Emilia Romagna.

E poi mi dica.

Quello che lei dice cara Monica, e’ il solito argomentare del cosi’ fan tutte. Del siccome e’ gia’ fatto altrove facciamolo pure noi.

Cara Monica, io credo che se lei parlasse con un vero Amico della Terra, il mio amico Nnimmo Bassey sarebbe il primo, dalla Nigeria martoriata a dirle: fermatevi finche’ siete in tempo.

I luoghi dove gia’ trivellano devono esserci di monito, e le loro sofferenze devono servirci da un lato per apprezzare e migliorare quello che abbiamo e proteggerlo a spada tratta,  e dall’altro a fare tutto il possibile perche’ le cose siano migliori laggiu’.

Una vera Amica della Terra, cara Monica Tommasi con tutta la sua associazione, metterebbe su una campagna mediatica per esporre i misfatti dell’ENI in Nigeria, per fermare le trivelle laggiu’, per dar giustizia alla gente che vive all’ombra delle fiaccole perenni, per punire chi inquina, per far si che l’acqua si possa bere.

Una vera Amica della Terra avrebbe cose piu’ importanti da fare che star li a giustificare il petrolio in Adriatico.

Forse e’ per questo che quelli di Friends of the Earth vi hanno cacciato.

E ancora, lo sa, cara Monica che se veramente volessimo avere tutto il petrolio italico a chilometro zero dovremmo trivellare pure sotto la villetta dove abita lei? Perche’ — e sono dieci anni che lo ripetiamo! — di petrolio ne abbiamo poco e schifoso, e seppure trivellassimo ogni centimetro quadrato d’Italia non ce la potremmo mai fare.

La riposta e’ usare questo nostro tempo per CAMBIARE, per migliorare, per osare, per pensare. California, Germania, Svezia, Danimarca guardano al domani, e non all’altro ieri come fa lei.

Perche’ Amici della Terra, oltre alle campagne in favore della Nigeria martoriata da ENI e Shell, non fa campagne per l’Italia al 100% rinnovabile fra 10, 20, 30 anni invece che voler spremere fino all’ultima goccia di petrolio?

Forse perche’ Amici della Terra e’… finanziata per il 40% dall’ENI? Forse perche’ vi fate un po di tarallucci e vino in roboanti conferenze dal titolo: “Efficienza Italia” organizzata da Amici della Terra con la partecipazione di ENI? 

Forse perche’ nel 2014 siete stati esplusi da Friends of the Earth per connivenza con l’industria fossile e perche’ siete stati accusati di fare greenwashing?

Questo suo atteggiamento del “siccome abbiamo distrutto Nigeria e Ecuador, distruggiamo anche l’Italia” e’ un atteggiamento da perdenti, da vecchi, da deboli, da struzzi. Non e’ vero che siamo condannati a trivellare l’intero pianeta. Siamo piu’ intelligenti. E se in tutto il pianeta ci si ribellasse alle trivelle, e allora politici ed industriali dovranno *per forza* usare le alternative che gia’ esistono
invece che continuare ad assecondare le lobby petrolifere che pagano il 40% dei ricavati della sua associazione cara Monica.

Piu’ che una Amica della Terra, lei mi pare una Traditrice della Terra.

Fa pena anche il cronista del servizio che ovviamente, di tutto quello che Greenpeace dice, ricorda solo che il referendum costera’ fra i 350 e i 400 milioni di euro.  Meglio non sprecarli allora no? Meglio dire alla gente: visto che li sprechiamo, andateci a votare. No. Passa solo il messaggio che e’ uno spreco di soldi e che una amica della terra pensi che vada bene trivellare l’Adriatico. Un giornalismo proprio d’inchiesta e da Pulitzer Prize.

Purtroppo per noi, questo e’ il paese che abbiamo. Sta a noi cambiare le cose, per il poco che possiamo, ma ogni santo giorno, un pochettino almeno.

Infine, un sacco di gente mi chiede perche’ non vengo interpellata in queste interviste. La risposta e’ semplice: non mi ci vedrete mai alla TV italiana, hanno paura del confronto, cosi’ possono avere indistrurbati il TG1 e il TG2 e il TG3 e il TG345 a dire tutte le petrol-balle che piacciono a Matteo Renzi e ai suo petrol-amici.

Che democrazia malata e schifosa.

Maria Rita D’Orsogna

Arruolati alla geotermia: il caso dell’ex senatore verde Boco

boco arruolatoLeggiamo la puntuale lettera che Dario Conte, presidente del Comitato CasoleNostra, ha scritto e pubblicato all’ex senatore verde Stefano Boco che da quando ha dismesso la giacchetta da senatore si dedica attivamente, come imprenditore stavolta, a promuovere la nuova geotermia binaria.
Aggiorniamo dunque la lista degli “arruolati” alla causa geotermica riprendendo la lettera “Le Ragioni del Dissenso nei Confronti di un ex Senatore dei Verdi ora Presidente della Magma Energy” che ripubblichiamo di seguito (i grassetti sono nostri, ndr).

 

Gentile Presidente,

Lei ha ripetutamente affermato che “non si deve più parlare del Suo trascorso politico come Senatore dei Verdi”. Di fronte a tale richiesta i cittadini sono per lo meno stupefatti. Lei è stato votato per un partito del quale mi auguro fortemente (lo dico nell’interesse della Sua dignità) condividesse appieno gli ideali. Ora, rinnegare il proprio passato non è mai un segno di maturità perché significa affermare di essersi sbagliato in maniera grave proprio ad un’età nella quale gli errori gravi non sono più perdonabili.

Tuttavia, se Lei ora rifiuta quel passato, dovrebbe almeno, sempre per dignità personale, rinunciare anche a quell’inqualificabile privilegio rappresentato dal vitalizio. Lei percepisce 6.203,00 Euro al mese; avendo Lei abbandonato nel 2006 ed essendo oggi il 2016, Lei ha già percepito 120 mensilità pari a 744.360,00 Euro, equivalente (cambio Euro/Lira 1.936,27) a un miliardo, quattrocentoquattordici milioni e seicentoquarantanovemila vecchie lire. E questo, gentile Presidente è una cosa poco nobile, un’offesa ai Lavoratori e ai Pensionati che si sono spaccati la schiena per anni e che faticano ad arrivare a fine mese.

Queste cose gliele avevo fatte già notare Venerdì 7 Febbraio 2014. Sono passati venticinque mesi, Lei ha incassato nel frattempo dallo Stato 65.075,00 Euro, pari a 126 milioni duemiladue centosettanta lire. E questo è puro guadagno senza lavoro, in altri termini senza che lei debba offrire in cambio alcun servizio ai cittadini. Un dono che persone pur in difficoltà economica sono costrette a farLe, solo perché lei è stato votato nel partito dei Verdi. Allora perché, visto che non vuole più sentir parlare del Suo passato, coerentemente non rinuncia ad un intollerabile privilegio medievale, devolvendo il tutto in beneficenza? La prego scriva due righe pubbliche, se trova le parole.
Consideriamo ora il Suo incomprensibile bisogno di guadagnare ancora più denaro pur avendo un reddito garantito di 6.203,00 Euro al mese. Come spiegare altrimenti la Sua incredibile pervicacia nel perseguire un progetto devastante per un Territorio unico al mondo? Il Dottor Batini e Lei avete detto che “nulla sarebbe stato fatto a fronte di un’opposizione dei Cittadini”; lo avete detto, e lo avete ripetuto, sottolineando con forza la verità di radicondoli vs bocoquesta affermazione. Ora, l’opposizione dei Cittadini è stata possente, univoca, intelligente e disinteressata. Vi è bisogno d’altro per fare le valigie e andarsene rinunciando ad un Progetto antistorico e irrispettoso dei valori profondi del Paesaggio sanciti dall’Articolo 9 della Costituzione della Repubblica Italiana che lei ha preso l’impegno di rispettare durante il suo incarico di governo?

Da ultimo, occupiamoci della Sua evidente noncuranza per gli altri Imprenditori. L’Alta Val d’Elsa, ha puntato con persone illuminate, su un turismo sostenibile, divenendo un modello esemplare a livello europeo. In questa realtà che conta centinaia di eccellenze, turistiche e agro-alimentari incompatibili con l’introduzione di centrali devastanti. Lei, senza alcun criterio architettonico, paesaggistico, urbanistico o estetico (mi dimostri il contrario, se riesce, però con dati messi nero su bianco) vorrebbe inserire camuffandole per iniziative eco-compatibili, centrali geotermiche destinate esclusivamente a produrre energia da vendere, perché nel Senese di energia non vi è proprio bisogno e in Italia ancora meno. Lei o il Dottor Batini, potreste di grazia indicarci dove avete costruito l’ultima innovativa centrale; lo chiedo perché pare (ripeto pare …) che non ne abbiate costruita nessuna. Inoltre, nel Vostro plan (in inglese fa molto più chic) le centrali sono ricoperte di fiori, uccellini, gerani, oleandri, piante ornamentali e i tubi non si vedono! Ma come fanno quei cialtroni di Ecologisti a non apprezzare la meravigliosa bellezza di queste costruzioni?

Dal punto di vista tecnico poi, Le spiace spiegare come si possa voler realizzare una Centrale senza aver mai fatto dei collaudi veri.
Mi spiego diversamente; Lei ricorderà che anni fa, i modelli già definitivi della Mercedes Classe A furono ritirati clamorosamente dal commercio perché durante le prove sulla neve in Finlandia si erano miseramente capovolti. Ci fu una retromarcia storica e i modelli furono profondamente modificati in modo da renderli stabili. Anche le macchine più banali subiscono i crash test per valutarne la resistenza in caso di urto pericoloso e subiscono numerosi stress test per valutare l’affidabilità del modello stesso. È possibile che si costruisca una centrale senza aver mai fatto prove di questo tipo? Almeno ENEL ha un’esperienza centenaria, mentre nel caso delle Vostre centrali dovremmo solo fidarci dell’affermazione:
“sono belle, sono pulite, sono sane, sono ecocompatibili, sono meravigliose, non fanno rumore, non producono danni, favoriscono migliaia e migliaia posti di lavori, rendono un’immensa ricchezza che verra’ distribuita su tutto il territorio”. Sulla base di quale prototipo e di qual ecollaudo? C’è stata un’età in cui come tutti leggevo le fiabe ed ero convintissimo che fossero vere; purtroppo quel tempo è passato ma sembra che per la sua società le fiabe rimangono un caposaldo della comunicazione.

Mi fermo qui ma sono prontissimo a sostenere con Lei e con il Dottor Batini un dibattito pubblico, dovunque e in qualunque data. Anche perché, con il sacrificio di tanti amici perbene e con la schiena diritta, ci siamo fatti carico di analisi importanti soprattutto sull’impatto tragicamente negativo della geotermia sull’economia di un Territorio del quale, mi lasci concludere, ne’ Lei ne’ il Dottor Batini mostrate di aver capito le potenzialità profonde e la bellezza.

Dario Conte
Presidente CasoleNostra

Affinché possa rispondere adeguatamente, visto che non l’ha mail fatto prima, Le ricordo le tre lettere che Le avevo inviato:

Domenica 12 Febbraio 2014 (senza risposta)
Venerdì 07 Febbraio 2014 (senza risposta)
Lunedì 23 Marzo 2015 – Resoconto della riunione al Palazzone di Colle (senza risposta!)

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QUI LA RECENTE CONTESTAZIONE DI BOCO A RADICONDOLI

radicondoli_no_trivelle CROP

 

 

 

 

 

 

Altri articoli in tema:

suCasoleNostra;

suItalia Nostra Firenze.

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AGGIORNAMENTO IMPORTANTE SU ILSOLE24ORE.COM DEL 18 APRILE 2016

Gli interessi del “quartierino” sul settore geotermico
di Ivan Cimmarusti e Sara Monaci

Il “quartierino” dell’inchiesta di Potenza puntava a condizionare con norme di legge anche il settore geotermico. In questo campo il contatto utile sarebbe stato Stefano Boco (non indagato), gia’ sottosegretario dal 2006 al 2008 per le Politiche agricole e forestali (governo Prodi). E’ quanto emerge dalle nuove carte dell’indagine investigativa.

L’obiettivo di Boco era di incontrare l’allora ministro allo Sviluppo economico, Federica Guidi, attraverso il “quartierino romano”. Secondo la squadra mobile di potenza, Boco – in qualità di presidente del consiglio di amministrazione e consigliere delle società Magma Energy Italia srl e consigliere della Tosco Geo srl, entrambe controllate dalla Graziella Green Power – avrebbe cercato attraverso Gianluca Gemelli e Nicola Colicchi un contatto per le aziende di geotermia per le quali lavora.
In questo filone non ci sono né indagati. Tuttavia la squadra mobile della Polizia di Potenza sviscera tutta la vicenda in un capitolo contenuto nella terza informativa depositata alla Procura della Repubblica di Potenza, nell’inchiesta sul petrolio in Val d’Agri. Per gli investigatori questa vicenda sarebbe da mettere in relazione con l’emendamento alla Legge di Stabilità 2015 presentato dal deputato Ignazio Abrignani, che prevede agevolazioni per le società di geotermia.
Lo stesso Colicchi, in una intercettazione del 2 dicembre 2014, afferma che di «quell’emendamento non ce ne frega niente…quello era l’emendamento presentato da Abrignani che evidentemente l’ha ripresentato, ma è una marchetta, evidentemente per qualche impianto (di geotermia, ndr) che a lui interessa».

L’APPUNTAMENTO
Non è chiaro sulla base di quali riscontri la polizia ritenga esserci un nesso tra gli interessi di Boco e l’emendamento. Sta di fatto che il 9 dicembre Gianluca Gemelli sembra sia stato contattato precedentemente dallo stesso Boco. Ne parla con la compagna, l’ex ministro Guidi, la quale spiega che dovrà incontrare l’imprenditore: «Come si chiama quello lì che deve venire a parlarmi». «Stefano Boco, Stefano Boco», chiarisce Gemelli. La Guidi, dunque, spiega alla sua segretaria che «questo Stefano Boco, che mi vuol venire a parlare di geotermico…quando ti chiama bisogna che gli diamo un appuntamento». Poco dopo Gemelli invia un sms a Boco: «Ciao Stefano, chiama la segretaria che ti fa avere un appuntamento per la prossima settimana. Ti chiedo di darmi riscontro non appena ti conferma l’appuntamento». In una successiva telefonata, Gemelli «contatta nuovamente Boco», riassumono gli investigatori, per dire che all’incontro avrebbe partecipato anche il deputato Marco Donati ( estraneo alla vicenda). Inoltre, continua la squadra mobile nell’atto, «Boco spiega che si tratta della persona che gli ha presentato l’altro giorno. Gemelli risponde di ricordare, aggiungendo che si tratta di un deputato o senatore».

LA REGIONE TOSCANA
Le mire dell’ex sottosegretario, secondo gli investigatori della squadra mobile, emergerebbero il 16 gennaio. Il giorno precedente, infatti, il quotidiano Il Tirreno pubblica un articolo dal titolo: «Geotermia, ora basta con la corsa sfrenata. La Regione (Toscana, ndr) ha imposto una pausa di sei mesi all’apertura di nuovi pozzi. Attualmente ci sono 31 siti per la ricerca di questa preziosa energia». Nell’articolo si citano anche le società Magma Energy e Tosco Geo, di cui Bosco è nei consigli di amministrazione. Inoltre, nello stesso articolo si legge che «non è improbabile che qualche società si senta colpita» dalla decisione della Regione Toscana «e faccia ricorso al Tar». Così, il 16 gennaio Boco invia un sms a Colicchi: «Prova se vuoi a capire cosa è il problema. Tar e emendamento sono le sole vie rimaste». Non e’ chiaro a quale legge facciano pero’ riferimento, visto che la Stabilita’ a quel punto era gia’ stata approvata.

Enel in Amiata, dobbiamo aspettare il morto per fermare la geotermia?

cornaL’8 marzo, nel corso di “normali” operazioni intorno al pozzo PC38, “normali” emissioni e malori. Bimba e genitore al pronto soccorso. Chiediamo moratoria immediata e indagini rigorose sull’attività geotermica dell’Enel.

 

 

 

20160308_corriere di sienaL’Arpat, l’agenzia per la “protezione” ambientale alle dipendenze della regione Toscana, il 10 marzo us si vede costretta a “fornire informazioni” in merito a “una prova di produzione del pozzo” denominato PC38, l’8 marzo, in comune di Piancastagnaio, loc.Tre Case. “Costretta” perchè allarmata dal fatto che “sono apparsi sulla stampa locale di Siena alcuni articoli di stampa che hanno evidenziato il caso”, altrimenti sarebbe passato tutto sotto silenzio?

Ad ogno modo, per comunicare come tutto si sia svolto regolarmente e sotto stretto monitoraggio, Arpat mostra sì i monitoraggi, ma quelli dell’Enel (!) relativi ad un “Piano di Monitoraggio Ambientale – Pozzo PC38” che però sarebbe dovuto addirittura avvenire a luglio, come si legge in premessa: “Il periodo di test si svolgerà durante la prima settimana di luglio”. In base quindi ai controlli, “fatti dall’oste sul vino”, Arpat tranquillizza rilevando che durante tutto il periodo delle prove, dalle 10 alle 17, i limiti dell’idrogeno solforato (H2S) sono stati sembre ben al di sotto dai limiti previsti e, al massimo, “…è verosimile che una parte della popolazione abbia percepito le maleodoranze tipiche dell’H2S (uova marce)”.

20160313_corriere siena pronto soccorso_senza datiPurtroppo “parte della popolazione”, nell’area interessata dalle “prove”, sembra che si sia sentita proprio male tappandosi in casa, altro che “uova marce”; fino al caso della bambina e di suo padre che sono dovuti ricorrere al pronto soccorso, prima di Abbadia e poi di Nottola per disturbi agli occhi e alla pelle, diagnosticati come “iperemia congiuntivale oculare” ed “eritema”.
Ma se i valori dell’H2S, come ci racconta Arpat, erano molto al di sotto dei limiti, perchè ci sono stati malori?

Perchè l’Arpat si “accontenta” di far misurare solo idrogeno solforato e anidride carbonica?
E’ possibile che insieme all’H2S e alla CO2, le sole sostanze misurate dall’Enel, ci siano state -come in genere sull’Amiata- altre e altrettanto nocive sostanze come mercurio, arsenico, boro, radon, ecc.?
Abbiamo più volte denunciato come l’Arpat svolga il ruolo di “notaio” su quanto Enel dichiara, disponendo di pochi o niente mezzi autonomi di verifica, che spesso, come avvenuto all’accensione di Bagnore4, casualmente si guastano o sono in manutenzione

Non è la prima volta che l’Amiata deve subire danni a causa delle emissioni: oltre alle risultanze dello studio epidemiologico dell’Ars regionale che individua “eccessi significativi” di mortalità e altre patologie gravi rispetto ai comuni limitrofi e alla media regionale e che finora non hanno trovato “ufficialmente” una causa, e dovendo escludersi i famosi “stili di vita”, alibi buono per ogni disastro ambientale, nel corso degli anni più volte ci sono state fuoriuscite di gas che hanno provocato danni e moria di animali, per puro caso nessun umano, episodi di dominio pubblico, come il caso più eclatante al Podere Marchese nel settembre del 2000 (*), e alcuni dei quali già passati attraverso i tribunali con accertamento di responsabilità a carico dell’Enel.

20160308_terr abbadiaInoltre, di certo casualmente, durante le prove sul PC38, alle ore 12,46 a pochi chilometri di distanza, verso Abbadia, si verificava una scossa di magnitudo 1,6 a 6,8 km di profondità (fonte: INGV-Iside). Anche in merito agli episodi di sismicità indotta sono ormai acclarate le connessioni con la geotermia.

Da anni i comitati denunciano i gravi pericoli connessi alla attività delle centrali e dei pozzi geotermici dell’Enel in tutte le sedi, ma fino ad oggi né i sindaci, responsabili della salute pubblica, né le Asl, tantomeno la regione hanno imposto il fermo di tali attività.
Anzi, il “piano rossi” prevede un luminoso futuro per la geotermia in tutta la Toscana, soprattutto nell’area nord (Larderello) e in quella sud (Amiata) con l’aggiunta alle centrali ad alta entalpia dell’Enel anche decine di centrali a media entalpia, e nonostante che perfino quasi tutti i sindaci si siano mostrati, almeno a parole, contrari
Nel ribadire che non è questo lo sviluppo che vogliamo e che si merita una regione come la Toscana, trasformata in distretto industriale di produzione energetica, ribadiamo la richiesta di moratoria di ogni attività geotermia in Amiata, presente e futura; ci auguriamo altresì che la popolazione si faccia sentire presso i propri “eletti” e che finalmente qualche magistrato voglia prendere in carico la questione e verificare con rigore quanto accaduto e quanto sta accadendo sul monte Amiata.

(*) Emissioni che nel 1992 inquinarono l’area attorno al pozzo Senna 1 e che nei primi anni 2000 danneggiarono il Podere del Marchese, per il quale, con la nota sent. 692/09 R.S. pronunciata il 9.3.09 dalla IV Sez. Penale della Suprema Corte di Cassazione, veniva accertata in via definitiva la correlazione diretta fra le attività geotermiche svolte da Enel ed il disastro che ne derivò e per le quali l’allora Erga (l’attuale Enel Green Power) è stata condannata in primo grado, in sede civile, a risarcire il privato che le aveva subite, come non abbiamo dimenticato le emissioni che in loc. Lavinacci, sempre a Piancastagnaio, fecero evacuare varie case e per cui Enel ha risarcito i danni.
da Il Tirreno del 17 settembre 2000:
Eruzione devasta un podere. Intensa attività geotermica vicino a Piancastagnaio
AMIATA. Una casa è stata devastata, nelle adiacenze a Piancastagnaio, per un’esplosione di vapori gassosi, fango e sassi eruttati da un cratere che si è creato improvvisamente proprio sotto l’edificio,il «Podere del Marchese» in località «I Troni», di proprietà di Marcello Perugini. Era da mercoledì notte che in quell’area si registravano fenomeni di attività geotermica spontanea che avevano aperto un primo cratere, poi un secondo a poca distanza quando il primo era stato imbrigliato,ed infine il terzo – ieri mattina – che ha devastato l’edificio e causato, per le emissioni di gas venefici, la morte di alcuni gatti, di animali da cortile e dei pesci di un vicino invaso. L’assessore regionale all’ambiente e alla protezione civile, Tommaso Franci, ha dichiarato ieri pomeriggio che l’amministrazione regionale sta seguendo con attenzione quanto si sta verificando, e domani saranno a Piancastagnaio tecnici della Regione per una verifica della situazione e per dare supporto tecnico alla amministrazione comunale. Da diversi mesi l’attività sismica nella zona amiatina è in preoccupante aumento, ed è di ieri la notizia (la riportiamo a pagina VII della cronaca)che sono in arrivo gli assegni per le famiglie evacuate dopo il sisma del 1 aprile, sul versante senese dell’Amiata, che provocò solo a Piancastagnaio danni alle cose per un valore stimato di circa venti miliardi di lire. La delibera è all’ordine del giorno della prossima giunta regionale.

 

Sconti e piscine? Ridateci piuttosto quello che prendete dalle bollette e chiudete la baracca

paperone egp_medioE’ di ieri, 7 marzo, la notizia della firma di un ennesimo “protocollo” con Enel Green Power di cui la regione Toscana, a cominciare dal presidente Rossi all’assessora all’ambiente (?) Fratoni, vanno orgogliosi perchè -sorvolando su tutte le criticità che denunciano i comitati da anni- hanno ottenuto forti sconti, non per le famiglie, ma per le piccole e medie imprese, che “possono” arrivare fino -addirittura- al 10%. 
In più l’Enel cala l’asso e ci mette non una, ma due piscine (ma saranno quelle che sono anni che si rivendono a ogni elezione? boh…).
Quando il testo sarà pubblico sapremo davvero cosa c’è dietro a cotanti annunci e squilli di tromboni; per adesso, rimanendo nel campo economico, possiamo certamente dire che l’Enel non regala niente a nessuno e neanche rende lontanamente quanto incassa dallo Stato con gli incentivi che paghiamo noi tutti, popolo bue, nelle bollette.
Se questo è l’affare, meglio che Enel chiuda baracca e burattini.
L’Amiata, di certo, ne avrà maggior guadagno!

Ripubblichiamo i conti aggiornati (scarica e vedi anche le slides del convegno di Colle del 20 marzo 2015) e pubblicati dal PRC di Santa Fiora.

Quanto ci costa la geotermia amiatina

Aggiorniamo la situazione sugli incentivi statali alle centrali geotermiche amiatine alla fine 2015, con qualche riflessione sulla situazione occupazionale dell’Amiata.

Ricapitoliamo i tipi di incentivi statali per la produzione di energia elettrica mediante fonte geotermica:

  1. Certificati verdi per le centrali costruite fino al 2012 (nel nostro caso PC3-PC4-PC5 e Bagnore 3).
  2. Tariffe incentivanti definite dal D.M. 6 luglio 2012 per le nuove centrali (nel nostro caso Bagnore 4).

Gli incentivi sono erogati in base alla produzione di energia elettrica di queste centrali; il loro valore viene definito di anno in anno secondo parametri che fanno riferimento al prezzo medio di cessione dell’energia elettrica.

I certificati verdi (CV) sono erogati per la produzione di 1 MWh di energia elettrica; il prezzo di ritiro, definito dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas, è stato di 89,28 €/CV per il 2013, di 97,42 €/CV per il 2014 e di 100,08 €/CV per il 2015.

Le tariffe incentivanti hanno un meccanismo di calcolo diverso dai certificati verdi (vedi D.M. 6 luglio 2012); per quanto riguarda Bagnore 4, secondo i dati del 2015, l’incentivo è pari a 48,31 €/MWh.

Vediamo di calcolare quanti incentivi statali, (scaricati sulle bollette dei cittadini), sono stati erogati nel 2013, nel 2014 e nel 2015 alle centrali Enel dell’Amiata.

La produzione di energia elettrica delle centrali amiatine, secondo dati Enel, è stata nel 2013 di 521 GWh, per l’anno 2014 la produzione è stata 661 GWh . Nel 2015 si devono aggiungere i 300 GWh prodotti dalla nuova centrale Bagnore 4.

Anno 2013

Produzione: 521 GWh (PC3, PC4,PC5 e Bagnore 3)

Incentivi (Certificati verdi): 521.000 MWh x 89,28 €/CV = 46.514.880 €

Anno 2014

Produzione : 661 GWh (PC3, PC4,PC5 e Bagnore 3)

Incentivi (Certificati verdi): 661.000 MWh x 97,42 €/CV = 64.394.620 €

Anno 2015

Produzione : 663 GWh (PC3, PC4,PC5 e Bagnore 3) + 300 GWh (Bagnore 4)

Incentivi (Certificati verdi): 663.000 MWh x 100,08 €/CV = 66.353.040 €

Incentivi (Tariffa incentivante): 300.000 MWh x 48,31 €/MWh = 14.493.000 €

Quindi l’Enel ha incassato come incentivi statali più di 46,5 milioni di € nel 2013, circa 64,4 milioni di € per il 2014 e 80,8 milioni di € nel 2015.

Praticamente in 3 (tre!) anni ENEL “Green Power”, con i soli incentivi statali della geotermia (191,7 milioni!!! ndr) si è più che ripagata la centrale Bagnore 4, che è costata circa 130 milioni di €.

Oltre a questi incentivi annuali ci sono gli incassi derivanti dalla vendita dell’energia elettrica prodotta; il prezzo di vendita è variabile e, con buona approssimazione, può essere compreso nella fascia tra 50 e 65 €/MWh.

Una prima considerazione che si può fare è quanti salari annuali, con attività produttive più rispettose del territorio amiatino, si sarebbero potuti garantire con questi incentivi statali. Ipotizzando un costo lordo annuale di 40.000 € per ogni posto di lavoro si sarebbero potuti garantire 1163 occupati nel 2013 , 1610 occupati nel 2014 e 2021 occupati nel 2015. Altro che qualche decina di occupati all’Enel!!

Mentre l’Amiata si dibatte in una crisi occupazionale drammatica, i nostri amministratori si baloccano con la piscina geotermica gentilmente promessa dall’Enel e la piccola riduzione del prezzo dell’energia a qualche azienda, il tutto però a carico delle bollette elettriche pagate da tutte le famiglie italiane: il costo degli incentivi rappresenta circa 24% delle tariffe elettriche. Per le famiglie dell’Amiata oltre al danno economico vi è la beffa delle emissioni di Ammoniaca, Mercurio, Acido Solfidrico, Arsenico, Boro, Metano, Radon, ecc. che devono sorbirsi quotidianamente dalle torri di raffreddamento delle centrali amiatine.

Circolo PRC “Raniero Amarugi” di S.Fiora /Amiata

Santa Fiora, 1 marzo 2016