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La Rete NOGESI porta la voce dell’Amiata in Parlamento

20140305_rm convegno geotermia camera_38Si è tenuta oggi, 19 gennaio 2015, l’audizione della Rete Nazionale NOGESI (NO alla Geotermia Elettrica, Speculativa e Inquinante) presso le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera dei Deputati che stanno lavorando ad una risoluzione sulla geotermia.
La delegazione, formata da Barocci, Carotenuto, Tommasi e il sindaco di Casole Pii, oltre ad esporre le ragioni dei diversi territori contro la geotermia che attualmente si fa e che si vorrebbe fare, ha consegnato ai parlamentari presenti un documento che riportiamo e che puoi scaricare qui.

Audizione presso le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera dei Deputati – Risoluzioni sulla Geotermia –

Documenti, informazioni e proposte alle Commissioni per una Geotermia socialmente utile

Il 5 marzo 2014 la scrivente Rete ha tenuto a Roma una giornata di mobilitazione nazionale presso la Camera dei Deputati, con lo scopo di aprire un dialogo con il Governo ed il Parlamento sul tema della geotermia elettrica.
Dalle numerose relazioni presentate al convegno da parte di parlamentari, amministratori, comitati ed illustri esponenti del mondo scientifico (1), sono emersi alcuni punti importanti e precise richieste al Governo. Infatti, il piano governativo di espansione e sviluppo della geotermia, varato nel 2010 dal governo Berlusconi IV, presenta una serie di problematiche, anche gravi, che non sono state sufficientemente considerate dalle istituzioni governative. Autorevoli scienziati a livello nazionale ed internazionale pongono il concreto problema dei danni per la salute, del depauperamento delle risorse idriche, della sismicità indotta ed innescata, della subsidenza ed, in genere, dell’inquinamento ambientale connessi con lo sfruttamento geotermico per la produzione di energia elettrica.
Le zone nelle quali la geotermia tradizionale, con emissioni dirette ed indirette in atmosfera, è già sviluppata hanno rivelato danni ambientali ed alla salute delle popolazioni (eppure per moltissimi anni è stato fatto credere colpevolmente che la “geotermia” era pulita e rinnovabile!). Le nuove forme di geotermia “a ciclo chiuso”, senza dichiarate emissioni in atmosfera, comportano tutta una serie di rischi, che in tutto il mondo – anche a seguito di incidenti verificatisi – hanno enormemente preoccupato le popolazioni e gli addetti ai lavori. Ciò ha dato luogo ad intensi programmi di ricerche sugli effetti delle tecniche di sfruttamento geotermico ed ha indotto le autorità locali (vedi anche in Italia le recenti scelte delle Giunte della Regione Toscana e Veneta) a preveder apposite normative tendenti a regolamentare il settore. Appare ormai chiaro a livello mondiale che lo sfruttamento geotermico per la produzione di energia elettrica ha degli impatti ambientali, che devono essere adeguatamente conosciuti, previsti e regolamentati. Esistono dei territori dove lo sfruttamento geotermico è sconsigliabile ed altri nei quali, con una serie di indispensabili accorgimenti a salvaguardia delle popolazioni e dell’ambiente, è invece possibile. In Italia, gli studi scientifici sul settore sono carenti, così come ancora del tutto carente è la normativa del caso.
Il principale problema da affrontare e superare è quello del dogma culturale della eco-compatibilità della geotermia, secondo il quale la geotermia è sempre di per sé pulita e rinnovabile. Un dogma alimentato dal circuito degli imprenditori geotermici attratti dagli enormi incentivi statali, e fideisticamente accettato dall’opinione pubblica e in molti ambienti della pubblica amministrazione senza discussioni o veri approfondimenti.
La realtà della ricerca scientifica mondiale e delle esperienze sul campo mostra invece con tutta evidenza che questo dogma è inaccettabile, e che non può guidare l’azione del Governo, in quanto la geotermia in generale- e particolarmente in Italia – non è né pulita, né rinnovabile. Lo sfruttamento geotermico può diventare accettabile unicamente a determinate condizioni, che dipendono dalle specificità dei territori e dalle tecnologie impiegate.
Alcune tecnologie cosiddette “flash”, sono così inquinanti da aver trasformato la montagna amiatina in uno dei siti inquinati del nostro Paese. Come recentissimamente sostenuto dai proff. Basosi e Bravi (2) :” In alcuni casi l’impatto della produzione di elettricità da geotermia è perfino maggiore di quello della produzione di elettricità da combustibili fossili “….inoltre :” la produzione di elettricità dalle centrali geotermiche dell’area del Monte Amiata non può essere considerata “carbon free” … le emissioni di gas serra sono in alcuni casi generalmente più alte di quelle prodotte da centrali a gas naturale ed in alcuni casi non molto lontane dai valori di centrali a carbone”.
Lo studio epidemiologico “Progetto di Ricerca Epidemiologica sulle popolazioni residenti nell’intero bacino geotermico toscano-Progetto Geotermia, realizzato nel 2010 da ARS e CNR di Pisa, ha stabilito come statisticamente significative le relazioni tra l’aumento notevole di mortalità, con il + 13% statisticamente significativo negli uomini in Amiata (3) e le concentrazioni crescenti, misurate nelle matrici ambientali , di arsenico, mercurio, acido solfidrico ecc. (4); essendo ritenuta ancora come vera l’esistenza di emissioni significative in atmosfera di arsenico, mercurio, acido solfidrico ecc. dalle centrali geotermiche dell’Amiata (2), per normale logica si deduce che le emissioni delle centrali geotermiche concorrono nel determinare l’incremento delle malattie e mortalità registrate in Amiata.
Gli studi comparativi sugli stili di vita realizzati dalla stessa ARS Toscana (5) hanno decisamente escluso che gli stili di vita possano essere la spiegazione di tali allarmanti dati sanitari. Queste le conclusioni dello studio Voller del 2012:“Il confronto tra la popolazione residente nei comuni delle due aree geotermiche e quella dell’area non geotermica compresa entro 50 chilometri dall’area geotermica, non rivela differenze rilevanti rispetto alle caratteristiche socio demografiche e agli stili di vita (fumo, alcol, dieta, attività fisica)”.
Inesistente, secondo il suddetto studio, è l’incidenza oggi delle patologie tipiche delle attività minerarie, anche perché le ultime miniere furono chiuse negli anni ’70 e ridicole, se non criminali, appaiono infine le dichiarazioni di quanti sostengono che le emissioni dei gas in uscita dalle centrali geotermiche dell’Amiata sarebbero naturali. Infatti, si omette di precisare che queste emissioni potrebbero naturalmente verificarsi in un periodo di tempo misurabile in milioni di anni e non in pochi mesi, come in realtà oggi avvengono grazie ai pozzi di estrazione che scendono a 4-5 mila metri di profondità.
Mentre le nuove tecnologie a “ciclo binario” a media entalpia (soprattutto quelli definiti “impianti pilota”) in itinere di approvazione in molte regioni del Paese (e segnatamente in Umbria, Lazio, Toscana) pur evitando l’emissione di veleni nell’aria, presentano numerose criticità, tra cui:
seri rischi di sismicità indotta nelle zone ad alta sismicità naturale; seri rischi di inquinamento dei bacini idropotabili, in particolare da arsenico, in territori che già sono al limite, se non al disopra, dei valori ammessi; possibili fenomeni di subsidenza dei terreni;
rendimenti molto bassi, a fronte di enormi incentivi governativi;
forti impatti negativi sul territorio, sulle economie locali e sul paesaggio di zone di alto pregio con vocazione turistica e agricola;
l’impiego di pochissimo personale mettendo a rischio altre attività produttive che impiegano invece molti più addetti;
libero afflusso nel settore di società improvvisate, soprattutto interessate a lucrare sugli incentivi e prive di seri requisiti per occuparsi di impianti con notevoli tassi di rischio;
eccessiva facilità nelle procedure di autorizzazione di ricerca e di impianti geotermici, stanti le attuali insufficienti normative;
forte attivazione delle attività di lobbying politico per garantire permessi di ricerca e sfruttamento anche dove ciò presenta dei seri rischi;
crescente preoccupazione delle popolazioni, che non si sentono affatto tranquillizzate da un quadro di questo tipo; nel quale – in assenza di salvaguardie – si sta sviluppando una sorta di corsa all’oro degli incentivi. Senza adeguate informazioni, condivisioni e predisposizioni cautelari.
La valutazione di questa serie di problemi non può essere lasciata ai centri di ricerca ed ai tecnici che lavorano per le società che fanno impianti geotermici. Troppo forti sono le attese e gli appetiti generati da incentivi governativi altissimi. Occorre che lo Stato riprenda in modo sostanziale e non solo formale la propria funzione di salvaguardia di tutti gli interessi in gioco, primo fra tutti quello delle popolazioni coinvolte.
Non si può portare avanti un piano di espansione della geotermia che appare procedere in modo frettoloso, improvvisato e per giunta a dispetto delle popolazioni locali. Laddove la geotermia è praticabile e sostenibile, occorre fornire ai cittadini proposte valide, mostrare con sincerità ed onestà i problemi e convincerle nei vantaggi di queste tecnologie. Per averne il consenso. Non ci si può basare solo sul consenso di strutture politiche spesso troppo sensibili al lavoro lobbistico delle imprese.
Molte le pressioni per procedere con urgenza alla realizzazione di questo piano, ma è di tutta evidenza che non c’è alcuna fretta, per vari motivi tra i quali:
il Paese ha già raggiunto elevati livelli di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili;
la forte e prolungata crisi economica sta riducendo drasticamente i consumi elettrici, tanto che l’ENEL–per la prima volta nella sua storia- sta programmando la chiusura di impianti di produzione di energia elettrica;
il divario tra la potenza elettrica installata in Italia ed i consumi è altissimo, tanto da permettere una valutazione oggi più attenta delle scelte energetiche, non sempre in passato -secondo noi- sviluppate nell’interesse del Paese e pure pesantemente pagate dai cittadini e dalle imprese sulle bollette elettriche.
Questi incentivi e questa fretta appaiono-particolarmente nella situazione attuale- del tutto inappropriati e forzosi. A meno che essi non servano esclusivamente a favorire circuiti industriali dotati di forti connessioni politiche, come dimostrano i continui e pesanti interventi di modifica legislativa favorevoli agli imprenditori geotermici. Interventi spesso in palese contrasto con i regolamenti parlamentari, con la Costituzione e con le normative europee.

Il modo di procedere attuale porta invece allo scontro con le opinioni pubbliche locali, ad impianti affidati frettolosamente a società inesperte, ad un elevato rischio di incidenti e ad una conclusione che sarà: “o una geotermia fatta male o nessuna geotermia”. Questo i cittadini e le istituzioni del nostro Paese non lo possono accettare.

Inoltre come a voi noto, lo scorso 10 aprile 2014 è apparso sulla prestigiosa rivista Science un articolo dal titolo “Human Activity May Have Triggered Fatal Italian Earthquake… “ riferito a quanto contenuto nel rapporto redatto dalla Commissione ICHESE (6) fino ad allora ignoto al grande pubblico, secondo cui non è dato escludere l’ipotesi di una correlazione tra le operazioni di trivellazione in corso ed il sisma che ha colpito l’Emilia nell’estate del 2012. Tralasciamo qui le considerazioni sulla omessa pubblicazione del Rapporto se non dopo le notizie di stampa e sul fatto che il giornalista di Science abbia ricevuto “pressioni per non pubblicare il rapporto”, oltre a tentativi tendenti a screditare l’operato degli scienziati.
Quello che ci interessa è che la Commissione ha evidenziato alcuni dati importanti – in particolare in merito ai “terremoti innescati” – che non possono essere taciuti:
1.Sostiene infatti la Commissione come: “una piccola perturbazione generata dall’attività umana è sufficiente a spostare il sistema da uno stato quasi-critico ad uno stato instabile”. Ed inoltre che “la condizione necessaria perché questo meccanismo si attivi è la presenza di una faglia già carica per uno sforzo tettonico, vicina ad un sito dove avvengono azioni antropiche che alterano lo stato di sforzo, dove vicina può voler dire anche decine di chilometri di distanza a seconda della durata e della natura dell’azione perturbante”;
2.Inoltre che: “poiché in questo caso le operazioni tecnologiche attivano solamente il processo di rilascio dello sforzo tettonico, la magnitudo dei terremoti innescati può essere grande, dello stesso ordine di quella dei terremoti tettonici, e dipenderà dall’entità della deformazione elastica accumulata sulla faglia a causa del carico tettonico”;
3.Aggiunge inoltre che: “l’esame di tutta la letteratura esistente mostra che la discriminazione tra la sismicità indotta o innescata e quella naturale è un problema difficile, e attualmente non sono disponibili soluzioni affidabili da poter essere utilizzate in pratica”; proseguendo conclude: “quindi non può essere escluso che le azioni combinate di estrazione ed iniezione di fluidi in una regione tettonicamente attiva possano aver contribuito, aggiungendo un piccolissimo carico, alla attivazione di un sistema di faglie che aveva già accumulato un sensibile carico tettonico e che stava per raggiungere le condizioni necessarie a produrre un terremoto”.
Il Rapporto termina con una prima indicazione di possibili azioni preventive che meglio saranno definite da numerosi “Indirizzi e Linee guida” la cui stesura è stata affidata al gruppo di lavoro costituito in data 27.02.2014, in ambito MISE, con Decreto del Direttore Generale della DGRME ing. Franco Terlizzese, attività ancora in corso.
Ci sembra rilevante inoltre che la Commissione ICHESE rilevi due nuove necessità che non hanno finora fatto parte della storia delle trivellazioni nel nostro Paese:
1.come sia necessario che “i dati in possesso delle compagnie siano da esse messi a disposizione degli enti responsabili per il controllo”;
2. e che “l’implementazione di un Programma di Interazione e Comunicazione con la popolazione e gli amministratori locali ha una importanza critica perché venga acquisita fiducia nella gestione ottimale delle operazioni”.
Ci confortano quindi la conclusioni “problematiche” della Commissione ICHESE, primo tentativo-se esse si tradurranno in efficaci procedure, aventi valore di legge – di realizzare il più volte richiesto “punto di vista “dello Stato in una materia dove troppo spesso si è lasciato fare alle compagnie, più interessate ai propri bilanci che alla incolumità delle popolazioni e delle economie residenti, oltre che dell’ambiente.

In conclusione si ritiene necessario operare secondo le seguenti direttrici:
1. una pianificazione delle aree di sfruttamento geotermico che definisca le zone dove questo sfruttamento non può avvenire, ispirandosi ad un sostanziale e rigoroso principio di precauzione;
2. un intervento ormai non più procrastinabile di riduzione/annullamento degli eccessivi incentivi alla geotermia elettrica, tenendo conto che essa è stata irragionevolmente considerata una energia rinnovabile o non esauribile (e non lo è scientificamente, poiché i pozzi di prelievo hanno una specifica durata dopo di che si esauriscono) e spesso non proprio “pulita” come sicuramente nel caso dello sfruttamento ENEL in Amiata (no carbon free);
3. più stringenti normative per la definizione dei soggetti dotati delle necessarie risorse e competenze per operare nel campo geotermico; trivellazioni profonde in zone spesso instabili e poco conosciute, richiedono altissime competenze, notevoli esperienze e grandi e comprovate capacità di intervento finanziario e tecnico in caso di incidenti; non possono essere società con capitali sociali limitati a lanciarsi in avventure geotermiche, come sta ora avvenendo;
4. una normativa più definita che garantisca in modo pienamente soddisfacente la minimizzazione del rischio di incidenti e l’identificazione della parte responsabile che deve essere sempre identificabile e essere in grado di pagare tutte le spese necessarie a riparare i danni che ha causato. La parte responsabile deve sempre essere chiaramente identificabile prima dell’avvio delle operazioni di sfruttamento geotermico;
5. introduzione di procedure di maggiore coinvolgimento delle popolazioni in tutte le fasi autorizzative, ivi incluse le fasi preliminari, nel pieno rispetto della Convenzione di Aarhus, recepita con l’art.6 della Direttiva 2011/92/UE dalla Unione Europea (e ratificata in Italia con legge n. 108 del 16.03.2001) che prevede che il pubblico debba essere informato “in una fase precoce delle procedure decisionali in materiale ambientale” e ben prima che sul progetto si pronunci l’amministrazione pubblica.

Per tutto quanto sopra esposto si motiva con forza il rinnovo della richiesta di un provvedimento di moratoria sospensivo di tutte le procedure in atto relative a permessi di sfruttamento geotermico “flash” (in Toscana a cominciare dalle aree dell’Amiata), di impianti binari “pilota” e di ricerca geotermica, nonché un intervento di riduzione/annullamento degli incentivi relativi alla geotermia elettrica. In attesa di disporre di un quadro normativo maggiormente idoneo alla salvaguardia delle popolazioni e dell’ambiente, che consenta di:
6. ripensare l’economicità del piano di sviluppo geotermico;
7. valutare in modo più approfondito e sistematico le criticità e gli impatti delle varie tecnologie ed adeguare la normativa in modo conseguente;
8. mappare il territorio nazionale decidendo le zone di esclusione, dove gli impianti geotermici presentano rischi eccessivi o comunque problematiche legate alla distruzione delle già esistenti economie (Alfina umbro -laziale e Val d’Orcia toscana per fare due esempi, che stanno sollevando allarme nella pubblica opinione).

Pertanto nel consegnare alle Commissioni parlamentari i documenti autorevoli citati e le relazioni tecniche degli scienziati, che hanno partecipato al nostro convegno del marzo scorso, affinché ciascuno possa essere consapevole delle proprie decisioni e delle responsabilità politiche che ne derivano, auspichiamo che si giunga ad una sintesi unitaria dei contenuti delle Risoluzioni n.7-00486 Braga, n.7-00529 Pellegrino e n.7-00530 Segoni, sintesi finalizzata alla riscrittura di un nuovo Piano geotermico nazionale che possa concedere un’opportunità per il paese, anziché la sopravvivenza del Piano speculativo e inquinante di Berlusconi – Scajola.

Buon lavoro.

Rete Nazionale NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante.

Note e documenti allegati:
1- Le Relazioni del Convegno si possono vedere e ascoltare dal sito:

Roma, 5 marzo 2014. La mobilitazione contro la geotermia elettrica -video, foto-


2- M. Bravi et R. Basosi “Environmental impact of electricity from selected geothermal power plants in Italy”, in Journal of Cleaner Production, Volume 66, 1 March 2014, Pages 301-308) Si scarica da: http://www.sciencedirect.com/science?_ob=ShoppingCartURL&_method=add&_eid=1-s2.0-S0959652613007798&_ts=1419498545&md5=16aa0d440f16509f44027cc0c7a0abd3
3- L’eccesso di mortalità registrato nell’area amiatina, per i maschi e per tutte le cause di morte, è molto simile sia rispetto all’intera regione toscana (+13,7%, pag. 82 dello Studio CNR-ARS), sia rispetto all’area di riferimento locale (+13,1%), scelta sulla base di caratteri di omogeneità socio economica (pag.68 dello Studio).Lo studio CNR-ARS è scaricabile da: https://www.ars.toscana.it/it/geotermia-e-salute/dati-e-statistiche/1728-progetto-di-ricerca-epidemiologica-sulle-popolazioni-residenti-nellintero-bacino-geotermico-toscano-ottobre-2010.html
4- Vedi Allegato 6 dello studio ARS-CNR che si scarica dal file 16 nella suddetta pagina dal titolo: “Risultati statisticamente significativi delle analisi di correlazione geografica tra dati ambientali e dati sanitari. Analisi dei ricoverati e analisi della mortalità.”
5- Fabio Voller, Ars, “Le informazioni sugli stili di vita”, Ottobre 2012. Vedi: http://www.ars.toscana.it/files/eventi/eventi_2012/geotermia_e_salute/2012_10_25_presentazione_stili_vita_voller.pdf
6- International Commission on Hydrocarbon Exploration and Seismicity in the Emilia Region

I sindaci geotermici dell’Amiata organizzano la mensa dei poveri per conto dell’Enel

tre moschettieri enel_scrittaMarini, Vagaggini e Balocchi arruolati alla causa geotermica: no turismo e agricoltura, ma meccanica ed edilizia! Il 12 gennaio i tre moschettieri organizzano un incontro tra Enel e imprese locali.

Non avendo alcun alcun argomento per giustificare lo scempio ambientale che si sta aggravando e i morti e malati in più sul monte Amiata, di fronte all’avvio della nuova megacentrale Bagnore 4 che già inizia a produrre i suoi effetti, i sindaci di Arcidosso, Santa Fiora e Piancastagnaio, per conto di Enel, organizzano un “banchetto” per le imprese locali, prefigurando un radioso futuro per l’economia amiatina, grazie alla geotermia, così come, secondo loro, già succede nell’area di Larderello.

Ce ne vuole di faccia tosta: basterebbe leggere i dati ufficiali della disoccupazione e della miseria economica nelle aree di Larderello, per inorridire all’idea di trasformare così le ricchezze ancora presenti dell’Amiata, ma evidentemente questi amministratori contano sulla labile memoria delle genti e sull’ingordigia di pochi.

Ma la realtà e la storia sono lì a dimostrare, se ancora ce ne fosse bisogno, che la geotermia toscana fino ad oggi ha portato solo danni ambientali, alla salute ed economici.

Anche volendo foderarsi gli occhi di prosciutto, come evidentemente fanno i nostri sindaci, sui problemi sanitari ed ambientali, ma le ricadute per l’economia dove sarebbero?
Gli occupati delle 34 centrali toscane arrivano ai 600 addetti, che -calcola Italia Nostra- sono solo quelli occupati nel turismo nel solo comune di Casole d’Elsa, dove un sindaco più attento agli interessi e alla salute della sua comunità, ha preso atto che, a seguito di un referendum sulla realizzazione di un impianto in cui il NO ha raggiunto il 93,4 %, la geotermia nel suo comune “non s’ha da fare”.
Soltanto il sistema Montalcino, Montecucco, agroalimentare e olio extravergine -come affermano gli stessi imprenditori – fattura otre un miliardo di euro e dà lavoro a oltre 5mila persone; sistema che grazie alla geotermia rischia di saltare.
Ma poi, Piancastagnaio oggi, dopo decine di anni di sfruttamento geotermico, quanto ha guadagnato in termini di posti di lavoro?

Ma i nostri sindaci, evidentemente allettati dalle briciole che potrebbe (con il condizionale) elargire Enel, credono che la Toscana, e l’Amiata in questo caso, non possano vivere di turismo e agricoltura, ma che bisogna puntare sui settori meccanico ed edile.
Quindi trasformare un paradiso ambientale, storico, enogastronomico e di colture pregiate in un inferno industriale e di cemento!
Per il “ferro” ci sta ben pensando l’Enel e le altre decine di squali della manna incentivi energetici, ma per l’edilizia, veramente, di cosa stiamo parlando? L’Amiata, e ancor più l’area Larderello, sono le zone in cui il prezzo degli immobili è più basso, dove ci sono molti venditori e pochissimi acquirenti, e sarebbe strano il contrario, visto come stanno conciando questi territori.
Costruire per chi, per cosa??

L’unica cosa saggia che dovrebbero fare questi amministratori è prendere atto che sono degli irresponsabili nei confronti dei territori e dei cittadini e degli incompetenti anche solo da un punto di vista strettamente economico.
E quindi dimettersi.

 

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Il Tirreno del 13 gennaio 2015
«La geotermia porta decadenza economica»
CASTEL DEL PIANO La geotermia porterà all’Amiata la stessa decadenza che ha portato nel pisano e in Val di Cecina? A sostenerlo, ribadendo quanto già affermato nell’attacco ai sindaci che per lunedì hanno organizzato con le imprese un incontro affinchè possano beneficiare delle ricadute dello sfruttamento del vapore, è Sos geotermia. Il coordinamento dei comitati antigeotermici non ritiene veitiero che la geotermia sia un serbatoio di lavoro, che possa aiutare le imprese e dunque sia un motore dello sviluppo locale amiatino e anzi vuol dimostrare il contrario, mettendo a confronto i dati della zona geotermica di Larderello e gli altri centri dei soffioni con il comprensorio amiatino. «È possibile – spiega Sos geotermia – verificare i dati e il quadro della documentata decadenza economica, che emerge dai dati ufficiali della Regione Toscana per la zona di più antico insediamento geotermico in provincia di Pisa, nella Val di Cecina (Pomarance, Larderello, Castelnuovo) con dati in omogeneo calo per dotazione industriale, pil, popolazione, reddito pro-capite, occupazione, età media, attività turistiche ed agricole». Sos geotermia fornisce dunque i dati: in particolare il complesso economico della Val de Cecina è in netto ritardo rispetto alle performances della Toscana: gli addetti ad attività extra agricoltura sono in calo, c’è una costante diminuzione della popolazione, l’indice di vecchiaia è fra i più alti della Toscana, 2,48 a fronte dell’1,97 della Toscana. Il settore più consistente, di contro, è sempre quello del commercio e quello del turismo, di gran lunga sopra la media regionale. In sostanza si sottolinea che il numero di addetti nelle attività extra agricole è diminuito, dal 1991 al 2001 del 6,6% a fronte di un incremento regionale dei oltre il 4%. La produzione di energia elettrica, nonostante dal 1991 al 2001 abbia subito una forte riduzione, impiega il 9,1% di addetti. Va tuttavia rilevato, per chiarezza, che i dati messi in evidenza da Sos geotermia riguardano un campione di anni che vanno dagli ultimi anni ‘90, e arrivano fino al 2003. Di fronte alla lettura dei dati, Sos geotermia conclude: «Questo è il quadro di decadenza che si vuole imporre anche in Amiata assecondando le attività Enel». (f.b.)

La Nazione del 13 gennaio 2015
PIANCASTAGNAIO INCONTRO FRA I SINDACI DELLA MONTAGNA ED ENEL GREEN POWER
Geotermia, tariffe scontate per l’energia fornita alle aziende locali
ECONOMIA All’incontro fra i sindaci e Green Power erano presenti rappresentanti di 46 aziende locali
di Giuseppe Serafini
«FAREMO la nostra parte, con Enel Green Power. Vogliamo che questa opportunita’ di confronto con l’Enel e la geotermia sia davvero l’inizio di una collaborazione che possa portare nuove e incisive occasioni di sviluppo e lavoro sull’ Amiata». Il sindaco di Piancastagnaio, Luigi Vagaggini, assieme ai colleghi amiatini Marini di Arcidosso e Balocchi di Santa Fiora, è stato il promotore del primo faccia a faccia tra Enel Green Power e imprenditori dei due versanti della montagna. Erano presenti 46 aziende del territorio, che qualche giorno fa in un documento avevano caldeggiato il fattore geotermia come un’unica e irripetibile occasione di sviluppo economico dell’area. Geotermia come ricaduta nel territorio, dove l’indotto deve avere possibilita’ di sviluppo. Da parte sua, l’ingegner Montemaggi, responsabile dell’Enel, ha parlato di seicento milioni di investimenti nell’Amiata, a fronte delle nuove realizzazioni geotermiche. Green Power si e’ impegnata a far sì che le eventuali ricadute siano volano di sviluppo per le aziende del territorio. Da terra di conquista, come ha detto il sindaco di Arcidosso Marini, ad interlocutore privilegiato. Enel Green Power e’ una ricchezza sotteranea, come per anni lo e’stato il mercurio e le miniere. Tra le varie opportunita’ allo studio ci sono sconti sulle tariffe energetiche per le attivita’ produttive nelle aree geotermiche, attivazione del calore nelle aree di Casa del Corto e della Rota, per Piancastagnaio, e nell’aiola per Santa Fiora ed Arcidosso, con tariffe a basso prezzo. Per quanto riguarda il problema sanitario, il 22 gennaio sara’ aperto a Santa Fiora, come da protocollo Enel-Regione, il primo ambulatorio per il monitoraggio della salute dei cittadini, con riferimento alla geotermia. Un centro al quale tutti i cittadini amiatini potranno rivolgersi e che fara’ capo, con i suoi due medici, al dipartimento di sanita’ della Regione Toscana. Il pool di medici collaborera’ strettamente con i medici di base dei comuni interessati dalla geotermia.

La Nazione del 12 gennaio 2015
(ed.Grosseto)
«I sindaci dell’Amiata si dimettano. Con la geotermia nessuno guadagna»
Il comitato «Sos» contro Marini e Balocchi: «Dicano la verità»

IL TEMA geotermia continua a tener banco. Il comitato Sos Geotermia prende posizione e attacca a testa bassa i sindaci Marini di Arcidosso e Balocchi di Santa Fiora. «Non avendo alcun alcun argomento per giustificare lo scempio ambientale che si sta aggravando e i morti e malati in più sul monte Amiata, di fronte all’avvio della nuova megacentrale Bagnore 4 che già inizia a produrre i suoi effetti, i sindaci di Arcidosso e Santa Fiora, per conto di Enel, organizzano un banchetto per le imprese locali, prefigurando un radioso futuro per l’economia amiatina, grazie alla geotermia, così come, secondo loro, già succede nell’area di Larderello». È una presa di posizione netta quella del comitato: «Ce ne vuole di faccia tosta: basterebbe leggere i dati ufficiali della disoccupazione e della miseria economica nelle aree di Larderello, per inorridire all’idea di trasformare così le ricchezze ancora presenti dell’Amiata, ma evidentemente questi amministratori contano sulla labile memoria delle genti e sull’ingordigia di pochi. Ma la realtà e la storia sono lì a dimostrare, se ancora ce ne fosse bisogno, che la geotermia toscana fino ad oggi ha portato solo danni ambientali, alla salute ed economici. Anche volendo foderarsi gli occhi di prosciutto, come evidentemente fanno i nostri sindaci, sui problemi sanitari ed ambientali, ma le ricadute per l’economia dove sarebbero? Gli occupati delle 34 centrali toscane arrivano ai 600 addetti». «MA I NOSTRI sindaci, evidentemente allettati dalle briciole che potrebbe (con il condizionale) elargire Enel, credono che la Toscana, e l’Amiata in questo caso, non possano vivere di turismo e agricoltura, ma che bisogna puntare sui settori meccanico ed edile. Quindi trasformare un paradiso ambientale, storico, enogastronomico e di colture pregiate in un inferno industriale e di cemento! Per il ferro ci sta ben pensando l’Enel e le altre decine di squali della manna incentivi energetici, ma per l’edilizia, veramente, di cosa stiamo parlando? L’Amiata, e ancor più l’area Larderello, sono le zone in cui il prezzo degli immobili è più basso, dove ci sono molti venditori e pochissimi acquirenti, e sarebbe strano il contrario, visto come stanno conciando questi territori. Costruire per chi, per cosa?L’unica cosa saggia che dovrebbero fare questi amministratori è prendere atto che sono degli irresponsabili nei confronti dei territori e dei cittadini e degli incompetenti anche solo da un punto di vista strettamente economico. E quindi dimettersi».

(ed.Siena)
Geotermia. Ambientalisti all’attacco dei sindaci

AMIATA. OGGI I SINDACI di Piancastagnaio, Arcidosso e Santa Fiora si incontreranno con Green Power per chiedere alla società che sfrutta la geotermia di favorire una ricaduta positiva sull’economia locale. Il Coordinamento dei movimenti per l’Amiata criticano i tre sindaci Vagaggini, Marini e Balocchi e rimproverano loro di essere «arruolati alla causa geotermica», di non tenere in alcun conto le esigenze del turismo e dell’agricoltura ma solo quelle «della meccanica e dell’edilizia». «Non avendo alcun argomento per giustificare lo scempio ambientale e i morti e malati in più sull’Amiata – dice il Coordinamento – di fronte all’avvio della nuova megacentrale Bagnore 4 che già inizia a produrre i suoi effetti, i sindaci di Arcidosso, Santa Fiora e Piancastagnaio, per conto di Enel, organizzano un banchetto per le imprese locali, prefigurando un radioso futuro per l’economia amiatina, grazie alla geotermia, così come, secondo loro, già succede nell’area di Larderello. Ce ne vuole di faccia tosta: basterebbe leggere i dati della disoccupazione e della miseria economica a Larderello, per inorridire».

Il Tirreno del 12 gennaio 2015
INTERVENTO
TRE SINDACI E LO SCEMPIO GEOTERMIA
…segue ns. comunicato.

Grosseto Notizie dell’11 gennaio 2015
Sos Geotermia: “Sindaci amiatini irresponsabili, si dimettano”
…segue ns. comunicato.

Il Giunco.net dell’11 gennaio 2015
Ambientalisti «Nella geotermia non c’è futuro, neppure occupazionale. Si distrugge un territorio»
…segue ns. comunicato.

Contropiano.org dell’11 gennaio 2015
Monte Amiata. I sindaci apparecchiano la tavola all’Enel
…segue ns. comunicato.

GoNews dell’11 gennaio 2015
Sos Geotermia: “I sindaci organizzano la mensa dei poveri per conto dell’Enel”
…segue ns. comunicato.

QuiGrosseto dell’11 gennaio 2015
I sindaci geotermici dell’Amiata organizzano la mensa dei poveri per conto dell’Enel
…segue ns. comunicato.

MaremmaNews dell’11 gennaio 2015
I sindaci geotermici dell’Amiata organizzano la mensa dei poveri per conto dell’Enel
…segue ns. comunicato.

Il Cittadino online dell’11 gennaio 2015
Geotermia: Marini, Vagaggini e Balocchi arruolati alla causa
…segue ns. comunicato.

LA GEOTERMIA NON E’ RINNOVABILE. CHI LO DICE? L’ENEL. Per rianimare i pozzi, che naturalmente perdono potenza, hanno usato l’EGS, definito su The Economist, “il fracking geotermico”

fracking rapaceSappiamo per certo che la geotermia in generale, ed in particolare quella amiatina, non è ‘pulita’ in quanto, soprattutto con il rilascio libero in atmosfera della vecchia tecnologia ‘flash’ delle centrali del monte Amiata, sono tonnellate le sostanze tossiche e climalteranti che vengono disperse in atmosfera e sul suolo, come riferisce Arpat e lo studio Basosi-Bravi.

Anche la favola della rinnovabilità dell’energia geotermica, smentita da molti studiosi tra cui il prof.Borgia, viene confermata da un’insospettabile relazione della stessa Enel che ha presentato in un convegno internazionale sulla geotermia tenutosi ad Orleans, in Francia, tra il 12 e il 15 febbraio 2006.

Partecipa, per conto dell’Enel, Guido Cappetti che con una eloquente presentazione racconta i mirabolanti risultati ottenuti su pozzi che andavano declinando, attraverso una ‘stimolazione chimica’ ad alta pressione, una tecnica chiamata EGS (Enhanced Geothermal Systems) definito anche dall’autorevole The Economist come ‘fracking geotermico’, equiparabile alla ben nota pratica del fracking usato per recuperare il gas intrappolato nelle rocce e sotto accusa in tutto il mondo per la sismicità indotta e la distruzione delle risorse idriche di falda.
L’EGS è la tecnica che è stata usata anche a Basilea, in Svizzera, e che ha provocato sismicità fino a magnitudo 3,4 nel 2006, costringendo a cessare le attività ed abbandonare il progetto geotermico.

Dalle slides pubblicate sul sito della conferenza di Orleans (di seguito i links), saltano agli occhi, ai profani come noi, due cose:

– lo sfruttamento intensivo porta all’esaurimento, o meglio alla forte riduzione, della produttività dei pozzi;

– per far aumentare tale produttività hanno testato l’iniezione a pressione di una miscela di acido cloridrico e fluoruro di idrogeno (HCl e HF) con acqua.

– tale pratica è stata sicuramente usata nell’area nord di Larderello-Travale, ma anche nel pozzo Bagnore 25 e nessuno può garantire che non venga tuttora utilizzata per ‘rianimare’ i pozzi che perdono potenza, visto che l’Enel mantiene uno stretto riserbo sulle attività interne alle centrali.

Sarebbe doveroso, oltrettutto, che l’Arpat, ma anche l’Ars e i sindaci per gli aspetti sanitari, chiedessero ad Enel tutti i dati delle operazioni e delle sostanze utilizzate nelle centrali amiatine, e non solo, e che rendessero pubblici tali dati, compresi quelli sulle quantità di ‘vapore’ estratto che è necessario per valutare correttamente il bilancio idrico che proprio per questo motivo probabilmente non è mai stato fatto né mai si farà, nonostante le imposizioni di legge.

p.s.: la geologa Adele Manzella, primo ricercatore presso l’IGG del CNR, in un’intervista rilasciata alla Adnkronos nel gennaio 2014 e ripresa prontamente da siti e testate filogeotermiche, afferma, in tema di sismicità indotta dalla geotermia, che: “Altra cosa se si considerano le nuove tecnologie che sono allo studio  per aumentare la produzione geotermica. «Una delle tecnologie che si sta utilizzando – ha spiegato Manzella – è la Enhanced geothermal systems (EGS) che prevede iniezioni di flusso in profondità per rompere le rocce e, in alcuni casi, è emerso un rischio sismico».”
Ma la stessa è a conoscenza di quanto scritto sopra?

 

LINKS:

> Il sito della conferenza di Orleans

> Il documento Enel presentato da Cappetti

> The Economist su EGS/fracking

 

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La Nazione del 30 dicembre 2014
«Ma la geotermia non è rinnovabile»
I comitati attaccano le tecniche per «rianimare» i pozzi
di NICOLA CIUFFOLETTI
«LA GEOTERMIA non è rinnovabile». Lapidario il commento di Sos Geotermia che tende a scardinare le politiche di Enel sul territorio amiatino. I comitati ambientalisti che certo non hanno accolto con buoni propositi la nuova centrale geotermica di Bagnore 4 proseguono nelle loro attività di controinformazione e appoggiati anche da studiosi del calibro del Professor Borgia affermano: «Sappiamo per certo che la geotermia in generale, ed in particolare quella amiatina, non è pulita in quanto, soprattutto con il rilascio libero in atmosfera della vecchia tecnologia flash delle centrali del monte Amiata, si parla di tonnellate per le sostanze tossiche e climalteranti che vengono disperse in atmosfera e sul suolo, come riferisce Arpat e lo studio Basosi-Bravi».
POI CONTINUANO: « Per rianimare i pozzi, che perdono potenza spiegano sarebbe stato utilizzato l’Egs, definito su The Economist, il fracking geotermico». Per il comitato la rinnovabilità dell’energia geotermica è una favola: «una storia smentita da molti studiosi tra cui il professor Borgia che viene confermata da un’insospettabile relazione della stessa Enel che ha presentato in un convegno internazionale sulla geotermia tenuto ad Orleans, in Francia, tra il 12 e il 15 febbraio 2006».
ECCO LA SPIEGAZIONE: «Al convegno partecipò per conto dell’Enel Guido Cappetti che con un’eloquente presentazione racconta i mirabolanti risultati ottenuti su pozzi che andavano declinando, attraverso una stimolazione chimica ad alta pressione, una tecnica chiamata Egs (Enhanced Geothermal Systems) equiparabile alla ben nota pratica del fracking usato per recuperare il gas intrappolato nelle rocce e sotto accusa in tutto il mondo per la sismicità indotta e la distruzione delle risorse idriche di falda».
PER SOS GEOTERMIA la tecnica Egs provoca sismicità: «è la tecnica che è stata usata anche a Basilea, in Svizzera, e che ha provocato sismicità fino a magnitudo 3,4 nel 2006, costringendo a cessare le attività ed abbandonare il progetto geotermico».
«DALLA SPIEGAZIONE che Enel dà a Orleans emerge che lo sfruttamento intensivo porta all’esaurimento, o meglio alla forte riduzione, della produttività dei pozzi e per far aumentare tale produttività è stata testata l’iniezione a pressione di una miscela di acido cloridrico e fluoruro di idrogeno (HCl e HF) con acqua. Tale pratica, continua Sos geotermia, è stata usata nel pozzo Bagnore 25 e nessuno può garantire che non venga tuttora utilizzata per rianimare i pozzi che perdono potenza, visto che l’Enel mantiene uno stretto riserbo sulle attività interne alle centrali».
POI IL COMITATO conclude: «sarebbe doveroso, oltretutto, che l’Arpat, ma anche l’Ars e i sindaci per gli aspetti sanitari, chiedessero ad Enel tutti i dati delle operazioni e delle sostanze utilizzate nelle centrali amiatine».

QuiGrosseto del 24 dicembre 2014
Sos Geotermia: la geotermia non è rinnovabile. chi lo dice? l’Enel
…segue ns. comunicato

MaremmaNews del 23 dicembre 2014
La geotermia non è rinnovabile, lo dice Enel
…segue ns. comunicato

Contropiano.org del 23 dicembre 2014
La geotermia non è rinnovabile. Chi lo dice? L’Enel
…segue ns. comunicato

Il Cittadino online del 23 dicembre 2014
SOS Geotermia: “Enel ‘rianima’ i pozzi con l’EGS”
…segue ns. comunicato

Cortocircuito.org del 23 dicembre 2014
LA GEOTERMIA NON E’ RINNOVABILE. CHI LO DICE? L’ENEL
…segue ns. comunicato

GoNews del 23 dicembre 2014
“La geotermia non è rinnovabile, lo dice Enel
…segue ns. comunicato

Bagnore 4: e se il piezometro di Poggio Trauzzolo non fosse “impazzito”?

20141206_piezometro poggio trauzzolo HIPLe ipotesi del Prof.Borgia, alternative a quelle di semplice rottura del cavo del piezometro, aprono inquietanti scenari che, se veri, prefigurerebbero gravissime responsabilità per chi dovrebbe vigilare sui lavori di messa in esercizio della centrale Bagnore 4 e su chi dovrebbe tutelare la salute e il patrimonio idrico. Chissà che davanti al giudice ci vada qualcun altro e non i comitati.

“È ben evidente dai dati pubblicati sul sito della Regione Toscana l’andamento in risalita di tutti e tre i piezometri che dall’estate scorsa stavano monitorando la falda che alimenta le sorgenti del Fiora: il livello della falda al piezometro “David Lazzaretti” (a Poggio Trauzzolo) sale di quasi 1 metro in poco più di 2 mesi (luglio-agosto), mentre negli altri due piezometri (“La Valle” e “Madonna del Castagno” di Enel) sale di oltre 2 metri.
Questo gradiente di risalita è paragonabile a quello per il quale lo studio della Regione Mobidic indicò dipendere da un incremento della pressione nel campo geotermico.
Quindi, per analogia, si dovrebbe poter affermare anche in questo caso lo stesso”, osserva il prof Andrea Borgia nella attenta ricostruzione dell’andamento della falda acquifera del monte Amiata, attraverso la lettura comparata dei dati dei piezometri esistenti.

“Dal 9 settembre la falda a Poggio Trauzzolo non risale più. Due giorni dopo viene a mancare l’acqua in alcune case proprio sopra al campo geotermico, e -si dice- che la portata di alcune delle sorgenti del Monte Labro è diminuita significativamente. Inoltre, poco dopo, a fine settembre, la falda a Poggio Trauzzolo inizia a scendere repentinamente, mentre ai piezometri Enel la falda continua a salire di circa 50 cm fino al 22 ottobre, rimanendo poi costante.
A Poggio Trauzzolo la falda continua a scendere vorticosamente fino al 17 novembre -in tutto 70 cm in 40 giorni- proprio, guarda caso, contemporaneamente alla attivazione dei pozzi di alimentazione della nuova Centrale Geotermica Bagnore 4”.

Aggiunge poi, “Dato che il piezometro Poggio Trauzzolo si trova a monte di quelli di Enel, questo comportamento ha una sola spiegazione e cioè che la falda a monte dei piezomteri di Enel viene drenata verso il campo geotermico, inquinandosi irrimediabilmente. La quantità di acqua potabile persa durante questo abbassamento della falda è probabilmente dell’ordine di un miliardo di litri: se fosse venduta in bottigliette da un litro quanto ne ricaverebbero i comuni amiatini?”.

E, di seguito, “Dopo il 20 novembre il piezometro di Poggio Trauzzolo “impazzisce” mostrando repentini e momentanei abbassamenti di pochi metri della falda.
E se, invece di essere errate, queste improvvise variazioni del livello della falda misurassero repentine transienti riduzioni di pressione del campo geotermico che, durante la messa in esercizio, possono corrispondere ad abbassamenti di oltre 1000 m di acqua?
E se il cavo si fosse eventualmente lesionato proprio a causa di queste improvvise oscillazioni?
Questa ipotesi, data la connessione diretta tra il campo geotermico e l’acquifero potabile dell’Amiata, non può e non deve essere scartata.
In particolare perché le improvvise oscillazioni della pressione nel campo geotermico potrebbero far risalire i fluidi geotermici contaminando direttamente la falda acquifera.
Proprio perché esiste una connessione ormai scientificamente dimostrata tra il campo geotermico e l’acquifero potabile e tale connessione è stata scartata nelle Valutazioni di Impatto Ambientale (VIA) della nuova Centrale di Bagnore 4 e del Piano di Riassetto del Campo Geotermico di Piancastagnaio, le autorizzazione VIA dovrebbero dalla Regione essere sospese in autotutela.
Ma se ancora alcuni amministratori potessero dubitare di ciò, e insistessero nel non applicare il Principio di Precauzione imposto dalla legge, per avere l’ennesima conferma è sufficiente chiudere le centrali geotermiche e verificare se la falda torni a salire o meno.
In alternativa, Enel metta a disposizione di tutti i dati di prelievo di fluidi geotermici dai pozzi dai campi geotermici dell’Amiata”.

 

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GoNews dell’8 dicembre 2014
Bagnore 4, il comitato Sos Geotermia: “E se il piezometro di Poggio Trauzzolo non fosse impazzito?”
…segue ns. comunicato

Geotermia. Arpat e Regione Toscana sono inaffidabili: chi tutela la salute in Amiata?

188870_1628414025773_1099254717_31310151_4439055_nRidicolo il tentativo di minimizzare i dati e screditare chi si oppone. Se non sono in grado di controllare cosa fa l’Enel e cosa succede sul territorio si dimettano.

Si attendeva con preoccupazione l’avvio della potente centrale geotermoelettrica di Bagnore 4, che insieme a Bagnore 3, arriveranno a 60 MW: ci si aspettava la pioggia, è arrivato il diluvio.

La allarmante situazione a seguito delle recenti prove di avviamento che, ricordiamo, vengono effettuate senza filtri e a scarico diretto, con immissione in atmosfera di quantità enormi di sostanze inquinanti e climalteranti (acido solfidrico, mercurio, arsenico, radon, ammoniaca, CO2, etc) le cui ricadute sull’ambiente e sulla salute delle popolazioni dei comuni interessati (Arcidosso, Castel del Piano, Santa Fiora, ma non solo), destano sdegno e preoccupazione per i pericoli sulla salute dei cittadini.

All’appuntamento con l’avvio della nuova centrale sembra proprio che l’apparato tecnico della Regione, Arpat in primis, sia arrivata nel peggiore dei modi, programmando la manutenzione delle centraline per il controllo dell’aria proprio nei giorni in cui era invece necessario non solo che fosse funzionante tutta la rete di centraline, ma ci fosse una presenza continua di operatori in grado di tenere sotto controllo i valori delle emissioni, giorno e notte, e, in casi estremi, in grado di allertare tempestivamente la popolazione.

Non solo: dal 20 novembre, come ribadisce il prof.Borgia nell’allegato che segue, il piezometro “Davide Lazzaretti” di Poggio Trauzzolo sembra impazzito ed il 2 dicembre, dopo giorni di oscillazioni continue, presentava crollo di circa 6 metri e mezzo del livello della falda acquifera, in continua verticale discesa anche il giorno successivo.
Nel silenzio delle amministrazioni e dei tecnici addetti, è più che giustificato che ci sia forte preoccupazione per un possibile calo di quantità enormi di acqua della falda; solo dopo oltre 10 giorni da quando si sono rilevati i primi sbalzi del piezometro, a seguito degli allarmi tra i cittadini, solo il 3 dicembre sul sito SIR toscano che riporta i dati è apparso un avviso che dice che il rilevatore è “guasto” che sarebbe dovuto ad un cavo.
La Regione in un comunicato, sempre del 3 us, fa sapere che “…Il cavo sarà sostituito con uno nuovo, attualmente in fase di ordinazione…”. Dopo 13 giorni dal “guasto”, ora stanno pensando ad ordinare un cavo nuovo?
Viene da chiedersi: ma in mano a chi siamo?

Il comunicato (che riportiamo in fondo) si lascia poi andare a critiche verso chi da sempre è attento agli effetti che la geotermia causa in Amiata, che siano comitati, cittadini, scienziati o partiti, con una caduta di stile ai limiti dell’insulto, magnificando invece l’Enel che, loro sì, ci forniscono ogni giorno le misurazioni corrette che la regione approva senza pudore.

Suona peraltro come una beffa la chiusura del comunicato della Regione con cui si annuncia che al “tavolo tecnico… …si è stabilito anche che, visto il momento attuale particolare nell’area dell’Amiata, in cui si sta realizzando la centrale Bagnore 4, sarà prevista una maggiore attenzione…” e che si faranno, nel 2015, “…lo studio isotopicoidrogeologico per la valutazione dei rapporti tra l’acquifero delle vulcaniti del monte Amiata ed i serbatoi profondi sede di circuiti idrotermali e fluidi geotermici.” e “…sarà anche affidato lo studio sulla microsismicità indotta dall’attività geotermoelettrica…”. Veramente stiamo ancora aspettando il bilancio idrico che doveva essere preliminare alle autorizzazioni, figuriamoci una volta che le centrali saranno a regime.

Ma come si può pensare che la fase di prove sulle centrali e il successivo funzionamento possa continuare in queste condizioni?

Siamo chiari, non ci fidiamo né di quello stanno facendo né tantomeno di quello che ci raccontano, i responsabili tecnici, amministrativi e politici della Regione: o fermano subito l’avvio incontrollato delle centrali in attesa che tutto funzioni e che siano state fatte tutte le verifiche, a cominciare proprio dal bilancio idrico, oppure si dimettano.

Ci aspettiamo che gli amministratori locali almeno siano in grado di prendere provvedimenti, stante la loro peculiare responsabilità in tema di salute; se non ne sono capaci, che si dimettano anche loro.

Sos Geotermia – aderente alla Rete NO Geotermia Elettrica Speculativa ed Inquinante (NOGESI)
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Risposte del Prof.Andrea Borgia al comunicato della regione Toscana del 3/12:

“La puntuale risposta di Enel e della Regione alle ipotesi di abbassamento e oscillazione della falda durante la messa in esercizio della nuova centrale Bagnore 4 (oltre alla 3 già esistente) è benvenuta ma induce ulteriore preoccupazione”, afferma il vulcanologo Andrea Borgia, il quale per primo aveva messo in evidenza i dati dell’abbassamento della falda idropotabile dell’Amiata. “Infatti, la prima anomalia registrata dal piezometro di Poggio Trauzzolo non è il 25 novembre con meno 0,89  m come affermato, ma il 20 novembre con meno 2,32 m, seguita lo stesso giorno da un ulteriore abbassamento fuori scala. Come mai per ben 5 giorni con continue significative anomalie ogni giorno, sembra che nessuno si è accorto di niente? Come si può dire con certezza che lo strumento era rotto e la falda non si era abbassata minimamente se appunto il piezometro era rotto e se i controlli manuali sembrano essere avvenuti solo più di 10 giorni dopo? Come si può essere certi che proprio i repentini abbassamenti della falda non siano stati la causa dei problemi al cavo, un cavo che aveva funzionato regolarmente per oltre 3 anni? Ma il manutentore ha certificato con sicurezza che il problema fosse nel cavo?”. E, aggiunge: “Come mai si è aspettato più di una settimana prima di richiedere la manutenzione della sonda? E tutto questo proprio quando vi era più bisogno del suo corretto funzionamento? Ma approfondiamo meglio il tema degli abbassamenti anomali della falda. Tra il 18 ed il 20 novembre il piezometro n. 4 che, a detta di Enel funziona perfettamente e registra un continuo innalzamento della falda, mostra invece un repentino abbassamento di circa 20 cm, con gradienti di anche 2 cm all’ora! Anche gli altri due piezometri di Enel mostrano nello stesso periodo abbassamenti di oltre 10 cm! È solo dopo il 23 che la falda inizia a risalire. Ed è solo dopo 7 giorni, con oscillazioni alterne, che la falda recupera il livello del 18 per questi ultimi due piezometri, mentre per il n. 4 rimane ancora sotto di 8 cm. È facile per Enel e Regione essere creduti: basta che dicano quando, da dove e quanto vapore viene estratto! Viene anche affermato nel comunicato Enel che la portata delle sorgenti del Fiora è rimasta sempre la stessa dagli anni ’90 in poi e che non vi è connessione tra gli acquiferi freatico e geotermico. Errato. Dal 1990 in poi la portata della Galleria Nuova diminuisce progressivamente con minimi che scendono da circa 550 l/s a circa 500 l/s e massimi che sono di circa 60 l/s superiori. Poi improvvisamente, contemporaneamente a quando la regione programma e poi inizia la perforazione del piezometro di Poggio Trauzzolo, la portata della sorgente aumenta in un anno e mezzo di circa 200 l/s (circa 40% in più), come mai si era verificato prima, e questo mentre la perforazione del piezometro per buona parte del tempo si era (sempre per sfortunatissime “cause tecniche”) interrotta, cosicché non si sa quale sia stato all’epoca il livello effettivo della falda. Tale incremento di portata viene registrato dal piezometro 11bis di Santa Fiora con un corrispondente innalzamento della falda tanto repentino e grande da essere riportato nello studio Mobidic – studio finanziato dalla Regione e realizzato dall’Università di Firenze proprio con lo scopo di verificare la connessione tra l’acquifero superficiale ed il campo geotermico – come esempio per affermare come tale innalzamento del livello della falda non possa essere giustificato soltanto dalla ricarica (pioggia e neve), ma possa essere dovuto anche all’aumento della pressione del campo geotermico sottostante l’acquifero freatico; indicando così chiaramente la connessione idrogeologica tra i due acquiferi.
Ma può essere ritenuto ragionevole pensare che la Regione non certifichi i dati forniti dai piezometri dell’Enel? Quindi Enel fa il controllore di se stesso? E Borgia conclude: “Anche la stazione di misura delle emissioni di Bagnoli (ma anche le altre stazioni?) è stata tolta proprio quando sembra stesse registrando valori preoccupanti della qualità dell’aria a causa delle emissioni dalla nuova centrale! Qualora la Regione, ed Enel volessero tranquillizzare le persone, semplicemente chiudano le centrali e verifichino sotto gli occhi di tutti la qualità dell’aria ed il livello della falda. Altrimenti potrebbero, già da ora, considerare di sospendere in autotutela i decreti di VIA delle concessioni amiatine”.
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Il Comunicato della Regione Toscana del 3 dicembre:

Amiata, un guasto la causa dei dati altalenanti del piezometro

FIRENZE – I dati altalenanti forniti dal piezometro David Lazzaretti di Poggio Trauzzolo sono stati causati da un guasto all’apparecchio: c’era un problema sul cavo di collegamento tra la sonda ed il datalogger della stazione. Il cavo sarà sostituito con uno nuovo, attualmente in fase di ordinazione.
Il Servizio Idrologico regionale che gestisce il piezometro aveva fatto richiesta dell’ intervento straordinario già alla fine della settimana scorsa perché aveva subito notato il comportamento anomalo nella registrazione dei dati in particolare nella giornata del 25 novembre, quando la sonda aveva segnato una discesa del livello di falda di 89 cm. E questo in netta controtendenza con l’andamento dei dati rilevati dai piezometri Enel, La Valle e Madonna del Castagno, che non avevano evidenziato particolari andamenti irregolari. L’intevento di manutenzione, programmato per mercoledì 3 o giovedì 4, vista la delicatezza della materia, è stato anticipato ad oggi.
Lo ha comunicato il Servizio Idrologico regionale durante l’incontro del Tavolo tecnico di monitaroggio dei dati ambientali relativi all’attività geotermoelettrica sull’Amiata che si è tenuto oggi.
Per quanto riguarda il livello di falda, dalla verifica manuale effettuata dalla ditta di manutenzione dell’apparecchio, è risultato che gli abbassamenti anomali ed altalenanti registrati negli ultimi giorni sono da considerarsi errati, probabilmente dovuti a falsi contatti causati proprio dal deterioramento progressivo del cavo.
La risposta dei tecnici conferma quanto si pensava negli uffici regionali e cioé che anomalie così evidenti al punto da segnare un abbassamento di falda di addirittura 89 centimetri, un’enormità soprattutto su una falda importante come quella del Fiora, non potevano trovare giustificazioni diverse dal guasto meccanico. E per capire che era un guasto bastava guardare i dati nel dettaglio, che restituivano oscillazioni schizofreniche da un quarto d’ora all’altro.
Desta stupore che un esperto “di fama internazionale” come chi ha lanciato l’allarme con un’uscita incauta, sia potuto cadere in un simile equivoco. Per il futuro, sarà bene confrontarsi con chi è più informato prima di allarmare inutilmente i cittadini.
Al tavolo tecnico odierno si è stabilito anche che, visto il momento attuale particolare nell’area dell’Amiata, in cui si sta realizzando la centrale Bagnore 4, sarà prevista una maggiore attenzione rispetto ad i dati emergenti da tutti i monitoraggi attivati: Arpat e Servizio Idrologico dovranno prevedere ulteriori momenti di rilevazioni e controlli.
Riguardo agli studi da realizzare, sarà avviato ai primi mesi del 2015 lo studio isotopicoidrogeologico per la valutazione dei rapporti tra l’acquifero delle vulcaniti del monte Amiata ed i serbatoi profondi sede di circuiti idrotermali e fluidi geotermici.
Nel 2015, come approvato ieri in giunta, sarà anche affidato lo studio sulla microsismicità indotta dall’attività geotermoelettrica nell’area amiatina.
Chiara Bini

 

 

 

 

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Il Tirreno del 7 dicembre 2014
«Il sindaco non risponde? Portiamo i dati in Procura»
Arcidosso, ieri il Comune ha detto di volerlo querelare per procurato allarme
Oggi Barocci (Sos Geotermia) replica: «Limiti non stabiliti a difesa della salute»
di Fiora Bonelli

ARCIDOSSO.  La centrale di Bagnore 4 di Enel Green power a Santa Fiora è praticamente in funzione, ma i comitati antigeotermia proseguono la loro battaglia contro lo sfruttamento del vapore. E gli animi si scaldano. Così, dopo che due giorni fa il Comune di Arcidosso e gli albergatori della zona hanno annunciato di voler adire a vie legali per procurato allarme e danno di immagine contro i comitati, Roberto Barocci, del Forum Ambientalista Grosseto, aderente a Sos Geotermia, annuncia al sindaco di Arcidosso Jacopo Marini che si rivolgerà alla Procura. Il motivo del contendere è sempre lo stesso: la mortalità in eccesso del 13% in Amiata che chi è contrario alla geotermia si picca di dimostrare sia conseguenza dello sfruttamento del vapore. Barocci, che da anni segue da vicino la questione geotermica sull’Amiata – territorio naturalmente ricco di metalli pesanti che, nel processo di conversione in energia elettrica del vapore, senza opportune precauzioni possono essere molto inquinanti – adesso non contesta che le emissioni siano fuori dai limiti, che vengono ampiamente rispettati. Contesta invece che quei limiti – fissati dalla legge e rispettati da Enel Green power – sono stati stabiliti dal legislatore non in funzione della difesa della salute. E quindi non difenderebbero dai rischi di inquinamento. «Ieri ad Arcidosso – scrive Barocci in una nota – il sindaco alla richiesta di dire quali fossero le cause degli eccessi di mortalità, ci ha risposto che dovevamo rivolgerci alla Procura della Repubblica e che, secondo lui, non avremmo i titoli di studio adeguati per parlarne. Al sindaco diciamo che riferiremo alla Procura, perché sappiamo leggere». In particolare, Barocci si riferisce all’ormai famoso allegato 6 allo Studio dell’Agenzia regionale sanità Toscana (Ars) che «abbiamo letto», dice, e che, prosegue, «ha suddiviso i comuni geotermici toscani in tre gruppi in funzione delle concentrazioni crescenti di inquinanti. Tali inquinanti sono emessi anche dalle centrali geotermiche. Mettendo in relazione i dati delle varie cause di morte nei gruppi di popolazione esposta in modo omogeneo agli inquinanti, si individua che gli eccessi di rischio per malattie mortali sono statisticamente significativi per nove correlazioni nelle femmine e ventuno nei maschi». Dunque, afferma Barocci, «è statisticamente certa la relazione tra incrementi di morti e concentrazioni crescenti nell’ambiente amiatino di arsenico, mercurio, acido solfidrico, acido borico… cioè degli stessi inquinanti prodotti in maniera consistente anche dalle centrali geotermiche, anche se ciascuna delle emissioni delle centrali è nei limiti stabiliti dalle norme. Ma quelle stesse norme affermano anche, in modo offensivo verso la nostra Costituzione, che tali limiti non sono stati stabiliti in funzione della difesa della salute. Pertanto, si può concludere che gli eccessi di mortalità registrati sono sicuramente correlabili a condizioni ambientali e che le emissioni delle centrali geotermiche concorrono a produrli, anche se al momento non ci sono dati per stabilire l’entità di questo concorso».

Intanto prosegue l’accensione di Bagnore 4

Intanto Enel Green Power comunica il programma delle attività fino al 19 dicembre per l’avviamento della centrale di Bagnore 4. Dopo la messa in servizio del nuovo impianto il 5 dicembre, vi saranno prove e test di collaudo dal 15 al 19 dicembre con possibili emissioni di vapore limitate nel tempo (poche ore) e nella quantità. Nella stessa settimana avverrà pure l’attività di caratterizzazione del pozzo Bagnore 25, che comporta l’erogazione in atmosfera, limitatamente al tempo necessario (poche ore) sia del silenziatore di postazione che delle centrali Bagnore 3 e Bagnore 4. E infine, dal 5 dicembre sono in funzione i tre Amis. «Le migliorie apportate, dice Enel Green power, consentiranno di garantire la disponibilità dei tre impianti Amis fino a valori di oltre il 95%, benché le emissioni rientrino già entro i parametri di legge». (f.b.)

La Nazione del 7 dicembre 2014
I PROBLEMI DELL’AMBIENTE

ARCIDOSSO. IL 30% IN PIÙ DI MORTALITÀ TRA I MASCHI DOVUTI A MALATTIE TUMORALI
EMISSIONI. ARSENICO E MERCURIO SONO GLI INQUINANTI FINITI NEL «MIRINO»
«Mortalità in aumento sull’Amiata Amiata. Perché?
Barocci (Forum Ambientalista) sulla geotermia: «+13%: lo dice l’Ars»

SEMPRE PIÙ roventi le polemiche per la geotermia. Dopo l’avvio avvio della centrale di Bagnore 4 la popolazione amiatina si è allarmata. «La Regione, Arpat e i sindaci hanno prodotto comunicati stampa per tranquillizzare e riferire che tutto è sotto controllo – inizia Roberto Barocci del Forum Ambientalista che ha aderito al comitato Sos Geotermia – , che non ci sono rischi sanitari e che in Amiata non ci sono problemi. Ma i risultati del loro vigilare sull’ambiente ambiente e sulla salute dei cittadini non sembrano dare loro ragione. Infatti, se si dovesse valutare l’efficienza efficienza e l’efficacia efficacia del loro operato, visto che non hanno saputo dare nessuna spiegazione documentata e non hanno individuato una sola causa certa dell’eccesso eccesso di mortalità del +13% registrato dall’Agenzia Agenzia Regionale di Sanità (Ars) e pubblicato nel 2010 come statisticamente significativo nei maschi dei comuni sede di impianti geotermici, i dirigenti dovrebbero andare a fare un altro lavoro». La polemica fa riferimento all’incontro incontro avvenuto in comune ad Arcidosso tra chi è preoccupato il sindaco: «Alla nostra domanda su come mai ad Arcidosso il tasso le cause degli eccessi di mortalità è aumentato del 30% – prosegue Barocci – ci è stato risposto che dovevamo rivolgerci alla Procura della Repubblica e che, secondo lui, non avremmo i titoli di studio adeguati per parlarne. Al sindaco diciamo che riferiremo alla Procura, perchè sappiamo leggere. In particolare abbiamo letto l’Allegato Allegato 6 allo Studio Ars, che ha suddiviso tutti i comuni geotermici toscani in tre gruppi in funzione delle concentrazioni crescenti di inquinanti. Tali inquinanti sono emessi anche dalle centrali geotermiche. Mettendo in relazione i dati delle varie cause di morte nei gruppi di popolazione esposta in modo omogeneo agli inquinanti, si individua che gli eccessi di rischio per malattie mortali sono statisticamente significativi per 9 correlazioni nelle femmine e 21 nei maschi». Le concentrazioni nell’ambiente ambiente amiatino di arsenico, mercurio, acido solfidrico, acido borico «cioè de- gli stessi inquinanti prodotti in maniera consistente anche dalle centrali geotermiche» per Barocci sarebbero. «Le emissioni delle centrali sono nei limiti stabiliti dalle norme – conclude – . Ma quelle stesse norme affermano anche, in modo offensivo verso la nostra Costituzione, che tali limiti non sono stati stabiliti in funzione della difesa della salute. Pertanto, si può concludere che gli eccessi di mortalità registrati sono sicuramente correlabili a condizioni ambientali e che le emissioni delle centrali geotermiche concorrono a produrre tali eccessi, anche se per il momento non ci sono dati per stabilire l’entità entità di questo concorso».

Il Tirreno del 6 dicembre 2014
intorno a bagnore 3
Emissioni e cattivi odori. Battaglia per i controlli
GROSSETO E mentre sull’Amiata si scaldano i toni tra ambientalisti, amministratori locali e imprenditori, altrettanto dura è la battaglia a suon di dati tra comitati, Enel e Arpat sulle operazioni nel distretto geotermico. La costruzione della potente centrale Bagnore 4, con il suo lungo iter d’avviamento, e i concomitanti lavori di potenziamento dell’impianto di abbattimento di mercurio e idrogeno solforato (Amis) a Bagnore 3 – entrato in funzione ieri – hanno provocato odori nauseabondi che hanno messo in apprensione la gente. Per 10 giorni, infatti, l’Amis di Bagnore 3 non ha funzionato e, anche se una parte dei gas è stata smistata su Bagnore 4, un’altra è finita in atmosfera, causando il cattivo odore. Enel Green power tranquillizza, dicendo che i valori sono sempre stati sotto i limiti di legge; l’unica soglia superata è della percezione olfattiva. I comitati però non ci vedono chiaro e parlano di «quantità enormi di sostanze inquinanti e climalteranti» finite in atmosfera. «All’appuntamento con l’avvio della nuova centrale – spiega Sos geotermia – sembra che l’apparato tecnico della Regione, Arpat in primis, sia arrivato nel peggiore dei modi, programmando la manutenzione delle centraline per il controllo dell’aria proprio nei giorni in cui era invece necessario fosse funzionante tutta la rete di centraline e ci fosse una presenza continua di operatori per tenere sotto controllo i valori delle emissioni e, in casi estremi, allertare la popolazione». In questo contesto ci si è messo pure un piezometro, a cui si è rotto un cavo e che perciò ha registrato sbalzi nei valori. «Solo dopo oltre 10 giorni sul sito Sir toscano è apparso un avviso che dice che il rilevatore è “guasto”. Dopo 13 giorni dal “guasto” stanno pensando a ordinare un cavo nuovo? Viene da chiedersi: ma in mano a chi siamo?», si chiede Sos Geotermia.

«Ambientalisti allarmisti: quereliamo»
Arcidosso: Comune e ristorante Aiole contro i comitati antigeotermici: «Danneggiano l’immagine dell’Amiata: basta»
di Fiora Bonelli
ARCIDOSSO Procurato allarme e danno d’immagine irreparabile. A questo saranno chiamati a rispondere i comitati antigeotermici «e chi continua a fare terrorismo antigeotermico» sull’Amiata. Il Comune di Arcidosso e un gruppo di ristoratori e albergatori amiatini che mette il suo lavoro a servizio di un mercato che gradisce la genuinità e l’alta qualità dei prodotti locali, stanno infatti preparando un’azione legale contro i comitati ambientalisti che da anni si battono per una geotermia senza rischi per l’ambiente e la salute. Le istituzioni e il mondo dell’economia della ristorazione, dell’ospitalità e del commercio di tipicità ieri hanno indetto una conferenza stampa a Arcidosso per annunciare querela: non ne possono più di informazioni a loro giudizio allarmistiche e prive di fondamento dei comitati. A nome di un gruppo di albergatori parla Ugo Quattrini, il famoso “Pampini” del notissimo ristorante Aiole: «Ci vuole buon senso ela cura del buon padre di famiglia. Ho un’attività da 50 anni e ci metto il cuore. Che persone che non sono scienziati ma si improvvisano ingegneri, biologi, fisici, geologi, si permettano di demolire quell’immagine che con tanta fatica abbiamo costruito della montagna, la giudico una comunicazione irresponsabile. Non si rendono conto del danno che creano e che non fanno il mestiere che devono fare. Ben vengano per controllare, ma non si sopporta che si propongano come esperti di acqua, aria, terremoti, mercurio. Abbiamo dati resi ufficiali da Arpat e Università. Io sono vicinissimo alle centrali, 200-300 metri. Il turismo è un’attività trainante e loro ce la smantellano. Pensiamo piuttosto alle strade, ai servizi, a tutto ciò che può favorire il turismo. Adiremo a vie legali, per gravissimo danno di immagine». Anche il sindaco Jacopo Marini sbotta: «Siamo al ridicolo. Si arriva a dire che le castagne, le olive, i funghi non ci sono per colpa della geotermia. Si racconta la balla delle piogge geotermiche, si parla di piezometro impazzito. Qui la gente deve stare tranquilla e non vivere nella paura. Si provocano allarmi ingiustificati, perché tutti i valori sono ben sotto i limiti. Abbiamo 6 centraline, il numero più alto della Toscana e forse d’Italia. L’acido solfidrico tocca i 7 microgrammi, come Saturnia, quando il valore massimo è 150. Il piezometro di Poggio Trauzzolo (che nei giorni scorsi ha registrato dati schizofrenici che hanno messo in allarme i comitati, ndc) era guasto, aveva rotto un cavo ed è già stato aggiustato». Il cruccio del sindaco è vedere vanificati gli sforzi per attrarre visitatori. «Ci si fa in quattro – spiega Marini – per portare gente in Amiata e poi un danno di immagine del genere ci azzera. Ma questa volta adiremo a vie legali». Per Marco Pastorelli, assessore all’urbanistica, «si rasenta la diffamazione. L’amministrazione è stata sempre tollerante. I pericoli adesso sono inesistenti. Questo è un procurato allarme sociale. Per cui, per tutelare la propria immagine, si valuteranno opportune vie legali. I ristoratori e gli albergatori potrebbero costituirsi parte civile e chiedere il risarcimento dei danni». Intanto il Comune fa sapere che Enel è alle porte di un investimento di 2,5 milioni di euro per dare calore alle attività recettive delle Aiole e all’insediamento produttivo che sorgerà in quel sito. In più la stessa Enel “regalerà” la piscina con l’acqua calda fiore all’occhiello della zona al confine fra Arcidosso e Santa Fiora. Anche il centro buddista Merigar spezza una lancia a favore della geotermia: il maestro Namkai Norbu andrà a risiedere nell’edificio proprio accanto al pozzo di Bagnore 25. «Come a dire che non vi è il minimo pericolo», commenta Marini. Spero, dunque, che la popolazione intelligentemente non presti orecchio alle bufale quotidiane dei comitati».

«Si va in tribunale? Bene, porteremo i dati»
Barocci (Sos Geotermia): «Abbiamo documenti inconfutabili». Ieri picchetto in piazza e toni accesi
ARCIDOSSO «Vogliono querelarci? Ma ben venga un giudizio in tribunale. Così avremo la possibilità di far leggere le carte che abbiamo a persone competenti all’interno di un’aula di tribunale». Davanti all’annuncio di querela per procurato allarme, risponde così Roberto Barocci, portavoce del Comitato Sos geotermia, che da anni mette in guardia dai rischi dello sfruttamento geotermico dell’Amiata. «Siamo estremamente tranquilli – spiega Barocci – perché abbiamo documenti inconfutabili che possono essere confutati solo da persone disoneste. Noi denunciamo i rischi gravissimi per la salute che ci sono in Amiata: da una parte ci sono parlamentari e perfino la responsabile ambiente della segreteria del premier Renzi che ci danno ascolto. Dall’altra c’è la Regione Toscana che continua a non dare risposte. Quindi ripeto: magari poter presentare i dati in nostro possesso a un tribunale». Nelle stesse ore in cui si svolgeva la conferenza stampa, sempre ad Arcidosso Barocci era impegnato in una manifestazione organizzata dai comitati antigeotermici e dal Movimento 5 stelle davanti al comune di Arcidosso. I manifestanti, una ventina in tutto, munite di mascherine e striscioni, hanno distribuito un volantino per ribadire che, secondo loro, «Arpat e Regione sono inaffidabili» e chiedere le dimissioni dei responsabili dei controlli e la chiusura delle centrali di Bagnore 3 e 4. Chiedevano, poi, al sindaco Jacopo Marini di esercitare a pieno il suo ruolo di responsabile della salute pubblica». Una delegazione è stata poi ricevuta dal sindaco e i toni si sono alzati e sono volati attacchi verbali alla volta del sindaco, davanti alle forze dell’ordine e a diversi cittadini, che si sono allontanati rapidamente dalla piazza davanti al municipio, meravigliati dai toni eccessivamente accesi e dalla piega che stava prendendo il sit in. (f.f. e f.b.)

La Nazione del 6 dicembre 2014
ARCIDOSSO I COMITATI POLEMICI

Geotermia, è caos. Cittadini in piazza
COMUNE e comitati antigeotermia, due voci che si inseguono senza mai incontrarsi. Il sindaco di Arcidosso, Jacopo Marini, che attacca i comitati e afferma che «non c’è cosa più negativa che promuovere il terrore su basi infondate»; dall’altra parte i cittadini dei comitati che protestano con mascherine e striscioni contro Enel e le attività geotermiche delle centrali Bagnore 3 e Bagnore 4. È questo il fermo immagine della giornata di ieri ad Arcidosso. Ieri in strada dunque, i manifestanti distribuivano volantini e amplificavano con le loro voci la contrarietà agli impianti. Nelle stesse ore Jacopo Marini insieme a Marco Pastorelli, assessore all’urbanistica e Ugo Quattrini, albergatore amiatino, hanno ribadito il loro punto di vista contestando le affermazioni dei comitati. «Stanno facendo dell’allarmismo infondato dice Marini . Da noi la densità densità delle centraline di controllo è nettamente superiore rispetto a tutte le altre zone della Toscana. Abbiamo sei centrali che controllano la qualità dell’aria e i valori sono tutti condivisibili sul sito web di Arpat che è continuamente aggiornato. L’altra questione importante che mi preme spiegare è la qualità dell’acqua. I dati altalenanti forniti dal piezometro di Poggio Trauzzolo sono stati causati da un guasto all’apparecchio, c’è un problema sul cavo di collegamento tra la sonda e il datalogger della stazione. L’aria, sempre stando ai numeri, è pulita, posso comunque capire il disagio dell’odore sgradevole». Ugo Quattrini, che da oltre 50 anni ha una struttura ricettiva in località Aiuole, chiede una moratoria di tutte quelle che sono le voci infondate e che parlano di allarmismo: «Io non sono contro i comitati, ma non devono avere la presunzione di sostituirsi agli organi scientifici di controllo, perché non hanno le qualifiche per farlo. I comitati ambientali servono ad altro. Con le loro interpretazioni stanno contribuendo a demolire il territorio e allontanando dai nostri luoghi i turisti».Per Pastorelli, invece, «la libertà di parola e di informazione è sacrosanta, importante però è assumersi le proprie responsabilità: il Comune deve, fra le altre cose, tutelare la propria immagine, e quando questa viene offesa si può valutare di intraprendere anche iniziative legali».

SANTA FIORA LA CENTRALE HA DI NUOVO IL SISTEMA DI ABBATTIMENTO
Torna in funzione l’impianto Amis a Bagnore 3Enel: «Tecnologie all’avanguardia nel mondo»
TORNA in funzione l’impianto Amis della centrale Bagnore3. Contro i 15 giorni, inizialmente annunciati da Enel per stabilire a regime l’impianto Amis, ieri è arrivata la notizia di Enel Green Power che sono stati ultimati i lavori tecnici: già a partire da ieri è entrata in funzione una soluzione tecnica che consente di trattare regolarmente nei sistemi di abbattimento l’idrogeno solforato. Enel Green Power ricorda che «i lavori rientrano in un programma già concordato con gli Enti di controllo, sono in attuazione delle prescrizioni autorizzative della nuova centrale di Bagnore4 e sono finalizzati a migliorare le prestazioni ambientali degli impianti. Infatti, le migliorie apportate consentiranno di garantire la disponibilità dei tre impianti Amis fino a valori di oltre il 95%, benché le emissioni rientrino a prescindere entro i parametri previsti dalla normativa. Le tecnologie adottate sugli impianti di Bagnore permettono di ottenere i migliori standard ambientali a livello internazionale, con prestazioni ambientali superiori a qualsiasi altro impianto geotermico nel mondo dello stesso tipo, collocando in questo modo le centrali di Bagnore nella best practice mondiale».

AMBIENTE L’AGENZIA ILLUSTRA I PARAMETRI
Arpat: «I valori delle emissioninove volte inferiori ai limiti»
«LE MALEODORANZE prolungate sono state causate dal fermo dell’Amis di Bagnore 3, fermo per manutenzione, ma che ha prodotto emissioni nove volte inferiori ai limiti Oms». E’ quanto comunica l’Arpat in seguito anche «alla presa di posizione della minoranza consiliare di Arcidosso». «Anche nel caso di impianti funzionanti senza l’Amis – dice ancora l’Arpat – quindi con emissioni, significativamente superiori, non è però prevedibile che l’effetto sulla qualità dell’aria porti, per i vari inquinanti emessi dalle centrali, a concentrazioni anche solo vicine ai limiti sanitari (in sostanza quelli indicati dalla Oms). E’ invece possibile che si incrementi il numero di ore in cui viene superata la soglia di odorabilità per H2s. Il bollettino relativo alla qualità dell’aria emesso il giorno 1 dicembre da parte di Arpat ne è una conferma. Nei giorni in cui è, fra l’altro, fermo l’impianto Amis di Bagnore 3, ora riattivato, si hanno valori più elevati, con il superamento per diverse ore del giorno della soglia di odorabilità (e quindi sono comprensibili le lamentele dei cittadini disturbati da queste maleodoranze), ma con un valore massimo della media giornaliera nove volte inferiore al valore di riferimento dell’Oms per la tutela della salute. Ripetiamo comunque che lo stato della qualità dell’aria viene monitorato tramite la rete delle stazioni Enel e tramite i mezzi mobili Arpat. Il mezzo mobile Geo2 rileva anche la concentrazione di

Contropiano.org del 5 dicembre 2014
Geotermia. Arpat e Regione Toscana sono inaffidabili: chi tutela la salute in Amiata?
…segue ns. comunicato.

GoNews del 5 dicembre 2014
Sos Geotermia: “Chi tutela la salute in Amiata”. Domande per la Regione e Arpat
…segue ns. comunicato.

Il Tirreno del 5 dicembre 2014
Piezometro impazzito. Colpa di un cavo rotto
SANTA FIORA «I dati altalenanti forniti dal piezometro David Lazzaretti di Poggio Trauzzolo sono stati causati da un guasto all’apparecchio: c’era un problema sul cavo di collegamento tra la sonda e il datalogger della stazione. Il cavo sarà sostituito con uno nuovo, attualmente in fase di ordinazione». Dopo la nota di Enel Green power, anche la Regione interviene per spiegare cos’è successo al piezometro che controlla la falda dell’Amiata, che nei giorni scorsi è “impazzito” riportando valori altalenanti che hanno messo in apprensione i comitati ambientalisti preoccupati che lo sfruttamento geotermico metta a rischio la falda. «Il Servizio idrologico regionale che gestisce il piezometro – spiega la Regione – aveva fatto richiesta dell’intervento straordinario già alla fine della settimana scorsa perché aveva subito notato il comportamento anomalo nella registrazione dei dati in particolare il 25 novembre, quando la sonda aveva segnato una discesa del livello di falda di 89 centimetri. E questo in netta controtendenza con l’andamento dei dati rilevati dai piezometri Enel, La Valle e Madonna del Castagno, che non avevano evidenziato particolari andamenti irregolari». L’intervento si è tenuto mercoledì. Per quanto riguarda il livello di falda, dalla verifica manuale effettuata dalla ditta di manutenzione «è risultato – spiega la Regione – che gli abbassamenti anomali e altalenanti registrati negli ultimi giorni sono da considerarsi errati, probabilmente dovuti a falsi contatti causati proprio dal deterioramento progressivo del cavo. La risposta dei tecnici conferma quanto si pensava negli uffici regionali e cioè che anomalie così evidenti al punto da segnare un abbassamento di falda di addirittura 89 centimetri, un’enormità soprattutto su una falda importante come quella del Fiora, non potevano trovare giustificazioni diverse dal guasto meccanico». Sempre martedì si è tenuto il tavolo tecnico che ha stabilito anche che, visto l’avvio della centrale Bagnore 4, sarà prevista più attenzione rispetto ai dati emergenti da tutti i monitoraggi attivati: Arpat e Servizio Idrologico dovranno prevedere ulteriori momenti di rilevazioni e controlli.Sarà avviato ai primi mesi del 2015 lo studio isotopico idrogeologico per la valutazione dei rapporti tra l’acquifero delle vulcaniti dell’Amiata e i serbatoi profondi sede di circuiti idrotermali e fluidi geotermici. Nel 2015, come approvato in giunta, sarà anche affidato lo studio sulla microsismicità indotta dall’attività geotermoelettrica nell’area amiatina.

Bagnore 4 sarà l’addio all’acquifero amiatino? Il Piezometro di Poggio Trauzzolo “impazzito” dopo l’accensione della centrale.

maelstrom_20141129Allarme sul monte Amiata, dopo l’avvio avvenuto nei giorni scorsi, della nuova centrale geotermica di Bagnore 4 (40 MW), tra Santa Fiora e Arcidosso.
Non solo le insopportabili maleodoranze denunciate vigorosamente dai residenti dell’area e le preoccupazioni per le emissioni di Bagnore 3, dove Enel sta mettendo mano all’impianto Amis di filtraggio di mercurio e idrogeno solforato, ma anche i gravissimi rischi per la risorsa acqua, come sostiene il prof.Andrea Borgia, geologo e vulcanologo di fama mondiale, il quale allerta l’attenzione dei comitati, dei cittadini, delle autorità sul rischio per la falda acquifera potabile del Monte Amiata, tra le più importanti dell’Italia centrale.

“Da quando sono in corso le manovre di attivazione dell’impianto di Bagnore 4, il piezometro di Poggio Trauzzolo sale e scende vertiginosamente da un giorno all’altro, come non era mai successo prima”, spiega Borgia, molto allarmato dai grafici schizofrenici (vedi sotto) elaborati dall’apparecchio di misurazione della falda acquifera che si trova appunto nell’area di ricarica delle sorgenti del Fiora, “Per molti anni ho sostenuto la necessità di una chiusura temporanea, o almeno di una riduzione dello sfruttamento del vapore, degli impianti geotermoelettrici amiatini nei comuni di Santa Fiora e Piancastagnaio, proprio al fine di sperimentare il collegamento della falda idrica superficiale con la falda profonda geotermica. Più volte questa richiesta è stata ufficializzata alla Regione da me ed è ben nota ai comitati ed alla stampa”.

Quello che sta avvenendo a livello della falda potrebbe corrispondere alla messa in funzione di Bagnore 4 e indicare i gravi rischi che si stanno correndo. “È urgente ripristinare i livelli originali degli acquiferi al livello della falda misurata da ENEL prima dello sfruttamento geotermico”, aggiunge Borgia, “e richiedere alla Regione Toscana di sospendere in autotutela le autorizzazioni VIA di Bagnore 4 e del piano di Riassetto di Piancastagnaio”.

Le interferenze tra acquifero superficiale e quello geotermico producono serie ripercussioni tra cui un drastico abbassamento del livello della falda acquifera – il piezometro ha indicato un abbassamento di 200 metri rispetto ai livelli precedenti agli anni ’60 – il rilascio di sostanze gassose tossiche nell’acquifero (in particolare sembrano particolarmente aumentate le concentrazioni di metalli pesanti come l’arsenico) e potenziali problemi alla salute. Dall’inizio degli anni ’60 il bacino acquifero dell’Amiata (ha una utenza di 700.000 persone) sembra aver perduto circa duecento miliardi di litri di acqua potabile, pari al consumo di acqua da bere della popolazione mondiale per circa un mese, ed altrettanto di acqua immagazzinata!

Rete Nazionale NOGESI “No Geotermia Elettrica, Speculativa ed Inquinante”

a cui aderiscono:

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Qui sotto il Grafico con variazioni del livello della falda idropotabile, misurato sul piezometro della Regione Toscana a Poggio Trauzzolo. Le brusche oscillazioni degli ultimi giorni, in coincidenza con l’inizio dello sfruttamento di Bagnore 4,  sono la prova del collegamento della falda idropotabile con la falda geotermica, come sempre sostenuto dal Prof.Borgia, ma negato dalla Regione Toscana spalleggiata dall’Università di Siena e una vasta schiera di arruolati alla causa geotermica. CHI OGGI SPIEGHERA’ AI CITTADINI COSA STA SUCCEDENDO E COSA CI ASPETTA???

20141128_trauzzolo 20141128_trauzzolo_crop(ingrandimento)

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Il Giunco.net del 1 dicembre 2014
Geotermia, la Regione avvia un’indagine sulla falda. E sui cattivi odori interviene Arpat

AMIATA – «La Regione Toscana ha attivato una verifica coinvolgendo tutti gli uffici interessati, il servizio idrologico, gli enti di controllo ed Enel per individuare le possibili cause dell’andamento altalenante dei grafici elaborati dall’apparecchio di misurazione della falda acquifera (piezometro di Poggio Trauzzolo) che si trova appunto nell’area di ricarica delle sorgenti del Fiora». La comunicazione viene direttamente dalla Regione toscana, dopo l’intervento dei comitati “No geotermia” che parlavano di «allarme sul monte Amiata dopo l’avvio avvenuto nei giorni scorsi, della nuova centrale geotermica di Bagnore 4».
I comitati parlavano di «gravissimi rischi per la risorsa acqua, come sostiene Andrea Borgia, geologo e vulcanologo, il quale parla dei rischi per la falda acquifera potabile del Monte Amiata, tra le più importanti dell’Italia centrale. “Da quando sono in corso le manovre di attivazione dell’impianto di Bagnore 4, il piezometro di Poggio Trauzzolo sale e scende vertiginosamente da un giorno all’altro, come non era mai successo prima”, spiega Borgia».
Il piezometro è lo strumento che consente di misurare la pressione dell’acqua di una falda sotterranea.
Enel Green Power invece si dichiara «assolutamente allibita per il modo in cui vengono strumentalizzati i dati, senza considerare minimamente la verità scientifica delle rilevazioni. Infatti, il piezometro in questione denominato “David Lazzeretti” ha fatto registrare l’oscillazione di qualche decina di centimetri intorno alla data del 25 novembre, fatto che è stato collegato alle attività in corso per l’avvio della centrale Bagnore 4: occorre precisare che non esiste alcun nesso di “causa – effetto” tra l’avvio della Centrale e questa oscillazione o più in generale con i livelli della falda idropotabile. Tali affermazioni sono prive di fondamento scientifico, forniscono spiegazioni sommarie e creano allarmi ingiustificati senza alcuna base scientifico. L’andamento del livello della falda idropotabile è esclusivamente correlato alla piovosità/nevosità».
E sulla centrale di Bagnore 4 interviene anche Arpat che sta monitorando la qualità dell’aria «La fase di avvio della nuova Centrale geotermica di Bagnore 4 è sotto controllo e costantemente monitorata. Si ricorda che i dati relativi all’idrogeno solforato (indicatore delle maleodoranze avvertite in questi giorni dalla cittadinanza) sono pubblicati in un apposito bollettino sul sito Web ARPAT da metà settembre, con cadenza settimanale (vedi l’ultimo bollettino pubblicato ); questa attività specifica va a integrare il consueto monitoraggio della qualità dell’aria nelle zone geotermiche, che avviene attraverso la rete di ENEL Green Power (GP), che copre praticamente tutti i centri abitati interessati dalle emissioni delle centrali geotermoelettriche. Questi dati sono resi disponibili online www.enelgreenpower.com/it-IT/plants/air/ . Inoltre ARPAT gestisce in zona due mezzi mobili (vedi planimetria sotto)».
«Si fa presente che l’Agenzia ha verificato le modalità di gestione e la qualità dei dati prodotti dalla rete di monitoraggio ENEL GP, affiancando alcune di esse con un mezzo mobile ARPAT e confrontandone i dati – prosegue Arpat -. In particolare ad Arcidosso, da ormai quasi tre anni il mezzo mobile ARPAT GEO1, ha affiancato la rete di qualità dell’aria ENEL, prima in località Scoiattolo e poi, da più di un anno, in località Bagnoli. Inoltre in più occasioni è stato posizionato a fianco della centralina ENEL di Arcidosso il secondo mezzo mobile ARPAT GEO2. I dati che sono stati rilevati dai due mezzi mobili hanno mostrato che la centralina ENEL funziona correttamente ed è rappresentativa della zona di Arcidosso».
«I dati rilevati dai mezzi mobili GEO1 e GEO2 hanno anche confermato che non ci sono diversità significative nella qualità dell’aria fra il luogo dove è presente la stazione ENEL di Arcidosso, Scoiattolo, e Bagnoli – si legge ancora nella nota -. I dati della rete ENEL e del mezzo GEO1 vengono utilizzati per il bollettino settimanale sulla qualità dell’aria di Bagnore 4. I dati del mezzo GEO2 vengono utilizzati come ulteriori conferme sulla qualità dei dati raccolti dalla stazione ENEL di Arcidosso».
«Il mezzo mobile GEO1 ha necessità di una manutenzione straordinaria, che prevede fra l’altro la sostituzione del condizionatore. Tale manutenzione è stata rinviata per quanto possibile, ma è ora improcrastinabile, perchè al primo episodio di freddo si rischiano danni agli analizzatori, che peraltro sinora hanno funzionato regolarmente, fornendo quindi dati del tutto attendibili. Si è dato pertanto avviso preventivo al comune di Arcidosso e si è proceduto in data odierna a recuperare il mezzo GEO1, che rientrerà fra una decina di giorni ad Arcidosso. La qualità dell’aria è quindi anche in questo momento monitorata dalle centraline ENEL di Arcidosso, Santa Fiora, Bagnore e Merigar, nonchè dal mezzo mezzo ARPAT GEO2. Durante le operazioni di recupero del mezzo GEO1 è stata verificata la fattibilità di spostare a Bagnoli il mezzo GEO2, che ha un ingombro maggiore – conclude Arpat -, tale spostamento verrà effettuato entro mercoledì 3 dicembre».

Il Tirreno del 30 novembre 2014
NO GEOTERMIA
«Piezometri impazziti,  acqua dell’Amiata a rischio»
SANTA FIORA.  Se Arpat e sindaco rassicurano, sul monte Amiata continua la forte preoccupazione dopo il recente avvio della nuova centrale geotermica di Bagnore 4 (40 MW). Sul piatto di chi ha paura ci sono i cattivi odori denunciati dai residenti dell’area, ma anche i gravissimi rischi per la risorsa acqua. Lo ribadiscono i comitati amiatini aderenti alla Rete “NoGesi” ( No geotermia elettrica, speculativa e inquinante) che rendono pubblica un’inquietante segnalazione del professor Andrea Borgia, geologo e vulcanologo di  fama mondiale sul rischio per la falda acquifera potabile del Monte Amiata, tra le più importanti dell’Italia centrale. «Da quando sono in corso le manovre di attivazione dell’impianto di Bagnore 4, il piezometro di Poggio Trauzzolo sale e scende vertiginosamente da un giorno all’altro, come non era mai successo prima», spiega Borgia, allarmato dai grafici schizofrenici elaborati dall’apparecchio di misurazione della falda acquifera che si trova appunto nell’area di ricarica delle sorgenti del Fiora. «Per molti anni ho sostenuto la tesi di una chiusura temporanea (o almeno di una riduzione dello sfruttamento del vapore)  degli impianti geotermoelettrici amiatini nei comuni di Santa Fiora e Piancastagnaio, proprio al fine di sperimentare il collegamento della falda idrica  superficiale con la falda profonda geotermica. Più volte questa richiesta è stata ufficializzata alla Regione da me ed è ben nota ai comitati e alla stampa». Per Borgia quello che sta avvenendo a livello della falda potrebbe corrispondere alla  messa in funzione di Bagnore 4. «È urgente ripristinare i livelli originali degli acquiferi al livello della falda misurata da Enel prima dello sfruttamento geotermico – aggiunge _ e richiedere alla Regione Toscana di sospendere in autotutela le autorizzazioni Via di Bagnore 4 e del  piano di Riassetto di Piancastagnaio». Le interferenze tra acquifero superficiale e quello geotermico producono serie ripercussioni tra cui un drastico abbassamento del livello della falda acquifera _  il piezometro ha indicato un abbassamento di  200 metri rispetto ai livelli precedenti agli anni ‘60 _, il rilascio di sostanze gassose tossiche nell’acquifero (in particolare sembrano aumentate le concentrazioni di metalli pesanti come l’arsenico) e potenziali problemi alla salute. Dall’inizio degli anni ‘60 – ammoniscono i Comitati – il bacino acquifero dell’Amiata (utenza di 700mila persone) sembra aver perduto circa duecento miliardi di litri di acqua potabile, pari al consumo di acqua da bere della popolazione mondiale per circa un mese, e altrettanto di acqua immagazzinata.

La Nazione del 30 novembre 2014
IL CASO. LA DENUNCIA DEL VULCANOLOGO

«Allarme sull’Amiata per la falda acquifera»
ALLARME sul monte Amiata, dopo l’avvio avvenuto nei giorni scorsi, della nuova centrale geotermica di Bagnore 4 (da 40 megawatt), nel territorio comunale di Santa Fiora. Non solo le insopportabili maleodoranze denunciate vigorosamente dai residenti dell’area, ma anche i gravissimi rischi «per la risorsa acqua, come sostiene Andrea Borgia, geologo e vulcanologo di fama mondiale , il quale allerta l’attenzione dei comitati, dei cittadini, delle autorità sul rischio per la falda acquifera potabile del Monte Amiata, tra le più importanti dell’Italia centrale. Da quando sono in corso le manovre di attivazione dell’impianto di Bagnore 4, il piezometro di Poggio Trazzuolo sale e scende vertiginosamente da un giorno all’altro, come non era mai successo prima molto allarmato dai grafici schizofrenici elaborati dall’apparecchio di misurazione della falda acquifera che si trova appunto nell’area di ricarica delle sorgenti del Fiora. Per molti anni ho sostenuto la tesi di una chiusura temporanea (o almeno di una riduzione dello sfruttamento del vapore) degli impianti geotermoelettrici amiatini nei comuni di Santa Fiora e Piancastagnaio, proprio al fine di sperimentare il collegamento della falda idrica superficiale con la falda profonda geotermica». Quello che sta avvenendo a livello della falda potrebbe corrispondere alla messa in funzione di Bagnore 4 e indicare i rischi che si stanno correndo. «È urgente ripristinare i livelli originali degli acquiferi al livello della falda misurata da Enel prima dello sfruttamento geotermico aggiunge Borgia e richiedere alla Regione Toscana di sospendere in autotutela le autorizzazioni Via di Bagnore 4 e del piano di riassetto di Piancastagnaio. Le interferenze tra acquifero superficiale e quello geotermico producono serie ripercussioni tra cui un drastico abbassamento del livello della falda acquifera – il piezometro ha indicato un abbassamento di 200 metri rispetto ai livelli precedenti agli anni 60 – il rilascio di sostanze gassose tossiche nell’acquifero (in particolare sembrano particolarmente aumentate le concentrazioni di metalli pesanti come l’arsenico) e potenziali problemi alla salute».

Contropiano.org del 29 novembre 2014
Piezometro di Poggio Trauzzolo “impazzito” dopo l’accensione della centrale di Bagnore 4
…segue ns. comunicato.

Il Cittadino online del 29 novembre 2014
Piezometro di Poggio Trauzzolo “impazzito” dopo l’accensione della centrale di Bagnore 4

Lo dichiara Andrea Borgia, geologo e vulcanologo
…segue ns. comunicato.

Maremmanews del 29 novembre 2014
Piezometro di Poggio Trauzzolo “impazzito” dopo l’accensione della centrale di Bagnore 4
Lo dichiara il prof. Andrea Borgia, geologo e vulcanologo di fama mondiale.
…segue ns. comunicato.

GrossetoNotizie del 29 novembre 2014
Geotermia, i comitati: “Bagnore 4 inquina l’acqua”
…segue ns. comunicato.

Il silenzio dei colpevoli: Rossi e Bramerini a domanda “NON” rispondono

rossi bagnore vaporeLA RISPOSTA ALLA REGIONE TOSCANA DELLA RETE NAZIONALE NOGESI – “No Geotermia Elettrica, Speculativa ed Inquinante”

I comitati amiatini e maremmani che si battono contro la Geotermia Speculativa ed Inquinante hanno tenuto una conferenza stampa gioverdì 20 novembre, di cui è stata data ampia cronaca dalla stampa locale.

Le domande poste erano chiare e precise:

  1. bilancio idrico comprensivo dei consumi delle centrali geotermiche;
  2. identificazione e vincoli sulle aree di ricarica delle falde acquifere;
  3. mappatura delle zone sismiche e relativi vincoli alle variazioni di pressioni indotte in profondità.

Queste tre domande facevano riferimento a leggi dello Stato e della Regione che sulla nostra montagna non sono MAI state poste in essere (nonostante alcune di esse stiano per raggiungere la venerabile età del quarto di secolo), e che sono – a nostro avviso – DETERMINANTI e propedeutiche all’eventuale permesso, regionale o nazionale, per la costruzione di un qualsiasi tipo di impianto industriale. A maggior ragione se l’impianto in questione ha a che fare con il sottosuolo e le risorse – tra tutte una: l’acqua – ivi custodite.

Bene (…anzi, male): a queste domande precise NON c’è stata alcuna risposta.

Evidentemente il Presidente Rossi e l’assessora Bramerini NON possono rispondere, perché se lo facessero sarebbero costretti a dire la verità: che la Regione non ha MAI posto in essere quanto è obbligo di legge e quindi NON possono essere certi che quando danno il permesso di costruire impianti industriali – e geotermici in primis – non si vada ad impattare pesantemente con le risorse idriche, con le criticità sismiche e, quindi, con la tutela della salute, dell’economia locale e del paesaggio delle nostre terre.

Visto quanto sopra, l’unica risposta diventa automaticamente una NON-risposta: quando, nel suo articolo/velina/comunicato del 21 novembre, la Regione – e quindi Rossi e Bramerini – dicono che lo sviluppo dell’Amiata è

uno sviluppo fondato sulla valorizzazione e il rispetto del territorio e di tutte le sue risorse, dove la geotermia sia elemento in piena coerenza con tutte le vocazioni presenti, da quella agricola a quella turistica. È questo il modello al quale la Regione pensa e al quale sta lavorando con un confronto sempre aperto con istituzioni e società civile

MENTONO sapendo di mentire.

NON si può rispettare il territorio quando non lo si conosce; non si può valorizzare il territorio, quando si concedono 38 permessi di ricerca (in Toscana) per arrivare a costruire 19-20 nuove centrali geotermiche in Provincia di Grosseto, oltre a quelle già esistenti. Non si può parlare di confronto con le popolazioni locali, se di questi permessi, di questi progetti e degli accordi con le aziende (in gran parte straniere) che vorrebbero sfruttare la risorsa geotermica noi cittadini veniamo a sapere dai giornali.

Quando Rossi e la Bramerini dicono che

la Regione ricorda l’emendamento al Piano energetico che la giunta ha presentato alle commissioni consiliari in vista dell’approvazione, che fissa lo stop all’alta entalpia in Amiata e detta le condizioni per lo sviluppo della media entalpia

MENTONO sapendo di mentire. Perché gli emendamenti di cui parlano fanno esattamente il contrario di quanto loro affermano ai giornali, visto che in una nota resa pubblica il 31 ottobre 20142 la Regione dice:

L’emendamento al Paer prevede una presenza delle centrali geotermolettriche volta a evitare il cosiddetto effetto cumulo degli impianti. Deve inoltre essere assicurata la collocazione delle centrali nelle aree di destinazione produttiva purché compatibile con i risultati delle ricerche.

E le aree di destinazione produttiva altro non sono che il Monte Amiata e le zone limitrofe, ad iniziare dalla Val d’Orcia.

Queste NON-risposte confermano quanto già sapevamo noi cittadini: che la Regione NON ha nessuna intenzione di mettere in discussione il suo piano geotermico, completamente indifferenti a quanto hanno chiesto a gran voce cittadini, aziende, associazioni di categorie e alcune amministrazioni locali.

Sappia, la Regione che la nostra pazienza ha raggiunto il limite: il futuro delle nostre vite, delle vite dei nostri figli, della nostra terra deve tornare nelle nostre mani, e lo sarà. Daremo battaglia in tutte le sedi, e sul territorio in primis, perché lo scempio che quelli che dovrebbero essere i nostri rappresentanti – e che, invece, rappresentano solo il danaro e i poteri forti – stanno portando avanti sia fermato. E lo sarà.

Rete Nazionale NOGESI “No Geotermia Elettrica, Speculativa ed Inquinante”

a cui aderiscono:

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La Nazione del 26 novembre 2014
«Vogliamo risposte da Firenze»
I comitati contro la geotermia si rivolgono a Rossi e a Bramerini
 AMIATA GLI AMBIENTALISTI CHIEDONO RISPETTO E TUTELA DEL TERRITORIO
di NICOLA CIUFFOLETTI
IL BOTTA e risposta tra comitati che si battono contro la geotermia in Amiata e la Regione Toscana non si ferma. Agorà Cittadinanza Attiva, Comitato per la Salvaguardia della Valle dell’Orcia Inferiore e il coordinamento di Sos Geotermia continuano a chiedere al governatore Rossi e all’assessore all’ambiente Annarita Bramerini il bilancio idrico comprensivo di consumi delle centrali geotermiche, l’identificazione e i vincoli sulle aree di ricarica delle falde acquifere e la mappatura delle zone sismiche e relativi vincoli alle variazioni di pressioni indotte in profondità. Tre quesiti importanti posti già in passato ai quali ancora i comitati attendono risposte. «Queste tre domande facevano riferimento a leggi dello Stato e della Regione che sulla nostra montagna non erano mai state poste in essere e che sono affermano i comitati determinanti e propedeutiche all’eventuale permesso, regionale o nazionale, per la costruzione di un qualsiasi tipo di impianto che ha a che fare con il sottosuolo e le risorse».Poi le accuse: «A queste domande precise non c’è stata alcuna risposta, evidentemente continuano il presidente Rossi e l’assessore Bramerini non possono rispondere, perché, pensiamo, se lo facessero sarebbero costretti a dire la verità». Poi i comitati continuano sulla loro linea, che è di rottura, con le affermazioni delle istituzioni: «La Regione non ha mai posto in essere quanto è obbligo di legge e quindi non possono essere certi che quando danno il permesso di costruire impianti geotermici non si vada ad impattare pesantemente con le risorse idriche, con le criticità sismiche e, quindi, con la tutela della salute, dell’economia locale e del paesaggio delle nostre terre». Per i comitati le prese di posizione, che anche nei giorni passati la Regione ha interpretato su queste questioni sono delle non risposte: «Rossi e Bramerini spiegano dicono che lo sviluppo dell’Amiata è uno sviluppo fondato sulla valorizzazione e il rispetto del territorio e di tutte le sue risorse. Mentono sapendo di mentire, perché non si può rispettare il territorio quando non lo si conosce; non si può valorizzare il territorio, quando si concedono 38 permessi di ricerca, in Toscana, per arrivare a costruire nella provincia di Grosseto 19-20 nuove centrali geotermiche, oltre a quelle già esistenti. Non si può parlare ribattono i comitati di confronto con le popolazioni locali, se di questi permessi, di questi progetti e degli accordi con le aziende che vorrebbero sfruttare la risorsa geotermica noi cittadini veniamo a sapere dai giornali. La nostra pazienza ha raggiunto il limite. Il futuro delle nostre vite, delle vite dei nostri figli, della nostra terra concludono deve tornare nelle nostre mani».

Il Tirreno del 26 novembre 2014
Geotermia, i comitati a Rossi e Bramerini
«Leggi mai attuate»
GROSSETO «La Regione non ha mai posto in essere quanto è obbligo di legge» e quindi il presidente Enrico Rossi e l’assessore all’Ambiente Anna Rita Bramerini «non possono essere certi che quando danno il permesso di costruire impianti geotermici non si vada a impattare pesantemente con le risorse idriche, le criticità sismiche e quindi con la tutela della salute, dell’economia locale e del paesaggio delle nostre terre». I Comitati amiatini e maremmani contro la geotermia speculativa ed inquinante non demordono. E ribattono così alla Regione che, ha seguito delle loro domande, ha risposto che il modello che Firenze ha in mente per l’Amiata è quello di uno «sviluppo fondato sulla valorizzazione e il rispetto del territorio e di tutte le sue risorse». Per i comitati questa è una «non risposta». I comitati, preoccupati per lo sfruttamento geotermico in Amiata – nel cui sottosuolo ci sono molte sostanze pericolose che le trivelle e l’emungimento del fluido geotermico possono portare in superficie – chiedono che sia redatto il bilancio idrico comprensivo dei consumi delle centrali geotermiche, che si faccia l’identificazione e si individuino i vincoli sulle aree di ricarica delle falde acquifere e che si stili la mappatura delle zone sismiche e dei relativi vincoli alle variazioni di pressioni indotte in profondità. Problemi di recente approdati in parlamento grazie a tre risoluzioni presentate da Pd, M5s e Sel. «Queste tre domande – spiegano Agorà Cittadinanzattiva di Monticello Amiata, Comitato per la salvaguardia della Valle dell’Orcia inferiore di Montenero d’Orcia e Coordinamento Sos Geotermia – fanno riferimento a leggi dello Stato e della Regione che sulla nostra montagna non sono mai state poste in essere e che sono a nostro avviso determinanti e propedeutiche all’eventuale permesso, regionale o nazionale, per la costruzione di un qualsiasi tipo di impianto che ha a che fare con il sottosuolo e le risorse (tra tutte una l’acqua) ivi custodite. A queste domande precise non c’è stata alcuna risposta». Rossi e Bramerini, secondo i comitati, «mentono sapendo di mentire, perché non si può rispettare il territorio quando non lo si conosce, non lo si può valorizzare quando si concedono 38 permessi di ricerca in Toscana per arrivare a costruire in provincia di Grosseto 19-20 nuove centrali geotermiche oltre a quelle già esistenti. Non si può parlare di confronto con le popolazioni locali se di questi permessi, progetti e accordi con le aziende noi cittadini veniamo a sapere dai giornali». I comitati accusano gli amministratori regionali di essere «indifferenti a quanto hanno chiesto a gran voce cittadini, aziende, associazioni di categorie e alcune amministrazioni locali» e promettono battaglia in tutte le sedi. (f.f.)

Contropiano.org del 25 novembre 2014
Sos Geotermia: i comitati rispondono alla Regione Toscana
…segue ns. comunicato

Il Giunco.net del 25 novembre 2014
Geotermia, i comitati alla Regione: «Non si può tutelare ciò che non si conosce
…segue ns. comunicato

Maremmanews del 25 novembre 2014
La risposta dei comitati contro la Geotermia dell’ Amiata alla Regione Toscana
…segue ns. comunicato

“Eppur si muove”. M5S, SEL e (parte del) PD presentano risoluzioni sulla Geotermia

galeleo parlamento si muoveDopo anni di battaglie contro la Geotermia inquinante e speculativa da parte dei Comitati,  accogliamo con soddisfazione le Risoluzioni presentate in Commissione Ambiente e Attività produttive della Camera dei Deputati da parte del M5S, di SEL e di parte del PD, che sulla geotermia sembra ancora non aver trovato una linea comune, visto che una parte di deputati di questo partito, in maggioranza TOSCANI, avevano firmato e sostenuto l’emendamento Abrignani (PDL) pro-geotermia.

Riteniamo che sia un ulteriore passo per la tutela dei territori, risultato che possiamo ascrivete anche, e soprattutto, alle molte iniziative che i comitati hanno negli anni portato avanti sia sul territorio che a livello nazionale, ricordiamo  il Congresso nazionale di Epidemiologia, la pubblicazione sulla rivista nazionale di Medicina Democratica, la interrogazione parlamentare dell’On.Zaccagnini (alla quale non c’è stata ancora risposta) e il Convegno a Roma, proprio al Parlamento, del marzo scorso; questa volta, e per la prima volta, 29 deputati (M5S+SEL) pongono all’attenzione del decisore politico il tema della insostenibilità della geotermia  flash (ENEL) dell’Amiata.

La battaglia non è finita, ma, come disse Galileo, “Eppur si muove”.

 

Di seguito il testo delle 3 Risoluzioni:

>>> M5S <<<

ATTO CAMERA
RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00530

Firmatari

Primo firmatario: SEGONI SAMUELE
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 18/11/2014
Elenco dei co-firmatari dell’atto
DAGA FEDERICA
ZOLEZZI ALBERTO
VALLASCAS ANDREA
DA VILLA MARCO
DE ROSA MASSIMO FELICE
BUSTO MIRKO
MANNINO CLAUDIA
TERZONI PATRIZIA
MICILLO SALVATORE
BERNINI MASSIMILIANO
ARTINI MASSIMO
CRIPPA DAVIDE
PRODANI ARIS
DELLA VALLE IVAN
FANTINATI MATTIA
MUCCI MARA
TOFALO ANGELO

Commissione assegnataria

Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
Commissione: X COMMISSIONE (ATTIVITA’ PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)

Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00530
presentato da
SEGONI Samuele

Mercoledì 19 novembre 2014, seduta n. 334

L’VIII e la X Commissione,
premesso che:
alla geotermia non possono essere attribuite valutazioni univoche e valide, in termini di sostenibilità e rinnovabilità, per ogni casistica, essendo un’attività che richiede di essere collocata in aree industriali ed è fortemente condizionata dalle riserve idriche, dalle caratteristiche geochimiche del sottosuolo, dall’assetto geo-tettonico e dalle tecnologie usate; le generalizzazioni, comunemente riscontrate in ambito normativo europeo e italiano, sulla energia geotermica non sono rispettose della realtà scientifica, della difesa della salute, del paesaggio e dell’ambiente;
il decreto legislativo 11 febbraio 2010, n. 22 che abroga le precedenti disposizioni in materia fissate dalla legge 9 dicembre 1986, n. 896, semplifica le procedure d’assegnazione in concessione delle risorse geotermiche e le regole per ottenerne le autorizzazioni, con lo scopo di facilitare l’uso della geotermia a fini energetici e di ridurre le emissioni di anidride carbonica;
il decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, al fine di promuovere la ricerca e lo sviluppo di nuove centrali geotermoelettriche sperimentali, ha agevolato la possibilità di installare su tutto il territorio nazionale impianti pilota, con potenza nominale installata non superiore a 5 MWe, sancendo che l’autorità competente per il conferimento dei relativi titoli minerari fosse il Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, d’intesa con la regione interessata;
il decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, «recante misure urgenti per la crescita del Paese», ha disposto l’inserimento dell’energia geotermica tra le fonti energetiche strategiche;
il decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, recante «disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia», ha stabilito che gli impianti geotermici pilota sono di competenza statale e che pertanto sono sottoposti alla valutazione di impatto ambientale di competenza del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e ha, inoltre, stabilito (per gli stessi impianti) l’esclusione dalle previsioni della «direttiva Seveso» (direttiva 96/82/CE), generando preoccupazioni rispetto alla loro sicurezza nelle operazioni di esercizio, con particolare riferimento alla prevenzione di incidenti connessi alla presenza di sostanze pericolose;
il decreto ministeriale 6 luglio 2012, in attuazione all’articolo 24 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, introduce una incentivazione «base» per gli impianti geotermici ad autorizzazione regionale assoggettati alla doppia fase di ricerca e poi concessione, ma introducendo una incentivazione maggiore per gli impianti pilota sperimentali di potenza fino a 5 megawatt (per una potenza complessiva fino a 50 megawatt), ponendo una condizione paradossale in cui impianti di maggiore potenza, sperimentali e potenzialmente pericolosi, hanno un iter autorizzativo semplificato e un incentivo maggiorato;
l’evoluzione della normativa in materia di geotermia, non ha tenuto conto del parallelo sviluppo delle conoscenze scientifiche, che in recentissimi studi (a titolo di esempio non esaustivo si citano i lavori Ichese, Basosi, Borgia, Mucciarelli, Margottini e Valentini) hanno dimostrato l’impatto negativo che certe tecniche connesse alla coltivazione geotermica possono avere sul territorio (anche in termini di sismicità indotta), sull’ambiente e sulla salute pubblica; soltanto in Amiata (Toscana) le attività connesse allo sfruttamento geotermico rilasciano nell’atmosfera circa 2700 tonnellate di acido solforico, 28,97 chili di arsenico, 2460 tonnellate di ammonio, 889 chili di mercurio, 11,01 tonnellate di acido borico e 655.248 tonnellate di anidride carbonica all’anno, un quantitativo, quest’ultimo, paragonabile ad una centrale alimentata da combustibili fossili;
nelle aree sede di centrali geotermoelettriche, oltre al danno paesaggistico (presenza di strutture esteticamente sgradevoli in aree di interesse naturalistico), si sono verificati casi di danno ambientale e sanitario, connessi all’avvelenamento di importantissime falde idriche potabili che forniscono acqua ad aree limitrofe o distanti e l’immissione di inquinanti tossici nell’atmosfera con conseguente aumento del tasso di mortalità e morbilità fino al 13 per cento nelle popolazioni residenti;
i danni ambientali e sanitari maggiori sono documentati per impianti che impiegano le ormai antiquate tecnologie flash (scarico di gas e vapori in atmosfera) e per impianti a tecnologia binaria (con reimmissione dei vapori nel sottosuolo) che coinvolgono falde idropotabili (normalmente in collegamento con le falde geotermiche attraverso fratture nelle rocce o camini vulcanici);
nelle aree sede di tali centrali, non è mai stata effettuata alcuna valutazione riguardante gli impatti sull’economia locale, non è mai stato pubblicato un bilancio idrico e spesso non è stata effettuata, o quantomeno resa pubblica, alcuna valutazione di rischio idrologico, idrogeologico o sismico;
nonostante negli ultimi anni in Italia siano aumentate esponenzialmente le domande di autorizzazione alla ricerca per lo sfruttamento della risorsa geotermica, non esiste, ad oggi, una zonazione del territorio nazionale che evidenzi le aree di compatibilità in cui possano con ragionevole certezza essere esclusi rischi di sismicità indotta o provocata, di potenziale inquinamento delle falde idropotabili e di inquinamento atmosferico ed acustico, né esiste alcuna forma di tutela per le aree di pregio paesaggistico o di interesse architettonico, culturale e naturalistico: infatti non esistono ancora i nuovi «indirizzi e linee guida», né è stata effettuata alcuna revisione del quadro normativo resosi necessaria per la geotermia elettrica; quindi non possono essere fornite valutazioni scientifiche certe alle istanze di perforazione del sottosuolo in corso di approvazione;
le stesse regioni Lombardia ed Emilia-Romagna, con atti rispettivamente del 20 marzo 2014 e 23 aprile 2014, hanno deliberato, in via cautelativa, una moratoria per tutte le attività concernenti la perforazione del sottosuolo, in attesa della definizione di «Indirizzi e Linee Guida» la cui stesura è stata affidata dal Governo ad un gruppo di lavoro recentemente costituito;

impegnano il Governo

a predisporre attraverso i previsti «indirizzi e linee guida» e la revisione del quadro normativo per la geotermia elettrica una «zonazione» del territorio su basi geologiche, sismotettoniche ed idrogeologiche per identificare le aree che, già individuate dagli strumenti urbanistici come idonee per insediamenti industriali, siano adatte ad ospitare insediamenti geotermici e le aree in cui vietare il rilascio di concessioni di ricerca e la realizzazione di impianti geotermici al fine di evitare potenziali fonti di inquinamento ambientale e pericoli per la salute dei cittadini residenti in tali aree;
ad assumere iniziative per introdurre dei vincoli alle concessioni di ricerca e alla realizzazione di impianti geotermici in base alla vicinanza di aree di produzioni agricole di qualità;
a subordinare il rilascio di concessioni ad una valutazione di impatto economico sulle attività produttive locali e alla stesura del bilancio idrico;
ad adottare una moratoria sugli impianti geotermici, sulle trivellazioni profonde e sui progetti di impianti geotermici, ad eccezione di quelli finalizzati unicamente all’utilizzo diretto del calore, almeno fino alla emanazione da parte del Governo degli «indirizzi e linee guida» e del quadro normativo, che permettano di valutare il rischio ambientale e sismico connesso alle attività antropiche effettuate in profondità, con particolare riferimento agli impianti geotermici pilota attualmente in fase di valutazione di impatto ambientale presso Castel Giorgio (Umbria) e Montenero (Toscana) e agli impianti «flash» in Amiata (Toscana);
ad assumere iniziative per inserire nella regolamentazione, con opportune penali, l’obbligo della sigillatura del pozzo atta ad evitare la possibilità di scambio tra falde idriche diverse e l’obbligo di evitare il depauperamento della risorsa idrica di falda e di superficie sia in termini quantitativi che qualitativi;
a considerare nelle linee guida richiamate in premessa, oltre al concetto di rinnovabilità delle fonti energetiche, anche il concetto di sostenibilità ambientale, con particolare riferimento al chimismo dei fluidi e delle falde;
a valutare la possibilità di riconsiderare – anche in sede europea – la classificazione delle fonti energetiche effettivamente rinnovabili e meritevoli di incentivazione pubblica, con particolare riferimento alla possibilità di non annoverare più tra esse lo sfruttamento delle acque sotterranee riscaldate da gradienti di temperatura ma solo lo sfruttamento diretto del calore ivi presente;
a concedere la qualifica di impianto pilota solo ad impianti per cui il contributo di innovazione e sperimentazione sia attestato da specifico brevetto nazionale per il quale venga dimostrato, sulla base di documentate evidenze tecnico-scientifiche, l’impiego di tecniche di coltivazione, di uso diretto del calore o di trasformazione del calore endogeno in energia elettrica migliori in termini ambientali aspetto alle tecniche standard;
ad assumere iniziative dirette a rivedere la norma contenuta nella legge 9 agosto 2013, n. 98 richiamata in premessa per includere di nuovo le previsioni della «direttiva Seveso» nelle operazioni di trivellazione ed esercizio degli impianti geotermici pilota, con particolare riferimento alla prevenzione di incidenti rilevanti ed all’assenza ex lege dei requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione territoriale, con riferimento alla destinazione e utilizzazione dei suoli che tengano conto della necessità di mantenere le opportune distanze tra stabilimenti e zone residenziali o frequentate dal pubblico;
ad assumere iniziative dirette ad armonizzare i diversi regimi di incentivazione attualmente vigenti per gli impianti geotermici pilota e quelli ad autorizzazione regionale utilizzanti le stesse tecnologie;
ad assumere iniziative dirette a subordinare il rilascio delle concessioni alla stipula di una polizza fidejussoria a garanzia di eventuali danni all’ambiente, alla salute pubblica e alle attività produttive circostanti;
a prevedere nella fase prerealizzativa un pieno coinvolgimento delle amministrazioni e delle popolazione locali nel processo decisionale favorendo l’eventuale applicazione del principio di precauzione;
ad assumere iniziative normative affinché siano favoriti processi secondo cui le amministrazioni comunali coinvolte possano entrare nella compagine societaria al fine di mantenere un controllo pubblico sugli impianti;
ad assumere iniziative normative affinché per gli impianti già a regime e per quelli che eventualmente verranno realizzati sia previsto (pena la sospensione della concessione) un sistema di controlli ambientali effettuati dalla competente Agenzia Regionale per la Protezione ambientale, a spese del concessionario, volti a verificare (pena la sospensione della concessione) che le acque destinate al consumo umano soddisfino i requisiti del decreto legislativo n. 31 del 2001, che le altre matrici ambientali non risultino contaminate e che la sismicità non aumenti significativamente prevedendo anche che i risultati dei controlli e dei monitoraggi supplementari siano divulgati al pubblico entro 15 giorni per il tramite dei siti WEB del gestore, dell’autorità ambito e dell’agenzia ambientale competente per quel territorio.
(7-00530) «Segoni, Daga, Zolezzi, Vallascas, Da Villa, De Rosa, Busto, Mannino, Terzoni, Micillo, Massimiliano Bernini, Artini, Crippa, Prodani, Della Valle, Fantinati, Mucci, Tofalo».


>>> SEL <<<

ATTO CAMERA
RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00529
Dati di presentazione dell’atto

Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 334 del 19/11/2014

Firmatari

Primo firmatario: PELLEGRINO SERENA
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’
Data firma: 18/11/2014
Elenco dei co-firmatari dell’atto
ZACCAGNINI ADRIANO
RICCIATTI LARA
ZARATTI FILIBERTO
FERRARA FRANCESCO DETTO CICCIO
NICCHI MARISA

Commissione assegnataria

Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
Commissione: X COMMISSIONE (ATTIVITA’ PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)

Risoluzione in commissione 7-00529
presentato da
PELLEGRINO Serena
testo di
Mercoledì 19 novembre 2014, seduta n. 334

Le Commissioni VIII e X,
premesso che:
in questi ultimi anni sono considerevolmente aumentate le richieste di nuovi permessi per produrre elettricità da risorse geotermiche. Il Piano di azione italiano per le rinnovabili (PAN), prevede per questa fonte un notevole sviluppo, e fissa obiettivi importanti al 2020 per la geotermia nel settore elettrico: aumenti della capacità stimati in circa 170 megawatt, dal 2010 al 2020, e della produzione annua di circa 1.100 GWh;
nel nostro Paese la produzione geotermoelettrica ha avuto, dal 1990 al 2010, un aumento del 65 per cento circa passando da 3.222 GWh/anno a 5.343 GWh/anno, contribuendo a ridurre la dipendenza energetica nazionale dall’estero e a contenere le emissioni di gas serra;
con l’obiettivo di promuovere la ricerca e lo sviluppo di nuove centrali geotermoelettriche a ridotto impatto ambientale, il decreto legislativo n. 22 del 2010, come modificato dal decreto legislativo n. 28 del 2011 ha definito di interesse nazionale i fluidi geotermici a media ed alta entalpia finalizzati alla sperimentazione, su tutto il territorio nazionale, di impianti pilota con reiniezione del fluido geotermico nelle stesse formazioni di provenienza e comunque con emissioni nulle e con potenza nominale installata non superiore a 5 megawatt altresì per ciascuna centrale. L’autorità competente per il conferimento dei relativi titoli minerari è il Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, che sono tenuti ad acquisire l’intesa con la regione interessata;
il decreto-legge 83 del 2013 ha quindi inserito (articolo 38-ter) l’energia geotermica tra le fonti energetiche strategiche. Successivamente, con l’articolo 41, comma 7-bis, del decreto-legge 69 del 2013, si è stabilito che gli impianti geotermici pilota sono di competenza statale. I progetti geotermici pilota sono quindi sottoposti alla valutazione di impatto ambientale di competenza del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare;
detta legge ha inoltre previsto per gli stessi impianti la loro esclusione dall’applicazione del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334 (di recepimento della direttiva 96/82/CE, cosiddetta «Direttiva Seveso»), producendo legittime preoccupazioni rispetto alla loro sicurezza nelle operazioni di trivellazione ed esercizio, con particolare riferimento alla prevenzione di incidenti rilevanti connessi a determinate sostanze pericolose;
per quanto concerne gli incentivi, il decreto ministeriale del 6 luglio 2012, relativo all’incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili diverse dalla solare fotovoltaica, ha previsto specifici incentivi per gli impianti geotermici ad autorizzazione regionale assoggettati alla doppia fase di ricerca e concessione, mentre il medesimo decreto ha previsto degli incentivi maggiori (oltre che a un iter autorizzativo più semplificato) per gli impianti pilota sperimentali di potenza fino a 5 megawatt;
contestualmente allo sviluppo dell’utilizzo della risorsa geotermica, si sono sempre più sollevate perplessità sugli impatti negativi legati alle procedure connesse ad alcune tipologie di sfruttamento geotermico per la produzione di energia elettrica: impatti sulla salute, depauperamento delle risorse idriche, rischi di sismicità indotta e innescata, subsidenza e, in genere, inquinamento ambientale. E ciò ha acuito le preoccupazioni e le perplessità da parte delle regioni e delle comunità interessate da progetti pilota per la geotermia, relativamente all’impatto che i relativi impianti potrebbero avere sull’assetto geologico e ambientale del loro territorio;
ricordiamo che il 10 aprile 2014, sulla rivista scientifica specializzata Science, si sono messi in evidenza i risultati della relazione della suddetta commissione tecnico-scientifica ICHESE (International commission on hidrocarbons, exploration and seismicity in Emilia region) istituita dal dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri su richiesta del presidente della regione Emilia, con il compito di valutare i possibili collegamenti tra la produzione di idrocarburi e i terremoti del 20 e 29 maggio 2012 e comunque con l’aumento della sismicità nel territorio dell’Emilia Romagna;
la commissione internazionale ICHESE ha consegnato il rapporto il 13 febbraio 2014. Il 17 febbraio 2014 il dipartimento ha trasmesso il rapporto alla regione e, nella relazione conclusiva, si legge come: «…non si può escludere che le attività estrattive effettuate nel giacimento in località Cavone di Mirandola (Modena) possano avere innescato il sisma del 20 maggio 2012, il cui epicentro si trova a 20 chilometri di distanza, anche in relazione all’incremento delle attività estrattive nel pozzo a partire dall’aprile 2011. Variazioni di sforzi e pressioni all’interno della crosta terrestre, dovute sia all’estrazione di greggio che all’iniezione di fluidi pressurizzati per facilitarne l’uscita, possono non essere stati sufficienti a produrre un terremoto così violento, ma è possibile che la faglia responsabile dell’evento del 20 maggio 2012 si trovasse già vicina al punto di scivolamento, e che le variazioni prodotte dall’uomo nella crosta, benché estremamente piccole, siano state sufficienti per “innescare” il terremoto»;
è importante sottolineare come, secondo le raccomandazioni della Commissione ICHESE, le attività di sfruttamento di idrocarburi e dell’energia geotermica, devono essere accompagnate da reti di monitoraggio ad alta tecnologia, finalizzate a seguire l’evoluzione nel tempo di tre aspetti fondamentali: l’attività microsismica, le deformazioni del suolo, la pressione di poro;
a seguito di dette raccomandazioni, la Commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie (CIRM) del Ministero dello sviluppo economico, ha istituito il 27 febbraio 2014, un gruppo di lavoro per la definizione di linee guida per i monitoraggi microsismici, delle deformazioni del suolo e delle pressioni di poro in presenza di attività di sfruttamento del sottosuolo;
un ulteriore gruppo di lavoro è stato costituito, in ambito ISPRA, dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, per definire dettagliatamente lo stato della sismicità indotta e provocata dall’attività antropica nel nostro Paese;
la Rete nazionale no geotermia elettrica speculativa e inquinante con una nota al Governo del 28 aprile 2014, ha sollecitato la richiesta di un provvedimento di moratoria sospensivo di tutte le procedure in atto relative a permessi di sfruttamento geotermico sia di tipo binario (in modo specifico quelli definiti «pilota» in quanto autorizzati sulla base di conoscenze di bibliografia; con iter amministrativi semplificati, e con incentivi maggiori rispetto agli altri impianti binari), che utilizzanti tecnologia «flash» come quella per gli impianti di ENEL Green Power dell’Amiata;
nella geotermia tradizionale e convenzionale si usa il cosiddetto ciclo flash, che disperde in atmosfera gran parte dell’acqua calda o dei vapori intercettati in profondità. Solo una parte di quest’acqua viene reimmessa dopo essere stata recuperata. La situazione ambientale è relativamente sostenibile se il ciclo flash viene usato in aree dove dal profondo della terra non emergono CO2 e inquinanti. Se invece, come per esempio in Amiata, dai pozzi insieme all’acqua emergono gas e sostanze inquinanti, oltre a una elevata quantità di CO2, la crisi ambientale rischia di diventare inevitabile;
le tecnologie cosiddette «flash», lo dimostrano i dati sanitari del Monte Amiata, sono così inquinanti da aver trasformato la montagna amiatina in uno dei siti inquinati del nostro Paese;
ciascuna centrale geotermica emette nell’atmosfera, oltre a vapore di acqua e anidride carbonica, vapori di mercurio, arsenico, acido solfidrico, ammoniaca ed altri inquinanti provocando gravi danni all’ambiente e alla salute degli abitanti interessati;
peraltro, proprio riguarda l’Amiata, il serbatoio geotermico, dal quale sono estratte migliaia di tonnellate di vapore, è ad acqua dominante. La produzione di energia comporta un consumo di milioni di metri cubi di acqua proveniente anche dagli acquiferi superficiali oltre che da quelli termali e geotermici. I serbatoi geotermici perdono vigore nel tempo e nell’arco di un decennio la portata iniziale si riduce di circa il 30 per cento, fino a mettere il pozzo di estrazione fuori produzione;
in data 6 novembre 2013 dal sito del quotidiano Il Tirreno un articolo a firma di Francesca Ferri riportava la seguente notizia — «Il “caso geotermia” in Amiata entra nei lavori del 27o congresso dell’Associazione italiana di epidemiologia, a Roma, e lascia il segno. I partecipanti — scienziati e ricercatori di varie università e istituti di ricerca — non sono rimasti indifferenti ai dati relativi alle sostanze inquinanti rilasciate in atmosfera dalle cinque centrali amiatine e certificate dall’Arpat […] né alle 54 relazioni, certificate dallo studio epidemiologico dell’Agenzia regionale di sanità (Ars) della Toscana tra incrementi di malattie e concentrazioni crescenti degli inquinanti prodotti dalle centrali»;
il territorio italiano, e in particolare Toscana, Umbria e Lazio è ricco di riserve di calore sotterraneo: 45 sono i permessi di ricerca concessi, e circa altrettante le domande arrivate al Ministero dello sviluppo economico. Proprio nella zona geografica alla convergenza di queste tre regioni, diversi comuni fra cui Orvieto, Acquapendente e Montefiascone, si sono attivati per bloccare il progetto di una centrale geotermica a Castel Giorgio, a nord est del lago di Bolsena. Di mezzo ci sono la sicurezza di una falda acquifera e la stabilità di interi paesi costruiti sul tufo;
tra le numerose richieste di permessi di ricerca, molte riguardano proprio territori laziali, come la provincia di Viterbo, che presentano problemi sanitari e ambientali legati alla presenza di arsenico nelle falde idropotabili, con il rischio che le eventuali trivellazioni in profondità possano portare a un incremento dei fluidi a elevato contenuto di arsenico;
va comunque evidenziato come accanto alla tecnica del ciclo flash, dannosa per la salute e l’ambiente, esiste la tecnica del ciclo binario. Il ciclo binario abbinato alla reimmissione totale dei fluidi e dei gas è decisamente meno invasivo, e ha contribuito a determinare lo sviluppo internazionale della geotermia;
in ambito sia europeo che italiano il fenomeno geotermico è finora stato approcciato con eccessiva generalizzazione e non tiene conto delle singole realtà, come dimostra il caso Amiata suesposto,

impegnano il Governo:

a favorire e sostenere l’uso della risorsa geotermica solo laddove compatibile con la piena tutela, e salvaguardia ambientale e sanitaria, approfondendo le criticità e gli impatti delle varie tecnologie ed adeguando la normativa in modo conseguente, avviando a tal fine una mappatura del territorio nazionale e individuando le zone di esclusione dove gli impianti geotermici presentano rischi eccessivi o comunque si presentano fortemente impattanti e quindi non sostenibili;
ad assumere iniziative per rivedere gli attuali meccanismi incentivanti garantiti al geotermico, in quanto fonte rinnovabile, al fine di confermare detti incentivi solo qualora la produzione di energia non comporta consumo di acqua proveniente dagli acquiferi superficiali oltre che da quelli termali e geotermici;
a prevedere una moratoria sui progetti pilota di impianti geotermici e delle procedure autorizzative in atto relative allo sfruttamento geotermico e più in generale a permessi di trivellazione, in attesa almeno delle conclusioni del gruppo di lavoro istituito per la definizione di linee guida per i monitoraggi microsismici, delle deformazioni del suolo e delle pressioni di poro in presenza di attività di sfruttamento del sottosuolo, come richiesti nelle raccomandazioni della Commissione ICHESE esposte in premessa;
ad assumere le opportune iniziative normative, volte ad assegnare alle regioni interessate la competenza in materia di valutazione di impatto ambientale (VIA), anche per gli impianti geotermici pilota;
ad assumere iniziative per rivedere le modificazioni apportate al decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, che ha disposto, per gli impianti geotermici pilota, l’esclusione dall’applicazione del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334 (di recepimento della cosiddetta «direttiva Seveso»), concernente il controllo dei rischi da incidente rilevante che coinvolgano sostanze pericolose;
a favorire lo sviluppo e la diffusione della geotermia a bassa entalpia, ossia ad impianti che sfruttano il calore a piccole profondità, per l’importante contributo che può dare alla riduzione del fabbisogno energetico del patrimonio edilizio italiano.
(7-00529) «Pellegrino, Zaccagnini, Ricciatti, Zaratti, Ferrara, Nicchi».


>>> PD <<<

ATTO CAMERA
RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00486
Dati di presentazione dell’atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 304 del 07/10/2014
Abbinamenti
Atto 7/00519 abbinato in data 12/11/2014

Commissione assegnataria

Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
Commissione: X COMMISSIONE (ATTIVITA’ PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00486
presentato da
BRAGA Chiara
testo di
Mercoledì 15 ottobre 2014, seduta n. 310

Primo firmatario: BRAGA CHIARA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 07/10/2014
Elenco dei co-firmatari
BENAMATI GIANLUCA
TERROSI ALESSANDRA
TENTORI VERONICA
MARCHI MAINO
MARIANI RAFFAELLA
ALBINI TEA
AGOSTINI LUCIANO
GNECCHI MARIALUISA
MANZI IRENE
GIULIANI FABRIZIA
MORETTO SARA
MAZZOLI ALESSANDRO
CENNI SUSANNA
DALLAI LUIGI

Le Commissioni VIII e X,
premesso che:
il decreto legislativo 11 febbraio 2010, n. 22, concernente «Riassetto della normativa in materia di ricerca e coltivazione delle risorse geotermiche», si pone l’obiettivo di favorire l’utilizzo della risorsa «rinnovabile» geotermica, in particolare la semplificazione delle procedure in coerenza con gli indirizzi comunitari ed internazionali per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e l’apertura a un regime concorrenziale che assicuri una trasparente e non discriminatoria assegnazione in concessione delle risorse geotermiche; viene inoltre definito che le risorse geotermiche di interesse nazionale sono patrimonio indisponibile dello Stato, mentre quelle di interesse locale sono patrimonio indisponibile regionale e che l’autorità competente per le funzioni amministrative, ai fini del rilascio del permesso di ricerca e delle concessioni di coltivazione, riguardanti le risorse geotermiche d’interesse nazionale, è il Ministero dello sviluppo economico di concerto con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, mentre per quelle locali le autorità competenti sono le regioni o gli enti da esse delegati, nel cui territorio sono rinvenute;
il decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, recante «Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE», ha previsto che, al fine di promuovere la ricerca e lo sviluppo di nuove centrali geotermoelettriche a ridotto impatto ambientale, sono considerati di interesse nazionale i fluidi geotermici a media ed alta entalpia finalizzati alla sperimentazione – su tutto il territorio nazionale – di impianti pilota con reiniezione del fluido geotermico nelle stesse formazioni di provenienza e comunque con emissioni nulle e con potenza nominale installata non superiore a 5 MWe per ciascuna centrale. L’autorità competente per il conferimento dei relativi titoli minerari è il Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, che acquisiscono l’intesa con la regione interessata;
ai sensi del decreto legislativo 11 febbraio 2010, n. 22, le autorità competenti per le funzioni amministrative, inclusa la valutazione di impatto ambientale, ai fini del rilascio del permesso di ricerca e delle concessioni di coltivazione, comprese le funzioni di vigilanza sull’applicazione delle norme di polizia mineraria, riguardanti le risorse geotermiche d’interesse nazionale e locale sono le regioni o gli enti da esse delegati;
il decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, (recante misure urgenti per la crescita del Paese) ha disposto l’inserimento dell’energia geotermica tra le fonti energetiche strategiche;
il decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, recante «Disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia», ha disposto che gli impianti geotermici pilota sono di competenza statale (integrando l’articolo 1, comma 3-bis, del decreto legislativo 11 febbraio 2010, n. 22 e il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152);
ai sensi di tale normativa i progetti geotermici pilota sono quindi sottoposti alla Valutazione di impatto ambientale di competenza del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare;
la citata legge ha inoltre disposto per gli stessi impianti l’esclusione dalle previsioni della «direttiva Seveso» (direttiva 96/82/CE) generando ulteriori preoccupazioni rispetto alla loro sicurezza nelle operazioni di esercizio, con particolare riferimento alla prevenzione di incidenti connessi alla presenza di sostanze pericolose utilizzate come vettori del calore specialmente nei cosiddetti cicli binari;
il decreto ministeriale 6 luglio 2012, «Attuazione dell’articolo 24 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, recante incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti a fonti rinnovabili diversi da quella solare fotovoltaica», introduce una incentivazione «base» per gli impianti geotermici ad autorizzazione regionale assoggettati alla doppia fase di ricerca e poi concessione, mentre una incentivazione maggiore viene introdotta per gli impianti pilota sperimentali di potenza fino a 5 megawatt (per una potenza complessiva fino a 50 megawatt) con la conseguenza che tali impianti hanno un iter autorizzativo semplificato ed un incentivo maggiorato;
quanto sopra citato ha comportato numerose richieste di permessi di ricerca in tutta Italia – in particolare nelle regioni Umbria, Lazio, Toscana, Campania, Sicilia e Sardegna – oltre che alla immediata saturazione del plafond di 10 permessi per impianti pilota sperimentali, in particolare nel settore della media entalpia, con temperature della risorsa geotermica compresa tra 90o C e 150o C;
nella sola regione Lazio, sono state inoltrate 38 domande di autorizzazione alla ricerca per lo sfruttamento della risorsa geotermica. Di queste, 20 riguardano siti ricadenti nella provincia di Viterbo molti dei quali prospicienti il lago di Bolsena;
si aggiunge che il Lazio settentrionale, come ben noto, è affetto da problematica da arsenico nelle falde idropotabili, proveniente dai fluidi geotermici del sottosuolo; un elevato numero di trivellazioni intorno al lago di Bolsena potrebbe incrementare la risalita di fluidi ad elevato contenuto di arsenico, mettendo a rischio non solo i pozzi che attingono dalla falda acquifera, ma anche la possibilità di utilizzare l’acqua dello stesso lago – che contiene bassissime percentuali di arsenico – per una eventuale miscelazione con la rete potabile della provincia di Viterbo ad oggi contenente percentuali di arsenico superiori a quelle consentite dalla normativa nazionale ed europea vigente;
le stesse trivellazioni potrebbero incidere anche sui sistemi termali con conseguente riduzione dei volumi delle acque che attualmente sono alimentate dalle sorgenti, con gravissime conseguenze per le economie dei territori interessati, contravvenendo alle disposizioni della legge n. 323 del 2000 che promuove la crescita qualitativa dell’offerta termale nazionale sulla qualificazione dei contesti ambientali e, quindi, sulla stabilità dei parametri chimico-fisici della acque. Tutto ciò arrecherebbe gravi danni al turismo, attività economica molto importante, ad esempio, per la provincia di Viterbo e anche per il comprensorio del lago di Bolsena;
nella regione Lazio un impianto pilota sperimentale è previsto nel comune di Acquapendente e nella regione Umbria ne è previsto un altro nel comune di Castel Giorgio, contermine al precedente, entrambi inseriti nel bacino idrogeologico SIC (sito di interesse comunitario) del lago di Bolsena;
con riferimento agli impianti pilota precedentemente citati situati nei comuni di Castelgiorgio (Terni) e Acquapendente (Viterbo), si sottolinea la elevata fragilità sismotettonica del territorio, dimostrata da importanti terremoti storici (a memoria si ricordano i terremoti a Tuscania nel 1971 e a Castelgiorgio nel 1957) a cui si associa un contesto edilizio fortemente vulnerabile dal punto di vista della resilienza sismica (centri abitati della civiltà del tufo);
i comuni situati in prossimità del lago di Bolsena, ricadenti sia in provincia di Viterbo sia in provincia di Terni hanno, negli ultimi mesi, già dichiarato la loro opposizione alle trivellazioni ed alla utilizzazione di pozzi profondi nel loro territorio finalizzati allo studio ed alla produzione di energia da fonte geotermica, vista anche la esperienza negativa vissuta dal territorio con la centrale geotermoelettrica di Latera pur portata avanti da una società con esperienza nel settore come ENEL S.p.A.;
il Ministero dello sviluppo economico – direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche ha ritenuto, inoltre, necessario valutare in via preventiva le autorizzazioni di operazioni tecnologiche che prevedano perforazioni nel sottosuolo con particolare riferimento alla sismicità indotta e provocata per cui saranno individuate e definite attraverso «linee guida» la cui stesura è stata affidata al gruppo di lavoro costituito in data 2014;
il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare ha ritenuto necessario costituire, in ambito ISPRA, un gruppo di lavoro per definire puntualmente lo stato della sismicità indotta e provocata dall’attività antropica nel nostro Paese;
le stesse regioni Lombardia e Emilia-Romagna con atti rispettivamente del 20 marzo 2014 e 23 aprile 2014 hanno deliberato in via cautelativa, una moratoria per tutte le attività concernenti la perforazione del sottosuolo, in attesa della definizione delle suddette «linee guida» del Governo;
l’attività dei suddetti gruppi di lavoro è tuttora in corso pertanto, ad oggi, non esistono ancora le nuove linee guida, né è stata effettuata la revisione del quadro normativo resosi necessario per la geotermia elettrica; quindi non possono essere fornite valutazioni scientifiche certe alle istanze di perforazione del sottosuolo in corso di approvazione;
non esiste inoltre ad oggi una zonazione del territorio nazionale che evidenzi le aree di compatibilità in cui non possano esserci rischi di sismicità indotta o provocata, ma anche di potenziale inquinamento delle falde idropotabili e di inquinamento atmosferico ed acustico a tutela delle aree urbane di pregio o di interesse naturatistico,

impegnano il Governo:

ad avviare le procedure di zonazione del territorio italiano, per le varie tipologie di impianti geotermici, identificando le aree potenzialmente sfruttabili in coerenza anche con le previsioni degli orientamenti europei relativamente all’utilizzo della risorsa geotermica, e in linea con la strategia energetica nazionale;
ad emanare «linee guida» a cura dei Ministeri dello sviluppo economico e dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, che individuino anche i criteri attraverso i quali definire, a livello nazionale, quali dei siti potenzialmente sfruttabili risultino effettivamente suscettibili di sfruttamento, tenendo conto delle implicazioni che l’attività geotermica comporta relativamente al possibile inquinamento delle falde, qualità dell’aria, induzione di sismicità ed altro ancora;
a far sì che, nella valutazione di impatto ambientale (via) per gli impianti pilota geotermici di Castel Giorgio (Umbria) e Montenero (Toscana), si tenga conto in particolare delle implicazioni che l’attività geotermica comporta relativamente al possibile inquinamento delle falde, alla qualità dell’aria, all’induzione di sismicità;
a rilasciare le autorizzazioni per i progetti di impianti geotermici solo nel rispetto delle prescrizioni previste dalle linee guida in corso di definizione;
a valutare la possibilità di riconsiderare la classificazione delle fonti energetiche rinnovabili, con particolare riferimento alla possibilità di non annoverare più tra le stesse, lo sfruttamento delle acque sotterranee riscaldate da gradienti di temperatura ma solo quello del calore ivi presente che è effettivamente rinnovabile.
(7-00486) «Braga, Benamati, Terrosi, Tentori, Marchi, Mariani, Albini, Luciano Agostini, Gnecchi, Manzi, Giuliani, Moretto, Mazzoli, Cenni, Dallai».


 

Geotermia in Amiata: Regione Toscana, allarmisti all’incontrario

finquituttobeneE’ difficile non farsi prendere dall’esasperazione di fronte al comunicato stampa emesso dalla Regione Toscana per rispondere alle preoccupazioni espresse dal M5S sulle emissioni incontrollate di vapore che si avranno fino all’entrata in funzione della nuova centrale Bagnore 4.
Non si capisce, in realtà, se ci sono o ci fanno, fino al punto di dichiarare “reversibili” tali emissioni, come se gli impianti che le producono fossero dotati anche della straordinaria capacità di recuperarle e di riassorbirle al loro interno!
Che i gas emessi da Bagnore 3 (ma ora anche da Bagnore 4) durante le operazioni di collegamento e di “interconnessione” non siano diversi da quelli che abbiamo dovuto sorbirci ogni volta che la centrale andava fuori servizio, o non era funzionante l’impianto AMIS (Abbattitore di Mercurio e Idrogeno Solforato), è perfettamente vero: statisticamente, negli ultimi 12 anni tali condizioni si sono verificate per il 10% del tempo, con pesanti ripercussioni sulle quantità di inquinanti dispersi in atmosfera, senza contare che per oltre tre anni la centrale ha funzionato senza alcun impianto di abbattimento.
Resta il fatto che con l’avvio di Bagnore 4, composta due gruppi di 20 MW. con un AMIS per ognuno di essi, esattamente come Bagnore 3,  tali periodi sono destinati ad aumentare, anche se la Regione ha prescritto che non possano singolarmente superare il 5% del tempo: se si ferma ognuno dei tre AMIS per il 5% del tempo è come se si fermasse un solo AMIS per il 15%; la situazione poi diventa molto pesante se si fermano due AMIS contemporaneamente, ma si rischia il vero e proprio disastro nell’ipotesi, molto improbabile ma pur sempre possibile, del fermo contemporaneo dei tre AMIS.
E’ inoltre vero che i due AMIS di Bagnore 4 sono dimensionati per una capacità di trattamento superiore del 30% rispetto alla effettiva necessità del gruppo cui è asservito, in maniera tale che, in caso di fuori servizio, l’altro possa ridurre la quantità di fluido non sottoposto a trattamento: ma da questo a dire che l’interconnessione fra le centrali consentirà la “completa” gestione del fluido estratto dal sottosuolo, così come richiesto dalla Prescrizione n. 2  impartita dalla Regione al momento del rilascio dell’Autorizzazione per la costruzione di Bagnore 4, passa una bella differenza.
Le emissioni di tutte le sostanze contenute nei fluidi geotermici praticamente triplicheranno con l’entrata in funzione di Bagnore 4: sembra, ma non ne sono sicuri nemmeno loro, che solo l’H2S aumenterà in maniera più ridotta a causa del fatto che l’abbattimento dell’ammoniaca che avrà luogo all’interno degli AMIS attraverso  iniezioni di acido solforico concentrato (?), produrrà come effetto secondario un ulteriore incremento della quantità di H2S estratta dal fluido.
Per quanto riguarda l’ammoniaca, poi, con la Delibera n. 344 del 2010 la Regione aveva stabilito un valore limite di emissione di 2 kg./ora, dato che questa sostanza  rappresenta un precursore per la formazione del particolato inorganico (PM10 e PM2,5), estremamente dannoso per la salute. In realtà, e non se ne comprende la ragione, in sede di rilascio dell’Autorizzazione ci si è accontentati dell’assicurazione di Enel Green Power di contenere le emissioni di ammoniaca entro il limite del 25% della quantità in ingresso; il problema è che la “quantità in ingresso” è estremamente variabile: negli ultimi anni, per Bagnore 3, si attestava intorno a 200 kg./ora ma nel 2005 era pari a oltre 500 kg./ora e può tornare ad esserlo dal momento che la composizione del vapore varia da pozzo a pozzo ed anche nel tempo; di conseguenza il 25% della quantità in ingresso può variare da 100-150 kg./ora fino a 300-400 kg./ora, valori di fronte ai quali il limite di 2 kg./ora ha molto l’aspetto di una presa in giro.
Di fronte a tutto ciò riteniamo che sarebbe bene che i comunicati ufficiali della Regione riportassero in maniera più corretta la situazione reale che saremo costretti a subire con l’entrata in funzione della centrale Bagnore 4, evitando di diffondere ventate di rassicurazione e di ottimismo veramente fuori luogo.

Di seguito il comunicato stampa (velina) della Regione Toscana del 14 novembre 2014:

Emissioni geotermiche sull’Amiata, nessun allarme. La Regione replica a M5S
Scritto da Walter Fortini     
FIRENZE – “Nessun allarme o rischio per la salute dei cittadini”. La Regione tranquillizza e risponde così al Movimento 5 Stelle che aveva alzato la guardia contro le centrali geotermiche Enel sull’Amiata. “Solo accuse generiche e inutili allarmismi”. Le disposizioni emesse dalla giunta non consentono superamenti dei limiti di emissione previsti dal quadro regolamentare e contenuti nell’autorizzazione alle emissioni in atmosfera.
Tutto sotto controllo, dunque. Le emissioni che si sono verificate a metà ottobre e che potrebbero riproporsi da qui al 25 novembre sono legate ai lavori di costruzione della centrale di Bagnore 4 e che Enel ha preventivamente e per tempo comunicato agli enti locali e all’Arpat, per consentire le attività di controllo che non sono mai venute meno. Si tratta peraltro di emissioni circoscritte, reversibili e temporanee, spiegano dagli uffici regionali, emissioni dovute alle operazioni di collegamento con i vapordotti della centrale di Bagnore 3. Emissioni soprattutto irrilevanti per gli effetti sanitari, secondo le indagini effettuate dall’Agenzia regionale per la salute.
Con la nuova centrale in costruzione inoltre la situazione migliorerà rispetto al passato. I due impianti lavoreranno infatti in modo integrato e questo permetterà di ridurre il numero e la durata di eventuali singoli eventi incontrollati dovuti a guasti e malfunzionamenti, riducendone la probabilità.
In particolare e sempre a seguito delle prescrizioni derivanti dalla Via, la valutazione di impatto ambientale che ha preceduto l’inizio dei lavori, sarà realizzato un impianto di abbattimento dell’ammoniaca che permetterà di dimezzare le emissioni ora prodotte dalla sola Bagnore 3 e sarà incrementata la capacità di trattamento dell’impianto AMIS per l’abbattimento di mercurio e idrogeno solferato, oltre alla sua disponibilità nel tempo.

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La Nazione del 20 novembre 2014
Sos Geotermia«Regione poco convicente»
AMIATA ANCORA POLEMICHE SU «BAGNORE 4»
E’ LA VOCE dei comitati contro quella della Regione Toscana ad innalzarsi in Amiata e a surriscaldare la discussione, già di per sé molto calda, su Bagnore 4, la nuova centrale di Enel. Ad aver scatenato la reazione di Sos Geotermia, comitato di protesta contro la geotermia in Amiata sono le affermazioni che la Regione ha fatto sulla questione delle emissioni rilasciate in aria dalle recenti attività della Centrale. La Regione infatti aveva escluso qualsiasi tipo di allarme e rischio per i cittadini. Ma se per la Regione la situazione a Bagnore 4 è tutta sotto controllo non lo è per il comitato. «E’ difficile non farsi prendere dall’esasperazione di fronte a ciò che dice la Regione Toscana – affermano gli attivisti -. Che i gas emessi da Bagnore 3, ma ora anche da Bagnore 4, durante le operazioni di collegamento e di interconnessione non siano diversi da quelli che abbiamo dovuto sorbirci ogni volta che la centrale andava fuori servizio, o non era funzionante l’impianto Amis, è perfettamente vero. Statisticamente, negli ultimi 12 anni tali condizioni si sono verificate per il 10% del tempo, con pesanti ripercussioni sulle quantità di inquinanti dispersi in atmosfera, senza contare che per oltre tre anni la centrale ha funzionato senza alcun impianto di abbattimento». Per il Comitato la questione centrale è il funzionamento degli impianti Amis e la Regione sminuisce il problema. «I due Amis di Bagnore 4 sono dimensionati per una capacità di trattamento superiore del 30% rispetto alla effettiva necessità del gruppo cui è asservito, in maniera tale che, in caso di fuori servizio, l’altro possa ridurre la quantità di fluido non sottoposto a trattamento – dice Sos Geotermia -, ma da questo a dire che l’interconnessione fra le centrali consentirà la completa gestione del fluido estratto dal sottosuolo, così come richiesto dalla Prescrizione numero 2 impartita dalla Regione al momento del rilascio dell’Autorizzazione per la costruzione di Bagnore 4, passa una bella differenza». In tutta questa situazione il comitato afferma che le emissioni di tutte le sostante contenute nei fluidi geotermici aumenteranno con l’entrata i funzione di Bagnore 4. Aumenteranno valori dell’acido solfidrico in aria e anche l’ammoniaca sprigionata che, sempre per il comitato, rappresenta «un elemento estremamente dannoso per la salute del cittadino».

Maremmanews del 20 novembre 2014
Geotermia in Amiata: Regione Toscana, allarmisti all’incontrario

…segue ns. comunicato

Contropiano del 18 novembre 2014
Geotermia in Amiata: Regione Toscana, allarmisti all’incontrario
…segue ns. comunicato

BAGNORE 3 e 4: UN AFFARE, SI’, MA SOLO PER L’ENEL

avvoltoio_bagnore4Sos Geotermia e Beni Comuni Grosseto replicano alle esternazione del Responsabile Geotermia di Enel Green Power Ing. Massimo Montemaggi apparse sulla stampa locale (leggi sotto).

Con la centrale Bagnore 4, l’Enel si appresta a condurre in porto un investimento di 123 milioni che ne renderà 50 (quasi puliti) ogni anno per decine d’anni (310 milioni di kw/anno che venduti all’utente finale rendono circa 52.7 milioni di euro), un vero bengodi anche per gli standard della coraggiosa imprenditoria italica, tutta concentrata nell’unico settore certamente remunerativo, quello dei servizi indispensabili, e quasi esclusivamente spartito sulla base delle “compagnie di merenda”.

Senza contare che su ogni kw prodotto con la geotermia, l’Enel acquisisce certificati verdi con i quali può mantenere in esercizio centrali a carbone senza pagare le penali previste dal protocollo di Kyoto (perseguendo il singolare risultato di inquinare gratis due volte).

Al territorio amiatino, di questi prodigiosi incassi, l’Enel lascia 0,8 milioni per i salari dei 20 assunti e 2.6 milioni di “compensazioni ambientali” (ma solo per i primi 10 anni), una percentuale risibile del fatturato (4,9%) se commisurato con le royalties che incassano nazioni nordeuropee per lo sfruttamento del sottosuolo (la Norvegia, per citarne una, arriva ad incassare il 93% del fatturato), ma da noi, si sa, quello che ai cittadini appare un bene collettivo, ai politici pare “roba di nessuno”, da regalare con munifica liberalità alla voracità privata.

Abbiamo sentito Montemaggi vantare 70 mila TEP (tonnellata equivalente petrolio) risparmiate all’ambiente, ma rimarchiamo che ha omesso di dire delle decine di migliaia di tonnellate di anidride carbonica liberate in atmosfera insieme a tutti gli altri inquinanti nonostante i decantati filtri Amis: arsenico, acido borico, ammoniaca, radon, antimonio, etc.; lo stesso raccontare che le emissioni “…sono comunque sostitutive di quelle naturali…” è una menzogna: dovrebbero infatti spiegarci come sarebbero uscite le tonnellate di vapori magmatici imprigionati a 4.500 metri di profondità senza l’aiuto delle trivelle!
Peraltro la favoletta della geotermia pulita è stata definitivamente smontata dallo studio Basosi/Bravi che equipara le emissioni delle centrali amiatine quasi a quelle a combustibili fossili (carbone, petrolio).

Quanto al “perfetto inserimento ambientale” all’interno di un Sito di Interesse Comunitario (SIC), di un Sito di Interesse Regionale (SIR), di una Zona di Protezione Speciale (ZPS), di una zona a massima pericolosità di frana (PF4), di una zona ad alta sismicità (Cat. 2), basta rileggersi il contributo istruttorio rilasciato dalla Soprintendenza di Siena: “…considerare una posizione meno invasiva e meno visibile dalla strada provinciale……valutando di modulare diversamente gli impianti per evitare una concentrazione visiva tra le due centrali…”, oppure molto più semplicemente farsi un giro verso il Monte Labbro per rendersi conto dello scempio causato da questo nuovo impianto.

Come si usa in Italia: i profitti vanno tutti ai privati (se ben relazionati con la politica) e a cittadini e territori, qualche briciola e tanto, irreparabile, disastro ambientale e sanitario.

Noi continueremo la nostra lotta per difendere il territorio e la salute, augurandoci un ravvedimento, anche se tardivo, degli amministratori che già oggi iniziano ad avere qualche ‘dubbio’, affinché si chiuda il capitolo tossico della geotermia industriale e si cominci a lavorare per uno sviluppo legato alle potenzialità che l’Amiata, fortunatamente, ancora offre.

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La Nazione del 12 agosto 2014
Dopo la giornata geotermica Montemaggi fa il punto della situazione

Bagnore 4 pronta a creare energia «Ricadute economiche e occupazionali»
di NICOLA CIUFFOLETTI
IL PRIMO gruppo entrerà in funzione nelle prossime settimane e a fine anno sarà a regime anche il secondo. Sono nella fase finale i lavori per la realizzazione della centrale geotermoelettrica Bagnore 4 nei Comuni di Santa Fiora e Arcidosso. Intanto la centrale di Bagnore 3, già in funzione, e quella di Bagnore 4 hanno aperto i cancelli ospitando un’intera giornata di eventi, e nell’occasione è stato possibile visitare il cantiere aperto di Bagnore 4. «Il progetto prevede la realizzazione di due gruppi da 20 MW ciascuno, per una capacità totale di 40 MW, in grado di generare, a regime, fino a 310 milioni di chilowattora di energia all’anno, con un risparmio di 70mila Tep (tonnellate equivalenti di petrolio) così il responsabile Enel Green Power Massimo Montemaggi . La realizzazione della nuova centrale che, con perfetto inserimento ambientale, affiancherà quella di Bagnore 3 da 20 MW, richiederà un investimento totale di circa 123 milioni di euro». Poi Montemaggi e indica tre aspetti fondamentali di Bagnore 4, contributo energetico al territorio, quello occupazionale e infine il contributo economico: «Il primo aspetto importante è che Bagnore 4 apporterà un contributo energetico notevole alla popolazione. Già oggi lo stabilimento di Grandi Salumifici che si trova a Bagnore riceve calore gratis dalla nostra centrale di Bagnore 3, questo fatto deve invogliare altre aziende ad investire in questo territorio. Secondo aspetto continua Montemaggi è quello occupazionale. Il 35% circa del nostro lavoro è sulle imprese locali. la centrale di Bagnore 4 che presto entrerà in funzione prevede assunzioni per circa 20 unità amiatine. Terzo contributo infine è quello economico. Per le amministrazioni di Santa Fiora e Arcidosso c’è un contributo economico di 2.6 milioni per 10 anni, certo vincolati e da spendere in attività produttive». In questa fase compito di Enel e Regione è trasferire alle imprese locali il know how di Enel sul territorio circostante: «Enel Green Power è impegnata anche con le amministrazioni locali per sostenere un percorso di sostegno e di trasferimento di know how per la nascita di imprenditoria locale ad alta specializzazione nei settori della meccanica e dell’automazione, con l’obiettivo di incrementare le ricadute sul territorio e l’occupazione indiretta dell’indotto geotermico». Tutti i materiali utilizzati sono made in Italy: Bagnore 4 rientra nel piano di investimenti quinquennale che dal 2014 al 2018 vede Enel Green Power investire nella geotermia toscana 670 milioni, di cui circa il 50% hanno ricadute locali. Altrettanti investimenti (oltre 700 milioni) sono previsti dal 2019 al 2023.

Il Tirreno del 12 agosto 2014
Bagnore 4, il via a fine settembre
Prosegue la costruzione della centrale geotermica dell’Enel
di
Fiora Bonelli
SANTA FIORA Durante l’evento delle centrali geotermiche aperte che si è tenuto a Bagnore sabato scorso, è stato illustrato lo stato dei lavori della nuova centrale di Bagnore 4, nei comuni di Santa Fiora e Arcidosso. Il progetto, targato Enel Green Power, prevede la realizzazione di due gruppi da 20 Megawatt ciascuno, per una capacità installata totale di 40 Megawatt, in grado di generare a regime fino a 310 milioni di chilowattora di energia all’anno, con un risparmio di 70mila Tep (tonnellata equivalente di petrolio). La realizzazione della nuova centrale che andrà ad affiancare quella di Bagnore 3 da 20 Megawatt, richiederà un investimento totale di circa 123 milioni di euro. Attualmente, nel cantiere operano 130 persone delle ditte mentre a regime la Centrale di Bagnore 4 occuperà circa 40 persone tra addetti diretti e indiretti. Tra la fase di progettazione con l’ingegneria interna ed esterna e quella operativa, le ore lavoro ammontano a 157mila di cui 121mila in cantiere. La realizzazione della centrale procede secondo i tempi previsti; la costruzione dell’impianto, così come la fase di montaggio della componentistica e delle opere accessorie sono terminate. Sono attualmente in corso alcuni lavori di completamento, le opere di finitura e di sistemazione architettonica, a partire dal percorso turistico accessibile tutto l’anno che consentirà ai visitatori di scoprire la geotermia senza bisogno di guide. Nei mesi di agosto e settembre sono in programma le prime prove dell’impianto tese a verificare le funzionalità dei macchinari e dei vari sistemi di sicurezza. Bagnore 4, ribadiscono i vertici di Enel Green Power, è stata progettata tenendo conto dei migliori standard a livello mondiale e delle migliori tecnologie disponibili da un punto di vista ambientale. L’impianto sarà dotato di un sofisticato sistema di monitoraggio e tele diagnostica. «Il primo gruppo – spiega Enel – dovrebbe entrare in produzione a fine settembre/inizio ottobre, mentre l’altro entro fine anno. Le emissioni complessive di Bagnore 3 e di Bagnore 4, che sono comunque sostitutive di quelle naturali, saranno inferiori a quelle attuali di Bagnore 3 perché Bagnore 4 avrà due impianti Amis più l’impianto Amis rinnovato di Bagnore 3 più un impianto innovativo di abbattimento di ammoniaca: in ogni caso, utilizziamo l’ammoniaca anche per il processo chimico dell’Amis quindi alla fine non ci sono reflui, dalle torri di raffreddamento esce vapore e l’acqua viene reiniettata per mantenere in equilibrio il ciclo. Prendiamo vapore dal pozzo di Bagnore 25, che si trova nel territorio comunale di Arcidosso (mentre la Centrale è nel perimetro comunale di Santa Fiora). Ogni perforazione arriva a circa 4.500 metri di profondità ed è foderata di cemento per ben tre volte, motivo per cui è tecnicamente più che impossibile ogni contatto con falda acquifera che comunque sta a circa 500 metri di profondità».

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Il Cittadino online del 18 agosto 2014
“Geotermia: proventi ai privati, danni ai cittadini”
Beni Comuni e Sos Geotermia: “Bagnore 3 e 4 un affare solo per Enel”
…segue ns. comunicato

La Nazione del 17 agosto 2014
ARCIDOSSO I MOVIMENTI CONTRO LA GEOTERMIA RISPONDONO A MONTEMAGGI
«Centrali, affare solo per Enel»
I comitati decisi a portare avanti la battaglia in difesa del territorio
di NICOLA CIUFFOLETTI
SI LEVANO forti e unite le voci contro Enel Green Power. Alla protesta di «Sos Geotermia» si aggiunge anche quella di «Beni Comuni Grosseto». Con tono duro, i gruppi replicano alle esternazioni che il responsabile geotermia di Enel Green Power, ingegnere Massimo Montemaggi ha rilasciato qualche giorno fa in merito alle centrali del colosso energetico. «Bagnore 3 e Bagnore 4 sono un affare solo per Enel sostengono con forza i cittadini . Tanto per capirsi, con la centrale Bagnore 4, l’Enel si appresta a condurre in porto un investimento di 123 milioni che ne renderà 50 (quasi puliti) ogni anno per decine d’anni (310 milioni di kw/anno che venduti all’utente finale rendono circa 52.7 milioni di euro), un vero bengodi anche per gli standard della coraggiosa imprenditoria italica, tutta concentrata nell’unico settore certamente remunerativo, quello dei servizi indispensabili». Sos Geotermia va oltre, critica anche i certificati verdi di Enel: «l’Enel acquisisce certificati verdi con i quali può mantenere in esercizio centrali a carbone senza pagare le penali previste dal protocollo di Kyoto. Dei prodigiosi incassi, continua il comitato l’Enel lascia 0,8 milioni per i salari dei 20 assunti e 2.6 milioni di compensazioni ambientali (ma solo per i primi 10 anni), una percentuale risibile del fatturato (4,9%) se commisurato con le royalties che incassano nazioni nordeuropee per lo sfruttamento del sottosuolo, la Norvegia, per citarne una, arriva ad incassare il 93% del fatturato. Abbiamo sentito Montemaggi vantare 70 mila TEP (tonnellata equivalente petrolio) risparmiate all’ambiente, ma rimarchiamo ribattono che ha omesso di dire delle decine di migliaia di tonnellate di anidride carbonica liberate in atmosfera insieme a tutti gli altri inquinanti nonostante i decantati filtri Amis: arsenico, acido borico, ammoniaca, radon, antimonio. Quanto al perfetto inserimento delle centrali nel contesto amiatino dicono: le centrali sono all’interno di un Sito di Interesse Comunitario (SIC), di un Sito di Interesse Regionale (SIR), di una Zona di Protezione Speciale (ZPS), di una zona a massima pericolosità di frana (PF4), di una zona ad alta sismicità (Cat. 2)». La battaglia di Sos Geotermia e di Beni Comuni Grosseto continua «per difendere il territorio e la salute, augurandoci un ravvedimento, anche se tardivo, degli amministratori che già oggi iniziano ad avere qualche dubbio’, affinché si chiuda il capitolo tossico della geotermia industriale e si cominci a lavorare per uno sviluppo legato alle potenzialità che l’Amiata, fortunatamente, ancora offre».

Contropiano.org del 15 agosto 2014
Bagnore 3 e 4: un affare, si, ma solo per l’Enel
…segue ns. comunicato

CortoCircuito del 15 agosto 2014
GROSSETO – LA CENTRALE GEOTERMICA A BAGNORE 3 E 4 È UN AFFARE, MA SOLO PER ENEL
…segue ns. comunicato

Il Tirreno del 15 agosto 2014
BAGNORE 4 A CHI I PROFITTI A CHI I VELENI
…segue ns. comunicato

Il Giunco.net del 14 agosto 2014
Movimenti per l’Amiata: «Bagnore 4, un affare? sì ma solo per Enel»
…segue ns. comunicato

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Enel risponde:

La Nazione del 20 agosto 2014
SANTA FIORA.  ENEL RIBATTE AI COMITATI METTENDO SUL PIATTO LE CIFRE REALI
«Centrale Bagnore 4, parlano i numeri La geotermia porta denaro sul territorio»
 IMPIANTI Potranno diventare attrazione per un turismo attento a innovazione e territorio
 di NICOLA CIUFFOLETTI
L’ULTIMO intervento dei comitati contro la geotermia in Amiata ha suscitato la replica di Enel Green Power. La multinazionale ribatte a Sos geotermia e a Beni Comuni Grosseto, intervenuti contro il nuovo insediamento geotermico di Bagnore 4 e cerca di fare chiarezza su guadagni economici, ambiente, lavoro ed inquinamento. «I benefici che porterà ad Enel il progetto di Bagnore 4 non sono certo quelli eccezionalmente fantasiosi riportati in alcuni interventi di questi giorni» replica l’azienda. «L’energia elettrica viene oggi venduta alla borsa dell’energia a prezzi che sono varie volte inferiori al prezzo di vendita dell’energia ai clienti finali e l’incentivo per la produzione rinnovabile geotermica è stato ridotto di oltre il 70%. Enel trarrà da questo importante investimento un’equa redditività, così come da altri progetti realizzati in Italia e nel mondo, per dare, a fine anno, un utile ai suoi azionisti, che è poi uno degli scopi delle imprese industriali». In relazione alle questioni ambientali a Bagnore 4 sono state messe a punto tecnologie che abbattono l’inquinamento: «Preme sottolineare che l’impianto di Bagnore 4 sarà dotato delle migliori tecnologie disponibili in campo ambientale. A guadagnare dall’intervento Bagnore 4 di Enel Green Power comunque è anzitutto il territorio amiatino. Le imprese, infatti, sono state fortemente coinvolte nell’esecuzione delle opere e lo saranno ancora negli anni futuri essendo oramai entrate nelle rose delle imprese qualificate di Enel; questo a beneficio dell’occupazione e dell’economia complessiva dell’area». Numeri alla mano, ribadisce ancora Enel: «Abbiamo assunto negli ultimi 12 mesi oltre 20 giovani residenti in Amiata, portando ad oltre 80 il numero complessivo dei propri dipendenti attivi, con residenza nei comuni amiatini». Poi la difesa si sposta sulle concessioni geotermiche, argomento molto discusso dai comitati di protesta: «Le amministrazioni interessate dalle concessioni geotermiche potranno disporre nei prossimi 10 anni di oltre 39 milioni di euro, da utilizzare come fondo per il supporto allo sviluppo occupazionale e turistico, mentre ulteriori importanti contributi legati alla produzione geotermica potranno migliorare sensibilmente i bilanci comunali, a beneficio di tutta la cittadinanza». Bagnore 4 non solo centrale geotermica ma anche attrazione turistica: «L’impianto sarà dotato di un suggestivo percorso turistico, liberamente fruibile, che consentirà di vedere da vicino la centrale conclude Enel insieme alla bellezza naturale della valle e dei luoghi circostanti».