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Bolsena, 26 ottobre 2013. CONVEGNO SULLA GEOTERMIA -tutte le notizie-

20131026_programma_convegno geotermia bolsena_imgSe la Toscana piange, il Lazio e l’Umbria non ridono; sul fronte dello sfruttamento geotermico anche le confinanti regioni dell’Amiata sono sotto attacco da parte di società più o meno grandi per la corsa all’oro geotermico. Anche qui però i Comitati vigilano e lottano per la salvaguardia del territorio; il 26 ottobre 2013, proprio su impulso dei locali Comitati, si terrà a Bolsena un importante convegno dal titolo ‘PROBLEMATICHE INDOTTE DALLO SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE GEOTERMICHE’ che cercherà di fare il punto sulla questione. Di seguito pubblichiamo il Programma che si può anche scaricare impaginato CLICCANDO QUI.
L’invito per tutti è a partecipare, Sos Geotermia ci sarà.

CONVEGNO ‘PROBLEMATICHE INDOTTE DALLO SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE GEOTERMICHE’
Bolsena, sabato 26 ottobre ore 10,30 presso Auditorium~Piazza Matteotti
La Provincia di Viterbo e il comune di Bolsena in collaborazione con le Associazioni ambientaliste e comitati di cittadini dell’Orvietano, della Tuscia viterbese e del lago di Bolsena.

PROGRAMMA

Ore 10,30 Apertura dei lavori:
Prof. Roberto Minervini,  moderatore,  presentazione del convegno.

Ore 10, 35 Saluti di benvenuto:
Paolo Dottarelli, sindaco di Bolsena.

Ore 10,45 Relazioni:
Prof. Marco Mucciarelli (Fisico, Direttore del Centro Ricerche Sismologiche dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (OGS), insegna Sismologia Applicata presso la Scuola di Ingegneria Università della Basilicata): Sismicità indotta, il caso Italia.
Dr. Mauro Chessa (Geologo, vicepresidente della ‘Rete dei comitati per la difesa del territorio’: Impatti ambientali della geotermia tradizionale: il caso Amiata.

Ore 11,45
Ing. Piero Bruni (ha svolto attività geofisica con la società internazionale Schlumberger in Venezuela, Brasile, Argentina, Cile, USA e poi in Italia come Amministratore Delegato della Schlumberger Italiana. E’ Presidente dell’Associazione Lago di Bolsena, promossa dal Principe Giovanni del Drago, tuttora Presidente Onorario): Possibile impatto della geotermia sul SIC Lago di Bolsena.

Ore 12.00
Prof. Claudio Margottini (Geologo, vice presidente International Consortium Landslides, Kyoto University – Japan, professore aggiunto Huangzou University – Wuhan China, Membro del comitato scientifico dell’UNESCO/IGCP, “Best Paper Award del 2004” secondo Unesco/ICL per il suo lavoro in Afganistan, assessore all’ambiente del comune di Orvieto):
Considerazioni sulle potenzialità geotermiche dell’Alfina.

Ore 12,25
Prof. Riccardo Valentini (Fisico, Direttore del Dipartimento di scienze dell’Ambiente Forestale e Risorse presso l’Università degli Studi della Tuscia, Premio Nobel per la Pace, insieme ad altri scienziati del Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC), consigliere regionale Regione Lazio, membro Commissione Ambiente).

Ore 13,00 Intervento associazioni e dibattito pubblico
Fausto Carotenuto, presidente Comitato per la Difesa della Salute e del Territorio di Castel Giorgio.
Velio Arezzini, SOS Geotermia-Coordinamento dei movimenti per l’Amiata.

Ore 13,30 Conclusioni
Paolo Equitani, vicepresidente-assessore all’ambiente della Provincia di Viterbo.

PROLOGO

Il Prof. Franco Ortolani (Ordinario di Geologia, Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio-Università di Napoli Federico II) nel recente convegno sulla geotermia a Ferrara ha lanciato un monito: “È ormai assodata la relazione tra attività umane nel sottosuolo e sismi, quindi attenti alla geotermia!” E a ragione se ogni giorno scopriamo pratiche illegittime dei trivellatori come a Latera nel 1985 o Lardarello nel 2006 con stimolazione dei pozzi con acidi con riflessi sulla stabilità del suolo e l’inquinamento delle falde.
La Unione Europea ha avviato sin dal 2010 un progetto di ricerca denominato Geiser , di cui sono stati presentati a Napoli a fine maggio 2013 i lavori prodotti da centinaia di esperti da tutto il mondo per rispondere ai rischi da geotermia in particolare a quelli derivanti dalla sismicità indotta. Lo scopo è di proporre linee guida per autorizzare e monitorare gli impianti ad uso delle autorità, inclusa la indicazione di un livello accettabile di sismicità. Ma al momento esse non sono state ancora emesse.
La geotermia tradizionale in Toscana ha creato gli enormi problemi al territorio ed alle popolazioni che la rivolta dei cittadini in corso in Amiata sta mostrando all’intero Paese. Sui nostri Monti Vulsinii si sono svolte già in passato perforazioni con gravi insuccessi sia sull’Alfina che a Latera.
L’altopiano dell’Alfina ed il sottostante lago di Bolsena sono importanti riserve di acqua potabile per l’Umbria ed il Lazio che possono essere compromesse dall’installazione di tali impianti, in quanto i fluidi geotermici reiniettati a pressione nel sottosuolo possono risalire attraverso le fratture del terreno inquinando con arsenico ed altre sostanze cancerogene le falde acquifere sovrastanti utilizzate dalla rete idropotabile . Inoltre l’elevata fragilità sismotettonica ed un contesto edilizio fortemente vulnerabile, com’è quello dei nostri centri storici della “civiltà del tufo”, sconsigliano l’installazione di tali impianti a Tuscania nel 1971 (31 morti) e a Castelgiorgio nel 1957 (centinaia di case distrutte).
Incentivi dissennati voluti dallo Stato ed imposti nelle nostre bollette elettriche stanno alimentando un nuova “corsa all’oro” portata avanti da miriadi di new company le cui capacità tecniche e finanziarie sollevano ampi dubbi.
L’area dei Monti Vulsinii è interessata da 2 impianti geotermoelettrici in itinere di autorizzazione a Castel Giorgio e Acquapendente e altri 7 progetti di ricerca geotermica (che presumibilmente sfoceranno in richiesta di sfruttamento geotermico) attorno al lago di Bolsena, di cui 1 già autorizzato (Valentano).
Agli amministratori ed ai cittadini il compito primario di imporre energie alternative inserite in armonia nei territori e non impianti che non rispettano l’ambiente, la natura, la cultura, la salute e l’economia dei territori.
È QUESTO IL MODELLO DI SVILUPPO CHE VOGLIAMO NEL NOSTRO COMPRENSORIO?
SONO QUESTE INIZIATIVE COERENTI CON LE ATTIVITÀ ECONOMICHE GIÀ IN ESSERE SUL NOSTRO TERRITORIO?
DIAMO VOCE AI NOSTRI DESIDERI ED ASPETTATIVE PER “FARE POLITICA” E NON SUBIRLA!

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Comunicato post-incontro del 29 ottobre 2013

LA GEOTERMIA SEMPRE PIU’ AL CENTRO DEL DIBATTITO IN UMBRIA E NEL LAZIO

La intensa settimana  per la vertenza “geotermia” in Umbria e nel Lazio si è conclusa lo scorso sabato 26 ottobre a Bolsena dove ha avuto luogo un partecipato convegno in merito alle problematiche indotte dallo sfruttamento delle risorse geotermiche, organizzato dalla Provincia di Viterbo ed il comune di Bolsena, con la collaborazione delle  associazioni ambientaliste.
Nella sala gremita del locale auditorium si sono susseguiti  esperti a livello nazionale del calibro del prof. Marco Mucciarelli, direttore  del Centro Ricerche Sismologiche dell’Istituto  Nazionale di Oceanografia  e Geofisica Sperimentale di Trieste, che  si è soffermato sulle relazioni tra attività umane nel sottosuolo e la possibile attivazione di sismi,  tematica molto presente all’estero ma misconosciuta in Italia, dove solo recentemente sta riscuotendo preoccupazioni anche ai livelli ministeriali e del dr. Mauro Chessa, geologo toscano, che si è soffermato sui disastri ambientali e sanitari provocati dallo sfruttamento “storico” della geotermia in Amiata.
Susseguentemente l’ing Piero Bruni, con alle spalle una estesa attività geofisica e attuale presidente dell’associazione Lago di Bolsena, si è soffermato sul fatto di come l’altopiano dell’Alfina ed il sottostante lago di Bolsena siano importanti riserve di acqua potabile per l’Umbria ed il Lazio e che possono essere compromesse dall’installazione di tali impianti, in quanto i fluidi geotermici reiniettati a pressione nel sottosuolo possono risalire attraverso le fratture del terreno inquinando con arsenico ed altre sostanze cancerogene le falde acquifere sovrastanti utilizzate dalla rete idropotabile. Inoltre l’elevata fragilità sismotettonica ed un contesto edilizio fortemente vulnerabile, com’è quello dei nostri centri storici della “civiltà del tufo”, sconsigliano l’installazione di tali impianti ( terremoti a Tuscania nel 1971 (31 morti) e a Castelgiorgio nel 1957 (centinaia di case distrutte).
E’ stata poi la volta del Prof. Claudio Margottini, geologo di livello internazionale ed assessore all’ambiente del comune di Orvieto, il quale ha dichiarato che- pur non dichiarandosi contrario al possibile uso della geotermia quando essa ha elevati contenuti di “eticità” , ovvero rispetta l’ambiente e la salute dei cittadini-  la fragilità sismotettonica delle aree  dell’Alfina e del lago di Bolsena sconsigliano vivamente l’installazione di tali impianti.
Il professor Riccardo Valentini, premio Nobel per la pace quale  componente del gruppo di studio di Al Gore e attuale consigliere della Regione Lazio, dopo aver sostenuto l’importanza delle battaglie in difesa della potabilità dell’acqua contro tutto ciò che può inquinarla, ha salutato questo convegno come un punto di partenza di un  dibattito, non privo di preoccupazioni, per la stessa Regione Lazio, alle prese con le prime richieste di geotermia nel proprio territorio.
Andrea Garbini, sindaco di Castel Giorgio- da sempre schierato contro l’impianto che dovrebbe  sorgere nel territorio del suo comune- ha chiesto l’aiuto di tutte le istituzioni presenti per impedire tale realizzazione. In questi giorni si sta peraltro definendo con il Prefetto di Terni la chiusura entro il 31.12.2013 dei vecchi pozzi dell’ENEL Alfina 4 ed Alfina 14 . Infatti come è noto, da tempo la stessa società elettrica ne ha evidenziato  la pericolosità “dovuta alla obsolescenza dei pozzi e lo stato di conservazione dei casing , che non garantiscono l’isolamento idraulico dei fluidi endogeni” e la necessità dell’immediata chiusura mineraria  per motivi di sicurezza.
Sono poi intervenuti vari esponenti dei movimenti anti-trivellazioni di Sardegna, Toscana, Lazio ed Umbria che hanno concordato-dopo aver esposto al folto pubblico lo stato delle vertenze locali- sulla irrinunciabile necessità di dar vita ad un movimento nazionale capace di imporre una moratoria sullo sfruttamento geotermico. Non si può infatti sottacere come la decretazione appositamente  “deregolamentata” verso la “nuova geotermia sperimentale” (D.Lgs. 11.02.2010, n. 22, Ministri Scajola e Romani)  è tristemente  coeva a quella sul nucleare (D.Lgs. 15.02.2010, n. 31) e alla susseguente normativa introdotta dal c.d. “Decreto Sviluppo” (Ministri Monti  e Passera) sulle trivellazioni a mare alla ricerca di petrolio e gas, dimostrando ancora una volta come questa delle “nuove tecnologie” sia un altro infelice esempio in cui le lobbies suggeriscono e la politica ratifica, senza neanche attendere, come in questo caso, le risultanze ed i necessari approfondimenti ancora in corso di studio da parte della Unione Europea, in particolare sulla sismicità indotta. Incentivi dissennati voluti dallo Stato ed imposti nelle nostre bollette elettriche stanno inoltre alimentando un nuova “corsa all’oro” portata avanti da miriadi di new company le cui capacità tecniche e finanziarie sollevano ampi dubbi.
Ha chiuso il convegno Paolo Equitani , vicepresidente ed assessore all’ambiente della Provincia di Viterbo  che, dopo aver rinnovato l’opposizione del proprio assessorato ai progetti geotermici, ha comunicato l’adesione di ben 16 sindaci dell’area del lago di Bolsena ad un documento di ”opposizione alla trivellazione ed all’utilizzazione di pozzi profondi nel proprio territorio finalizzati allo studio ed alla produzione di energia da fonte geotermica”. In ciò allineandosi con el preoccupazioni già espresse dai sindaci umbri al Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando. Inoltre ha portato a conoscenza del convegno come funzionari di Enel Green Power  abbiamo richiesto alla Provincia di Viterbo di intervenire verso i sindaci del circondario per una possibile riapertura della vecchia centrale di Latera(!!!) che avverrebbe –però- solo con il consenso delle comunità locali: l’esito dei contatti, che verrà comunicato alla società elettrica, è negativo ha detto Equitani. E non poteva che essere così se si rammenta come la centrale di Latera realizzata nel 2003  fu subito dopo la sua messa in funzione chiusa, nonostante sia costata ai contribuenti centinaia di miliardi di vecchie lire e dopo aver distrutto paesaggisticamente la bellissima Valle di Latera ed aver portato disagi e proteste sia da parte della popolazione locale, sia dai paesi circonvicini ad alta vocazione turistica.
Moderatore del convegno il Prof. Roberto Minervini, i saluti ai lavori sono stati portati dal sindaco di Bolsena Paolo Dottarelli.
Nei giorni precedenti al convegno le associazioni ambientaliste ed i comitati di cittadini impegnati nella vertenza “geotermia” avevano incontrato ad Orvieto l’assessore regionale  all’ambiente dell’Umbria Silvano Rometti che in un comunicato stampa emesso dopo l’incontro dichiara come ”la Regione Umbria sarà uno degli interlocutori presenti alla conferenza di servizio per la VIA (valutazione di impatto ambientale)  nazionale e attiverà un’azione congiunta insieme alla Regione Lazio ed i territori coinvolti delle due regioni, per esprimere un parere vincolante sul progetto, che tenga conto anche delle osservazioni delle associazioni ambientaliste e quelle dei cittadini delle comunità interessate” prendendo in esame”… gli aspetti che un intervento di questa portata può generare sul territorio, sia di carattere ambientale che di tipo socio economico, partendo dal presupposto che la salvaguardia ambientale e la sicurezza dei cittadini rappresenta un interesse comune”.
Ma come ha detto nel suo intervento al convegno  Monica Tommasi, presidente del club di Orvieto degli Amici della Terra,  le lobbies del geotermico continuano ad agire sul Governo:  dopo il colpo di mano estivo che ha scippato la possibilità per le Regioni  di decidere direttamente dei loro territori,  trasferendo le competenza sulla VIA a livello di Ministero dell’Ambiente, ora nella bozza del disegno di legge collegato alla Finanziaria –dimostrando, se ce ne fosse ancora bisogno, di come la geotermia sia in realtà molto meno “ecologica” di come viene strumentalmente presentata con emissioni nulle di incondensabili in atmosfera- si prevede che possano esserci “eventuali perdite sistemiche (!) e …comunque nei limiti idonei ad evitare (sulla carta!) potenziali rischi alla salute umana ed all’ambiente” (!). E questo dopo aver già nel corso dell’estate- nel c.d. “decreto del fare”- escluso dalle previsioni della Direttiva Seveso gli impianti geotermici pilota, inserendo in tal modo  ulteriori preoccupazioni rispetto alla sicurezza delle operazioni di trivellazione ed esercizio di tali impianti, con particolare riferimento alla prevenzione di incidenti rilevanti connessi a determinate sostanze pericolose, nonché per l’assenza ex- lege  dei requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione territoriale, con riferimento alla destinazione e utilizzazione dei suoli che tengano conto della necessità di mantenere le opportune distanze tra stabilimenti e zone residenziali o frequentate dal pubblico. A Castel Giorgio infatti il progetto ITW-LKW prevede  i pozzi di re-immissione vicinissimi alle case del paese… E questo ancora una volta in provvedimenti del Governo che nulla a che vedere con la geotermia. C’è solo da augurarsi che in sede di conversione in legge del ddl suddetto, in barba ai regolamenti di Camera e Senato, di sentenze della Corte Costituzionale, di alcuni richiami del Presidente della Repubblica ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio dei Ministri di attenersi, nel valutare l’ammissibilità degli emendamenti a criteri di stretta attinenza, “franchi tiratori”-come già successo questa estate da parte dell’on. Abrignani (PdL)- non introducano ulteriori dissennate  norme  pro-lobbies. Ma questa volta faremo, insieme a parlamentari  disponibili, buona guardia.

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Geotermia: riassunto delle relazioni del convegno a Bolsena
Problematiche indotte dallo sfruttamento delle risorse geotermiche: convegno organizzato dalla Provincia di Viterbo e il Comune di Bolsena in collaborazione con le associazioni ambientaliste e comitati di cittadini dell’Orvietano, della Tuscia viterbese e del Lago di Bolsena
Bolsena, 26 ottobre, ore 10:30 presso l’Auditorium

Ha aperto il convegno il Professor Roberto Minervini indicando che l’incontro di Bolsena nasce dall’esigenza dei cittadini di essere più partecipi degli eventi che accadono nel territorio, per prevenire il rischio di rimanere all’oscuro di molte attività potenzialmente nocive. Ha rilevato, citando gli esempi della centrale geotermica a Latera e del parco eolico di Piansano, che la politica degli incentivi smisurati per sostenere lo sviluppo delle energie rinnovabili ha arrecato molti danni al territorio e attirato imprese irresponsabili e interessate solo all’immediato ricavo economico.
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Il sindaco di Bolsena, Paolo Dottarelli ha dato il benvenuto ai relatori e ai partecipanti. Ha ribadito un fermo NO del Comune di Bolsena alla geotermia e si è detto preoccupato e amareggiato dalla scarsa presenza degli enti locali del comprensorio.
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Il consigliere regionale Professor Riccardo Valentini ha aperto il suo intervento testimoniando quanto sia importante il Lago di Bolsena per l’amministrazione regionale, che sta per dare risposte determinate e definitive al problema della sua salute e dello stato delle sue acque nel quadro di una strategia comprensiva. L’assessore Refrigeri starebbe lavorando a un piano strategico (pronto “a giorni” o al massimo nel giro di alcune settimane) che risolve in un quadro condiviso e serio i vari problemi – l’inquinamento del lago dal sistema fognario disastrato, l’arsenico nell’acqua potabile (poiché il Lago potrebbe essere una fonte di acqua pulita) e le varie minacce alla qualità delle acque (come la geotermia). Per quanto riguarda la geotermia, dapprima Valentini ha invitato a una riflessione sulle energie rinnovabili per migliorare il modo in cui produciamo l’energia. È indubbio che l’Italia ha ottenuto risultati importanti nel campo delle energie rinnovabili che rappresentano anche una grande possibilità economica per il paese. La Regione lavorerebbe a definire un piano energetico, che finora non esiste – e gli effetti di questa mancanza si vedono. L’obiettivo è di produrre, regolare e distribuire l’energia nel modo migliore. L’energia è un bene comune che deve servire al cittadino, e non può essere un business. Secondo Valentini, si può arrivare a prezzi più bassi soprattutto per piccole imprese, con piccoli impianti (p. e in zone artigianali) che danno energia direttamente a piccole imprese, invece dei megaimpianti. L’energia dev’essere prodotta in zone da scegliere con criterio più rigoroso, e deve arricchire il cittadino e non le grandi società e le mafie. Un altro obiettivo importante è di aumentare l’efficienza energetica – bisogna smettere di buttare energia: anche qui Valentini vede una grande opportunità ecologica ed economica, rigenerando l’edilizia. Per parlare dell’impianto di Castel Giorgio, Valentini ha affermato che la Regione avrebbe “acceso un faro potente” su tutta la faccenda e vorrebbe agire assieme alla Regione Umbria, i tecnici e i comitati per vedere chiaro e per prendere atto dei rischi. Valentini s’impegna a studiare il materiale e di riportare la problematica in Regione.
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Il Professor Marco Mucciarelli, nel suo intervento “Sismicità indotta, il caso Italia”, ha ricordato che i primi studi sulla sismicità indotta in Italia risalgono a più di 50 anni fa e ha citato l’esempio della diga di Vajont. Nel 1985 l’ENEL ha studiato la sismicità indotta a Larderello e ha adattato lo sfruttamento geotermico ai risultati delle ricerche. Oggi invece in Italia questa linea di ricerca è quasi estinta mentre all’estero è molto attiva, e il fatto indiscutibile che la geotermia può indurre terremoti è quasi dimenticato.
I terremoti possono essere indotti o direttamente da un contatto diretto con la faglia, o indirettamente quando si crea una perturbazione che in un secondo tempo, anche attraverso meccanismi interposti, provoca il sisma. Il rischio di danni dipende dalla grandezza del disturbo, soprattutto da differenze di temperatura e pressione create nel sottosuolo, dal tipo delle rocce coinvolte e dalla profondità del sisma; un recente studio svizzero dà un quadro comprensivo di questi meccanismi.
Vari studi, p. e. in Svizzera, Spagna, Olanda, Germania e negli Stati Uniti hanno dimostrato che nel caso dei terremoti indotti – da impianti di geotermia, di stoccaggio ed estrazioni di gas e altri – la prevenzione è possibile, perché la loro magnitudo segue un percorso temporale caratteristico che può essere modificato regolando i parametri della perturbazione indotta: condizione indispensabile è un accurato monitoraggio della sismicità della zona. L’esperienza degli altri paesi dimostra che lo sfruttamento geotermico può essere accettato dai cittadini se sono coinvolti dall’inizio nella progettazione e prevenzione, tramite processi condivisi dove le amministrazioni offrono aiuto anche preventivo ai privati: come in Olanda dove le ditte preventivamente rendono antisismiche le case, o in Svizzera a San Gallo, dove lo Stato ha anticipatamente avvertito e informato la popolazione dei rischi legati alla costruzione dell’impianto. Dopo un terremoto indotto le autorità hanno risarcito i danni e ottenevano, in seguito a una consultazione con la popolazione, l’autorizzazione a procedere con lo sfruttamento geotermico.
Mucciarelli ha invitato ad adottare questi meccanismi considerati indispensabili in tutti i paesi – di prevenzione, di monitoraggio e di controllo delle attività, e soprattutto di condivisione – anche in Italia, dove non esistono ancora regole condivise per attivarli. Infine, Mucciarelli ha chiesto di prestare maggiore attenzione alla sicurezza sismica degli edifici, il che potrebbe ridurre di molto sia i danni materiali, sia quelli umani nel caso di terremoti naturali o indotti.
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Le centrali geotermiche sull’Amiata
Il Dottor Mauro Chessa ha introdotto il suo contributo “Impatti ambientali della geotermia tradizionale: il caso Amiata” con una frase di Fitoussi: “L’economia può essere messa in campo per servire l’ecologia, ma la questione ecologica è essa stesa al centro del mondo economico. Ed entrambe non sono che sottoinsiemi della questione della giustizia sociale, cioè della questione democratica”.
Ha documentato il disastro ambientale creato dallo sfruttamento geotermico sull’Amiata. Questi impianti, ai quali si aggiungeranno altri dello stesso tipo nei prossimi anni, sono a ciclo aperto: aspirano i fluidi geotermici (acqua calda contenente molti inquinanti pericolosi) e li rilasciano, dopo raffreddamento, all’ambiente (impianti “di un’altra epoca e di un altro mondo” secondo Margottini). Secondo dati dell’ARPA Toscana del 2009, fuoriuscivano ogni giorno, solo dalla centrale Bagnore 3, 1 t di acido solfidrico, 4 t di ammoniaca, 7 t di metano, 1,2 kg di acido borico, 96 g di mercurio, 9 g di arsenico, 214 t di anidride carbonica. Filtri in seguito installati abbattono solo una parte del mercurio e dell’acido borico. A questo proposito, Chessa ha indicato giustamente, che gli impianti dell’Amiata non dovrebbero ricadere nella categoria d’impianti di energia rinnovabile incentivati dall’UE (con i “certificati verdi”), perché – causa il rilascio massiccio di gas a effetto serra – hanno un bilancio CO2 pessimo, peggio di una centrale convenzionale fossile. Per quanto riguarda l’acqua – tutelata da un’ottima legge regionale toscana e dalla Legge Galli come bene comune (leggi però non applicate), si è rivelato da misurazioni effettuate dal CNR nel 1999, che dal 1970 il volume dell’acquifero dell’Amiata – il più importante acquifero della Toscana – si è dimezzato; un sondaggio consecutivo effettuato dalla Regione ha confermato questo dato e ha rilevato che il livello della falda si è abbassato di più di 200 m. Malgrado alcuni studi contraddittori, è stato dimostrato che almeno una parte di questo abbassamento è dovuto allo sfruttamento geotermico, causato dalla connessione tra l’acquifero e i serbatoi geotermici nel sottosuolo estremamente fratturato dell’Amiata. Inoltre è stata dimostrata, a sostegno del supposto collegamento tra falda superficiale e acquifero termale, una correlazione tra intensità dello sfruttamento geotermico e portata delle sorgenti superficiali da una parte, e presenza di inquinanti (As, B) nella falda potabile dall’altra.
Il grande peso economico e politico dell’ENEL però, che continua a negare la responsabilità per questi danni ambientali e umani ingenti, fa sì che ogni opposizione dei comitati locali alla geotermia insostenibile sull’Amiata finora è stata vana. Chessa ha illustrato quanto sia economicamente attraente una centrale geotermica per le aziende, grazie all’elevato “fattore di capacità” (rapporto tra potenzialità e resa effettiva), e nonostante gli alti costi iniziali (preliminari per esplorazioni, e d’investimento) cui è attribuibile il fatto che solo pochi investitori sono capaci di attivarsi nel settore. Anche senza tenere conto dei certificati verdi, gli investimenti in centrali geotermiche sarebbero i più interessanti nel campo delle energie rinnovabili.
Infine, Chessa, nel quadro iniziale di sostenibilità, ha parlato della questione sociale e dei vari tipi di conflitti che possono nascere: conflitti di valore quando sono in gioco valori non contrattabili come la salute e la vita delle persone, conflitti d’interesse, quando p. e. non ci sono ritorni economici sul territorio (come nei comuni dell’Amiata tra i più poveri della Toscana, conflitti di tipo cognitivo che possono nascere da mancanza di trasparenza e trasmissione di informazioni, e conflitti di rapporto provocati dall’insufficiente coinvolgimento dei cittadini.
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L’Ingegnere Piero Bruni, presidente dell’associazione Lago di Bolsena, nel suo intervento “Possibile impatto della geotermia sul SIC Lago di Bolsena” ha illustrato che l’istanza di permesso di esplorazione geotermica a Castel Giorgio, al confine dell’Umbria con il Lazio, riguarda direttamente l’acquifero del Lago di Bolsena che si estende nel sottosuolo della zona di Castel Giorgio, e che perciò è indispensabile il coinvolgimento della Regione Lazio e della UE che tutela il Sito d’Interesse Comunitario Lago di Bolsena. Ha spiegato che la Valutazione d’Impatto Ambientale deve tenere conto del pericolo di contaminazione dell’acquifero superficiale, potabile, con acque del serbatoio profondo – tra cui l’inquinamento con l’arsenico, presente nel fluido geotermico in concentrazioni che possono raggiungere 500 µg/l, mentre nella falda del Lago è a livelli molto più bassi (circa 5 – 15 µg/l). Il pericolo di contaminazione è concreto a causa delle fratture presenti nel  sottosuolo (e molti studi dimostrano un alto grado di fratturazione) che rende probabile l’esistenza di canali di risalita fra il serbatoio geotermico e quello utilizzato dalla rete potabile.
A questo rischio di comunicazione naturale tra i serbatoi, si aggiunge il rischio che vie di comunicazione si formino a causa di una carente cementazione dei tubi metallici nella roccia, o dalla loro ossidazione o rottura.
Bruni ha concluso ricordando che qualsiasi intervento che abbia un impatto sull’ambiente deve essere soggetto alla VIA (valutazione d’impatto ambientale), che è necessaria una valutazione strategica ambientale che riguarda tutta la zona del Lago di Bolsena e dovrebbe interdire lo sfruttamento geotermico in questa zona, che bisogna tutelare i nostri siti storici e vulnerabili da sismi e che è inevitabile riesaminare l’entità dell’incentivazione; tutte queste riflessioni portano a un deciso NO allo sfruttamento geotermico nel comprensorio del Lago di Bolsena.
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La sala del convegno presso l’Auditorium di Bolsena
Il Professor Claudio Margottini (“Considerazioni sulle potenzialità geotermiche dell’Alfina”) ha parlato nella duplice veste di scienziato da una parte e di amministratore (assessore all’ambiente del Comune di Orvieto) e quindi al servizio della popolazione.
Ha sottolineato che per valutare un progetto occorre la conoscenza del territorio: la VIA è necessaria per valutare l’insieme di impatti, di pericoli che l’attività di sfruttamento geotermico può provocare per il territorio. Di fronte a un serbatoio geotermico a liquido dominante (come nel caso dell’Alfina) esiste il pericolo dell’inquinamento della falda acquifera superficiale. In più, è da valutare l’impatto derivante dalla sismicità indotta, la possibilità di eruzioni termali, e infine impatti non specifici come l’impatto paesaggistico, l’impatto acustico etc.
Per Margottini, un problema maggiore può derivare dalla complessa struttura, altamente eterogenea del sottosuolo nella zona dell’Alfina. Già il fatto che il prelevamento dal serbatoio geotermico avviene in un punto che è lontano di alcuni chilometri dal punto di reiniezione, può essere critico perché non è sicuro che il liquido geotermico venga immesso nello stesso serbatoio in cui avviene l’estrazione, con la possibilità di disequilibri e stress meccanici consecutivi. Un altro problema è collegato alla possibile esistenza di una cappa di gas nella parte superiore del serbatoio geotermico, scoperta dalle esplorazioni dell’ENEL (con fuoriuscita di anidride carbonica nel ’78).
Margottini ha sottolineato di essere un sostenitore della geotermia, che però esistono zone dove sarebbe meglio rinunciare alla realizzazione di impianti, zone con instabilità sismica elevata, zone fratturate dove un terremoto può essere innescato già da una piccola perturbazione esterna: questa grande sensibilità a stimolazioni della struttura tettonica dell’Alfina è stata dimostrata dalle esplorazioni dell’ENEL (che di conseguenza ha abbandonato i suoi progetti). Se ora società puramente finanziarie – attirate dagli eccessivi benefici di legge che favoriscono grandi impianti, con pericolo d’infiltrazioni mafiose – senza alcuna esperienza in materia, ripropongono un impianto geotermico, non è il caso di darle mano libera.
La scienza deve agire a supporto – dice Margottini – della programmazione politica e può dare gli indirizzi per un buon governo del territorio, ciò che richiede, tra l’altro, di tenere conto delle specificità e criticità del territorio, come p. e. la sua sensibilità sismica, nel senso della sostenibilità di un progetto per il territorio nonché dei benefici per le società locali.
Margottini ha rilevato che il primo obiettivo della politica locale è la difesa dei cittadini, poiché porta la responsabilità diretta della salute delle persone affidatele: ciò impone la scelta della sostenibilità e di una “geotermia etica”. Elementi di questa scelta potrebbero essere
– sviluppo di una filiera italiana di impianti;
– di comunicare e condividere il progetto con la popolazione, esponendo rischi e vantaggi, per trovare una soluzione condivisa;
– un approccio di sostenibilità trovando un equilibrio tra esigenze economiche, ecologiche e sociali;
– la condivisione equa degli incentivi con le comunità locali;
– un’altra geotermia: sicuramente con reiniezione delle acque termali nella falda di provenienza, ma soprattutto con un impatto ambientale radente zero, e con un basso impatto visivo e acustico.
Aggiunge una nota a proposito dell’impianto di Castel Giorgio, che è un impianto pilota, per definizione finalizzato alla sperimentazione, e come tale gode di un regime particolare (D. Lgs. 28/2011) – d’importanti vantaggi autorizzativi e brevissimi tempi di realizzazione. Ciò che non sembra logico, poiché sono impianti di sperimentazione e quindi da sorvegliare con più attenzione, da gestire con molta responsabilità ed eventualmente da abbandonare con l’emergere di criticità. In più, l’impianto di Castel Giorgio possiede solo poche caratteristiche sperimentali e innovative che lo potrebbero distinguere come impianto pilota. Nasce il sospetto che il regime d’impianto pilota così com’è serva soltanto per creare un bypass alla normativa che tutela ambiente e popolazione.
In conclusione, Margottini ha invocato un’etica della politica, che prenda decisioni commisurabili con scelte scientifiche rigorose, ma che prima di ogni altra cosa deve tutelare e difendere il cittadino.
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Dopo alcuni interventi di cittadini, l’Assessore all’Ambiente Provinciale e Vicepresidente della Provincia Paolo Equitani, in conclusione del convegno ha comunicato che i 15 sindaci dell’Alto Viterbese, il cui territorio è interessato da richieste di esplorazione geotermica, hanno firmato una lettera di opposizione a progetti geotermici nel loro comune. Ha espresso la sua convinzione che l’incentivazione statale di tali impianti è sbagliata e in più applicata male, e ha citato il professor Barberi, grande promotore della geotermia, come esempio di uno scienziato che si è venduto alle imprese.
A proposito della richiesta di riapertura della centrale ENEL a Latera che gli era stata presentata, Equitani ha incontrato i sindaci interessati che tutti hanno dichiarato la loro totale indisponibilità a tale riattivazione – anche se le compensazioni ambientali elargite ai comuni potrebbero essere cospicue. I funzionari dell’ENEL avrebbero assicurato di non volere insistere sulla riapertura in assenza di consenso delle comunità locali.
Equitani ha concluso ribadendo la sua ferma volontà di agire a tutela dei cittadini e di difendere il territorio, deplorando però la quasi impotenza della sua amministrazione a opporsi alla corruzione continua – “l’Italia è un paese di corrotti” secondo lui – e al potere esercitato dai colossi economici. Per illustrare questo quadro, Equitani ha citato due esempi: il fatto che la Regione in questi giorni ha autorizzato altre 4 torri eoliche di 150 m nei comuni di Tessennano e Arlena di Castro, e la faccenda di Montalto di Castro, con 1200 ha di panelli fotovoltaici installati da ditte estere, dove le 60 ditte artigianali locali non sono ancora state pagate per le loro prestazioni. Per Equitani, l’unica via d’uscita è di portare la gente in piazza. Invita cittadini e comitati a organizzare una grande manifestazione con migliaia di persone per dimostrare, p. e. a Montecitorio, contro la distruzione del territorio.
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Se vogliamo riassumere i risultati del convegno di Bolsena, emergono come punti di consenso tra scienziati e amministratori:
– La centrale geotermica progettata a Castel Giorgio non è sostenibile perché presenta troppi rischi per l’ambiente e per la popolazione;
– Le modalità attuali d’incentivazione delle “energie rinnovabili” in Italia sono incompatibili con la tutela del territorio e in contraddizione con gli interessi della popolazione;
– Le amministrazioni locali sono quasi impotenti davanti al quadro generale di corruzione e di potere illimitato esercitato da imprese disponendo d’ingenti capitali, anche di provenienza criminale.

‘La geotermia scatena il terremoto: stop al progetto!’ Tranquilli amministratori, succede in Svizzera…

terremoti_svizzera_banksyDue notizie di questi giorni illustrano meglio di ogni trattato la situazione della geotermia, sui rischi e sulle modalità operative dei ‘saccheggiatori’, nonché sulla miopia degli amministratori.

La prima notizia proviene dalla Svizzera (pubblicata sul Corriere della Sera ed altri media) dove un terremoto di 3,6 gradi di magnitudo ha colpito la zona intorno al lago di Costanza, con epicentro a San Gallo, dove c’è una centrale geotermica. Il Servizio Sismico Svizzero (SED) ha tempestivamente indirizzato l’obiettivo sull’attività della vicina centrale; riferisce infatti: ‘Si suppone che l’episodio sia direttamente collegato alle misure di test e di stimolazione impiegate nel pozzo di trivellazione del progetto geotermico di San Gallo. Già nei giorni scorsi erano stati rilevati numerosi microsismi nelle vicinanze della base del pozzo. Le scosse sono aumentate considerevolmente di numero e di intensità nella notte dal 19 al 20 luglio. Una prima scossa di maggiore entità, di magnitudo 2.1, si è verificata alle ore 2:40 del 20 luglio.’. (Strano che non abbiano pensato agli ‘stili di vita’ degli svizzeri…). L’attività, leggiamo, è stata immediatamente sospesa.
Non è la prima volta che la Svizzera interviene sui terremoti provocati dalla geotermia; già l’8 dicembre 2006 a Basilea ci fu un terremoto di 3,4 gradi di magnitudo; anche in quel caso vennero sospesi i lavori, mai più ripresi, e i responsabili sono stati processati per avere intenzionalmente causato danni alla popolazione, con il pagamento di risarcimenti per oltre 70 milioni di euro.
Questo succede nella vicina Svizzera, mentre in Italia, nonostante le esperienze del passato (in Amiata ricordiamo quello del 1 aprile 2000), la letteratura scientifica e gli allarmi, nulla si fa per prevenire situazioni di rischio sismico, che, ad esempio in Amiata, andrebbero a colpire paesi antichi e sicuramente non adeguati per resistere a forti terremoti.

L’altra notizia, uno scoop de Il Fatto, denuncia che l’Enel organizzava comitati ‘spontanei’ di lavoratori contro le associazioni ambientaliste che contestavano le sue centrali, con le esatte istruzioni su cosa fare, quali strumenti usare e, addirittura, quanti fischietti portare… In sostanza l’Enel, quasi come una associazione occulta, organizzava il consenso e l’appoggio alla sua politica.

Valutando queste notizie con le lenti della nostra realtà ci poniamo (e poniamo ai ns. amministratori) delle domande:
– è l’Enel un operatore affidabile a cui, oltre aver lasciato mano libera sulla montagna, abbiamo affidato anche i controlli?
– le voci che si levano a difendere la geotermia in Amiata sono sempre spontanee e disinteressate?
– ai danni alla salute e alla mortalità accertati, all’inquinamento di aria e acqua, aggiungendo il rischio di una vera e propria catastrofe che verrebbe provocata da un forte terremoto, possibile che la Regione e i suoi vassalli ancora perseverino nello scellerato progetto di raddoppio delle centrali in Amiata, arrivando persino a denunciare chi legittimamente sta informando la popolazione?

E’ ora di dire basta, è ora che la popolazione prenda coscienza che siamo (metaforicamente, ma anche realmente) seduti su un vulcano e che occorre un immediato blocco dell’attività geotermica, prima che sia troppo tardi!

GoNews.it del 24 luglio 2013
I comitati ironizzano: “La geotermia scatena il terremoto: stop al progetto!’ Tranquilli amministratori, succede in Svizzera”
“Non è la prima volta che in quel Paese si interviene sui terremoti provocati da quella scelta”
…segue ns. comunicato

Contropiano.org del 24 luglio 2013
‘La geotermia scatena il terremoto: stop al progetto!’
Tranquilli amministratori, succede in Svizzera..

…segue ns.comunicato

GrossetoOggi.net del 24 luglio 2013
‘La geotermia scatena il terremoto: stop al progetto!’ Tranquilli amministratori, succede in Svizzera.
…segue ns.comunicato

Il Tirreno del 25 luglio 2013
Sos Geotermia attacca Enel: «Provocatori»
di Francesca Gori
«L’Enel è un operatore affidabile a cui, oltre aver lasciato mano libera sulla montagna, abbiamo affidato anche i controlli? Le voci che si levano a difendere la geotermia in Amiata sono sempre spontanee e disinteressate?». Lo chiede Sos Geotermia dopo che “Il Fatto” ha scritto come l’Enel abbia organizzato comitati “spontanei” contro le associazioni ambientaliste che contestavano le sue centrali, con esatte istruzioni su cosa fare, quali strumenti usare, quanti fischietti portare. Per questo e per il rischio terremoti che sarebbe provocato dalla geotermia l’associazione chiede lo stop immediato allo sfruttamento.

Incontro Istituzioni/Sos geotermia: confermate tutte le preoccupazioni sulla salute. Resta prioritaria e urgente la moratoria di ogni attività geotermica in Amiata

20130617_sfiora_incontro_02cropI Sindaci dei comuni, sede degli impianti geotermici, utilizzando la credibilità ereditata dalle pubbliche istituzioni, stanno applicando una vecchia tecnica di comunicazione: ripetendo in maniera ossessiva una evidente bugia si riesce a diventare credibili, come ha insegnato in Italia chi addebita le sue condanne ai malefici complotti dei Giudici.
L’ultimo a cimentarsi con questa tecnica è il Sindaco di Pomarance, il quale ripete che “ i risultati degli studi sulla salute confermano che le emissioni geotermiche non hanno un peso sugli eccessi delle malattie.”.
E’ esattamente il contrario di quanto è emerso a Santa Fiora il 17 giugno scorso nel confronto pubblico tra il Direttore dell’Agenzia della Sanità della Toscana e un epidemiologico dell’Istituto Tumori di Genova. In quella sede, infatti, è stato accertato concordemente che dagli studi finora fatti non è possibile escludere il concorso delle emissioni inquinanti negli eccessi di mortalità registrato nei comuni sede di impianti geotermici.
Tali studi sono molto parziali e imprecisi, non è stata mai fatta una valutazione cumulativa degli inquinanti, già presenti con certezza, né è stata fatta una valutazione degli effetti sinergici di inquinanti molto pericolosi. Non si vuole applicare il Principio di Precauzione e di Prevenzione e necessitano altri studi più mirati, capaci di individuare le cause ambientali di un sicuro eccesso di mortalità, che in alcuni comuni dell’Amiata particolarmente esposti alle emissioni, sono dell’ordine del + 30% per tumori.
Infine le autorizzazioni rilasciate dalla Regione Toscana si fondano su valutazioni sanitarie errate e inadeguate.
Questo è il quadro chiaramente emerso dalla documentazione presentata e dalle risposte ricevute dai tecnici esperti. Questo quadro è oggettivamente allarmante, giustifica ampiamente la richiesta di moratoria di nuovi impianti avanzata da SOS Geotermia ed espone i Sindaci alle loro responsabilità in tute le sedi.

Il Fatto quotidiano Tv del 26 giugno 2013
Toscana, inquinamento e centrali geotermiche. C’è correlazione?
di Francesco Maria Borrelli
Eccesso di mortalità e ospedalizzazione che oscilla dal +6% al +13% a seconda delle zone, con punte del +30% nel comune di Arcidosso, in provincia di Grosseto. Questi i dati emersi dallo studio ad hoc commissionato nel 2010 dalla Regione ed eseguito dall’Agenzia regionale di Sanità (Ars) e dall’Arpat (Agenzia regionale protezione ambientale) per verificare la correlazione tra le centrali geotermiche presenti in Toscana e l’inquinamento. Da tre anni i comitati cittadini hanno chiesto un confronto con le Agenzie. L’occasione è stata il convegno del 17 giugno a Santa Fiora (GR). Durante l’incontro il direttore dell’Ars, Francesco Cipriani, ha riferito che analizzando i tipi di tumori riscontrati nello studio descrittivo, sembra che non ci sia correlazione con patologie riferibili all’inquinamento. Adesso però è necessario affiancare un secondo studio, a causa dei limiti metodologici del primo. Secondo l’epidemiologo dell’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova, Valerio Gennaro, quello svolto “è uno studio di primo livello, che non risponde al quesito su dove va l’inquinamento, che mix di inquinamenti ci sono, che popolazione è inquinata e quindi come sta la popolazione inquinata rispetto a quella non inquinata”.

Il Tirreno del 20 luglio 2013
Sos Geotermia «Sul rischio tumori bugie dai sindaci»
SANTA FIORA «Bugie» ed «errori di valutazione» sul rapporto tra geotermia e salute umana che pregiudicherebbero quest’ultima. Sos Geotermia – Coordinamento dei movimenti per l’Amiata non fa sconti ai sindaci dei comuni sede degli impianti geotermici. Secondo il comitato contrario allo sfruttamento del calore della terra, i primi cittadini, «utilizzando la credibilità ereditata dalle pubbliche istituzioni, stanno applicando una vecchia tecnica di comunicazione: ripetendo in maniera ossessiva una evidente bugia, si riesce a diventare credibili». Sos Geotermia spiega di essere uscito dal confronto pubblico, tenuto a Santa Fiora il 17 maggio tra il direttore dell’Agenzia della Sanità della Toscana e un epidemiologico dell’Istituto tumori di Genova, con informazioni completamente diverse rispetto a quelle recepite dai sindaci. «È stato accertato – spiega Sos Geotermia – che dagli studi finora fatti non è possibile escludere il concorso delle emissioni inquinanti negli eccessi di mortalità registrato nei comuni sede di impianti geotermici. Tali studi sono molto parziali e imprecisi, non è stata mai fatta una valutazione cumulativa degli inquinanti, già presenti con certezza, né è stata degli effetti sinergici di inquinanti molto pericolosi. Non si vuole applicare il principio di precauzione e prevenzione e servono altri studi più mirati, capaci di individuare le cause ambientali di un sicuro eccesso di mortalità che in alcuni comuni dell’Amiata particolarmente esposti alle emissioni, sono dell’ordine del più 30 per cento di mortalità per tumori. Le autorizzazioni rilasciate dalla Regione si fondano poi su valutazioni sanitarie errate e inadeguate». Per questo Sos Geotermia chiede una moratoria per la costruzione della centrale Bagnore 4.

La Nazione del 20 giugno 2013
IMPIANTI. Il Comitato «Sos Geotermia» chiede nuove verifiche
«Geotermia Servono studi»
di Cristiano Bernacchi
AMIATA. A SEGUITO del confronto tenutosi a Santa Fiora tra il direttore dell’Agenzia della Sanità Toscana Francesco Cipriani e l’epidemiologo Valerio Gennaro dell’Istituto tumori di Genova, il comitato «Sos Geotermia» rilancia la richiesta di moratoria sull’attività geotermica sull’Amiata. «In quella sede, come dicono i rappresentanti del Comitato ambientalista è stato accertato che dagli studi finora fatti non è possibile escludere il concorso delle emissioni inquinanti negli eccessi di mortalità registrato nei comuni sede degli impianti». Stando a quanto sostiene «Sos Geotermia», tali studi «sono molto parziali ed imprecisi e, in più, non è mai stata fatta una valutazione cumulativa degli inquinanti, già presenti con certezza, né è stata fatta una valutazione degli effetti sinergici di inquinanti molto pericolosi». Oltre alla moratoria, quindi secondo il comitato, «è necessario che si facciano altri studi più mirati, capaci di individuare le cause ambientali di un sicuro eccesso di mortalità, che in alcuni comuni dell’Amiata particolarmente esposti alle emissioni, sono del + 30 % di mortalità per tumori». Durante l’incontro, particolarmente partecipato, alcuni sindaci presenti hanno confermato che la costruzione di Bagnore 4 non è in discussione, anche se la guardia sui monitoraggi deve rimanere sempre alta.

Corriere di Maremma del 20 giugno 2012
Amministratori, esperti e cittadini a confronto sulla questione geotermia
SANTA FIORA Si è ancora parlato di geotermia sull’Amiata lunedì 17 giugno in un incontro fra amministratori, esperti e cittadini, promosso dall’Unione dei Comuni dell’Amiata Grossetana in accordo con i Comitati di Sos Geotermia. Nella Sala del Popolo del Comune di Santa Fiora si sono confrontati cittadini edesperti dell’Arsia e dell’Arpat per rispondere alle domande e cercare di dare risposte per quanto possibile chiare ed esaustive. Un mese fa furono presentati i dati di una ricerca dell’Agenzia Regionale della Salute e dell’ Arpat provinciale sullo stato di salute dell’Amiata facendo conoscere i dati raccolti nel corso di dieci anni (2000 2009) riferiti ai territori geotermici della Toscana e quindi anche dell’Amiata. In quella occasione vennero fornite informazioni sui vari elementi dello statodi salute quali mortalità, ospedalizzazione, patologie ricorrenti fra la popolazione e venne esclusa una correlazione fra l’attività geotermica in essere sull’Amiata e le patologie riscontrate. Lunedì 17 si è voluto focalizzare nel merito della questione con approfondimenti più particolari nei quali si sono soffermati i dottori Francesco Cipriani (Ars) e Valerio Gennaro (oncologo dell’I.S.T. di Genova). L’occasione è stata utile per la popolazione per presentare ancheuna serie di punti interrogativi e domande per ulteriori approfondimenti. Intanto la ricerca che l’Agenzia Regionale sta effettuando riguarda i dati fino al 2012, cioè ulteriori tre anni rispetto a quelli conosciuti che arrivano al 2009, il risultato dei quali sarà presentato alla popolazione nel settembre/ottobre prossimo. “E’ stato utile il confronto – dice il presidente della Conferenza dei Sindaci Emilio Landi – ed è stato preso impegno da parte delle istituzioni pubbliche di procedere ad ulteriori approfondimenti anche in tema di acqua e aria che il costituendo Osservatorio dell’Amiata avrà come funzione, operando approfondimenti ancora più mirati entrando nel merito delle questioni per dare risposte più certe e poter tranquillizzare la gente. L’impegno è rivolto anche a monitorare l’azione di Enel in modo costante”. Non sono stati, comunque, chiariti ancora una volta molti punti messi sul tavolo e fra i molti interrogativi senza risposta, ad esempio, c’è quello relativo alle mortalità degli uomini superiore a quella delle donne. I Comitati di Sos Geotermia hanno avanzato anche la proposta di una moratoria inattesa dei risultati delle indagini in corso, ma su questo tema le Amministrazioni locali si trincerano dietro alle autorizzazioni già concesse dallaRegione alla quale spetta il diritto di intervenire. Dunque, in sostanza, le attività già in essere andranno avanti e alle amministrazioni locali toccherà il solocompito, importantissimo, di “controllare la salute dei cittadini, facendorispettare le norme legislative in essere”.

Il Tirreno del 19 giugno 2013
Geotermia: tra moratoria e controlli dialogo impossibile
ARCIDOSSO A detti dei presenti è stato un incontro interessante quello avvenuto a Santa Fiora lunedì pomeriggio sulla questione “geotermia e salute”, organizzato in comune fra istituzioni e comitati antigeotermici. Alla presenza di esperti istituzionali, fra cui Francesco Cipriani dell’Agenzia Regionale di Sanità (Ars) e Valerio Gennaro, epidemiologo dell’Istituto tumori di Genova a cui i cittadini hanno potuto rivolgere quesiti e chiedere chiarimenti. Anche da questo incontro i comitati sono usciti chiedendo una moratoria per la centrale di Bagnore 4 adesso in costruzione, mentre i sindaci presenti hanno tenuto a ribadire che la costruzione della nuova centrale non è in discussione, anche se non si abbassa il monitoraggio su cui le istituzioni locali e la Regione si sono impegnati. «Intanto – spiega il sindaco di Santa Fiora Verdi – va avanti la verifica degli eccessi di mortalità che si riscontrano in Amiata e a settembre ci sarà la presentazione del nuovo step di analisi che l’Ars e l’Arpat porteranno avanti. In questi ulteriori approfondimenti, aggiunge, noi Comuni siamo d’accordo a metterci soldi di tasca nostra, affinché vengano con costanza le nuove risposte degli scienziati. Insomma, tutto va avanti, la centrale e le analisi, da cui usciranno nuovi dati con nuovi metodi e nuove tecnologie». Anche il sindaco Emilio Landi avverte che «questo incontro fa parte del programma degli obiettivi che noi istituzioni ci eravamo prefissati per mettere in piedi l’osservatorio per la geotermia di cui da tempo si parla. Lunedì l’incontro ha riguardato la sanità, ma ne faremo altri dedicati all’aria e all’acqua, ad esempio. L’intendimento istituzionale è di mantenere aperte le disponibilità che vengono dalle sollecitazioni a non abbassare la guardia, ma ad avere le cose sotto controllo. Terremo d’occhio le centraline e i dati, il loro funzionamento continuo, i piezometri». Intanto i Comuni hanno dato disponibilità ad Ars che chiede un ulteriore incarico per approfondire i dati sanitari. «Questo non può che essere un bene: saranno analisi mirate e con esse di spera di stabilire meglio i motivi degli eccessi di mortalità in Amiata», conclude Landi. (f.b.)

GreenReport.it del 21 giugno 2013
Geotermia e salute, Toscana alla (impossibile) ricerca della certezza
Il confronto tra istituzioni e comitato SOS geotermia sui dati sulla salute nelle aree geotermiche non poteva che avere l’esito che ha avuto: ognuno rimane della sua opinione
di Lucia Venturi
È stato un serrato dibattito quello che si è svolto alla sala del Popolo di Santa Fiora tra i rappresentanti istituzionali e il comitato SOS geotermia, supportato dal loro esperto di riferimento, per approfondire i dati sulla salute emersi dall’indagine epidemiologica condotta da ARS per conto della Regione Toscana sulle popolazioni delle aree geotermiche.
Un contraddittorio richiesto dal comitato che si oppone allo sviluppo della geotermia sull’Amiata, e che le istituzioni hanno organizzato, chiamando a rispondere alle domande da una parte Francesco Cipriani Direttore dell’Agenzia Regionale di Sanità e dall’altra Valerio Gennaro, epidemiologo dell’Istituto Tumori di Genova, chiamato da SOS geotermia.
L’incontro era volto a chiarire le questioni dibattute sui risultati dell’indagine epidemiologica condotta da ARS sulle popolazioni delle aree geotermiche ma si è, ovviamente, esteso anche alle altre questioni ambientali, cui ha risposto Marco Pellegrini, Coordinatore dell’Area Vasta Sud di ARPAT.
Sugli aspetti ambientali, in particolare qualità dell’aria e dell’acqua, l’impegno assunto dal Sindaco di Arcidosso, Emilio Landi, è stato quello di organizzare un prossimo incontro, dato che, anche su questi temi, molte sono state le richieste di approfondimento.
Un incontro senza dubbio interessante, peccato che oltre alla presenza dei rappresentanti del comitato e di alcuni sindaci non  fossero presenti anche gli altri cittadini dell’area geotermica dell’Amiata.
Clima disteso, nonostante tutto, domande inerenti e ben studiate quelle che sono state poste, risultato pressoché scontato, che ha portato a chiedere nuovamente ai sindaci presenti di avviare una moratoria sulla realizzazione della nuova centrale di Bagnore. E anche in questo caso il risultato era altrettanto scontato: sia Renzo Verdi, che Emilio Landi, rispettivamente sindaco di Santa Fiora e di Arcidosso, hanno infatti ribadito la loro intenzione a non rinunciare alla geotermia ma nemmeno a fare sconti sulla salute della popolazione.
A tale proposito hanno informato i presenti che sosterranno in Regione la richiesta di approfondire gli studi sanitari con un progetto – già presentato da ARS – volto a mettere in piedi un’ulteriore indagine epidemiologica, non più descrittiva ma eziologica, per confermare i risultati sino ad oggi acquisiti ed indagare sulle reali cause del quadro clinico rilevato.
L’indagine che é stata svolta e aggiornata con nuove serie di dati ha portato, infatti a rilevare alcuni eccessi di mortalità ma solo nei maschi, di malattie (tumorali e non) e di ospedalizzazione tra la popolazione amiatina, ma «per  cause in cui il fattore ambientale è poco o per niente rappresentato» ha spiegato Cipriani e in un’area, quella dell’Amiata appunto, «dove le emissioni geotermiche sono più basse rispetto all’area tradizionale».
Da cui le conclusioni che non può essere la geotermia la causa di questi eccessi «che comunque preoccupano» ha sottolineato più volte Cipriani e che «è bene approfondire»: per questo le tre ASL hanno aumentato la loro attività clinica per interventi di prevenzione.
«Gli indizi rilevati – ha spiegato Cipriani- fanno ipotizzare che le cause delle criticità riscontrate siano prevalentemente riconducibili a fattori occupazionali, stili di vita, fattori genetici, forse anche ad altri fattori ambientali, penso all’arsenico, piuttosto che alle emissioni geotermiche».
Per questo «le conclusioni hanno segnalato una situazione rassicurante, rispetto alla presenza di attività geotermica, ma questo non significa che un problema non ci sia e che sia giusto studiarne la causa. Sarebbe però più corretto approfondire il problema dell’esposizione storica all’arsenico, che può essere la causa di danni sistemici oltre al tumore».
Quindi una posizione molto chiara quella di Francesco Cipriani, che invitava a guardare altrove anziché alle emissioni geotermiche, ricordando che anche per quanto riguarda l’acido solfidrico, allo stato attuale non esiste una sufficiente evidenza scientifica degli effetti a lungo termine delle esposizioni croniche a basse dosi.
I principali studi condotti da Bates, sulla popolazione neozelandese di Rotorua esposta ad emissioni naturali molto più alte di quelle dell’Amiata (dove attualmente i sistemi di abbattimento AMIS hanno ridotto del 90% le emissioni delle centrali) indicano «che non si sono rilevati problemi sanitari e anzi, da recenti studi di epidemiologia molecolare, risulta dotato di importanti effetti sul metabolismo cellulare, ossia su molti processi biochimici importanti per la vita delle cellule, in particolare per la salute del sistema cardiovascolare».
Dopo la breve introduzione di Francesco Cipriani che ha ricordato le linee metodologiche dell’indagine svolta, le conclusioni cui è giunta e gli aggiornamenti in corso, e l’intervento di Valerio Gennaro, che, a sua volta, ha illustrato quali debbano essere gli elementi da considerare in un’indagine epidemiologica, è iniziato il vero contraddittorio con l’esposizione da parte di Andrea Borgia e dei rappresentanti di SOS Geotermia di 14 domande, alle quali -una ad una- è stata data una risposta, laddove una risposta era possibile.
La gran parte delle domande era tesa infatti a far escludere categoricamente il “concorso degli inquinanti emessi dalle centrali geotermiche negli eccessi rilevati” sulla popolazione dell’Amiata cui Francesco Cipriani, ha dovuto rispondere che «non è possibile escludere nulla e nessun ricercatore può escludere nulla, perché nel campo medico e biomedico non esiste l’assoluta certezza».  «Quello che si può fare, ed è quello che è stato fatto- ha continuato Cipriani– è dare, sulla base dei dati e delle conoscenze a disposizione, una risposta sulla situazione in atto e individuare eventuali cose da fare: per questo abbiamo detto che gli indizi ci portano a dare una risposta rassicurante per quanto riguarda la geotermia  ma non per la presenza comunque riscontrata di alcuni eccessi, sui quali è doveroso indagare per individuare quale sia la causa».
Per questi ulteriori approfondimenti, ha detto Renzo Verdi rispondendo ad una domanda che chiedeva la disponibilità delle amministrazioni a chiedere alla Regione Toscana un ulteriore studio, condotto da ARS,  «noi Comuni siamo d’accordo a metterci soldi di tasca nostra» perché, e lo ha ribadito anche Emilio Landi, «vorremmo riuscire a stabilire meglio i motivi degli eccessi di mortalità sull’Amiata».
Il prossimo incontro – già annunciato dal Sindaco di Arcidosso a nome dell’Unione dei comuni dell’Amiata – sempre improntato come contraddittorio – sarà dedicato ai temi ambientali, in particolare all’aria e all’acqua, temi su cui si sono soffermate molte delle domande poste e che in parte hanno già, comunque, avuto risposta.

“I fatti di Arcidosso”. Cronaca di una frattura tra poteri forti e comunità locali

 

lazzaretti_elicottero“I fatti di Arcidosso”, con questo titolo la stampa dell’epoca raccontava l’accaduto 135 anni fa’.
Il 18 Agosto 1878 David Lazzaretti e i suoi seguaci, in gran parte braccianti e lavoratori della terra, danno vita ad una grande processione che da Monte Labbro avrebbe dovuto raggiungere Arcidosso e Castel del Piano, per una visita ai santuari di questi paesi.
Una pacifica manifestazione, colorata da bandiere e vessilli, e dai costumi indossati dai lazzarettisti che sfilano insieme a mogli e figli, bambini e bambine con corone di fiori sulla testa.
All’ingresso di Arcidosso la processione viene fermata dalle forze dell’ordine che intimano a Lazzaretti di retrocedere e sciogliere il corteo. David risponde che andrà avanti, che lui porta la pace e la misericordia e che è pronto a versare il suo sangue  per amore di Cristo.
Partono degli spari da parte della forza pubblica e Lazzaretti viene colpito a morte.
Nei giorni immediatamente precedenti la processione, tra gli abitanti di Arcidosso si era sparsa la voce che i lazzarettisti sarebbero arrivati in paese e avrebbero saccheggiato le case dei benestanti, i preti dai loro pulpiti annunciavano disgrazie e violenza ed un clima di preoccupazione e paura si era diffuso fra la gente.
L’11 maggio 2013, 135 anni dopo, si è tenuta ad Arcidosso una manifestazione pubblica organizzata dal coordinamento SOS Geotermia, alla quale hanno aderito le maggiori organizzazione nazionali e locali per la tutela dell’ambiente e dei beni comuni.
Tutto si è svolto serenamente e positivi sono stati i risultati.
La manifestazione era contro le centrali geotermoelettriche di ENEL e contro la cattiva e dannosa politica per lo sviluppo geotermico in Amiata portata avanti dalla Giunta Regionale Toscana, dal suo presidente Enrico Rossi e dall’assessore all’Ambiente e all’Energia Anna Rita Bramerini, con la complicità di sindaci e assessori dei Comuni dell’Amiata che hanno sottoscritto gli accordi tra ENEL e Regione. Tra l’altro questi signori del PD, o chi per loro quando si chiamavano Ulivo o DS, nei primi anni 2000, insieme alle Province di Grosseto e Siena erano di tutt’altra opinione, assessore Bramerini compresa, e dichiaravano  sulla stampa che la geotermia era insostenibile e incompatibile con le risorse di questo territorio.
Dicevano esattamente quello che oggi dicono gli ambientalisti di SOS Geotermia. 
Il percorso dei manifestanti è stato l’opposto di quello che avevano fatto oltre un secolo fa i lazzarettisti:  partenza  da Arcidosso, località Aiuole, direzione Monte Labbro, proprio perché su questa strada si trovano la centrale ENEL di Bagnore 3 (20MW) ed il luogo dove dovrebbe essere costruita Bagnore 4 (40 MW), la centrale più grande dell’Amiata, prevista nell’area geotermica più inquinante a livello regionale.
Nei giorni immediatamente precedenti l’appuntamento, in Arcidosso sono iniziate a circolare voci che vi potevano essere pericoli di provocazioni o eventuali atti di violenza da parte di soggetti provenienti da fuori, proprio per disturbare lo svolgimento della manifestazione.
Un allarmismo esagerato, come poi i fatti hanno dimostrato.
Durante la giornata si è discusso sulle problematiche e i danni causati dalla geotermia, si sono difesi i diritti delle persone che amano la loro terra, e poi si è dato vita al corteo, pacifico e tranquillo, con striscioni colorati e bandiere, allietato da musicisti, canti e dai consueti slogan di occasione.
Non sono gli ambientalisti i violenti, come spesso si vorrebbe far credere, la violenza è ben altro. La violenza è quella che quotidianamente subiscono i più deboli, coloro che non hanno soldi neppure  per vivere, coloro che non hanno lavoro o che lo perdono da un giorno all’altro, senza alcuna prospettiva e speranza per la propria famiglia.
Violenza è quella che 135 anni fa subirono i lazzarettisti, arrestati dalla forza pubblica e imprigionati per oltre un anno con l’accusa di “attentato contro la sicurezza dello stato”, e poi tutti assolti nel processo tenutosi a Siena.
Violenza è quella che ogni giorno subisce l’ambiente per gli interessi economici di società alle quali interessa soltanto il profitto.
Violenza è quella che subiscono l’Amiata e le sue popolazioni alle quali viene imposto lo sviluppo dell’attività geotermica, in un territorio dove le sue ricchezze si vedono alla luce del sole e non vanno ricercate sottoterra.  
Noi non avevamo mai avuto timori né di provocatori, né di infiltrati, anzi vogliamo ringraziare tutti coloro che sono venuti da altri paesi a sostenere la nostra lotta e che continuano a dimostrare sensibilità ed interesse verso questi problemi, a differenza di altri che si rifiutano di prendere coscienza di quello che sta succedendo sull’Amiata e mettono la testa sotto terra come gli struzzi, ignari e increduli della triste eredità che verrà lasciata ai loro figli e nipoti.
L’allarme comunque ha avuto le prevedibili e non auspicate conseguenze:
uno spiegamento di forze dell’ordine mai registrato sull’Amiata, neppure durante le lotte dei minatori. Polizia in stato di allerta attrezzata di tutto punto, carabinieri, guardie forestali, mezzi mobili e cavalli, e l’elicottero che volteggiava sulla testa dei  manifestanti. Poi il blocco del corteo alla centrale di Bagnore 3, una prescrizione imposta dalla Questura di Grosseto per motivi di sicurezza.
Un cordone di poliziotti schierati in mezzo alla strada ha impedito che il corteo continuasse a sfilare lungo la provinciale per avvicinarsi al luogo dove dovrebbe essere costruita Bagnore 4.
I manifestanti non si dirigevano verso un centro abitato, non andavamo ad Arcidosso, come un tempo avevano fatto i lazzarettisti, si recavano nelle campagne, ai margini di un campo già devastato dai lavori di movimento terra che ENEL sta facendo  in un’area ad alto rischio frane.
Perché questo enorme schieramento di forze dell’ordine? A difesa di che cosa? Di un campo ormai coperto di fango e di sterpaglie, già distrutto da ruspe e escavatori? Quali danni avrebbero mai potuto fare i manifestanti in un’area dove non è rimasto più nulla, chiusa con rete e cancello?
Quel campo fa parte del Sito di Interesse Comunitario e Regionale del “Monte Labbro e dell’Alta Valle dell’Albegna” (SIC e SIR) oltre che Zona di Protezione Speciale dell’avifauna, voluti dalle pubbliche istituzioni, un tempo allettate dai finanziamenti dell’Unione Europea (Progetto LIFE Natura) per la valorizzazione delle risorse naturali ed oggi più interessate ai soldi di ENEL, versati, ironia della sorte, a titolo di “compensazioni ambientali”.
Per giunta confinanti con l’area geotermica di Bagnore si trovano altri due SIC e SIR, quello del “Cono vulcanico del Monte Amiata” e quello dell’ ”Alto corso del fiume Fiora” che è anche ZPS, e a poche centinaia di metri il Parco Faunistico dell’Amiata.  Come si può pensare che possano conciliarsi e convivere realtà così contrapposte: natura e biodiversità di un territorio e tonnellate di inquinanti immessi in atmosfera dalle centrali ENEL, alcuni definiti da ARPAT “con caratteristiche tossicologiche ed ecotossicologiche rilevanti”.
Prima si prendono i contributi per difendere e valorizzare l’ambiente, poi le “compensazioni” per permettere di inquinarlo.
Quando non esistono più valori e principi, e si è ormai incapaci di governare un territorio, tutto allora può dipendere dalle circostanze e dalle offerte del mercato.
Ma, ritornando ai “fatti di Arcidosso” dell’11 maggio,  noi diciamo che le garanzie di  sicurezza ci devono essere date non per un giorno all’anno, in occasione di una pacata manifestazione, ma anche negli altri 364 giorni.
Quello che chiedono i comitati per l’ambiente, facendosi interpreti di un’esigenza comune e da tutti condivisa, è la sicurezza per il domani dei loro figli, ai quali vorrebbero lasciare un territorio dove vivere serenamente come vi hanno vissuto i loro padri.
Sull’Amiata le mortalità negli uomini sono state il 13% in più rispetto a quelle registrate nei comuni limitrofi e nella Regione, un dato preoccupante che nei paesi di Arcidosso, Abbadia S. Salvatore e Piancastagnaio  ha raggiunto il + 30%  per le morti per tumori.
Noi non abbiamo industrie, non abbiamo discariche né inceneritori, e neppure termovalorizzatori, abbiamo invece un ambiente ricco di risorse naturali dove la qualità della vita dovrebbe essere superiore che altrove.
E se prima di chiudere una fontanella in loc. La Cascata d’Alto, dove l’arsenico a partire dal 2002 risultava al di sopra dei limiti previsti dalla legge, mentre tutti sapevano che la gente continuava a rifornirvisi di acqua, ritenendola migliore di quella del rubinetto, sono passati dieci anni, noi crediamo di avere tutte le ragioni per dire che non ci fidiamo di coloro che dovrebbero tutelare la nostra salute e il nostro territorio.

20130511_manifestazione_arcidosso_bagnore_Lamiatautogestita (9)

Il Cittadino online 12 giugno 2013
Amiata: la manifestazione di SOS Geotermia e gli strascichi di polemiche
E’ passato un mese dall’appuntamento che ha portato in piazza un migliaio di persone
di Fabrizio Pinzuti
AMIATA – E’ passato un mese dalla marcia organizzata da SOS Geotermia che portò un migliaio di persone dalle Aiole, località nel Comune di Arcidosso, fino alle centrali geotermiche di Bagnore, nel Comune di Santa Fiora e ancora si discute sul valore e sul significato di quella manifestazione, accompagnata da una serie di eventi collaterali.
SOS Geotermia, coordinamento dei comitati dell’Amiata, non manca di sottolineare che la manifestazione, oltre ad essere stata del tutto pacifica, ha  costituito una frattura tra poteri forti e comunità locali. Vi hanno aderito le maggiori organizzazioni nazionali e locali per la tutela dell’ambiente e dei beni comuni, ma soprattutto, secondo SOS Geotermia, è stata una chiara risposta “contro le centrali geotermoelettriche di ENEL e contro la cattiva e dannosa politica per lo sviluppo geotermico in Amiata portata avanti dalla Giunta Regionale Toscana, dal suo presidente Enrico Rossi e dall’assessore all’Ambiente e all’Energia Anna Rita Bramerini, con la complicità di sindaci e assessori dei Comuni dell’Amiata che hanno sottoscritto gli accordi tra ENEL e Regione”. Nella nota del coordinamento si denunciano anche le contraddizioni, o i cambiamenti di rotta, di politici ed amministratori: “Tra l’altro questi signori del PD, o chi per loro quando si chiamavano Ulivo o DS, nei primi anni 2000, insieme alle Province di Grosseto e Siena erano di tutt’altra opinione, assessore Bramerini compresa, e dichiaravano sulla stampa che la geotermia era insostenibile e incompatibile con le risorse di questo territorio. Dicevano esattamente quello che oggi dicono gli ambientalisti di SOS Geotermia”. Altro punto della nota è la denuncia della macchinazione mediatica e politica creata intorno alla manifestazione: “Nei giorni immediatamente precedenti l’appuntamento, in Arcidosso sono iniziate a circolare voci che vi potevano essere pericoli di provocazioni o eventuali atti di violenza da parte di soggetti provenienti da fuori, proprio per disturbare lo svolgimento della manifestazione. Un allarmismo esagerato, come poi i fatti hanno dimostrato. Durante la giornata si è discusso sulle problematiche e i danni causati dalla geotermia, si sono difesi i diritti delle persone che amano la loro terra, e poi si è dato vita al corteo, pacifico e tranquillo, con striscioni colorati e bandiere, allietato da musicisti, canti e dai consueti slogan di occasione”. Immediato il contrattacco: “Non sono gli ambientalisti i violenti, come spesso si vorrebbe far credere, la violenza è quella che quotidianamente subiscono i più deboli, coloro che non hanno soldi neppure  per vivere, coloro che non hanno lavoro o che lo perdono da un giorno all’altro, senza alcuna prospettiva e speranza per la propria famiglia … Violenza è quella che ogni giorno subisce l’ambiente per gli interessi economici di società alle quali interessa soltanto il profitto. Violenza è quella che subiscono l’Amiata e le sue popolazioni alle quali viene imposto lo sviluppo dell’attività geotermica, in un territorio dove le ricchezze si vedono alla luce del sole e non vanno ricercate sottoterra. Noi non avevamo mai avuto timori né di provocatori, né di infiltrati, anzi vogliamo ringraziare tutti coloro che sono venuti da altri paesi a sostenere la nostra lotta e che continuano a dimostrare sensibilità ed interesse verso questi problemi, a differenza di altri che si rifiutano di prendere coscienza di quello che sta succedendo sull’Amiata e mettono la testa sotto terra come gli struzzi, ignari e increduli della triste eredità che verrà lasciata ai loro figli e nipoti. L’allarme comunque ha avuto le prevedibili e non auspicate conseguenze: uno spiegamento di forze dell’ordine mai registrato sull’Amiata, neppure durante le lotte dei minatori. Polizia in stato di allerta attrezzata di tutto punto, carabinieri, guardie forestali, mezzi mobili e cavalli, e l’elicottero che volteggiava sulla testa dei manifestanti. Poi il blocco del corteo alla centrale di Bagnore 3, una prescrizione imposta dalla Questura di Grosseto per motivi di sicurezza. Un cordone di poliziotti schierati in mezzo alla strada ha impedito che il corteo continuasse a sfilare lungo la provinciale per avvicinarsi al luogo dove dovrebbe essere costruita Bagnore 4. I manifestanti non si dirigevano verso un centro abitato … si recavano nelle campagne, ai margini di un campo già devastato dai lavori di movimento terra che ENEL sta facendo  in un’area ad alto rischio frane. Perché questo enorme schieramento di forze dell’ordine? A difesa di che cosa? Di un campo ormai coperto di fango e di sterpaglie, già distrutto da ruspe e escavatori? Quali danni avrebbero mai potuto fare i manifestanti in un’area dove non è rimasto più nulla, chiusa con rete e cancello?” Quest’ultimo punto offre il fianco per denunciare altre supposte contraddizioni o cambiamenti di strategia di amministratori e politici: “Quel campo fa parte del Sito di Interesse Comunitario e Regionale del “Monte Labbro e dell’Alta Valle dell’Albegna” (SIC e SIR) oltre che Zona di Protezione Speciale (ZPS) dell’avifauna, voluti dalle pubbliche istituzioni, un tempo allettate dai finanziamenti dell’Unione Europea (Progetto LIFE Natura) per la valorizzazione delle risorse naturali ed oggi più interessate ai soldi di ENEL, versati, ironia della sorte, a titolo di “compensazioni ambientali”. Per giunta confinanti con l’area geotermica di Bagnore si trovano altri due SIC e SIR, quello del “Cono vulcanico del Monte Amiata” e quello dell’ ”Alto corso del fiume Fiora” che è anche ZPS, e a poche centinaia di metri il Parco Faunistico dell’Amiata.  Come si può pensare che possano conciliarsi e convivere realtà così contrapposte: natura e biodiversità di un territorio e tonnellate di inquinanti immessi in atmosfera dalle centrali ENEL, alcuni definiti da ARPAT “con caratteristiche tossicologiche ed ecotossicologiche rilevanti”. Prima si prendono i contributi per difendere e valorizzare l’ambiente, poi le “compensazioni” per permettere di inquinarlo. Quando non esistono più valori e principi, e si è ormai incapaci di governare un territorio, tutto allora può dipendere dalle circostanze e dalle offerte del mercato. Ma, ritornando ai “fatti di Arcidosso” dell’11 maggio, noi diciamo che le garanzie di sicurezza ci devono essere date non per un giorno all’anno, in occasione di una pacata manifestazione, ma anche negli altri 364 giorni. Quello che chiedono i comitati per l’ambiente, facendosi interpreti di un’esigenza comune e da tutti condivisa, è la sicurezza per il domani dei loro figli, ai quali vorrebbero lasciare un territorio dove vivere serenamente come vi hanno vissuto i loro padri. Sull’Amiata le mortalità negli uomini sono state il 13% in più rispetto a quelle registrate nei comuni limitrofi e nella Regione, un dato preoccupante che nei paesi di Arcidosso, Abbadia S. Salvatore e Piancastagnaio  ha raggiunto il + 30%  per le morti per tumori. Noi non abbiamo industrie, non abbiamo discariche né inceneritori, e neppure termovalorizzatori, abbiamo invece un ambiente ricco di risorse naturali dove la qualità della vita dovrebbe essere superiore che altrove”.
Prendendo infine spunto dalla chiusura di una fontanella dieci anni dopo che era stata accertata la presenza di arsenico al di sopra dei limiti di legge, la nota chiude affermando che “noi crediamo di avere tutte le ragioni per dire che non ci fidiamo di coloro che dovrebbero tutelare la nostra salute e il nostro territorio”.

Manifestazione dell’11 maggio: E’ TORNATA PRIMAVERA! Ora nessuno può più far finta di niente

20130511_manifestazione_arcidosso_bagnore_imgAi dubbi e preoccupazioni sulla risposta alla ‘chiamata’ che nelle settimane scorse abbiamo lanciato a tutta la popolazione amiatina e a tutti coloro sensibili alla difesa dei beni comuni, hanno risposto i ‘Mille’ del colorato, pacifico e determinato corteo che l’11 maggio hanno suonato la sveglia al ‘Risorgimento’ del monte Amiata.
Mille facce, mille voci che hanno fatto proprie le parole d’ordine del Coordinamento Sos Geotermia: moratoria immediata di ogni attività geotermica, salvaguardia del territorio e dell’acqua, lavoro e sviluppo legati al ‘tesoro’ di cultura, paesaggio, produzioni agroalimentari d’eccellenza, alla valorizzazione dell’enorme patrimonio storico, architettonico, naturalistico.
Tantissimi cittadini dell’Amiata hanno rotto gli indugi e strappato il velo di indifferenza, paura, sottomissione a cui Enel e amministratori li vorrebbero piegati; a dar man forte, a dire loro che non sono soli, tantissime associazioni, comitati, sindacati e partiti; è mancata la presenza di Don Gallo che nei giorni scorsi ha avuto seri problemi di salute e a cui mandiamo un caloroso abbraccio e un augurio di pronta guarigione.
Interessante l’incontro, alle 19, al Castello, con i medici e i cittadini nel quale si sono analizzati i dati dello studio Ars sulla salute, a cui è intervenuto telefonicamente il Dott.Valerio Gennaro dell’Istituto Tumori di Genova.
La chiusura simbolica del cantiere di Bagnore 4 di fronte ad un corteo sbigottito nel vedere -a volte per la prima volta- il ‘mostro sputaveleni’ di Bagnore 3, ci lancia verso nuove e più incisive iniziative affinchè tale chiusura, da simbolica, diventi reale.
Che nessun amministratore domani dica che non sapeva! Laddove il problema è stato discusso in consiglio comunale, come ad Abbadia S.Salvatore, la risposta non può che essere netta e chiara: basta con la geotermia in Amiata. Chiediamo e solleciteremo tutte le amministrazioni locali a discutere e pronunciarsi sul tema in sede di consigli comunali ‘aperti’ ai cittadini.
Non accetteremo rinvii ‘sine die’ del confronto tra esperti più volte promesso e sempre rinviato; non sono giustificabili amministratori che dicano ‘ancora ci stiamo documentando’.
La presenza alla manifestazione di parlamentari del M5S della commissione Ambiente ci dice che l’attenzione sul problema cresce ed abbiamo già richiesto a tutti i gruppi parlamentari un incontro affinchè anche il governo nazionale intervenga.
In concerto con il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua si sta programmando per l’inizio estate una ‘3 giorni’ di discussioni e dibattiti sulla difesa di tutti i Beni Comuni, propedeutica per la crescita di un movimento generale che sappia, con maggior incisività, contrastare il saccheggio dei territori, la svendita del patrimonio comune, le privatizzazioni dei servizi, la desertificazione sociale, in definitiva, il furto di democrazia in atto in questo Paese.
La battaglia non è finita, anzi, proprio dalla giornata dell’11 maggio riparte con più forza e vigore e, nel ringraziare tutte le persone che hanno partecipato alla bella marcia, diciamo a tutti: attenti, è tornata primavera!

Ricordiamo a tutti gli amici che sostengono la battaglia in difesa del monte Amiata che il coordinamento Sos Geotermia è indipendente e non ha finanziamenti, né palesi né occulti, e deve far fronte a molte spese (organizzative e legali). L’unico sostegno economico è quello che può arrivare da VOI con una sottoscrizione.
Vi invitiamo perciò a fare una donazione CLICCANDO QUI e seguendo le istruzioni.
GRAZIE A TUTTI!

Il Cittadino online del 13 maggio 2013

Amiata:”Un altro punto di vista sulla geotermia”
Un colorato e rumoroso corteo, un po’ “pacioccone”…
di Fabrizio Pinzuti
AMIATA. Settanta associazioni, partiti, sigle sindacali e circa un migliaio di persone, anche se le stime variano, hanno preso parte sabato scorso (11 maggio) alla manifestazione “Amiata Calling”, indetta dai comitati ambientalisti contro la geotermia. Prima ad Arcidosso si è tenuta un’assemblea e poi, dopo il concentramento in località Aiole, il serpentone si è diretto verso la centrale di Bagnore, vicino a Santa Fiora. Chiusura di nuovo ad Arcidosso con una serie di eventi, tra cui alla sala del castello l’incontro  “un altro punto di vista”, lo stato di salute delle popolazioni geotermiche alla luce dello studio dell’ARS (Agenzia Regionale Salute), con le relazioni del dr. Valerio Gennaro, dell’Istituto Tumori di Genova (in collegamento telefonico) e di Fabio Landi, che ha presentato i dati epidemiologici dell’ARS.
Ovviamente il momento più partecipato è stato quello della marcia verso le centrali di Bagnore 3 (in attività) e di Bagnore 4, ferma ai lavori di sbancamento. Doveva essere nei programmi degli organizzatori “un colorato e rumoroso corteo” contro il saccheggio del territorio, e colorato e rumoroso corteo è stato, ma assolutamente pacifico, pacifista e anche “pacioccone”, in cui i partecipanti hanno dimostrato, al pari delle tante lotte in corso nel Paese, la loro determinazione “a difendere il monte Amiata dalla speculazione e dal saccheggio ad opera dell’Enel sostenuta dalla giunta regionale del governatore texano Rossi, che con le loro scellerate scelte vorrebbero condannare il territorio alla monoeconomia della ‘trivella selvaggia’, delle biomasse, degli inceneritori, mettendo a rischio la salute della popolazione e la preziosa acqua che disseta ancora tre province”.
Un riconoscimento della assoluta correttezza della manifestazione è venuto anche dalle forze dell’ordine – schierate in gran numero in tenuta antisommossa e dotate di mezzi imponenti, tra cui anche un elicottero (forse per la temuta presenza di qualche agitatore come in Val Di Susa per la TAV)  ma rimaste inoperose – attraverso la concessione ad alcuni esponenti dei movimenti, con rappresentanti della stampa, di arrivare in prossimità della costruenda centrale di Bagnore 4 per qualche gesto simbolico. Le forze dell’ordine, resesi conto del carattere pacifico della manifestazione, a cui partecipavano anche famiglie con bambini, e che forse non aveva senso fermare il corteo davanti a Bagnore 3 come previsto inizialmente – che cosa c’era poi da presidiare a Bagnore 4? Lo sterro?- hanno concesso che alcuni rappresentanti dei comitati chiudessero simbolicamente con catena e lucchetto il cancello del cantiere, sul quale veniva apposto un drappo con la scritta “cantiere chiuso dai cittadini dell’Amiata”, idealmente presenti alla manifestazione per ripetere “giù le mani dalla nostra terra!”.

GoNews del 13 maggio 2013

Sos geotermia, un successo la manifestazione dell’11 maggio con oltre 1000 partecipanti
Grande pubblico anche per l’incontro alle 19 al Castello con medici e cittadini. Il racconto della giornata
Ai dubbi e preoccupazioni sulla risposta alla ‘chiamata’ che nelle settimane scorse abbiamo lanciato a tutta la popolazione amiatina e a tutti coloro sensibili alla difesa dei beni comuni, hanno risposto i ‘Mille’ del colorato, pacifico e determinato corteo che l’11 maggio hanno suonato la sveglia al ‘Risorgimento’ del monte Amiata.
Mille facce, mille voci che hanno fatto proprie le parole d’ordine del Coordinamento Sos Geotermia: moratoria immediata di ogni attività geotermica, salvaguardia del territorio e dell’acqua, lavoro e sviluppo legati al ‘tesoro’ di cultura, paesaggio, produzioni agroalimentari d’eccellenza, alla valorizzazione dell’enorme patrimonio storico, architettonico, naturalistico.
Tantissimi cittadini dell’Amiata hanno rotto gli indugi e strappato il velo di indifferenza, paura, sottomissione a cui Enel e amministratori li vorrebbero piegati; a dar man forte, a dire loro che non sono soli, tantissime associazioni, comitati, sindacati e partiti; è mancata la presenza di Don Gallo che nei giorni scorsi ha avuto seri problemi di salute e a cui mandiamo un caloroso abbraccio e un augurio di pronta guarigione.
Interessante l’incontro, alle 19, al Castello, con i medici e i cittadini nel quale si sono analizzati i dati dello studio Ars sulla salute, a cui è intervenuto telefonicamente il Dott.Valerio Gennaro dell’Istituto Tumori di Genova.
La chiusura simbolica del cantiere di Bagnore 4 di fronte ad un corteo sbigottito nel vedere -a volte per la prima volta- il ‘mostro sputaveleni’ di Bagnore 3, ci lancia verso nuove e più incisive iniziative affinchè tale chiusura, da simbolica, diventi reale.
Che nessun amministratore domani dica che non sapeva! Laddove il problema è stato discusso in consiglio comunale, come ad Abbadia S.Salvatore, la risposta non può che essere netta e chiara: basta con la geotermia in Amiata. Chiediamo e solleciteremo tutte le amministrazioni locali a discutere e pronunciarsi sul tema in sede di consigli comunali ‘aperti’ ai cittadini.
Non accetteremo rinvii ‘sine die’ del confronto tra esperti più volte promesso e sempre rinviato; non sono giustificabili amministratori che dicano ‘ancora ci stiamo documentando’.
La presenza alla manifestazione di parlamentari del M5S della commissione Ambiente ci dice che l’attenzione sul problema cresce ed abbiamo già richiesto a tutti i gruppi parlamentari un incontro affinchè anche il governo nazionale intervenga.
In concerto con il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua si sta programmando per l’inizio estate una ’3 giorni’ di discussioni e dibattiti sulla difesa di tutti i Beni Comuni, propedeutica per la crescita di un movimento generale che sappia, con maggior incisività, contrastare il saccheggio dei territori, la svendita del patrimonio comune, le privatizzazioni dei servizi, la desertificazione sociale, in definitiva, il furto di democrazia in atto in questo Paese.
La battaglia non è finita, anzi, proprio dalla giornata dell’11 maggio riparte con più forza e vigore e, nel ringraziare tutte le persone che hanno partecipato alla bella marcia, diciamo a tutti: attenti, è tornata primavera!
Fonte: SOS Geotermia – Coordinamento dei Movimenti per l’Amiata

La Nazione del 12 maggio 2013

ARCIDOSSO LA MANIFESTAZIONE AMBIENTALISTA È ARRIVATA FINO A BAGNORE 3
«Giù le mani dalla nostra terra» Da tutta Italia per dire no alla geotermia
di Cristiano Bernacchi
E VENNE il giorno: la tanto chiacchierata manifestazione nazionale antigeotermica organizzata dal comitato Sos Geotermia, Amiata calling, si è svolta ad Arcidosso. Sotto l’occhio di un massiccio spiegamento di forze dell’ordine si sono ritrovate circa 400 persone provenienti da tutta Italia e dei più disparati movimenti a difesa dell’acqua pubblica, passando per i Cobas, Forum ambientalisti, Attac, l’Usb e molte altre associazioni, tutte unite nel dire «no a questo genere di produzione dell’energia». Durante la mattinata si sono tenuti alcuni interventi sul palco allestito in piazza Indipendenza dove, oltre alle posizioni dei comitati locali, si sono pronunciati anche soggetti del tutto estranei all’Amiata per parlare di altre forme di produzione energetica alternative. Ma il vero cuore della protesta si è manifestato nel pomeriggio quando un colorato e rumoroso corteo si è dato appuntamento ad Aiuole per arrivare fino alla centrale di Bagnore 3. Al di là delle stime sul numero dei partecipanti (c’è chi parla di 500 persone e chi ridimensiona questo numero) quello che rimane accertato è il fronte comune di persone che ha deciso di protestare per mettere un freno a questo uso della geotermia da loro considerato «nocivo e inutile». Variegato il corteo composto da padri di famiglia, giovani, nonni, nipoti e simpatici musicisti improvvisati che hanno accompagnato il corteo mettendo in scena una vera e propria jam session interrotta a singhiozzi per far sentire la voce dei manifestanti che invocavano l’intervento della magistratura per mettere i sigilli ad Enel. Una volta giunto davanti alla centrale di Bagnore 3, il serpentone umano si è dovuto fermare e dopo una serrata contrattazione con le forze dell’ordine, una delegazione del comitato organizzatore che avrebbe voluto far proseguire il corteo fino alle transenne che delimitano l’area in costruzione di Bagnore 4, è riuscita ad arrivare dove avrebbe voluto. Qui, circa 10 rappresentanti di Sos Geotermia, hanno effettuato un gesto simbolico, mettendo un lucchetto e affiggendo un cartello davanti all’area di Bagnore 4, dove si annuncia «la chiusura del cantiere per mano dei cittadini dell’Amiata». Alle 19 poi, i vari comitati si sono ritrovati in piazza Indipendenza ad Arcidosso per discutere dello stato di salute delle popolazioni «geotermiche» a seguito dello studio da parte di Ars.

STUDI EDIPEMIOLOGICI
«I dati di Ars non mi convincono» Barocci e i suoi dubbi sui numeri
«UNA DELLE QUESTIONI più importanti spesso sottaciuta, sulla questione geotermica dice Roberto Barocci, tra i più rumorosi del corteo riguarda lo studio epidemiologico condotto da Ars Toscana. La mia contestazione a quello studio è sui dati emersi, che sono in contraddizione dice con le conclusioni. In queste ultime infatti si mescolano i dati emersi in Amiata con quelli di altre aree geotermiche: un errore macroscopico di natura scientifica. Non si può infatti, come è avvenuto per l’Amiata, diluire i dati emergenti con quelli di altre realtà geotermiche che non presentano inquinanti che invece ci sono sostiene in questo territorio ed in quantità diverse. Sono poi studiosi internazionali a sostenere che in epidemiologia, non si può miscelare e diluire risultati preoccupanti laddove ci sono popolazioni diversamente esposte».

Il Tirreno del 12 maggio 2013

I comitati “chiudono” il cantiere
Successo senza incidenti della manifestazione contro la geotermia: «Vogliamo uno sviluppo diverso sull’Amiata»
di Fiora Bonelli
AMIATA “Partigiani” dell’Amiata. Sulle note di Bella ciao e dell’Internazionale, al grido “l’Amiata è nostra”, “Amiata sicura intervenga la magistratura, “La montagna non si tocca, la difenderemo con la lotta”, ieri pomeriggio, Sos geotermia che coordina i comitati antigeotermici, ha vissuto la propria giornata, preparata da mesi con informazione capillare, dal web all’altoparlante porta a porta. Davanti alla centrale ha portato circa 350-400 persone di comitati di tutta Italia, gruppi, movimenti ambientalisti, forum, in un corteo che dal bivio delle Aiole di Arcidosso è sfilato fino davanti alla centrale di Bagnore 3. E di seguito, una delegazione di 5-6 persone, guidate dal pasionario Velio Arezzini di Abbadia San Salvatore, è arrivata, concordando il gesto con le autorità di sorveglianza, fino al cantiere dove sorgerà Bagnore 4. Qui i manifestanti hanno appeso un cartello con su scritto: Cantiere chiuso dai cittadini dell’Amiata. «Una chiusura simbolica ed esemplare», ha rimarcato Arezzini, che mettendo una catena, ha interpretato la volontà di chi è contro lo sfruttamento del vapore amiatino. Gli organizzatori dell’Amiata, insomma, hanno mediato tra la volontà di molti che volevano penetrare fino alla piazzola di Bagnore 4 e le autorità che secondo prescrizione concordata, potevano far arrivare il corteo fino a Bagnore 3. Alla fine il buon senso ha prevalso e nessuna azione di forza è stata fatta nei confronti di un apparato d’ordine che aveva messo in campo un centinaio di persone fra carabinieri, polizia di Stato, polizia forestale anche a cavallo, Digos, polizia municipale, con una decina di mezzi attrezzati, un elicottero e assetto antisommossa. Ma tutto si è svolto pacificamente come era stato assicurato dagli organizzatori amiatini che hanno gestito centinaia di persone che amiatini non erano o lo erano solo in minima parte. Tutti speravano che quel corteo sarebbe stato guidato da don Gallo, il quale, invece, ha mandato la sua solidarietà e non è venuto in Amiata. Fra gli amiatini doc, c’era il gruppo storico degli ambientalisti abbadenghi e quello di Arcidosso e Santa Fiora. Poche persone, rispetto alla massa, perchè per il resto hanno fatto numero gli arrivati da mezza Italia con pulmann e pulmini, soprattutto i movimenti legati alle problematiche dell’acqua. Con le loro bandiere, presenti al corteo solo Rifondazione e Movimento 5 stelle, mescolati con gli altri vessilli di comitati e forum e soprattutto con quelli di SoS geotermia. Chiusa dalle 14 la strada provinciale da Arcidosso a Roccalbegna, con posti di blocco a tutti gli incroci e con sorveglianza anche dal cielo. Dopo una mattinata ad Arcidosso, in piazza Indipendenza, con pochissime persone all’inizio, che man mano sono diventate un po’ più numerose davanti agli oratori che si succedevano nel palco, come si prevedeva, la manifestazione clou è stata davanti alla centrale geotermica. I negozianti di Arcidosso, alcuni dei quali avevano temuto atti di forza e si erano preparati a chiudere le saracinesche, si sono tranquillizzati di fronte a una manifestazione che con striscioni, giornali, volantini, è stata solamente esplicativa del problema. La mattina, infatti, è stata dedicata in particolare ad interventi da parte dei partecipanti, ciascuno con la sua esperienza in fatto di ambiente e sua salvaguardia. Dirompenti gli attacchi agli amministratori locali e a Enel che sono arrivati dal palco nell’intervento di Velio Arezzini: «Noi diciamo sì alla valorizzazione di un’altra Amiata – ha rimarcato – dobbiamo fare una rete comune con altri movimenti, non occorre solo solidarietà, ma partecipazione collettiva».

Barocci: «Confronto immediato»
I leader del fronte del no decisi: serve una corretta informazione sull’argomento
AMIATA Le voci “storiche”di Barocci, Cini, Merisio Fin da prestissimo, ieri mattina, in piazza Indipendenza ad Arcidosso, lo staff organizzativo di Amiata calling e gli ambientalisti storici. In particolare Roberto Barocci, anima di Sos geotermia, che a questo punto chiede a gran voce un «Confronto con gli amministratori, che sono malamente informati. Lo studio dell’Ars, infatti, nella sua sintesi, mette insieme a confronto, dati che insieme non possono essere messi, come quelli dell’Amiata e di Lardarello. Dico solo che il dibattito con gli amministratori è urgente e che l’informazione è basilare in questa battaglia». Anche Giuseppe Merisio, di Rifondazione, e che da anni sta conducendo una battaglia costante contro la geotermia, insiste sulla richiesta di moratoria per le centrali geotermiche: «Abbiamo alternative interessanti per il nostro fabbisogno, afferma, come il fotovoltaico che servirebbe 24mila famiglie». Niso Cini, anch’egli fra gli studiosi in house della questione geotermica, ex direttore del parco del Monte Amiata, invoca uno stop allo sfruttamento della risorsa del vapore: «I più accorti si contenterebbero che non fossero fatti altri fori e in questa maniera si decreterebbe una “morte naturale” dello sfruttamento geotermico». Cini torna sulle questioni più e più volte sottolineate dai comitati e che vengono però considerate non veritierie da chi la geotermia la pratica. «Non va bene che la geotermia consumi l’acqua. Ma non va bene che l’apertura di un secondo polo come Bagnore 4 faccia capire un’apertura a tutto tondo allo sfruttamento di questa risorsa. Insomma, che un’Amiata ricca di acqua e di biodiversità si trasformi in Amiata polo geotermico». E infine Corrado Lazzeroni: «L’Amiata geotermica voluta dagli ammistratori di sinistra, per chi, come me, è stato di sinistra fino al midollo è una sconfitta che brucia». (f.b.)

Corriere di Maremma del 12 maggio 2013

In 400 sfilano verso Bagnore 4

ARCIDOSSO “Amiata Calling”, “l’Amiata chiama a raccolta per la difesa del suo ambiente naturalistico contro lo sfruttamento geotermico messo in atto da Enel”, è stata la premessa al dibattito dellamattinata inaugurale della manifestazione organizzata dal coordinamento di “Sos Geotermia” alla quale ha partecipato un nutrito gruppo di persone in piazza Indipendenza ad Arcidosso e alla quale hanno dato sostegno una sessantina di Associazioni nazionali. E’ questa la prima parte del programma con un dibattito serrato con interventi che hanno espresso idee, dubbi, perplessità sui benefici che questo sfruttamento può apportare ad “un territorio che ha una sua naturale vocazione in tutt’altra direzione, quella turistica e di valorizzazione di prodotti di eccellenza”. “Mi sembra paradossale – dice Niso Cini del Comitato – che l’Amiata da polo naturalistico eccezionale diventi ora polo geotermico”. Gli argomenti a supporto del rifiuto della geotermia sono quelli più volte espressi e portati ancora una volta all’attenzionedi chi è venuto anche da lontano “a dare man forte alla protesta”. Molti gli striscioni, diversificati gli slogansui manifesti e tutti rivolti a denunciare una situazione che riguarda la salute, l’ambiente eunfuturoche i partecipanti vedono incerto e senza uno sviluppo sostenibile compreso anche il problema delle sorgenti amiatine. Un dialogo fra sostenitori del problema, senza un confronto con gli amministratori locali, assenti in questa occasione. Dello stesso tenore la seconda parte della manifestazione, quella svoltasi nel pomeriggio proprio nel cuore della disputa, alla centrale di Bagnore 3, dove ad attendere il corteo dei manifestanti, circa 400 provenienti anche da fuori, Siena, Grosseto, e altrove, una massa di gente che ha davvero rinforzato le fila dei locali, in numero abbastanza esiguo, ad attenderli uno spiegamento di forze ingente. Erano presenti unadecinadimezzi dellaPolizia del Reparto Mobile, Carabinieri, Guardie del Corpo Forestale dello Stato, polizia municipale e provinciale. Un centinaio di operatori e forse anche di più per controllare e prevenire gesti inconsulti, tanto che la strada provinciale che porta alla centrale è rimasta bloccata dalle ore 14, con postazioni anche agli incroci, matutto si è svolto in perfetto ordine, con grande senso di responsabilità come era negli intenti. Una manifestazione pacifica, un corteo variopinto, con tante bandiere e tanto entusiasmo. Uncartello eunlucchetto è stato posto all’ingresso del cancello della costruenda Bagnore4, “come gesto simbolico per dimostrare ancora una volta che la gente dell’Amiata non vuole questa centrale”, dice Velio Arezzini del Comune di Abbadia San Salvatore.

La Repubblica del 12 maggio 2013

Grosseto Raduno sull’Amiata contro la geotermia
SETTANTA associazioni, partiti, sigle sindacali e oltre 500 persone hanno preso parte sull’Amiata (Grosseto) alla manifestazione indetta dai comitati ambientalisti contro la geotermia. Prima ad Arcidosso si è tenuta un’assemblea e poi, il serpentone si è diretto verso la centrale di Bagnore 3, vicino a Santa Fiora. In serata, sempre ad Arcidosso, chiusura della manifestazione con una serie di eventi tra cui musica in piazza. La giornata nazionale di mobilitazione è stata Sos Geotermia, il coordinamento dei movimenti a favore di una moratoria immediata dell’attività geotermica.

Diagonal Andalucìa (Spagna) del 12 maggio 2013

Una planta de geotermia recibe la oposición de ecologistas y parte de la población de un valle toscano
SOS Geotermia, el corazón envenenado de la Toscana
Una jornada nacional convoca en Italia a cientos de personas que reivindican la moratoria urgente en la actividad empresarial de la central geotérmica de Bagnore 3, en Monteamiata. Más de 60 colectivos se han agrupado para realizar una campaña a través de la plataforma S.O.S. Geotermia.
Que el Monte Amiata, corazón de Italia y montaña sagrada, sea el punto de partida para las luchas comunes
di Hazeina Rodríguez Crespo

La zona de Monte Amiata, en la región de la Toscana, está declarada como parque natural y se asienta sobre volcanes. La central geotérmica de Bagnore 3 está operativa en la zona desde 1998, pero no ha sido hasta   enero de 2011 cuando empezaron las primeras denuncias sobre los datos ofrecidos en relación a los estudios sobre los efectos de la geotermia en la zona. Roberto Barocci, del foro ambientalista de Grosseto, denuncia que “hay una vergonzosa manipulación de los datos, sabemos que hay altos niveles de mercurio y estos son peligrosos para la salud. No podemos jugar con centenas de muertes”. La central pertenece a la multinacional Enel, líder en Italia y pionera en obtención de energía de origen geotérmico.
Pese a los intentos de Enel de promocionar una imagen “verde, ecológica y respetuosa con el medio ambiente”, sus prácticas no convencen a los grupos ambientalistas. Según el manifiesto publicado por  S.O.S. Geotermia, “la energía geotérmica en el Monte Amiata no es limpia, ni renovable, ni inofensiva, como lo demuestran las mismas investigaciones llevadas a cabo por la Agencia Regional de Salud, además del aumento significativo del 13% de la mortalidad en comparación con las zonas limítrofes y el resto de la Toscana”.
Bajo terminologías como “carbón limpio” se esconden centrales de carbón que no tienen en cuenta los compromisos de reducción en las emisiones de gases invernaderos. Los mecanismos flexibles del protocolo de Kyoto dejan que empresas como ENEL sigan contaminando al asignarles permisos de emisión a cambio de la construcción de plantas con energías renovables.
Uno de los habitantes de la zona de Monte Amiata declara a DIAGONAL que “cuando hay niebla en la montaña, cosa que es muy normal, la central aprovecha para subir su potencia, ya que el humo se confunde con la niebla y pueden camuflar así la contaminación que están provocando”.
El sábado 11 de mayo una asamblea abría la jornada de protestas, seguida por concentraciones y manifestaciones con la participación de numerosos pueblos de los alrededores y una gran presencia policial. Después han tenido lugar diversos talleres relativos a economías alternativas, energías limpias, mercados de trueque, presentación de proyectos ecosostenibles, etc. En el manifiesto presentado, la plataforma reivindica “el fin de la privatización de los servicios y bienes públicos”, y denuncia la “existencia de producciones contaminantes bajo una falsa economía verde, que consume el suelo, el agua y envenena el aire”.
A pesar del rechazo social y la petición de una moratoria inmediata en la actividad de la central, la empresa anunció el pasado mes de marzo el inicio de la construcción de “Bagnore 4”, ubicada entre las localidades de Santa Fiora y Arcidosso, en la provincia de Grosseto, y que requerirá una inversión aproximada de 120 millones de euros.
Vapores desde 4.000 metros
La empresa energética utiliza vapores procedentes de pozos que se encuentran a más de 4.000 metros de profundidad y define este método como energía limpia y renovable. Pero según Ecologistas en Acción “la fracturación hidráulica o fracking es una técnica de perforación del suelo y subsuelo para extraer un gas, posteriormente se inyectan grandes cantidades de agua y arena a presión así como productos químicos muy contaminantes, a su vez esta técnica acarrea un gran consumo de agua y la generación de aguas residuales contaminadas pudiendo llegar éstas a ser radiactivas”.
Enel se privatiza en 1999, desde entonces el Gobierno italiano controla poco más del 30% de la empresa, y esta empieza su carrera de expansión y exportación del modelo energético. En el Estado español, gestiona sus operaciones a través de Enel Unión Fenosa Renovables, compañía activa en los sectores de la energía eólica e hidráulica, y desde febrero de 2009 controla el 91% de Endesa.
Detrás de este modelo de obtención energética hay numerosos conflictos medioambientales que han traspasado fronteras, llegando a Chile, Rumanía, Colombia, Rusia, incluso a Doñana, donde Gas Natural tiene planeada la construcción de un gaseoducto de interconexión de más de 18.000 metros bajo el subsuelo del paraje del Saladillo al norte del arroyo de la Rocina. T.M. Almonte (Huelva).

Contropiano.org del 12 maggio 2013

Amiata Sos Geotermia. “E’ tornata primavera”
Ora nessuno può più far finta di niente. Il grande successo della manifestazione nazionale contro la geotermia amiatina, nuovo impulso alle iniziativa del Coordinamento.

Ai dubbi e preoccupazioni sulla risposta alla ‘chiamata’ che nelle settimane scorse abbiamo lanciato a tutta la popolazione amiatina e a tutti coloro sensibili alla difesa dei beni comuni, hanno risposto i ‘Mille’ del colorato, pacifico e determinato corteo che l’11 maggio hanno suonato la sveglia al ‘Risorgimento’ del monte Amiata.
Mille facce, mille voci che hanno fatto proprie le parole d’ordine del Coordinamento Sos Geotermia: moratoria immediata di ogni attività geotermica, salvaguardia del territorio e dell’acqua, lavoro e sviluppo legati al ‘tesoro’ di cultura, paesaggio, produzioni agroalimentari d’eccellenza, alla valorizzazione dell’enorme patrimonio storico, architettonico, naturalistico.
Tantissimi cittadini dell’Amiata hanno rotto gli indugi e strappato il velo di indifferenza, paura, sottomissione a cui Enel e amministratori li vorrebbero piegati; a dar man forte, a dire loro che non sono soli, tantissime associazioni, comitati, sindacati e partiti; è mancata la presenza di Don Gallo che nei giorni scorsi ha avuto seri problemi di salute e a cui mandiamo un caloroso abbraccio e un augurio di pronta guarigione.
Interessante l’incontro, alle 19, al Castello, con i medici e i cittadini nel quale si sono analizzati i dati dello studio Ars sulla salute, a cui è intervenuto telefonicamente il Dott.Valerio Gennaro dell’Istituto Tumori di Genova.
La chiusura simbolica del cantiere di Bagnore 4 di fronte ad un corteo sbigottito nel vedere -a volte per la prima volta- il ‘mostro sputaveleni’ di Bagnore 3, ci lancia verso nuove e più incisive iniziative affinchè tale chiusura, da simbolica, diventi reale.
Che nessun amministratore domani dica che non sapeva! Laddove il problema è stato discusso in consiglio comunale, come ad Abbadia S.Salvatore, la risposta non può che essere netta e chiara: basta con la geotermia in Amiata. Chiediamo e solleciteremo tutte le amministrazioni locali a discutere e pronunciarsi sul tema in sede di consigli comunali ‘aperti’ ai cittadini.
Non accetteremo rinvii ‘sine die’ del confronto tra esperti più volte promesso e sempre rinviato; non sono giustificabili amministratori che dicano ‘ancora ci stiamo documentando’.
La presenza alla manifestazione di parlamentari del M5S della commissione Ambiente ci dice che l’attenzione sul problema cresce ed abbiamo già richiesto a tutti i gruppi parlamentari un incontro affinchè anche il governo nazionale intervenga.
In concerto con il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua si sta programmando per l’inizio estate una ‘3 giorni’ di discussioni e dibattiti sulla difesa di tutti i Beni Comuni, propedeutica per la crescita di un movimento generale che sappia, con maggior incisività, contrastare il saccheggio dei territori, la svendita del patrimonio comune, le privatizzazioni dei servizi, la desertificazione sociale, in definitiva, il furto di democrazia in atto in questo Paese.
La battaglia non è finita, anzi, proprio dalla giornata dell’11 maggio riparte con più forza e vigore e, nel ringraziare tutte le persone che hanno partecipato alla bella marcia, diciamo a tutti: attenti, è tornata primavera!

Imola Oggi del 12 maggio 2013

Grosseto: Proteste contro la geotermia
Ieri 70 associazioni, partiti, sigle sindacali e oltre 500 persone hanno preso parte sull’Amiata (Grosseto) alla manifestazione indetta dai comitati ambientalisti contro la geotermia.
Prima ad Arcidosso si e’ tenuta un’assemblea e poi, il serpentone si e’ diretto verso la centrale di Bagnore 3, vicino a Santa Fiora. Stasera, sempre ad Arcidosso, chiusura della manifestazione con una serie di eventi tra cui musica in piazza.

Ansa dell’11 maggio 2013

Amiata, manifestazione contro geotermia
Protesta indetta da comitati, corteo da Arcidosso a Santa Fiora
GROSSETO, 11 MAG – Settanta associazioni, partiti, sigle sindacali e oltre 500 persone hanno preso parte sull’Amiata (Grosseto) alla manifestazione indetta dai comitati ambientalisti contro la geotermia. Prima ad Arcidosso si e’ tenuta un’assemblea e poi, il serpentone si e’ diretto verso la centrale di Bagnore 3, vicino a Santa Fiora. Stasera, sempre ad Arcidosso, chiusura della manifestazione con una serie di eventi tra cui musica in piazza.

Salta l’incontro tra i sindaci e il coordinamento sos geotermia?

altan_si_no_seccaAvevamo raccolto l’invito dei sindaci di S.Fiora e Arcidosso ad un incontro/confronto sulla geotermia e le ricadute sulla salute delle popolazioni esposte, nella convinzione che finalmente si potesse avviare un ‘dialogo’ franco sulla questione, uscendo dalla logica delle tifoserie e delle risse verbali.
Sembrava che ci fossero tutte le condizioni per svolgere tale incontro il 6 maggio con la presenza di qualificati interlocutori, quali l’Ars regionale, che ha redatto lo studio epidemiologico sulle ‘aree geotermiche’ e il Dott. Gennaro Valerio, epidemiologo, dell’Istituto Tumori di Genova; voci autorevoli che avrebbero aiutato gli amministratori e la popolazione a capire meglio i termini della questione.
A pochi giorni dalla definizione dell’incontro sembra invece che, tramite la Conferenza dei Sindaci dell’Amiata grossetano, siano intenzionati a rinviare l’atteso incontro.
Non sappiamo bene le motivazioni che avrebbero indotto i sindaci a tale ripensamento e riteniamo che -se fosse davvero così- non sarebbe un buon segnale per i cittadini e per tutti coloro che avevano ben sperato dell’apertura di una nuova fase di dialogo tra le parti.
Nella speranza che l’incontro possa ancora essere fatto e ribadendo la nostra disponibilità ad ogni confronto, rivolgiamo di nuovo l’invito ai sindaci a non perdere questa preziosa occasione.
Il coordinamento sos geotermia ribadisce le sue ferme posizioni, condivise ormai da gran parte della popolazione e da tante associazioni, comitati, sindacati, partiti e movimenti che hanno aderito alla prossima manifestazione nazionale dell’11 maggio in Amiata.

La Nazione del 25 aprile 2013

DELUSIONE
Salta l’incontro con i sindaci
di Cristiano Bernacchi
DOPO l’apparente distensione dei rapporti tra detrattori e sostenitori della geotermia con la previsione di un incontro-confronto, ecco la doccia fredda: sembra che l’incontro slitti a data da definire. Stupore da parte di Sos Geotermia che, dopo le intenzioni di apertura del sindaco Verdi e la disponibilità del collega Landi, pensava di avere un confronto sull’argomento che per il momento sfuma. I comitati anti geotermia si chiedono le ragioni di una simile scelta che sembra essere uscita dalla Conferenza dei Sindaci dell’Amiata Grossetano e sperano «che ci sia un ripensamento verso la conferma del sospirato incontro che è atteso dicono non solo dagli oppositori della geotermia, ma anche da molti cittadini che ancora oggi non hanno le idee chiare».

Il Tirreno del 26 aprile 2013

Geotermia, polemiche accese sul seminario con gli esperti
Sos denuncia: la conferenza dei sindaci vuole rinviare l’incontro che illustrerà le ricadute sulla salute. Ma Landi replica: «Nessun giochino, la data slitta soltanto per permettere a tutti di essere presenti»
di Fiora Bonelli
MONTE AMIATA. Non c’è nessun contraddittorio in vista fra istituzioni e comitati antigeotermici. Ma un convegno istituzionale è certo che si farà a breve. La geotermia in Amiata torna ancora sulla scena, e questa volta con Sos Geotermia che insinua il dubbio che salti l’incontro già stabilito, tra i sindaci e il coordinamento comitati. Il quale, facendo riferimento a un “invito” dei sindaci di S.Fiora e Arcidosso ad un incontro/confronto sulla geotermia e le ricadute sulla salute delle popolazioni, afferma: «Sembrava che ci fossero tutte le condizioni per svolgerlo il 6 maggio, con la presenza di qualificati interlocutori, quali l’Ars regionale, che ha redatto lo studio epidemiologico sulle ‘aree geotermiche’ e il dottor Gennaro Valerio, epidemiologo, dell’Istituto Tumori di Genova; a pochi giorni dalla definizione dell’incontro sembra invece che, tramite la conferenza dei sindaci dell’Amiata grossetano, siano intenzionati a rinviare l’atteso incontro». Ma le cose non stanno così. A Sos Geotermia che ribadisce, prima di tutto, le sue posizioni antigeotermiche, risponde il sindaco di Arcidosso, Emilio Landi, presidente della conferenza dei sindaci Amiata grossetana, che non solo assicura che l’appuntamento non è stato cancellato, ma mette anche molti altri puntolini sulle i: «Il seminario organizzato a livello istituzionale – ci tiene a precisare Landi – è stato rimandato di due settimane perché in questo modo ci sarà la disponibilità di tutti i relatori. Quindi nessun “giochino” da parte istituzionale. In secondo luogo, la nostra iniziativa che, ripeto, è istituzionale, non è certamente un confronto con i comitati. Qui si tratta, invece, di andare a presentare alla popolazione tutta i risultati di 10 anni di studi dell’Ars e dell’Arpat. Ci sono anni e anni di lavoro scientifico sull’argomento e alla popolazione, purtroppo, arrivano solo informazioni di parte. Noi vogliamo ricondurre l’informazione nell’ambito del rigore della scienza. E’ arrivato il momento. Questi studi sono stati presentati sia a Firenze che a Radicondoli e sono assai corposi. Per cui se alla fine delle spiegazioni dei relatori, qualcuno vorrà fare qualche domanda, va bene, ma non si pensi di fare come al solito, una o più controrelazioni. Mica siamo la controparte. Sono le istituzioni che vanno a presentare il risultato di una ricerca minuziosa, che per essere completa si è articolata e prolungata nel tempo. Un lavorone, di cui i cittadini devono essere messi al corrente». Poi Landi precisa: «Se i comitati vogliono portare il loro esperto, non sarà il nostro convegno la location adeguata per l’illustrazione di una sua relazione. Potrà fare qualche domanda, non altro. Voglio dire, insomma, che noi andiamo a presentare come istituzioni locali e regione, uno studio. Questo è quel che ci preme fare e questo è l’obiettivo. Saranno presenti i direttori Ars e Arpat, il cui impegno in questi anni è stato massimo. E finalmente si chiariranno secondo scienza i termini della questione». E chiude: «Se poi, una volta, vorremo organizzare un tavolo di dibattito e contraddittorio, questa è un’altra storia e non la escludiamo. Ma adesso ci preme, per amor di verità, questo passaggio istituzionale e scientifico».

Il Cittadino online del 24 aprile 2013

In forse l’incontro tra i sindaci grossetani ed Sos geotermia
La Conferenza pare intenzionata a rinviare l’appuntamento
AMIATA. Avevamo raccolto l’invito dei sindaci di S. Fiora e Arcidosso ad un incontro/confronto sulla geotermia e le ricadute sulla salute delle popolazioni esposte, nella convinzione che finalmente si potesse avviare un ‘dialogo’ franco sulla questione, uscendo dalla logica delle tifoserie e delle risse verbali.
Sembrava che ci fossero tutte le condizioni per svolgere tale incontro il 6 maggio con la presenza di qualificati interlocutori, quali l’Ars regionale, che ha redatto lo studio epidemiologico sulle ‘aree geotermiche’ e il Dott. Gennaro Valerio, epidemiologo, dell’Istituto Tumori di Genova; voci autorevoli che avrebbero aiutato gli amministratori e la popolazione a capire meglio i termini della questione.
A pochi giorni dalla definizione dell’incontro sembra invece che, tramite la Conferenza dei Sindaci dell’Amiata grossetano, siano intenzionati a rinviare l’atteso incontro.
Non sappiamo bene le motivazioni che avrebbero indotto i sindaci a tale ripensamento e riteniamo che -se fosse davvero così- non sarebbe un buon segnale per i cittadini e per tutti coloro che avevano ben sperato dell’apertura di una nuova fase di dialogo tra le parti.
Nella speranza che l’incontro possa ancora essere fatto e ribadendo la nostra disponibilità ad ogni confronto, rivolgiamo di nuovo l’invito ai sindaci a non perdere questa preziosa occasione.
Il coordinamento sos geotermia ribadisce le sue ferme posizioni, condivise ormai da gran parte della popolazione e da tante associazioni, comitati, sindacati, partiti e movimenti che hanno aderito alla prossima manifestazione nazionale dell’11 maggio in Amiata.

La insostenibilità della Geotermia in Toscana, emergente da recenti studi epidemiologici

Medicina Democratica_logoPubblichiamo il lavoro realizzato in collaborazione con Medicina Democratica in merito alla geotermia e alle ricadute sulla salute.

 

L’articolo completo è scaricabile cliccando qui, quello che segue è il riassunto in premessa:

Premessa.  La Regione Toscana ha pubblicato nel ottobre 2010 uno studio epidemiologico (SE), prodotto dall’ARS Toscana, dalla Fondazione Monasterio e dal CNR di Pisa per verificare i possibili danni alla salute dei residenti nei sedici comuni della Toscana, sede di impianti geotermici, situati in due differenti aree: una a nord (Larderello, PI e Radicondoli, SI) ed una a sud (Amiata grossetana e senese).
Obiettivo.  Abbiamo voluto verificare i materiali e metodi ed analizzare la coerenza tra conclusioni e risultati dello studio SE.
Materiali e metodi.  La nostra indagine ha riesaminato lo studio epidemiologico (SE) pubblicato su Epidemiologia & Prevenzione (2012) e ha verificato i dati osservati sulla popolazione esposta.    Come riferimento sono state considerate 2 popolazioni: quella residente in Toscana, che ha fornito i dati attesi, ritenuti nella norma e quella locale costituita dai residenti nei comuni situati in un raggio di 50 km dalle centrali geotermiche, che ha fornito dati utili ad escludere condizionamenti socio economici.
Risultati.  L’analisi dei dati forniti da SE sull’inquinamento di aria, acqua e suolo, rilevati nelle due aree geotermiche, mette in evidenza diversità importanti per la quantità e qualità degli inquinanti rilasciati in atmosfera, in particolare mercurio, boro, arsenico, ammoniaca, radon e acido solfidrico. Altri inquinamenti risultano provenire da precedenti attività minerarie e da siti ancora da bonificare.
Lo studio SE, per gran parte degli effetti sanitari, tiene correttamente ben separate le due aree geotermiche, mettendo in evidenza i risultati per zona e per popolazioni esposte, segnalando sostanziali diversità tra uomo e donna e per area geografica. Dall’analisi dei dati disaggregati, emerge che nei maschi residenti nei comuni geotermici dell’area dell’Amiata si registra un eccesso statisticamente significativo della mortalità per tutte le cause del 13%. Per tutti i tumori sono segnalati eccessi (circa 30%) statisticamente significativi in tre paesi: Abbadia San Salvatore, Piancastagnaio e Arcidosso.
Conclusioni.  Riteniamo che SE esprima conclusioni erroneamente rassicuranti poiché non sono state  indagate le conseguenze di altri inquinanti (es radon), né ha valutato i loro effetti cumulativi ed è mancata una reale georeferenziazione della popolazione (esposta e di controllo). Nonostante l’evidenza di questi limiti e l’emersione di alti rischi, lo studio SE ha basato la sua rassicurazione aggregando valori molto differenti tra loro e diluendo situazioni molto preoccupanti. Il mascheramento di questa alta stima di alcuni rischi impedisce il corretto riconoscimento dei danni già subiti e produce nuovi danni alla salute della popolazione esposta.

… continua a leggere cliccando qui

PUBBLICATO IL LIBRETTO ‘ABGEOTERMIA’

GEOINTERNO8_3_2013:UNA MODERNA PROPOSTA‘CHE COS’E’ – I DANNI CHE FA – I RESPONSABILI – LE ALTERNATIVE’ è il sottotitolo del libretto ‘ABGeotermia’ che abbiamo pubblicato grazie a Strade Bianche e che contiene , appunto, l’ABC della questione geotermia sul monte Amiata con tutti i riferimenti alla documentazione ufficiale alla quale, come sempre, facciamo riferimento. Contiene anche le nostre proposte sull’energia e sullo sviluppo sostenibile sulla montagna.
La diffusione sta iniziando su tutto il territorio amiatino, a offerta libera, e vi invitiamo a leggerlo e regalarlo ai vostri amici.

Ricordiamo che è anche possibile fare una donazione online per sostenere la battaglia di Sos Geotermia collegandosi qui.

Riportiamo l’indice degli argomenti:

>DI CHE SI PARLA
>CHE COS’ E’ LA GEOTERMIA
>LA SALUTE NEGATA
-Le diversità dei flussi geotermici e delle matrici geologiche nelle diverse aree
-Risultati diversi nelle diverse aree geotermiche
-In Epidemiologia non si possono mescolare le diversità registrate in aree con differenti esposizioni sulle popolazioni.
-In Amiata ci sono prove che la Geotermia non sia sostenibile, mentre non ci sono prove del contrario
-Un aggiornamento dello Studio epidemiologico, incompleto e con conclusioni fuorvianti
>SULLA MANCATA TUTELA DELLE FALDE IDROPOTABILI
-Mancano i bilanci idrici per sostenere la rinnovabilità della geotermia
-Stanno pensando di abbandonare le sorgenti del Fiora
>SULLA PERDITA DELLA QUALITA’ DELL’ACQUA POTABILE
-La pericolosità dell’arsenico nell’acqua potabile
-La mancata informazione ed eliminazione delle fonti inquinanti
>LE ALTERNATIVE
–Energetiche
–Qualità della vita per un’altra Amiata possibile
>CONCLUSIONE

La Nazione del 23 aprile 2013

AMIATA DISTRIBUZIONE GRATUITA
La geotermia è dannosa? Uno studio nel libro di «SoS»
di Cristiano Bernacchi
MENTRE IL DIBATTITO in Amiata sulla geotermia non si placa il comitato Sos Geotermia pubblica un libro sull’argomento. Si intitola ABGeotermia (Stampa Alternativa) e contiene una sorta di ABC sulla questione geotermica in Amiata. Al suo interno vengono riportati riferimenti ai documenti ufficiali stilati dalla Regione, da Arpat e dalle Università che hanno dedicato studi a riguardo. Sono diversi i punti interrogativi che emergono da questo libro, nel testo però, oltre ai soliti capitoli che discutono su come la geotermia in Amiata sarebbe dannosa e poco sostenibile, si trovano anche voci che parlano di alternative: il fotovoltaico e il suo virtuoso sviluppo. È iniziata la diffusione del libretto ad offerta gratuita, partita da Castel del Piano, ma che raggiungerà tutto il comprensorio amiatino.

STOP ENEL. A Roma 28/30 aprile, assemblea internazionale e sit-in

20130428_stopenel_imgLa Rete STOP ENEL, costituitasi un anno fa, anche quest’anno, in occasione dell’assemblea degli azionisti Enel sarà presente a Roma; anche SOS Geotermia ci sarà alle iniziative programmate. Pubblichiamo l’Appello e la locandina, che possono essere scaricati cliccando qui.

28/30 aprile a Roma, 11 maggio in Amiata!

APPELLO AI TERRITORI
Fermiamo l’energia che opprime le comunità e distrugge l’ambiente

Il 30 aprile si celebrerà a Roma l’assemblea degli azionisti di Enel Spa. Anche quest’anno la multinazionale dell’energia, simbolo di inquinamento e del colonialismo energetico italiano nel mondo, vaglierà i suoi bilanci basati su centrali mega-inquinanti, opere devastanti, impianti costruiti senza il rispetto dei territori e delle comunità.
Dalle mega dighe della Colombia, del Cile, del Guatemala al carbone di Civitavecchia, Brindisi, La Spezia; dal nucleare in Spagna alle rinnovabili di nome e non di fatto, come la geotermia in Toscana e le biomasse sul Pollino; dalle mega centrali dell’Est Europa ai catorci ad olio combustibile di Rossano, Porto Tolle, Montalto di Castro: Enel rappresenta in pieno il modello energetico che ha caratterizzato gli ultimi cinquant’anni di politiche industriali dell’occidente, un modello fallimentare basato sull’esaurimento di risorse naturali, sullo sconvolgimento dell’ecosistema sulla prevaricazione sistematica della volontà, degli interessi e dell’identità delle comunità locali, in Italia come all’estero.
Un modello truffaldino che per Enel come per altri speculatori locali ed internazionali, nell’energia come nelle infrastrutture, nei rifiuti, nella gestione dei beni comuni, si traduce in profitti milionari assicurati dal fatto che i costi, economici e non, non vengono messi nel bilancio aziendale ma vengono pagati dalla collettività.
Ora che la crisi economica sta mettendo in evidenza tutti i limiti di questa logica iniqua e devastante è il momento di ribaltare questo modello energetico, rivedendo considerevolmente i consumi improponibili ed inutili (a fronte di 108000MW istallati, i consumi totali, industriali + domestici, in calo dell’8% sono solo 40.000MW) e mettendo al centro i diritti ed i bisogni reali delle comunità.
La Campagna “Stop Enel” nasce per questo, ha già dato vita a due assemblee internazionali partecipate dai comitati italiani e da rappresentanti delle comunità di tutto il mondo. Un nuovo modello energetico non più calato dall’alto ma costruito a partire dai territori, dalle vertenze decennali che gruppi di cittadini liberi continuano a ravvivare, seppur spesso isolatamente, fermando i progetti o limitandone i danni. Più in generale un modello di sviluppo che tenga conto di tre valori fondamentali oggi calpestati ferocemente in ogni singola vertenza territoriale: la SALUTE, la quale non può più essere posta in secondo piano rispetto a profitti e bilanci; il LAVORO, come strumento di dignità e riscatto, come servizio alle comunità, e non più come strumenti di ricatto e sfruttamento di cose e persone; la DEMOCRAZIA, ovvero l’esigenza che siano le comunità a decidere del proprio destino e del proprio sviluppo.
Per realizzare questo progetto è necessario connettere tutte le vertenze, mettere in condivisione conoscenze ed esperienze, unire le forze per contrastare nel migliore dei modi ogni singolo progetto: fermando la logica infausta che lo giustifica.
Per questo stiamo organizzando tre giorni di discussioni, iniziative ed approfondimenti.
Domenica 28 Aprile si terrà la Seconda Assemblea Internazionale della Campagna Stop Enel in preparazione di tutte le iniziative e del Sit-In di sensibilizzazione che si terrà di fronte alla sede dell’Assemblea degli Azionisti Enel, il 30 Aprile.
Durante la tre giorni si terranno incontri e seminari, tra cui un approfondimento sul ruolo di ENEL e della finanza nel mercato del carbonio europeo (29 Aprile); l’incontro del Coordinamento Nazionale No Carbone; un incontro con soggetti e movimenti che si occupano di altri settori, come quelli sui trasporti, sulle mega-opere, sui rifiuti, sui beni comuni.
Tutti i cittadini, i comitati, i movimenti e le associazioni interessate a queste tematiche sono invitate a prendere parte alla tre giorni.

Rete Stop Enel

Programma
Domenica 28 aprile – ore 10.30-17.30
Seconda Assemblea Internazionale della Campagna Stop Enel
CineTeatro Volturno Occupato – Via Volturno 37
Lunedì 29 aprile
Seminario di approfondimento- ore 10.30 – 13.30
Il ruolo di ENEL nel mercato dei crediti di Carbonio
CineTeatro Volturno Occupato – Via Volturno 37
Pomeriggio: Incontro del Coordinamento Nazionale No Carbone
Martedì 30 aprile – ore 14.00
Sit in STOPENEL durante lo svolgimento dell’assemblea degli azionisti
Di fronte alla sede nazionale di ENEL – Viale Regina Margherita 125

È arrivato il momento che l’Amiata decida del proprio futuro. L’11 maggio in piazza

BALDUCCI_FRASE“Fateci costruire Bagnore 4 e sarete compensati lautamente”. Questo è quello che ormai appare da diversi mesi sulla cronaca della stampa locale. ENEL tiene a sottolineare che saranno spesi milioni di euro per la costruzione della più grande centrale geotermoelettrica dell’Amiata, Bagnore 4, il doppio di quella già esistente, e milioni di Euro saranno versati nelle casse della Regione e dei Comuni e, meraviglia delle meraviglie, il tutto senza che questi nostri amministratori spremano troppo il loro cervello per progettare e cercare finanziamenti per lo sviluppo del territorio.
In proposito vogliamo subito  precisare che questo ipotetico sviluppo, tra l’altro mai avvenuto in quelle che sono le aree geotermiche tradizionali di Larderello, benché questa attività vi sia presente in maniera massiccia da oltre un secolo, deve tenere conto di alcune priorità, che si chiamano, in primis,  salute, qualità della vita, rispetto delle risorse naturali (aria e acqua) e dell’ambiente. Questi sono i veri beni a cui tengono coloro che abitano o che sono venuti a vivere in questa bellissima montagna, e per la salvaguardia dei quali non siamo disposti a compromessi.
Vale la pena ricordare agli amministratori locali e regionali che spesso lo sviluppo tecnologico non garantisce tutto questo: Taranto ne è l’esempio calzante; benché in quella città lo sviluppo industriale garantisca veramente l’occupazione a migliaia di persone, oggi, dopo decenni e centinaia di morti, sembra che tutti si siano svegliati da un sonno profondo e concordino che il lavoro e lo “sviluppo” non può essere anteposto al valore della vita delle persone.
Ma, a dire il vero, la sveglia l’hanno fatta suonare i magistrati e non i politici, non le istituzioni o i garanti della salute pubblica che negli anni non hanno impedito un disastro annunciato. Galimberti, uno tra i filosofi più attenti ed impegnati su i grandi temi dell’etica, del tramonto delle ideologie e della crisi dei valori cristiani, ci ricorda che oggi il mondo è governato dalla tecnica e che la natura è ormai diventata manipolabile in ogni suo aspetto. Lo sviluppo tecnologico è  incurante non solo della natura e dell’ambiente, ma poco si interessa anche degli aspetti umani.

In proposito, vogliamo citare un passo tratto dalla delibera della Giunta Regionale Toscana n. 344/2010  “Approvazione dei criteri direttivi per il contenimento delle emissioni in atmosfera delle centrali geotermoelettriche”, laddove si afferma che “Relativamente ai valori di emissione è da premettere che tali valori non costituiscono riferimenti per la tutela sanitaria, ma sono limiti tecnologici stabiliti sulla base delle “migliori tecniche disponibili” e in relazione alle caratteristiche dei fluidi (geotermici) utilizzati”.  Ebbene, è la stessa Regione a dirci che i valori di emissione non rappresentano riferimenti per la tutela sanitaria, ossia per la tutela della salute, ma sono limiti tecnologici, e dovrebbe bastare questo, ed un po’ di buon senso, a far riflettere e preoccupare amministratori, politici, autorità sanitarie ed Arpat che nelle sue relazioni definisce alcune delle sostanze immesse in atmosfera “inquinanti con caratteristiche tossicologiche ed ecotossicologiche rilevanti”.

Gli amministratori sanno bene come vengono chiamati i soldi che ENEL versa nelle casse dei Comuni: “Compensazioni ambientali e territoriali” e se non hanno ben chiaro il significato del verbo “compensare” basta leggerlo su un vocabolario: “pagare, risarcire del danno sofferto”.

Naturalmente crediamo che il tutto sia proporzionale, e se le compensazioni aumentano non vuol dire che sono stati bravi gli amministratori regionali a pretendere qualche soldo in più, né che ENEL è stata magnanima, ma che in realtà aumentano i profitti della società, poiché i programmi sull’Amiata prevedono il raddoppio delle MW attualmente prodotte. Questa è la vera manna che è caduta sulle popolazioni dell’Amiata!  E’ la manna che aspettavamo da generazioni, perché la storia non era stata generosa nei nostri confronti, cioè, non avevamo avuto le industrie.
La maremma e la miniera erano state le uniche alternative occupazionali per i nostri padri, ed oggi che avremmo potuto riscattarci da questo triste passato, perché potevamo vivere in un ambiente salubre, ebbene la storia ci sta ancora penalizzando, sta nuovamente chiedendo il sacrificio ai più deboli, a coloro che non rappresentano neppure l’uno per cento della popolazione della Toscana.
Oggi, nel terzo millennio, questa manna si chiama denaro e sono proprio i soldi l’elemento sostanziale dello scellerato sviluppo che viene proposto all’Amiata, il denaro, una tra le maggiori cause dei disastri che accadono in questo pianeta e non sono gli ambientalisti a dirlo, lo dice lo stesso vescovo di Roma recentemente eletto.

Ma il nostro destino non appartiene né agli amministratori, né tanto meno ad ENEL e questo territorio non è una loro proprietà; è ‘n o s t r o’, ci appartiene di fatto e di diritto, lo abbiamo ereditato dai nostri padri, ci abbiamo costruito le nostre case per viverci, ci abitano i nostri figli e vogliamo rispettarlo e mantenerlo integro per chi verrà dopo di noi.
Non dobbiamo mai dimenticarci che un tempo andavamo orgogliosi della nostra terra. La qualità dell’aria e delle nostre acque è stata da sempre il nostro biglietto da visita, l’Amiata, nell’immaginario collettivo, è questo e non la stazione mobile di Arpat che gira per i paesi a misurare il grado di inquinamento dell’atmosfera e tanto meno il polo geotermico che la Regione Toscana vorrebbe realizzare, imponendolo alle popolazioni. Non ci interessano i programmi redatti nei tavoli del potere politico ed economico dal Presidente Rossi e dall’Assessore Bramerini, né i loro protocolli sottoscritti e quelli da sottoscrivere con ENEL, con la complicità di amministratori male informati e che non comprendono la gravità di questi accordi dai quali dipende il futuro di un territorio e della sua gente.  Devono ancora recepire l’insegnamento delle ultime elezioni politiche e forse non hanno neppure capito che la gente vuole ricominciare a costruire dei valori etici e nuovi apparati politici e di governo, perché quelli che esistono sono i responsabili di quanto sta avvenendo nel nostro paese e l’Amiata ne è l’ennesima riprova.

Si dice che ‘si può ingannare una persona per sempre o molte persone per una volta, ma non si possono ingannare molte persone per sempre!’; la gente si è svegliata e comincia a chiedere conto di quanto sta succedendo in Amiata; la questione è ormai all’attenzione dell’intera nazione e -appunto- sarà ben difficile continuare ad ingannare tutti ancora. L’11 maggio i cittadini dell’Amiata, sostenuti da tanti comitati, associazioni, sindacati, anche nazionali, chiederanno ad alta voce che si fermi lo scempio e si progetti uno sviluppo diverso della montagna, salvaguardando la salute e l’ambiente.