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Basta altra geotermia in Amiata: presentate le osservazioni contro il progetto Casa del Corto a Piancastagnaio

Casadelcorto satRipubblichiamo il testo di Mariella Baccheschi “Piancastagnaio. Geotermia, impianto pilota a Casa del Corto: inviate le “osservazioni” al Ministero” del 16/2/2016 su Amiatanews.

 

 

 

Sono 8 le “osservazioni” del pubblico, inviate dai cittadini, in proprio e in qualità di membri dei comitati ambientalisti dell’Amiata.
Informate per conoscenza la Regione Toscana, la Provincia di Siena, i Comuni di Piancastagnaio, Abbadia S. Salvatore, San Casciano dei Bagni
E’ sempre possibile presentare ulteriori azioni da parte dei cittadini

Sono partiti  nella giornata di venerdì 12 febbraio da Piancastagnaio e da Abbadia San Salvatore, ma non solo, più plichi contenenti “le osservazioni” del pubblico relativamente alla procedura di VIA del progetto per la costruzione di un impianto pilota denominato Casa del Corto in Piancastagnaio, nonché la richiesta di avvio di una inchiesta pubblica e contraddittorio, così come stabilisce la legge 152/2006.
A inviare il materiale  diversi cittadini, in proprio e in qualità di membri dei comitati ambientalisti dell’Amiata.
Le osservazioni, suddivise in settori, numerate in progressione seguite da una sintetica motivazione, sono precedute da una premessa, che serve a analizzare approfonditamente le problematiche già presenti sul territorio, dove da oltre 50 anni persiste l’attività mineraria di estrazione di calore geotermico condotta dal gestore unico Enel Green Power. In particolare si contestano alla società proponente, una pressoché sconosciuta “Svolta Geotermica srl”, “la mancata conoscenza dello stato del territorio nel quale va a  operare e della condizione economico-sanitaria della popolazione residente; la insussistenza delle garanzie di emissioni di processo nulle, quale caratteristica essenziale degli impianti pilota; la apparente insussistenza in capo al soggetto proponente delle caratteristiche industriali e finanziarie necessarie alla ottimale utilizzazione della risorsa mineraria; l’assoluta indifferenza rispetto alla potenziale vocazione agricola e agrituristica della zona. Quanto agli aspetti riguardanti  subsidenza, sismicità indotta, interferenza acquiferi, utilizzo delle risorse acquifere, re-iniezione e polveri prodotte dalla perforazione dei pozzi si osserva che non vengano  adeguatamente trattati nel piano e si auspica la richiesta di integrazioni da parte della commissione ministeriale. La richiesta finale è pertanto che il ministero competente sospenda il procedimento di valutazione di impatto ambientale, anzi respinga tout court  la domanda di Svolta Geotermica, in quanto il progetto depositato risulta  carente, assolutamente incompleto, contraddittorio”, né  rispettoso di “molteplici disposizioni di legge”.

Questo il testo del documento:

Piancastagnaio, 11 febbraio 2016

Spett.le
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione Generale per le Valutazioni Ambientali – Divisione II Sistemi di Valutazione Ambientale,

….

Oggetto: Osservazioni del pubblico sullo Studio di Impatto Ambientale relativo all’Impianto Pilota denominato Casa del Corto in Piancastagnaio (Si). Proponente Svolta Geotermica s.r.l.

1-Invio Osservazioni, a norma dell’art. 24 D. Lgs. 152/2006  in merito alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale del progetto per la costruzione di Impianto Pilota denominato Casa del Corto in Piancastagnaio (Si).

2-Richiesta di avvio di una Inchiesta Pubblica e Contraddittorio, ai sensi dell’art. 24 co. 6 D. Lgs. 152/2006

I sottoscritti cittadini e specificamente: BP, FL, MPMB e VA, in proprio e quale membri del Comitato Salvaguardia Ambiente Amiata (Abbadia S. Salvatore), tutti soggetti facenti parte dei comitati ambientalisti dell’Amiata e delle associazioni e gruppi che, a vario titolo, hanno operato per la Salvaguardia dell’ambiente e del territorio amiatino e che già nel passato hanno presentato alla Regione Toscana ed a vari Uffici Preposti diffide, memorie, osservazioni ricorsi avverso i vari progetti di sfruttamento della risorsa geotermica nel territorio Amiatino e più specificamente al Progetto per il Piano di Riassetto Enel di Piancastagnaio, per la costruzione della Centrale Bagnore 4,  per il permesso di ricerca Sorgenia ecc., in merito al progetto di realizzazione di Impianto Pilota Geotermico Casa Del Corto, presentato da Svolta Geotermica, intendono inoltrare le seguenti osservazioni e chiedere l’avvio di una Inchiesta Pubblica e Contraddittorio, ai sensi dell’art. 24 co. 6 D. Lgs. 152/2006, tenuto conto della particolare ed oggettiva rilevanza in negativo che il progetto in oggetto può assumere per il territorio e la popolazione dell’AMIATA

       Le Osservazioni sono suddivise in settori, sono numerate in progressione e seguite da una sintetica motivazione con riferimento a documenti già in possesso dell’Amministrazione Pubblica e che vengono menzionati nel corpo del testo ed ai quali si rimanda per completezza.

Le osservazioni tengono inoltre conto della realtà ambientale e sociale nella quale la società Svolta Geotermica intende operare e comportano l’analisi dei dati di un territorio che è già oggetto di sfruttamento e depauperamento da parte di Enel, nonché degli ultimi interventi sul territorio Amiatino, che non può non essere considerato nel suo complesso, costituiti dal piano di riassetto di Piancastagnaio, approvato nel 2011 (deliberazione della Regione Toscana del 11.4.2011 n. 229, pubblicata nel Burt R.G. il 20 aprile 2011) e dalla realizzazione della Centrale di Bagnore 4 (deliberazione della Giunta Regionale toscana n.810 del 10 settembre 2012, pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione Toscana il 19 settembre 2012) e dei relativi e successivi procedimenti autorizzativi dal cui contenuto per quanto concerne i pareri istruttori, non si può affatto prescindere.

La Commissione Ministeriale, nell’esprimere quindi il suo parere, non potrà non analizzare  l’impatto complessivo prodotto da tutti gli impianti già in essere e autorizzati con quello in via di approvazione.

Premessa

La premessa analizza le peculiarità del territorio amiatino ed in estrema sintesi le problematiche che emergono dall’attività mineraria di estrazione di calore geotermico condotta ormai da oltre cinquanta anni dal Gestore Unico Enel Green Power, il quale vanta sul territorio di Piancastagnaio, ma in generale sull’Amiata, un diritto di sfruttamento, derivato da concessioni prorogate ex lege, e senza adeguato controllo sugli impianti esistenti e di vecchia generazione, all’anno 2024 (decreto n. 5328 del 15.11.12 Regione Toscana Giunta regionale direzione generale politiche territoriali, ambientali e per la mobilità, Area di Coordinamento Ambiente, energia e cambiamenti climatici Settore energia, tutela della qualita’ dell’aria e dall’inquinamento elettromagnetico e acustico, avente per oggetto: “Concessione mineraria di coltivazione di risorse geotermiche “Piancastagnaio” Enel Green Power S.p.A. – Conferma di cui all’art. 7 del D.Lgs. 11 febbraio 2010 n. 22” intervento normativo che fa seguito dell’Accordo definito Protocollo D’Intesa Regione Toscana-Enel del 2007 al quale si rinvia).

Le centrali Enel presenti a Piancastagnaio, se si escludono gli interventi derivanti dal Piano di Riassetto, non hanno seguito l’iter previsto attualmente dalla procedura di V.I.A. non ancora in vigore al momento dell’autorizzazione; nessuna delle centrali e degli interventi di Riassetto presenti in tutto il territorio Amiatino, sono state sottoposte alla procedura di Valutazione Impatto Sanitario.

Non esiste un adeguato bilancio idrico dell’’Amiata le cui acque, principale risorsa del territorio, fino a qualche anno fa, hanno rifornito la bassa Toscana e l’alto Lazio, servendo una vasta popolazione. Esistono invece studi che classificano il territorio di Piancastagnaio come zona sismica ad elevato rischio. Non esistono adeguati studi sanitari, ad eccetto quello limitato di cui parleremo in seguito, che individuino l’eventuale correlazione fra la presenza di numerose patologie e lo sfruttamento industriale derivato prima dall’estrazione mineraria e poi dall’estrazione di calore.

Quello che gli scriventi intendono sottolineare è come il progetto di Svolta Geotermica, si inserisca in un contesto di “grave degrado ambientale” che interessa tutta l’Amiata e che è in grandissima parte derivato dalla presenza delle numerose centrali  geotermiche dell’Enel.

Le generalizzazioni, comunemente fatte in ambito europeo e italiano, di considerare la Geotermia una fonte energetica “pulita e rinnovabile” sono poco rispettose delle singole realtà, specie in Amiata, dove le caratteristiche geologiche e l’alta presenza di mercurio, legata anche alla storia mineraria del territorio, costituiscono ulteriori e documentati elementi di preoccupazione per la tutela della salute e dell’ambiente.

In Amiata la geotermia, per la natura dei fluidi geotermici, è molto più inquinante e pericolosa che nell’area tradizionale di Larderello. Sono migliaia le tonnellate di inquinanti “con caratteristiche tossicologiche ed eco tossicologiche rilevanti”, così Arpat li definisce, scaricati quotidianamente in atmosfera con ricadute sul territorio e su centri abitati: acido solfidrico, mercurio, arsenico, radon, ammoniaca, acido borico, anidride carbonica, metano ed altro ancora, molti dei quali cancerogeni. I dati contenuti nei rapporti Arpat (vedi sito Arpat- aggiornamenti) nei vari anni, prima e dopo l’apposizione degli abbattitori Amis alle centrali Enel, evidenziano le emissioni annuali di alcuni inquinanti rilasciati ormai da molti anni in atmosfera dalle centrali geotermiche e destinate e peggiorare non appena sarà a pieno regime la potenza massima autorizzata con il Piano di Riassetto di Piancastagnaio e con la centrale di Bagnore 4.

E’ un dato appurato che in Amiata anni di sfruttamento hanno dato luogo al manifestarsi di varie criticità che si riassumono sostanzialmente in quattro argomenti;

1) grave situazione sanitaria, nell’area geotermica della Toscana meridionale, emersa dalla ricerca epidemiologica del 2010, condotta dalla Fondazione Monasterio per conto dell’Agenzia Regionale di Sanità, aggiornata nel 2015;

2) pericolo di interferenza tra acquifero superficiale idropotabile e l’acquifero geotermico profondo, con conseguente abbassamento della superficie della falda superficiale, consumo di acqua potabile per fini industriali, inquinamento delle acque causato dalla risalita di gas, in particolare l’arsenico, presente nel campo geotermico, fenomeni legati alla subsidenza;

3) inquinamento dell’aria e del suolo dovuto alle emissioni delle centrali per la presenza di sostanze tossiche e nocive;

4) aumento dei rischi per la sismicità indotta.

Sul punto 1) La Regione Toscana, attraverso l’Agenzia Regionale di Sanità (Ars), ha commissionato alla Fondazione “Gabriele Monasterio” e al Cnr di Pisa uno Studio epidemiologico (Rapporto) per verificare lo stato di salute dei residenti nei sedici comuni toscani sedi di impianti geotermici (Il Rapporto, pubblicato nell’Ottobre 2010, scaricabile dal sito della Regione Toscana, successivamente aggiornato, è stato pubblicato sulla rivista Epidemiologia & Prevenzione).

Il Rapporto definisce i risultati per le due aree geotermiche della Toscana, quella a sud in Amiata e quella della zona nord di Larderello, mettendo in evidenza i risultati per zona e per popolazioni esposte, segnalando sostanziali diversità tra uomo e donna, com’è normale in studi simili.

Il Rapporto ha evidenziato nella zona sud, cioè in Amiata, una grave situazione sanitaria: + 13% di morti all’anno (dal 2000 al 2006) e +10% (aggiornamento fino al 2009), dato statisticamente significativo, negli uomini rispetto alla media regionale e ai Comuni limitrofi, percentuale che nei Comuni di Arcidosso, Abbadia S. Salvatore e Piancastagnaio, dove dovrebbe essere costruito l’impianto Pilota, raggiunge quasi il 30% di cui la maggior parte per tumori.

Le giustificazioni usate dalla Giunta regionale e da alcuni dirigenti dell’ARS, per addebitare tali dati a presunti e non documentati diversi stili di vita degli abitanti Amiatini, sono state smentite dai risultati di una più recente indagine comparativa del dott. Voller dell’Agenzia Regionale di Sanità Toscana sugli stili di vita in Amiata e sui consumi della sua popolazione; da tale studio è emerso che non c’è differenza fra lo stile di vita dei comuni limitrofi non geotermici e quelli interessati allo sfruttamento.

Tutto ciò significa che sull’Amiata, ad incidere sullo stato di salute della popolazione, non possono non essere anche le condizioni ambientali locali.

La cosa più rilevante che emerge da questo studio è contenuta nell’Allegato 6 al Rapporto; in tale allegato vengono individuate relazioni statisticamente significative, tra incrementi di malattie nei comuni geotermici e le concentrazioni crescenti nell’ambiente (aria, suolo e acqua) di Arsenico, Mercurio, Acido solfidrico ed altri inquinanti prodotti in maniera consistente anche dalle centrali geotermiche.

Si specifica che la stessa ARS nel parere espresso alla Regione Toscana a conclusione della procedura di Valutazione dell’Impatto Ambientale per la nuova centrale di Bagnore 4, ha sostenuto che il Rapporto non può essere considerato sostitutivo della VIS (“la ricerca di ARS- CNR non può essere considerata una valutazione di impatto sanitario che presuppone di analisi diverse ed adeguate allo scopo”), mentre è evidente come dallo Studio e dai suoi aggiornamenti, emerga una situazione di criticità sanitaria tale da indurre le autorità Regionali a commissionare un ulteriore approfondimento, con stanziamento di somme per oltre 800.000 euro.

Sul punto 2) Si ricorda semplicemente come in sede di trivellazione del piezometro disposto dalla Regione Toscana in loc. Santa Fiora (GR) – poggio Trauzzolo, così come nel piezometro di ENEL alla valle dell’Inferno siano emerse evidenze di interferenza tra acquifero superficiale e quello geotermico dalle quali potrebbe essere derivato il drastico abbassamento del livello della falda acquifera di 200-300 mt rispetto ai livelli precedenti agli anni ’60, ed il rilascio di sostanze gassose tossiche nell’acquifero (in particolare sono aumentate le concentrazioni di metalli pesanti come l’arsenico e si è manifestata risalita del Radon). Essendo stata profondamente ridotta la pressione dei campi geotermici le sostanze gassose dei fluidi geotermici possono risalire liberamente verso la superficie non essendo più bloccate dall’acquifero superficiale.

Sul punto 3) Rispetto all’inquinamento area e suolo si richiama quanto riportato nei rapporti Arpat, i cui dati si omette di ritrascrivere in quanto materiale in possesso della P.A.; in questo contesto facciamo solamente rilevare come gli abbattitori AMIS apposti alle centrali Enel non possono risolvere il problema costituito dalla grande quantità e varietà di inquinanti scaricati in atmosfera, alcuni dei quali non normati. Peraltro gliabbattitori Amis presentano frequentemente problemi di funzionamento tanto che continue e ripetute sono le comunicazioni di arresto dei medesimi che il Gestore invia alle autorità preposte al controllo. Non risulta neanche che tale situazione di arresto sia adeguatamente monitorata, con la conseguenza che appare incerta l’esposizione alla quale è sottoposta la popolazione Amiatina e soprattutto quella di Piancastagnaio.

Sul Punto 4) L’area di sfruttamento geotermico in questione è definita ad alto rischio sismico e in essa, guarda caso, nell’aprile del 2000 si è manifestato uno dei più grandi terremoti dell’Amiata, che ha danneggiato gravemente vari poderi (S.Vittoria , az. Nutarelli, Le Querciole ecc.) i cui lavori di ricostruzione sono stati da poco ultimati con ingenti costi pubblici e privati. L’epicentro di tale terremoto, ritenuto da parte della Comunità scientifica di tipo “indotto” (vedasi per tutti Mucciarelli M., Gallipoli M.R., Fiaschi A., Pratesi G. (2001) Osservazioni sul danneggiamento nella zona del Monte Amiata a seguito del terremoto del 1° Aprile 2000, Atti del X Congresso Nazionale “L’Ingegneria Sismica in Italia”), per l’appunto, si trovava proprio nell’area di Casa del Corto vicinissimo al nuovo impianto geotermico. Non solo, tutti gli studi commissionati dall’allora Comunità Montana Amiata versante senese/Comune Piancastagnaio, ma anche dalla stessa ENEL, hanno mostrato come gran parte della microsismicità riscontrata, sia esattamente localizzata nella stessa area di sfruttamento minerario.

Questo è quindi il quadro in cui si inserisce il Progetto di Svolta Geotermica che, peraltro, nella sua genericità, evidenzia la non conoscenza del territorio e soprattutto dei risultati di quegli studi, dati e rapporti sopra menzionati per l’analisi delle suddette criticità.

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1^ osservazione

Mancata conoscenza da parte della società proponente dello stato del territorio nel quale va ad operate e della condizione economico-sanitaria della popolazione ivi presente

Come anticipato, il progetto che si contesta, non prende in considerazione nessuna o quasi nessuna delle criticità sopra esaminate, evidenziando come da parte del Proponente vi sia una assoluta non conoscenza del luogo ove si andrà ad operare.

Basti per esempio l’affermazione contenuta a pag. 36 della Sintesi non tecnica ove il proponente afferma che Piancastagnaio non risulta incluso nell’elenco dei comuni ove sostanze inquinanti non hanno superato i limiti, per cui non emergerebbe alcuna criticità relativamente alla qualità dell’aria.

Dimentica forse Svolta Geotermica le quantità di mercurio, arsenico, acido solfidrico, ecc. e sostanze non normate che vengono comunque scaricate in atmosfera dalle centrali Enel, e che sono appunto riportate negli studi Arpat?

Si ricordano in tal senso i 372, 427 o 573 μg/mc di acido solfidrico rilevati dai diversi Consulenti Tecnici d’Ufficio nelle cause per immissioni intollerabili contro Enel rispetto ai 7 μg/mc indicati come soglia olfattiva dall’OMS, o magari le oltre 4.000 tonnellate annue di ammoniaca e i 404 kg annui di mercurio frutto delle misurazioni Arpat e Enel stessa sull’Amiata. Ritiene il Proponente di dover prescindere da tali dati nel proporre il proprio progetto?

Così come, in merito alla questione della salute, Svolta Geotermica (pag. 42 sintesi non tecnica) dimostra di non conoscere nulla delle risultanze degli ultimi studi condotti dalla Regione Toscane e del Rapporto sopra riportato, utilizzando i dati “dell’Atlante 2007; Banca degli indicatori per USl del Progetto ERA 2007”.

La conseguenza di tutto ciò è che il progetto in questione deve ritenersi insufficiente a comprovare le effettive ricadute sull’ambiente nel quale è destinato a realizzarsi e di conseguenza l’Autorità competente dovrà esprimere parere negativo

2^ osservazione

Progetto avente ad oggetto una c.d. “Zona Satura” ed in chiaro contrasto con gli obbiettivi del PAER approvato con delibera regionale n. 10 del 11.02.2015.

Ritengono gli scriventi che la società Svolta Geotermica voglia realizzare un impianto in zona satura ove le criticità sono enormi, evidenti e sotto gli occhi di tutti, e ciò in chiara ed aperta violazione della normativa vigente che peraltro impone una valutazione dell’impatto cumulativo dell’impianto in questione con i numerosi impianti geotermici presenti in Amiata.

La normativa Statale costituita dal codice dell’Ambiente (5 D. Lgs 152/2006 come integrato dall’allegato VII alla parte II), quella europea anche recepita recentemente (direttiva 2014/52/UE, entrata in vigore il 15 maggio 2014) e gli orientamenti giurisprudenziali in merito, importano che le valutazioni di impatto ambientaledebbano tener conto dell’incidenza del progetto nel suo complesso, collocato nell’ambiente nel quale va ad operare e messo in relazione con gli altri impianti industriali ivi presenti.

Del resto anche il Piano Ambientale energetico Regionale che pur si pone come obiettivo quello di aumentare la percentuale di energia proveniente da fonti rinnovabili, si propone di favorire “…ulteriore sviluppo della geotermia in Toscana, solo a condizione di assicurare un impatto ambientale complessivo migliore di quello garantito con le ultime autorizzazioni uniche rilasciate in materia”, precisando, in successive delibere che ciò vale in particolare per il territorio dell’Amiata dove il riassetto della concessione di Piancastagnaio e la nuova centrale denominata Bagnore 4, hanno portato la potenza complessivamente installata attorno ai 100 MW fissando un punto di equilibrio tra lo sfruttamento della risorsa con le tecnologie oggi impiegate e la vocazione socio economica dei territori”. Non è un caso che la stessa Regione Toscana, pur evidentemente interessata a mantenere e sostenere l’intero apparato monopolista Enel, chiamata ad esprimere il parere sul progetto di ricerca denominato “Seggiano” (Gr) abbia espresso giudizio negativo con delibera G.R.T. n. 1237 del 21.12.2015, proprio con la motivazione sopra riportata e cioè che la potenza già installata in Amiata rappresenta “un punto di equilibrio con la vocazione socio economica dei territori” .

Appare evidente quindi come il piano di Svolta Geotermica sia assolutamente carente in quanto non pone in relazione il Progetto con gli impianti geotermoelettrici già esistenti ed in generale con le criticità già riscontrate e con i piani di sviluppo regionali; per tale motivo il progetto, è del tutto insufficiente a garantire la compatibilità ambientale dell’impianto che si vuole costruire, per cui il parere non potrà che essere negativo anche per evitare la violazione della normativa statale e regionale sopra richiamata.

3^ osservazione

Insussistenza delle garanzia di emissioni di processo nulle, quale caratteristica essenziale degli impianti pilota.

L’art. 1, comma 3-bis, del D.Lgs. del 2010, n. 22, dispone che “al fine di promuovere la ricerca e lo sviluppo di nuove centrali geotermoelettriche a ridotto impatto ambientale di cui all’articolo  9 del decreto legislativo 29dicembre 2003, n. 387, sono altresì di interesse nazionale i fluidi geotermici a media ed alta entalpia finalizzati alla sperimentazione, su tutto il territorio nazionale, di impianti pilota con reiniezione del fluido geotermico nelle stesse formazioni di provenienza, e comunque con emissioni di processo nulle, con potenza nominale installata non superiore a 5 MW per ciascuna centrale, per un impegno complessivo autorizzabile non superiore ai 50 MW; per ogni proponente non possono in ogni caso essere autorizzati più di tre impianti, ciascuno di potenza nominale non superiore a 5 MW. Gli impianti geotermici pilota sono di competenza statale”.

La norma presuppone che oggetto della procedura semplificata sia un impianto basato su tecnologie consolidate e conosciute.

Invece Svolta Geotermica propone un “impianto pilota” caratterizzato da soluzioni tecnologiche e progettuali innovative e pertanto non sperimentate e che non danno garanzia di affidabilità soprattutto rispetto al fatto che le “emissioni di esercizio siano nulle”.

Infatti, tra queste emissioni devono necessariamente essere considerate anche quelle derivanti dalla essoluzione dal fluido geotermico – essoluzione che è la conseguenza della depressurizzazione del campo indotta dalla estrazione dei fluidi stessi – e che risalgono verso la superficie attraverso le strutture geologiche e le rocce di copertura. Con sorpresa sembra che di tutta questa fenomenologia la Proponente non ne sia nemmeno vagamente a conoscenza: ha misurato la Proponente nell’area vasta le emissioni al suolo dei gas di natura geotermica (CO2, Radon, Arsenico, Mercurio, ecc.)? Quanto queste emissioni, già innaturalmente grandi a causa dello sfruttamento del campo geotermico da parte di ENEL, aumenteranno?

Peraltro la proponente non sembra considerare l’emissione di calore fra le conseguenze dello sfruttamento, mentre è cosa nota che l’emissione di calore incide sul microclima (destinato ad essere alterato vedasi pag. 52 e segg. sintesi non tecnica) e quindi anche in questo senso non si può parlare di   impianto “senza emissione nell’ambiente”.

Ciò comporta inevitabili conseguenze sotto il profilo della validità stessa della procedura adottata e ciò anche con riferimento all’eventuale incompetenza dell’Autorità procedente che invece è chiamata ad autorizzare solo progetti che diano garanzia di “impatto zero”.

4^ osservazione

Violazione e falsa applicazione nella presentazione del progetto dell’art- 22 D.Lgs 152/2006 e s.m.i. co. 3 lettera d) che prevede che lo studio di impatto ambientale contenga “una descrizione sommaria delle principali alternative prese in esame dal proponente, ivi compresa la cosiddetta opzione zero, con indicazione delle principali ragioni della scelta, sotto il profilo dell’impatto ambientale”.

Nel caso di specie le motivazioni che la proponente ha portato a sostegno della propria iniziativa progettuale – con riferimento alla valutazione delle principali alternative prese in esame – appaiono a dir poco inconsistenti.

Svolta Geotermica infatti liquida l’argomento in questione in poche righe a pag. 7 della sintesi non tecnica, facendo appello al favor legislativo nazionale ed europeo in materia di impianti per la produzione di energia rinnovabile. In sostanza, Svolta Geotermica afferma che, siccome l’impianto è finalizzato alla produzione di energia rinnovabile, non sussisterebbero, per definizione, soluzioni alternative alla sua realizzazione.

Sul punto, occorre precisare che in nessun modo la normativa in materia ha liberalizzato la localizzazione degli impianti per la produzione di energia rinnovabile. Il favor legislativo in materia è di carattere meramenteprocedurale (semplificazione dei procedimenti) e progettuale, e riguarda soltanto quelle opere che, da un’attenta valutazione di tutti gli aspetti di collocazione, necessità e risultati, possano senza alcun ragionevole dubbio definirsi di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti.

Ovviamente così non è nel caso in questione, ove Svolta Geotermica si trova ad operare su una zona satura di centrali di produzione di energia elettrica, ove le criticità sono quelle descritte sopra e soprattutto in zona che potrebbe essere orientata ad avere una vocazione diversa di sviluppo economico.

Del resto nel bilanciamento tra la tutela dei valori costituzionali sanità/ambiente/paesaggio e la produzione di energia da fonti rinnovabili, i primi non possono mai risultare recessivi rispetto alla seconda.

D’altro canto, non risulta nemmeno alcuna necessità di una eventuale integrazione in zona per quanto concerne la frazione di energia calore, posto che dagli impianti già esistenti di derivazione ENEL l’area sarebbe ampiamente servita dal punto di vista dell’utilizzo sia civile che industriale.

Peraltro anche confrontando i dati dei consumi nazionali (in caduta verticale) e della produzione nazionale da Fonti Rinnovabili (in crescita esponenziale) l’opzione “0” risulta più vantaggiosa. In questo momento il nostro paese si trova con una sovraproduzione da Fonti Rinnovabili. Rispetto agli impegni europei, alla Strategia Energetica Nazionale, al PAN “Fonti rinnovabili”, gli obiettivi del 2020 sono stati tutti raggiunti e superati. Nel 2014 l’Italia ha già raggiunto l’obiettivo previsto dalle normative europee con la percentuale del 17,1%; in particolare la produzione da fonti rinnovabili elettriche FER è stata del 46% a fronte di un obiettivo vincolante previsto dall’Unione Europea nel 2020 del 29 %.(FonteGSE http://www.gse.it/it/salastampa/news/Pages/Pubblicato-il-Rapporto-statistico-Energia-da-Fonti-rinnovabili-in-Italia-2014.aspx)

In questa fase storica quindi nel nostro Paese vi sono momenti della giornata in cui la produzione da fonti rinnovabili garantisce oltre il 50% dei consumi.

In definitiva non è dimostrata, e non è dimostrabile, la reale utilità dell’impianto in valutazione; anzi considerato il sistema incentivante riconosciuto – che graverà sulla bolletta di ogni italiano – l’impianto è dannoso e l’opzione “0” deve essere ritenuta la migliore.

5^ osservazione

Apparente insussistenza in capo al soggetto proponente delle caratteristiche industriali e finanziarie necessarie alla ottimale utilizzazione della risorsa mineraria.

La normativa in vigore, in attesa dell’emanazione delle linee guida di cui all’art. 17 del D.Lgs. 22/2010, prevede che alla domanda di VIA debba essere allegata – tra le altre cose – una relazione dalla quale risultino “le esperienze già acquisite dal richiedente nelle attività minerarie ed in particolare nel settore geotermico”.

Ebbene, nel caso di specie Svolta Geotermica nulla ha dimostrato in ordine all’esperienza richiesta dalla normativa di riferimento.

Con un’ulteriore anomalia: Svolta Geotermica è società a responsabilità limitata, con capitale sociale e capacità economica ridotta, e che appare inidonea a sostenere la realizzazione di un intervento come quello previsto per Piancastagnaio e, soprattutto, a sostenere la copertura del rischio cui la società potrebbe andare incontro per far fronte all’eventuale risoluzione di gravi incidenti ambientali in fase di ricerca/produzione o bonifiche sia in corso d’opera che successivamente al momento dell’esaurimento del pozzo.

Peraltro si osserva come la proponente non indichi neanche quelli che sono i costi per la dimissione e demolizione dell’impianto a fine vita e per la restituzione dell’area alla sua forma originaria, senza fornire alcuna garanzia riguardo alla regolarità ed adempimento di tale fondamentale operazione.

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6° osservazione

Indeterminatezza del progetto dipendente dall’esito della fase di perforazione

Anche nella sintesi non tecnica si legge testualmente: “La postazione di sonda è, a tutti gli effetti, un’opera temporanea strettamente legata all’attività di perforazione, a conclusione della quale la superficie sarà oggetto di ripristino territoriale totale o parziale, a seconda dell’esito del sondaggio. Il piano di recupero dell’area di postazione dipende strettamente dall’esito della perforazione e della produttività dei pozzi. In caso di successo, i pozzi saranno utilizzati per la produzione di energia ed in loco sarà mantenuta la postazione, pur in forma ridotta e con una visibilità minima (Figura 3.3.9a per CC 1, in cui è visibile anche l’Impianto ORC, e Figura3.3.9b per CC 2). …..In caso di esito negativo della perforazione, qualora il pozzo risulti inutilizzabile per uno degli obiettivi per cui era stato perforato, si procederà alla chiusura mineraria dei pozzi e alla demolizione delle opere civili”.

E’ evidente quindi che il progetto si svolge in fasi progressive, nel senso che la Proponente non è in grado di prevedere se una volta fatte le perforazioni, esso potrà essere portato avanti o dovrà eventualmente cambiare. La prima osservazione è quindi se Svolta Geotermica abbia adeguatamente valutato la natura dei fluidi nei quali andrà ad operare.

Quale garanzia viene data rispetto al fatto che il progetto non subirà modifiche in corso d’opera in considerazione proprio del fluido individuato e che non occorrerà autorizzare un progetto più impattante rispetto a quello originario?

Tali dati non sono forniti dallo studio che in tal senso dimostra tutta la sua carenza.

7° osservazione

Tale osservazione concerne l’utilizzo del suolo e l’assoluta indifferenza rispetto alle peculiarità della zona ed alla sua attuale o potenziale vocazione agricola e agrituristica.

Una centrale geotermica a causa dell’inquinamento che determina, compromette lo sviluppo di attività soprattutto di tipo agricolo, artigianale e turistico in un vasto raggio intorno ad essa e va a contrapporsi a realtà sociali ed economiche ben radicate o potenziali, che attraverso una molteplicità di piccole e medie aziende, creano occupazione in controtendenza con la crisi economica recente.

L’impianto in questione, per ovvie ragioni legate alle sue caratteristiche tecniche, risulta essere molto grande e ciò sia per quanto riguarda il sistema ORC sia per l’impianto di re-iniezione, che peraltro viene collocato a notevole distanza da quello di estrazione.

Ciò comporta un utilizzo del terreno notevole con sottrazione del medesimo alle colture ed alle attività di tipo tradizionale ed alle quali fino ad adesso era destinato, con enormi ripercussioni su un sistema sul quale è basata l’economia della zona di tipo agricolo e agrituristico. Numerosi sono infatti gli agriturismi della zona e le aziende che producono olio dop e colture pregiate.

Da considerare inoltre l’impatto visivo che l’impianto produce; vista l’ampiezza delle postazioni infatti, le stesse risultano visibili da ogni prospettiva inquadrata dal Proponente. L’effetto, a parere degli scriventi, è devastante sia per quanto concerne l’utilizzo del suolo sia perchè deturpa irreversibilmente la bellezza del paesaggio; pensiamo inoltre che questa è l’unica strada che si può percorrere per raggiungere Siena e la Montagna vista la non percorribilità, allo stato attuale, della SS Cassia.

La situazione di incompatibilità paesaggistica e ambientale è ancora più evidente se si considera che l’impianto non offre alcun vantaggio al territorio in termini di impiego di lavoro, se si esclude la manodopera necessaria per la costruzione; vero infatti che nel piano è previsto che il controllo della centrale sarà automatizzato con scarsa presenza di personale.

8° Osservazione

Le osservazioni che seguono sono di natura più spiccatamente tecnica e riguardano alcuni aspetti non adeguatamente trattati nel piano e rispetto ai quali la Commissione non potrà non chiedere integrazioni.

Subsidenza

La Proponente nel suo progetto prevede la subsidenza come problema sussistente e non necessariamente risolvibile, ma non sembra aver fatto tutte le necessarie indagini in proposito. Per esempio ha almeno ribattuto i capisaldi geodetici di primo e secondo grado per verificare quale sia stata la subsidenza legata alla geotermia dall’inizio dello sfruttamento geotermico (1958) ad oggi? Infatti, per paragone con Larderello, o anche estrapolando le misure di ENEL a Piancastagnaio, questa subsidenza potrebbe essere stata addirittura ben maggiore di 1 m.

Ha valutato la Proponente come i due ponti sul Fiume Paglia, quello sulla Cassia e quello sulla strada che dalla Cassia porta a Piancastagnaio, abbiano avuto dei cedimenti e se tali cedimenti, come sostenuto da una parte della comunità scientifica, siano conseguenza proprio dell’erosione delle fondazioni dovute alla subsidenza geotermica?

Quanto incrementerà il suo progetto la subsidenza già indotta attualmente dallo sfruttamento di ENEL?

Sismicità indotta e innescata

Visto la sismicità indotta dalla estrazione e dalla re-iniezione dei fluidi geotermici, e visti i terremoti distruttivi in località Casa del Corto (ove è stata addirittura proclamata la calamità naturale) che già nel passato da una parte della Comunità scientifica sono stati attribuiti allo sfruttamento da parte di ENEL, ha fatto la Proponente le necessarie indagini sismiche e sismotettoniche del caso? Ha valutato quanto la produzione e re-iniezione dei fluidi incrementerà la sismicità indotta o innescata già purtroppo generata dallo sfruttamento? Che cosa farà se indurrà, com’è prevedibile, dei sismi? Prima di sviluppare il campo geotermico, metterà in sicurezza sismica (come ad es. le autorità competenti hanno imposto in Olanda agli stoccaggi di gas) tutti gli edifici pubblici e privati in modo che non vi siano problemi? Che garanzie assicurative offre la Proponente al riguardo? Il progetto in questo senso sembra assolutamente carente e non può quindi trovare accoglimento.

Interferenza degli acquiferi

Vista la discussa interferenza tra gli acquiferi superficiali e geotermici e visto che la Proponente andrà a sfruttare lo stesso sistema idrotermale ampiamente sfruttato ed in sfruttamento da parte di ENEL, che indagini ha fatto la Proponente per garantire che, nell’area vasta, non vi sarà un’ulteriore impatto sugli acquiferi superficiali rispetto a quello che sembra già emergere dall’odierno sfruttamento? Che impatti vi saranno sugli acquiferi geotermici regionali e sulle sorgenti termali anche sfruttate a fini commerciali?

La Proponente ha fatto dei modelli calibrati che garantiscano il non peggioramento della situazione attuale e che garantiscano l’esistenza delle permeabilità adeguate all’estrazione e re-iniezione della quantità necessaria di fluidi geotermici senza ridurre o incrementare le pressioni originarie, cioè quelle esistenti prima dello sfruttamento geotermico da parte di ENEL? Quali sono le possibili reazioni acqua-roccia indotte dallo sfruttamento geotermico? Le ha la Proponente valutate? Che ne sarà dei gas essoluti durante la depressurizzazione in risalita dei fluidi? Che ne sarà dei solidi precipitati per il raffreddamento del fluido geotermico estratto? Verranno utilizzati e re-iniettati solventi? Di quanto sarà variata la composizione chimico-fisica del fluido geotermico inviato alla re-iniezione, rispetto alla composizione originaria?

Utilizzo delle risorse acquifere

Si osserva come nel Progetto si preveda l’utilizzo di acqua del Senna che viene attinta in fase di perforazione, e che costituisce comunque consumo di risorsa idrica; la Proponente non dice quanto sarà questo consumo né ci da garanzie di tutela della risorsa.

Re-iniezione

Si osserva come nel Progetto non sia fatta menzione del tipo di liquidi refrigeranti utilizzati, indispensabile invece per comprenderne l’eventuale tossicità e le modalità di smaltimento.

Polveri prodotte dalla perforazione dei pozzi

Nell’allegato riguardante le Polveri viene detto che non sussistono rischi di superamento dei valori limite di qualità dell’aria per il PM10. Si osserva che l’argomento delle polveri sottili dovrebbe meritare maggiore completezza inserendo anche le valutazioni sui PM 2,5, ed eliminando i dubbi che possono nascere dalle espressioni dubitative usate.

Tutto ciò premesso gli· esponenti che si riservano ulteriori e più specifiche osservazioni nel corso di svolgimento della procedura di valutazione

chiedono

in primis, che il Ministero competente dichiari la domanda di Svolta Geotermica inammissibile e/o improcedibile, con immediata sospensione del procedimento di valutazione di impatto ambientale;

nel merito, preso atto che il progetto depositato da Svolta Geotermica risulta carente, assolutamente incompleto, contraddittorio e che lo Studio di impatto ambientale ad esso allegato è parimenti viziato per errori di metodo e da numerose carenze, e che tutto ciò si sostanzia anche nella violazione di molteplici disposizioni di Legge, che venga espresso parere negativo di compatibilita ambientale e respinta la domanda di Svolta Geotermica.

Chiedono altresì che, ai sensi dell’art, 24 co. 6 D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., venga indetta un inchiesta pubblica per l’esame dello studio di impatto ambientale, dei pareri forniti dalle pubbliche amministrazioni e delle osservazioni dei cittadini. Ai sensi dell’art. 24 co. 8 D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., nell’ipotesi di non accoglimento di tale ultima istanza, si chiede che il proponente venga chiamato, prima della conclusione della fase delle valutazione, a sostenere il contraddittorio con i soggetti che hanno presentato osservazioni.

Riservata ogni ulteriore argomentazione alla lettura delle controdeduzioni e in fase successiva, si fa istanza affinchè le presenti osservazioni vengano acquisite agli atti del procedimento con pubblicazione delle stesse sul sito web relativo alla procedura in oggetto e si ribadisce la volontà degli esponenti di partecipare a tutte le fasi procedimentali, con esplicita richiesta di partecipazione alle sedute di ogni conferenza di servizi e di ricevere comunicazione diretta su ogni ulteriore passaggio procedimentale futuro.

I giochi di prestigio della regione Toscana per favorire le lobby geotermoelettriche (ovvero la moltiplicazione dei MW)

magie-geotermicheL’11 febbraio 2015 il Consiglio Regionale Toscano approva il PAER (Piano ambientale ed energetico regionale ).
Segue un estratto della deliberazione:

Deliberazione_10_2015 del consiglio regionale (11 febbraio 2015)

…….Visto il parere obbligatorio favorevole espresso dalla Commissione di controllo nella seduta del 6 febbraio 2014;
DELIBERA
1. di approvare quali parti integranti e sostanziali della presente deliberazione:
– Allegato A “Piano ambientale ed energetico regionale” articolato nei seguenti documenti:
a.1. Disciplinare di piano e relativi allegati;
a.2 Quadro conoscitivo;
a.3. Sezione valutativa.
– Allegato B “Rapporto ambientale”, Allegato C “Sintesi non tecnica”, Allegato D “Dichiarazione di sintesi”, di cui agli articoli 24 e seguenti della l.r. 10/2010;
2. di prendere atto che il complesso delle risorse attivabili per l’attuazione delle politiche per il PAER per l’anno 2015 ammonta a 189.293.532,54 euro, meglio specificate nel quadro di riferimento finanziario pluriennale di cui al capitolo 4 “Risorse” del disciplinare di piano; ….

Cosa dice il PAER riguardo alle centrali geotermoelettriche:

PAER A.3 allegato 5

1.1.4 Geotermia
Al 2011 in toscana risultano operanti 33 impianti geotermici per la produzione di energia
elettrica con una Potenza Efficiente Lorda installata pari a 772 MW che hanno prodotto, nello stesso anno 5.654,3 GWh¹ di energia elettrica (486 ktep²), dato all’incirca costante da 10 anni a questa parte.
Supponendo, per gli impianti geotermici 7000 ore equivalenti di funzionamento, per il
raggiungimento dell’obbiettivo di 6.450 GWh (555 ktep) imposto dal Burden Sharing³
mancherebbe da installare 113,7 MW per produrre quei circa 69 ktep in più.

Dopo 5 giorni viene approvata la legge regionale N.17 con la quale, in campagna elettorale, si bloccavano per 6 mesi i pozzi esplorativi e i permessi di ricerca geotermica; all’articolo 2 si legge:

Legge Regionale N.17_2015 Articolo 2 (16 febbraio 2015)

2. L’obiettivo di assicurare un’attività di ricerca adeguata a raggiungere installazioni impiantistiche di potenza geotermoelettrica almeno di 150 MW entro l’anno 2020, così come previsto dal burden sharing;………….

Incredibile!!! Dopo soli 5 giorni la potenza geotermica da installare entro il 2020 è passata da 113,7 MW a 150 MW un incremento del 32%!!
Archiviate le elezioni, (che riconfermano Rossi alla presidenza della regione Toscana), scade la moratoria geotermica di 6 mesi e si ritorna alla” normalità”; il 15 dicembre la giunta approva i documenti di attuazione dell’articolo 1 della Legge Regionale N.17_2015 con la delibera N. 1229 che comprende due allegati, vediamo come si sviluppa nei due documenti la questione della potenza aggiuntiva geotermoelettrica da installare entro il 2020.

Delibera giunta regionale N 1229 del 15-12-2015 allegato B

…Tenuto conto che il PAER stimava che, di qui al 2020, fossero realizzate a seguito degli esiti dei nuovi permessi di ricerca centrali per 150 MW complessivi di potenza , basandosi sul parametro di 3 MW per pozzo appena calcolato si ottiene che occorrono 50 pozzi nuovi pozzi per la produzione di energia elettrica…

Delibera giunta regionale N 1229 del 15-12-2015 allegato A

…In base a quanto sopra riportato e considerando che:
1. a fine 2014 in Toscana risultavano operanti sul territorio 34 centrali geotermoelettriche per un totale di 821 MW di Potenza efficiente Lorda (915,5 MW Potenza nominale installata) installata che hanno prodotto 5’659,2 GWh (produzione Lorda), corrispondenti a 486,7 kTEP (dato all’incirca costante da 10 anni a questa parte); (n.d.r. la produzione lorda, secondo i dati Terna, è stata nel 2014 di 5.919,3 GWh pari a 509 ktep).
2. si puo’ ipotizzare cautelativamente un funzionamento di 7000 ore equivalenti per le centrali realizzate in futuro si ricaverebbe che al raggiungimento dell’obbiettivo del 2020 mancherebbero da installare 113,7 MW.
Come è stato, pero’, già specificato, la modalità di raggiungimento dell’obiettivo in termini di singole fonti è indicativo e non vincolante:
all’interno del Piano Ambientale Energetico Regionale di recente approvazione (Del. 10/2015), infatti, si ritrova che al 2020 si stima un incremento di potenza (rispetto al 2011 anno di riferimento delle stime del PAER) per gli impianti geotermoelettrici così articolata:
1. 15 MW dalla realizzazione di impianti Pilota; (n.d.r. la regione Toscana da già per scontata la costruzione di 3 centrali pilota; Montenero, Casa del Corto e Castelnuovo sono i progetti con l’iter procedurale più avanzato; facciamolo sapere ai Sindaci!!)
2. 40 MW dalla realizzazione della Centrale di Bagnore 4 (autorizzata e già in funzione da fine 2014);
3. 20 MW dalla realizzazione della Centrale di Monterotondo 2 (per cui si è concluso il procedimento di VIA, insieme alla relativa Concessione denominata Milia);
4. 150 MW dalla realizzazione delle nuove centrali connesse ai Permessi di ricerca vigenti.
Il raggiungimento di tale stima di potenza installata (in totale 225 MW) supera abbondantemente le necessità inerenti la sola Geotermia per quanto riguarda il Burden Sharing, ma risulta necessaria in quanto andrebbe a sopperire carenze che la nostra regione ha su altre fonti energetiche.

Et voilà!!
I 113, 7 MW geotermoelettrici del Paer ( Pari a 69 ktep aggiuntivi ) sono diventati 225 MW (pari a 136 ktep )”. Quindi si è passati nell’arco di 10 mesi da 113,7 MW a 225MW aggiuntivi con un incremento del 98%. La potenza aggiuntiva è praticamente raddoppiata per via delle “carenze”.

Facciamo un passo indietro, torniamo al PAER e vediamo cosa prevedeva per il fotovoltaico:
PAER A.3 allegato 5

1.1.3 Fotovoltaico
Avendo subito un forte incremento nel biennio 2011-2012, a maggio 2013 la potenza
installata in Toscana ammonta a 668 MW (fonte Atlasole – GSE). Supponendo,
cautelativamente, per gli impianti 1100 ore annue di funzionamento si ipotizza una
producibilità totale di circa 735 GWh (circa 63 ktep)
Lo schema di decreto sul Burden Sharing ci chiede solo 263 GWh (23 ktep).
Se la crescita del fotovoltaico continuerà almeno in parte, si potrebbe ipotizzare al 2020 in
Toscana di avere un installato complessivo di più di 80 ktep. …………
Secondo, infatti, una stima effettuata dall’ Energy & Strategy Group -PoliMi è prevedibile una crescita di 900 MW annui a livello nazionale anche in assenza di incentivi, e, quindi, tenuto conto di 1100 ore di funzionamento annue, regionalizzato in base alla percentuale di popolazione toscana si ottiene al 2020 circa 100 ktep di produzione da fonte solare.”….

Facciamo il punto: le previsioni per il fotovoltaico al 2020 sono di 100 ktep ma la regione Toscana nel PAER decide che ne servono solo 23 ktep (nel 2014 la produzione fotovoltaica era già arrivata 72,9 ktep). 77 ktep di energia fotovoltaica vengono quindi eliminati (distruggiamo i pannelli fotovoltaici !!) per lasciare spazio alle trivelle geotermiche .Che siano questi 77 ktep scomparsi le famose “carenze” ?

Perché tutte queste acrobazie? Forse una spiegazione c’è: le lobby geotermiche in regione Toscana sono in grado di condizionare la politica energetica fino a far stravolgere le leggi approvate solo 10 mesi prima. Da dove derivi questo potere ( Enel Green Power, Sorgenia Geothermal, Graziella Green Power (Tosco Geo e Magma), Gesto, Renewem (exGeoenergy)) ecc.) lo si lascia alla fantasia di chi legge.

 

P. S. Nel 2014 in Toscana la produzione di energia elettrica dal fotovoltaico e dal geotermico è stata rispettivamente: 72,9 ktep(847,8 Gwh) e 509 ktep(5919,3GWh) pari a 581,9 ktep (fonte Terna: http://www.terna.it/it-it/sistemaelettrico/statisticheeprevisioni/datistatistici.aspx)

Le previsioni del PAER per il 2020 erano: 23ktep di fotovoltaico e 555 ktep di geotermico pari a 578 ktep. Il re è nudo!!!

Note:
¹ 1 GWh equivale a 1 milione di KWh

² 1 ktep significa l’energia di un migliaio di tonnellate di petrolio equivalenti

1ktep = 11,63 GWh

³ Il Burden Sharing rappresenta la ripartizione regionale dell’obiettivo nazionale per raggiungere entro il 2020 la produzione del 17% di energia da fonti rinnovabili. Nel 2014 l’Italia ha già raggiunto l’obiettivo previsto dalle normative europee per il 2020 con la percentuale del 17,1%; in particolare la produzione da fonti rinnovabili elettriche FER è stata del 46% a fronte di un obiettivo vincolante previsto dall’Unione Europea nel 2020 del 29 %.
(Fonte GSE http://www.gse.it/it/salastampa/news/Pages/Pubblicato-il-Rapporto-statistico-Energia-da-Fonti-Rinnovabili-in-Italia-2014.aspx )

La schizofrenia del presidente Rossi sulla geotermia…

20160109_com nogesi top img

Comunicato stampa della Rete NOGESI (preleva in formato rtf)

Dopo l’esplosione della vicenda Amiata, la geotermia in Italia non ha più consenso sociale nei territori (il problema non è mettere i filtri AMIS, ma cambiare tecnologia!).
Le bugie elettorali di Rossi hanno le gambe corte: le “nuove” norme sulla geotermia sono inconsistenti, si decide -senza bussola- secondo le convenienze politiche…
La Rete NOGESI ha portato nel palazzo del potere lo scorso novembre la sua proposta tecnica e politica: il territorio è di chi lo vive! Il governo –paralizzato- rimanda di mese in mese la riforma del settore votata all’unanimità dalle Commissioni parlamentari.

 

In questo quadro senza regole la Giunta toscana boccia la geotermia a Seggiano ed i suoi uffici, in un territorio di analoghe caratteristiche, “promuovono” le trivellazioni a Monte Labbro (Cinigiano) addirittura -per la prima volta- senza effettuare la usuale procedura di VIA; la Regione il giorno dopo corre ai ripari facendo capire che la Giunta in seguito potrebbe bocciare tale decisione…
Del resto è già successo a Seggiano: gli uffici formulano un parere positivo di compatibilità mentre la Giunta regionale boccia l’impianto con la motivazione, buona per tutte le stagioni, che approvare un progetto o negarlo è “un atto di natura politico –amministrativa che comporta la ponderazione e mediazione di interessi pubblici diversi, quali la tutela dell’ambiente, il governo del territorio e lo sviluppo economico”, nonché “l’utilizzazione razionale delle risorse naturali in ossequio al principio di sviluppo sostenibile”.
(qui la documentazione ufficiale sui permessi citati)

In Umbria e nel Lazio le Giunte regionali sono alla prese con l’approvazione o meno degli

impianti sulla piana dell’Alfina (Castel Giorgio e Torre Alfina): il consiglio regionale dell’Umbria ha posto in approfondimento una mozione che chiede alla Giunta regionale di bocciare l’impianto di Castel Giorgio e di intervenire presso la Giunta del Lazio per bocciare l’altro impianto confinante di Torre Alfina. Del resto nelle due Regioni ben 25 sindaci e consigli comunali si oppongono alla geotermia sullo stupendo altopiano dell’Alfina; anche in Campania i sindaci sono in prima fila contro le perforazioni nell’area dei Campi Flegrei(!).

Contro questa assenza di regole che valutino fino in fondo e con responsabilità l’opportunità di continuare o meno ad incentivare la costosissima energia elettrica prodotta da impianti geotermici inquinanti (anziché produrre calore di cui siamo deficitari e di cui eventualmente la geotermia -con le applicazioni a bassa entalpia-potrebbe essere particolarmente votata), la sperimentazione di impianti che- non muovendo fluidi- riducono fortemente l’inquinamento ambientale (tipo i BHE), le “linee guida” che tutelino veramente i territori, che identifichino le aree potenzialmente sfruttabili, che prevedano il pieno coinvolgimento della amministrazioni e delle popolazioni locali nel processo decisionale favorendo l’applicazione del principio di precauzione, contro un Governo che tace, sperando forse che le Regioni risolvano le problematiche poste dalla estesa opposizione alla geotermia allo scopo di “ridurre” la portata della riforma a cui il Parlamento lo ha chiamato ad intervenire, non ci resta come Rete Nazionale NOGESI che sostenere e sviluppare le lotte territoriali delle popolazioni ed amministratori locali contro quella che una interessata campagna di speculatori in erba chiama la “buona geotermia”.
La Rete Nazionale ha avanzato sin dal 15 ottobre le sue proposte tecniche e politiche e le ha presentate a Roma in Parlamento il 5 novembre, passando dalla protesta alla proposta. Ora è il tempo –di fronte all’inazione del Governo- di tornare nelle piazze, sollecitando i parlamentari che hanno approvato la Risoluzione a chiedere conto al Governo perché vengano rimosse le cause della sua inazione e si proceda verso la riforma del settore, coinvolgendo il mondo delle associazioni, i comuni e le Regioni.

Le prime iniziative dell’anno 2016 contro la geotermia elettrica, speculativa e inquinante: domenica 10 gennaio 2016 assemblea a Monticello Amiata ore 17 (al “Teatrino”) contro la decisione degli uffici regionali su Monte Labro; iniziative sono in programma a Viterbo, Perugia (Consiglio Regionale Umbria) e Roma (Consiglio Regionale Lazio).

NOGESI – Rete Nazionale contro la Geotermia Inquinante e Speculativa

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Il Cittadino online del 9 gennaio 2016:
“La schizofrenia del presidente Rossi sulla geotermia…”
La Rete Nogesi conferma: “Il territorio è di chi lo vive”
…segue ns. comunicato

GoNews.it del 9 gennaio 2016:
Geotermia, la Rete NOGESI: “Ecco la schizofrenia del presidente Rossi”
…segue ns. comunicato

Contropiano.org del 9 gennaio 2016:
La schizofrenia del presidente Rossi sulla geotermia…
…segue ns. comunicato

MaremmaNews del 9 gennaio 2016:
La schizofrenia del presidente Rossi sulla geotermia
…segue ns. comunicato

Abbadianews.it (La Postilla) del 9 gennaio 2016:
Rete Nogesi: “In Italia la GEOTERMIA non ha più il consenso dei territori
…segue ns. comunicato

RadioGiornale.info del 9 gennaio 2016:
La schizofrenia del presidente Rossi sulla geotermia…
…segue ns. comunicato

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Clima, da Parigi a Firenze, passando per Roma: quando le mucche inquinano più delle centrali geotermiche (invisibili)

muccaMa che strano, dopo Kyoto e nonostante le evidenze scientifiche, ancora si persevera con la “favola” che la geotermia amiatina non sia climalterante (come invece le centrali a fonti fossili, le industrie, le auto e …le mucche).

 

 

Oggi parliamo di ammoniaca e particolato Pm10 e Pm 2,5:

La componente dimenticata delle polveri sottili: il costo sanitario delle emissioni in Amiata

Il particolato fine (Pm10 e Pm 2,5) è pericoloso per la salute, tant’è che in questi giorni si èmappa diminuz aspett vita costretti a dover bloccare il traffico in molte città italiane. Su sollecitazione  dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la Comunità Europea raccomanda la
riduzione delle emissioni che concorrono a formare tali particelle, che per le dimensioni molto ridotte, pari a quelle dei batteri, arrivano negli alveoli polmonari e possono entrare nella circolazione sanguigna, aggredendo tutti gli organi del corpo umano e riducendo l’aspettativa di vita
.

 

Le polveri sottili Pm10 e Pm 2,5 sono costituite chimicamente, per circa il 70%, da sali ammoniacali: Nitrato di Ammonio e Solfato di Ammonio. Mentre nelle città e nelle aree industriali gli ossidi di zolfo e di azoto (SO2 e NOx) vengono emessi dalle auto, dagli impianti di riscaldamento e dalle fabbriche, l’ammoniaca di solito proviene dalle attività agricole di concimazione e di allevamento del bestiame. Essendo molto piccole, le molecole di ammoniaca sono trasportate a molte decine di Km di distanza e in atmosfera subiscono varie reazioni chimiche.riviste


Su autorevoli riviste scientifiche americane (vedi: -F.Paulot e D.J.Jacob, “Hidden Cost of U.S. Agricultural Exports: Particulate Matter from Ammonia Emissions” in Environmental science & technology, 2014, 48 (2), pp 903–908 e -Erik Stokstad, “Ammonia Pollution From Farming May Exact Hefty Health Costs”, in Science 17 January 2014: Vol. 343è aperto un dibattito sia sul costo sanitario delle emissioni di ammoniaca, stimato di recente pari a 100 dollari al kg, che sulla convenienza o meno di incrementare le produzioni agricole interne per l’esportazione di cereali e carne che, richiedendo dosi notevoli di concimi ammoniacali, contribuiscono alla formazione delle polveri sottili. L’ammoniaca è infatti universalmente riconosciuta come un precursore del particolato inorganico, i cui effetti pericolosi e nocivi per la salute umana sono ormai accertati da almeno un decennio, tanto che la Regione Toscana ha promosso il progetto PATOS (Particolato Atmosferico in Toscana), con l’obiettivo di determinare la quantità e la provenienza delle sostanze che danno origine alle polveri sottili.

2015_patos stazioni campionamento

Le “stazioni di misura” del Progetto PATOS evitano accuratamente l’area geotermica tradizionale e l’Amiata, …strano.

Però il progetto PATOS ha omesso di segnalare l’ammoniaca prodotta dalle centrali geotermiche dell’Enel in Amiata (a pag.52 del rapporto Patos, la zona dell’Amiata e le centrali geotermiche non vengono segnalate tra le fonti di emissioni di ammoniaca) ed anche l’ARPAT, le USL e l’Agenzia Regionale di Sanità, che da anni studiano le cause degli eccessi di mortalità registrati nella zona, non hanno mai preso in considerazione gli effetti di queste emissioni, in particolare per quanto riguarda i costi sanitari ad esse associati.

emissioni basosi bravi

Riccardo Basosi e Mirco Bravi, “Geotermia d’impatto”, in QualEnergia giungo/luglio 2015

Eppure, è accertato da vari studi autorevoli (vedi anche: Riccardo Basosi e Mirco Bravi, “Geotermia d’impatto”, in QualEnergia giungo/luglio 2015 scaricabile qui) che dalle centrali geotermiche presenti in Amiata si produce circa il 43% delle intere emissioni toscane di ammoniaca e il 17,7% delle intere emissioni italiane. A denunciare tale situazione è il prof. Riccardo Basosi, una delle più autorevoli personalità scientifiche italiane (*), che scrive: ”Paulot e Jacob, chimici dell’Harvard University (tiny.cc/PaulotJacob), descrivono le modalità di interazione dell’NH3 in atmosfera per formare particelle nocive e calcolano che l’impatto sulla salute umana (secondo l’EPA) negli Stati Uniti è pari a 100 $ al kg di NH3 emesso in atmosfera. Il problema dell’ammoniaca è stato discusso nel 2014 anche da Eric Stokstad sulla rivista Science giungendo alle stesse conclusioni (tiny.cc/Stokstad). A livello europeo, il CAFE (tiny.cc/CAFE) aveva quantificato nel 2005 i danni generati dall’NH3 specifici per l’Italia in media pari a 20,5 euro/kg di NH3”.
Il
costo sanitario annuo delle emissioni di ammoniaca dalle centrali geotermiche dell’Amiata, che sono ammontate nel 2010 a 4.334 tonnellate, è pertanto stimato solo per quell’anno in oltre 90 milioni di euro, ma il Presidente della Regione Enrico Rossi ha recentemente sostenuto che le centrali geotermiche sono da incrementare.

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Si vedano anche le slides di Roberto Barocci per l’intervento all’VIII congresso di Medicina Democratica a Firenze: SCARICA IN FORMATO PDF

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Il Prof. Riccardo Basosi è ordinario di Chimica Fisica presso l’Università di Siena, è stato nominato dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, Rappresentante italiano per le innovazioni in ambito energetico nel Comitato di Horizon 2020 (UE), Programma quadro della ricerca europea per il periodo 2014-2020.
Rappresenta l’Università di Siena nel soggetto gestore del PIERRE, è presidente del Comitato Tecnico Scientifico dello stesso Polo di Innovazione ed è membro, per il sistema della ricerca, del Comitato di Indirizzo Tecnologico del DTE-Toscana.
Direttore del Dipartimento di Chimica dell’Università degli Studi di Siena e Delegato del Rettore per l’energia e l’alta tecnologia; Direttore del Master per l’Uso Razionale ed Efficiente dell’Energia (Energy Manager), Siena.
Membro del Comitato Tecnico Scientifico Energia presso la Regione Toscana; Membro del Comitato Scientifico dell’ISSI (Istituto Sviluppo Sostenibile Italia); Delegato italiano per il progetto europeo COST P15.

20151228_locandina nazione polveri geotermia

20151228_nazione polveri geotermia

GoNews del 27 dicembre 2015:
Sull’Amiata la maggior parte di produzione di ammoniaca della regione
…segue ns. comunicato

QuiNewsMaremma.it del 27 dicembre 2015:
Geotermia, tra le polveri sottili anche ammoniaca
Il gruppo Sos Geotermia segnala il mancato rapporto della presenza di ammoniaca nel progetto Patos – Particolato Atmosferico in Toscana
…segue stralcio del ns. comunicato

i-Siena del 28 dicembre 2015:
“Sforamento polveri sottili. La geotermia come possibile causa”. La Lega chiede maggiori approfondimenti
di David Busato

Siena. Riceviamo e pubblichiamo: “L’inquinamento registrato nelle ultime settimane e lo sforamento continuo dei valori di Pm10 nell’aria, che sta alla base dello stop alle auto che in questi giorni ha sollevato molte proteste da parte di singoli cittadini e partiti politici, potrebbe avere come concausa anche lo sfruttamento delle risorse geotermiche. «A detta di alcuni esperti le centrali geotermiche dell’Amiata produrrebbero il 43% dell’intera emissione toscana di ammoniaca nell’aria, che è uno dei principali componenti del Pm10 e del Pm 2,5. Vogliamo che l’assessore all’Ambiente chiarisca in modo inconfutabile che non ci sia correlazione tra lo sforamento delle polveri sottili e lo sfruttamento della Geotermia amiatina.» afferma in una nota la consigliera regionale della Lega Nord Elisa Montemagni, membro della IV Commissione ambiente del Consiglio regionale.
Lega Nord-Ufficio Stampa

Il Cittadino online:
SOS Geotermia: “Una componente dimenticata delle polveri sottili”
E’ il costo sanitario delle emissioni
…segue ns. comunicato

La Postilla del 28 dicembre 2015:
AMIATA, geotermia: “La componente dimenticata delle polveri sottili, il costo sanitario delle emissioni”
…segue ns. comunicato

E’ questa la BUONA GEOTERMIA sponsorizzata dal PD e dai lobbisti? Intanto i comitati diffidano il Presidente della Regione Lazio

mangiata abbuffata trivellaLa “gioiosa macchina da guerra” del PD e dei suoi amici lobbisti della geotermia, dal sindaco di Abbadia al Roggiolani, dal Forum Nimby di Beulke all’ex protezione civile Barberi, dai vari Abrignani ai vari sig.Rossi è in febbrile attività nello sponsorizzare la famigerata “buona geotermia” delle centrali a media entalpia (sperimentali e non) magnificandone l’assoluta compatibilità ambientale, senza peraltro mai accusare la “cattiva geotermia” (quella dell’Enel) perchè contro i potenti bisogna pure stare attentini…

Il progetto approvato per l’Alfina-Castel Giorgio, che attende il via libera dalle Regioni interessate, fa parte di questa “buona geotermia”, talmente buona che gli stessi amministratori dei comuni coinvolti, oltre ai cittadini e comitati, sono tutti contrari.

Per questo è partita una diffida a Zingaretti, presidente della Regione Lazio in cui si elencano tutte le gravi criticità del progetto.
Invitiamo alla lettura della diffida e della documentazione allegata per capire, laddove ci fossero ancora dubbi, con che robaccia dobbiamo confrontarci.

TESTO DELLA DIFFIDA

Al Presidente della Regione Lazio NICOLA ZINGARETTI
e p.c. al Presidente Regione Umbria CATIUSCIA MARINI
al Dirigente Ing. MARCELLO SARALLI – MISE

OGGETTO: Istanza di permesso per due impianti pilota geotermici ubicati rispettivamente nella Regione Umbria e nella Regione Lazio denominato «CASTEL GIORGIO-TORRE ALFINA», così come definito dall’art.9 del D. Lgs.28 del 03.03.2011, presentato dalla Società ITW&LKW Geotermia Italia S.p.A. con sede legale in Torino, Piazza Statuto, 16/ Diffida al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

I SOTTOSCRITTI

Piero Bruni, Presidente dell’Associazione Lago di Bolsena, capofila delle Associazioni del lago di Bolsena.
Fausto Carotenuto, Presidente del Comitato per la Difesa della Salute e del Territorio di Castel Giorgio – Castel Giorgio (Terni).
Vittorio Fagioli, Portavoce Rete Nazionale NO Geotermia Elettrica Speculativa Inquinante,

DIFFIDANO IL PRESIDENTE DELLA REGIONE LAZIO NICOLA ZINGARETTI

per i seguenti motivi relativi all’oggetto
Il 29 Ottobre e il 16 Novembre 2015 il Presidente dell’Associazione lago di Bolsena ha inviato al Presidente della Regione Lazio una relazione tecnica che illustra l’impatto ambientale che avrebbe l’impianto geotermico a Castel Giorgio sull’acquifero del lago di Bolsena (allegati 1 e 2). Non avendo avuto alcun riscontro e data l’urgenza per essere in fase inoltrata la relativa Conferenza dei Servizi si è ritenuto necessario ricorrere alla presente diffida nei confronti del Presidente della Regione Lazio al fine di attivare la Sua personale attenzione su quanto segue.
Il progetto geotermico della ITW&LKW Geotermia Italia SpA (di seguito SpA italiana) non è un progetto industrialequale sarebbe se fosse stato proposto da una grossa azienda quale ENEL o ENI. Presenta ad una prima analisi le caratteristiche di un progetto finanziario, probabilmente nato al fine di beneficiare dei generosi incentivi offerti dallo Stato italiano. Il Direttivo è prevalentemente formato da commercialisti, l’ufficio tecnico è un consulente esterno, il Project Manager sembra non faccia parte della struttura societaria. La società proponente non ha mai fatto un lavoro industriale o artigianale per cui non può offrire referenze precedenti, tantomeno commisurabili all’opera da eseguire. Malgrado ciò si è proposta per affrontare un progetto molto complesso, multimilionario, pericoloso per le persone e per l’ambiente, laddove un altro soggetto di ben altro spessore tecnico e finanziario (ENEL) ha rinunciato per le difficoltà tecniche incontrate.
La SpA italiana ha un unico socio, la ITW & LKW BETEILIGUNGS GMBH, società di partecipazioni di diritto austriaco a responsabilità limitata. La SpA italiana è stata fondata dal socio unico con un capitale di 200.000 euro, poi integrati da prestiti del medesimo per fronteggiare le spese di avviamento fino ad un valore stimabile in 2-3 milioni di euro. Recentemente il capitale è stato aumentato ad un milione di euro, forse convertendo parte del prestito in capitale senza comportare cambiamenti sostanziali.
Il capitale richiesto per realizzare i due progetti è dell’ordine di 50-60 milioni di euro, mentre la SpA italiana ha un capitale di solo un milione di euro e nessuna esperienza nel settore geotermico. In Italia per esercitare una attività bisogna essere iscritti in un albo che garantisce professionalità, solidità finanziaria e che rilascia certificati antimafia, antiriciclaggio, ecc. La SpA italiana manca di questi requisiti.
Il valore delle azioni è attualmente pressoché nullo, ma se la SpA italiana riuscisse ad ottenere l’autorizzazione per gli impianti di Castel Giorgio e dell’Alfina il valore delle azioni aumenterebbe di alcuni milioni di euro “senza muovere zolla” per cui la prima parte dell’operazione finanziaria sarebbe molto ben riuscita, tutta a favore del socio unico austriaco, possessore delle azioni. Ma per realizzare il primo impianto occorrerebbe reperire sul mercato internazionale i mancanti 25 milioni di euro.
Se le azioni fossero vendute sul mercato internazionale, chi sarebbero i veri finanziatori dell’operazione? E se l’acquirente delle azioni fosse una lobby illegale che vuole assicurarsi un reddito all’estero per i prossimi 25 anni? Può lo Stato italiano trattare con una controparte attualmente senza sufficiente capitale, senza esperienza e che non può dichiarare chi sarà (o eventualmente chi è) il vero finanziatore responsabile dell’opera?
La SpA italiana non avendo alcuna esperienza nel settore geotermico, si è rivolta ad un consulente esterno per realizzare i due progetti. Quello di Castel Giorgio è sbagliato dal punto di vista ambientale perché preleverebbe da sotto il bacino del Tevere 1000 tonnellate all’ora di fluido geotermico con alta concentrazione di arsenico e lo riverserebbe sotto il bacino idrogeologico del lago di Bolsena, mettendo a rischio d’inquinamento la falda superficiale dalla quale viene attinta l’acqua per la rete potabile della provincia di Viterbo. Il progetto dell’Alfina è ugualmente sbagliato perché ubicato in area protetta, dove non può essere autorizzato dal Ministero dei Beni Culturali (il procedimento è reperibile sul sito del Comune di Acquapendente).
Per considerare l’impianto di Castel Giorgio compatibile con l’ambiente bisognerebbe che la SpA italiana dimostrasse “al di sopra di ogni ragionevole dubbio” che non vi sarà risalita di fluido geotermico verso la falda superficiale ad uso potabile. Accade invece il contrario, vi sono incontestabili relazioni tecniche che dimostrano che vi sarà una importante risalita di arsenico quantificabile in alcune tonnellate nel corso della concessione (vedasi i citati allegati 1 e 2).
L’interferenza fra pozzi geotermici e la falda superficiale utilizzata per la rete potabile è stata riconosciuta dal settore di VIA della Regione Lazio. (Determina G16874 del 25/11/2014). Il Responsabile del Procedimento, che ha condotto l’istruttoria con la collaborazione di un tavolo tecnico composto da sei esperti ha scritto: “i pozzi di estrazione e di reiniezione costituenti l’impianto pilota, interferiscono dal punto di vista quali/quantitativo con l’acquifero vulcanico vulsino, in particolare con la falda idropotabile di importanza regionale captata in numerosi pozzi e sorgenti dell’area”
Malgrado l’autorevole istruttoria l’allora Dirigente Tecnico, ora in pensione, ha espresso parere favorevole all’impianto geotermico a condizione che venga effettuato il monitoraggio chimico. E’ un chiaro espediente per concedere l’autorizzazione alla SpA italiana in mancanza dei necessari requisiti. La SpA ha proposto per il monitoraggio un consulente esterno con il quale ha provati conflitti di interesse. Il monitoraggio sarebbe comunque un tardivo controllo a posteriori, anzitutto l’impianto deve essere autorizzato e costruito e dopo averlo fatto funzionare per qualche anno si potrebbe rilevare un aumento percepibile della concentrazione di arsenico di qualche microgrammo per litro. A quel punto il danno irreversibile sarebbe già fatto.
Quanto espresso dal Dirigente è solo un discutibile parere: la responsabilità della decisione finale spetta al Presidente della Regione Lazio che dovrà decidere se autorizzare o meno gli impianti di Castel Giorgio e dell’Alfina tenendo conto: della inadeguatezza finanziaria e tecnica della SpA italiana; dell’inquinamento con arsenico della falda potabile; dell’opposizione dei Comuni e della Popolazione espressa in data 9.11.2015 da 25 consigli comunali (allegato n. 3) ; dell’aumento del rischio sismico; delle poco trasparenti autorizzazioni ministeriali e del fatto che il lago è un SIC-ZPS-ZSC per il quale la Regione non ha ancora deliberate le obbligatorie misure di tutela, situazione che ha provocato un avviso di pre-infrazione da parte della UE.
Siamo certi che il Presidente Zingaretti, dopo aver preso visione del quadro da noi descritto non avrà alcuna difficoltà a negare l’autorizzazione agli impianti geotermici definiti in oggetto. Qualora per motivi a noi non noti gli impianti venissero autorizzati, ricorreremmo alla UE per chiedere una urgente ispezione che con l’occasione potrebbe essere estesa alla mancanza del tratto di collettore lacuale a ponente e alle altre deficienze del collettore.

ALLEGATI
All. 1 – 00. Relazione Castel Giorgio con 15 suballegati del 29 Ott. 2015
All. 2 – 00. Geotermia e inquinamento idrico del 16 Nov. 2015
All. 3 – geo.843-L’assemblea interregionale dei Comuni ribadisce il no alla geotermia
Nota: Gli allegati sono reperibili sul sito www.bolsenaforum.net

Roma, 5 novembre 2015. La Rete NOGESI porta in Parlamento la proposta dei cittadini sulla geotermia

20151105_rm_NOGESI_camera_27Una gran bella giornata per tutti coloro che amano la propria terra!
Pienamente riuscita la giornata sulla geotermia organizzata dalla Rete NOGESI a Montecitorio per il 5 novembre 2015.

La Rete, che coinvolge comitati e cittadini di Toscana, Umbria, Lazio, Campania e Sardegna contrari alla geotermia inquinante e speculativa, smentendo i lobbisti pro-geotermia che continuano a blaterare di nimby, ha presentato una proposta concreta sulla geotermia e su questa si è confrontata con tecnici, scienziati, amministratori locali e parlamentari.

Giova ricordare che la risoluzione approvata all’unanimità il 15 aprile us, nelle Commissioni VIII e X della Camera dei Deputati, n.8-00103, impegna il governo a confrontarsi con i territori per addivenire a regole certe e sicure sulla geotermia. Ad oltre sei mesi da quell’impegno, la Rete intende, con le iniziative intraprese, portare il contributo di tanti territori alla definizione di norme che proteggano ambiente e salute dalla geotermia come oggi la conosciamo, che gode di incentivazioni non giustificate e di una mancanza di regole che lascia libertà alle imprese di trivellare dovunque e in qualsiasi modo.

All’interno della Camera dei Deputati si è quindi svolto un interessante dibattito con la presentazione della Proposta della Rete sulla geotermia e con gli interventi di rappresentanti delle forze politiche, degli amministratori locali, dei tecnici, dei comitati da cui ci sembra emergere, al di là delle diverse peculiarità e qualità, l’esigenza improcrastinabile di regole certe che salvaguardino la salute dei cittadini, le economie locali e l’ambiente.

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Il comunicato della rete NOGESI:

Roma, 5 novembre 2015. La Rete NOGESI porta in Parlamento la proposta dei cittadini sulla geotermia: un appuntamento importante, pienamente riuscito.
La proposta dei cittadini, supportata da autorevoli esperti, portata al massimo vertice, nel palazzo del potere: il territorio è di chi lo vive.

La seconda giornata di mobilitazione contro la geotermia elettrica speculativa e inquinante è stata un vero successo di pubblico confluito da molte regioni italiane ed ha mostrato nelle proposte una coralità ed una maturità elevate: tutti gli aspetti della problematica sono stati sviscerati con l’ausilio di importanti esperti, l’impraticabilità dell’attuale piano del Governo mostrata da moltissimi sindaci ed amministratori presenti.
Attendiamo ora che il Governo faccia la sua parte mandando in soffitta il vecchio piano Berlusconi- Scajola e riformulando la normativa di settore come chiede all’unanimità la Risoluzione parlamentare del 15 aprile scorso delle Commissioni Ambiente e Attività Produttive della Camera dei Deputati. Ad oltre sei mesi da quell’impegno, la Rete intende, con la iniziativa intrapresa, portare il contributo di tanti territori alla definizione di norme che proteggano ambiente e salute dalla geotermia come oggi la conosciamo, che gode di incentivazioni non giustificate e di una mancanza di regole che lascia libertà alle imprese di trivellare dovunque e in qualsiasi modo.
Il tempo concesso è scaduto, il Governo ora operi anche sulla scorta del copioso documento di proposta inviato a metà ottobre dalla Rete NOGESI verso una nuova legislazione del settore, che risolva il problema della scarsa credibilità dell’attuale piano geotermico del Governo. Ed al Parlamento è chiesto di sollecitare il Governo al rispetto degli impegni assunti.
L’iniziativa, che è seguita ad una prima mobilitazione nazionale del 5 marzo 2014 ed a moltissime mobilitazioni territoriali, prevedeva un convegno con la qualificata partecipazione di scienziati, parlamentari, sindaci, avvocati, rappresentanti dei comitati, organizzato presso la Camera dei Deputati, nell’Auletta dei Gruppi Parlamentari, una conferenza stampa ed un presidio in piazza di Montecitorio, pienamente riusciti.
La Rete NOGESI rappresenta il coordinamento nazionale di numerose associazioni sorte nei territori interessati dai progetti di trivellazioni e nuovi impianti geotermici ritenuti dannosi per l’ambiente e le attività economiche presenti nei territori, pericolosi per la salute e la sicurezza idrogeologica: in Toscana, con l’Amiata, la Maremma e la Val d’Orcia; in Umbria e nel Lazio, nell’altopiano dell’Alfina ed aree limitrofe con gli impianti di Castel Giorgio e Torre Alfina; in Campania, con il dramma dei comuni vicini al super-vulcano dei Campi Flegrei in cui si vogliono installare due impianti pilota; in Sardegna, piena di istanze di ricerca geotermiche. Dove da tempo sono coinvolti non solo i cittadini ma anche le amministrazioni locali, con in testa i sindaci, più volte scesi in piazza indossando la fascia tricolore, anche per manifestare un disagio istituzionale verso il piano di privatizzazione selvaggia della geotermia.

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Di seguito riportiamo alcuni resoconti stampa
e la galleria fotografica della giornata.

Corriere di Siena 8/11/15:

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Orvietosì 8/11/15 (link)

Corriere di Siena 7/11/15:

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Il Cittadino online 7/11/15 (link)

I-Siena 7/11/15 (link)

Radiogiornale web 7/11/15 (link)

Aletheia online 7/11/15 (link)

Il Tirreno, 6/11/15:
Geotermia, a Roma per nuove regole
Nogesi chiede linee guida per uno sfruttamento sicuro, Barocci critica il sistema di incentivi: «Deve esserci una ricaduta»
di Francesca Ferri
ROMA. Quanti posti di lavoro si riuscirebbero a creare in un territorio come quello dell’Amiata grossetana se per i prossimi 25 anni gli imprenditori locali ricevessero 775 milioni di euro di incentivi per le loro attività? Quanto turismo si riuscirebbe a calamitare sul “sacro monte”, quante strutture ricettive, quanti ristoranti, percorsi storici, naturalistici, museali si potrebbero aprire? E se una parte di quei soldi andasse ai cittadini per costruirsi impianti di riscaldamento che, con una sonda, portassero in superficie il calore a uso domestico? Quanto lavorerebbero le ditte edili per le ristrutturazioni delle migliaia di edifici presenti sul territorio? E quanto risparmierebbero i cittadini?
Quella di ieri contro la geotermia speculativa e inquinante, organizzata a Roma dalla rete Nogesi e a cui hanno partecipato amministratori e associazioni di Toscana, Lazio, Umbria, Campania e Sardegna, doveva essere una giornata di manifestazione e proposte per ottenere in Italia regole oggi inesistenti per garantire uno sfruttamento del calore della Terra senza rischi per l’ambiente e per l’uomo. Non a caso la prima proposta che il pool di scienziati ed esperti – tra cui il gorssetano Roberto Barocci, portavoce del comitato Sos Geotermia – ha presentato al governo durante il convegno “No alla geotermia, elettrica, speculativa, inquinante. Dalla protesta alla proposta”, è stata quella di mappare il sottosuolo del Belpaese per individuare le aree incompatibili con la geotermia perché sismiche o ricche di bacini d’acqua, e quindi inadatte alle trivellazioni necessarie a costruire i profondi pozzi geotermici.
L’aspetto tecnico, però, non è stato che uno degli argomenti presentati al governo. E forse nemmeno quello più spiazzante. «Quando un governo dà un finanziamento pubblico deve esserci una ricaduta per l’economia: non deve essere una rendita parassitaria per una sola azienda, ovvero l’Enel», spiega Barocci, che da anni denuncia i rischi per la salute e l’ambiente della geotermia sull’Amiata dove Enel Green power ha cinque centrali. Barocci ha chiesto ieri al governo di chiudere gli impianti amiatini e aprire un’inchiesta parlamentare per stabilire se, con le attuali emissioni, siano meritevoli di incentivi.
Enel, per legge, percepisce 100 euro a Megawatt/ora. Secondo una stima mai smentita dall’azienda solo per la centrale di Bagnore 4 a Santa Fiora, dove dichiara di produrre 310 Gigawatt all’anno, Enel percepisce 31 milioni di euro di incentivi l’anno, che per i 25 anni di vita della centrale sono 775 milioni. Ai Comuni geotermici torneranno solo 26 milioni in dieci anni. Barocci, nel suo intervento, non ha usato mezze parole: «Ciò che il governo ha deciso di finanziare è una truffa legalizzata. L’Enel non mette in moto nessun meccanismo virtuoso mentre oggi (ieri per chi legge) il sindaco di Casole d’Elsa, Piero Pii, ha portato i dati aggiornati del peso economico in termini di fatturato, numero di imprese e occupati, di un territorio come il suo dove non ci sono impianti: nessuna industria dell’area senese dà questa ricchezza. È la dimostrazione che una tecnologia che tutela l’ambiente può portare più occupazione. Se quei finanziamenti fossero dati non alla geotermia “flash” delle centrali Enel, ma alle imprese che producono sonde per la geotermia a bassa entalpia, per le ristrutturazioni edilizie, per i pannelli fotovoltaici nelle case, si avrebbe molto più lavoro e una ricaduta in termini di reddito e profitti». Per la cronaca, Bagnore 4 occupa circa 40 persone tra addetti diretti e indiretti, ma non ne ha neanche uno fisso. La richiesta di modificare i criteri di concessione degli incentivi è stata raccolta da Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro all’Ambiente, intervenuto insieme anche ai parlamentari Federica Daga (M5s), Samuele Segoni (Gruppo misto) e Alessandra Terrosi (Pd), oltre a geologi, sindaci, avvocati, rappresentanti di associazioni che si battono per avere certezze su uno sfruttamento geotermico sicuro, rispettoso dell’ambiente e della
volontà delle comunità locali. Ora la parola spetta al governo che ad aprile si era dato sei mesi per elaborare linee guida. Il tempo è scaduto e di proposte non ne ha fatte. Ne hanno fornite ieri le associazioni della rete Nogesi. E i tre parlamentari si sono impegnati a raccomandarle a Renzi.

«No alle centrali, sì al turismo»
Alla giornata antigeotermia ieri a Roma la provincia di Grosseto era presente non solo con l’associazione Sos Geotermia. Il sindaco di Cinigiano, Romina Sani, ha parlato a nome dei sindaci di Amiata…
Alla giornata antigeotermia ieri a Roma la provincia di Grosseto era presente non solo con l’associazione Sos Geotermia. Il sindaco di Cinigiano, Romina Sani, ha parlato a nome dei sindaci di Amiata e Colline del Fiora su cui sono in atto 18 permessi di ricerca per costruire centrali geotermiche a media entalpia. Il sindaco Sani
ha rivendicato l’autonomia nella scelte di sviluppo del territorio, dicendo no alla geotermia e sì al turismo rurale e sulla filiera di prodotti di eccellenza. Presente anche il collega di Seggiano Giampiero Secco e i Meet up del M5s di Pitigliano, Arcidosso e coordinamento Amiata 5 Stelle.

Amiatanews 6/11/15 (link)

La Nazione 6/11/15:

20151106_La Nazione

STAMP Toscana 6/11/15:
Geotermia, “Difensori della Toscana” a Roma: convegno, proposta e presidio
di Stefania Valbonesi
Firenze – Giornata importante, quella di ieri, per il comitato “Difensori della Toscana”, impegnati, insieme a tanti comitati di tutta Italia, in un convegno (cui è seguito un presidio) alla Camera dei Deputati. Oggetto dell’incontro, in cui è stata presentata anche una proposta molto dettagliata, la contrarietà alla “Geotermia Elettrica, Speculativa e Inquinante“. A organizzare l’evento, la Rete nazionale NOGESI. L’iniziativa odierna segue le numerose mobilitazioni territoriali che hanno “scosso” il territorio anche toscano. In questo momento, è in corso infatti una vera e propria “rivolta” nell’Alta Val di Cecina, dove un territorio incontaminato che era riuscito a trovare un equilibrio con le vecchie perforazioni dell’Enel, a seguito delle liberalizzazioni regionali, si trova a dover fare i conti non solo con attività di ricerca sfrenate da parte di multinazionali agguerrite, ma anche al progetto di una centrale che si piazzerebbe proprio sotto Radicondoli, con tutto il suo corredo di infrastrutture e conseguenze sull’ambiente e il paesaggio. Insomma, come ha ben sottolineato il sindaco di Casole d’Elsa Piero Pii, che è intervenuto portando l’esperienza del Comune toscano ( in prima fila per gli interventi pesanti che potrebbero aprirsi proprio a ridosso dell’incantevole territorio in cui si trova), il problema è quello di sferrare una “pedata” forse mortale a quell’economia basata sul turismo, sulla sostenibilità, sulle filiere d’eccellenza che da anni si sta cercando di fare sbocciare. Un tentativo che proprio in questi ultimi anni ha cominciato a dare i suoi frutti e che alimenta un’occupazione sempre più ampia, a confronto con i pochissimi posti di lavoro che la tecnologia sempre più automatizzata delle centrali potrebbe offrire con l’apertura di nuove strutture.
L’iniziativa, che segue ad una prima mobilitazione nazionale del 5 marzo 2014 e alle moltissime mobilitazioni territoriali, è stata organizzata, come anticipato, dalla Rete Nogesi, che rappresenta il coordinamento nazionale delle numerose associazioni di cittadini sorte nei territori interessati dai progetti di trivellazioni e nuovi impianti geotermici: in Toscana, Alta Val di Cecina, l’Amiata, la Maremma e la Val d’Orcia; in Umbria e nel Lazio, l’altopiano dell’Alfina ed aree limitrofe con gli impianti di Castel Giorgio e Torre Alfina; in Campania, dove si sta consumando il dramma dei comuni vicini al super-vulcano dei Campi Flegrei in cui si vogliono installare due impianti pilota; in Sardegna, altro territorio percorso letteralmente dalle linee di ricerca delle multinazionali che sfruttano questa particolare energia.
E ieri, a Roma, erano presenti e sono intervenuti i rappresentanti di tutti i territori italiani interessati dai permessi di ricerca (permessi concessi dalle Regioni, a seguito della liberalizzazione dell’energia), che, oltre alla “protesta”, hanno presentato la “proposta”; in un’atmosfera propositiva, seria e competente (tanti gli scienziati, i geologi fra cui il presidente dell’ordine dei geologi toscani Mauro Chessa, fra i relatori della proposta) è stato presentato quello che gli stessi promotori hanno dichiarato “un punto di partenza”: un documento dettagliato e preciso, che è nato “dalla piena considerazione della volontà dei cittadini dei territorio coinvolti e il loro completo coinvolgimento nei processi decisionali”.
Un documento complesso e completo, come si evince anche dalla semplice scorsa dell’indice. Premessa a parte, sono otto i punti in cui si articola la proposta: 1.Proposta relativa alla zonazione e linee guida (contributo gruppo di lavoro coordinato dal Prof. Claudio Margottini) 2. Proposta relativa alle produzioni agricole di particolare qualità e tipicità ed aree ad economia diffusa (contributo dei Dr. Piero Pii e Ing. Gianpiero Secco) 3.Proposta relativa alla geotermia a bassa entalpia (contributo Rete NOGESI) 4.Proposta relativa alla revisione dei meccanismi incentivanti (contributo Ing. Monica Tommasi) 5.Proposta relativa al coinvolgimento dei territori nelle procedure autorizzative (contributo Dr. Fausto Carotenuto) 6. Proposta relativa ai requisiti di capacità economica e tecnica delle società proponenti (contributo Dr. Fausto Carotenuto) 7.Proposta relativa al tema delle tecnologie geotermiche (contributo Ing. Giorgio Santucci) 8.Proposta relativa al problema geotermia in Amiata (contributo di SOS Geotermia).
Un documento che dovrebbe costituire una “base” per l’azione che il Governo mette in atto a seguito dell’approvazione, avvenuto all’unanimità nel 15.04.2015, in seno alle Commissioni Ambiente (VIII) ed Attività Produttive (X) della Camera dei Deputati, della Risoluzione n. 8-00103 «Produzione di energia da impianti geotermici». Una risoluzione che impegna il Governo “a ben 12 azioni tra norme tecniche e normative allo scopo di rendere, dal punto di vista ambientale e sociale, accettabili nei territori gli inserimenti degli impianti utilizzanti la fonte geotermica”.
Ed ecco dove si inserisce la proposta: “Le azioni del Governo – si legge nella premessa – dovranno riguardare sia l’emanazione di nuove norme tecniche e amministrative, sia di nuovi aspetti procedurali richiesti dalla Risoluzione. Sulle prime si articolerà la nostra proposta, mentre per i secondi non possiamo che richiedere l’adesione cogente da parte del Governo ai contenuti della Risoluzione”.

Orvieto News 6/11/15:
Geotermia. Segoni (Al): “Il Governo ascolti le proposte dei Comitati. I territori non siano scavalcati”
“Il Governo faccia uscire le linee guida ma acquisisca prima le proposte dei comitati. La geotermia come fonte di energia è necessaria, dobbiamo incrementarne l’uso per la lotta ai cambiamenti climatici e per accrescere l’utilizzo delle energie rinnovabili nel nostro Paese ma è importante valutare anche il dove e come siano realizzati gli impianti. E’ necessario poi rispettare le scelte dei territori, anche quelli che dicono “no”: troppo spesso le decisioni sono prese lontano e i cittadini scavalcati. Se ci sono progetti buoni, l’impresa si prenda l’onere di spiegarne le ragioni”.
Lo ha detto Samuele Segoni, deputato di Alternativa Libera e membro della Commissione Ambiente, intervenendo al convegno della Rete Nazionale NOGESI (Geotermia elettrica speculativa e inquinante) che si è svolto giovedì 5 novembre presso l’Auletta dei Gruppi Parlamentari in via di Campo Marzio 74.
L’on. Segoni, ha recentemente presentato un’interrogazione al Ministero dello Sviluppo Economico per sapere quali siano le cause del ritardo nella definizione delle “Linee Guida” che permetterebbero l’affermazione di una filiera geotermica sostenibile e pienamente compatibile con le peculiarità socioeconomiche e ambientali del territorio. Inoltre, ha chiesto che il Ministero sfrutti questo ritardo per pretendere in considerazione le proposte elaborate dai vari portatori d’interesse.

Meteoweb 5/11/15:
“No Gesi”, a Montecitorio la protesta contro la geotermia elettrica, speculativa e inquinante
di Peppe Caridi
Nuova giornata di protesta per la rete nazionale No Gesi, contro la ‘geotermia elettrica, speculativa e inquinante’, per dire ‘no’ ai nuovi progetti di trivellazioni e nuovi impianti geotermici sul territorio italiano. Un presidio a Piazza Montecitorio a Roma, sotto la Camera dei deputati, per protestare contro interventi ritenuti dannosi non solo per l’ambiente e le attivita’ economiche presenti nei territori, ma anche per la salute e la sicurezza idrogeologica del Paese. La proposta e’ quella di nuove linee guida che applichino maggior cautela nell’autorizzazione degli impianti e nella scelta delle aree.
“La rete e’ contraria a una geotermia elettrica nella sua parte speculativa e inquinante, non e’ contraria alla geotermia” spiega Fausto Carotenuto, portavoce della rete nazionale No Gesi, sottolineando come siano stati pero’ presentati “una serie di proposte sul terrintorio nazionale, in posti pericolosissimi come Ischia, i Campi Flegrei, l’Amiata e altri ancora, per istallazioni geotermiche che possono creare terremoti e inquinamento delle falde acquifere”. Inoltre, queste “attivita’ industriali spesso cozzano con le attitudini del territorio al turismo e all’agricoltura di qualita’” aggiunge Carotenuto.
Dopo il convegno organizzato questa mattina alla Camera, a cui hanno partecipato scienziati, parlamentari, sindaci, avvocati e rappresentanti dei comitati, dalle 15 i No Gesi si sono radunati in un presidio in piazza per ribadire il ‘no’ a progetti di trivellazioni e nuovi impianti in Toscana, con l’Amiata, la Maremma e la Val d’Orcia; in Umbria e nel Lazio, nell’altopiano dell’Alfina ed aree limitrofe con gli impianti di Castel Giorgio e Torre Alfina; in Campania, con i comuni vicini al super-vulcano dei Campi Flegrei in cui si vogliono installare due impianti pilota; in Sardegna, dove sono state presentate istanze di ricerca geotermiche.
“In questa fase il Governo dovrebbe predisporre delle linee guida per le cautele e le zone in cui fare la geotermia, ma ancora non l’ha fatto- prosegue Carotenuto- quindi noi oggi abbiamo proposto delle linee guida nostre”. La questione ruota intorno agli studi preliminari alla costruzione di 10 nuovi impianti pilota. La rete No Gesi non si schiera contro la geotermia, ma e’ per “una geotermia non rischiosa, non impattante e utile, ma bisogna definire le aree in cui questo si puo’ fare”, ribadisce il portavoce. Gli studi preliminari “sono stati fatti male perche’ c’erano molti conflitti di interesse e sono stati valutati male dalle autorita’, sia allo Sviluppo economico sia all’Ambiente” conclude Carotenuto.

Agenzia stampa DIRE 5/11/15:

ENERGIA. NO GESI: STOP GEOTERMIA MEDIA ENTALPIA RISCHIO SISMA E INQUINA
LA DENUNCIA: NASCONO SOLO PER SPECULAZIONE, RISCHIO VOCAZIONE AREE
(DIRE) Roma, 5 nov. – Fermare i nuovi impianti geotermici a media
entalpia di seconda generazione, quelli in mezzo tra il ‘piu’
caldo’ e il ‘piu’ freddo’, perche’ nascono con intento puramente
speculativo e creano tre rischi per il territorio: quello
sismico, quello dell’inquinamento e quello legato a un’offesa al
paesaggio e alle vocazioni turistiche e delle eccellenze
agroalimentari. E’ questo – in estrema sintesi – l’allarme che
lancia la ‘Rete nazionale no geotermia elettrica speculativa e
inquinante’, in breve No Gesi.
Innanzitutto va detto che all’indice c’e’ la geotermia a media
entalpia sfruttata in impianti binari. I rischi che denuncia la
rete sono terremoti superiori al 3^ grado che possono colpire
aree rurali con edilizia fragile, risalita di gas anche
pericolosi, risalita di fluidi inquinanti, impatto devastante sul
paesaggio con impianti che ricordano piccole raffinerie.
“La vulgata e’ che la geotermia sia una tecnologia rinnovabile
e pulita- spiega Fausto Carotenuto, del Comitato difesa salute e
ambiente Castel Giorgio, a nome dei No Gesi- cosi’ la propongono,
poi si nota uno strano atteggiamento da parte di chi propone
l’impianto: non vogliono convincere la popolazione, vogliono
imporlo”. Coinvolti i geologi, “li’ per li’ anche loro dicono che
va bene- prosegue Carotenuto- poi quando esaminano il progetto
emergono i rischi che non sono evidenziati: sismi fino al 3^
grado minimo, risalita di gas e fluidi”.
“L’idea che e’ stata diffusa e’ che questi
impianti siano una sorta di termosifone, ma cosi’ non e’-
prosegue Fausto Carotenuto, a nome dei No Gesi- ci sono un pozzo
di immissione e uno di estrazione, e sotto si da’ per assunto che
vi sia un serbatoio impermeabile. Ma i dati nascondono – con
aspetti di conflitto di interesse, legalita’ e possibile frode –
il fatto che lo strato sotterraneo e’ permeabilissimo”. Quindi,
“qualsiasi cosa si faccia non solo produce sismi, crea risalita
di fluidi e gas”, aggiunge Carotenuto.
Infatti, spiega Giorgio Santucci, fondatore dell’Egs
Association, “il giacimento ha una certa pressione e temperatura
ed e’ in equilibriao, quindi gas, metalli, solafti e solfuri
restano li’. Quando attivo l’impianto in superficie riduco
pressione e temperatura e modifico, e visto che il caprock, il
tetto di roccia sopra il giacimento e’ impermeabile all’acqua ma
non ai gas, se riduco la pressione i gas incondensabili vanno su,
se riduco la temperatura i materiali decadono, e i gas vanno in
superficie su tutta l’area del giacimento” e “ci sono gas
venefici” come vapori di mercurio, arsenico e antimonio e poi
idrogeno solforato, ammoniaca e CO2.
Ma chi li vuole realizzare questi impianti?
“Bisogna fare una grossa distinzione fra le geotermie ad alta,
media e bassa entalpia- spiega Giampiero Secco, Sindaco di
Seggiano (Grosseto)- ci sono il metodo flash che e’ tipico
dell’alta entalpia e il metodo binario che e’ appannaggio della
media, del tutto diversi”. In Italia “l’alta entalpia e’
appannaggio dell’Enel in modo monopolistico mentre la media
entalpia binaria grazie alla legge Scajola del Berlusconi IV e’
in mano a privati” (Dm 6 luglio 2012, ndr).
Cio’ detto, “fatto salvo il tema del controllo” le centrali ad
alta entalpia “sono fatto industriale” e creano lavoro, ma “trovo
molto piu’ subdolo il discorso della media entalpia”, aggiunge
Secco, perche’ per fare un esempio “il pozzo di una centrale a
media entalpia costa 4 milioni e l’impianto produce 4-6 MegaWatt:
ma quanto costa un MW? Si giustifica solo per gli incentivi”.
Incentivi che per la media entalpia “ammontanto a 4 volte gli
incentivi dell’alta entalpia”, dice il Sindaco.
“Si capisce tutto”, riassumendo: “si spendono tra i 25 e i 30
milioni per fare un impianto da 5 MW, una stupidaggine e se ne
incassano fra i 125 e i 150 milioni”, aggiunge Fausto Carotenuto,
a nome dei No Gesi. “Gli incentivi sono garantiti per 25 anni-
aggiunge Secco- e questi signori, che non sono dei gestori, vanno
in banca e si fanno dare il valore attuale delle 25 annualita’,
ricavando il cash”.
Cio’ detto, “facciamo i nomi degli azionisti- conclude il
Sindaco di Seggiano- Sorgenia di De Benedetti, Moratti,
Maccaferri, Romiti jr: sono tutti finanzieri, la legge c’e’, loro
lavorano in modo lecito e la sfruttano”, e per queste attivita’
“hanno creato societa’ ad hoc con capitale sociale tra 10 e
12mila euro per un buco da 4 milioni e impianti da 25 milioni,
con la loro esperienza non provata”.

AMBIENTE. COMITATI AMIATA: GEOTERMIA INQUINA PIÙ DI CARBONE
PORTAVOCE BAROCCI: ‘CHIEDIAMO UN’INDAGINE PARLAMENTARE’
(DIRE) Roma, 5 nov. – “La geotermia dell’Amiata ha dei caratteri
esclusivi e particolari legati alla natura geologica del
territorio”, per questo nella zona del Monte Amiata “i gas che
escono in atmosfera sono particolarmente pericolosi,
climalteranti, molto di piu’ delle centrali a gas, piu’
climalteranti delle centrali a carbone”. A dirlo e’ Roberto
Barocci, portavoce del coordinamento Sos geotermia dell’Amiata,
oggi in piazza con la rete nazionale No gesi per protestare
contro il progetto di 10 nuovi impianti pilota geotermici in
Italia. Il Monte Amiata, in Toscana, ospita gia’ 5 centrali
geotermiche attive, gestite da Enel Green Power, delle 34
presenti sul territorio regionale.
“Il Parlamento ha deciso di finanziare le energie pulite e noi
chiediamo che questi fondi vadano davvero alle energie pulite, e
non a un’industria che produce piu’ gas climalteranti delle
centrali a carbone” prosegue Barocci, che spiega come sia stata
chiesta “un’indagine parlamentare” a seguito di “studi di
autorevoli professori universitari e geologi che sostengono
queste cose. È bene che il parlamento faccia un’inchiesta e
acquisisca queste informazioni e rimuova una truffa legalizzata-
conclude Barocci- Perche’ il Governo non puo’ dare questi
finanziamenti a chi inquina e chi peggiora la situazione
ambientale e sanitaria del Paese”.

ENERGIA. SECCO (SEGGIANO): PERICOLI GEOTERMIA MEDIA ENTALPIA NON LAVORO
RISCHIO SISMICO E INQUINAMENTO ACQUA, E DANNI A VOCAZIONE TERRITORIO
(DIRE) Roma, 5 nov. – Dalla diffusione delle centrali geotermiche
a media entalpia e tecnologia binaria “ci aspettiamo un ritorno
estremamente negativo, questi impianti non generano di fatto
posti di lavoro ma anzi corriamo il rischio di vederne togliere a
quella struttura economica che nel tempo siamo riusciti a creare
con i prodotti di qualita’ e con il turismo a prezzo di sacrifici
e sforzi, e dei quali solo oggi cominciamo a cogliere i
vantaggi”. Giampiero Secco, Sindaco di Seggiano (Grosseto), lo
dice a margine del convegno ‘No alla geotermia elettrica,
speculativa e inquinante’, oggi alla Camera.
“Seggiano e’ un piccolo comune alla falde del monte Amiata,
uno dei principali bacini geotermici d’Italia con grandi impianti
di produzione ad alta entalpia- spiega Secco- oggi, pero’, non
vogliamo parlare di questi ma della minaccia della diffusione
della media entalpia”. Si tratta di “piccole centrali di 4-6
MegaWatt che generano un impatto sul territorio forse addirittura
piu’ importante delle grandi centrali, che sono di fatto
un’iniziativa industriale”, spiega il Sindaco di Seggiano.
Da questi impianti “abbiamo una produzione ridottissima,
rischi di sismicita’, rischi di impatto sulle falde acquifere-
aggiunge Secco- e soprattutto un grandissimo impatto visivo ma
soprattutto sonoro sulle nostre zone, dedite alle coltivazioni di
prodotti di altissima qualita’ e al turismo di massima fascia”.

ENERGIA. GARBINI (CASTEL GIORGIO): GEOTERMIA ‘MEDIA’ È RISCHIO ARSENICO
 SIAMO IN ALTOPIANO ALFINA TRA SI-VT-TR E DIAMO ACQUA A LAGO BOLSENA
(DIRE) Roma, 5 nov. – “Per noi, andare a toccare queste
formazioni gassose nel territorio, rischiando di inquinare con
l’arsenico la gia’ precaria situazione delle falde acquifere, e’
una cosa impossibile”. Andrea Garbini, Sindaco di Castel Giorgio
(Terni), lo dice a margine del convegno ‘No alla geotermia
elettrica, speculativa e inquinante’, oggi alla Camera.
“Sul nostro territorio sono tre anni che lottiamo contro
questo tipo di impianto geotermico- spiega Garbini- combattiamo
perche’ secondo le nostre valutazioni tecniche, fatte da
specialisti, questo impianto per come e’ concepito e’ ad alto
rischio”.
Si paventa infatti un “alto rischio di sismicita’, che nessun
Sindaco puo’ accettare, considerando pure che il nostro e’ un
patrimonio architettonico non adeguato ai canoni sismici
moderni”, spiega il primo cittadino di Castel Giorgio, “poi
abbiamo il grande rischio dell’inquinamento delle falde
acquifere”.
Infatti, “l’Altopiano dell’Alfina, dove si trova Castel
Giorgio, un crocevia tra le province di Siena, Viterbo e Terni,
e’ una zona acquifera sensibile e forniamo l’acqua a tutto l’alto
orvietano- sottolinea Garbini- cosa piu’ importante, forniamo
acqua al lago di Bolsena, un punto di riferimento tursitico
strategico”.
L’inquinamento delle falde acquifere “crea difficolta’ gia’
ora nel viterbese, con la presenza di arsenico- conclude Garbini-
quindi per noi, andare a toccare queste formazioni gassose nel
territorio rischiando di inquinare con l’arsenico la gia’
precaria situazione delle falde acquifere, e’ una cosa
impossibile”.

ENERGIA. NO GEOTERMIA ALLA CAMERA, ALLARME CAMPI FLEGREI
VULCANOLOGO MASTROLORENZO: PERICOLO TRIVELLE, RISCHIANO IN 3 MLN
(DIRE) Roma, 5 nov. – Perforare l’area del “super vulcano dei
Campi Flegrei, il vulcano a piu’ alto rischio al mondo con almeno
3 milioni di persone esposte” per sviluppare un progetto di
geotermia a media entalpia e’ “una cosa pericolosissima per i
rischi di sequenze sismiche, esplosioni freatiche dovute a rapida
vaporizzazione dell’acqua con rapida emissione di vapore,
subsidenza, dispersione di gas nella piana di Agnano, densamente
popolata, e addirittura con il rischio che possa risalire il
magma in quest’area, il centro del vulcano piu’ pericoloso al
mondo”. Giuseppe Mastrolorenzo, vulcanologo, primo ricercatore,
dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv, lancia l’allarme parlando
“a titolo personale”, precisa, a margine del convegno ‘No alla
geotermia elettrica, speculativa e inquinante’, oggi alla Camera.
La richiesta e’ ovviamente quella di fermare il progetto pilota
“che dovra’ superare la Valutazione di impatto ambientale al
ministero dell’Ambiente- dice il vulcanologo- e speriamo non la
superi anche grazie alle mie osservazioni, e’ pericolosissimo”.
Mastrolorenzo precisa di parlare a titolo personale e non
dell’Osservatorio Vesuviano, ma ricorda ancora una volta che
l’area dei Campi Flegrei “e’ l’area a piu’ alto rischio al mondo,
universalmente riconosciuta come il vulcano piu’ pericoloso al
mondo, perche’ il rischio e’ il prodotto della pericolosita’ per
il bene esposto, e li’ ci sono 3 milioni di persone esposte”.

ENERGIA. RETE NO GESI IN PIAZZA, NO IMPIANTI GEOTERMIA PERICOLOSI
NON CONTRO TECNOLOGIA MA CONTRO STUDI FATTI MALE. ORA NUOVE LINEE GUIDA
(DIRE) Roma, 5 nov. – Nuova giornata di protesta per la rete
nazionale No Gesi, contro la ‘geotermia elettrica, speculativa e
inquinante’, per dire ‘no’ ai nuovi progetti di trivellazioni e
nuovi impianti geotermici sul territorio italiano. Un presidio a
Piazza Montecitorio a Roma, sotto la Camera dei deputati, per
protestare contro interventi ritenuti dannosi non solo per
l’ambiente e le attivita’ economiche presenti nei territori, ma
anche per la salute e la sicurezza idrogeologica del Paese. La
proposta e’ quella di nuove linee guida che applichino maggior
cautela nell’autorizzazione degli impianti e nella scelta delle
aree.
“La rete e’ contraria a una geotermia elettrica nella sua
parte speculativa e inquinante, non e’ contraria alla geotermia”
spiega Fausto Carotenuto, portavoce della rete nazionale No Gesi,
sottolineando come siano stati pero’ presentati “una serie di
proposte sul terrintorio nazionale, in posti pericolosissimi come
Ischia, i Campi Flegrei, l’Amiata e altri ancora, per
istallazioni geotermiche che possono creare terremoti e
inquinamento delle falde acquifere”. Inoltre, queste “attivita’
industriali spesso cozzano con le attitudini del territorio al
turismo e all’agricoltura di qualita’” aggiunge Carotenuto.
Dopo il convegno organizzato questa mattina
alla Camera, a cui hanno partecipato scienziati, parlamentari,
sindaci, avvocati e rappresentanti dei comitati, dalle 15 i No
Gesi si sono radunati in un presidio in piazza per ribadire il
‘no’ a progetti di trivellazioni e nuovi impianti in Toscana, con
l’Amiata, la Maremma e la Val d’Orcia; in Umbria e nel Lazio,
nell’altopiano dell’Alfina ed aree limitrofe con gli impianti di
Castel Giorgio e Torre Alfina; in Campania, con i comuni vicini
al super-vulcano dei Campi Flegrei in cui si vogliono installare
due impianti pilota; in Sardegna, dove sono state presentate
istanze di ricerca geotermiche.
“In questa fase il Governo dovrebbe predisporre delle linee
guida per le cautele e le zone in cui fare la geotermia, ma
ancora non l’ha fatto- prosegue Fausto Carotenuto, portavoce
della rete nazionale No Gesi- quindi noi oggi abbiamo proposto
delle linee guida nostre”.
La questione ruota intorno agli studi preliminari alla
costruzione di 10 nuovi impianti pilota. La rete No Gesi non si
schiera contro la geotermia, ma e’ per “una geotermia non
rischiosa, non impattante e utile, ma bisogna definire le aree in
cui questo si puo’ fare”, ribadisce il portavoce. Gli studi
preliminari “sono stati fatti male perche’ c’erano molti
conflitti di interesse e sono stati valutati male dalle
autorita’, sia allo Sviluppo economico sia all’Ambiente” conclude
Carotenuto.

UMBRIA. AMBIENTE, SINDACO CASTELGIORGIO: NO IMPIANTO GEOTERMIA
PROTESTA ALLA CAMERA: “PERICOLI SISMICI E SU FALDE DI 3 PROVINCE”
(DIRE) Roma, 5 nov. – No all’impianto pilota geotermico a Castel
Giorgio, in Umbria. Una zona “crocevia tra le province di Siena,
Viterbo e Terni” che fornisce acqua al lago di Bolsena e la cui
attivita’, andando “a toccare formazioni gassose nel territorio”
rischierebbe “di inquinare con l’arsenico gia’ presente nel
viterbese la gia’ precaria situazione delle falde acquifere”. Con
la rete nazionale No Gesi, oggi in piazza a Roma per ribadire la
sua contrarieta’ alla proposta di costruzione di 10 nuovi
impianti pilota geotermoelettrici in Italia, c’e’ anche Andrea
Garbini, sindaco del comune umbro.
A Castel Giorgio “dovrebbe sorgere il primo impianto pilota
geotermico d’Italia. Stiamo combattendo da tre anni per evitare
la realizzazione di questo tipo di impianto perche’ secondo i
nostri tecnici ci sono una serie di problematiche alle quali non
abbiamo avuto risposta”, spiega il sindaco.
Tra i rischi denunciati, quelli sismici e idrogeologici. “Una
delle problematiche piu’ importanti e’ la sismicita’ che questo
tipo di impianti potrebbe creare- sottolinea Garbini- C’e’ poi un
problema di falde acquifere. Noi siamo sull’altopiano dell’Alfina
e siamo un territorio definito ‘sensibile acquifero’, cioe’ diamo
l’acqua a tutto il territorio dell’alto orvietano e siamo parte
degli affluenti del Lago di Bolsena. Questo impianto potrebbe
creare un aumento delle sostanze tossiche nell’acqua”.
Gli studi preliminari fatti per autorizzare i nuovi impianti
sono “superficiali” secondo il sindaco, che mette in dubbio
“l’affidabilita’ delle aziende” che “non parlano con il
territorio, ma vanno avanti a denunce”.

ENERGIA. SEGONI (AL): GEOTERMIA, GOVERNO ASCOLTI COMITATI
I TERRITORI NON SIANO SCAVALCATI
(DIRE) Roma, 5 nov. – “Il Governo faccia uscire le linee guida ma
acquisisca prima le proposte dei comitati. La geotermia come
fonte di energia e’ necessaria, dobbiamo incrementarne l’uso per
la lotta ai cambiamenti climatici e per accrescere l’utilizzo
delle energie rinnovabili nel nostro Paese ma e’ importante
valutare anche il dove e come siano realizzati gli impianti. E’
necessario poi rispettare le scelte dei territori, anche quelli
che dicono ‘no’: troppo spesso le decisioni sono prese lontano e
i cittadini scavalcati. Se ci sono progetti buoni, l’impresa si
prenda l’onere di spiegarne le ragioni”. Lo dice Samuele Segoni,
deputato di Alternativa Libera e membro della commissione
Ambiente, intervenendo al convegno della Rete Nazionale No Gesi
(Geotermia elettrica speculativa e inquinante) di oggi alla
Camera.
Segoni ha recentemente presentato un’interrogazione al
ministero dello Sviluppo Economico – spiega una nota – per sapere
quali siano le cause del ritardo nella definizione delle ‘Linee
Guida’ che permetterebbero l’affermazione di una filiera
geotermica sostenibile e pienamente compatibile con le
peculiarita’ socioeconomiche e ambientali del territorio.
Inoltre, ha chiesto che il ministero sfrutti questo ritardo per
pretendere in considerazione le proposte elaborate dai vari
portatori d’interesse.

UMBRIA. AMBIENTE, SINDACO CASTELGIORGIO: NO IMPIANTO GEOTERMIA
(DIRE) Roma, 5 nov. – Si paventa insomma un “alto rischio di
sismicita’, che nessun Sindaco puo’ accettare, considerando pure
che il nostro e’ un patrimonio architettonico non adeguato ai
canoni sismici moderni”, spiega il primo cittadino di Castel
Giorgio, “poi abbiamo il grande rischio dell’inquinamento delle
falde acquifere”.
Infatti, “l’Altopiano dell’Alfina, dove si trova Castel
Giorgio, un crocevia tra le province di Siena, Viterbo e Terni,
e’ una zona acquifera sensibile e forniamo l’acqua a tutto l’alto
orvietano- sottolinea Garbini- cosa piu’ importante, forniamo
acqua al lago di Bolsena, un punto di riferimento tursitico
strategico”.
L’inquinamento delle falde acquifere “crea difficolta’ gia’
ora nel viterbese, con la presenza di arsenico- conclude Garbini-
quindi per noi, andare a toccare queste formazioni gassose nel
territorio rischiando di inquinare con l’arsenico la gia’
precaria situazione delle falde acquifere, e’ una cosa
impossibile”.

AMBIENTE. NO UMBRIA A GEOTERMIA: C’È GIÀ ARSENICO VITERBO
PROTESTA ALLA CAMERA: “PERICOLI SISMICI E SU FALDE DI 3 PROVINCE”
(DIRE) Roma, 5 nov. – No all’impianto pilota geotermico a Castel
Giorgio, in Umbria. Una zona “crocevia tra le province di Siena,
Viterbo e Terni” che fornisce acqua al lago di Bolsena e la cui
attivita’, andando “a toccare formazioni gassose nel territorio”
rischierebbe “di inquinare con l’arsenico gia’ presente nel
viterbese la gia’ precaria situazione delle falde acquifere”. Con
la rete nazionale No Gesi, oggi in piazza a Roma per ribadire la
sua contrarieta’ alla proposta di costruzione di 10 nuovi
impianti pilota geotermoelettrici in Italia, c’e’ anche Andrea
Garbini, sindaco del comune umbro.
A Castel Giorgio “dovrebbe sorgere il primo impianto pilota
geotermico d’Italia. Stiamo combattendo da tre anni per evitare
la realizzazione di questo tipo di impianto perche’ secondo i
nostri tecnici ci sono una serie di problematiche alle quali non
abbiamo avuto risposta”, spiega il sindaco.
Tra i rischi denunciati, quelli sismici e idrogeologici. “Una
delle problematiche piu’ importanti e’ la sismicita’ che questo
tipo di impianti potrebbe creare- sottolinea Garbini- C’e’ poi un
problema di falde acquifere. Noi siamo sull’altopiano dell’Alfina
e siamo un territorio definito ‘sensibile acquifero’, cioe’ diamo
l’acqua a tutto il territorio dell’alto orvietano e siamo parte
degli affluenti del Lago di Bolsena. Questo impianto potrebbe
creare un aumento delle sostanze tossiche nell’acqua”.
Gli studi preliminari fatti per autorizzare i nuovi impianti
sono “superficiali” secondo il sindaco, che mette in dubbio
“l’affidabilita’ delle aziende” che “non parlano con il
territorio, ma vanno avanti a denunce”.
Si paventa insomma un “alto rischio di
sismicita’, che nessun Sindaco puo’ accettare, considerando pure
che il nostro e’ un patrimonio architettonico non adeguato ai
canoni sismici moderni”, spiega il primo cittadino di Castel
Giorgio, “poi abbiamo il grande rischio dell’inquinamento delle
falde acquifere”.
Infatti, “l’Altopiano dell’Alfina, dove si trova Castel
Giorgio, un crocevia tra le province di Siena, Viterbo e Terni,
e’ una zona acquifera sensibile e forniamo l’acqua a tutto l’alto
orvietano- sottolinea Garbini- cosa piu’ importante, forniamo
acqua al lago di Bolsena, un punto di riferimento tursitico
strategico”.
L’inquinamento delle falde acquifere “crea difficolta’ gia’
ora nel viterbese, con la presenza di arsenico- conclude Garbini-
quindi per noi, andare a toccare queste formazioni gassose nel
territorio rischiando di inquinare con l’arsenico la gia’
precaria situazione delle falde acquifere, e’ una cosa
impossibile”.

ENERGIA. CNR: GEOTERMIA PULITA, RISCHI RIDOTTI SE STUDI SONO CORRETTI
SCROCCA (IGAG CNR): CON NUOVI IMPIANTI NESSUN IMPATTO SIGNIFICATIVO
(DIRE) Roma, 5 nov. – “La geotermia e’ una fonte di energia
rinnovabile, che possiamo considerare pulita”. A dirlo e’ Davide
Scrocca, ricercatore dell’Istituto di geologia ambientale e
geoingegneria (Igag) del Cnr. Il tema e’ la possibilita’ di
produrre energia elettrica sfruttando il calore della Terra,
tecnologia geotermica che ha in Italia una storia di oltre un
secolo e che la vede ai primi posti in Europa per produzione.
“Noi abbiamo un problema di approvvigionamento energetico e
oggi dipendiamo dai combustibili fossili- prosegue Scrocca-
Dovremmo innanzitutto diminuire la quantita’ di energia che
consumiamo, poi sviluppare le fonti rinnovabili  e diminuire
l’utilizzo del carbone”. In questo scenario, “la geotermia
dovrebbe assumere un ruolo piu’ rilevante” perche’ “ha un pregio
indiscusso, rispetto anche alle altre fonti rinnovabili, una
capacita’ di produzione elevata e costante”, aggiunge.
Il rischio di inquinamento delle falde acquifere superficiali
“non esiste, se gli studi preliminari alla valutazione di impatto
ambientale vengono fatti con attenzione e accuratezza e se le
perforazioni dei pozzi vengono effettuate con le giuste
tecnologie” sostiene Scrocca, che spiega come la geotermia di
moderna generazione non dia alcun problema, “fatti salvi i rischi
imponderabili”.
E per quanto riguarda la sismicita’ indotta, “e’ un problema
che non va trascurato, non va minimizzato, ma neanche troppo
enfatizzato- aggiunge il ricercatore Igag Cnr- le perforazioni
possono provocare dei piccoli eventi sismici, neanche percepibili
dall’uomo. Potrebbero innescarsi fenomeni piu’ forti perforando
in prossimita’ delle faglie, ma questo va tipicamente studiato in
ogni caso nello specifico prima di costruire gli impianti”.
La geotermia e’ un’energia da fonte
rinnovabile, che trae dal vapore prodotto dalle acque meteoriche,
filtrate nel sottosuolo e riscaldate dal magma, l’energia
necessaria a far muovere una turbina che a sua volta produce
energia elettrica, la geotermia ha in passato dato problemi di
forti emissioni nell’atmosfera. E c’e’ chi contesta a questa
tecnologia anche il possibile inquinamento delle falde acquifere
superficiali e la stimolazione di terremoti. Per questo, la
proposta di costruire nuovi impianti in Italia ha creato dissenso
in parte dell’opinione pubblica.
“La produzione di energia geotermica e’ antica. Con il tempo
gli impianti si sono evoluti e oggi hanno un differente impatto
ambientale rispetto al passato- spiega ancora Davide Scrocca,
dell’Igag Cnr- i nuovi progetti  pilota non prevedono nessun
rilascio in atmosfera di gas incondensabili, grazie ad impianti
binari a reiniezione totale. Per questo si puo’ parlare della
geotermia come di un sistema sostenibile, che non produce alcun
impatto ambientale sensibile”.

…e per finire, Madamalamarchesa Enel:

ENERGIA. MONTEMAGGI (ENEL): STUDI DIMOSTRANO GEOTERMIA SOSTENIBILE
NO IMPATTO FALDE ACQUIFERE, NO TERREMOTI: C’E’ STRUMENTALIZZAZIONE
(DIRE) Roma, 5 nov. – “La geotermia produce benefici a tutto
tondo, dal punto di vista sia economico sia ambientale, anche
paragonata alle altre tecnologie rinnovabili. Inoltre, gli
investimenti ricadono direttamente sul territorio nazionale,
perche’ la filiera produttiva rimane tutta nel Paese”. Lo spiega
il Massimo Montemaggi, responsabile geotermia di Enel Green
Power, azienda leader mondiale nel settore geotermoelettrico, con
34 impianti in tre diverse province della Toscana – Pisa,
Grosseto e Siena – dove soddisfa il 30% dei consumi locali, oltre
a diversi progetti negli stati Uniti e in Cile.
La geotermia e’ una risposta alla necessita’ di diminuire le
emissioni e di puntare sulle fonti rinnovabili perche’ “la
risorsa e’ il calore del sottosuolo e questo e’ inesauribile,
almeno in epoche umane”, spiega Montemaggi. Ed e’ “una fonte
costante e pulita”, importante soprattutto in Italia perche’ e’
una delle poche risorse presenti sul territorio per produrre
energia.
A chi parla della geotermia come di una possibile fonte di
inquinamento delle falde acquifere superficiali, Montemaggi
risponde che “ci sono studi, documenti e misurazioni che
dimostrano come non ci sia nessun impatto sulle falde” e parla in
proposito di “grande strumentalizzazione”.
Ultimo punto contestato all’attivita’ geotermica e’ la
possibilita’ di indurre eventi sismici nei territori dove sono
collocati gli impianti. “Sono oltre 200 anni che avvengono
perforazioni, inizialmente per attivita’ chimica e solo poi per
la produzione di energia elettrica, e in questi due secoli non
c’e’ testimonianza di nessuna attivita’ sismica percepibile
dall’uomo indotta dall’attivita’ geotermica” conclude
Montemaggi.
I risultati positivi emergono innanzitutto
dai dati forniti da Enel. “Enel Green Power produce 5,8 miliardi
di kiloWattora e serve circa 2,5 milioni di abitanti, lo stesso
per cui servirebbero 1,4 milioni di tonnellate equivalenti di
petrolio, circa 38 petroliere di media stazza”, afferma Massimo
Montemaggi, il responsabile geotermia di Enel Green Power, che
sottolinea il grande risparmio dal punto di vista economico, ma
anche ambientale.
“Sul piano planetario, la produzione di energia con sistema
geotermico e’ a emissioni zero. Le emissioni degli impianti,
infatti, sono le stesse che produrrebbe naturalmente la Terra, ma
concentrate spazialmente- dice Montemaggi- a livello locale ci
puo’ essere problema per chi e’ vicino agli impianti, ma abbiamo
brevettato un sistema di abbattimento che supera il 95%. In ogni
caso, “il problema generato e’ olfattivo, perche’ si tratta di
emissioni sulfuree, ma non per la salute dei cittadini”, conclude.

Renzi: «C’è un’Italia di cui essere orgogliosi, e non è l’Italietta delle polemiche di parte». Siamo sicuri che sia questa?

protesta_tatio_renzi copia«C’è un’Italia di cui essere orgogliosi. E non è l’Italietta delle polemiche di parte della politica o della comunicazione, vecchia e nuova. È l’Italia che è rispettata per il carico di civiltà che rappresenta e per la voglia di futuro che esprime». Il premier Matteo Renzi affida a Facebook la prima pagina del «diario di bordo dall’America Latina». Racconta la visita in Cile, l’incontro con la presidente Michelle Bachelet, il senso della missione e l’inaugurazione del primo impianto geotermico di tutta l’America Latina, targato Enel…
Così inizia Il Sole 24 Ore del 25 ottobre 2015 ; il riferimento è al nuovo impianto geotermico in Cile di cui già l’Enel aveva dato notizia il 14 luglio us.
Dappertutto si parla di “primo impianto geotermico del Sud America”, ma, anche se grammaticalmente corretto, non è la prima volta che l’Enel prova a sfruttare la geotermia in Sud America, e proprio in Cile.
tatio 02Era successo nella località El Tatio, sempre nel nord, attraverso la Geotermica del Norte GDN (società cilena di cui il 51% Enel Green Power), in un’area -peraltro ritenuta “sacra” dagli indigeni- in cui fin dagli inizi la popolazione era scesa in lotta denunciando i rischi di tale sfruttamento; da un reportage de La Stampa del 16 giugno 2009: …Me lo spiega Sonia, rappresentante di quartiere, sull’autobus che mi riporterà a Santiago. Lei invece sta andando alla riunione delle comunità locali per sottoscrivere una petizione contro la decisione di sfruttare l’energia geotermica dei geyser di El Tatio, sito protesta_tatio_1vulcanico fra i più spettacolari della Terra. Secondo gli abitanti se, dopo i sondaggi, l’operazione avrà esito positivo, minaccerà il sistema di approvvigionamento di acqua con gravi conseguenze per l’equilibrio ecologico ed economico . “In verità – dice la donna – questa operazione serve per far funzionare le miniere, ben più assetate di acqua e di energia dei turisti”. “L’impianto geotermico non risolve il problema energetico “- spiega Ana Maria Baròn, archeologa di fama internazionale ed ex sindaco di San Pedro -, anzi, distruggerà il protesta_tatio_3fragile ecosistema senza migliorare il livello di vita. Lo sfruttamento di un luogo considerato quasi sacro è vissuto come una minaccia al patrimonio culturale, non solo come sottrazione di risorse. E’ insopportabile, che si vada avanti senza il consenso popolare.” Gli atacameni sono comunque decisi a non fermarsi e la protesta finirà sul tavolo delle Nazioni Unite. “Sai – dice una canzone di Rodrigo Covacevich, musicista e studioso di musica etnica – ci tengono isolati, non ci chiedono nulla. E’ intollerante. Non calpesteranno la dignità e la fantasia, non ci ruberanno l’aria e la verità, non si metteranno la nostra terra in tasca”…
Ovviamente sono i soliti comitati Nimby, ma anche stavolta il diavolo, fatta la pentola, ha dimenticato il coperchio.
tatio 01Difatti è proprio un “coperchio” che “salta” l’8 settembre 2009, uno dei pozzi esplode e provoca un geyser di 60 metri di altezza! (vedi foto a fianco)
Apriti cielo! La compagnia deve abbandonare il progetto e viene trascinata in Tribunale (alcune sentenze QUI, QUI e QUI)
Peraltro il governo (quello cileno, quello italiano manco se lo sogna) attraverso la Comisiòn de Minerìa, il 16 ottobre 2009 chiede alla compagnia GDN spiegazioni sul fatto accaduto e sui problemi connessi; nel difendere la geotermia, la GDN arriva nientepopòdimenoche a citare la Toscana come esempio di compatibilità ambientale e stimolo per il turismo: tatio_gdn in commissione“Dirigenti di Geotermica del Norte (GDN) hanno indicato nel corso della riunione l’energia geotermica come energia rinnovabili non convenzionali (NCRE), che dovrebbe essere vista come una grande opportunità per rafforzare il turismo in Cile, perché molto compatibile, come testimonia la regione Toscana in Italia”. (!!!!)

elnorteroMa i Tribunali a volte non la pensano allo stesso modo e i giornali danno conto della condanna a GDN che viene ratifica della Corte d’Appello cilena nell’aprile 2013, per una sanzione di oltre 4 MILIONI DI DOLLARI. (!!!!)

A distanza di pochi anni da quei fatti è quindi paradossale che l’Enel tenti di rifarsi una verginità che in America Latina e nel resto del mondo non ha (si vedano anche le battaglie di tanti popoli contro le dighe Endesa/Enel) e, soprattutto, che il governo ci venga a raccontare dell’orgoglio italiano nel mondo.
Se questo è quello per cui vantarsi, ci bastano gli scempi che la geotermia porta in Italia, a cominciare dalla Toscana all’Umbria, al Lazio, alla Campania e all’Emilia!

Di seguito un bel video che racconta lo scempio fatto dalla geotermia al santuario di El Tatio
(il video è stato realizzato nel 2009, quindi un anno prima della sentenza di condanna)

5 novembre 2015, iniziativa della Rete nazionale NOGESI a Montecitorio. Tutti a Roma!

20151105_locandina_nogesi montecitorioAncora una giornata di iniziative e mobilitazione della Rete nazionale NOGESI (NO Geotermia Speculativa e Inquinante) il 5 novembre 2015 a Roma (clicca sull’immagine per vedere la locandina).
Una giornata che vedrà nella mattinata un Convegno durante il quale la Rete discuterà le sue proposte sulla geotermia, già inviate a Governo, Parlamento e Regioni interessate il 15 ottobre scorso, alla presenza di qualificati esperti ed esponenti delle forze politiche con i quali ci si confronterà nel merito; a seguire, nel pomeriggio, Presidio dei cittadini e comitati in piazza Montecitorio per ribadire la contrarietà dei territorio alla attuale geotermia speculativa ed inquinante.
PER DARE FORZA ALL’INIZIATIVA E’ IMPORTANTE LA MASSIMA PARTECIPAZIONE DELLE POPOLAZIONI COINVOLTE. TUTTI A ROMA IL 5 NOVEMBRE!!!
E’ possibile prenotarsi anche per partecipare al Convegno che si terrà all’interno della Camera dei Deputati; è necessario accreditarsi fornendo i propri dati (nome e cognome) all’indirizzo e-mail: nogesi@inventati.org entro improrogabilmente sabato 31 ottobre 2015 (per gli uomini è obbligatorio indossare la giacca).

Di seguito la lettera del 15 ottobre 2015 della Rete NOGESI con la quale si trasmette al Governo la Proposta sulla geotermia:

Egregio signor Presidente del Consiglio, egregi Ministri,

la vicenda dello sfruttamento geotermico, così come si sta sviluppando nel nostro paese, è foriera ogni giorno di più di estese opposizioni nei territori, spesso insensatamente prescelti dalle convenienze delle imprese messe in moto dalla liberalizzazione del Governo Berlusconi IV attraverso i D.Lgs.22/2010 e 28/2011 e che l’attuale Governo non ha trovato ancora il tempo di riformare. Con il risultato che le richieste di concessioni per la ricerca si sono moltiplicate in maniera incontrollata e -per citarne solo alcune- insistono in territori pregiati come la Val d’Orcia di Montenero (è di qualche settimana fa la rivolta di oltre 60 aziende del vino, dell’olio e del turismo contro tali insediamenti), la confinante Alfina umbra-laziale (uno dei territori più belli dell’Umbria, “luogo del cuore” del FAI), e da ultimo l’area napoletana dei Campi Flegrei (!). Solo sul territorio della Toscana si contano 31 permessi assegnati, mentre nel Lazio le istanze in corso sono 25.
Si tratta di richieste avanzate da imprese spesso senza comprovati precedenti in tecnologie così sofisticate, che aggiungono ulteriori preoccupazioni nelle popolazioni a quelle già legate alle trivellazioni in giacimenti idrotermali–necessariamente in territori vulcanici- sia in alta che in media entalpia (sismicità indotta, possibile contaminazione delle acque potabili, subsidenza -in merito alla quale la recente sentenza (18.05.2015) del Consiglio di Stato n. 02495/2015 ha affermato l’applicazione del principio di precauzione statuendo che anche una situazione di incertezza tale principio può essere sufficiente per l’adozione di misure preventive e che è onere probatorio esclusivo del proponente di fornire la prova di innocuità dell’intervento da realizzarsi- ecc.).

Del resto anche la decantata “rinnovabilità” dello sfruttamento geotermico storico dell’ENEL in Toscana (in particolare nei siti dell’Amiata) è sempre più contestata, sia perché le centrali immettono in atmosfera migliaia di tonnellate di inquinanti con caratteristiche tossicologiche rilevanti, nocive per la salute e per l’ambiente, sia perché la tecnologia “flash”– come sostengono gli esperti – da tempo non è, per usare un eufemismo, “la migliore al momento disponibile”. In merito allo studio epidemiologico prodotto dall’ARS Toscana, dalla Fondazione Monasterio e dal CNR di Pisa (2010) – pur se ancora oggi sono in corso approfondimenti sui risultati dello stesso- in ambito scientifico c’è consapevolezza che in questa area vi siano condizioni ambientali diverse e interagenti per gli effetti cumulativi di inquinanti nocivi per la salute delle persone. Né si può tacere al riguardo delle centinaia di milioni di euro per danni sanitari causati dalle sole emissioni di ammoniaca, precursore alla formazione di PM10 secondario, costi riconosciuti già nel 2005 dal CAFE (Clean Air For Europe) ed oggi evidenziati – e in notevole aumento –nel recente articolo del prof. Riccardo Basosi e dott. Mirko Bravi, comparso su “QualeEnergia” di giugno/luglio 2015 (vedi anche precedente pubblicazione degli stessi autori, ndr). Pertanto la geotermia flash dell’Amiata impone oggi una seria inchiesta da parte del Parlamento e dei Ministeri competenti MISE, MATTM e Sanità, non più rinviabile. Per la scrivente Rete Nazionale la vicenda Amiata assume da tempo la valenza della “madre di tutte le battaglie”, per cui un atteggiamento di disponibilità del Governo e del Parlamento sul punto verrebbe ben valutato dalla scrivente Rete Nazionale.
La stessa Regione Toscana- che pure nel passato ha sempre troppo acriticamente sostenuto la geotermia- di fronte a decine e decine di istanze pendenti di impianti geotermici, ha dovuto attivare una moratoria di 6 mesi per darsi nuove regole allo scopo di “non compromettere in modo irreversibile il territorio ed evitare rischi alla sostenibilità ambientale e socio-economica” con una neppure velata critica –da parte della Regione “geotermica per eccellenza” – al ritardo con cui lo Stato si sta muovendo nell’inserimento di regole cogenti circa la geotermia, lasciata in piena balia delle imprese. E le nuove regole che la Regione si sta dando partono dalla considerazione che debbano essere individuati i territori dei Comuni non idonei alla geotermia, ovvero le aree che, per il loro contesto socio-economico e per le strategie di sviluppo adottate dalle comunità residenti, devono essere escluse dalle autorizzazioni alla ricerca e realizzazione di impianti geotermici.

Le Commissioni parlamentari VIII° e X°, approvando – si noti, all’unanimità- la Risoluzione n. 8-00103 del 15.04.2015 sulla produzione di energia da impianti geotermici, hanno cercato- dopo un approfondito dibattito con i territori e le stesse aziende- di superare la scarsa affidabilità ed estesa impopolarità del piano geotermico attuale, con la sollecitazione al Governo di emanare “linee guida” di gestione del settore nelle “aree idonee” di cui alla richiesta “zonizzazione”, rilasciando le autorizzazioni per i progetti di impianti geotermici solo a seguito della loro emanazione e dietro valutazione dell’ impatto ambientale (VIA) che tenga conto, appunto, delle “nuove norme”.
Ripristinando così –nell’interesse del paese e come la Rete Nazionale sin dalla sua nascita aveva chiesto – la responsabilità precipua dello Stato nella individuazione delle aree idonee allo sfruttamento in sicurezza della geotermia e dei criteri generali di valutazione in merito alle principali componenti critiche relative a tale attività. E particolare importante è l’aver statuito nella Risoluzione che le relative autorizzazioni siano rilasciate –e ciò deve valere anche per i procedimenti in corso (Castel Giorgio, Montenero e tutti gli altri impianti in itinere di autorizzazione) – nel rispetto delle “nuove norme” che lo Stato definirà entro tempi certi.

E ora, dopo la approvazione della Risoluzione, il motivo conduttore- anche da chi la geotermia l’aveva accettata acriticamente- è che “la geotermia bisogna farla bene”. E’ innegabile che sia un vistoso passo avanti, se alle parole seguiranno- da parte del Governo- i fatti. Lo sfruttamento geotermico non può più procedere con la prevaricazione di gruppi economici che speculano privatizzando i profitti e lasciando sul territorio i costi economici, ambientali e sociali; deve pur esserci uno spazio di condivisione che porti ad una scelta ponderata della popolazione stessa coinvolta.
La scrivente Rete Nazionale, continuando il suo collaborativo confronto con il Governo, come è già avvenuto denunciando la “geotermia elettrica speculativa e inquinante” il 5 marzo del 2104 presso la Camera dei Deputati  presenta le sue proposte convinta più che mai che sia necessario ora nel settore un cambio di paradigma (non essendo quello attuale largamente condiviso dalla comunità scientifica).
Anzi un doppio cambio di paradigma: sperimentare nuove tecnologie geotermiche che siano capaci di non avere impatti significativi sui territori come la geotermia di “Terza Generazione” (Borehole Heat Exchangers -BHE) che estrae dal giacimento solo calore, attraverso circuiti a tubo chiuso, che non “muovono” in alcun modo i fluidi geotermici, assicurando così l’assoluta assenza di emissioni e di scorie. Una modalità capace in
sostanza di “tagliare la testa al toro” andando ad utilizzare il calore terrestre direttamente nel punto di disponibilità del sottosuolo, senza l’estrazione ed il trasporto di fluidi geotermici verso la superficie. Tale tecnologia si differenzia profondamente dalla, pur collaudata, tecnologia di “Prima Generazione” (Idrotermale) ove il contatto con i fluidi geotermici è indispensabile, e dalla Tecnologia sperimentale di “Seconda Generazione” (Hot Dry Rock) ove vi è ancora contatto diretto fra i fluidi iniettati dalla superficie e le rocce fratturate create in profondità per attivare lo scambio termico.
Insomma una geotermia che sia realizzabile in ogni luogo e non solo nelle aree idrotermali (e quindi potenzialmente sismiche del paese) – ampliando quindi la sua possibilità di sfruttamento – ma evitando le aree dedicate ad altre importanti vocazioni territoriali; per fare questo è essenziale che il Governo smetta di alimentare con gli incentivi la geotermia speculativa ed inquinante liberalizzata dal piano Berlusconi-Scajola. E nel contempo potenziare e sostenere la geotermia a “bassa entalpia”, questa sì, con incentivazioni- per il fondamentale contributo che può dare alla riduzione del fabbisogno energetico del patrimonio edilizio del paese.

E’ inoltre necessario avere una nuova politica per il settore energetico che riveda le politiche di sostegno al raggiungimento degli obiettivi energetico-ambientali della Strategia Europa 2020, a cominciare dall’eliminazione dei vistosi incentivi per i grandi impianti di sola produzione di elettricità, privilegiando invece gli investimenti sull’efficienza energetica e sulla produzione di calore, di cui siamo deficitari come Paese (in questo senso l’utilizzo massiccio della bassa entalpia può fare la differenza).
Pensiamo infine che le “nuove norme” dovrebbero–per l’efficacia della riforma stessa- assumere la forma del decreto legge o della legge e quindi sottoposte al vaglio delle competenti Commissioni parlamentari che le hanno richieste e/o del Parlamento, in modo che ad essere ridisegnata sia la normativa relativa all’intero settore geotermico.
Ma va contemporaneamente mantenuta –secondo la vigente legislazione sulle “energie rinnovabili” (D.M. 10.09.2010 “Linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”) -la possibilità per le Regioni di legiferare gli opportuni aspetti degli inserimenti degli impianti geotermici in termini di aree non idonee avuto riguardo alle caratteristiche socio-economiche ed ambientali dei territori. D’altro canto l’accettabilità dello sfruttamento geotermico da parte delle Regioni è problema rilevante visto che le autorizzazioni passano per le Regioni sia per gli impianti “regionali” che per quelli c.d. “pilota” in cui è necessario, per terminare l’iter autorizzativo, “l’intesa” con la Regione o le Regioni coinvolte.

20151105_programma_nogesi montecitorioLe proposte qui enunciate saranno presentate il 5 novembre 2105  (clicca sull’immagine a fianco per leggere il programma, ndr) all’interno di un Convegno e relativa Conferenza stampa presso la Camera dei Deputati con il sostegno, come è nostro costume, di importanti esperti e studiosi della materia e delle istanze istituzionali parlamentari e territoriali che in varie regioni del Paese mostrano la loro preoccupazione per l’attuale utilizzo della geotermia.
Siamo fiduciosi che molte delle nostre proposte possano fare parte dei prossimi impegni del Governo verso la Risoluzione parlamentare, in modo da pervenire alla codificazione di una nuova legislazione del settore. Che risolva il problema della scarsa credibilità dell’attuale piano geotermico del Governo, su cui il Parlamento ha sentito la necessità di intervenire: ignorare gli impegni assunti in Risoluzione porterà inevitabilmente allo scontro con le opinioni pubbliche locali, ad impianti affidati frettolosamente a società inesperte, ad un elevato rischio di incidenti e ad una conclusione che sarà: “o una geotermia fatta male o nessuna geotermia”. Questo noi cittadini e le istituzioni del nostro Paese non lo possono accettare.

Dobbiamo rimarcare purtroppo che non si apre sotto i migliori auspici di correttezza istituzionale da parte del Governo- e ciò può lasciare perplessi sulla vera volontà riformatrice dello stesso- la vicenda degli impianti pilota Castel Giorgio-Torre Alfina con la conferenza di servizi convocata in violazione palese dei punti 3 e 4 della Risoluzione parlamentare (che si ricorda impongono che il rilascio delle autorizzazioni per i progetti di impianti geotermici in itinere avvenga solo a seguito della emanazione delle “nuove norme” e dietro valutazione dell’ impatto ambientale (VIA) che tenga conto, appunto, delle stesse) nonostante le proteste contenute in numerose interrogazioni parlamentari (interrogazione a risposta in commissione 5-06259 (PD); interrogazione a risposta orale 3-01671(M5S), interrogazione a risposta scritta 4-10192 (AL ed altri).

Vittorio Fagioli – Portavoce Rete Nazionale NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante, in rappresentanza di associazioni e comitati di cittadini delle Regioni Umbria, Lazio, Toscana, Campania e Sardegna.

 

Nuova pubblicazione Basosi-Bravi su Bagnore 4: Marras, ci sei?

marras_davvero davveroConsiderato che il Consigliere regionale Marras ha aperto un ufficio a Grosseto per raccogliere le proposte dei cittadini, cogliamo l’occasione per segnalare una realtà che ci indigna, sgradevole per le tasche e per la salute, al punto che possiamo definirla una vera e propria truffa legalizzata a danno dei cittadini.

Si tratta dei consistenti contributi, pagati da tutti i consumatori come addizionale nelle bollette dell’energia elettrica, che debbono andare per legge ai produttori di energia pulita da fonti rinnovabili.

Un sacrificio necessario per combattere le emissioni climalteranti e nocive. Invece in Amiata questi contributi, nell’ordine di molti milioni di euro all’anno, vanno a chi produce elettricità inquinando più delle centrali a carbone e producendo un danno sanitario alla collettività nell’ordine di molti milioni di euro.

Chi sostiene questa tesi è uno dei più illustri scienziati italiani del settore, il prof. Riccardo Basosi, ordinario di Chimica Fisica e Delegato del Rettore l’Università di Siena per l’energia e l’alta tecnologia, che è stato nominato dal Governo italiano quale nostro rappresentante in ambito Europeo sia nel Comitato di Horizon 2020, Programma quadro della ricerca energetica europea per il periodo 2014-2020, che per diversi progetti europei di innovazione tecnologica. Tra l’altro, essendo anche membro del Comitato Tecnico Scientifico della Regione Toscana, per il consigliere Marras dovrebbe essere di facile consultazione.
Dopo aver pubblicato, insieme al ricercatore Mirko Bravi, in una delle più prestigiose rivista americane che le centrali geotermiche dell’Amiata emettono in atmosfera gas climalteranti e acidificanti 4,4 volte le centrali a carbone di pari potenza, il prof. Basosi, ancora con Mirko Bravi, nell’ultima sua pubblicazione “Geotermia d’impatto” sulla rivista QualEnergia del Giugno/Luglio 2015, aggiorna le analisi sul potenziale di tossicità per l’uomo delle centrali geotermiche amiatine, tenuto conto che le emissioni di ammoniaca di questi impianti contribuiscono in maniera rilevante alla formazione di particolato fine PM10 e PM2,5 di origine secondaria. Il costo per danni sanitari dovuti alle emissioni di ammoniaca in Amiata, valutato secondo studi della Unione Europea (Report CAFE) sono nell’ordine di milioni di euro.
Allora perché dobbiamo dare contributi a chi ci produce un danno sanitario consistente?
Siamo certi che il Consigliere regionale Marras non abbia altri interessi da difendere che quelli della collettività e che farà tutto il possibile per eliminare questa truffa legalizzata.
Verificheremo.

Forum Ambientalista Grosseto, aderente a SOS geotermia

Riportiamo un solo passo, invitandovi a leggerlo tutto:
“Riteniamo quindi anomalo che il nuovo impianto realizzato a Bagnore da 40 MW, inaugurato a fine 2014, non rispetti i limiti previsti dalla stessa Regione nella DGR 344, dato che la tecnologia utilizzata (flash + abbattitore) non è quanto di più tecnologicamente avanzato disponibile oggi dal punto di vista ambientale, ma probabilmente solo la scelta più conveniente dal punto di vista economico-finanziario.”

Dopo quasi tre anni di silenzio, Rossi risponde ai comitati su geotermia e “aree sacrificabili”

rossi_impegnato_tetteIl presidente della regione, e aspirante segretario PD, Rossi prende carta e penna solo dopo che i social network riprendono un comunicato dei comitati del febbraio 2013

 

 

 

Amiata. Che la montagna dell’Amiata, ma anche altre aree limitrofe nella Toscana meridionale, siano ritenute territori “da sacrificare” per le esigenze di uno sviluppo delle centrali geotermiche e non solo, è implicito negli atti di governo della giunta regionale del presidente Enrico Rossi, il quale respinge minacciosamente – anche a nome della giunta – la definizione che gli viene attribuita, suffragato, come spesso accade, da un triste dazebao del Pd di Abbadia San Salvatore e da qualche sparuto fan di facebook.

In alcune delibere di giunta, infatti, come nella 810 del 2012 (approvazione verbale della conferenza dei servizi del 4 settembre 2012) e nella 58 del 2013 (approvazione protocollo di intesa di Enel) si parla chiaramente, nel primo caso, di ricadute delle sostanze emesse dalle centrali di Bagnore 3 e Bagnore 4 “in aree quasi del tutto non abitate” e, nel secondo caso, si definiscono le aree geotermiche della Toscana costituite da “16 comuni con una popolazione di circa 43.000 persone, pari all’1,2% del totale dei residenti regionali”. Come dire, avanti tutta con i soffioni, tanto gli eventuali danni sono irrisori!
Già in occasione del nuovo protocollo di intesa con Enel del gennaio 2013 (non solo geotermia, ma anche centrali termoelettriche, a biomasse e inceneritori nelle aree geotermiche toscane) SOS Geotermia aveva sottolineato quale concetto hanno i nostri governanti rispetto a noi, popolazioni indigene. “Risiedono nei distretti solo l’1,2% degli abitanti totali della Toscana, possono essere sacrificati per il radioso progresso”, scriveva in una nota stampa il coordinamento dei movimenti per l’Amiata. Ma nessuna smentita, nessuna replica dal governatore Rossi, non ancora in odore di segretario nazionale Pd (si è candidato nei giorni scorsi).
Il concetto di area da svendere ricompare anche nelle domande dei cittadini a Rossi in visita a Abbadia San Salvatore il 7 giugno 2012: “Perché la Regione Toscana ha deciso di sacrificare l’Amiata allo sviluppo geotermico, svendendo il territorio prima che all’Enel e oggi alle numerose società che si fiondano sulle risorse energetiche esclusivamente per fini speculativi?”.
Senza poi dimenticare come Rossi liquida la pericolosità delle emissioni geotermiche sulla salute dei cittadini all’indomani della pubblicazione dello studio Ars. “I 43.000 abitanti di queste aree (compresa anche la zona geotermica a nord) hanno un livello di salute in linea con la Toscana, che ha un livello di salute tra i migliori al mondo” (La Repubblica, 6 febbraio 2011). Mentre nel novembre dello stesso anno la giunta regionale chiede un nuovo studio epidemiologico per chiarire i legami tra le troppe morti e malattie e gli impianti geotermici.
E, inoltre, che cosa è se non da territorio sacrificabile individuare tout court la discarica di Poggio La Billa per lo smaltimento di rifiuti speciali in arrivo dalla Calabria; oppure la “scelta” di lasciare questo territorio in una situazione di isolamento dal resto della Toscana e dell’Italia a causa di una viabilità da “sud del mondo”, con ponti crollati o disastrati, strade con frane, traffico deviato o rallentato e gravissimi rischi di rimanere del tutto privi di vie di comunicazione. E, ancora, che cosa è se non da zona sacrificabile non intervenire sul governo al fine di sbloccare il patto di stabilità che impedisce di utilizzare le risorse restanti (13 milioni di euro) per la bonifica mineraria di estrema urgenza per la salute e l’economia della zona. Oppure non sostenere la ripresa di una economia diffusa (agricoltura, commercio, artigianato e turismo) e molto altro ancora.

Per discutere di tutto ciò e perché il governatore Rossi non si limiti a pontificare e lanciare proclami da Firenze, lo invitiamo sull’Amiata per un incontro pubblico con i comitati, la cittadinanza e, soprattutto, con i giovani perché si informi su cosa “pensano” e cosa “sognano” i giovani di un territorio che è alla ricerca di una giusta valorizzazione e di un riscatto.