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Roma, 5 novembre 2015. La Rete NOGESI porta in Parlamento la proposta dei cittadini sulla geotermia

20151105_rm_NOGESI_camera_27Una gran bella giornata per tutti coloro che amano la propria terra!
Pienamente riuscita la giornata sulla geotermia organizzata dalla Rete NOGESI a Montecitorio per il 5 novembre 2015.

La Rete, che coinvolge comitati e cittadini di Toscana, Umbria, Lazio, Campania e Sardegna contrari alla geotermia inquinante e speculativa, smentendo i lobbisti pro-geotermia che continuano a blaterare di nimby, ha presentato una proposta concreta sulla geotermia e su questa si è confrontata con tecnici, scienziati, amministratori locali e parlamentari.

Giova ricordare che la risoluzione approvata all’unanimità il 15 aprile us, nelle Commissioni VIII e X della Camera dei Deputati, n.8-00103, impegna il governo a confrontarsi con i territori per addivenire a regole certe e sicure sulla geotermia. Ad oltre sei mesi da quell’impegno, la Rete intende, con le iniziative intraprese, portare il contributo di tanti territori alla definizione di norme che proteggano ambiente e salute dalla geotermia come oggi la conosciamo, che gode di incentivazioni non giustificate e di una mancanza di regole che lascia libertà alle imprese di trivellare dovunque e in qualsiasi modo.

All’interno della Camera dei Deputati si è quindi svolto un interessante dibattito con la presentazione della Proposta della Rete sulla geotermia e con gli interventi di rappresentanti delle forze politiche, degli amministratori locali, dei tecnici, dei comitati da cui ci sembra emergere, al di là delle diverse peculiarità e qualità, l’esigenza improcrastinabile di regole certe che salvaguardino la salute dei cittadini, le economie locali e l’ambiente.

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Il comunicato della rete NOGESI:

Roma, 5 novembre 2015. La Rete NOGESI porta in Parlamento la proposta dei cittadini sulla geotermia: un appuntamento importante, pienamente riuscito.
La proposta dei cittadini, supportata da autorevoli esperti, portata al massimo vertice, nel palazzo del potere: il territorio è di chi lo vive.

La seconda giornata di mobilitazione contro la geotermia elettrica speculativa e inquinante è stata un vero successo di pubblico confluito da molte regioni italiane ed ha mostrato nelle proposte una coralità ed una maturità elevate: tutti gli aspetti della problematica sono stati sviscerati con l’ausilio di importanti esperti, l’impraticabilità dell’attuale piano del Governo mostrata da moltissimi sindaci ed amministratori presenti.
Attendiamo ora che il Governo faccia la sua parte mandando in soffitta il vecchio piano Berlusconi- Scajola e riformulando la normativa di settore come chiede all’unanimità la Risoluzione parlamentare del 15 aprile scorso delle Commissioni Ambiente e Attività Produttive della Camera dei Deputati. Ad oltre sei mesi da quell’impegno, la Rete intende, con la iniziativa intrapresa, portare il contributo di tanti territori alla definizione di norme che proteggano ambiente e salute dalla geotermia come oggi la conosciamo, che gode di incentivazioni non giustificate e di una mancanza di regole che lascia libertà alle imprese di trivellare dovunque e in qualsiasi modo.
Il tempo concesso è scaduto, il Governo ora operi anche sulla scorta del copioso documento di proposta inviato a metà ottobre dalla Rete NOGESI verso una nuova legislazione del settore, che risolva il problema della scarsa credibilità dell’attuale piano geotermico del Governo. Ed al Parlamento è chiesto di sollecitare il Governo al rispetto degli impegni assunti.
L’iniziativa, che è seguita ad una prima mobilitazione nazionale del 5 marzo 2014 ed a moltissime mobilitazioni territoriali, prevedeva un convegno con la qualificata partecipazione di scienziati, parlamentari, sindaci, avvocati, rappresentanti dei comitati, organizzato presso la Camera dei Deputati, nell’Auletta dei Gruppi Parlamentari, una conferenza stampa ed un presidio in piazza di Montecitorio, pienamente riusciti.
La Rete NOGESI rappresenta il coordinamento nazionale di numerose associazioni sorte nei territori interessati dai progetti di trivellazioni e nuovi impianti geotermici ritenuti dannosi per l’ambiente e le attività economiche presenti nei territori, pericolosi per la salute e la sicurezza idrogeologica: in Toscana, con l’Amiata, la Maremma e la Val d’Orcia; in Umbria e nel Lazio, nell’altopiano dell’Alfina ed aree limitrofe con gli impianti di Castel Giorgio e Torre Alfina; in Campania, con il dramma dei comuni vicini al super-vulcano dei Campi Flegrei in cui si vogliono installare due impianti pilota; in Sardegna, piena di istanze di ricerca geotermiche. Dove da tempo sono coinvolti non solo i cittadini ma anche le amministrazioni locali, con in testa i sindaci, più volte scesi in piazza indossando la fascia tricolore, anche per manifestare un disagio istituzionale verso il piano di privatizzazione selvaggia della geotermia.

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Di seguito riportiamo alcuni resoconti stampa
e la galleria fotografica della giornata.

Corriere di Siena 8/11/15:

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Orvietosì 8/11/15 (link)

Corriere di Siena 7/11/15:

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Il Cittadino online 7/11/15 (link)

I-Siena 7/11/15 (link)

Radiogiornale web 7/11/15 (link)

Aletheia online 7/11/15 (link)

Il Tirreno, 6/11/15:
Geotermia, a Roma per nuove regole
Nogesi chiede linee guida per uno sfruttamento sicuro, Barocci critica il sistema di incentivi: «Deve esserci una ricaduta»
di Francesca Ferri
ROMA. Quanti posti di lavoro si riuscirebbero a creare in un territorio come quello dell’Amiata grossetana se per i prossimi 25 anni gli imprenditori locali ricevessero 775 milioni di euro di incentivi per le loro attività? Quanto turismo si riuscirebbe a calamitare sul “sacro monte”, quante strutture ricettive, quanti ristoranti, percorsi storici, naturalistici, museali si potrebbero aprire? E se una parte di quei soldi andasse ai cittadini per costruirsi impianti di riscaldamento che, con una sonda, portassero in superficie il calore a uso domestico? Quanto lavorerebbero le ditte edili per le ristrutturazioni delle migliaia di edifici presenti sul territorio? E quanto risparmierebbero i cittadini?
Quella di ieri contro la geotermia speculativa e inquinante, organizzata a Roma dalla rete Nogesi e a cui hanno partecipato amministratori e associazioni di Toscana, Lazio, Umbria, Campania e Sardegna, doveva essere una giornata di manifestazione e proposte per ottenere in Italia regole oggi inesistenti per garantire uno sfruttamento del calore della Terra senza rischi per l’ambiente e per l’uomo. Non a caso la prima proposta che il pool di scienziati ed esperti – tra cui il gorssetano Roberto Barocci, portavoce del comitato Sos Geotermia – ha presentato al governo durante il convegno “No alla geotermia, elettrica, speculativa, inquinante. Dalla protesta alla proposta”, è stata quella di mappare il sottosuolo del Belpaese per individuare le aree incompatibili con la geotermia perché sismiche o ricche di bacini d’acqua, e quindi inadatte alle trivellazioni necessarie a costruire i profondi pozzi geotermici.
L’aspetto tecnico, però, non è stato che uno degli argomenti presentati al governo. E forse nemmeno quello più spiazzante. «Quando un governo dà un finanziamento pubblico deve esserci una ricaduta per l’economia: non deve essere una rendita parassitaria per una sola azienda, ovvero l’Enel», spiega Barocci, che da anni denuncia i rischi per la salute e l’ambiente della geotermia sull’Amiata dove Enel Green power ha cinque centrali. Barocci ha chiesto ieri al governo di chiudere gli impianti amiatini e aprire un’inchiesta parlamentare per stabilire se, con le attuali emissioni, siano meritevoli di incentivi.
Enel, per legge, percepisce 100 euro a Megawatt/ora. Secondo una stima mai smentita dall’azienda solo per la centrale di Bagnore 4 a Santa Fiora, dove dichiara di produrre 310 Gigawatt all’anno, Enel percepisce 31 milioni di euro di incentivi l’anno, che per i 25 anni di vita della centrale sono 775 milioni. Ai Comuni geotermici torneranno solo 26 milioni in dieci anni. Barocci, nel suo intervento, non ha usato mezze parole: «Ciò che il governo ha deciso di finanziare è una truffa legalizzata. L’Enel non mette in moto nessun meccanismo virtuoso mentre oggi (ieri per chi legge) il sindaco di Casole d’Elsa, Piero Pii, ha portato i dati aggiornati del peso economico in termini di fatturato, numero di imprese e occupati, di un territorio come il suo dove non ci sono impianti: nessuna industria dell’area senese dà questa ricchezza. È la dimostrazione che una tecnologia che tutela l’ambiente può portare più occupazione. Se quei finanziamenti fossero dati non alla geotermia “flash” delle centrali Enel, ma alle imprese che producono sonde per la geotermia a bassa entalpia, per le ristrutturazioni edilizie, per i pannelli fotovoltaici nelle case, si avrebbe molto più lavoro e una ricaduta in termini di reddito e profitti». Per la cronaca, Bagnore 4 occupa circa 40 persone tra addetti diretti e indiretti, ma non ne ha neanche uno fisso. La richiesta di modificare i criteri di concessione degli incentivi è stata raccolta da Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro all’Ambiente, intervenuto insieme anche ai parlamentari Federica Daga (M5s), Samuele Segoni (Gruppo misto) e Alessandra Terrosi (Pd), oltre a geologi, sindaci, avvocati, rappresentanti di associazioni che si battono per avere certezze su uno sfruttamento geotermico sicuro, rispettoso dell’ambiente e della
volontà delle comunità locali. Ora la parola spetta al governo che ad aprile si era dato sei mesi per elaborare linee guida. Il tempo è scaduto e di proposte non ne ha fatte. Ne hanno fornite ieri le associazioni della rete Nogesi. E i tre parlamentari si sono impegnati a raccomandarle a Renzi.

«No alle centrali, sì al turismo»
Alla giornata antigeotermia ieri a Roma la provincia di Grosseto era presente non solo con l’associazione Sos Geotermia. Il sindaco di Cinigiano, Romina Sani, ha parlato a nome dei sindaci di Amiata…
Alla giornata antigeotermia ieri a Roma la provincia di Grosseto era presente non solo con l’associazione Sos Geotermia. Il sindaco di Cinigiano, Romina Sani, ha parlato a nome dei sindaci di Amiata e Colline del Fiora su cui sono in atto 18 permessi di ricerca per costruire centrali geotermiche a media entalpia. Il sindaco Sani
ha rivendicato l’autonomia nella scelte di sviluppo del territorio, dicendo no alla geotermia e sì al turismo rurale e sulla filiera di prodotti di eccellenza. Presente anche il collega di Seggiano Giampiero Secco e i Meet up del M5s di Pitigliano, Arcidosso e coordinamento Amiata 5 Stelle.

Amiatanews 6/11/15 (link)

La Nazione 6/11/15:

20151106_La Nazione

STAMP Toscana 6/11/15:
Geotermia, “Difensori della Toscana” a Roma: convegno, proposta e presidio
di Stefania Valbonesi
Firenze – Giornata importante, quella di ieri, per il comitato “Difensori della Toscana”, impegnati, insieme a tanti comitati di tutta Italia, in un convegno (cui è seguito un presidio) alla Camera dei Deputati. Oggetto dell’incontro, in cui è stata presentata anche una proposta molto dettagliata, la contrarietà alla “Geotermia Elettrica, Speculativa e Inquinante“. A organizzare l’evento, la Rete nazionale NOGESI. L’iniziativa odierna segue le numerose mobilitazioni territoriali che hanno “scosso” il territorio anche toscano. In questo momento, è in corso infatti una vera e propria “rivolta” nell’Alta Val di Cecina, dove un territorio incontaminato che era riuscito a trovare un equilibrio con le vecchie perforazioni dell’Enel, a seguito delle liberalizzazioni regionali, si trova a dover fare i conti non solo con attività di ricerca sfrenate da parte di multinazionali agguerrite, ma anche al progetto di una centrale che si piazzerebbe proprio sotto Radicondoli, con tutto il suo corredo di infrastrutture e conseguenze sull’ambiente e il paesaggio. Insomma, come ha ben sottolineato il sindaco di Casole d’Elsa Piero Pii, che è intervenuto portando l’esperienza del Comune toscano ( in prima fila per gli interventi pesanti che potrebbero aprirsi proprio a ridosso dell’incantevole territorio in cui si trova), il problema è quello di sferrare una “pedata” forse mortale a quell’economia basata sul turismo, sulla sostenibilità, sulle filiere d’eccellenza che da anni si sta cercando di fare sbocciare. Un tentativo che proprio in questi ultimi anni ha cominciato a dare i suoi frutti e che alimenta un’occupazione sempre più ampia, a confronto con i pochissimi posti di lavoro che la tecnologia sempre più automatizzata delle centrali potrebbe offrire con l’apertura di nuove strutture.
L’iniziativa, che segue ad una prima mobilitazione nazionale del 5 marzo 2014 e alle moltissime mobilitazioni territoriali, è stata organizzata, come anticipato, dalla Rete Nogesi, che rappresenta il coordinamento nazionale delle numerose associazioni di cittadini sorte nei territori interessati dai progetti di trivellazioni e nuovi impianti geotermici: in Toscana, Alta Val di Cecina, l’Amiata, la Maremma e la Val d’Orcia; in Umbria e nel Lazio, l’altopiano dell’Alfina ed aree limitrofe con gli impianti di Castel Giorgio e Torre Alfina; in Campania, dove si sta consumando il dramma dei comuni vicini al super-vulcano dei Campi Flegrei in cui si vogliono installare due impianti pilota; in Sardegna, altro territorio percorso letteralmente dalle linee di ricerca delle multinazionali che sfruttano questa particolare energia.
E ieri, a Roma, erano presenti e sono intervenuti i rappresentanti di tutti i territori italiani interessati dai permessi di ricerca (permessi concessi dalle Regioni, a seguito della liberalizzazione dell’energia), che, oltre alla “protesta”, hanno presentato la “proposta”; in un’atmosfera propositiva, seria e competente (tanti gli scienziati, i geologi fra cui il presidente dell’ordine dei geologi toscani Mauro Chessa, fra i relatori della proposta) è stato presentato quello che gli stessi promotori hanno dichiarato “un punto di partenza”: un documento dettagliato e preciso, che è nato “dalla piena considerazione della volontà dei cittadini dei territorio coinvolti e il loro completo coinvolgimento nei processi decisionali”.
Un documento complesso e completo, come si evince anche dalla semplice scorsa dell’indice. Premessa a parte, sono otto i punti in cui si articola la proposta: 1.Proposta relativa alla zonazione e linee guida (contributo gruppo di lavoro coordinato dal Prof. Claudio Margottini) 2. Proposta relativa alle produzioni agricole di particolare qualità e tipicità ed aree ad economia diffusa (contributo dei Dr. Piero Pii e Ing. Gianpiero Secco) 3.Proposta relativa alla geotermia a bassa entalpia (contributo Rete NOGESI) 4.Proposta relativa alla revisione dei meccanismi incentivanti (contributo Ing. Monica Tommasi) 5.Proposta relativa al coinvolgimento dei territori nelle procedure autorizzative (contributo Dr. Fausto Carotenuto) 6. Proposta relativa ai requisiti di capacità economica e tecnica delle società proponenti (contributo Dr. Fausto Carotenuto) 7.Proposta relativa al tema delle tecnologie geotermiche (contributo Ing. Giorgio Santucci) 8.Proposta relativa al problema geotermia in Amiata (contributo di SOS Geotermia).
Un documento che dovrebbe costituire una “base” per l’azione che il Governo mette in atto a seguito dell’approvazione, avvenuto all’unanimità nel 15.04.2015, in seno alle Commissioni Ambiente (VIII) ed Attività Produttive (X) della Camera dei Deputati, della Risoluzione n. 8-00103 «Produzione di energia da impianti geotermici». Una risoluzione che impegna il Governo “a ben 12 azioni tra norme tecniche e normative allo scopo di rendere, dal punto di vista ambientale e sociale, accettabili nei territori gli inserimenti degli impianti utilizzanti la fonte geotermica”.
Ed ecco dove si inserisce la proposta: “Le azioni del Governo – si legge nella premessa – dovranno riguardare sia l’emanazione di nuove norme tecniche e amministrative, sia di nuovi aspetti procedurali richiesti dalla Risoluzione. Sulle prime si articolerà la nostra proposta, mentre per i secondi non possiamo che richiedere l’adesione cogente da parte del Governo ai contenuti della Risoluzione”.

Orvieto News 6/11/15:
Geotermia. Segoni (Al): “Il Governo ascolti le proposte dei Comitati. I territori non siano scavalcati”
“Il Governo faccia uscire le linee guida ma acquisisca prima le proposte dei comitati. La geotermia come fonte di energia è necessaria, dobbiamo incrementarne l’uso per la lotta ai cambiamenti climatici e per accrescere l’utilizzo delle energie rinnovabili nel nostro Paese ma è importante valutare anche il dove e come siano realizzati gli impianti. E’ necessario poi rispettare le scelte dei territori, anche quelli che dicono “no”: troppo spesso le decisioni sono prese lontano e i cittadini scavalcati. Se ci sono progetti buoni, l’impresa si prenda l’onere di spiegarne le ragioni”.
Lo ha detto Samuele Segoni, deputato di Alternativa Libera e membro della Commissione Ambiente, intervenendo al convegno della Rete Nazionale NOGESI (Geotermia elettrica speculativa e inquinante) che si è svolto giovedì 5 novembre presso l’Auletta dei Gruppi Parlamentari in via di Campo Marzio 74.
L’on. Segoni, ha recentemente presentato un’interrogazione al Ministero dello Sviluppo Economico per sapere quali siano le cause del ritardo nella definizione delle “Linee Guida” che permetterebbero l’affermazione di una filiera geotermica sostenibile e pienamente compatibile con le peculiarità socioeconomiche e ambientali del territorio. Inoltre, ha chiesto che il Ministero sfrutti questo ritardo per pretendere in considerazione le proposte elaborate dai vari portatori d’interesse.

Meteoweb 5/11/15:
“No Gesi”, a Montecitorio la protesta contro la geotermia elettrica, speculativa e inquinante
di Peppe Caridi
Nuova giornata di protesta per la rete nazionale No Gesi, contro la ‘geotermia elettrica, speculativa e inquinante’, per dire ‘no’ ai nuovi progetti di trivellazioni e nuovi impianti geotermici sul territorio italiano. Un presidio a Piazza Montecitorio a Roma, sotto la Camera dei deputati, per protestare contro interventi ritenuti dannosi non solo per l’ambiente e le attivita’ economiche presenti nei territori, ma anche per la salute e la sicurezza idrogeologica del Paese. La proposta e’ quella di nuove linee guida che applichino maggior cautela nell’autorizzazione degli impianti e nella scelta delle aree.
“La rete e’ contraria a una geotermia elettrica nella sua parte speculativa e inquinante, non e’ contraria alla geotermia” spiega Fausto Carotenuto, portavoce della rete nazionale No Gesi, sottolineando come siano stati pero’ presentati “una serie di proposte sul terrintorio nazionale, in posti pericolosissimi come Ischia, i Campi Flegrei, l’Amiata e altri ancora, per istallazioni geotermiche che possono creare terremoti e inquinamento delle falde acquifere”. Inoltre, queste “attivita’ industriali spesso cozzano con le attitudini del territorio al turismo e all’agricoltura di qualita’” aggiunge Carotenuto.
Dopo il convegno organizzato questa mattina alla Camera, a cui hanno partecipato scienziati, parlamentari, sindaci, avvocati e rappresentanti dei comitati, dalle 15 i No Gesi si sono radunati in un presidio in piazza per ribadire il ‘no’ a progetti di trivellazioni e nuovi impianti in Toscana, con l’Amiata, la Maremma e la Val d’Orcia; in Umbria e nel Lazio, nell’altopiano dell’Alfina ed aree limitrofe con gli impianti di Castel Giorgio e Torre Alfina; in Campania, con i comuni vicini al super-vulcano dei Campi Flegrei in cui si vogliono installare due impianti pilota; in Sardegna, dove sono state presentate istanze di ricerca geotermiche.
“In questa fase il Governo dovrebbe predisporre delle linee guida per le cautele e le zone in cui fare la geotermia, ma ancora non l’ha fatto- prosegue Carotenuto- quindi noi oggi abbiamo proposto delle linee guida nostre”. La questione ruota intorno agli studi preliminari alla costruzione di 10 nuovi impianti pilota. La rete No Gesi non si schiera contro la geotermia, ma e’ per “una geotermia non rischiosa, non impattante e utile, ma bisogna definire le aree in cui questo si puo’ fare”, ribadisce il portavoce. Gli studi preliminari “sono stati fatti male perche’ c’erano molti conflitti di interesse e sono stati valutati male dalle autorita’, sia allo Sviluppo economico sia all’Ambiente” conclude Carotenuto.

Agenzia stampa DIRE 5/11/15:

ENERGIA. NO GESI: STOP GEOTERMIA MEDIA ENTALPIA RISCHIO SISMA E INQUINA
LA DENUNCIA: NASCONO SOLO PER SPECULAZIONE, RISCHIO VOCAZIONE AREE
(DIRE) Roma, 5 nov. – Fermare i nuovi impianti geotermici a media
entalpia di seconda generazione, quelli in mezzo tra il ‘piu’
caldo’ e il ‘piu’ freddo’, perche’ nascono con intento puramente
speculativo e creano tre rischi per il territorio: quello
sismico, quello dell’inquinamento e quello legato a un’offesa al
paesaggio e alle vocazioni turistiche e delle eccellenze
agroalimentari. E’ questo – in estrema sintesi – l’allarme che
lancia la ‘Rete nazionale no geotermia elettrica speculativa e
inquinante’, in breve No Gesi.
Innanzitutto va detto che all’indice c’e’ la geotermia a media
entalpia sfruttata in impianti binari. I rischi che denuncia la
rete sono terremoti superiori al 3^ grado che possono colpire
aree rurali con edilizia fragile, risalita di gas anche
pericolosi, risalita di fluidi inquinanti, impatto devastante sul
paesaggio con impianti che ricordano piccole raffinerie.
“La vulgata e’ che la geotermia sia una tecnologia rinnovabile
e pulita- spiega Fausto Carotenuto, del Comitato difesa salute e
ambiente Castel Giorgio, a nome dei No Gesi- cosi’ la propongono,
poi si nota uno strano atteggiamento da parte di chi propone
l’impianto: non vogliono convincere la popolazione, vogliono
imporlo”. Coinvolti i geologi, “li’ per li’ anche loro dicono che
va bene- prosegue Carotenuto- poi quando esaminano il progetto
emergono i rischi che non sono evidenziati: sismi fino al 3^
grado minimo, risalita di gas e fluidi”.
“L’idea che e’ stata diffusa e’ che questi
impianti siano una sorta di termosifone, ma cosi’ non e’-
prosegue Fausto Carotenuto, a nome dei No Gesi- ci sono un pozzo
di immissione e uno di estrazione, e sotto si da’ per assunto che
vi sia un serbatoio impermeabile. Ma i dati nascondono – con
aspetti di conflitto di interesse, legalita’ e possibile frode –
il fatto che lo strato sotterraneo e’ permeabilissimo”. Quindi,
“qualsiasi cosa si faccia non solo produce sismi, crea risalita
di fluidi e gas”, aggiunge Carotenuto.
Infatti, spiega Giorgio Santucci, fondatore dell’Egs
Association, “il giacimento ha una certa pressione e temperatura
ed e’ in equilibriao, quindi gas, metalli, solafti e solfuri
restano li’. Quando attivo l’impianto in superficie riduco
pressione e temperatura e modifico, e visto che il caprock, il
tetto di roccia sopra il giacimento e’ impermeabile all’acqua ma
non ai gas, se riduco la pressione i gas incondensabili vanno su,
se riduco la temperatura i materiali decadono, e i gas vanno in
superficie su tutta l’area del giacimento” e “ci sono gas
venefici” come vapori di mercurio, arsenico e antimonio e poi
idrogeno solforato, ammoniaca e CO2.
Ma chi li vuole realizzare questi impianti?
“Bisogna fare una grossa distinzione fra le geotermie ad alta,
media e bassa entalpia- spiega Giampiero Secco, Sindaco di
Seggiano (Grosseto)- ci sono il metodo flash che e’ tipico
dell’alta entalpia e il metodo binario che e’ appannaggio della
media, del tutto diversi”. In Italia “l’alta entalpia e’
appannaggio dell’Enel in modo monopolistico mentre la media
entalpia binaria grazie alla legge Scajola del Berlusconi IV e’
in mano a privati” (Dm 6 luglio 2012, ndr).
Cio’ detto, “fatto salvo il tema del controllo” le centrali ad
alta entalpia “sono fatto industriale” e creano lavoro, ma “trovo
molto piu’ subdolo il discorso della media entalpia”, aggiunge
Secco, perche’ per fare un esempio “il pozzo di una centrale a
media entalpia costa 4 milioni e l’impianto produce 4-6 MegaWatt:
ma quanto costa un MW? Si giustifica solo per gli incentivi”.
Incentivi che per la media entalpia “ammontanto a 4 volte gli
incentivi dell’alta entalpia”, dice il Sindaco.
“Si capisce tutto”, riassumendo: “si spendono tra i 25 e i 30
milioni per fare un impianto da 5 MW, una stupidaggine e se ne
incassano fra i 125 e i 150 milioni”, aggiunge Fausto Carotenuto,
a nome dei No Gesi. “Gli incentivi sono garantiti per 25 anni-
aggiunge Secco- e questi signori, che non sono dei gestori, vanno
in banca e si fanno dare il valore attuale delle 25 annualita’,
ricavando il cash”.
Cio’ detto, “facciamo i nomi degli azionisti- conclude il
Sindaco di Seggiano- Sorgenia di De Benedetti, Moratti,
Maccaferri, Romiti jr: sono tutti finanzieri, la legge c’e’, loro
lavorano in modo lecito e la sfruttano”, e per queste attivita’
“hanno creato societa’ ad hoc con capitale sociale tra 10 e
12mila euro per un buco da 4 milioni e impianti da 25 milioni,
con la loro esperienza non provata”.

AMBIENTE. COMITATI AMIATA: GEOTERMIA INQUINA PIÙ DI CARBONE
PORTAVOCE BAROCCI: ‘CHIEDIAMO UN’INDAGINE PARLAMENTARE’
(DIRE) Roma, 5 nov. – “La geotermia dell’Amiata ha dei caratteri
esclusivi e particolari legati alla natura geologica del
territorio”, per questo nella zona del Monte Amiata “i gas che
escono in atmosfera sono particolarmente pericolosi,
climalteranti, molto di piu’ delle centrali a gas, piu’
climalteranti delle centrali a carbone”. A dirlo e’ Roberto
Barocci, portavoce del coordinamento Sos geotermia dell’Amiata,
oggi in piazza con la rete nazionale No gesi per protestare
contro il progetto di 10 nuovi impianti pilota geotermici in
Italia. Il Monte Amiata, in Toscana, ospita gia’ 5 centrali
geotermiche attive, gestite da Enel Green Power, delle 34
presenti sul territorio regionale.
“Il Parlamento ha deciso di finanziare le energie pulite e noi
chiediamo che questi fondi vadano davvero alle energie pulite, e
non a un’industria che produce piu’ gas climalteranti delle
centrali a carbone” prosegue Barocci, che spiega come sia stata
chiesta “un’indagine parlamentare” a seguito di “studi di
autorevoli professori universitari e geologi che sostengono
queste cose. È bene che il parlamento faccia un’inchiesta e
acquisisca queste informazioni e rimuova una truffa legalizzata-
conclude Barocci- Perche’ il Governo non puo’ dare questi
finanziamenti a chi inquina e chi peggiora la situazione
ambientale e sanitaria del Paese”.

ENERGIA. SECCO (SEGGIANO): PERICOLI GEOTERMIA MEDIA ENTALPIA NON LAVORO
RISCHIO SISMICO E INQUINAMENTO ACQUA, E DANNI A VOCAZIONE TERRITORIO
(DIRE) Roma, 5 nov. – Dalla diffusione delle centrali geotermiche
a media entalpia e tecnologia binaria “ci aspettiamo un ritorno
estremamente negativo, questi impianti non generano di fatto
posti di lavoro ma anzi corriamo il rischio di vederne togliere a
quella struttura economica che nel tempo siamo riusciti a creare
con i prodotti di qualita’ e con il turismo a prezzo di sacrifici
e sforzi, e dei quali solo oggi cominciamo a cogliere i
vantaggi”. Giampiero Secco, Sindaco di Seggiano (Grosseto), lo
dice a margine del convegno ‘No alla geotermia elettrica,
speculativa e inquinante’, oggi alla Camera.
“Seggiano e’ un piccolo comune alla falde del monte Amiata,
uno dei principali bacini geotermici d’Italia con grandi impianti
di produzione ad alta entalpia- spiega Secco- oggi, pero’, non
vogliamo parlare di questi ma della minaccia della diffusione
della media entalpia”. Si tratta di “piccole centrali di 4-6
MegaWatt che generano un impatto sul territorio forse addirittura
piu’ importante delle grandi centrali, che sono di fatto
un’iniziativa industriale”, spiega il Sindaco di Seggiano.
Da questi impianti “abbiamo una produzione ridottissima,
rischi di sismicita’, rischi di impatto sulle falde acquifere-
aggiunge Secco- e soprattutto un grandissimo impatto visivo ma
soprattutto sonoro sulle nostre zone, dedite alle coltivazioni di
prodotti di altissima qualita’ e al turismo di massima fascia”.

ENERGIA. GARBINI (CASTEL GIORGIO): GEOTERMIA ‘MEDIA’ È RISCHIO ARSENICO
 SIAMO IN ALTOPIANO ALFINA TRA SI-VT-TR E DIAMO ACQUA A LAGO BOLSENA
(DIRE) Roma, 5 nov. – “Per noi, andare a toccare queste
formazioni gassose nel territorio, rischiando di inquinare con
l’arsenico la gia’ precaria situazione delle falde acquifere, e’
una cosa impossibile”. Andrea Garbini, Sindaco di Castel Giorgio
(Terni), lo dice a margine del convegno ‘No alla geotermia
elettrica, speculativa e inquinante’, oggi alla Camera.
“Sul nostro territorio sono tre anni che lottiamo contro
questo tipo di impianto geotermico- spiega Garbini- combattiamo
perche’ secondo le nostre valutazioni tecniche, fatte da
specialisti, questo impianto per come e’ concepito e’ ad alto
rischio”.
Si paventa infatti un “alto rischio di sismicita’, che nessun
Sindaco puo’ accettare, considerando pure che il nostro e’ un
patrimonio architettonico non adeguato ai canoni sismici
moderni”, spiega il primo cittadino di Castel Giorgio, “poi
abbiamo il grande rischio dell’inquinamento delle falde
acquifere”.
Infatti, “l’Altopiano dell’Alfina, dove si trova Castel
Giorgio, un crocevia tra le province di Siena, Viterbo e Terni,
e’ una zona acquifera sensibile e forniamo l’acqua a tutto l’alto
orvietano- sottolinea Garbini- cosa piu’ importante, forniamo
acqua al lago di Bolsena, un punto di riferimento tursitico
strategico”.
L’inquinamento delle falde acquifere “crea difficolta’ gia’
ora nel viterbese, con la presenza di arsenico- conclude Garbini-
quindi per noi, andare a toccare queste formazioni gassose nel
territorio rischiando di inquinare con l’arsenico la gia’
precaria situazione delle falde acquifere, e’ una cosa
impossibile”.

ENERGIA. NO GEOTERMIA ALLA CAMERA, ALLARME CAMPI FLEGREI
VULCANOLOGO MASTROLORENZO: PERICOLO TRIVELLE, RISCHIANO IN 3 MLN
(DIRE) Roma, 5 nov. – Perforare l’area del “super vulcano dei
Campi Flegrei, il vulcano a piu’ alto rischio al mondo con almeno
3 milioni di persone esposte” per sviluppare un progetto di
geotermia a media entalpia e’ “una cosa pericolosissima per i
rischi di sequenze sismiche, esplosioni freatiche dovute a rapida
vaporizzazione dell’acqua con rapida emissione di vapore,
subsidenza, dispersione di gas nella piana di Agnano, densamente
popolata, e addirittura con il rischio che possa risalire il
magma in quest’area, il centro del vulcano piu’ pericoloso al
mondo”. Giuseppe Mastrolorenzo, vulcanologo, primo ricercatore,
dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv, lancia l’allarme parlando
“a titolo personale”, precisa, a margine del convegno ‘No alla
geotermia elettrica, speculativa e inquinante’, oggi alla Camera.
La richiesta e’ ovviamente quella di fermare il progetto pilota
“che dovra’ superare la Valutazione di impatto ambientale al
ministero dell’Ambiente- dice il vulcanologo- e speriamo non la
superi anche grazie alle mie osservazioni, e’ pericolosissimo”.
Mastrolorenzo precisa di parlare a titolo personale e non
dell’Osservatorio Vesuviano, ma ricorda ancora una volta che
l’area dei Campi Flegrei “e’ l’area a piu’ alto rischio al mondo,
universalmente riconosciuta come il vulcano piu’ pericoloso al
mondo, perche’ il rischio e’ il prodotto della pericolosita’ per
il bene esposto, e li’ ci sono 3 milioni di persone esposte”.

ENERGIA. RETE NO GESI IN PIAZZA, NO IMPIANTI GEOTERMIA PERICOLOSI
NON CONTRO TECNOLOGIA MA CONTRO STUDI FATTI MALE. ORA NUOVE LINEE GUIDA
(DIRE) Roma, 5 nov. – Nuova giornata di protesta per la rete
nazionale No Gesi, contro la ‘geotermia elettrica, speculativa e
inquinante’, per dire ‘no’ ai nuovi progetti di trivellazioni e
nuovi impianti geotermici sul territorio italiano. Un presidio a
Piazza Montecitorio a Roma, sotto la Camera dei deputati, per
protestare contro interventi ritenuti dannosi non solo per
l’ambiente e le attivita’ economiche presenti nei territori, ma
anche per la salute e la sicurezza idrogeologica del Paese. La
proposta e’ quella di nuove linee guida che applichino maggior
cautela nell’autorizzazione degli impianti e nella scelta delle
aree.
“La rete e’ contraria a una geotermia elettrica nella sua
parte speculativa e inquinante, non e’ contraria alla geotermia”
spiega Fausto Carotenuto, portavoce della rete nazionale No Gesi,
sottolineando come siano stati pero’ presentati “una serie di
proposte sul terrintorio nazionale, in posti pericolosissimi come
Ischia, i Campi Flegrei, l’Amiata e altri ancora, per
istallazioni geotermiche che possono creare terremoti e
inquinamento delle falde acquifere”. Inoltre, queste “attivita’
industriali spesso cozzano con le attitudini del territorio al
turismo e all’agricoltura di qualita’” aggiunge Carotenuto.
Dopo il convegno organizzato questa mattina
alla Camera, a cui hanno partecipato scienziati, parlamentari,
sindaci, avvocati e rappresentanti dei comitati, dalle 15 i No
Gesi si sono radunati in un presidio in piazza per ribadire il
‘no’ a progetti di trivellazioni e nuovi impianti in Toscana, con
l’Amiata, la Maremma e la Val d’Orcia; in Umbria e nel Lazio,
nell’altopiano dell’Alfina ed aree limitrofe con gli impianti di
Castel Giorgio e Torre Alfina; in Campania, con i comuni vicini
al super-vulcano dei Campi Flegrei in cui si vogliono installare
due impianti pilota; in Sardegna, dove sono state presentate
istanze di ricerca geotermiche.
“In questa fase il Governo dovrebbe predisporre delle linee
guida per le cautele e le zone in cui fare la geotermia, ma
ancora non l’ha fatto- prosegue Fausto Carotenuto, portavoce
della rete nazionale No Gesi- quindi noi oggi abbiamo proposto
delle linee guida nostre”.
La questione ruota intorno agli studi preliminari alla
costruzione di 10 nuovi impianti pilota. La rete No Gesi non si
schiera contro la geotermia, ma e’ per “una geotermia non
rischiosa, non impattante e utile, ma bisogna definire le aree in
cui questo si puo’ fare”, ribadisce il portavoce. Gli studi
preliminari “sono stati fatti male perche’ c’erano molti
conflitti di interesse e sono stati valutati male dalle
autorita’, sia allo Sviluppo economico sia all’Ambiente” conclude
Carotenuto.

UMBRIA. AMBIENTE, SINDACO CASTELGIORGIO: NO IMPIANTO GEOTERMIA
PROTESTA ALLA CAMERA: “PERICOLI SISMICI E SU FALDE DI 3 PROVINCE”
(DIRE) Roma, 5 nov. – No all’impianto pilota geotermico a Castel
Giorgio, in Umbria. Una zona “crocevia tra le province di Siena,
Viterbo e Terni” che fornisce acqua al lago di Bolsena e la cui
attivita’, andando “a toccare formazioni gassose nel territorio”
rischierebbe “di inquinare con l’arsenico gia’ presente nel
viterbese la gia’ precaria situazione delle falde acquifere”. Con
la rete nazionale No Gesi, oggi in piazza a Roma per ribadire la
sua contrarieta’ alla proposta di costruzione di 10 nuovi
impianti pilota geotermoelettrici in Italia, c’e’ anche Andrea
Garbini, sindaco del comune umbro.
A Castel Giorgio “dovrebbe sorgere il primo impianto pilota
geotermico d’Italia. Stiamo combattendo da tre anni per evitare
la realizzazione di questo tipo di impianto perche’ secondo i
nostri tecnici ci sono una serie di problematiche alle quali non
abbiamo avuto risposta”, spiega il sindaco.
Tra i rischi denunciati, quelli sismici e idrogeologici. “Una
delle problematiche piu’ importanti e’ la sismicita’ che questo
tipo di impianti potrebbe creare- sottolinea Garbini- C’e’ poi un
problema di falde acquifere. Noi siamo sull’altopiano dell’Alfina
e siamo un territorio definito ‘sensibile acquifero’, cioe’ diamo
l’acqua a tutto il territorio dell’alto orvietano e siamo parte
degli affluenti del Lago di Bolsena. Questo impianto potrebbe
creare un aumento delle sostanze tossiche nell’acqua”.
Gli studi preliminari fatti per autorizzare i nuovi impianti
sono “superficiali” secondo il sindaco, che mette in dubbio
“l’affidabilita’ delle aziende” che “non parlano con il
territorio, ma vanno avanti a denunce”.

ENERGIA. SEGONI (AL): GEOTERMIA, GOVERNO ASCOLTI COMITATI
I TERRITORI NON SIANO SCAVALCATI
(DIRE) Roma, 5 nov. – “Il Governo faccia uscire le linee guida ma
acquisisca prima le proposte dei comitati. La geotermia come
fonte di energia e’ necessaria, dobbiamo incrementarne l’uso per
la lotta ai cambiamenti climatici e per accrescere l’utilizzo
delle energie rinnovabili nel nostro Paese ma e’ importante
valutare anche il dove e come siano realizzati gli impianti. E’
necessario poi rispettare le scelte dei territori, anche quelli
che dicono ‘no’: troppo spesso le decisioni sono prese lontano e
i cittadini scavalcati. Se ci sono progetti buoni, l’impresa si
prenda l’onere di spiegarne le ragioni”. Lo dice Samuele Segoni,
deputato di Alternativa Libera e membro della commissione
Ambiente, intervenendo al convegno della Rete Nazionale No Gesi
(Geotermia elettrica speculativa e inquinante) di oggi alla
Camera.
Segoni ha recentemente presentato un’interrogazione al
ministero dello Sviluppo Economico – spiega una nota – per sapere
quali siano le cause del ritardo nella definizione delle ‘Linee
Guida’ che permetterebbero l’affermazione di una filiera
geotermica sostenibile e pienamente compatibile con le
peculiarita’ socioeconomiche e ambientali del territorio.
Inoltre, ha chiesto che il ministero sfrutti questo ritardo per
pretendere in considerazione le proposte elaborate dai vari
portatori d’interesse.

UMBRIA. AMBIENTE, SINDACO CASTELGIORGIO: NO IMPIANTO GEOTERMIA
(DIRE) Roma, 5 nov. – Si paventa insomma un “alto rischio di
sismicita’, che nessun Sindaco puo’ accettare, considerando pure
che il nostro e’ un patrimonio architettonico non adeguato ai
canoni sismici moderni”, spiega il primo cittadino di Castel
Giorgio, “poi abbiamo il grande rischio dell’inquinamento delle
falde acquifere”.
Infatti, “l’Altopiano dell’Alfina, dove si trova Castel
Giorgio, un crocevia tra le province di Siena, Viterbo e Terni,
e’ una zona acquifera sensibile e forniamo l’acqua a tutto l’alto
orvietano- sottolinea Garbini- cosa piu’ importante, forniamo
acqua al lago di Bolsena, un punto di riferimento tursitico
strategico”.
L’inquinamento delle falde acquifere “crea difficolta’ gia’
ora nel viterbese, con la presenza di arsenico- conclude Garbini-
quindi per noi, andare a toccare queste formazioni gassose nel
territorio rischiando di inquinare con l’arsenico la gia’
precaria situazione delle falde acquifere, e’ una cosa
impossibile”.

AMBIENTE. NO UMBRIA A GEOTERMIA: C’È GIÀ ARSENICO VITERBO
PROTESTA ALLA CAMERA: “PERICOLI SISMICI E SU FALDE DI 3 PROVINCE”
(DIRE) Roma, 5 nov. – No all’impianto pilota geotermico a Castel
Giorgio, in Umbria. Una zona “crocevia tra le province di Siena,
Viterbo e Terni” che fornisce acqua al lago di Bolsena e la cui
attivita’, andando “a toccare formazioni gassose nel territorio”
rischierebbe “di inquinare con l’arsenico gia’ presente nel
viterbese la gia’ precaria situazione delle falde acquifere”. Con
la rete nazionale No Gesi, oggi in piazza a Roma per ribadire la
sua contrarieta’ alla proposta di costruzione di 10 nuovi
impianti pilota geotermoelettrici in Italia, c’e’ anche Andrea
Garbini, sindaco del comune umbro.
A Castel Giorgio “dovrebbe sorgere il primo impianto pilota
geotermico d’Italia. Stiamo combattendo da tre anni per evitare
la realizzazione di questo tipo di impianto perche’ secondo i
nostri tecnici ci sono una serie di problematiche alle quali non
abbiamo avuto risposta”, spiega il sindaco.
Tra i rischi denunciati, quelli sismici e idrogeologici. “Una
delle problematiche piu’ importanti e’ la sismicita’ che questo
tipo di impianti potrebbe creare- sottolinea Garbini- C’e’ poi un
problema di falde acquifere. Noi siamo sull’altopiano dell’Alfina
e siamo un territorio definito ‘sensibile acquifero’, cioe’ diamo
l’acqua a tutto il territorio dell’alto orvietano e siamo parte
degli affluenti del Lago di Bolsena. Questo impianto potrebbe
creare un aumento delle sostanze tossiche nell’acqua”.
Gli studi preliminari fatti per autorizzare i nuovi impianti
sono “superficiali” secondo il sindaco, che mette in dubbio
“l’affidabilita’ delle aziende” che “non parlano con il
territorio, ma vanno avanti a denunce”.
Si paventa insomma un “alto rischio di
sismicita’, che nessun Sindaco puo’ accettare, considerando pure
che il nostro e’ un patrimonio architettonico non adeguato ai
canoni sismici moderni”, spiega il primo cittadino di Castel
Giorgio, “poi abbiamo il grande rischio dell’inquinamento delle
falde acquifere”.
Infatti, “l’Altopiano dell’Alfina, dove si trova Castel
Giorgio, un crocevia tra le province di Siena, Viterbo e Terni,
e’ una zona acquifera sensibile e forniamo l’acqua a tutto l’alto
orvietano- sottolinea Garbini- cosa piu’ importante, forniamo
acqua al lago di Bolsena, un punto di riferimento tursitico
strategico”.
L’inquinamento delle falde acquifere “crea difficolta’ gia’
ora nel viterbese, con la presenza di arsenico- conclude Garbini-
quindi per noi, andare a toccare queste formazioni gassose nel
territorio rischiando di inquinare con l’arsenico la gia’
precaria situazione delle falde acquifere, e’ una cosa
impossibile”.

ENERGIA. CNR: GEOTERMIA PULITA, RISCHI RIDOTTI SE STUDI SONO CORRETTI
SCROCCA (IGAG CNR): CON NUOVI IMPIANTI NESSUN IMPATTO SIGNIFICATIVO
(DIRE) Roma, 5 nov. – “La geotermia e’ una fonte di energia
rinnovabile, che possiamo considerare pulita”. A dirlo e’ Davide
Scrocca, ricercatore dell’Istituto di geologia ambientale e
geoingegneria (Igag) del Cnr. Il tema e’ la possibilita’ di
produrre energia elettrica sfruttando il calore della Terra,
tecnologia geotermica che ha in Italia una storia di oltre un
secolo e che la vede ai primi posti in Europa per produzione.
“Noi abbiamo un problema di approvvigionamento energetico e
oggi dipendiamo dai combustibili fossili- prosegue Scrocca-
Dovremmo innanzitutto diminuire la quantita’ di energia che
consumiamo, poi sviluppare le fonti rinnovabili  e diminuire
l’utilizzo del carbone”. In questo scenario, “la geotermia
dovrebbe assumere un ruolo piu’ rilevante” perche’ “ha un pregio
indiscusso, rispetto anche alle altre fonti rinnovabili, una
capacita’ di produzione elevata e costante”, aggiunge.
Il rischio di inquinamento delle falde acquifere superficiali
“non esiste, se gli studi preliminari alla valutazione di impatto
ambientale vengono fatti con attenzione e accuratezza e se le
perforazioni dei pozzi vengono effettuate con le giuste
tecnologie” sostiene Scrocca, che spiega come la geotermia di
moderna generazione non dia alcun problema, “fatti salvi i rischi
imponderabili”.
E per quanto riguarda la sismicita’ indotta, “e’ un problema
che non va trascurato, non va minimizzato, ma neanche troppo
enfatizzato- aggiunge il ricercatore Igag Cnr- le perforazioni
possono provocare dei piccoli eventi sismici, neanche percepibili
dall’uomo. Potrebbero innescarsi fenomeni piu’ forti perforando
in prossimita’ delle faglie, ma questo va tipicamente studiato in
ogni caso nello specifico prima di costruire gli impianti”.
La geotermia e’ un’energia da fonte
rinnovabile, che trae dal vapore prodotto dalle acque meteoriche,
filtrate nel sottosuolo e riscaldate dal magma, l’energia
necessaria a far muovere una turbina che a sua volta produce
energia elettrica, la geotermia ha in passato dato problemi di
forti emissioni nell’atmosfera. E c’e’ chi contesta a questa
tecnologia anche il possibile inquinamento delle falde acquifere
superficiali e la stimolazione di terremoti. Per questo, la
proposta di costruire nuovi impianti in Italia ha creato dissenso
in parte dell’opinione pubblica.
“La produzione di energia geotermica e’ antica. Con il tempo
gli impianti si sono evoluti e oggi hanno un differente impatto
ambientale rispetto al passato- spiega ancora Davide Scrocca,
dell’Igag Cnr- i nuovi progetti  pilota non prevedono nessun
rilascio in atmosfera di gas incondensabili, grazie ad impianti
binari a reiniezione totale. Per questo si puo’ parlare della
geotermia come di un sistema sostenibile, che non produce alcun
impatto ambientale sensibile”.

…e per finire, Madamalamarchesa Enel:

ENERGIA. MONTEMAGGI (ENEL): STUDI DIMOSTRANO GEOTERMIA SOSTENIBILE
NO IMPATTO FALDE ACQUIFERE, NO TERREMOTI: C’E’ STRUMENTALIZZAZIONE
(DIRE) Roma, 5 nov. – “La geotermia produce benefici a tutto
tondo, dal punto di vista sia economico sia ambientale, anche
paragonata alle altre tecnologie rinnovabili. Inoltre, gli
investimenti ricadono direttamente sul territorio nazionale,
perche’ la filiera produttiva rimane tutta nel Paese”. Lo spiega
il Massimo Montemaggi, responsabile geotermia di Enel Green
Power, azienda leader mondiale nel settore geotermoelettrico, con
34 impianti in tre diverse province della Toscana – Pisa,
Grosseto e Siena – dove soddisfa il 30% dei consumi locali, oltre
a diversi progetti negli stati Uniti e in Cile.
La geotermia e’ una risposta alla necessita’ di diminuire le
emissioni e di puntare sulle fonti rinnovabili perche’ “la
risorsa e’ il calore del sottosuolo e questo e’ inesauribile,
almeno in epoche umane”, spiega Montemaggi. Ed e’ “una fonte
costante e pulita”, importante soprattutto in Italia perche’ e’
una delle poche risorse presenti sul territorio per produrre
energia.
A chi parla della geotermia come di una possibile fonte di
inquinamento delle falde acquifere superficiali, Montemaggi
risponde che “ci sono studi, documenti e misurazioni che
dimostrano come non ci sia nessun impatto sulle falde” e parla in
proposito di “grande strumentalizzazione”.
Ultimo punto contestato all’attivita’ geotermica e’ la
possibilita’ di indurre eventi sismici nei territori dove sono
collocati gli impianti. “Sono oltre 200 anni che avvengono
perforazioni, inizialmente per attivita’ chimica e solo poi per
la produzione di energia elettrica, e in questi due secoli non
c’e’ testimonianza di nessuna attivita’ sismica percepibile
dall’uomo indotta dall’attivita’ geotermica” conclude
Montemaggi.
I risultati positivi emergono innanzitutto
dai dati forniti da Enel. “Enel Green Power produce 5,8 miliardi
di kiloWattora e serve circa 2,5 milioni di abitanti, lo stesso
per cui servirebbero 1,4 milioni di tonnellate equivalenti di
petrolio, circa 38 petroliere di media stazza”, afferma Massimo
Montemaggi, il responsabile geotermia di Enel Green Power, che
sottolinea il grande risparmio dal punto di vista economico, ma
anche ambientale.
“Sul piano planetario, la produzione di energia con sistema
geotermico e’ a emissioni zero. Le emissioni degli impianti,
infatti, sono le stesse che produrrebbe naturalmente la Terra, ma
concentrate spazialmente- dice Montemaggi- a livello locale ci
puo’ essere problema per chi e’ vicino agli impianti, ma abbiamo
brevettato un sistema di abbattimento che supera il 95%. In ogni
caso, “il problema generato e’ olfattivo, perche’ si tratta di
emissioni sulfuree, ma non per la salute dei cittadini”, conclude.

5 novembre 2015, iniziativa della Rete nazionale NOGESI a Montecitorio. Tutti a Roma!

20151105_locandina_nogesi montecitorioAncora una giornata di iniziative e mobilitazione della Rete nazionale NOGESI (NO Geotermia Speculativa e Inquinante) il 5 novembre 2015 a Roma (clicca sull’immagine per vedere la locandina).
Una giornata che vedrà nella mattinata un Convegno durante il quale la Rete discuterà le sue proposte sulla geotermia, già inviate a Governo, Parlamento e Regioni interessate il 15 ottobre scorso, alla presenza di qualificati esperti ed esponenti delle forze politiche con i quali ci si confronterà nel merito; a seguire, nel pomeriggio, Presidio dei cittadini e comitati in piazza Montecitorio per ribadire la contrarietà dei territorio alla attuale geotermia speculativa ed inquinante.
PER DARE FORZA ALL’INIZIATIVA E’ IMPORTANTE LA MASSIMA PARTECIPAZIONE DELLE POPOLAZIONI COINVOLTE. TUTTI A ROMA IL 5 NOVEMBRE!!!
E’ possibile prenotarsi anche per partecipare al Convegno che si terrà all’interno della Camera dei Deputati; è necessario accreditarsi fornendo i propri dati (nome e cognome) all’indirizzo e-mail: nogesi@inventati.org entro improrogabilmente sabato 31 ottobre 2015 (per gli uomini è obbligatorio indossare la giacca).

Di seguito la lettera del 15 ottobre 2015 della Rete NOGESI con la quale si trasmette al Governo la Proposta sulla geotermia:

Egregio signor Presidente del Consiglio, egregi Ministri,

la vicenda dello sfruttamento geotermico, così come si sta sviluppando nel nostro paese, è foriera ogni giorno di più di estese opposizioni nei territori, spesso insensatamente prescelti dalle convenienze delle imprese messe in moto dalla liberalizzazione del Governo Berlusconi IV attraverso i D.Lgs.22/2010 e 28/2011 e che l’attuale Governo non ha trovato ancora il tempo di riformare. Con il risultato che le richieste di concessioni per la ricerca si sono moltiplicate in maniera incontrollata e -per citarne solo alcune- insistono in territori pregiati come la Val d’Orcia di Montenero (è di qualche settimana fa la rivolta di oltre 60 aziende del vino, dell’olio e del turismo contro tali insediamenti), la confinante Alfina umbra-laziale (uno dei territori più belli dell’Umbria, “luogo del cuore” del FAI), e da ultimo l’area napoletana dei Campi Flegrei (!). Solo sul territorio della Toscana si contano 31 permessi assegnati, mentre nel Lazio le istanze in corso sono 25.
Si tratta di richieste avanzate da imprese spesso senza comprovati precedenti in tecnologie così sofisticate, che aggiungono ulteriori preoccupazioni nelle popolazioni a quelle già legate alle trivellazioni in giacimenti idrotermali–necessariamente in territori vulcanici- sia in alta che in media entalpia (sismicità indotta, possibile contaminazione delle acque potabili, subsidenza -in merito alla quale la recente sentenza (18.05.2015) del Consiglio di Stato n. 02495/2015 ha affermato l’applicazione del principio di precauzione statuendo che anche una situazione di incertezza tale principio può essere sufficiente per l’adozione di misure preventive e che è onere probatorio esclusivo del proponente di fornire la prova di innocuità dell’intervento da realizzarsi- ecc.).

Del resto anche la decantata “rinnovabilità” dello sfruttamento geotermico storico dell’ENEL in Toscana (in particolare nei siti dell’Amiata) è sempre più contestata, sia perché le centrali immettono in atmosfera migliaia di tonnellate di inquinanti con caratteristiche tossicologiche rilevanti, nocive per la salute e per l’ambiente, sia perché la tecnologia “flash”– come sostengono gli esperti – da tempo non è, per usare un eufemismo, “la migliore al momento disponibile”. In merito allo studio epidemiologico prodotto dall’ARS Toscana, dalla Fondazione Monasterio e dal CNR di Pisa (2010) – pur se ancora oggi sono in corso approfondimenti sui risultati dello stesso- in ambito scientifico c’è consapevolezza che in questa area vi siano condizioni ambientali diverse e interagenti per gli effetti cumulativi di inquinanti nocivi per la salute delle persone. Né si può tacere al riguardo delle centinaia di milioni di euro per danni sanitari causati dalle sole emissioni di ammoniaca, precursore alla formazione di PM10 secondario, costi riconosciuti già nel 2005 dal CAFE (Clean Air For Europe) ed oggi evidenziati – e in notevole aumento –nel recente articolo del prof. Riccardo Basosi e dott. Mirko Bravi, comparso su “QualeEnergia” di giugno/luglio 2015 (vedi anche precedente pubblicazione degli stessi autori, ndr). Pertanto la geotermia flash dell’Amiata impone oggi una seria inchiesta da parte del Parlamento e dei Ministeri competenti MISE, MATTM e Sanità, non più rinviabile. Per la scrivente Rete Nazionale la vicenda Amiata assume da tempo la valenza della “madre di tutte le battaglie”, per cui un atteggiamento di disponibilità del Governo e del Parlamento sul punto verrebbe ben valutato dalla scrivente Rete Nazionale.
La stessa Regione Toscana- che pure nel passato ha sempre troppo acriticamente sostenuto la geotermia- di fronte a decine e decine di istanze pendenti di impianti geotermici, ha dovuto attivare una moratoria di 6 mesi per darsi nuove regole allo scopo di “non compromettere in modo irreversibile il territorio ed evitare rischi alla sostenibilità ambientale e socio-economica” con una neppure velata critica –da parte della Regione “geotermica per eccellenza” – al ritardo con cui lo Stato si sta muovendo nell’inserimento di regole cogenti circa la geotermia, lasciata in piena balia delle imprese. E le nuove regole che la Regione si sta dando partono dalla considerazione che debbano essere individuati i territori dei Comuni non idonei alla geotermia, ovvero le aree che, per il loro contesto socio-economico e per le strategie di sviluppo adottate dalle comunità residenti, devono essere escluse dalle autorizzazioni alla ricerca e realizzazione di impianti geotermici.

Le Commissioni parlamentari VIII° e X°, approvando – si noti, all’unanimità- la Risoluzione n. 8-00103 del 15.04.2015 sulla produzione di energia da impianti geotermici, hanno cercato- dopo un approfondito dibattito con i territori e le stesse aziende- di superare la scarsa affidabilità ed estesa impopolarità del piano geotermico attuale, con la sollecitazione al Governo di emanare “linee guida” di gestione del settore nelle “aree idonee” di cui alla richiesta “zonizzazione”, rilasciando le autorizzazioni per i progetti di impianti geotermici solo a seguito della loro emanazione e dietro valutazione dell’ impatto ambientale (VIA) che tenga conto, appunto, delle “nuove norme”.
Ripristinando così –nell’interesse del paese e come la Rete Nazionale sin dalla sua nascita aveva chiesto – la responsabilità precipua dello Stato nella individuazione delle aree idonee allo sfruttamento in sicurezza della geotermia e dei criteri generali di valutazione in merito alle principali componenti critiche relative a tale attività. E particolare importante è l’aver statuito nella Risoluzione che le relative autorizzazioni siano rilasciate –e ciò deve valere anche per i procedimenti in corso (Castel Giorgio, Montenero e tutti gli altri impianti in itinere di autorizzazione) – nel rispetto delle “nuove norme” che lo Stato definirà entro tempi certi.

E ora, dopo la approvazione della Risoluzione, il motivo conduttore- anche da chi la geotermia l’aveva accettata acriticamente- è che “la geotermia bisogna farla bene”. E’ innegabile che sia un vistoso passo avanti, se alle parole seguiranno- da parte del Governo- i fatti. Lo sfruttamento geotermico non può più procedere con la prevaricazione di gruppi economici che speculano privatizzando i profitti e lasciando sul territorio i costi economici, ambientali e sociali; deve pur esserci uno spazio di condivisione che porti ad una scelta ponderata della popolazione stessa coinvolta.
La scrivente Rete Nazionale, continuando il suo collaborativo confronto con il Governo, come è già avvenuto denunciando la “geotermia elettrica speculativa e inquinante” il 5 marzo del 2104 presso la Camera dei Deputati  presenta le sue proposte convinta più che mai che sia necessario ora nel settore un cambio di paradigma (non essendo quello attuale largamente condiviso dalla comunità scientifica).
Anzi un doppio cambio di paradigma: sperimentare nuove tecnologie geotermiche che siano capaci di non avere impatti significativi sui territori come la geotermia di “Terza Generazione” (Borehole Heat Exchangers -BHE) che estrae dal giacimento solo calore, attraverso circuiti a tubo chiuso, che non “muovono” in alcun modo i fluidi geotermici, assicurando così l’assoluta assenza di emissioni e di scorie. Una modalità capace in
sostanza di “tagliare la testa al toro” andando ad utilizzare il calore terrestre direttamente nel punto di disponibilità del sottosuolo, senza l’estrazione ed il trasporto di fluidi geotermici verso la superficie. Tale tecnologia si differenzia profondamente dalla, pur collaudata, tecnologia di “Prima Generazione” (Idrotermale) ove il contatto con i fluidi geotermici è indispensabile, e dalla Tecnologia sperimentale di “Seconda Generazione” (Hot Dry Rock) ove vi è ancora contatto diretto fra i fluidi iniettati dalla superficie e le rocce fratturate create in profondità per attivare lo scambio termico.
Insomma una geotermia che sia realizzabile in ogni luogo e non solo nelle aree idrotermali (e quindi potenzialmente sismiche del paese) – ampliando quindi la sua possibilità di sfruttamento – ma evitando le aree dedicate ad altre importanti vocazioni territoriali; per fare questo è essenziale che il Governo smetta di alimentare con gli incentivi la geotermia speculativa ed inquinante liberalizzata dal piano Berlusconi-Scajola. E nel contempo potenziare e sostenere la geotermia a “bassa entalpia”, questa sì, con incentivazioni- per il fondamentale contributo che può dare alla riduzione del fabbisogno energetico del patrimonio edilizio del paese.

E’ inoltre necessario avere una nuova politica per il settore energetico che riveda le politiche di sostegno al raggiungimento degli obiettivi energetico-ambientali della Strategia Europa 2020, a cominciare dall’eliminazione dei vistosi incentivi per i grandi impianti di sola produzione di elettricità, privilegiando invece gli investimenti sull’efficienza energetica e sulla produzione di calore, di cui siamo deficitari come Paese (in questo senso l’utilizzo massiccio della bassa entalpia può fare la differenza).
Pensiamo infine che le “nuove norme” dovrebbero–per l’efficacia della riforma stessa- assumere la forma del decreto legge o della legge e quindi sottoposte al vaglio delle competenti Commissioni parlamentari che le hanno richieste e/o del Parlamento, in modo che ad essere ridisegnata sia la normativa relativa all’intero settore geotermico.
Ma va contemporaneamente mantenuta –secondo la vigente legislazione sulle “energie rinnovabili” (D.M. 10.09.2010 “Linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”) -la possibilità per le Regioni di legiferare gli opportuni aspetti degli inserimenti degli impianti geotermici in termini di aree non idonee avuto riguardo alle caratteristiche socio-economiche ed ambientali dei territori. D’altro canto l’accettabilità dello sfruttamento geotermico da parte delle Regioni è problema rilevante visto che le autorizzazioni passano per le Regioni sia per gli impianti “regionali” che per quelli c.d. “pilota” in cui è necessario, per terminare l’iter autorizzativo, “l’intesa” con la Regione o le Regioni coinvolte.

20151105_programma_nogesi montecitorioLe proposte qui enunciate saranno presentate il 5 novembre 2105  (clicca sull’immagine a fianco per leggere il programma, ndr) all’interno di un Convegno e relativa Conferenza stampa presso la Camera dei Deputati con il sostegno, come è nostro costume, di importanti esperti e studiosi della materia e delle istanze istituzionali parlamentari e territoriali che in varie regioni del Paese mostrano la loro preoccupazione per l’attuale utilizzo della geotermia.
Siamo fiduciosi che molte delle nostre proposte possano fare parte dei prossimi impegni del Governo verso la Risoluzione parlamentare, in modo da pervenire alla codificazione di una nuova legislazione del settore. Che risolva il problema della scarsa credibilità dell’attuale piano geotermico del Governo, su cui il Parlamento ha sentito la necessità di intervenire: ignorare gli impegni assunti in Risoluzione porterà inevitabilmente allo scontro con le opinioni pubbliche locali, ad impianti affidati frettolosamente a società inesperte, ad un elevato rischio di incidenti e ad una conclusione che sarà: “o una geotermia fatta male o nessuna geotermia”. Questo noi cittadini e le istituzioni del nostro Paese non lo possono accettare.

Dobbiamo rimarcare purtroppo che non si apre sotto i migliori auspici di correttezza istituzionale da parte del Governo- e ciò può lasciare perplessi sulla vera volontà riformatrice dello stesso- la vicenda degli impianti pilota Castel Giorgio-Torre Alfina con la conferenza di servizi convocata in violazione palese dei punti 3 e 4 della Risoluzione parlamentare (che si ricorda impongono che il rilascio delle autorizzazioni per i progetti di impianti geotermici in itinere avvenga solo a seguito della emanazione delle “nuove norme” e dietro valutazione dell’ impatto ambientale (VIA) che tenga conto, appunto, delle stesse) nonostante le proteste contenute in numerose interrogazioni parlamentari (interrogazione a risposta in commissione 5-06259 (PD); interrogazione a risposta orale 3-01671(M5S), interrogazione a risposta scritta 4-10192 (AL ed altri).

Vittorio Fagioli – Portavoce Rete Nazionale NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante, in rappresentanza di associazioni e comitati di cittadini delle Regioni Umbria, Lazio, Toscana, Campania e Sardegna.

 

Nuova pubblicazione Basosi-Bravi su Bagnore 4: Marras, ci sei?

marras_davvero davveroConsiderato che il Consigliere regionale Marras ha aperto un ufficio a Grosseto per raccogliere le proposte dei cittadini, cogliamo l’occasione per segnalare una realtà che ci indigna, sgradevole per le tasche e per la salute, al punto che possiamo definirla una vera e propria truffa legalizzata a danno dei cittadini.

Si tratta dei consistenti contributi, pagati da tutti i consumatori come addizionale nelle bollette dell’energia elettrica, che debbono andare per legge ai produttori di energia pulita da fonti rinnovabili.

Un sacrificio necessario per combattere le emissioni climalteranti e nocive. Invece in Amiata questi contributi, nell’ordine di molti milioni di euro all’anno, vanno a chi produce elettricità inquinando più delle centrali a carbone e producendo un danno sanitario alla collettività nell’ordine di molti milioni di euro.

Chi sostiene questa tesi è uno dei più illustri scienziati italiani del settore, il prof. Riccardo Basosi, ordinario di Chimica Fisica e Delegato del Rettore l’Università di Siena per l’energia e l’alta tecnologia, che è stato nominato dal Governo italiano quale nostro rappresentante in ambito Europeo sia nel Comitato di Horizon 2020, Programma quadro della ricerca energetica europea per il periodo 2014-2020, che per diversi progetti europei di innovazione tecnologica. Tra l’altro, essendo anche membro del Comitato Tecnico Scientifico della Regione Toscana, per il consigliere Marras dovrebbe essere di facile consultazione.
Dopo aver pubblicato, insieme al ricercatore Mirko Bravi, in una delle più prestigiose rivista americane che le centrali geotermiche dell’Amiata emettono in atmosfera gas climalteranti e acidificanti 4,4 volte le centrali a carbone di pari potenza, il prof. Basosi, ancora con Mirko Bravi, nell’ultima sua pubblicazione “Geotermia d’impatto” sulla rivista QualEnergia del Giugno/Luglio 2015, aggiorna le analisi sul potenziale di tossicità per l’uomo delle centrali geotermiche amiatine, tenuto conto che le emissioni di ammoniaca di questi impianti contribuiscono in maniera rilevante alla formazione di particolato fine PM10 e PM2,5 di origine secondaria. Il costo per danni sanitari dovuti alle emissioni di ammoniaca in Amiata, valutato secondo studi della Unione Europea (Report CAFE) sono nell’ordine di milioni di euro.
Allora perché dobbiamo dare contributi a chi ci produce un danno sanitario consistente?
Siamo certi che il Consigliere regionale Marras non abbia altri interessi da difendere che quelli della collettività e che farà tutto il possibile per eliminare questa truffa legalizzata.
Verificheremo.

Forum Ambientalista Grosseto, aderente a SOS geotermia

Riportiamo un solo passo, invitandovi a leggerlo tutto:
“Riteniamo quindi anomalo che il nuovo impianto realizzato a Bagnore da 40 MW, inaugurato a fine 2014, non rispetti i limiti previsti dalla stessa Regione nella DGR 344, dato che la tecnologia utilizzata (flash + abbattitore) non è quanto di più tecnologicamente avanzato disponibile oggi dal punto di vista ambientale, ma probabilmente solo la scelta più conveniente dal punto di vista economico-finanziario.”

Dopo quasi tre anni di silenzio, Rossi risponde ai comitati su geotermia e “aree sacrificabili”

rossi_impegnato_tetteIl presidente della regione, e aspirante segretario PD, Rossi prende carta e penna solo dopo che i social network riprendono un comunicato dei comitati del febbraio 2013

 

 

 

Amiata. Che la montagna dell’Amiata, ma anche altre aree limitrofe nella Toscana meridionale, siano ritenute territori “da sacrificare” per le esigenze di uno sviluppo delle centrali geotermiche e non solo, è implicito negli atti di governo della giunta regionale del presidente Enrico Rossi, il quale respinge minacciosamente – anche a nome della giunta – la definizione che gli viene attribuita, suffragato, come spesso accade, da un triste dazebao del Pd di Abbadia San Salvatore e da qualche sparuto fan di facebook.

In alcune delibere di giunta, infatti, come nella 810 del 2012 (approvazione verbale della conferenza dei servizi del 4 settembre 2012) e nella 58 del 2013 (approvazione protocollo di intesa di Enel) si parla chiaramente, nel primo caso, di ricadute delle sostanze emesse dalle centrali di Bagnore 3 e Bagnore 4 “in aree quasi del tutto non abitate” e, nel secondo caso, si definiscono le aree geotermiche della Toscana costituite da “16 comuni con una popolazione di circa 43.000 persone, pari all’1,2% del totale dei residenti regionali”. Come dire, avanti tutta con i soffioni, tanto gli eventuali danni sono irrisori!
Già in occasione del nuovo protocollo di intesa con Enel del gennaio 2013 (non solo geotermia, ma anche centrali termoelettriche, a biomasse e inceneritori nelle aree geotermiche toscane) SOS Geotermia aveva sottolineato quale concetto hanno i nostri governanti rispetto a noi, popolazioni indigene. “Risiedono nei distretti solo l’1,2% degli abitanti totali della Toscana, possono essere sacrificati per il radioso progresso”, scriveva in una nota stampa il coordinamento dei movimenti per l’Amiata. Ma nessuna smentita, nessuna replica dal governatore Rossi, non ancora in odore di segretario nazionale Pd (si è candidato nei giorni scorsi).
Il concetto di area da svendere ricompare anche nelle domande dei cittadini a Rossi in visita a Abbadia San Salvatore il 7 giugno 2012: “Perché la Regione Toscana ha deciso di sacrificare l’Amiata allo sviluppo geotermico, svendendo il territorio prima che all’Enel e oggi alle numerose società che si fiondano sulle risorse energetiche esclusivamente per fini speculativi?”.
Senza poi dimenticare come Rossi liquida la pericolosità delle emissioni geotermiche sulla salute dei cittadini all’indomani della pubblicazione dello studio Ars. “I 43.000 abitanti di queste aree (compresa anche la zona geotermica a nord) hanno un livello di salute in linea con la Toscana, che ha un livello di salute tra i migliori al mondo” (La Repubblica, 6 febbraio 2011). Mentre nel novembre dello stesso anno la giunta regionale chiede un nuovo studio epidemiologico per chiarire i legami tra le troppe morti e malattie e gli impianti geotermici.
E, inoltre, che cosa è se non da territorio sacrificabile individuare tout court la discarica di Poggio La Billa per lo smaltimento di rifiuti speciali in arrivo dalla Calabria; oppure la “scelta” di lasciare questo territorio in una situazione di isolamento dal resto della Toscana e dell’Italia a causa di una viabilità da “sud del mondo”, con ponti crollati o disastrati, strade con frane, traffico deviato o rallentato e gravissimi rischi di rimanere del tutto privi di vie di comunicazione. E, ancora, che cosa è se non da zona sacrificabile non intervenire sul governo al fine di sbloccare il patto di stabilità che impedisce di utilizzare le risorse restanti (13 milioni di euro) per la bonifica mineraria di estrema urgenza per la salute e l’economia della zona. Oppure non sostenere la ripresa di una economia diffusa (agricoltura, commercio, artigianato e turismo) e molto altro ancora.

Per discutere di tutto ciò e perché il governatore Rossi non si limiti a pontificare e lanciare proclami da Firenze, lo invitiamo sull’Amiata per un incontro pubblico con i comitati, la cittadinanza e, soprattutto, con i giovani perché si informi su cosa “pensano” e cosa “sognano” i giovani di un territorio che è alla ricerca di una giusta valorizzazione e di un riscatto.

Altro che “buona geotermia”, Borgia sul convegno del Giga a Firenze. Per i comitati la moratoria è l’unica opzione, poi ne parliamo

20150320_convegno geotermia a colle_borgia

Il Prof.Andrea Borgia al precedente convegno di Colle Valdelsa il 20 marzo 2015

Borgia e la “buona geotermia”: esistono tecnologie migliori del “ciclo binario”. I BHE, per esempio!
Prima di proporre nuovi impianti si chiudano le centrali Enel e si blocchino le richieste in corso.

 

Amiata. Un esercizio di stile smaccatamente volto a incensare le posizioni favorevoli al proprio modello energetico di riferimento (la geotermia con gli impianti a ciclo binario) e a snobbare posizioni altre, più radicali e critiche, il report pubblicato sul sito web di Roggiolani & Co. (www.equologia.com) da Sauro Secci, componente del gruppo Giga (gruppo informale geotermia e ambiente), uno degli organizzatori dell’evento del 15 luglio a Firenze, presso il Consiglio Regionale della Toscana, avente per oggetto “La buona geotermia”.
Al tavolo scientifico, presieduto dal sindaco di Abbadia San Salvatore Fabrizio Tondi, è stato chiamato a relazionare anche il professor Andrea Borgia, indicato nel ruolo volutamente riduttivo di “voce dei comitati locali”.
“Ha fatto una panoramica dei grandi impatti anche sanitari sulla popolazione dell’area amiatina, di una modalità di utilizzazione della geotermia come quella fatta fino a oggi, assolutamente né rinnovabile, né tanto meno sostenibile”, ha sintetizzato Secci. Punto.
Per il resto, le oltre 40 slides, dove Borgia non solo metteva a nudo con drammatiche cifre le molteplici ricadute della geotermia flash sulle popolazioni e sull’ambiente amiatino, ma suggeriva anche di adottare tecnologie più nuove come i BHE (Borehole Heat EXchanger), che sfruttano direttamente il calore senza estrazione di fluidi né gas, sono state liquidate dallo stesso Secci con una emblematica e laconica “presentazione basata anche sulla evoluzione temporale dei fenomeni, corredata dalla evoluzione grafica di alcuni di questi”.
Omettendo, tanto per cominciare, i dati dello studio Ars sulla salute che sono stati elaborati da Borgia in modo da far comprendere immediatamente l’entità del problema: circa due morti in più al mese, cioè circa 800 morti in 33 anni, per soli 70 MWe prodotti, agghiaccianti percentuali di rischio di malattie respiratorie, tumore al sistema nervoso centrale, malattie polmonari cronico-ostruttive, insufficienza renale, tumore del sistema linfo-ematopoietico, dell’apparato digerente, tumore al fegato, malattie respiratorie acute, dell’apparato genito-urinario, leucemia, etc, sia nei maschi, sia nelle femmine, relativamente alle matrici acqua, aria e suolo in correlazione con gli inquinanti (acido solfidrico, mercurio, arsenico, boro) immessi nell’ambiente in buona misura dalle centrali geotermiche.
“Se la componente aria per le centrali a ciclo binario è certo meno importante (reiniezione nel sottosuolo dei fluidi geotermici), le componenti suolo e acqua potrebbero non essere inferiori” ha asserito Borgia “particolarmente se non vengono ripristinate le pressioni originarie dei serbatoi geotermici”.
Ha quindi nuovamente passato in rassegna i principali problemi della geotermia all’Amiata: è l’energia elettrica più inquinante al mondo (gode per altro dei certificati verdi, che noi tutti paghiamo in bolletta), impatta sulle falde acquifere, come hanno registrato negli ultimi anni gli andamenti dei piezometri, depauperando e inquinando l’acquifero, causa sismicità (con paesi antichi e non certo antisismici), eruzioni idrotermali (almeno tre, con morti di animali e danni ingenti), subsidenza (probabilmente almeno 2 metri negli ultimi 50 anni con i piloni di due ponti lungo Cassia praticamente collassati).

Non è forse giunto il momento di cambiare rotta? E, anche al tavolo fiorentino, Borgia ha rilanciato “la necessità di una moratoria immediata a questa geotermia”, per far ripressurizzare i campi geotermici e ricaricare la falda acquifera. Ha inoltre proposto di trasformare una centrale Enel (per esempio PC3) a ciclo binario per valutare con accuratezza sotto gli occhi di tutti gli impatti ambientali. E ha suggerito di sviluppare nuove tecnologie, rivalutando l’utilizzo diretto del calore, anche attraverso i BHE, il calore per sempre ad impatto praticamente ridottissimo.

Come comitati e come Rete nazionale NoGESI abbiamo rifiutato di partecipare all’incontro di Firenze proprio perchè riteniamo che agli organizzatori nulla interessi in merito all’ambiente e alla salute, preoccupati solo “vendere le loro pentole” delle centrali a ciclo binario.
Abbiamo sempre sostenuto, e lo ribadiamo, che prima di sederci a discutere su un eventuale futuro della geotermia in Amiata e in Toscana è necessaria una moratoria generale, fermando le attuali centrali in attività come pure i progetti delle “nuove” centrali a ciclo binario, sperimentali e non.

A volte ritornano… Lettera aperta dal monte Amiata a Cristicchi in occasione del suo spettacolo su David Lazzaretti

Cristicchi2“I nostri pigliavano la silicosi, gli altri pigliavano i miliardi.
Noi siamo stati l’apartheid, i negri tenuti in una condizione
di analfabetismo che forse ha finito col diventare la nostra ricchezza.
Guai se David Lazzaretti avesse avuto titoli di studio!
La forza primigenia, che lo teneva legato alle modalità stesse della plebe,
gli derivava proprio dal non essere passato attraverso
il filtraggio della cultura dominante.”
Ernesto Balducci, Il sogno di una cosa

Da molti anni abbiamo il piacere di annoverarla tra gli estimatori del monte Amiata, un territorio che presenta purtroppo anche problematicità causate dall’attività delle centrali geotermoelettriche dell’Enel, che lei già conosce.

La gente che abita e vive la montagna, che fu sacra agli antichi, ha vissuto nei secoli del lavoro delle proprie mani, della propria arte e dell’ingegno, spesso in condizioni difficili, cercando di non arrendersi alle leggi del potente, semmai a quelle della terra.

Sono anni però, purtroppo troppi, che la nostra montagna subisce attacchi e tentativi di speculazione che la stanno privando dei suoi beni più preziosi: acqua, aria pulita.
Lo sfruttamento geotermico a marchio Enel, e non solo, non ha portato alcun vantaggio all’ambiente e al turismo compromettendo uno tra i più bei paesaggi toscani.

Per noi, per il popolo che resiste e ama la sua terra, è inaccettabile che persone del suo calibro intellettuale e culturale mettano in scena uno spettacolo sul “PROFETA dell’Amiata”, facendosi sponsorizzare da chi questa montagna la sfrutta, la usa e non certo la difende. Lei così facendo rischia di apparire attore di equivoche operazioni di “ripulitura” dell’immagine che l’Enel continuamente tenta di fare nei territori geotermici .

Le scriviamo per chiederle di rinunciare alla sponsorizzazione o a qualunque aiuto di Enel Green Power, le chiediamo di sganciarsi da quella logica e di prendere una posizione chiara rispetto al problema della geotermia sull’Amiata. Noi, in quel caso, saremmo ben felici di applaudirla e di ringraziarla per la sua sensibilità e per il rispetto che mostrerebbe per le radici e la cultura dell’Amiata.

Nell’agosto del 2013, in occasione di un suo spettacolo a Santa Fiora intervenimmo e le spiegammo la situazione della nostra montagna, volantinammo e le lasciammo anche del materiale con dovizia di spiegazioni; in quell’occasione ha potuto verificare come ci sia un popolo amiatino per nulla contento che le centrali esistenti e quelle previste possano determinare danni alla salute e al territorio della nostra montagna.

Speravamo di averle dato modo di ripensare anche alle modalità con le quali presentarsi in Amiata, purtroppo quello che vediamo, nuovamente, è che Lei porta un nuovo spettacolo qui da noi con la solita sponsorizzazione dell’Enel, tanto più affrontando un tema delicato, e caro agli Amiatini, del santo e profeta Davide Lazzaretti che per questo popolo diede il suo sangue.

Monte Amiata, 4 agosto 2015

Sos Geotermia – Agorà CittadinanzAttiva Monticello Amiata – Comitato Difensori della Toscana – Comitato NO geotermia Valli dell’Albegna – Coordinamento Amiata a 5 stelle – Gruppo 5 stelle di Colle Val d’Elsa – Gruppo No Geotermia Seggiano – MaremmAttiva Pitigliano/Sorano – Rifondazione Comunista Santa Fiora/Amiata – Gruppo terrAmiata

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Replica Cristicchi:

Riguardo la presunta sponsorizzazione di Enel Green Power del mio spettacolo teatrale “Il Secondo Figlio di Dio”, qualcuno come al solito sembra aver sbagliato la misura, e mancato il bersaglio del proprio disappunto. A mio avviso, un evento culturale non puó diventare il luogo deputato a manifestare critiche o malumori, rischiando così di strumentalizzare un artista che semplicemente fa il suo mestiere con passione e dedizione. Non essendo io l’organizzatore dell’evento del 10 agosto, ma in quanto invitato dal Comune di Arcidosso e altre associazioni locali a portare il mio lavoro teatrale sul Monte Labbro, non posso che essere grato al Sindaco e a tutti quelli che si sono adoperati a titolo gratuito per realizzare l’evento. A quanto mi risulta, Enel Green Power NON rientra fra gli enti finanziatori, ma si è offerto di fornire gratuitamente agli organizzatori un gruppo elettrogeno idoneo per sostenere l’impianto audio/luci di cui lo spettacolo necessita. Che poi il tanto vituperato logo compaia sui manifesti dello spettacolo, non è mia diretta responsabilità, né del mio staff. Nonostante io reputi gli impianti sul territorio dell’Amiata uno scempio per il paesaggio, in quanto artista cerco di improvvisare solo sul palcoscenico, e non in ambiti che non mi competono quali la geotermia, l’oncologia o la scienza in generale. A me preme rendere omaggio a una figura importante come David Lazzaretti, e farlo nel migliore dei modi possibili, nel rispetto del pubblico che acquisterà il biglietto, e rendendomi veicolo di un messaggio ancora oggi attualissimo e a suo modo rivoluzionario. Invitando tutti gli amiatini a salire il 10 agosto al Monte Labbro, concludo dicendo che per il tanto contestato evento, personalmente non riceverò alcun cachet né da Enel, né da nessun altro ente o istituzione coinvolta, ma mi esibirò gratuitamente per amore di questa storia, e della terra che da anni mi accoglie e mi ospita.

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Risponde Sos Geotermia:

Cristicchi d’estate: Panzanelle, Panzane e Pansa

Cominciando dalle due panzane più grosse, ma riportate “furbescamente” da Cristicchi in modo che dopo potrà sempre dire che non l’aveva detto:
1. “… mi esibirò gratuitamente per amore di questa storia, e della terra che da anni mi accoglie e mi ospita…”; peccato che c’è un biglietto di ben 15 euro che coloro che “lo accolgono e ospitano” dovranno sborsare per lo spettacolo. Quindi delle due, una: o stai raccontando una panzana, oppure “sveglia” perchè qualcuno ti sta fregando i soldini.
2. “… Enel Green Power NON rientra fra gli enti finanziatori, ma si è offerto di fornire gratuitamente agli organizzatori un gruppo elettrogeno idoneo per sostenere l’impianto audio/luci…”; qual’è la differenza tra finanziare un evento per pagarci le spese, tra cui l’energia necessaria, e fornirlo “gratuitamente”?
Cioè, dovendo fare uno spettacolo, mettiamo occorrano 5.000 euro per l’energia elettrica, quindi lo “staff” dovrà aggiungere questa cifra ai costi da coprire con i biglietti e le sponsorizzazioni; se un benefattore si offre di fornire questa energia di fatto ha contribuito per 5.000 euro alle spese. Non ti torna? Problemi con la matematica, oltre che con la geotermia e l’oncologia?
E poi il logo è ben visibile sul manifesto (e vorremmo vedere che l’Enel altrimenti sganciava i soldini…) tra gli sponsor; se poi tu non l’avevi visto (agli artisti può sfuggire, hanno ben altro a cui pensare) ed hai uno “staff” che non riesce neanche a curare l’immagine è il caso di mandarli a casa, anche perchè l’Enel è quella stessa che, in accordo con tutte le amministrazioni interessate, ha realizzato quegli impianti che tu stesso definisci “…uno scempio per il paesaggio…”.

Dici “…Nonostante io reputi gli impianti sul territorio dell’Amiata uno scempio per il paesaggio, in quanto artista cerco di improvvisare solo sul palcoscenico, e non in ambiti che non mi competono quali la geotermia, l’oncologia o la scienza in generale. A me preme rendere omaggio a una figura importante come David Lazzaretti, e farlo nel migliore dei modi possibili, nel rispetto del pubblico che acquisterà il biglietto, e rendendomi veicolo di un messaggio ancora oggi attualissimo e a suo modo rivoluzionario…”; beh, vedi, forse sarebbe stato meglio che dopo il nostro incontro del 2013 a Santa Fiora avessi approfondito un pochino la questione geotermia, salute, acqua, aria e paesaggio in Amiata perchè i dati dell’Ars certificano che in Amiata ci sono 2 morti in più al mese che, in 33 anni, fanno circa 800 morti in più della media, morti senza che la scienza ancora abbia scoperto le cause. Una tragedia al pari di altre come Taranto o la terra dei fuochi, ma di cui nessuno VUOLE parlare.
Ma forse questi temi sono qui, sotto i tuoi piedi, e succedono oggi ed evidentemente ci sono artisti che preferisco intervenire solo su argomento lontani nel tempo e/o nello spazio; se appartieni a questa schiera il tuo “omaggio a una figura importante come David Lazzaretti” più che veicolare il suo “messaggio ancora oggi attualissimo e a suo modo rivoluzionario” finisce per diventare la pietra tombale per dimenticare chi, come Lazzaretti e padre Balducci, questa terra l’ha sempre difesa.
Sulla funzione dell’artista e dell’intellettuale ognuno può pensarla come vuole, ma a noi piacciono quelli che si sporcano le mani e si mettono in gioco e non piacciono affatto quelli che si chiamano fuori o, peggio, sono funzionali e accondiscendenti ai poteri, politici ed economici, anche quando questi sono causa di tragedie. …O si fanno strumento di revisionismi e oblio della storia. Per capirci, di Pansa ce ne basta uno.

E’ peraltro singolare che su facebook ci sia la tua risposta, ma non la “lettera aperta” e che possano commentarla solo quelli che la sostengono e le fanno gli elogi, contro quei criticoni di mestiere… furbetto, eh?

Ti lasciamo i versi di De Andrè, un artista vero, che venticinque anni fa già aveva denunciato i giochini dell’artista snob.

“Voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio
coi pianoforti a tracolla vestiti da Pinocchio
voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti
per l’Amazzonia e per la pecunia
nei palastilisti e dai padri Maristi
voi avevate voci potenti
lingue allenate a battere il tamburo
voi avevate voci potenti
adatte per il vaffanculo”

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Poi il Cristicchi va fuori di matto su facebook, rivelandosi:

20150806_cristicchi vs concetta

Buccia di banana per l’ex assessore regionale Bramerini che nel 2010 si confrontava coi cittadini a suon di querele. Legittime le critiche dei comitati

bananapeelPer il Giudice di Pace di Firenze c’è difetto di autorizzazione nella querela presentata dall’ex-assessore regionale Bramerini per il tramite dell’avvocatura regionale. Per il Pubblico Ministero “il fatto non costituisce reato. Critica accesa, ma non lesiva di interessi”. Chi pagherà le spese?

Grosso scivolone della Regione Toscana e, nello specifico, dell’ex assessore all’Ambiente e all’Energia Annarita Bramerini, che nel dicembre 2010 denunciava per diffamazione quattro attivisti antigeotermici del monte Amiata, colpevoli di avere “offeso la sua dignità e onorabilità” con l’invio di mail di critica della geotermia amiatina e dell’operato della Regione, in vista del rilascio della VIA relativa al Piano di riassetto di Piancastagnaio.

Ebbene, il Giudice di Pace di Firenze, dottor Virzì, nella prima udienza di mercoledì 22 luglio, ha accolto l’eccezione processuale presentata dal difensore dei quattro “incriminati”, avvocato Beatrice Pammolli, ritenendo che la Bramerini, avendo presentato querela nella veste di assessore all’Ambiente (e “non in proprio” come si legge testualmente nella denuncia), avrebbe dovuto essere autorizzata dalla giunta regionale, organismo di cui faceva parte in quel momento! Da ciò deriverebbe un difetto di legittimazione alla presentazione di tale atto e quindi l’invalidità della querela dell’assessore, peraltro presentata utilizzando il patrocinio dell’avvocatura regionale costituita da ben due avvocati (quando il codice di procedura ne prevede solo uno), e quindi il venir meno della condizione di procedibilità, ragion per cui il Giudice ha pronunciato sentenza di non luogo a procedere per difetto di querela.
Ma non solo: il Pubblico Ministero, entrato direttamente nel merito della denuncia, accogliendo di fatto le tesi che la difesa aveva già esposto anche nei propri precedenti atti difensivi, ha affermato che “il fatto non costituisce reato, trattandosi di una critica, seppur accesa, non lesiva di interessi”. Ed ha aggiunto come la mail incriminata, con i suoi toni – seppur forti – rappresenti la “manifestazione di una opposta visione, critica, ma non lesiva della dignità altrui”, nemmeno di un personaggio pubblico, come l’assessore Bramerini, che per un fatto del genere ha addirittura “scomodato due avvocati della avvocatura regionale”. Il tutto in un’ aula, dove si celebravano anche altre udienze e nella quale serpeggiava un certo fastidio per un uso “disinvolto” e forse improprio degli organi della magistratura e dell’avvocatura pubblica, per questioni di questo tipo.

La Bramerini, forse convinta di aver fatto la cosa giusta querelando chi critica la geotermia in Amiata (atteggiamento questo che è apparso, per il contesto e le modalità, sin da subito uno strumento di coercizione e repressione della democrazia e che è stato prontamente criticato da importanti esponenti del mondo delle associazioni ambientali, di volontariato ed anche istituzionali), la mattina dell’udienza si è addirittura costituita parte civile – ma senza presenziare personalmente – per il tramite dei due avvocati della Regione che avevano autenticato la querela (circostanza contestata dalla difesa e rilevata dal Giudice stesso, visto che la parte civile può stare in giudizio con la presenza di un solo avvocato) ed ha chiesto un risarcimento pari a 20.000 euro da devolvere ad associazioni di volontariato! Male per lei, perché i due avvocati della Regione, forse pretenderanno pure di essere pagati da qualcuno e, stando all’esito del giudizio, quel qualcuno non possono certo essere i cittadini toscani né tanto meno i querelati, che dovranno invece essere risarciti per le spese ingiustamente sostenute per la propria difesa. Confidiamo nel fatto che la Magistratura contabile prenda atto di questa situazione e rimetta il conto a chi di dovere!

Se qualcuno pensava di tacitare i comitati e i cittadini dell’Amiata, sia in questo caso come anche negli altri giudizi che ancora pendono dinnanzi ad altri organismi della Magistratura, si sbagliano di grosso. La lotta per la difesa della salute e della nostra terra non si fa comprare né intimorire. E con essa la lotta contro gli evidenti sprechi, costituita da quello che ci è sembrato un uso non proprio degli apparati regionali.

A proposito del nuovo studio epidemiologico in Amiata

trivelle non ne vedoMeglio tardi che mai, ma chiediamo massima trasparenza e indipendenza, evitando palesi “conflitti di interessi”

 
L’Azienda Usl 9 di Grosseto, insieme all’USL 7 di Siena, che insieme si sarebbero dovute attivare da diversi anni per proporre rimedi efficaci alla drammatica condizione sanitaria emersa ufficialmente nel 2010 nei comuni geotermici dell’Amiata, hanno nel mese scorso sottoscritto un Protocollo d’Intesa con l’Agenzia Regionale di Sanità (ARS) e con l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambientale della Toscana (ARPAT) per la realizzazione di un nuovo e più dettagliato studio epidemiologico sulla salute e sulle condizioni di vita della popolazione residente nell’area geotermica amiatina. Meglio tardi che mai, potremmo dire, considerato che i dati emersi con il primo studio effettuato nel 2010 hanno certificato un +13% di mortalità, rispetto a quella attesa per gli uomini, e che per ben 54 patologie, molte delle quali mortali, è stato certificato che sono in eccesso statisticamente significativo, certamente collegate a concentrazioni misurate e crescenti di Mercurio, Arsenico, Acido solfidrico, emessi in quantità considerevole anche dalle centrali geotermoelettriche dell’Enel.

Peccato però che per portare a termine il nuovo studio le due AUSL si siano rivolte alle due Agenzie, ARS e ARPAT, che insieme alla Giunta regionale di Rossi, sono in evidente conflitto di interesse, considerato che hanno sempre ritenuto quei dati del 2010 “rassicuranti”, non meritevoli di azioni di prevenzione o di precauzione e comunque sicuramente non collegabili alle emissioni di Mercurio, Arsenico, Acido solfidrico prodotte dalle centrali Enel al punto che, tutti insieme, nel frattempo hanno autorizzato l’Enel a costruire nuove e più potenti centrali in Amiata, certificando una realtà molto diversa da quella emergente dai dati sanitari.

Inoltre, una volta smascherato il loro tentativo di diluire i risultati dell’Amiata con quelli di popolazioni di Larderello, Pomarance, Monterotondo, diversamente esposte agli inquinanti e, pertanto, con dati meno preoccupanti, nessuno di lor signori in tutti questi anni ha saputo individuare la causa di tali eccessi di mortalità, dimostrando la massima inefficacia e inefficienza nella difesa dell’Ambiente e della Salute della popolazione.

Pertanto, ci auguriamo che i medici che vivono e lavorano sul territorio amiatino sappiano recuperare indipendenza ed efficacia nel loro prezioso lavoro, onorando il ruolo etico della professione medica.

Geotermia vecchia e nuova sotto la lente dei giornali

Grafico di Pierpaolo Balani a corredo dell'articolo de Il Fatto Quotidiano

Grafico di Pierpaolo Balani a corredo dell’articolo de Il Fatto Quotidiano

La stampa si accorge finalmente che la geotermia può essere un problema e che può nascondere, oltre ai problemi sanitari/ambientali, anche la speculazione sugli incentivi; cose che diciamo ormai da anni, ma che oggi sono alla ribalta nazionale, anche grazie ad onesti giornalisti, come nel caso di Veronica Ulivieri su La Stampa del 31 marzo e 3 aprile us, di Virginia Della Sala su Il Fatto Quotidiano dell’8 aprile us e di Francesca Ferri de Il Tirreno del 12 aprile us.
Riproponiamo i tre articoli di seguito:

Geotermia sul monte Amiata: va davvero tutto bene?
di
Veronica Ulivieri
Antico vulcano, poi sito di estrazione di mercurio e, dagli anni Sessanta, monte dell’energia geotermica. Mentre sull’Amiata (Toscana meridionale) stava entrando in funzione la nuova centrale geotermica di Bagnore 4, nei mesi scorsi si è riaccesa la polemica sugli impatti ambientali e sanitari dello sfruttamento dell’energia della terra nell’area. Da una parte ci sono i comitati riuniti nel coordinamento SOS Geotermia, dall’altra Enel Green Power, cui fanno capo tutte le centrali attive nel territorio. E ci sono un ricorso dei comitati al Consiglio di stato e un’interpellanza alla Camera presentata a dicembre 2013 dai deputati Adriano Zaccagnini, Serena Pellegrino (entrambi SEL) e Alberto Zolezzi (M5S).
L’industria geotermica sull’appennino della Toscana meridionale – cinque oggi gli impianti attivi, due a Bagnore, nel comune di Santa Fiora, e tre a Piancastagnaio – produce dagli anni Sessanta energia, occupazione, compensazioni ambientali per gli enti locali. A cui si aggiunge, però, secondo il Coordinamento SOS Geotermia, «un alto prezzo da pagare sul piano ambientale e della salute, in un territorio già segnato dalle emissioni delle miniere di mercurio, dismesse una quarantina di anni fa».
Inquinanti atmosferici
Per esplorare i diversi nodi della discussione, si può partire dalla qualità dell’aria.
Le emissioni geotermiche, spiega uno studio accademico realizzato tra il 2009 e il 2013 , «sono composte per lo più da anidride carbonica (85,4%), idrogeno solforato (1-2%) e metano (0,4%). In misura minore vengono emessi anche azoto, idrogeno, ammoniaca, acido borico, radon, gas rari ed elementi in tracce in forme volatili, come mercurio, arsenico e antimonio». La ricerca è stata condotta dagli scienziati di CNR, università di Pisa e fondazione Monasterio su richiesta della Regione Toscana, con lo scopo di valutare lo stato di salute della popolazione delle aree geotermiche.
Per ridurre la concentrazione in atmosfera di idrogeno solforato e mercurio, EGP ha brevettato la tecnologia AMIS, che però non agisce su CO2, metano e altri inquinanti: «Gli impianti AMIS hanno un’efficienza di abbattimento superiore al 90%. Sono già presenti nella quasi totalità delle 34 centrali geotermiche toscane – entro il primo trimestre del 2015 sarà installato anche nelle ultime sei centrali che ne sono prive – e costituiscono un’innovazione tecnologica e un’eccellenza a livello mondiale. A Bagnore 4 è prevista anche l’installazione di un impianto per l’abbattimento delle emissioni di ammoniaca, con un’efficienza anche in questo caso di oltre il 90%», spiega Massimo Montemaggi, responsabile Geotermia di Enel Green Power.
Secondo un altro studio accademico del 2013 però, nonostante gli sforzi dell’azienda, «l’elettricità da impianti geotermici nell’area del monte Amiata non può essere considerata “carbon free” come sostenuto fino ad oggi»: per le caratteristiche dei fluidi geotermici e del sottosuolo dell’area, avrebbe cioè un impatto ecologico da considerare. La ricerca, realizzata da Riccardo Basosi, docente di Chimica dell’università di Siena con un curriculum internazionale, insieme a Mirko Bravi, allora ricercatore dell’università di Pisa, ha preso in esame l’impatto sull’atmosfera della produzione di elettricità con centrali geotermiche sul monte Amiata, messe a confronto con impianti alimentati con fonti fossili. «Nonostante il Potenziale di tossicità umana non fornisca valori preoccupanti» scrivono i due scienziati, «le emissioni di gas serra sono in alcuni casi generalmente più alte di quelle generate da impianti a gas naturale e per alcune campionature non molto distanti dai valori delle centrali a carbone».
Le acque
Oltre che sulla qualità dell’aria, le polemiche si concentrano anche sulle risorse idriche. L’Amiata è un monte ricchissimo di corsi d’acqua: al centro delle discussioni c’è l’esistenza o meno di un collegamento tra le falde acquifere di superficie e i serbatoi geotermici in profondità. Legame da cui, secondo i comitati e alcuni studiosi, deriverebbe una riduzione della portata e una contaminazione delle acque che alimentano gli acquedotti. Per EGP non si può parlare di interazioni: «Si tratta di bacini che distano migliaia di metri l’uno dall’altro. Gli stessi studi commissionati dalla Regione Toscana alle università di Siena del 2008 e di Firenze del 2010 e al CNR confermano che non c’è connessione tra i due sistemi. Anche i dati del gestore idrico, l’Acquedotto del Fiora, dimostrano che le portate misurate hanno un andamento ciclico, dovuto esclusivamente alla diversa piovosità e nevosità registrate negli anni; dal 1990 ad oggi la media della portata è rimasta la stessa», aggiunge Montemaggi. Secondo Andrea Borgia, docente di Geotermia all’università di Milano e ricercatore presso il Lawrence National Laboratory di Berkeley, negli Stati Uniti, invece, «i due bacini sono strettamente collegati: riducendo la pressione del campo geotermico in profondità, dall’acquifero superficiale si richiama acqua verso il basso, che venendo in contatto con le rocce calde del campo si vaporizza. I gas incondensabili, tra cui gli inquinanti acido solfidrico (ossia idrogeno solforato, ndr), mercurio e arsenico, risalendo contaminando poi le falde superficiali. Ogni centrale consuma dalle 200 alle 600 tonnellate di acqua potabile all’ora, che, entrando nel sistema idrotermale in profondità, si contamina».

L’Amiata, Toscana meridionale, è una delle più grandi aree di produzione dell’energia geotermica in Italia. Oggi le centrali che sfruttano il calore della terra sono cinque, per un totale di 120 MW di potenza installata. L’entrata in funzione dell’ultimo impianto, Bagnore 4, inaugurato da Enel Green Power a fine 2014, ha fatto crescere molte polemiche mai sopite, contrapponendo i comitati riuniti nel coordinamento SOS Geotermia all’azienda. Nella prima parte dell’inchiesta abbiamo raccontato le diverse posizioni di Enel Green Power, cittadini e ricercatori riguardo gli impatti su aria e acqua legati allo sfruttamento dell’energia della terra. In questa seconda parte ci concentriamo invece sui temi della salute, della sicurezza e della tecnologia.
Geotermia e salute
Un eccesso di decessi del 13% per i maschi nell’area amiatina che «risente della mortalità per malattie respiratorie, per alcuni tipi di tumore, tra cui quello dello stomaco, e per malattie infettive». Intorno a questo dato, frutto dello studio in due parti condotto dai ricercatori di CNR, università di Pisa e fondazione Monasterio tra il 2009 e il 2013 su richiesta della Regione Toscana, si coagulano molte delle preoccupazioni dei comitati e le rassicurazioni dell’azienda.
La relazione finale della ricerca lancia un messaggio tranquillizzante, definendo il quadro epidemiologico nell’area geotermica – che però viene considerata qui nella sua interezza, sommando i dati nell’area Nord con quelli relativi all’Amiata – «rassicurante perché simile a quello dei comuni limitrofi non geotermici ed a quello regionale». Gli scienziati però ammettono che «l’analisi di correlazione tra dati ambientali e sanitari, sebbene di limitato valore a causa del tipo di dati disponibili, segnala una correlazione tra mercurio e acido solfidrico nell’aria e malattie respiratorie che non deve essere trascurata, mentre le relazioni riscontrate tra boro ed alcune patologie sono suggestive ma richiedono valutazioni più specifiche».
Roberto Barocci, coordinatore di SOS Geotermia, cita l’allegato 6 della prima parte della ricerca, che «individua 54 relazioni statisticamente rilevanti tra concentrazione degli inquinanti, patologie e decessi. Secondo noi è molto probabile che le centrali concorrano, insieme ad altre fonti di inquinamento, a generare le emissioni. Allo stesso tempo, lo studio sugli stili di vita partito dopo questa ricerca ha evidenziato che non ci sono differenze tra i comuni dell’area geotermica amiatina e quelli limitrofi». E se è vero che i rilevamenti ARPAT restituiscono spesso concentrazioni entro i limiti OMS, Valerio Gennaro, epidemiologo dell’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova, fa notare che «questi inquinanti sono comunque noti per la loro pericolosità, da soli e in sinergia tra loro. Fenomeno, quest’ultimo, che non è stato segnalato nello studio. Inoltre, bisognerebbe precisare maggiormente le specifiche popolazioni e le fasce di età interessate dagli eccessi di mortalità: è inutile allarmare con un dato medio la popolazione che non è in emergenza, ma nel contempo è necessario individuare precocemente la popolazione inquinata che può essere in emergenza sanitaria». Massimo Montemaggi, responsabile Geotermia di Enel Green Power, risponde spiegando che la ricerca «dichiara che “i risultati sono ancora in linea con l’ipotesi che le emissioni geotermiche abbiano un ruolo del tutto marginale o assente negli eccessi delle malattie”. Questa tesi è, peraltro, confermata dalla constatazione che “gran parte delle debolezze del profilo di salute dell’area sud riguardano solo i maschi”, per cui la causa non può riguardare l’inquinamento ambientale perché altrimenti avrebbe dovuto interessare entrambi i sessi».
Terremoti e tecnologie
Accanto alla salute, c’è il capitolo legato all’esistenza o meno di un legame tra scosse sismiche di piccola e media entità e sfruttamento dell’energia geotermica. «Molti studi dimostrano che esiste una correlazione tra sfruttamento dell’energia geotermica e sismicità. Le scosse sono causate soprattutto dalle attività di reiniezione dei fluidi in profondità dopo il loro utilizzo in centrale. Questi fluidi aumentando la pressione di poro facilitano lo scivolamento delle faglie», spiega Andrea Borgia, docente di Geotermia all’università di Milano e ricercatore presso il Lawrence National Laboratory di Berkeley, negli Stati Uniti. Per Montemaggi, «la correlazione è con il tipo di suolo, non con la geotermia. EGP ha una rete di monitoraggio microsismica, con la quale controlliamo le aree: quelli che vengono registrati sono valori microsismici sotto i 2 gradi scala Mercalli, dati tipici delle zone vulcaniche come quella dell’Amiata, presenti anche molto prima dell’intervento di Enel».
Infine la tecnologia: la scelta del sistema di sfruttamento dell’energia della terra, secondo i comitati e alcuni ricercatori, si ripercuote sugli effetti ambientali. Nel loro studio accademico del 2013, Riccardo Basosi, docente di Chimica all’università di Siena con un curriculum internazionale, e Mirko Bravi, ex ricercatore dell’ateneo pisano, sostengono che la sostituzione dell’attuale tecnologia “flash” con una a ciclo chiuso (il così detto “sistema binario”), permetterebbe di «rendere gli impianti geotermici del Monte Amiata “carbon free” e sostenibili dal punto di vista ambientale». Tesi sostenuta anche da Borgia: «Gli impianti a ciclo binario, anche se più costosi e meno efficienti, non hanno impatti sulla qualità dell’aria e, se ben dimensionati, possono avere impatto minimo sugli acquiferi superficiali». Montemaggi respinge questa teoria: «La critica che ci viene fatta si basa sulla non conoscenza del problema tecnico e tecnologico. La scelta della soluzione impiantistica è guidata dal tipo di fluido geotermico: in campi ad alta temperatura e con significativo contenuto di gas, è d’obbligo l’utilizzo di impianti a vapori di flash, mentre nelle medie entalpie è di norma più opportuno l’utilizzo di processi a ciclo binario». Dagli scienziati, però, arriva l’invito a tentare: «In Paesi come le Hawaii e la Nuova Zelanda sono in funzione impianti a ciclo binario anche con fluidi ad alta entalpia», dice Bravi. Anche in Italia, secondo l’esperto, le difficoltà «possono essere superate puntando su investimenti in ricerca e sviluppo per l’implementazione di queste tecnologie, tenendo conto delle caratteristiche sito-specifiche dei fluidi geotermici. I soggetti che appaiono come i naturali promotori di questa ricerca sono proprio le aziende che lavorano con la risorsa geotermica in Italia, poiché possiedono già know how, risorse e conoscenza del territorio».

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Geotermia, Bolletta Salata per l’Energia che non ha Mercato
Sono dieci le centrali pilota in Italia che producono quantità risibili ma legate a un giro di 5 miliardi l’anno di incentivi. In ballo, i soliti noti.
Nell’affare si ritrovano Sorgenia, Saras o Gruppo Maccaferri, ma emergono anche strutture con sede in Liechtenstein. La protesta dei comitati territoriali
di Virginia Della Sala

A San Gallo, cittadina svizzera che è patrimonio dell’Unesco, da due anni si chiedono cosa fare di un foro profondo quattromila metri, realizzato per una centrale geotermica. Hanno scavato per sfruttare il calore dell’acqua calda e produrre energia. I lavori, costati circa 80 milioni di franchi, sono stati bloccati perché la perforazione ha provocato un terremoto di magnitudo 3,5 e la fuoriuscita di gas.
Non esistono, infatti, dati certi e scientifici sulla sicurezza dei procedimenti per l’estrazione di energia geotermica né sul loro impatto ambientale. Nel 2012, ad esempio, in un’area di 400 chilometri quadrati attorno all’epicentro del terremoto in Emilia Romagna (13,2 miliardi di euro di danni e 27 vittime) c’erano diverse concessioni di ricerca e sfruttamento per idrocarburi. L’anno scorso, la commissione scientifica Ichese, costituita per decreto dal capo della Protezione civile, Franco Gabrielli ha concluso che “non si può escludere” che il terremoto sia stato “innescato” da attività antropica legata a uno dei siti, quello di Mirandola . La variazione di volume dei fluidi estratti e poi reintrodotti nel terreno, si legge nel rapporto, potrebbe aver anticipato un sisma già pronto ma che, magari, avrebbe potuto scatenarsi in un altro momento. Tipo tra cent’anni.
Gli impianti: dove sono e di chi sono Fino a cinque anni fa, le uniche centrali geotermiche in Italia appartenevano all’Enel, in Toscana, sul monte Amiata e a Lardarello . Poi gli incentivi statali hanno cominciato a spostare su questa tecnologia l’interesse di parecchi imprenditori, soprattutto perché il mercato di altre rinnovabili –ad esempio il fotovoltaico – è ormai saturo. Secondo i dati del ministero dello Sviluppo economico (Mise) più di cento aziende hanno chiesto di poter scavare per cercare fonti geotermiche o per creare centrali. Dal 2010, il settore è stato liberalizzato e oggi, per le aziende, ci sono due tipi di permessi.
Il primo: le autorizzazioni delle Regioni per la cosiddetta geotermia tradizionale, che ha tre fasi di ricerca e tre diversi permessi prima di arrivare al rilascio della Valutazione di impatto ambientale (Via). I costi sono alti, gli investimenti pari a decine di milioni di euro.
Il secondo: l’autorizzazione per le dieci centrali di geotermia pilota previste dal governo per una produzione totale di 50 Megawatt. È il jack-pot: basta un’unica autorizzazione, concessa da Mise e ministero dell’Ambiente d’intesa con la regione, e via con la centrale.
Nell’elenco di chi ha chiesto o già strappato una concessione ci sono nomi ricorrenti e, spesso, sanno di centrosinistra: c’è Sorgenia fondata dalla Cir dei De Benedetti e ora in mano alle banche; Exergy del gruppo Maccaferri (grandi finanziatori della politica con una passione per i democratici e, da ultimo, Matteo Renzi); un paio di controllate della Graziella Green Power dell’im – prenditore aretino Gianni Gori (una delle quali diretta dall’ex sottosegretario all’Agricoltura dei Verdi Stefano Boco). Ci sono gli italo-canadesi di K.R. Energy e pure Saras della famiglia Moratti.
Ad agosto 2014 è stata poi creata Rete geotermica, associazione di cui fanno parte quindici aziende italiane, la maggior parte di quelle interessate alla geotermia: presidente è Gianni Gori, patron del Gruppo Graziella, conosciuto per la produzione di gioielli, che da anni è entrato nel mercato dell’energia verde col nome di Graziella Green Power e ha in programma nel prossimo quinquennio la creazione di venti centrali con investimenti tra 150 e i 300 milioni di euro. Come si vede, in ballo ci sono forti interessi economici, per quanto “green”. Le richieste di impiantare centrali, ad oggi, sono quasi tutte concentrate nell’Italia centrale e in Sardegna. Insieme alle autorizzazioni o ai progetti sono arrivati anche i comitati per bloccare la sperimentazione: in giro per la penisola ce ne sono 46.
Secondo Vittorio Fagioli, per 35 anni funzionario Enel, oggi portavoce della rete Nogesi che riunisce i comitati contro la geotermia speculativa e inquinante, il problema vero sono gli incentivi altissimi concessi alle “energie rinnovabili”, tra cui la geotermia: “Le centrali regionali ricevono il doppio del costo dell’ener – gia elettrica prodotta; gli impianti pilota cinque volte il costo dell’energia. Parliamo di 200 euro circa a Mw/h: per un impianto si spendono 30 milioni di euro e in 20 anni se ne incassano ben 250. Il tutto per produrre una quantità ridicola di energia. Questi impianti hanno un rendimento dell’8 per cento: si immette 100 di calore e si produce 8 di elettricità”. Contributi altissimi per dosi piccolissime.
D’altra parte non c’è bisogno di avere un mercato: il guadagno è garantito. E chi paga gli incentivi? Gli italiani, in bolletta, visto che le rinnovabili fanno parte della voce A3 del conteggio. Solo nel 2013, il Gse ne ha erogati per circa 15 miliardi di euro, a gennaio del 2015 si è scesi a 5,7 miliardi: “È chiaro –spiega Fagioli – che se fossero ridotti ancora, si fermerebbe anche la corsa alle rinnovabili inutili”. Peraltro, nonostante la differenza in termini di permessi e remunerazione, gli impianti pilota e quelli tradizionali usano le stesse tecnologie: da quelle flash, che immettevano nell’aria le sostanze di scarto, a quelle che prevedono la reimmissione delle sostanze nel sottosuolo. Tra le centrali pilota in progetto, Castel Giorgio, in Umbria, ha ottenuto per prima la Via. Già negli anni Ottanta, però, Enel aveva effettuato studi e perforazioni in zona rinunciando poi alle centrali perché la conformazione geologica non era adatta: l’area è sismica.
Per di più, Castel Giorgio si trova su una delle falde acquifere che alimenta il lago di Bolsena e, secondo esperti e biologi, le perforazioni rischiano di inquinarle. A preoccupare i comitati, comunque, non è tanto la geotermia, ma il modo di gestire le concessioni: “La maggior parte delle ditte per le centrali pilota non ha competenze specifiche – spiega Fagioli – Fanno quasi tutte riferimento a un’unica ditta, la Turbo den, che ha realizzato impianti nei deserti israeliani. Le aziende partecipano ai bandi e nella maggior parte dei casi l’impianto lo fa la Turboden”, che è una società di Brescia, ma di proprietà dei giapponesi di Mitsubishi Heavy Industries . Il progetto di Castel Giorgio, ad esempio, è stato presentato dalla Itw & Lkw Geotermia Italia srl, che poi sono due aziende, entrambe con sede nel paradiso fiscale del Liechtenstein.
È proprio Itw & Lkw ad aver organizzato, il 31 marzo a Roma, un convegno (interrotto dai comitati) sulla geotermia intitolato “Il futuro dell’emissioni zero è già qui” in cui si è raccontato come ver- ranno creati ben 30 mila posti di lavoro. Torniamo a Castel Giorgio. A guidare il progetto c’è Franco Barberi, toscano, ex capo della Protezione civile. Era il 2012 quando i comitati locali si sono accorti di una cosa strana. La Commissione per gli Idrocarburi e le Risorse Minerarie (Cirm) aveva approvato il progetto della Itw & Lkw invitandola a produrre la documentazione per la Via: peccato che, della commissione, nel 2011 faceva parte come esperto (è un vulcanologo) lo stesso Barberi, pur essendo primo firmatario e project supervisorper la società. Un conflitto di interessi, che Itw & Lkw non ha negato: il ministero dello Sviluppo, ha spiegato, “era ufficialmente informato dell’attività di consulenza che Barberi prestava”. Nel febbraio 2013, poi, alla prima seduta della conferenza di Via, per conto della società era presente Guido Monteforte Specchi, che è pure presidente della Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale per il ministero dell’Ambiente. “Effettivamente – racconta Fagioli – ciò che era stato deciso in quelle sedute è stato annullato dopo una segnalazione dell’assessore regionale dell’Umbria.
La commissione ha emesso nuovi pareri. Ma, tra ingegneri, geologi e funzionari, nel gruppo non c’era nessuno che, a nostro parere, avesse specifiche competenze tecniche per gestire progetti così complessi”. Quanto serve davvero questo tipo di energia? In Italia non c’è l’esigenza di ottenere altra energia elettrica. Anche se il decreto legge del 22 giugno 2012 inserisce quella geotermica tra le fonti strategiche, le dieci centrali pilota produrrebbero solo 5 megawatt ognuna (in Italia c’è una potenza di centrali elettriche installate pari a 130 mila).
Neanche la necessità di raggiungere i parametri richiesti dalla direttiva Ue 20-20-20 sembra giustificare la corsa. Secondo le stime del Gestore elettrico nazionale, nel 2012 abbiamo raggiunto il 27,1 per cento del consumo interno lordo di energia proveniente da fonti rinnovabili superando l’obiettivo del 26,4 per cento, ritenuto necessario per arrivare ai parametri richiesti dall’Ue. Anche il mondo ambientalista è diviso. Greenpeace e, soprattutto, Legambiente appoggiano il ricorso a questo tipo di energia elettrica con iniziative, campagne di sensibilizzazione e convegni.
Il Wwf , invece, negli ultimi anni ne ha preso le distanze: “Tutto può essere fatto più o meno bene –spiega Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf – e, in generale, non siamo contrari alla geotermia. Non capiamo però perché sia stato considerato un settore strategico. Saltare passaggi e ignorare l’opposizione delle Regioni non è sicuramente un buon modo per stabilire un dialogo con i cittadini”. Sul caso Castel Giorgio si susseguono le interrogazioni parlamentari dei Cinque Stelle, mentre gli eletti Pd hanno chiesto una risoluzione che impegna il governo a identificare le aree sfruttabili in Italia senza creare danni all’ambien – te e in accordo con gli enti locali. “Vogliamo solo che sia posto un freno alla liberalizzazione selvaggia – spiega Fagioli – Non c’è controllo da parte dello Stato. Fanno tutto le società e non c’è confronto con gli enti locali. Chiediamo una moratoria dei permessi concessi e una mappa delle zone in cui perforare sia sicuro. Non siamo contro la geotermia, ma vogliamo sia applicata con consapevolezza”.
Finora solo la Toscana ha bloccato i 38 permessi già concessi con una moratoria di sei mesi che ha fatto arrabbiare le imprese coinvolte e i fan della geotermia. A spingere il governatore Enrico Rossi a questa decisione sono tre elementi: la regione non ha bisogno di altra energia elettrica; le proteste di sindaci e cittadini; le imminenti elezioni regionali. Dopo il 31 maggio, insomma, si vedrà.

Diamo conto di seguito della rettifica pubblicata su richiesta di una delle società citate e una nota della Rete NOGESI:

DIRITTO DI REPLICA (Il fatto quotidiano del 10.04.2015)
In riferimento all’articolo pubblicato mercoledì 8 aprile dal titolo “Geotermia, bolletta salata per l’energia che non ha mercato” per quanto riguarda la citazione dell’azienda nell’articolo vorremmo chiarire che in Italia non vi sono in funzione impianti geotermici realizzati da Turboden e nemmeno in Israele. In Italia, dove l’azienda ha sede e più di 200 dipendenti, l’azienda può citare due referenze: la prima risale al 1992, a Castelnuovo Val di Cecina, e oggi non è in funzione; la seconda è un prototipo realizzato per Enel nel 2010, in funzione per un anno combinato a una caldaia ad acqua calda, quindi mai stato collegato a pompe geotermiche. È evidente che il sig.Fagioli si è confuso con un’ altra società.
Roberto Carnazza, Turboden
RISPOSTA DELLA GIORNALISTA
Prendiamo atto, ma bisogna aggiungere che in Italia la Turboden ha aderito a Rete Geotermica, che ha tra gli obiettivi “promuovere la geotermia” sul territorio e “sviluppare progetti industriali”, anche tramite protocolli d’intesa con le regioni. Quindi, nonostante la plausibile precisazione, la società non può considerarsi esclusa dal panorama della geotermia italiana.( Vd s)

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NOTA di Vittorio Fagioli, portavoce Rete nazionale NOGESI
La società TURBODEN che erroneamente ho citato nell’intervista al posto della società ORMAT (israeliana) coinvolta nel progetto geotermico di Castel Giorgio si è risentita ed ha fatto pubblicare una precisazione sullo stesso giornale.  Nella precisazione la società ammette di non aver mai fatto impianti significativi di produzione di energia elettrica da fonte geotermica(!!!)
Da tenere presente che detta società è interna alla RETE GEOTERMICA che ha fatto protocolli di intesa con la Regione Toscana con lo scopo di realizzare impianti geotermoelettrici di produzione (prima della “moratoria “di Rossi” ! …).
Ma non era meglio che stava zitta?

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Il reportage – Nuove centrali geotermiche sull’Amiata ma c’è preoccupazione per la salute
La calamita degli incentivi ha attirato nel Grossetano l’attenzione di una decina di società che hanno chiesto 18 permessi. Ma tra impianti storici e nuovi progetti non mancano le perplessità legate soprattutto alla salvaguardia dell’ambiente e della salute della popolazione
di Francesca Ferri

SANTA FIORA. Su per i tornanti la strada si addentra tra i boschi, attraversa ponti, rasenta paesini medievali. Sullo sfondo il monte Amiata, maestoso come un re in trono, con la cima incoronata dalla neve nonostante sia primavera. Il vento non riesce a spazzare via le nuvole, il cielo è una cappa plumbea. Una curva ancora poi un’altra. Le ruote si arrampicano e finalmente valicano il poggio. Una nuvola di vapore investe il parabrezza e avvolge l’auto, finché non rimane alle spalle e lascia aperto lo sguardo alla vallata. Non ci sono più boschi, non ci sono pittoreschi paesini. Appena sotto la strada, su una distesa brulla, un polmone di tubi, acciaio, camini e valvole sbruffa e sputa fuori una perenne nuvola bianca dal vago odore di zolfo. Pochi metri accanto, una struttura simile, con una nuvola ancora più grossa. Tutt’intorno, un reticolo di tubi che si inerpicano per ogni dove fino a lontanissimi pozzi.
Altra strada, altro paesaggio. La montagna digrada verso la collina. Le curve sono più dolci, i campi sono coltivati o ombreggiati da ulivi alternati a filari. Su per uno stradello sterrato si arriva a un declivio che si affaccia su un panorama mozzafiato: la Val d’Orcia inferiore, incantevole e incontaminata, si stende a perdita d’occhio. E sarà che è spuntato il sole e il vento si è acquietato, ma questo posto sembra incantato. Difficile immaginare che possa diventare un centro industriale, senza vapori e camini, certo, ma con tutto il suo ventre di tubi e condutture che si allungano per i campi.
Impianti storici e nuovi progetti. Secondo centro toscano di produzione di elettricità dal calore della terra, dopo Larderello, l’Amiata geotermica di ieri, di oggi e forse di domani è questa. Da un lato ci sono le centrali storiche di Enel Green power, arrivata negli anni Sessanta, a cosiddetta alta entalpia o “flash”, che estraggono il fluido geotermico fino a quattromila metri di profondità e, dopo averlo passato nelle turbine, in parte lo reiniettano nel sottosuolo, in parte lo liberano in aria in forma di vapore. Ce ne sono cinque in Amiata: tre a Piancastagnaio sul versante senese e due – Bagnore 3 e la nuovissima Bagnore 4 – su quello grossetano, tra l’omonima frazione di Santa Fiora e il territorio di Arcidosso. In tutto, 140 Megawatt d’energia all’ora.
Poi c’è la “nuova geotermia”, le centrali a media e bassa entalpia, al massimo da 5 Mw/h. O, meglio, ci sono i loro progetti e i permessi di ricerca, una ventina in tutto sull’Amiata (trentotto in Toscana), presentati da una variegata compagine di società, alcune di dubbia esperienza nel settore e scarso capitale sociale. Non prevedono rilascio di vapore in aria, ma non sono meno impattanti per l’occhio.
Le accuse degli ambientalisti. Benvolute dai sindaci della zona, che per le casse sempre bisognose dei loro Comuni ricevono laute compensazioni, le centrali Enel sono una presenza familiare per la popolazione locale. Per lo più i santafioresi così come i vicini del comprensorio sono disinteressati al dibattito sulla geotermia, se non infastiditi. Dibattito che, invece, è vivissimo nelle battaglie delle associazioni ambientaliste, raccolte nel coordinamento Sos Geotermia.
Secondo gli ambientalisti, la geotermia ad alta entalpia, universalmente riconosciuta energia rinnovabile e pulita, sull’Amiata non sarebbe né così rinnovabile, né pulita. L’Amiata è un ex vulcano e nel suo ventre conserva sostanze inquinanti e pericolose per la salute, alcune cancerogene. Ammoniaca, mercurio, acido solfidrico, boro, arsenico, solo per citarne alcune, in parte sono rilasciate in atmosfera insieme al vapore. Le centrali di Bagnore hanno installati dei filtri per trattenere in parte mercurio e idrogeno solforato. Bagnore 4 ne ha anche per l’ammoniaca. Il resto finisce in aria ovviamente nei limiti di legge. Per gli ambientalisti, però, questi limiti non sono sufficienti a evitare rischi per la salute delle persone e l’ambiente.
Percorrendo la strada intorno alle due centrali con Sergio Bovicelli (Rc), ex assessore provinciale alle Infrastrutture ed ex consigliere comunale a Santa Fiora, e con Carlo Balducci (Sos Geotermia), si aggirano i due coni di vapore. «In questa zona non è mai stato analizzato nulla – dice Bovicelli guardando i camini – non gli animali che qui vengono allevati, non l’erba che mangiano e nemmeno le persone. E centrali come queste sull’Amiata esistono da mezzo secolo».
Un Osservatorio sulla salute.Tra il 2009 e il 2010 l’Agenzia regionale di sanità della Toscana ha commissionato al Cnr di Pisa e alla fondazione Monasterio un’indagine sullo stato di salute delle popolazioni amiatine delle aree geotermiche. Lo studio si è basato su dati sanitari e ambientali d’archivio. Solo a dicembre 2014, dopo l’avvio di Bagnore 4, Ars e Asl hanno annunciato un Osservatorio permanente sulla salute che per la prima volta raccoglierà e analizzerà campioni biologici di uomini, animali e vegetali.
Alle preoccupazioni per l’inquinamento di aria e suolo si aggiunge quella per l’abbassamento della falda acquifera – l’Amiata è il bacino più importante del centro Italia – e del suo inquinamento che gli ambientalisti riconducono all’estrazione e alla reintroduzione nel terreno del fluido geotermico. Ma c’è di più.
I pozzi e il sisma. Dopo il terremoto dell’Emilia Romagna la commissione scientifica Ichese, istituita per decreto dall’allora capo della Protezione Franco Gabrielli, ha concluso che «non si può escludere» che il sisma sia stato innescato dall’attività di uno dei pozzi geotermici del territorio. Gli ambientalisti da anni mettono in guardia sul rischio di un’accelerazione dell’insorgenza dei terremoti nelle zone dove si svolge attività geotermica. Pd, Sel e M5s lo scorso inverno hanno presentato tre risoluzioni in parlamento per chiedere una mappatura del sottosuolo che evidenzi le aree fragili, incompatibili con la geotermia. Enel ha sempre respinto ciascuno di questi argomenti.
La questione incentivi. «Quel che droga tutto – dice Bovicelli – sono le compensazioni e gli incentivi previsti per le rinnovabili. Come fu per la corsa all’eolico». Si calcola che solo per Bagnore 4 tra ricavi e incentivi per la costruzione della centrale Enel avrebbe all’anno 31 milioni di euro, che per i 25 anni di vita media di una centrale fanno 775 milioni. Da tener presente che Bagnore è costata 120 milioni, finanziati in parte con risorse della Banca europea per gli investimenti. «Di fronte a queste cifre, i 6,3 milioni che Enel versa ai tre Comuni geotermici amiatini sono briciole. Voglio ricordare che gli incentivi li pagano i cittadini e rappresentano fino al 23 per cento della bolletta».
Lasciamo Bagnore ma non la questione degli incentivi. È questa, per i comitati, la calamita che ha attirato nel Grossetano l’attenzione di una decina di società che, in quattordici comuni, hanno chiesto diciotto permessi di ricerca per altrettante centrali a bassa e media entalpia. Qui le più malvolute dalla popolazione sono a Seggiano, Castel del Piano e Cinigiano. Una di queste è la centrale pilota “Montenero” che Gesto Italia vorrebbe costruire a Montenero d’Orcia (Castel del Piano) da una costola della concessione “Montalcino”. Il nome dice tutto. Lasciata Bagnore, sulla strada per la Val d’Orcia il panorama si apre sulla patria del Brunello, del Montecucco, di pregiati olii d’oliva e di decine di produzioni biologiche. Il business della nuova geotermia potrebbe cambiare per sempre i connotati di questo territorio e farne un polo industriale costretto a chiudere con le produzioni di qualità e il turismo.
Una rovina per l’agricoltura. Vasco Meiattini, 64 anni, tuta da lavoro e faccia avvezza all’aria aperta, fa gli ultimi ritocchi ai suoi filari di Montecucco. L’impianto pilota è previsto nel terreno del suo vicino e occuperebbe un ettaro e mezzo più i tubi. «Al tavolino dicono bene, ma qui nei campi è tutto il contrario. Se fanno la centrale qui mi rovinano». Non lo consola l’assenza di camini e vapore; sarebbe lo stesso un pugno in faccia e una rovina per chi, come lui, da una vita si sveglia all’alba per lavorare nei campi. Meiattini è solo uno dei tanti imprenditori della zona contrari alla nuova geotermia. I principali nomi dell’agroalimentare di pregio hanno alzato le barricate e i sindaci, qua, sono dalla loro parte. In tutti i paesi sono nati comitati confluiti nella rete Nogesi (No geotermia speculativa e inquinante). Non tranquillizza la moratoria di sei mesi voluta a gennaio dalla Regione sulle ricerche geotermiche. Una pausa per valutare il numero di pozzi sostenibile, ha detto il governatore Rossi. Un’operazione politica in vista delle elezioni, dicono i critici.
Non tranquillizza certo Mario Simoncioli del comitato di Monticello Amiata (Cinigiano), che si arrampica su per una mulattiera per mostrare il campo dove Geoenergy cerca fluido geotermico in previsione di un’altra centrale, con il permesso di ricerca “Monte Labbro”. Proprio questo, infatti, è il “monte sacro” che fu del profeta Lazzaretti. «Il carico geotermico con le due Bagnore è già troppo – dice Simoncioli –. Il nostro territorio è fragile. Abbiamo un ambiente pulito, non l’abbiamo mai industrializzato e lo vogliamo fare oggi? La centrale non si deve fare».

Colle Val d’Elsa, 20 marzo 2015. Convegno “Economia del Territorio e Geotermia” -foto, resoconto-

20150320_colle_convegno_img_sitoCONVEGNO
Economia del Territorio e Geotermia

Venerdì 20 marzo 2015 ore 15:00

C.R.E.A, Centro di Ricerca Energia e AmbientePolo Universitario

Viale G. Matteotti 15 , Colle Val d’Elsa

Scarica il Programma

Il convegno si propone di discutere l’interazione tra il Piano
Energetico Regionale, il Piano Paesaggistico e le attività
economiche nelle aree geotermiche.

La moratoria della Regione Toscana sembra condurre, secondo le
intenzioni del Consiglio Regionale, alla formulazione di una
proposta tecnico-scientifica per la riorganizzazione della
produzione energetica regionale senza penalizzare l’economia del
paesaggio.

A questo scopo sono stati invitati alcuni esperti per discutere
l’argomento e dare l’avvio ad un gruppo di lavoro che possa
presentare alla Regione Toscana una o più proposte che tengano
conto della complessità di tutte le variabili in gioco.

Programma

15:00 – 15:15
Alessandro Donati
C.R.E.A.: Ricerca e impresa per una politica energetica
15:15 – 15:30
Marco Spinelli
La moratoria della Regione Toscana: un’occasione per il territorio
15:30 – 15:45
Piero Pii
Il progetto e l’area di studio e di sperimentazione
15:45 – 16:00
Dario Conte
Il ruolo delle Associazioni nella gestione del territorio
16:00 – 16:15
Pino Merisio
La politica degli incentivi
16:15 – 16:30
Claudio Margottini
Le aree idonee alla geotermia
16:30 – 16:45
Andrea Borgia
Le centrali dell’Amiata
16:45 – 17:00
Sergio Chiacchella
Il ruolo di COSVIG e la centrale di Sesta

COFFE BREAK

17:30 – 17:45
Valerio Palma
Il valore economico del paesaggio
17:45 – 18:00
Paolo Campinoti
Le aziende locali e lo sviluppo dei piccoli impianti
18:00-18:15
Fausto Batini
Un approccio olistico per la valorizzazione delle risorse
geotermiche
18:15 – 18:30
Alessandro Piazzi
Il ruolo di ESTRA nell’economia del territorio.
18:30 – 18:45
Daniele Meregalli
La valutazione integrata dei progetto geotermici
18:45 – 19:00
Maria Rita Signorini
Il caso Buonconvento
19:00 – 19:15
Scilla Sonnino
Gli aspetti ambientali del Piano Paesaggistico
19:15 – 19:30
Roberto D’Autilia
Smart grids
19:30 – 19:45
Mauro Chessa
Getermia pulita e democratica: media e bassa entalpia
19:45 – 20:00
Alberto Ferrini
Conclusioni

CENA E DISCUSSIONE

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RESOCONTO DEL CONVEGNO
ECONOMIA DEL TERRITORIO E GEOTERMIA
( Colle Val d’Elsa 20.03.2015)

Il Convegno si è svolto a Colle Val d’Elsa nella splendida cornice del “Palazzone”, sede del CREA (Centro Ricerca Energia Ambiente ) il cui Direttore Alessandro Donati , aprendo i lavori, ha espresso parole di benvenuto.
Fabio Berti, Assessore al Comune di Colle, ha portato i saluti dell’Amministrazione e sottolineato l’importanza dei temi del workshop. Questo punto è stato anche ripreso dal Paolo Moschi, Assessore al Comune di Volterra, che ha parlato anche esplicitamente dell’interesse per la creazione di un “Distretto ad alta qualità di vita”.
L’intervento del Sindaco di Casole Piero Pii, in sintonia con i Sindaci di Castelnuovo Val di Cecina (PI), Colle Val d’Elsa (SI), Radicondoli (SI), San Gimignano (SI) e Volterra (PI) ha insistito sul valore costruttivo del Convegno la cui finalità era quella di proporre alla Regione Toscana un piano alternativo a quello della Geotermia Industriale per un Territorio, come quello dei sei Comuni aderenti al Convegno, fortemente antropizzato e con caratteristiche di unicità legate ad un intreccio mirabile, sviluppatosi nei secoli, fra ambiente, paesaggio, agricoltura e turismo sostenibile. Nel delineare questo ha anche prospettato diverse possibilità:
-la creazione di un Distretto Cecina con un piano urbanistico coordinato, con opzione prioritaria per un’Area di completo vincolo ambientale e con l’obiettivo di recupero dell’immenso patrimonio edilizio plasmatosi nell’arco di secoli
– il rigetto definitivo e irrevocabile da parte del Distretto Cecina del progetto geotermico industriale di Magma Energy per il devastante impatto che questo avrebbe su un Territorio che tanto ha già dato alla Geotermia e che ha chiaramente imboccato ben altre strade per uno sviluppo armonico a beneficio delle Popolazioni locali. In questo senso il sindaco Pii ha fortemente caldeggiato la partecipazione di CREA e COSVIG ai lavori
– l’iniziativa per l’inserimento del Distretto Cecina fra i siti “Patrimonio UNESCO”
– la forte espansione della componente turistico-alberghiera ed agricola nell’Area Casolese con notevole espansione occupazionale (si veda anche l’intervento dell’Arch. Capitani)

Il Dario Conte, nel suo intervento sul “ Ruolo delle Associazione nella gestione del Territorio” ha sottolineato che la scelta del termine “gestione” è voluta, dato che non solo di “difesa” del Territorio si tratta ma di vero e proprio progetto da delineare nel corso della Moratoria semestrale deliberata dalla Regione Toscana e finalizzato ad un’economia diversa dal brutale sfruttamento dell’Ambiente e basata sull’identificazione delle caratteristiche su cui puntare per uno sviluppo sostenibile.
È stata poi ricordata la peculiarità della recente Consultazione Popolare a Casole che ha visto, su 1.424 Votanti, un clamoroso successo del NO alla Geotermia con il 93 % dei consensi. DarioConte ha chiuso ringraziando le Istituzioni presenti e sottolineando che la crescita di consapevolezza delle Popolazioni locali nei confronti dei temi trattati rappresenta un risultato straordinario degli sforzi dei Volontari del Comitato Difensori della Toscana, di CasoleNostra e dell’Eco Museo Borgo La Selva a livello locale e, a quello Nazionale, del FAI, di ItaliaNostra, del WWF e della Rete del NO alla Geotermia Inquinante Speculativa.
A tutti un grazie convinto nella speranza di un’adesione sempre più vasta dei Cittadini agli ideali portati avanti dalle Associazioni citate, in piena sintonia con le Amministrazioni Comunali dell’Area del Cecina.
Di grande interesse è parso a tutti i presenti l’intervento di Pino Merisio (Rete Nazionale NO Geotermia Inquinante Speculativa ) che ha chiarito lucidamente la politica degli incentivi evidenziando come il 25 % delle bollette energetiche sia rappresentato dalla quota destinata alle energie rinnovabili. In parole povere, questo significa che un quarto dei tributi viene utilizzato per le “rinnovabili” che tali possono non essere (vedi Geotermia). Si realizza quindi il paradosso dei Contribuenti che sborsano una cifra enorme proprio per supportare piani di sviluppo largamente non condivisi nelle loro caratteristiche (vedi piano Magma Energy). Due altri punti di questo intervento hanno suscitato grande interesse:
– il raggiungimento, con largo anticipo, degli obiettivi ambientali individuati dall’Unione Europea come obbligatori da raggiungere entro il 2020
– la totale autosufficienza energetica già ampiamente raggiunta nel Territorio Senese. Ovviamente questo significa, in maniera inoppugnabile, che ogni surplus verrebbe finalizzato solo al commercio di energia, con gli aspetti negativi della produzione stessa che ricadrebbero sulle popolazioni locali senza alcuna contropartita in termini di crescita interna.

Il Andrea Borgia in un lungo e appassionato intervento, ha poi delineato gli allarmanti aspetti di inquinamento (non chiariti dai Produttori) legati allo sfruttamento Geotermico sul Monte Amiata. Ha anche auspicato una chiusura delle Centrali stesse con una lunga pausa di riflessione sugli aspetti negativi della Geotermia e sulla necessità di un reale ed efficace controllo degli agenti inquinanti sia a livello atmosferico ( con ricadute negative sulle produzione agricole, specie viti vinicole) che delle falde acquifere ( quest’ultimo largamente comprovato).

Dopo il coffee break ( GRAZIE ALLE ASSOCIAZIONI!) si sono succeduti altri importanti interventi.

Valerio Palma dell’Università Roma Tre – Tor Vergata, ha “incantato” la platea con un eccellente intervento sulla valutazione economica del Paesaggio e con una provocatoria valutazione (pari a zero euro!) della Gioconda di Leonardo. In altre parole, l’oratore ha delineato i parametri scientifici sui quali può basarsi la valutazione del Paesaggio che per ciò stesso diviene elemento trainante per l’economia di un Territorio. Il prolungato applauso che ha accolto l’intervento di questo giovane Ricercatore è valso più di mille parole.
Piero Ricci per Confindustria Siena e Alessandro Piazzi, Amministratore Delegato di ESTRA, si sono occupati degli aspetti energetici industriali. Il primo Relatore si è concentrato sulla promozione dei piccoli impianti, mentre il secondo ha relazionato sulla entità dell’apporto energetico occupandosi poi del recente ripristino della Centrale Idroelettrica di Colle con il recupero completo delle gore afferenti alla Centrale stessa. Concisa e lucida anche la delineazione delle fonti di approvvigionamento attuale di metano e dei tempi di recupero delle somme investite in campo energetico dalle Ditte imprenditrici del settore. AlessandroPiazzi si è anche soffermato sulle parole del Moderatore Dario Conte che aveva invitato a riflettere sul reale quesito dell’incontro, cioè “ quale energia per quale economia?”
Di grande lucidità ed efficacia, proprio a proposito del quesito ora esposto, è stato l’intervento di Valeria Capitani, del Comune di Casole, che ha fornito i dettagli del recupero ambientale della “Castello di Casole” con impegno impressionante di risorse e ha commentato quanto questo abbia avuto riflessi rilevanti in campo occupazionale (oltre 250 Addetti) e sull’indotto (economia del Territorio). Come era già stato accennato dal sindaco Pii, Valeria Capitani ha sottolineato l’enorme aumento delle presenze turistiche nell’Area Casolese e più in generale nella Val d’Elsa.
I numeri non si discutono e i numeri hanno dimostrato che un’economia agricolo-turistica rappresenta già un volano formidabile per l’economia locale. Anche per questo intervento gli applausi convinti valgono più di mille parole.
Lucidi, appassionati e puntuali anche gli interventi di Maria Rita Signorini (ItaliaNostra) e del Mauro Chessa (Rete dei Comitati).
Come paradigmatico, Maria Rita Signorini ha delineato il percorso partecipato, riguardante il Biogas, della Comunità di Buonconvento. Le continue informazioni, la partecipazione diretta ai lavori e la creazione di una giuria popolare hanno consentito agli abitanti di Buonconvento di stilare una carta che indica le raccomandazioni per :
– salvaguardia dell’Ambiente e del Paesaggio
– tutela delle risorse e dell’economia locale
– controlli e certificazioni
– tutela della salute e valutazione della distanza degli impianti dalle abitazioni

Si è trattato di un lavoro enorme che, basato su dati scientifici, ha consentito una presa di coscienza collettiva che si è tradotta in un informato (prima di tutto) e convinto NO ad impianti a Biogas, a conferma dell’irrinunciabile necessità di una corretta informazione per una solida decisione.

Fausto Batini, Amministratore Delegato di Magma Energy, ha ancora una volta presentato i dati relativi alle Centrali a ciclo binario con totale reimmissione dei liquidi e zero emissioni atmosferiche. Ha citato gli impianti similari già presenti in Paesi stranieri in aree non antropizzate, con ciò confermando che Magma Energy non ha mai realizzato impianti in Italia, ma non ha fornito alcun dato sull’impatto ambientale degli stessi. Ha ribadito i dati sui livelli occupazionali indicando in circa 200 il numero di addetti per la realizzazione di una Centrale; si tratta di addetti temporanei perché lo stesso Batini ha indicato in 20 elementi l’organico per la gestione di una centrale ove realizzata e in 8-10 elementi l’attuale organico tecnico-amministrativo di Magma Energy; si vedano, per ovvio confronto, i dati prima forniti dall’Arch. Capitani per la sola impresa Castello di Casole.
Nessun dato è stato fornito sul valore economico dell’indotto. Curiosamente, le diapositive di Fausto Batini mostravano proprio quegli splendidi paesaggi che rappresentano il vero valore del Distretto del Cecina e che verrebbero profondamente deturpati proprio dall’inserimento di una o più Centrali. Alle critiche circostanziate dei Relatori precedenti, l’amministratore delegato della Magma ha replicato in maniera dura ribadendo l’esistenza di un contratto già firmato dalla Regione Toscana e quindi a suo dire vincolante, con ciò chiudendo la porta ad ogni trattativa o ad una riconsiderazione del Progetto industriale sulla base dei lucidi e circostanziati dati economici reali sino a quel momento presentati.
Scilla Sonnino, ecologa, ha di seguito esaminato gli aspetti fortemente negativi della Geotermia industriale sulla fauna dell’Area del Cecina, formulando un forte invito ad un ripensamento sugli impianti stessi che altererebbero in maniera irreversibile l’integrità del Territorio, riducendo fortemente l’unicità dell’Area e interrompendo quell’interscambio fra aree che è alla base della migrazione degli animali.
Roberto D’Autilia, ha sintetizzato un po’ il convegno individuando alcune linee di studio per presentare una proposta alla Regione Toscana al termine della moratoria. In particolare:
– Il calcolo comparato dell’efficienza energetica di una rete di piccoli impianti e di un sistema di grandi impianti
– La realizzazione di smart grid per ottimizzare le reti
– La concentrazioni di impianti nella stessa
– L’analisi degli scambi di energia con l’estero per una progettazione energetica europea
– La contabilizzazione del risparmio energetico nel burden sharing
– Incentivi ai Prosumer (produttori – consumatori)
– Valutazione integrata e complessiva dei progetti
– Metodologia esatta per la V.I.A
– Valutazione di Impatto Economico

Alberto Ferrini, Sindaco di Castelnuovo Val di Cecina, ha chiuso i lavori riprendendo i temi proposti dal sindaco di Casole d’Elsa e ringraziando per il lavoro svolto, piattaforma indispensabile per i prossimi incontri.

Corre l’obbligo alla fine di questo resoconto di ringraziare caldamente diverse Persone :

tutti i Volontari (tanti !) delle Associazioni che si sono fatti carico della gestione di un evento estremamente proficuo e hanno organizzato al meglio la giornata ( buffet compreso).
tutti i Rappresentati delle Istituzioni soprattutto il Sindaco di Casole Piero Pii che ha coordinato la partecipazione dei sei Comuni aderenti all’iniziativa e, con la Giunta, ha deliberato un contributo economico destinato proprio alla riunione.
tutti quegli oltre 200 Cittadini che hanno invaso letteralmente l’Aula del Convegno, confermando la bontà di un’iniziativa (la prima di tante!) che permetta un’informazione corretta e consapevole, base per una decisione finale e condivisa.

Dario Conte – Presidente di CasoleNostra – Moderatore dell’incontro

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