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16 febbraio 2013. Va in onda su Ambiente Italia il servizio sulla geotermia in Amiata

 

20130216_tgr_ambiente_italia_01Era giusto un mese fa, il 16 gennaio, quando la troupe di ‘Ambiente Italia’ con l’inviato Igor Staglianò, testata del TGR della Rai, ha effettuato le riprese e ci ha intervistato sulla questione della geotermia amiatina di Enel.
Oggi, 16 febbraio, finalmente è andato in onda su Rai 3 il servizio in cui, compatibilmente con i tempi televisivi, siamo riusciti a denunciare e ribadire la falsità della favola che la geotermia e pulita, innocua e rinnovabile.
La cappa di silenzio che Enel e amministratori vorrebbero scendesse sulla questione è stata, ancora una volta, strappata.
Per chi l’avesse perso, vi invitiamo a rivederlo qui.

Le posizioni sulla Geotermia di SOS Geotermia

Il logo del CoordinamentoIl 3 febbraio 2013 la Rete dei comitati di Asor Rosa si riunisce a Firenze; uno dei temi principali in discussione è la questione Geotermia in Amiata. Pur non invitato, il coordinamento SOS Geotermia vuole dare un contributo chiarificatore sulla questione, in coerenza con quanto andiamo sostenendo da sempre e ribadito nel nostro Manifesto.
Riportiamo di seguito il documento che può anche essere letto e scaricato, impaginato in formato pdf

 

Per SOS Geotermia è un fatto importante che la Rete dei Comitati di Asor Rosa abbia posto il tema della Geotermia al centro della propria iniziativa con un documento specifico, che riprende alcuni problemi da noi denunciati da anni. Su molti punti siamo d’accordo con le analisi fatte dalla Rete dei Comitati, altri non ci trovano concordi e riteniamo utile e necessario un confronto a tutto campo che consenta di chiarire questioni di merito e di metodo sia sulla geotermia che più in generale sulle tematiche ambientali.

A differenza di quello che si è cercato di nascondere per anni, fornendo una scarsa e cattiva informazione, le attuali coltivazioni geotermiche in Toscana producono un pesante impatto ambientale, che varia da un territorio ad un altro a seconda delle sostanze inquinanti contenute nei fluidi presenti nel sottosuolo: non possono pertanto essere attribuite all’attività geotermica valutazioni univoche, né è possibile generalizzare quando si parla di sostenibilità e rinnovabilità di questa fonte energetica.

Sull’Amiata la quantità di inquinanti è di gran lunga superiore rispetto all’area di Larderello, pertanto criticità e pericoli risultano maggiori e stanno già compromettendo quelle che da sempre sono state le vere risorse di questa montagna: acqua, aria e ambiente.

L’estrazione del vapore sta depauperando l’acquifero dell’Amiata, il più importante della Toscana: i piezometri installati in vari punti della zona di ricarica dell’acquifero indicano che la superficie della falda si sta abbassando di un metro al mese senza che ci sia alcuna iniziativa da parte delle autorità preposte.

Nessuno degli studi redatti su incarico della Regione ha smentito i collegamenti esistenti tra i due acquiferi, quello superficiale e quello geotermico, collegamenti dovuti ai camini vulcanici e alla presenza di fratture e faglie vulcano-tettoniche che gli stessi geologi di ENEL avevano segnalato nei loro studi redatti nel 1970.

Anche la qualità delle acque in questi anni è stata compromessa per la presenza di arsenico che in alcune sorgenti ha superato il limite di legge tanto che, per renderla potabile, vengono praticate operazioni di miscelamento con altre acque ed in alcuni casi sono stati installati abbattitori di questo pericoloso inquinante.

Questa modalità di sfruttamento geotermico non produce energia pulita, e neppure rinnovabile; non si può più raccontare la favola sentita per tanti anni, minimizzando i problemi e le criticità, anche in considerazione del fatto che la geotermia è stata esclusa dal dover rispettare le norme concernenti la riduzione dei gas ad effetto serra.

In realtà le centrali dell’Amiata producono una quantità di anidride carbonica per unità di energia prodotta ben superiore a quelle alimentate ad olio combustibile (852 t/Gwh rispetto a 700 t/Gwh), oltre a diverse tonnellate al giorno di metano ed altri inquinanti ben più pericolosi, quali mercurio, arsenico, acido solfidrico, ammoniaca, acido borico, alcuni dei quali “con caratteristiche tossicologiche ed ecotossicologiche rilevanti” secondo la definizione di ARPAT..

La geotermia, dopo l’agricoltura, che è ampiamente diffusa in Toscana, rappresenta a livello regionale la seconda fonte di produzione di ammoniaca, sostanza precursore, insieme all’acido solfidrico, alla formazione del PM10 secondario che incide pesantemente sulla qualità dell’aria. “Ai fini del rispetto dei valori limite della qualità dell’aria nel territorio regionale, in particolare per il PM10, (e in seguito alla direttiva 2008/50/CE anche per il PM25), la Regione deve ridurre le emissioni dei precursori del PM10 secondario”. Questo è quanto scritto nella DGRT n.344/2010 relativa all’approvazione dei criteri direttivi per il contenimento delle emissioni in atmosfera delle centrali geotermoelettriche.

Il limite di emissione annua di ammoniaca è stato fissato anche a livello nazionale, al fine di tutelare l’ambiente e la salute umana dagli effetti nocivi causati dall’acidificazione e dalla eutrofizzazione del suolo.

La centrale di Bagnore 3, sulla base dei valori rilevati da ARPAT negli anni 2002-2012, ha prodotto in media oltre 3 t. al giorno (Kg. 3.319) di ammoniaca, con punte che nel 2005 hanno addirittura raggiunto le 13 t. (Kg. 13.125). Se teniamo presente che le emissioni totali stimate nel 2007 e dichiarate dalla stessa Regione oscillano tra 4000 e 6500 tonnellate all’anno, possiamo ritenere che la centrale di Bagnore 3 (20 MW) rappresenti la maggiore fonte inquinante di ammoniaca a livello regionale. La DGRT 344/2010 prevede quale valore limite dell’ammoniaca 2 kg./h, ossia 48 kg. al giorno, indipendentemente dalla potenza della centrale, valore di gran lunga non rispettato né da Bagnore 3, né dalla prevista centrale Bagnore 4.

Questi sono i fatti che da anni i comitati ambientalisti dell’Amiata denunciano, sulla base di dati ARPAT, che comunque tiene sempre a precisare nelle sue note che “non valida i dati degli autocontrolli di ENEL GP, ma effettua proprie analisi”.

Le autorità preposte alla tutela dell’ambiente sono ben consapevoli di questo pesante inquinamento e della grave situazione sanitaria presente sull’Amiata, emersa anche dall’Indagine Epidemiologia a cura dell’Agenzia Regionale di Sanità.

Le emissioni di sostanze particolarmente pericolose, quali il mercurio e l’ammoniaca, sommandosi all’arsenico, all’acido solfidrico, alle emissioni naturali e a quelle di precedenti attività minero-metallurgiche, già conosciute, producono criticità e pericoli maggiori rispetto all’area geotermica tradizionale.

In Amiata si registra negli uomini un eccesso di mortalità statisticamente significativo del +13%, sia rispetto ai comuni limitrofi, scelti per gli stessi caratteri socio economici, sia rispetto al resto della regione.

Sono state individuate ben 54 relazioni, statisticamente significative, tra incrementi di malattie mortali e concentrazioni crescenti di diversi inquinanti, presenti in Amiata e prodotti anche dalle centrali geotermiche.

Nonostante ciò, il quadro epidemiologico è stato giudicato “rassicurante” dalla Giunta della Regione Toscana e gli eccessi di mortalità sono stati attribuiti agli stili di vita degli amiatini: tuttavia un recente studio di un ricercatore della stessa ARS ha smentito questa tesi.

Essendo riconosciuta, nei comuni geotermici, come vera la relazione tra l’aumento notevole di mortalità e le concentrazioni crescenti di Arsenico, Mercurio, acido solfidrico, ecc., ed essendo ritenuta ancora come vera l’esistenza di emissioni significative di Arsenico, Mercurio, acido solfidrico, ecc. dalle centrali geotermiche dell’Amiata, per la legge transitiva della Logica, è vera anche la conclusione: che l’incremento delle malattie e mortalità sull’Amiata è dovuta anche alle emissioni delle centrali geotermiche. Da Aristotele in poi, nel mondo, questa è una legge, non riconosciuta soltanto dalla Giunta regionale Toscana.

A fronte di questi evidenti e gravi problemi, non sono state date risposte chiare e certe, quelle risposte tra l’altro previste dall’Accordo Volontario attuativo del Protocollo d’Intesa sottoscritto nel 2009 tra ENEL e Regione Toscana, dove è scritto: …”La previsione di sviluppo dell’attività geotermica in queste aree, pertanto, resta subordinata alla verifica, sul piano scientifico, delle condizioni di assoluta salubrità della coltivazione geotermica”.

Pur in assenza di tali condizioni dichiarate, hanno già avuto inizio gli interventi previsti dal piano di riassetto dell’area di Piancastagnaio, che comportano un aumento dell’energia prodotta dalle attuali 47 MW. a 60 MW., ed è stata anche rilasciata l’autorizzazione unica per la costruzione di Bagnore 4 (40MW), la centrale più grande dell’Amiata, prevista nell’area geotermica più inquinante, al centro di un’area a massima pericolosità di frana ed in una zona ad alto grado di sismicità. Il tutto supportato da decine di prescrizioni che prevedono interventi di monitoraggio a tutto campo, ma a cose fatte, senza applicare il principio di precauzione, senza aver fatto un attento esame sul piano scientifico sulle tecnologie impiegate da ENEL e non più utilizzate in gran parte del mondo, dove da tempo vengono praticate tecnologie a ciclo chiuso che prevedono la completa re-iniezione nella stessa falda geotermica dei fluidi estratti, dando così credito al fatto che quelle proposte da ENEL siano le migliori tecniche al momento disponibili.

E’ quindi evidente la responsabilità della Regione Toscana e l’accondiscendenza delle amministrazioni locali, allettate dalle “compensazioni ambientali” corrisposte da ENEL, nel voler sviluppare e tutti i costi una attività di sfruttamento che porterà all’esaurimento delle risorse di questo territorio, compromettendo qualsiasi prospettiva di sviluppo di altri settori economici, in particolare il turismo, l’agricoltura, le produzioni di qualità, come pure il patrimonio edilizio e le attività del settore.

Dopo anni di inutili appelli al dialogo e alla ragionevolezza, oggi i Comitati e S.O.S. Geotermia, sostenuti anche da Associazioni Ambientaliste a livello nazionale (WWF Italia, Italia Nostra e Forum Ambientalista), stanno portando avanti azioni legali nei confronti dei provvedimenti emanati dalla Regione Toscana, azioni che continueranno anche in seguito, e che già stanno trovando sempre più sostegno tra la popolazione.

Gli sviluppi di questa vicenda hanno dimostrato l’assenza della volontà di ricercare soluzioni condivise e l’impossibilità di un vero confronto democratico tra cittadini e istituzioni, dal momento che sono stati anteposti gli interessi economici ai diritti della collettività.

Siamo convinti che l’unico modo per salvare il monte Amiata sia il blocco della costruzione di nuove centrali e la “moratoria” su quelle esistenti per aprire una discussione a tutto campo sul futuro di questo territorio e sulle attività compatibili con esso, senza deroga alcuna sul principio della salvaguardia della salute e dell’ambiente.

In questo ambito un ruolo importante lo può avere la valorizzazione della risorsa geotermica “a bassa entalpia”, lo sfruttamento e l’uso del calore e dell’acqua calda, per un piano di sviluppo della risorsa energetica presente nell’Amiata per gli usi civili e produttivi: teleriscaldamento per uso civile e artigianale, serre, acquacoltura, riscaldamento impianti sportivi e turistici, etc. Una energia a uso e a favore del nostro territorio, controllata e gestita dalle nostre comunità, non finalizzata quindi allo sfruttamento dell’alta (e media) entalpia per le centrali geotermiche, gestite da Enel.

Non è questa geotermia il futuro di questa terra, ricca di risorse naturali, già oggi pesantemente messe in crisi, di biodiversità, di beni ambientali e paesaggistici da tutelare e valorizzare, perché sempre più preziosi in una società in cui cementificazione, inquinamento e desertificazione sono diventati luoghi comuni. Tra l’altro la presenza nei fluidi geotermici di una grande quantità di sostanze inquinanti la rendono insostenibile anche sotto l’aspetto sanitario.

Il tema della salvaguardia ambientale e della salute delle popolazioni amiatine è per noi, insieme al lavoro utile e dignitoso per tutti, “tema centrale” di ogni iniziativa di mobilitazione e di lotta che deve tendere alla partecipazione diretta e al coinvolgimento dei cittadini, contro le scelte delle multinazionali in campo energetico, come peraltro ribadito nel manifesto “Non è questo il futuro che vogliamo” alla base della nostra manifestazione del 15 dicembre ultimo scorso a Piancastagnaio.

Auspichiamo pertanto che la Rete faccia proprie queste nostre considerazioni per le quali i comitati ambientalisti e il Coordinamento SOS Geotermia si stanno battendo, e se vuole veramente essere la portavoce di queste istanze prima di tutto le deve condividere e sostenere in tutte le sedi.

Se questo non sarà possibile deve risultare evidente che esistono posizioni diverse e che quelle della Rete non rappresentano i Comitati dell’Amiata. Noi abbiamo già assunto impegni con le popolazioni e con il territorio e abbiamo già detto “NO alla logica del profitto a tutti i costi”.

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Abbadia S.S. Presentata al Sindaco una mozione sul Piano di riassetto Piancastagnaio

20121009_piano_trivellazion (7)Pubblichiamo il testo della mozione presentata al Sindaco di Abbadia San Salvatore da Velio Arezzini per conto della Lista Civica ‘Per Abbadia’ che aderisce al Manifesto di SOS Geotermia.

 

 

Abbadia San Salvatore 25/01/2013

Al Sindaco del Comune di Abbadia San Salvatore

Oggetto: Mozione sulla “Geotermia”: piano di riassetto dell’area geotermica di Piancastagnaio e nuova  centrale di Bagnore 4, da porre in discussione e votazione al prossimo Consiglio Comunale del 31 gennaio 2013.

Testo della mozione

Nelle scorse settimane sono avvenuti alcuni importanti eventi negativi, che vanno nella direzione di un ulteriore aumento e sviluppo delle centrali geotermoelettriche di Enel nel nostro territorio:

–          Sono iniziati i lavori di perforazione del nuovo pozzo PC36, quale primo intervento sul piano di riassetto di Piancastagnaio che comporterà un potenziamento delle centrali attuali, tramite la realizzazione di 9 pozzi profondi circa 4000 m per l’approvvigionamento da ciascun pozzo di circa 20 t/h di vapore, per un totale stimato di 180 t/h, con  la perforazione di 5 nuovi pozzi tutti nell’area sud del campo geotermico, per raggiungere e mantenere nel tempo la potenza di 60 MW dagli attuali 38MW circa e con 14 chilometri di nuove tubazioni, tutte fuori terra, provocando una vera e propria devastazione del territorio;
–          A Bagnore è stata   deliberata il 10 settembre 2012 la VIA e in data 21 dicembre 2012 è stato emanato il Decreto da parte della Regione Toscana per l’autorizzazione per la realizzazione di una nuova mega-centrale di 40 MW, che aggraverà ulteriormente il degrado ambientale amiatino;
–          Con Decreto n° 5328 del 15 novembre 2012 la Regione Toscana ha prorogato le concessioni   minerarie di coltivazione di risorse geotermiche “Piancastagnaio”, che scadevano nel 2013, fino al 2024, evitando in tal modo di sottoporre a VIA gli impianti esistenti PC3, PC4, PC5.

Uno scempio ambientale gravissimo, giustificato dalla falsa convinzione che la “geotermia sia una  fonte energetica rinnovabile e pulita”.
Tutto ciò in netto contrasto al principio di “precauzione”, riconosciuto dalla Comunità Europea  e in presenza di dati e documentazioni molto preoccupanti sullo stato di salute dei cittadini dell’Amiata e sul grave depauperamento del bacino idrico del nostro territorio.
Salute: dopo anni e su pressione dei Comitati locali la Regione ha effettuato uno studio comparativo con altre aree non geotermiche toscane, evidenziando un aumento della mortalità di circa il 13% negli uomini (con punte del più 27% nei comuni più esposti alle emissioni geotermiche) e un aumento di  patologie particolari (respiratorie, circolatorie etc)  negli ultimi anni. Aumento di mortalità e di patologie che non possono essere correlate, come in un primo momento aveva affermato ARS, “agli stili di vita”, ma che sono riconducibili a fattori ambientali, come ribadito ultimamente  nel supplemento al numero di settembre-ottobre 2012 di “Epidemiologia e Prevenzione”,  da parte dello stesso gruppo di studio. E quali sono i fattori di inquinamento ambientale sull’Amiata se non quelli riconducibili all’attività delle centrali geotermiche?
Acqua: la falda idropotabile dell’Amiata si è abbassata dagli anni ’70 (quando è iniziato lo sfruttamento geotermico) a oggi di ben 200 metri. Una quantità di acqua potabile corrispondente a circa la grandezza del Lago di Bolsena e equivalente a 200 miliardi di litri di acqua da bere, pari al consumo della popolazione mondiale per circa un mese. Inoltre il piezometro di Poggio Trauzzolo (Santa Fiora) ha rilevato nell’ultimo anno una diminuzione del livello del bacino idrico di circa 12 metri (un abbassamento costante di un metro al mese). Fenomeno estremamente preoccupante che non può essere imputabile – come affermato da vari soggetti istituzionali – alle condizioni climatiche sfavorevoli, poiché  recentemente lo studio MOBIDIC della stessa Regione Toscana ha definito “la piovosità dell’Amiata negli ultimi tre anni – 2008/2010 – eccellente .  Nel 2010 circa 2000 mm/anno, il massimo registrato in circa mezzo secolo. L’inverno 2011 inoltre è stato interessatro da “nevicate storiche”, degne degli anni ’50. Lo stesso studio afferma inoltre che, nell’abbassamento del bacino idrico, “possa potenzialmente giocare un ruolo anche una fluttuazione della pressione inferiore, attualmente non quantificabile, tenuto anche conto del particolare contesto geologico del Monte Amiata” ( Mobidic Amiata – relazione finale – dicembre 2011, pag 67).
Di fronte  a questi dati allarmanti, la  Regione Toscana e gli Enti Locali della zona, favorevoli alla geotermia, invece di preoccuparsi seriamente delle cause di tutto ciò e della tutela della importantissima risorsa che è l’acqua dell’Amiata,  hanno proposto recentemente,  per l’area della costa grossetana,  la realizzazione di numerosi  “dissalatori” di acqua di mare.
Tutto ciò ha una precisa responsabilità nelle scelte e nell’operato della Regione Toscana e dei Sindaci dei Comuni sottoscrittori del “Protocollo d’Intesa” sulla geotermia, firmato con l’Enel nel 2007.
Per tutte le problematiche e criticità sopra esposte, il Consiglio Comunale di Abbadia San Salvatore, riunitosi in seduta plenaria il 31 gennaio 2013, fortemente preoccupato per gli effetti negativi che lo sfruttamento e il potenziamento in atto delle centrali geotermoelettriche Enel hanno e avranno ulteriormente sulla salute dei cittadini, sulla risorsa acqua, sull’ecosistema ambientale, sull’economia (turismo, commercio, agricoltura, etc)  dell’intero territorio dell’Amiata, mentre riafferma la scelta contraria alla realizzazione di centrali geotermoelettriche nel nostro territorio comunale e  la contrarietà all’attuale sfuttamento e all’ulteriore potenziamento  della risorsa geotermica nell’Amiata,

richiede alla Regione Toscana

–          Di  riconsiderare  le scelte compiute recentemente con le autorizzazioni al “Piano di sviluppo geotermico di Piancastagnaio” e alla realizzazione della nuova centrale di Bagnore4;
–         Di applicare il “principio di precauzione” , cautela e prevenzione a salvaguardia della salute dei cittadini   e dell’ambiente dell’Amiata, attuando una “moratoria” per due o tre anni o quanto necessario per verificare realmente se l’acqua risale nel bacino idrico, se l’aria si pulisce, se migliorano le condizioni ambientali:
–         Di dare concreta definizione al “bilancio idrico dell’Amiata”, con l’attuazione di tutte le misure necessarie alla salvaguardia del grande patrimonio idrico presente nel nostro territorio, quale scelta prioritaria a ogni politica di sviluppo energetico, poiché la “risorsa acqua” è la ricchezza più importante per il futuro dell’umanità.

Impegna il Sindaco e la Giunta Comunale

–          A sostenere le richieste sopra formulate nei confronti della Regione Toscana, richiedendo un urgente incontro al Presidente Rossi e all’assessore all’Ambiente, con una delegazione del nostro comune (Sindaco, Giunta e capigruppo Consiliari) e la partecipazione di cittadini rappresentanti del Comitato Ambiente Amiata;

–          A  richiedere un incontro (anch’esso con la presenza del Sindaco, Giunta, Capigruppo Consiliari e rappresentanti del Comitato Ambiente Amiata) al Ministero della Salute, al Consiglio Superiore della Sanità, al Ministero dell’Ambiente:
a)      Perché siano definiti per legge i “limiti massimi” di emissione nell’aria delle sostanze nocive, (oggi in gran parte non normate) da parte delle centrali geotermoelettriche Enel operanti nell’Amiata e la valutazione degli effetti “comulativi” e “associativi” fra le verie sostanze nocive, per valutarne la connessione e interazione fra di esse.
b)      Perché siano considerate le valutazioni sui valori massimi di emissione di ogni sostanza nociva alla salute dei cittadini, non per ogni singola centrale, ma per il complessivo effetto comulativo di tutte le centrali operanti nella nostra zona, trovandosi a breve distanza l’una dall’altra e agendo quindi in realtà come una unica centrale inquinante;
c)       Perché sia attuata una valutazione complessiva  di impatto ambientale (VIA unica) di tutte le centrali dell’Amiata;
d)      Perché sia previsto per legge la obbligatorietà del VIS (Valutazione Impatto Sanitario) complessivo per tutte le centrali dell’Amiata. VIS “attualmente non specificatamente previsto dalla normativa vigente per la tipologia degli impianti geotermici”.

Un’altra Amiata con  un diverso sviluppo economico  è possibile, in alternativa alle centrali geotermiche dell’Enel, che inquinano e distruggono il nostro territorio.
Uno sviluppo economico che si basi sulla difesa e valorizzazione del grande patrimonio ambientale (acqua, bosco, prodotti agricoli locali, etc), culturale e storico (centri storici, ex-miniere, abbazie, via Francigena, etc), sul turismo ambientale, culturale e sportivo, sul grande patrimonio di piccole e medie aziende artigianali e commerciali.
In questo ambito un ruolo importante lo può avere la valorizzazione della risorsa geotermica “a bassa entalpia”, lo sfruttamento e l’uso del calore e dell’acqua calda, per un piano di sviluppo della risorsa energetica presente nell’Amiata e nel nostro Comune, che sia compatibile con la salvaguardia dell’ambiente,  per gli usi civili e produttivi: teleriscaldamento  per uso civile e artigianale, serre, acquacoltura, riscaldamento impianti sportivi e turistici, etc. Una energia a uso e a favore del nostro territorio, controllata e gestita dalle nostre comunità, non finalizzata quindi allo sfruttamento dell’alta entalpia per le centrali geotermiche, gestite da Enel.

Il Consiglio Comunale di Abbadia San Salvatore

Consapevole che questa sia  la strada giusta su cui agire nell’interesse della nostra cittadinanza e degli operatori economici del nostro Comune   impegna  il Sindaco e la Giunta a operare in tal senso  e a convocare apposite assemblee pubbliche con i cittadini per informarli sugli esiti degli incontri con la Regione Toscana e i Ministeri competenti, oggetto delle richieste formulate nella presente mozione.

Il Consigliere Comunale – Velio Arezzini

Geotermia e terremoti. Arriva da Napoli una nuova conferma

emilia_amiata_figli_madreNonostante gli sforzi ‘interessati’ per escludere la correlazione tra sfruttamento geotermico, trivellazioni, reiniezioni, fracking e terremoti, fino a raggiungere il ridicolo di affermare l’esatto contrario, cioè,  che lo sfruttamento geotermico ci ‘salva’ dai terremoti, purtroppo sono sempre di più le voci che invece confermano questa correlazione.
Il tema è tra quelli ‘scottanti’ su cui la discussione scientifica è aperta, si è parlato di questo anche in relazione al recente terremoto dell’Emilia (di cui pubblichiamo, in alto, la mappa degli eventi e l’inquietante similitudine con la mappa dei ‘microsismi’ del monte Amiatafonte Enel- anche se la scala temporale non è paragonabile); ricordiamo anche la vicenda geotermica ritenuta causa di terremoti nella vicina Svizzera, a Basilea e finita in tribunale con denunce e arresti  (ma, si sa, gli svizzeri sono esagerati e un po’ ‘allarmisti’ anche loro, stiano pure tranquilli, in Regione Toscana) e le innumerevoli e meritorie campagne condotte dalla Prof.ssa Maria Rita D’Orsogna, ricercatrice presso la California State University di Los Angeles, che da anni denuncia e si batte contro i disastri ambientali, in particolare della tecnica del fracking (leggetevi il fracking in provincia di Grosseto).
L’ultima cattiva notizia giunge dalla California passando per l’Università di Napoli e conferma la correlazione certa tra attività geotermica e terremoti. Riportiamo l’agenzia di stampa senza ulteriori commenti:

Terremoti: Ingv, studio monitora rischio da sfruttamento geotermico

(AGI) – Roma, 16 gen. – L’esplorazione del sottosuolo finalizzata alla produzione di energia tramite lo sfruttamento del calore interno della terra (l’energia geotermica), ha comportato in alcuni casi un aumento del rischio sismico.
Infatti, nel corso di operazioni relative al pompaggio o all’estrazione di fluidi geotermali sotterranei, si sono verificati terremoti medio-piccoli. Uno studio condotto dai ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e dall’Universita’ di Napoli fornisce uno strumento che permette di valutare gli effetti della sismicita’ indotta dallo sfruttamento geotermico e di valutare come la pericolosita’ vari nel tempo in funzione delle attivita’ industriali, quali iniezioni o emungimento di fluidi.
Lo studio di Vincenzo Convertito, Nils Maercklin, Nitin Sharma e Aldo Zollo e pubblicato su Bulletin of the Seismological Society of America, esamina questi problemi relativi a un campo geotermico noto come “The Geysers”, localizzato nel nord della California e sfruttato sin dagli anni ’60. In questo campo i fluidi del serbatoio principale raggiungono una temperatura di 235 gradi centigradi e sono intrappolati sotto uno strato impermeabile di roccia tra uno e tre chilometri di profondita’.
Come riportato da studi precedenti, si e’ notato che quando inizio’ l’estrazione del fluido geotermico per creare elettricita’, la cosiddetta sismicita’ indotta aumento’ sensibilmente, crescendo di pari passo con l’intensificarsi dello sfruttamento. Recentemente, nel periodo aprile 2007-ottobre 2010, in questa stesa area sono stati registrati ben sette terremoti, di magnitudo uguale e superiore a quattro. La tecnica proposta nello studio dei ricercatori dell’Ingv e dell’Universita’ di Napoli si basa sull’analisi in continuo, nel tempo e nello spazio, dei parametri utilizzati per la valutazione della pericolosita’ sismica. Nello studio si evidenzia infatti come la variazione di uno o piu’ parametri possa portare ad una variazione sia della probabilita’ di avere eventi potenzialmente piu’ dannosi che della pericolosita’ sismica, richiedendo quindi agli operatori una ri-calibrazione delle operazioni di campo. La tecnica permettera’ di studiare la sismicita’ indotta, oltre che nel caso dello sfruttamento delle aree geotermiche, anche relativamente all’estrazione di idrocarburi e all’immagazzinamento di anidride carbonica.

p.s. questa è del 31 dicembre scorso:
Una scossa di terremoto registrata in zona Amiata
L’epicentro nelle vicinanze di San Casciano dei Bagni. La magnitudo è 2.2, non si registrano danni a persone o cose
Un terremoto di magnitudo 2.2 è avvenuto alle 17:10 di ieri, domenica 30 dicembre, nella Toscana centro-meridionale. Il terremoto è stato localizzato dalla Rete Sismica Nazionale dell’INGV nel distretto sismico del Monte Amiata, a 7,6 chilometri sotto la superficie. L’epicentro è stato localizzato tra i comuni senesi di Radicofani e San Casciano dei Bagni. Altri comuni nelle vicinanze sono quelli di Abbadia San Salvatore, Cetona, Chianciano Terme, Chiusi, Piancastagnaio, Sarteano e Castell’Azzara. Non si registrano danni a persone o cose.
(fonte GoNews.it)

15 dicembre 2012. Iniziativa Sos Geotermia a Piancastagnaio: pochi, ma in buona compagnia… Nonostante il tempo proibitivo, positiva la giornata di mobilitazione

‘Piove, governo (regionale) ladro!’. Questo il pensiero degli ottanta ‘resistenti’ che sabato scorso, 15 dicembre, hanno risposto all’appello per una giornata di mobilitazione a Piancastagnaio dove l’Enel procede alacremente a nuove perforazioni geotermiche camuffate da ‘piano di riassetto’.
Il meteo dei giorni precedenti e le previsoni lasciavano prevedere che sarebbe stata una giornata dura, come in effetti è stata, con gelo, vento e pioggia che hanno scoraggiato molte persone che già avevano dato la loro adesione all’iniziativa e che hanno comunque confermato il loro sostegno nonostante l’assenza in piazza.
La valutazione della giornata rimane positiva per il fatto che comunque Piancastagnaio, paese ‘storico’ dello sfruttamento geotermico, per la prima volta ha potuto vedere ed ascoltare qualcosa di diverso dalle tranquillizzanti parole che per anni gli hanno propinato amministratori ed Enel. L’agguerrito corteo, che ha attraversato tutto il paese, contava della presenza degli illustri amministratori locali e regionali, dai sindaci dei paesi amiatini, al presidente della provincia grossetana Marras, all’assessore e al presidente regionali Bramerini e Rossi, i quali, riprodotti in maschere, ripetevano ciascuno il proprio refrain.
In testa lo striscione del ‘coordinamento SOS Geotermia’, poi quello “Non è questo il futuro che vogliamo” e ancora ” Per
un lavoro utile e dignitoso per tutti”, “Lavoro, Beni comuni, Ambiente”, “No alla geotermia”; lasciato il paese il corteo è sceso fino al cantiere Enel del pozzo pc36, dove le parole hanno lasciato spazio alla realtà di un enorme coacervo di trivelle, tralicci, tubi, reti, serbatoi appare sul fianco della montagna, come se un pezzo dell’ILVA di Taranto fosse stato trapiantato nella ‘verde’ Toscana. E, come per Taranto, la speranza è che anche i lavoratori, che più degli altri subiscono gli effetti delle centrali, si uniscano alla richiesta di un lavoro dignitoso per tutti in un ambiente sano senza cedere al ricatto ‘lavoro contro salute’.
Al termine del corteo c’è stata la prevista assemblea dove si è ricapitolata l’intera vicenda del ‘piano di riassetto di Piancastagnaio’ e della nuova costruenda centrale di ‘Bagnore 4’ nel comune di S.Fiora, per la quale il coordinamento Sos Geotermia ha da poco presentato ricorso al TAR con ben 11 contestazioni.
Tra le voci autorevoli spiccava quella del geologo prof.Borgia che ‘eroicamente’ continua a sostenere i comitati amiatini in questa battaglia per salvare il monte Amiata.
‘La salute non può essere un valore negoziabile. È possibile per l’Amiata un modello economico alternativo che salvaguardi le risorse, la salute, il territorio e sia a favore dei cittadini e non delle multinazionali’ sono, in sintesi, i concetti cardine su cui costruire, oltre all’opposizione alla geotermia Enel, anche proposte concrete di sviluppo sociale ed economico della Montagna.
Molte quindi le indicazioni per nuove iniziative, tra le quali certamente una da farsi in località Bagnore prima dell’inizio dei lavori.
Continuerà nel frattempo l’opera di informazione con la popolazione amiatina, con la coscienza di essere, come ha esortato Don Gallo, ‘partigiani dell’Amiata’.

15 dicembre 2012 tutti a Piancastagnaio, difendiamo il futuro!

Presentiamo dei video che ci aiutano a capire cosa succede e pensare a cosa può succedere nel futuro all’Amiata e ai suoi abitanti. Il primo è una ‘giornata particolare’ passata per i cantieri del finto ‘piano di riassetto’ di Piancastagnaio che significa nuove centrali e nuove strade, km di tubazioni e ancora emissioni.
L’appuntamento è per tutti il 15 dicembre a Piancastagnaio per una giornata di mobilitazione.

 

Enel, avanti tutta!

Dopo aver incassato il VIA su Bagnore 4 riprendono con vigore i lavori su Piancastagnaio

La VIA favorevole su Bagnore 4 sembra aver ridato maggior fiducia e vigore all’attività dell’Enel che continua, con rinnovata energia, i lavori previsti dal ‘Piano di riassetto geotermico di Piancastagnaio’; gli interventi in corso  sono relativi alle due postazioni di PC36 e PC38.
Si sta montando la trivella per perforare il primo (PC36) dei sei nuovi pozzi del piano di riassetto, cinque dei quali localizzati appena sotto al paese, nella zona dove sono avvenuti i maggiori incidenti con la fuoriuscita di fanghi e fumi che hanno già causato la morte di animali e solo per miracolo risparmiato le persone.
Le operazioni di perforazione del pozzo PC36, in località ‘i Mulini’, sono cominciate negli ultimi giorni, mentre è dai primi di ottobre che intorno a questa postazione c’è grande animazione, con la presenza di almeno 30 lavoratori provenienti dal centro perforazioni di Larderello (alla faccia della sbandierata occupazione promessa per i locali) e di grandi mezzi in movimento.
La postazione di perforazione PC38, è stata invece costruita ex-novo a partire dalla scorsa primavera, in marzo. Qui l’impianto di perforazione è ancora in fase di montaggio. Questa postazione è molto vasta e sono stati movimentati enormi quantità di terreno per creare la piazzola che assomiglia molto di più a una base spaziale, con la realizzazione di una nuova strada.
E non finisce qui. Si sta scavando ovunque per realizzare più di 14 Km di nuove tubature per acquedotti e termodotti, tutte a vista fuori terra, circa 1200 metri quadri di piazzali in cemento, il ripristino e la riperforazione di pozzi e piazzole esistenti.
L’impatto ambientale sarà devastante, lo stato della salute delle persone peggiorerà rispetto ad ora, ma la cosa più preoccupante  sono le conseguenze sulla quantità e sulla qualità della risorsa naturale più importante dell’Amiata: il suo bacino di acqua potabile!
Abbiamo da sempre avversato l’idea di considerare il ‘Piano di riassetto Piancastagnaio’ una semplice prosecuzione dell’attività esistente per la quantità e la qualità delle nuove opere ed impianti che sono previsti; si tratta a tutti gli effetti di nuovi pozzi e centrali che ben altre valutazioni avrebbero dovuto avere prima del rilascio delle autorizzazioni, come peraltro previsto dallo sciagurato ‘protocollo d’intesa’ del 2007.
Tanto più che la recente sentenza della Quarta Sezione della Corte di Giustizia Europea del 24 novembre 2011, procedimento C 404/09, riconosce esattamente quello che abbiamo sempre sostenuto e cioè che devono essere presi in considerazione gli “effetti cumulativi” nella valutazione di impatto ambientale di un progetto. In Amiata si continua a valutare, ed autorizzare, ogni singolo intervento come se questo non andasse ad incidere su una situazione preesitente già fin troppo compromessa.

…a Manciano nuove miniere? Basta saccheggio del territorio!

Riprendiamo e pubblichiamo un comunicato di Beni Comuni Manciano a firma di Andrea Marciani

I punti rossi indicano le trivellazioni previste dai sondaggi, mentre in giallo i 10 corsi d’acqua (numerati) interessati dall’area sondaggi

Nel Cinema di Manciano è stata presentato oggi pomeriggio (4/9, ndr) un progetto per una ricerca di oro, argento, rame, zinco, piombo ed antimonio nella zona di Petriccio e Faggio scritto. Il permesso riguarda un area complessiva di circa 900 ettari dove la ditta canadese Adroit intende realizzare 388 perforazioni a profondità tra i 70 ed i 120 metri (31 Km di scavi complessivi).
I tecnici incaricati di illustrare il progetto hanno subito chiarito che in verità l’unico minerale che si vorrebbe estrarre (e di cui è stata già accertata una presenza significativa) è l’antimonio, un semimetallo tossico all’inalazione, con effetti cancerogeni sull’organismo paragonabili a quelli dell’arsenico.
Le trivellazioni esplorative insisteranno tutte su una delle rare zone di ricarica delle falde dell’acquifero carbonatico dell’area di Capalbio, e data l’alta densità delle perforazioni ed il sistema di chiusura cementizia ad alta fluidità prevista per i fori di sondaggio sarebbe logico paventare una estesa occlusione della superficie di ricarica (di circa 40 ettari) con conseguente severa riduzione dei livelli di falda, ma mentre su questo argomento si è scorsi con rapidità e noncuranza, grande risalto è stato dato alle attenzioni che si intendono riservare alla nidificazione dell’occhione, grazioso pennuto autoctono, per la quale si è prevista una sospensione precauzionale delle trivellazioni da maggio ad agosto. Nessuna considerazione è stata tributata, in compenso, agli autoctoni proprietari dei terreni su cui si potrebbe abbattere la calamità mineraria, che nessuno, prima di noi dei Beni Comuni di Manciano, si era preoccupato di avvisare del pericolo incombente.
Guardando oltre la pur devastante fase della ricerca, unico oggetto della odierna VIA, abbiamo chiesto lumi sull’attività estrattiva che dovrebbe seguire i sondaggi, scoprendo che in realtà la società canadese sa già, da ricerche effettuate in precedenza, di aver individuato sui terreni della sfortunata Azienda agricola Sercera, un giacimento di circa 20.000 tonn. di antimonio, che intende estrarre con una miniera a cielo aperto di una superficie tra i 50 ed i 100 ettari, con buona pace degli abitanti circostanti e degli effetti cancerogeni dell’antimonio che verrebbe disperso nell’atmosfera.  L’esperienza dei precedenti insediamenti minerari dovrebbe averci messo in guardia: Per restare nel comune di Manciano, la miniera del Tafone, il cui insanabile degrado ha dato giustificazione prima ad una discarica di rifiuti urbani e poi ad una de-perimetrazione di 220 ettari destinati dalla Regione al fotovoltaico industriale.
Come un cancro, il degrado ambientale, mette radici e si propaga, giustificandone altro.
Infiniti gli esempi nel grossetano, dalle miniere di mercurio dell’Amiata a quella di Campiano, dalla Tioxide di Scarlino alla Polytecne di Fenice Capanne; in tutti questi casi, ad una breve stagione produttiva (in media 10/15 anni), ha fatto seguito un degrado ambientale irreversibile, qualche sciatta ed inefficace opera di bonifica, lavoratori ed abitanti deceduti prematuramente o con la salute gravemente compromessa e maldestri tentativi di ottenere indennizzi, vanificati dall’improvvisa scomparsa delle fideiussioni bancarie che avrebbero dovuto garantirli.
Purtroppo più che di nuove miniere avremmo bisogno, in questo paese, di una nuova classe politica, che invece di farsi allettare dagli irrisori proventi dei diritti di ricerca mineraria (5,20 euro per ettaro all’anno!!!) cominci a guardare un po’ più lontano, al futuro nostro e delle generazioni che seguiranno, ispirandosi a principi di precauzione e di cura delle risorse che già possediamo.
Non c’è oro o metallo che possa rivaleggiare in preziosità con l’acqua cristallina delle nostre falde. Non c’è ormai al mondo un bene più esclusivo e raro dei nostri paesaggi campestri incontaminati. Non c’è attività antropica più nobile, utile e sostenibile dell’agricoltura.
Con amarezza registriamo infine l’assenza all’incontro di oggi, su di un progetto suscettibile di sconvolgere in maniera irreversibile il territorio mancianese, di un qualsivoglia amministratore comunale, non era presente il sindaco, non l’assessore all’ambiente ma neanche l’ultimo impiegato dell’ufficio tecnico, proprio nessuno.