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Terremoto a Piancastagnaio. ‘Excusatio non petita’ del sindaco Agnorelli e della Regione Toscana

sismi_1982-2009_fonte_enelIl PD ancora contro i comitati e a difesa della geotermia (le dichiarazioni di Agnorelli e della Regione sono riportate in fondo al nostro precedente comunicato)

SOS geotermia non può che rimanere sconcertata dinnanzi alla risposta del Sindaco di Piancastagnaio che per la prima volta “si è sentito chiamato in causa”, quali fosse un addetto Enel (che invece non ha risposto) di fronte a chi chiedeva rassicurazioni in merito al possibile collegamento fra i terremoti verificatisi a Piancastagnaio lo scorso 16-17 marzo, e l’attività di sfruttamento operata dall’Enel nel nostro territorio.

Le perplessità sollevate dai Comitati traggono fondamento dalle osservazioni di esperti di fama internazionale che da sempre (e non ultimo il 5 marzo 2014 presso la sala Mercede della camera dei deputati ove si è tenuto il convegno organizzato dalla rete No Geotermia Elettrica, Speculativa, inquinante) hanno ribadito che terremoti come quelli verificatisi a Piancastagnaio, aventi profondità dell’ipocentro a solo 1300 metri, in prossimità del centro abitato e vicini a pozzi di trivellazione siano inquadrabili in eventi di sismicità indotta.

Il sindaco si lancia anche in conclusioni che, se non fossero drammatiche, sarebbero comiche:se ci sono tanti altri terremoti in Italia anche dove non ci sono trivellazioni, è normale che ci siano anche in Amiata; come dire tutto: è regolato dal Caso e dal Destino.

Vista la sua competenza, il Sindaco magari potrà anche spiegare la normalità dei numerosi sismi rilevati proprio dall’Enel e concentrati, sempre per il Caso (ci mancherebbe), a Piancastagnaio e S.Fiora/Arcidosso di cui alleghiamo una mappa tratta dagli studi di impatto ambientale delle centrali ENEL in Amiata.

Cosa grave è che il Sindaco, nella sua esplicita difesa dell’attività dell’Enel, purtroppo viene appoggiato dalla Regione la quale, a sua volta crede di riuscire a tranquillizzare la cittadinanza asserendo che “Gli esperti consultati dalla Regione” (quali??) affermano che l’ evento «rientra nello stile sismico dell’area ed è collegato con l’apparato vulcanico dell’ Amiata, caratterizzato da eventi non particolarmente intensi ma che, a causa delle limitate profondità sono avvertiti distintamente».

Sos geotermia rileva come purtroppo sia ormai accertato e accettato dalla comunità scientifica che la produzione di energia geotermica comporti un aumento del rischio sismico e sia causa di terremoti anche in zone classificate a bassa sismicità, e ricorda come l’Amiata sia da sempre citata come esempio negativo di sismicità indotta (vedasi ad es. le dichiarazioni ufficiali inerenti ad uno studio condotto dall’Osservatorio Vesuviano: la reiniezione ad alta pressione di fluidi in un sottosuolo già instabile naturalmente è una operazione che causa una sismicità indotta come è notoriamente risaputo per gli eventi avvenuti nella zona del Monte Amiata in Toscana e in Svizzera”; ed ancora le osservazioni dell’ing.Marco Mucciarelli, del Centro ricerche sismologiche dell’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale, il quale in più occasioni ha ribadito che il “terremoto dell’1 aprile 2000 al monte Amiata, di magnitudo 4.5, profondo 2 chilometri, fa supporre si tratti di un sisma legato allo sfruttamento geotermico dell’area».

Ci chiediamo perché il Sindaco Agnorelli in questi casi non si sia mai sentito chiamato in causa e non abbia mai ribattuto di rispondere a simili paragoni; perché non ha ritenuto di chiamare “allarmisti”, l’lNVG o il dott. Mucciarelli dell’INOGS, come fa invece con Sos Geotermia, accusandoci di “rovinare il territorio”? Perché non “sfrutta le sue risorse e le sue energie” per chiedere un monitoraggio continuo e costante alla Regione, monitoraggio che tra l’altro, malgrado gli impegni, non è stato predisposto?

In particolare non sappiamo quali possano essere i soggetti “esperti” sentiti e dal Sindaco Agnorelli e dalla Regione per prodigarsi in dichiarazioni così rassicuranti, visto che il Comitato Tecnico per la Geotermia in Amiata (CTGA) dopo due anni di lavoro ha terminato con un nulla di fatto e non ci risulta che i suoi esponenti, fra i quali il prof. Andrea Borgia e il prof. Giuseppe De Natale (dirigente di ricerca dei sistemi vulcanici e Geotermia del’INVG Sez. Napoli), siano stati interpellati.

Al contrario il prof. Borgia, esprimendosi sull’articolo di rassicurazione della Regione Toscana ritiene che “nessuno può affermare che il sisma registrato non sia indotto o innescato dallo sfruttamento geotermico fintanto che il gestore del campo geotermico non renda pubbliche tutte le attività che ha fatto e sta facendo nel campo geotermico stesso (perforazione pozzi nuovi e riapertura pozzi vecchi, reiniezioni di acqua, iniezioni di fluidi acidi, estrazione di vapore, pressioni, ecc.) e fintanto che sia dimostrato dall’analisi dei dati che tali attività non siano correlate.” Continua il prof.:“Io dal canto mio avendo studiato ormai da anni tali problemi in Amiata (per la Comunità Montana Senese e per il Comune di Piancastagnaio) oltre che in altre parti del mondo, ritengo piuttosto che vi sia una correlazione diretta ed ormai ben conosciuta sia dal gestore che dalle autorità Regionali oltre che locali. Ritengo che terremoti di questo tipo siano con probabilità innescati dallo sfruttamento geotermico su faglie criticamente stressate oltre che indotti direttamente dalla reiniezione dei fluidi. Ritengo che debba anche essere analizzata con estrema serietà la possibilità di una correlazione tra questo terremoto e le fuoriuscite di gas sentite tra dicembre 2013 e gennaio 2014 in un’area che sembrerebbe essere coincidente con zona dell’epicentro del sisma. Ritengo che la decantata rete sismica con stazioni a S. Casciano Bagni, Arcidosso e Latera siano un bluff, in quanto totalmente incapaci di ubicare l’ipocentro del terremoto con sufficiente approssimazione. Occorrerebbe avere almeno 5-10 stazioni a tre componenti a larga banda tutte nel raggio di 2-3 km da Piancastagnaio per poter ubicare con serietà l’ipocentro. Ritengo che le autorità preposte dovrebbero prendere in seria considerazione di richiedere al gestore di valutare l’“adeguatezza sismica” degli edifici pubblici e privati, prima che siano indotti/innescati ulteriori terremoti!”

Ancora una volta quello che viene richiesto dagli esperti e da Sos Geotermia è l’applicazione del “principio di precauzione” che si applica in tutta Europa (ma l’Amiata è ancora in Europa?): non potendo “escludersi” la correlazione fra lo sfruttamento geotermico e l’evento sismico, si deve presumere, in via cautelativa, che tale correlazione vi sia e quindi occorre porre in essere tutte quelle misure che sono necessarie ad evitarla, prima fra tutte la moratoria e l’immediata sospensione dell’attività di estrazione dei fluidi e la relativa reiniezione.

Il principio di precauzione cioè non è “nel dubbio, pro-reo” bensì “nel dubbio, pro-ambiente e salute”.

Paradossale infine il fatto che il Sindaco di Piancastagnaio Voglia sminuire l’episodio di fuoriuscita di gas verificatosi nell’abitazione di un pianese, tenuto conto del fatto che la fuoriuscita di non meglio “individuati gas” non è stata ancora esaustivamente spiegata (vedasi nota Sindaco 7.2.14 con il quale, invitando il privato a fare egli stesso ed a proprie spese, i monitoraggi e le analisi, testualmente afferma “non essendo possibile risalire alle cause dell’episodio verificato”).

Noi non abbiamo dimenticato, e non dovrebbe farlo neanche il Sindaco Agnorelli, le emissioni che nel 1992 inquinarono l’area attorno al pozzo Senna 1 e che nei primi anni 2000 danneggiarono il Podere del Marchese (fatto questo ultimo per il quale, con la nota sent. 692/09 R.S. pronunciata il 9.3.09 dalla IV Sez. Penale della Suprema Corte di Cassazione, veniva accertata in via definitiva la correlazione diretta fra le attività geotermiche svolte da Enel ed il disastro che ne derivò) e per le quali l’allora Erga (l’attuale Enel Green Power) è stata condannata in primo grado, in sede civile, a risarcire il privato che le aveva subite, come non abbiamo dimenticato le emissioni che in loc. Lavinacci, sempre a Piancastagnaio, fecero evacuare varie case e per cui Enel ha risarcito i danni, e vorremmo avere rassicurazioni e certezze che tali eventi non si ripetano.

Ma la cosa più strana è che, nel silenzio di chi dovrebbe sentirsi chiamato in causa, cioè l’Enel, risponda un amministratore del PD che invece dovrebbe avere tutto l’interesse a chiedere conto proprio all’Enel di che cosa stia realmente avvenendo nel campo geotermico; questo stesso amministratore tra l’altro, così come la sua coalizione, deve ancora rispondere “scientificamente” alle interpellanze ed alle diffide dei Comitati sul perché, ad esempio, oltre ai terremoti, ad un calo dell’acquifero superficiale e al suo inquinamento, si registrino dati sanitari così allarmanti soprattutto nel comune di Piancastagnaio, non essendo affatto sufficiente attribuire gli aumenti di patologie correlabili a fattori ambientali, alle cattive abitudini dei cittadini amiatini ed in particolare di quelli Pianesi, presunzione tra l’altro smentita dagli stessi studi “ufficiali”.

Dispiace anche che l’Agnorelli si sia sempre sottratto al confronto con i Comitati (singolare e qualificante la sua assenza, e quella della sua giunta, ai vari convegni via via organizzati dai Comitati alla presenza di esperti imparziali) e mentre non ci meraviglia la tempestività e lo zelo della risposta della Regione, che comunque deve difendere il proprio operato avendo concesso una VIA ed autorizzazioni su dati per noi non rassicuranti o comunque non scientificamente “certi”, non pensavamo che il Sindaco Agnorelli si spingesse così in là e la sua ‘excusatio non petita’ non lascia alcun dubbio sul fatto che egli non sia imparziale sul tema degli effetti dello sfruttamento geotermico sul territorio.

Ricordiamo all’Agnorelli, qualora la cosa gli fosse sfuggita, che le perplessità dei Comitati che tanto critica sono stati oggetto dell’interpellanza n. 146 presentata il 27.12.13 alla Camera dai deputati dall’On. Zaccagnini ed altri e nella quale (per la parte relativa ai terremoti) si chiede ai Ministeri competenti se “tale situazione non comporti rischi elevati per l’incolumità pubblica in caso di eventi sismici che, stante i fatti, si potrebbe verificare con conseguenze disastrose; quindi se non ravvedano un reale rischio per l’incolumità degli abitanti del territorio, considerato che l’Amiata è reputata anche zona sismica, e se non ritengono, per quanto di competenza, di fare proprie le considerazioni del professore Mucciarelli docente di sismologia applicata; se non ritengano doveroso, per quanto di competenza, colmare le lacune normative, finora troppo generalizzate, in tema di geotermia, facendo proprie le istanze dei movimenti e dei coordinamenti locali che denunciano un grave rischio per la salute e per l’ambiente.

Vogliamo comunque comunicare al Sindaco Agnorelli e alla ‘lontana’ Regione Toscana che malgrado le loro difese d’ufficio della geotermia targata Enel, le obiezioni e le più o meno velate minacce, noi continueremo la nostra opera di informazione e mobilitazione contro lo sfruttamento, oggi pressoché incondizionato, della nostra montagna; per quanto lo riguarda il Sindaco dovrebbe avere il pudore di lasciare che l’Enel si difenda da sé e cercare invece di onorare il ruolo istituzionale che ancora ricopre e che lo vede responsabile in prima persona della salute pubblica e del territorio che ha governato da 10 anni.

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Contropiano del 26 marzo 2014
Terremoto a Piancastagnaio. Il PD ancora contro i comitati e a difesa della geotermia
…segue ns. comunicato

GoNews del 25 marzo 2014
Terremoti e attività dell’Enel, l’affondo di SOS Geotermia Amiata: “La produzione di energia comporta l’aumento del rischio sismico”
…segue ns. comunicato

Il Cittadino online del 25 marzo 2014
“SISMA A PIANCASTAGNAIO: ‘EXCUSATIO NON PETITA’ DEL SINDACO”
Sos Geotermia: “Il PD ancora contro i comitati e a difesa della geotermia”
…segue ns. comunicato

Aletheia online del 25 marzo 2014
La Terra trema sull’Amiata. Geotermia sotto accusa, ma il sindaco difende la centrale Enel
…segue ns. comunicato

Ancora terremoti sul Monte Amiata, sottovalutati i nostri allarmi

 

ombrello rosso monticelliLa terra ha tremato ancora sul monte Amiata, ma fortunatamente senza gravi conseguenze, né danni  per persone e cose. Una scossa di terremoto di magnitudo 2.5 è stata registrata domenica 16 marzo dall’INGV alle ore 20,37 nell’area di Piancastagnaio con ipocentro ad una profondità di 1,3 km. La scossa è stata avvertita dalla popolazione, che si è molto spaventata ed è scesa in strada. Alla scossa principale sono seguite altre due, più lievi, rilevate dal sistema ISIDe.
La profondità di 1,3 chilometri in cui è stato localizzato l’epicentro rimanda immediatamente a quella materia sulla  sismicità indotta e/o innescata nel campo geotermico (di Piancastagnaio), di cui gli esperti parlano da tempo, ma che  localmente costituisce ancora oggi un ‘tabù’, coperto da silenzio, soprattutto da parte delle autorità, ma che avevamo portato all’attenzione dei cittadini nel Convegno del 17 settembre scorso ad Arcidosso .
Ci chiediamo e chiediamo alle autorità preposte ai controlli: cosa sta succedendo nell’area geotermica di Piancastagnaio? quali attività l’Enel sta conducendo? cosa stanno facendo i Sindaci, l’Arpat, la Regione a seguito degli eventi sismici?
Sappiamo che la sismicità può essere innescata da varie cause. Il mondo scientifico, da almeno mezzo secolo, afferma che la estrazione e la reiniezione di fluidi nel sottosuolo generano terremoti anche di entità rilevante. “Non fa eccezione la geotermia”, ha più volte sostenuto il vulcanologo Andrea Borgia, nel ricordare che “Enel stessa nel SIA di Bagnore 4 e del Piano di riassetto di Piancastagnaio riporta come la maggior parte i terremoti originino nei campi geotermici o nelle aree immediatamente limitrofe a questi”.
E non si stanca di ripetere quanto sia di primaria necessità la realizzazione di una rete sismica, “per un monitoraggio della durata di almeno un anno, con almeno 10 stazioni a tre componenti  e a banda larga” prima di dare qualunque concessione geotermica, come ha recentemente illustrato a Roma, durante il convegno di Montecitorio, in occasione della giornata di mobilitazione nazionale contro la geotermia elettrica che abbiamo organizzato, il 5 marzo us, come ‘Rete Nazionale NO Geotermia Elettrica’.
In base ai dati a disposizione, è naturale chiedersi se la crisi sismica appena accaduta sia innescata dallo sfruttamento del campo geotermico di Piancastagnaio su faglie criticamente stressate e l’epicentro sembra non essere distante dalla zona dove tra dicembre e gennaio scorsi erano state percepite fuoriuscite di gas nelle case. Ed è naturale chiedersi se i due fenomeni possano essere connessi, così come sarebbe naturale che le autorità preposte forniscano al riguardo e quanto prima  tutte le risposte e rassicurazioni del caso.
Di “geotermia e sismicità indotta” si è molto occupato anche il Prof. dell’OGS di Trieste Marco Mucciarelli, il quale ha recentemente  enunciato che “la probabilità di indurre terremoti aumenta con il differenziale di pressione e temperatura” e “poiché la pressione dipende anche dalla permeabilità, la probabilità di indurre terremoti aumenta con la compattezza delle rocce”.
In pochi territori, tra cui quello amiatino, viene negata o sottaciuta l’importanza di eseguire specifici monitoraggi per rilevare la sismicità indotta, che può raggiungere localmente i valori di quella “naturale” (5 – 5,5 Richter nell’area dell’Amiata) ma con effetti molto pesanti nelle zone epicentrali a causa della limitata profondità a cui solitamente si manifestano tali fenomeni. La regione Emilia Romagna, per esempio, ha richiesto che una ricerca del genere venisse effettuata ‘prima’ del rilascio della autorizzazione per l’impianto geotermico di Casaglia, mentre in Amiata, all’interno concessione geotermica di Bagnore, non è prevista nessuna stazione sismica!
Oltre alla realizzazione di una rete con dati pubblici, altre misure raccomandate dagli esperti sismologi sono: i confronti compiuti con la accelerazione attesa per la sismicità naturale; le indagini specifiche sulla sicurezza sismica di tutti gli edifici; le polizze assicurative da stipulare in favore di chi dovesse subire danni.
Alla luce delle evidenze scientifiche e le misure oggettivamente insufficienti alla prevenzione e controllo dell’attività sismica indotta dagli impianti geotermici amiatini, non possiamo che ribadire la richiesta di una moratoria immediata di ogni attività per una verifica della compatibilità di questi impianti anche con la struttura del monte Amiata.

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Il Cittadino online del 22 marzo 2014
GEOTERMIA E SISMICITÀ: IL PARERE DEL VULCANOLOGO
Andrea Borgia conferma l’ipotesi di una relazione tra i fenomeni
di Fabrizio Pinzuti
PIANCASTAGNAIO. Tra i tanti pareri raccolti a proposito della possibilità di un collegamento tra le scosse telluriche registrate domenica scorsa nell’Amiata e l’attività geotermica dell’Enel, ospitiamo l’intervento del professor Andrea Borgia, che non ha solo l’autorevolezza dello studioso di vulcanologia e geotermia a livello internazionale ma che può vantare anche l’esperienza diretta in Amiata, avendo studiato il fenomeno dietro incarico della Comunità Montana Amiata Zona Senese e del Comune di Piancastagnaio.
“La posizione che si dice essere della Regione, e cioè che non vi è correlazione tra terremoto ed attività di sfruttamento del campo geotermico, è quantomeno assurda oltre che espressa da incompetenti, e quindi non posso ritenere che sia né vera né possibile. Nessuno può affermare che il sisma registrato domenica sera e le molte scosse successive non siano indotte o innescate dallo sfruttamento geotermico, fintanto che il gestore del campo geotermico non renda pubbliche tutte le attività che ha condotto negli ultimi sei mesi e che sta conducendo nel campo geotermico stesso (perforazione pozzi nuovi e riapertura pozzi vecchi, reiniezioni di acqua, iniezioni di fluidi acidi per la dissoluzione di sali precipitati, estrazione di vapore, registrazione delle pressioni a livello del campo geotermico ed a boccapozzo, ecc.) e fintanto che sia dimostrato dall’analisi dei dati che tali attività non siano correlabili ai terremoti avvenuti. Io dal canto mio avendo studiato ormai da anni tali problemi in Amiata (per la Comunità Montana Senese e per il Comune di Piancastagnaio) oltre che in altre parti del mondo, ritengo piuttosto che vi sia una correlazione diretta ed ormai ben conosciuta sia dal gestore che dalle autorità Regionali oltre che locali. Ritengo che terremoti di questo tipo siano con probabilità innescati dallo sfruttamento geotermico su faglie criticamente stressate oltre che indotti direttamente dalla reiniezione dei fluidi. Ritengo che debba anche essere analizzata con estrema serietà la possibilità di una correlazione tra questo terremoto e le fuoriuscite di gas sentite da vari cittadini tra dicembre 2013 e gennaio 2014 in un’area che sembrerebbe essere coincidente con zona dell’epicentro del sisma. Ritengo che la decantata rete sismica con stazioni a S. Casciano Bagni, Arcidosso e Latera siano un bluff, in quanto totalmente incapaci di ubicare gli ipocentri dei terremoto indotti dallo sfruttamento geotermico con adeguata approssimazione. Occorrerebbe, infatti, avere almeno 5-10 stazioni a tre componenti a larga banda tutte nel raggio di circa 2 km da Piancastagnaio per poter ubicare con serietà tali ipocentri. Ritengo che le autorità preposte dovrebbero pretendere dal gestore la valutazione dell’“adeguatezza sismica” degli edifici pubblici e privati, prima che siano indotti/innescati ulteriori terremoti”.
Ricordiamo per inciso che il professor Borgia non è l’unico a sostenere l’ipotesi di una relazione tra attività geotermica e sismi. Tale possibilità ha trovato altri riscontri scientifici; citiamo tra i tanti la conclusioni dei professor Mucciarelli, dell’Università della Basilicata, che indicò l’origine indotta del terremoto del 1 aprile 2000 di Piancastagnaio e che è stato relatore insieme a Borgia in un convegno sul tema “geotermia-sismicità” svoltosi nel settembre scorso ad Arcidosso, già oggetto della nostra attenzione.

Il Tirreno del 21 marzo 2014
Geotermia e sisma La Regione replica «Non c’è relazione»
SANTA FIORA «Sono oltre dieci anni che l’area amiatina è tenuta sotto controllo per ciò che riguarda l’attività sismica. Da questo punto di vista è sempre possibile fare di più e meglio, tanto che entro quest’anno abbiamo in programma di far partire un nuovo specifico progetto di studio. I cittadini devono quindi stare tranquilli circa il fatto che sia la Regione che gli altri enti interessati, a partire dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, stanno monitorando tutti i fenomeni che si registrano nelle aree interessate dall’attività geotermica, sia in quelle cosiddette tradizionali che quelle amiatine, tenendo conto che siamo su un vulcano, naturalmente soggetto a questo tipo di attività». La Regione Toscana risponde in questo modo alle preoccupazioni sollevate dai comitati ambientalisti in seguito alla scossa di 2,5 gradi di magnitudo registrata domenica scorsa con ipocentro a Piancastagnaio. Gli esperti consultati dalla Regione affermano che l’evento «rientra nello stile sismico dell’area ed è collegato con l’apparato vulcanico dell’Amiata, caratterizzato da eventi non particolarmente intensi ma che, a causa delle limitate profondità sono avvertiti distintamente». La Regione ricorda inoltre che fin dal 2003 sono attive sull’Amiata 5 stazioni di rilevazione dei fenomeni, 3 gestite dall’Ingvi (a San Casciano dei Bagni, Arcidosso e Latera) e 2 gestite dalla protezione civile nazionale (Piancastagnaio e San Casciano dei Bagni). Entro l’anno la Regione conta di aggiungere a queste postazioni fisse una rete di stazioni mobili. Per questo obiettivo sono stati stanziati 120mila euro in tre anni. Serviranno a garantire il loro funzionamento. L’intento è quello di continuare a tenere sotto controllo l’evoluzione sismica del territorio. «Giova infine ricordare – conclude la Regione – che nell’area di Santa Fiora è presente da molti anni una stazione di monitoraggio geochimico delle acque profonde che fa parte delle rete geochimica toscana ed è finalizzata a rilevare eventuali anomalie di alcuni parametri delle acque per metterli in correlazione con significativi eventi sismici. Da oltre un decennio sempre nella stessa area sono attive le azioni di prevenzione sismica promosse e cofinanziate dalla Regione per circa 3,2 milioni di euro».

La Nazione del 21 marzo 2014
AMIATA La Regione investe 120 mila euro in stazioni mobili per monitorare l’attività sismica
«SONO OLTRE dieci anni che l’area amiatina è tenuta sotto controllo per ciò che riguarda l’attività sismica. Da questo punto di vista è sempre possibile fare di più e meglio, tanto che entro quest’anno abbiamo in programma di far partire un nuovo specifico progetto di studio. I cittadini devono quindi stare tranquilli circa il fatto che sia la Regione che gli altri enti interessati, a partire dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, stanno monitorando tutti i fenomeni che si registrano nelle aree interessate dall’attività geotermica, sia in quelle cosiddette “tradizionali” che quelle amiatine, tenendo conto che siamo su un vulcano, naturalmente soggetto a questo tipo di attività». La Regione Toscana risponde in questo modo alle preoccupazioni sollevate dai comitati ambientalisti in seguito alla scossa di 2,5 gradi di magnitudo registrata domenica sera con ipocentro a Piancastagnaio. La Regione ricorda inoltre che fin dal 2003 sono attive sull’Amiata 5 stazioni di rilevazione dei fenomeni. Entro l’anno la Regione conta di aggiungere a queste postazioni fisse una rete di stazioni mobili. Per questo obiettivo sono stati stanziati 120.000 euro in tre anni.

Il Cittadino online del 20 marzo 2014
Agnorelli: “A proposito di geotermia e terremoti…”
Le riflessioni del sindaco di Piancastagnaio sul tema
PIANCASTAGNAIO. In riferimento agli articoli di questi giorni relativi alla scossa di terremoto di domenica scorsa ed alla relativa nota stampa di “S.O.S. Geotermia”, vorrei offrire alcune riflessioni.
I terremoti e l’Amiata: anche chi è competente ed esperto non riesce, purtroppo, a spiegare compiutamente gli eventi sismici ma comunque, tralasciando la storia e limitandosi alla cronaca, andando sul sito dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e leggendo la cronologia degli eventi sismici di domenica scorsa, si potrà vedere che i terremoti sono distibuiti in tutta la penisola e
non solo nei territori geotermici. Le tredici scosse di magnitudo superiore a 2.0 registrate in Italia il 16 Marzo vanno dal Golfo di Augusta all’Appennino Forlivese, dalle Alpi Cozie alla costa calabra passando, appunto, dall’Amiata.
Collegamento tra terremoti ed altri fenomeni: nella nota del Comitato si parla di “fuoriuscite di gas nelle case” a Piancastagnaio nel periodo dicembre gennaio. Non è assolutamente vero! C’è stata la segnalazione di un solo cittadino e, in seguito alle relative verifiche fatte dai Vigili del Fuoco il 22 ed il 24 Gennaio per “presunta fuga di gas”, ai controlli strumentali ed a successivi campionamenti dell’aria, non è stato evidenziato nessun pericolo ma un probabile episodio legato a problematiche createsi in condotte fognarie.
Vorrei quindi far presente che, al di là dell’ennesimo tentativo di strumentalizzare avvenimenti di varia natura, dopo dieci anni di polemiche sull’attività geotermica, che noi abbiamo cercato di regolare e migliorare, quello che è per me insopportabile è lo stato di falso allarme che si vuol incutere ai nostri cittadini, le continue minacce e la paura che si vuol trasmettere, le motivazioni più assurde mascherate da risposte scientifiche ma che di scientifico non hanno niente. In questo modo, oltre che a falsare un giusto dibattito si contribuisce a penalizzare ancora di più i nostri territori.
Il sindaco Fabrizio Agnorelli

Il Tirreno del 19 marzo 2014
«Geotermia e terremoti: dateci risposte»
Dopo la scossa sull’Amiata gli ambientalisti tornano a chiedere un monitoraggio: «Lo sfruttamento può favorire sismicità» SANTA FIORA Torna a tremare la terra sul monte Amiata e trema anche l’associazione ambientalista Sos geotermia, contraria allo sfruttamento della geotermia in Amiata. L’associazione, che raccoglie diversi comitati locali, da tempo sostiene che ci sia un nesso tra l’attività di estrazione del vapore geotermico e il verificarsi di terremoti. La scossa, di magnitudo 2.5, è stata registrata domenica dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia alle 20.37 nell’area di Piancastagnaio con ipocentro a una profondità di 1,3 chilometri. «La scossa – spiega Sos geotermia – è stata avvertita dalla popolazione, che si è molto spaventata ed è scesa in strada. Alla scossa principale sono seguite altre due, più lievi, rilevate dal sistema Iside. La profondità di 1,3 chilometri in cui è stato localizzato l’epicentro rimanda immediatamente a quella materia sulla sismicità indotta e/o innescata nel campo geotermico di Piancastagnaio, di cui gli esperti parlano da tempo, ma che localmente costituisce ancora oggi un tabù, coperto da silenzio, soprattutto da parte delle autorità, ma che avevamo portato all’attenzione dei cittadini nel convegno del 17 settembre scorso ad Arcidosso». Sos geotermia torna dunque a chiedere alle autorità preposte ai controlli: «Cosa sta succedendo nell’area geotermica di Piancastagnaio? Quali attività l’Enel sta conducendo? Cosa stanno facendo i sindaci, l’Arpat, la Regione a seguito degli eventi sismici?» La sismicità può essere innescata da varie cause. «Il mondo scientifico da almeno mezzo secolo afferma che la estrazione e la reiniezione di fluidi nel sottosuolo generano terremoti – spiega Sos geotermia – anche di entità rilevante. “Non fa eccezione la geotermia”, ha più volte sostenuto il vulcanologo Andrea Borgia, nel ricordare che “Enel stessa nel Sia di Bagnore 4 e del Piano di riassetto di Piancastagnaio riporta come la maggior parte i terremoti originino nei campi geotermici o nelle aree immediatamente limitrofe». Borgia reputa anche di primaria necessità realizzare una rete sismica per un monitoraggio di almeno un anno prima di dare concessioni geotermiche. «In base ai dati a disposizione – dice Sos geotermia – è naturale chiedersi se la crisi sismica appena accaduta è probabilmente innescata dallo sfruttamento del campo geotermico di Piancastagnaio su faglie criticamente stressate; l’epicentro sembra non essere distante dalla zona dove tra dicembre e gennaio scorsi erano state percepite fuoriuscite di gas nelle case. Ed è naturale chiedersi se i due fenomeni possano essere connessi, così come sarebbe naturale che le autorità preposte forniscano quanto prima risposte e rassicurazioni». Risposte che Sos geotermia lamenta di non ricevere. «In pochi territori, tra cui quello amiatino, viene negata o sottaciuta l’importanza di eseguire specifici monitoraggi per rilevare la sismicità indotta. La regione Emilia Romagna, per esempio, ha richiesto che una ricerca del genere venisse effettuata prima del rilascio della autorizzazione per l’impianto geotermico di Casaglia, mentre in Amiata, all’interno concessione geotermica di Bagnore, non è prevista nessuna stazione sismica». Oltre alla rete con dati pubblici, Sos geotermia fa presente che gli esperti suggeriscono indagini specifiche sulla sicurezza sismica degli edifici e polizze assicurative da stipulare in favore di chi dovesse subire danni. E torna a chiedere una moratoria di ogni attività geotermica. (f.f.)

Il Cittadino online del 18 marzo 2014
Terremoti in Amiata: Sos Geotermia si preoccupa
“Sottovalutati i nostri allarmi” dice il comitato
…segue ns. comunicato

PrimaPagina online del 18 marzo 2014
SOS GEOTERMIA: ” ANCORA TERREMOTI SUL MONTE AMIATA, SOTTOVALUTATI I NOSTRI ALLARMI”
…segue ns.comunicato

Contropiano del 18 marzo 2014
“Ancora terremoti sul Monte Amiata, sottovalutati i nostri allarmi”
…segue ns.comunicato

GoNews del 18 marzo 2014
Sos geotermia: “Ancora terremoti sul Monte Amiata, sottovalutati i nostri allarmi”
…segue ns.comunicato

MaremmaNews del 18 marzo 2014
Ancora terremoti sul Monte Amiata, sottovalutati i nostri allarmi
Intervento degli esponenti S.O.S Geotermia Amiata
…segue ns.comunicato

OkSiena del 18 marzo 2014
SOS GEOTERMIA: “LA TERRA HA TREMATO ANCORA SULL’AMIATA, ALLARME INASCOLTATO”
…segue ns.comunicato

AntennaRadioEsse del 18 marzo 2014
SOS Geotermia Amiata: “Terremoti, sottovalutati nostri allarmi”
…segue ns.comunicato

Roma, 5 marzo 2014. La mobilitazione contro la geotermia elettrica -video, foto-

20140305_rm convegno geotermia camera_34Si è tenuta a Roma il 5 Marzo la giornata di mobilitazione indetta dalle Rete Nazionale contro la Geotermia Elettrica Speculativa ed Inquinante, con un convegno, una manifestazione di fronte al Parlamento ed una conferenza stampa presso la Camera dei Deputati.
Scopo della giornata era quello di aprire un dialogo con il governo su tema della geotermia. In quanto il modo di procedere delle iniziative governative in questo settore presenta delle obiettive criticità che stanno creando forti critiche, disagio e risentimento nelle popolazioni interessate. Ed un rinnovato interesse critico da parte del mondo scientifico.
Il convegno, presso la Camera dei Deputati, ha visto la partecipazione di un folto pubblico, tra cui esponenti dei comitati laziali, umbri, toscani e sardi. Parlamentari, sindaci, amministratori, esperti, esponenti dei Ministeri e degli enti interessati, rappresentanti dei media.
Dalle numerose relazioni presentate al convegno da parlamentari, amministratori, comitati ed illustri esponenti del mondo scientifico, sono emersi alcuni punti importanti e precise richieste al Governo.
Il piano governativo di espansione e sviluppo della geotermia, varato nel 2010 dal governo Berlusconi, presenta una serie di problematiche gravi che non sono state sufficientemente considerate dalle istituzioni governative. Ma che nel contempo, visto il moltiplicarsi di richieste di nuovi impianti e di permessi di ricerca, stanno suscitando serissime preoccupazioni nelle popolazioni e da parte di qualificati ambienti scientifici.
Il principale problema da affrontare è quello dell’esistenza di un dogma culturale, dovuto a scarsa conoscenza del problema sia nell’opinione pubblica che negli ambienti della pubblica amministrazione: il Dogma della Infallibilità della Geotermia. Secondo il quale la geotermia è sempre di per sé Pulita, Rinnovabile, Sostenibile.
Un dogma alimentato dal circuito degli imprenditori geotermici attratti dagli enormi incentivi statali, e fideisticamente accettato da molti ambienti governativi senza discussioni o veri approfondimenti.
La realtà della ricerca scientifica mondiale e delle esperienze sul campo mostra invece con tutta evidenza che questo dogma è inaccettabile, e che non può guidare l’azione del Governo, in quanto la geotermia non è affatto sempre pulita, rinnovabile e sostenibile. Ma lo è solo a determinate condizioni, che dipendono dalla tecnologia impiegata e dalle specificità del territorio nel quale la si vuole usare. Ogni caso va esaminato a parte, con appropriata attenzione e grandissime cautele.
Alcune vecchie tecnologie, come quella FLASH, ad alta entalpia, con emissioni a cielo aperto, usata sul Monte Amiata, ha dato abbondanti prove di essere del tutto nefasta per i cittadini di quelle zone e per l’ambiente. Inducendo sensibili aumenti nei livelli di malattia e di mortalità, e trasformando un paradiso naturale in un incubo con livelli di inquinamento pari ai peggiori d’Italia.
Mentre le nuove tecnologie a ciclo chiuso, binarie a media entalpia, pur evitando l’emissione di veleni nell’aria, presentano numerose criticità:
·    bassissimo rendimento, a fronte di enormi incentivi governativi,
·    presentano seri rischi nelle zone ad alta sismicità,
·    possono creare fenomeni di subsidenza,
·    mettono a rischio i bacini idropotabili,
·    presentano forti impatti sul territorio, sulle economie locali, sul paesaggio di zone di pregio e spesso a vocazione turistica e agricola
·    impiegano pochissimo personale, ed in determinate zone la loro presenza mette a rischio attività produttive locali che impiegano molti più addetti.
Studi scientifici importanti cominciano ad evidenziare questi problemi, dei quali occorre tenere conto. Anche perché le popolazioni locali sono sempre più informate di queste criticità. E sempre più preoccupate.
La valutazione di questa serie di problemi non può essere lasciata ai centri di ricerca ed ai tecnici che lavorano per le società che fanno impianti geotermici. Troppo forti sono le attese e gli appetiti generati da incentivi governativi altissimi.
Occorre che lo Stato riprenda in modo sostanziale e non solo formalistico la propria funzione di salvaguardia di tutti gli interessi in gioco, primo fra i quali quello delle popolazioni coinvolte.
Non si può portare avanti un piano di espansione della geotermia che appare procedere in modo frettoloso, improvvisato e per giunta a dispetto delle popolazioni locali.  Dove la geotermia è praticabile e sostenibile, occorre fornire ai cittadini proposte valide, mostrare con sincerità ed onestà i problemi e convincerle dei vantaggi di queste tecnologie. Per averne il consenso. Non ci si può basare solo sul consenso di strutture politiche spesso troppo sensibili al lavoro lobbistico delle imprese.
Molte le pressioni per procedere di corsa con questo piano, ma è di tutta evidenza che non c’è alcuna fretta, per i seguenti motivi:
·    il Paese ha già ampiamente raggiunto gli obiettivi previsti di produzione di energie rinnovabili;
·    le capacità di produzione elettrica italiane sono elevatissime, con grandi impianti costretti a rimanere spenti per mancanza di domanda;
·    gli impianti FLASH con emissioni in aria ogni giorno avvelenano l’ambiente e i cittadini, mentre quelli proposti a ciclo binario presentano criticità pesanti ed hanno rendimenti bassi, a fronte di elevatissimi incentivi pagati in bolletta dai cittadini e dalle imprese.
Questi incentivi e questa fretta appaiono nella situazione attuale del tutto inappropriati e forzosi. A meno che la fretta e gli incentivi non servano esclusivamente a favorire circuiti industriali dotati di forti connessioni politiche, come dimostrano i continui e pesanti interventi di modifica legislativa favorevoli agli imprenditori geotermici. Interventi spesso in palese contrasto con i regolamenti parlamentari, con la Costituzione e con le normative europee.
Questo noi cittadini e le istituzioni del nostro Paese non lo possono accettare.
Per tutti questi motivi dal convegno e dalla giornata di mobilitazione emerge una richiesta al governo:
una Moratoria con sospensione del Piano Geotermico e dei relativi incentivi che consenta di:
·    ripensare l’economicità del piano di sviluppo geotermico;
·    valutare in modo più approfondito e sistematico le criticità e gli impatti delle varie tecnologie; ed adeguare la normativa in modo conseguente;
·    mappare il territorio nazionale decidendo le zone di esclusione, dove gli impianti geotermici presentano rischi eccessivi o comunque si presentano come fortemente impattanti e non sostenibili.
La richiesta viene rivolta ad un Governo che ha tutto l’interesse ad evitare spese inutili, affrettate, dannose e che pesano direttamente sui bilanci di cittadini e imprese già duramente provati dalla crisi.

GUARDA I VIDEO:       PRIMA PARTE  –  SECONDA PARTE

TERZA PARTEQUARTA PARTE

RETE NAZIONALE NO GEOTERMIA ELETTRICA

Bagnore 4, chi vince e chi perde, ma l’autorizzazione è annullata

000BAGNORE4_CARTELLI chiudereI sindaci fermino immediatamente il cantiere e si comportino come per Montenero!

SOS Geotermia augura all’Assessore Bramerini, alla Giunta toscana e ai Sindaci dell’Amiata tante “vittorie” come quella relativa alla sentenza del TAR, che  ha  ordinato la chiusura del Cantiere di Bagnore 4, perchè per noi significherebbe che tanti impianti pericolosi per la salute verranno chiusi. I lavori su Bagnore 4 sono stati autorizzati con una procedura che la sentenza dichiara illegittima, messa in atto da Enel con il consenso interessato degli  amministratori  locali, che avrebbero dovuto verificare la legittimità dell’operato. Questa è la sentenza: i tentativi dei sindaci di cambiarne il significato, escludendo la VIA, è una menzogna che merita una risposta.
La lettura attenta della Sentenza dimostra che il Giudice ha fatto una scelta, che noi non condividiamo ed entreremo successivamente nel merito alle singole questioni, ma che ha la sua logica, in quanto il TAR si esprime solitamente sugli aspetti procedurali e non è quindi entrato nel merito dei contenuti della VIA da noi contestati, ha lasciato larghissima discrezionalità alle scelte  politiche, ma è stato attento, appunto, sulla procedura e sulle prescrizioni rilasciate congiuntamente alla VIA. Purtroppo in Toscana è ormai prassi consolidata, come è avvenuto per tanti altri impianti che i tecnici, non volendo contraddire le scelte già compiute a priori dai politici, approvano la realizzazione di impianti altamente pericolosi per la salute pubblica, ma, volendosi sollevare da ogni responsabilità, impartiscono ‘a futura memoria’ prescrizioni sul merito, essendo il progetto non autorizzabile. Tali prescrizioni sono ben 53 (formalmente 38, ma diverse articolate in punti distinti) e sono state date perché il progetto non rispettava i requisiti di legge. La Sentenza afferma nel punto 16.3, quello accolto, che “le ricorrenti (noi) lamentano che alcune delle prescrizioni imposte dalla pronuncia di VIA sono state disapplicate al fine di consentire il rilascio ad Enel dell’autorizzazione…”. Questo significa aggirare la legalità e lo dimostra il fatto che nessun Sindaco sa spiegare ai suoi amministrati per quale causa in Amiata negli uomini si registra il +13% di mortalità e nei Comuni di Arcidosso, Piancastagnaio e Abbadia S. Salvatore si raggiunge il + 30% per le mortalità per tumori negli uomini.. Di questo dovrebbero vergognarsi.
Gli abitanti di Montenero che, vedendo minacciato il loro territorio, hanno da subito chiarito che nessuno può prendere decisioni che condizionino il futuro della loro comunità, hanno fatto cambiare opinione ai sindaci. Se a Montenero si sono sviluppate le coltivazioni dell’ulivo e della vite, anche in Amiata si trovano produzioni di eccellenza nel settore agroalimentare, oltre alla castanicoltura e al turismo che per giunta rappresenta un’importante risorsa economica per moltissime famiglie.
In democrazia non vi possono essere figli e figliastri ed i cittadini dell’Amiata, devono riflettere bene sulla reazione messa in atto dagli abitanti di Montenero: quando qualcuno è arrivato per mettere le mani sul loro territorio gli hanno fatto subito capire che quella è la loro casa e prima di entrare bisogna chiedere il permesso. SOS Geotermia lavorerà nei prossimi mesi per far registrare agli amministratori locali altre “vittorie “come quest’ultima.

Il Tirreno del 24 gennaio 2014
IL TAR LO DICE: SI È AGGIRATA LA LEGALITÀ
I COMITATI dopo la sentenza
…segue ns. comunicato

Contropiano.org del 23 gennaio 2014
Bagnore 4, chi vince e chi perde, ma l’autorizzazione è annullata
…segue ns. comunicato

Il Cittadino online del 23 gennaio 2014
“I sindaci fermino immediatamente il cantiere di Bagnore 4”
Sos Geotermia; “L’autorizzazione è annullata”
…segue ns. comunicato

Il Giunco.net del 23 gennaio 2014
Bagnore 4, Sos Geotermia: Per il Tar illegittima la procedura di Via
…segue ns. comunicato

Il Pane e le Rose del 23 gennaio 2014
Bagnore 4, chi vince e chi perde, ma l’autorizzazione è annullata
…segue ns. comunicato

Maremma News del 23 gennaio 2013
Bagnore 4, chi vince e chi perde, ma l’autorizzazione è annullata
SOS Geotermia – Coordinamento dei Movimenti per l’Amiata: “I sindaci fermino immediatamente il cantiere e si comportino come per Montenero”!
…segue ns. comunicato

Il TAR ferma Bagnore 4. Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi!

diavolo bagnore4Accolte le nostre ragioni, ora le amministrazioni facciano il loro dovere.
Il TAR Toscana annulla l’AIA, l’autorizzazione per i lavori della centrale geotermica Bagnore 4, perchè le  prescrizioni contenute nella VIA non sono state soddisfatte.
Esulta Sos geotermia, che, affiancata dal Forum Ambientalista di Grosseto, dal WWF e da Italia Nostra, vede riconosciuta la denuncia che la concessione della VIA da parte della Regione Toscana era stata forzatamente rilasciata e per fare ciò era stata infarcita di oltre 30 prescrizioni di difficile attuazione e che da sole, mettevano in evidenza come il progetto non fosse autorizzabile.
Tutto sarebbe passato sotto silenzio se Sos geotermia non avesse, da subito, denunciato lo scempio di un’altra centrale da 40 MW, con la complicità della Regione ed il colpevole silenzio dei sindaci, ma il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi e la traballante autorizzazione è crollata.
E dire che ancor prima che si iniziasse l’iter avevamo chiesto alle amministrazioni una moratoria per poter discutere nel merito di tutta la questione, ma non abbiamo mai trovato amministratori disponibili a difendere il territorio.
Oggi, alla luce anche delle prese di posizione contrarie alla centrale GESTO di Montenero, è il momento di rimettere in discussione, una volta per tutte, il modello di sviluppo che si vuole per tutto l’Amiata e la Maremma: è così stridente e lampante la contraddizione che vede gli amministratori contrari alla centrale di 5 MW a ciclo binario di Montenero e favorevoli al raddoppio fino ad oltre 120 MW a rilascio libero delle centrali Enel.
Oltre al fermo di Bagnore 4 conseguente al pronunciamento del TAR (sentenza n.107/2014), gli amministratori facciano propria la richiesta di ‘moratoria immediata’ di ogni attività. Oggi non hanno più scuse, conoscono gli effetti dell’attività geotermica sulla salute e sull’ambiente, non potranno mai più dire ‘non sapevamo’, nè nascondere le loro responsabilità dietro prescrizioni regionali ‘a futura memoria’ che poi nessun ente pubblico verifica.

La Nazione del 22 gennaio 2014
Bagnore 4, il Tar blocca la costruzione. Ma ritiene infondati i timori dei comitati
Vittoria a metà per le associazioni. Il legale: «I lavori devono fermarsi subito»
di MATTEO ALFIERI
DA UNA PARTE gli ambientalisti che esultano. Dall’altra Enel Green Power che storce la bocca per un vizio di forma che ha fermato, di fatto, la costruzione della centrale geotermoelettrica di Bagnore 4 che si trova nel comune di Santa Fiora, il nuovo colosso geotermico sull’Amiata al centro di un’aspra battaglia ormai da anni. E’ stata la seconda sezione del tribunale amministrativo della Toscana a bloccare i lavori (quando la sentenza 107/2014 sarà esecutiva) per la costruzione perché ha ritenuto illegittima l’acquisizione delle integrazioni e la relativa verifica a una delle prescrizioni (la numero 17, quella che si riferisce alle emissioni inquinanti nell’aria) prima dell’inizio dei lavori, anziché prima del rilascio dell’autorizzazione, nonostante che la verifica stessa sia stata pare effettuata e certificata nel febbraio 2013. Una vittoria comunque parziale da parte di Wwf, Italia Nostra e Forum Ambientalista. Il Tar ha infatti dichiarato di fatto «infondati» i timori dei comitati per la centrale di Bagnore 4, confermando la validità della Valutazione di impatto ambientale (Via) effettuata dalla Regione. «In definitiva secondo la Regione la sentenza chiarisce i timori sollevati dai comitati respingendo tutte le loro eccezioni e conferma l’operato della Regione in materia di geotermia, confermandone la valutazione di impatto ambientale». «ABBIAMO VINTO, c’è poco da girarci intorno chiarisce l’avvocato degli ambientalisti, Franco Zuccaro . Il Tar ha annullato di fatto la costruzione e la regione Toscana, come si legge nella sentenza, dovrà dare esecuzione della stessa il prima possibile. Il che significa che i lavori, visto che sono iniziati, devono immediatamente fermarsi». Zuccaro non canta vittoria, comunque. «PURTROPPO il ricorso contro la Valutazione di impatto Ambientale ci è stato respinto dice che era quello che alla fine ci interessava di più. Noi sosteniamo da sempre, anche con studi appropriati che però non sono stati ritenuti sufficienti, l’interferenza tra il serbatoio idrico dell’Amiata, il più grande dell’Italia centrale, e la coltivazione geotermica che verrà fatta quando la centrale geotermoelettrica sarà messa in funzione. E soprattutto avevamo anche asserito che le emissioni di ammoniaca nell’atmosfera sono nocive per gli abitanti di quel territorio». Il Tar ha evidenziato la correttezza della Regione su questi due assunti. «Comunque la nostra guerra prosegue conclude Zuccaro . Intanto abbiamo vinto questa battaglia, poi vedremo».

Il Tirreno del 22 gennaio 2014
GEOTERMIA. SCONTRO IN TRIBUNALE
Il Tar blocca la centrale Bagnore 4
Un vizio di forma annulla l’autorizzazione regionale alla costruzione del megaimpianto di Santa Fiora
di Francesca Ferri
FIRENZE Ricorso respinto ma motivi aggiunti in parte accolti. Risultato: il Tribunale amministrativo della Toscana blocca la centrale geotermica di Bagnore 4, annullando l’autorizzazione unica rilasciata dalla Regione Toscana ad Enel Green Power per costruire l’impianto. Il ricorso al Tar. La decisione è contenuta nella sentenza con cui il 20 gennaio il giudici fiorentini sono stati chiamati a pronunciarsi a seguito del ricorso presentato nel 2012 dalle associazioni ambientaliste Wwf, Italia Nostra, Forum Ambientalista e altri soggetti privati (tra di essi l’ex assessore provinciale di Rc Sergio Bovicelli e la comunità buddista Dzogchen) che da anni lottano per impedire lo sfruttamento geotermico dell’Amiata sostenendo che, per le particolari condizioni del sottosuolo dell’ex vulcano, andare a pescare il calore della terra, qui, sia inquinante. Un progetto del 2005. Di diverso parere Enel Green Power che da mezzo secolo è presente in Amiata con le sue centrali e che nel marzo del 2013 ha, appunto, avviato la costruzione dell’ultimo impianto, Bagnore 4, tra i comuni di Santa Fiora e Arcidosso, con un megainvestimento di 123 milioni di euro e un progetto che risale al 2005, anno in cui Enel invia alla Regione richiesta di compatibilità ambientale della centrale. Negli anni si è svolto il complicato iter autorizzativo: la valutazione di impatto ambientale, gli studi geostrutturali, le osservazioni degli enti locali, la conferenza dei servizi, il parere dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e, infine, il 10 settembre 2012, è arrivata l’autorizzazione della giunta alla costruzione: la delibera 810. Respinti i 12 punti “oscuri”. Contro questa delibera le associazioni ambientaliste presentano prima un ricorso e poi i cosiddetti motivi aggiunti, depositati il 21 marzo 2013. Gli ambientalisti lamentano dodici carenze nell’istruttoria presentata da Enel: mancherebbe il bilancio idrico; non sarebbe stato approfondito il possibile collegamento tra falda acquifera superficiale (e potabile) e quella geotermica sottostante e il connesso pericolo di inquinamento della prima; lo studio sull’impatto sulla salute dei cittadini sarebbe carente; Enel non avrebbe valutato l’impatto complessivo di tutte le centrali; non avrebbe descritto le condizioni iniziali dell’ambiente per alcuni fattori; non avrebbe fatto una valutazione piena di incidenza; avrebbe rimandato, a dichiarazione di compatibilità ambientale già adottata, gli accertamenti o monitoraggi necessari alla Via, in tutto ben 38, sollevati dalla Regione; non avrebbe rispettato il suo stesso protocollo per monitorare le emissioni di ammoniaza e mercurio; non avrebbe risposto alle osservazioni dei cittadini e delle associazioni; non ha invitato alla concertazione l’Autorità di bacino del Tevere; avrebbe presentato una istruttoria carente. Il Tar respinge uno per uno i dodici punti del ricorso, riconoscendo ora che la correlazione tra le falde è stata affrontata, ora che la valutazione cumulativa è stata fatta e così via. «Ok le 38 prescrizioni». In particolare il Tar riconosce la bontà del metodo con cui la Regione autorizza impianti di questo tipo e, cioè, concedere la Via anche se “qualcosa non va”, rimandando la soluzione di possibili e significativi impatti ambientali alle cosiddette “prescrizioni”. Insomma, la regione in sostanza dice: “ok, ti do l’autorizzazione a costruire l’impianto ma ti devi impegnare a sistemare questo e quell’aspetto». Nel caso della richiesta di autorizzazione a costruire Bagnore 4 la Regione ha inviato a Enel ben 38 prescrizioni che riguardano tutti gli ambiti tematici della Via (aspetti generali, qualità dell’aria, risorsa idrica, clima acustico, campi elettromagnetici, flora, fauna, qualità del paesaggio, cantierizzazione, patrimonio culturale, suolo e sottosuolo, rifiuti e bonifiche). Ma i giudici ritengono che questo modo di autorizzare tali impianti «è del tutto fisiologico». Il vizio di forma. Cosa, dunque, ha convinto il Tar a sospendere l’autorizzazione alla costruzione? Il Tar riconosce che la Regione ha “derubricato” le 38 prescrizioni a «meri prodromi dell’avvio dei lavori e, in taluni casi, dell’avvio dell’esercizio degli impianti». In particolare, le prescrizioni 17, 18 e 19 prevedevano che Enel presentasse un Protocollo di gestione e manutenzione impianti con il calendario degli interventi e le misure da adottare in caso di guasti, e che prevedesse la comunicazione in tempo reale a Regione e Arpat di blocchi delle centrali. Il 19 novembre 2012 ad Arpat non risulta che Enel abbia presentato una proposta. E il 19 dicembre 2012 Arpat ritiene che «il Protocollo per Bagnore 3 e 4 risponda solo in parte a quanto prevede la prescrizione». Intanto, però il 26 novembre 2012 la conferenza dei servizi rilascia l’autorizzazione alla realizzazione e all’esercizio del nuovo impianto di Bagnore 4, dicendo che Enel aveva ottemperato all’autorizzazione. Cosa impossibile, visto che 23 giorni dopo Arpat riconosceva che il Protocollo rispondeva solo in parte alla prescrizione. Ora, se la Via può essere data pur allegandovi delle prescrizioni, bisogna poi che queste prescrizioni siano rispettate. In questo caso, invece, la Regione ha rimandato di nuovo questo “appuntamento”. Per il Tar, infatti, non è sufficiente che l’Arpat abbia poi espresso parere favorevole il 3 febbraio 2013. Troppo tardi. Per questo motivo annulla l’autorizzazione. Non appena la sentenza sarà notificata alla Regione, i lavori per Bagnore 4 dovranno essere sospesi.

LE REAZIONI
Enel e ambientalisti: vincono tutti
L’azienda: bocciato il merito. I ricorrenti: riconosciute le forzature    
FIRENZE. Esulta la Regione, esultano gli ambientalisti. Anche se la sentenza del Tar su Bagnore 4, alla fine, non piace del tutto a nessuno dei due. La Regione, e con essa Enel, sottolinea che il Tar ha sospeso l’autorizzazione solo per un «vizio di forma», respingendo il ricorso nel merito. «Il Tar dichiara infondati i timori dei comitati per la centrale di Bagnore 4 e conferma la validità della Valutazione di impatto ambientale effettuata dalla Regione», spiega Firenze. Diversa la lettura degli ambientalisti. Sos Geotermia vede riconosciuta la sua «denuncia che la concessione della Via da parte della Regione era stata forzatamente rilasciata – spiega l’associazione in un comunicato – e per fare ciò era stata infarcita di oltre 30 prescrizioni di difficile attuazione e che da sole mettevano in evidenza come il progetto non fosse autorizzabile. Tutto sarebbe passato sotto silenzio se Sos Geotermia non avesse, da subito, denunciato lo scempio di un’altra centrale da 40 Mw, con la complicità della Regione e il colpevole silenzio dei sindaci. Ma il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi e la traballante autorizzazione è crollata. E dire che ancor prima che si iniziasse l’iter avevamo chiesto alle amministrazioni una moratoria per discutere nel merito la questione ma non abbiamo mai trovato amministratori disponibili a difendere il territorio». Gli ambientalisti, in realtà, speravano che il Tar disconoscesse il metodo con cui la Regione autorizza tali impianti, cioè dare l’ok ma stabilire delle prescrizioni. Buon senso imporrebbe, dicono, che un’autorizzazione venga data quando ogni requisito di sicurezza e compatibilità ambientale è completamente rispettato. E, invece, il Tar sentenzia che è «del tutto fisiologico che quando in sede di Via di un progetto venga accertata l’esistenza di una possibile incidenza sulle matrici ambientali non eliminabile o mitigabile interamente l’autorità possa rilasciare la Via imponendo al privato adeguate prescrizioni». Tra i punti che lasciano l’amaro in bocca agli ambientalisti c’è, ad esempio, la questione ammoniaca. Gli ambientalisti hanno lamentato al Tar che le emissioni d’ammoniaca in atmosfera di Bagnore 3 e della futura Bagnore 4 sono superiori a quanto prescrive la stessa Regione nella sua autorizzazione (2 chili all’ora). La giunta regionale aveva lasciato passare dicendo che «allo stato attuale non esistono sistemi per abbattere l’ammoniaca in questa misura» e aveva ammesso «che tali valori non devono essere considerati obbligatori». Insomma, contraddicendo se stessa. Eppure anche qui il Tar le dà ragione. «Certamente è una vittoria anche se riguarda solo i motivi aggiunti», spiega l’avvocato degli ambientalisti, Franco Zuccaro. «Ma anche nella parte del ricorso respinta ci sono elementi sui cui potremmo continuare a condurre la battaglia. Sta ai miei clienti decidere se fare ricorso al Consiglio di Stato». (f.f.)

LE CIFRE    
123 milioni di euro: è l’investimento di Enel Green Power per costruire la centrale geotermica di Bagnore 4 nel territorio al confine tra Santa Fiora e Arcidosso
9 anni: è il lasso di tempo passato da quando Enel Green Power ha avviato la richiesta per costruire Bagnore 4 ad oggi. I lavori sono iniziati lo scorso marzo
38 prescrizioni: sono quelle che la Regione allega alla Via e che riguardano tutti gli ambiti autorizzativi
12 i privati cittadini che si sono affiancati alle associazioni ambientaliste Wwf, Italia Nostra e Associazione Forum Ambientalista nel ricorso al Tar. Insieme a questi soggetti si è aggiunta ai ricorrenti anche la comunità buddista Dzogchen di Merigar.

Il Tirreno.it del 21 gennaio 2014
Geotermia: il Tar annulla l’autorizzazione alla costruzione della centrale Bagnore 4
I giudici fiorentini accolgono i motivi aggiunti degli ambientalisti nel ricorso contro la Regione: stop ai lavori per l’impianto Enel Green Power
Il Tar Toscana annulla l’Aia, l’autorizzazione per i lavori della centrale geotermica Bagnore 4, perché le prescrizioni contenute nella Valutazione di impatto ambientale non sono state soddisfatte.
Esulta l’associazione contraria allo sfruttamento geotermico dell’Amiata Sos Geotermia che, affiancata dal Forum Ambientalista di Grosseto, dal Wwf e da Italia Nostra, nonché da una serie di privati cittadini, aveva presentato il ricordo ai giudici del tribunale amministrativo fiorentino. Sos Geotermia da tempo sostiene che «la concessione della Via da parte della Regione Toscana era stata forzatamente rilasciata e per fare ciò era stata infarcita di oltre 30 prescrizioni di difficile attuazione e che da sole, mettevano in evidenza come il progetto non fosse autorizzabile».
«Tutto – prosegue Sos Geotermia – sarebbe passato sotto silenzio se Sos Geotermia non avesse, da subito, denunciato lo scempio di un’altra centrale da 40 Mw, con la complicità della Regione e il colpevole silenzio dei sindaci, ma il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi e la traballante autorizzazione è crollata. E dire che ancor prima che si iniziasse l’iter avevamo chiesto alle amministrazioni una moratoria per poter discutere nel merito di tutta la questione, ma non abbiamo mai trovato amministratori disponibili a difendere il territorio. Oggi, alla luce anche delle prese di posizione contrarie alla centrale Gesto di Montenero, è il momento di rimettere in discussione, una volta per tutte, il modello di sviluppo che si vuole per tutto l’Amiata e la Maremma: è così stridente e lampante la contraddizione che vede gli amministratori contrari alla centrale di 5 Mw a ciclo binario di Montenero e favorevoli al raddoppio fino ad oltre 120 Mw a rilascio libero delle centrali Enel. Oltre al fermo di Bagnore 4 conseguente al pronunciamento del Tar, gli amministratori facciano propria la richiesta di moratoria immediata di ogni attività. Oggi non hanno più scuse, conoscono gli effetti dell’attività geotermica sulla salute e sull’ambiente, non potranno mai più dire “non sapevamo”, né nascondere le loro responsabilità dietro prescrizioni regionali a futura memoria che poi nessun ente pubblico verifica».

GrossetoOggi.net del 21 gennaio 2014
Geotermia, il Tar ferma Bagnore 4: “Progetto non autorizzabile”
Sos Geotermia accoglie con entusiasmo la notizia
…segue ns. comunicato

Il Cittadino online del 21 gennaio 2014
AMIATA: IL TAR FERMA BAGNORE 4
Accolte le ragioni di Sos Geotermia
…segue ns. comunicato

Alètheia online del 21 gennaio 2014
Energia, il Tar Toscana ferma l’impianto geotermico in Maremma
Il Tar della Toscana annulla l’Aia, l’autorizzazione per i lavori della centrale geotermica Bagnore 4, perché le prescrizioni contenute nella Valutazione di impatto ambientale non sono state soddisfatte
…segue ns. comunicato

Geotermia a Montenero? Contro ogni impianto, moratoria subito!

montenero trivella avvoltoio

Sosteniamo i cittadini e i comitati di Montenero contro nuovi impianti. Gli amministratori del PD vedono la pagliuzza GESTO e ignorano la trave ENEL.

Sos geotermia, mentre è favorevole all’utilizzo del calore geotermico per il riscaldamento di abitazioni e altre attività, quali termalismo e serricoltura, è contraria alle centrali con  emissioni in atmosfera e anche a quelle a ciclo binario, almeno fino a quando qualcuno non dimostri, senza dubbi, che le tecnologie a ciclo binario non possono causare alcun tipo di problema, alterando le pressioni, gli equilibri sismici e la qualità delle falde idriche. Da sempre chiede una moratoria generale sia per gli impianti esistenti, sia per i progetti in cantiere e le ipotesi previste dalla Delibera regionale toscana n. 58/2013, che ha dato il via ai nuovi impianti sperimentali, centrali a biomasse con incenerimento e nuove tecnologie di produzione geotermica, incentivandole.
Dobbiamo purtroppo constatare che gli amministratori: Regione, Sindaci, con l’assenso di Presidenti di Comunità Montane e delle Province a spalancare le porte  all’ulteriore incremento delle attività geotermiche in questi territori, dimostrandosi sordi alla  richiesta di applicare il Principio di precauzione quando, come in Amiata, esistono esistono problematiche molto gravi che riguardano la situazione sanitaria, il suo acquifero, la qualità dell’aria e il rischio sismico. Si sono completamente dimenticati di quando dichiaravano alla stampa che la geotermia era incompatibile con le risorse naturalistiche e con l’economia di questi territori e parlavano di dismissione anche delle centrali esistenti. Erano gli anni 2000 dei Progetti LIFE Natura, finanziati dall’Unione Europea per la salvaguardia delle biodiversità, delle specie protette. Oggi hanno acconsentito alla costruzione della più grande centrale dell’Amiata, Bagnore 4 (40 MW) proprio all’interno di un Sito di Interesse Comunitario. Loro oggi sostengono che il volano dello sviluppo economico sarebbe la geotermia, pur sapendo che nelle aree geotermiche tradizionali di Lardarello c’è stato un declino, per il forte impatto economico, che ha danneggiato tutte le altre attività e svalutato pesantemente il patrimonio immobiliare di quei territori.
Per questo oggi sorprende sentire che si schierano contro le centrali geotermiche, perchè danneggiano l’agricoltura, il turismo e la produzione di qualità del territorio.
Ora è bene chiarire che gli impianti come quello progettato a Montenero possono arrivare fino a 5 MW di potenza massima e sono a ciclo chiuso o binario (cioè con reiniezione dei fluidi); mentre le centrali esistenti dell’Enel e quelle in costruzione (Bagnore 4 e Riassetto Piancastagnaio) arriveranno complessivamente a oltre 120 MW di potenza e sono di tipo ‘flash’, cioè a rilascio dei fluidi in atmosfera!
Ma gli amministratori e la Regione, rappresentata dall’ Assessore all’Ambiente Bramerini di Arcidosso, non possono in democrazia discriminare i cittadini in figli e figliastri, ma dovrebbero amministrare con imparzialità e giustizia nei confronti di tutte le popolazioni, quindi non possono permettersi di abbracciare oggi la causa della geotermia contro gli impianti sperimentali a Montenero e, contemporaneamente, essere i responsabili primi dello scempio delle centrali Enel. Le questioni sono due: o dicono bugie per tenersi buoni cittadini e imprenditori locali, oppure sono sinceri e si sono accorti che hanno sbagliato, sostenendo la geotermia Enel..
Sosteniamo quindi, pienamente convinti, anche la battaglia contro l’ipotesi geotermica a Montenero, auspicando che cittadini e imprenditori sappiano vedere che anche la geotermia, quella che oltre la collina emette in atmosfera inquinanti, con caratteristiche tossicologiche  rilevanti e nanoparticelle, sarà determinante per il futuro del loro territorio.

Il Giunco.net del 20 gennaio 2014
“Sos Geotermia” contro la centrale di Montenero: ma non si fanno figli e figliastri
CASTEL DEL PIANO – Contro un nuovo impianto Geotermico a Montenero, nel comune di castel del Piano, scende in campo “Sos geotermia” che afferma di essere «favorevole all’utilizzo del calore geotermico per il riscaldamento di abitazioni e altre attività, quali termalismo e serricoltura, e contraria alle centrali con emissioni in atmosfera e anche a quelle a ciclo binario. Da sempre Sos geotermia chiede «una moratoria generale sia per gli impianti esistenti, sia per i progetti in cantiere».
«Dobbiamo purtroppo constatare che sono stati proprio gli amministratori: Regione, sindaci, con l’assenso di presidenti di Comunità Montane e delle Province a spalancare le porte all’ulteriore incremento delle attività geotermiche in questi territori – prosegue Sos geotermia -, dimostrandosi sordi alla richiesta di applicare il Principio di precauzione quando, come in Amiata, esistono problematiche molto gravi che riguardano la situazione sanitaria, il suo acquifero, la qualità dell’aria e il rischio sismico. Si sono completamente dimenticati di quando dichiaravano alla stampa che la geotermia era incompatibile con le risorse naturalistiche e con l’economia di questi territori e parlavano di dismissione anche delle centrali esistenti. Erano gli anni 2000 dei Progetti LIFE Natura, finanziati dall’Unione Europea per la salvaguardia delle biodiversità, delle specie protette. Oggi hanno acconsentito alla costruzione della più grande centrale dell’Amiata, Bagnore 4 (40 MW) proprio all’interno di un Sito di Interesse Comunitario».
«Per questo oggi sorprende sentire che si schierano contro le centrali geotermiche, perchè danneggiano l’agricoltura, il turismo e la produzione di qualità del territorio – si legge ancora -. Ora è bene chiarire che gli impianti come quello progettato a Montenero possono arrivare fino a 5 MW di potenza massima e sono a ciclo chiuso o binario (cioè con reiniezione dei fluidi); mentre le centrali esistenti dell’Enel e quelle in costruzione (Bagnore 4 e Riassetto Piancastagnaio) arriveranno complessivamente a oltre 120 MW di potenza e sono di tipo ‘flash’, cioè a rilascio dei fluidi in atmosfera! Ma gli amministratori e la Regione, rappresentata dall’assessore all’Ambiente Bramerini di Arcidosso, non possono in democrazia discriminare i cittadini in figli e figliastri, ma dovrebbero amministrare con imparzialità e giustizia nei confronti di tutte le popolazioni, quindi non possono permettersi di abbracciare oggi la causa della geotermia contro gli impianti sperimentali a Montenero e, contemporaneamente, essere i responsabili primi dello scempio delle centrali Enel. Le questioni sono due: o dicono bugie per tenersi buoni cittadini e imprenditori locali, oppure sono sinceri e si sono accorti che hanno sbagliato, sostenendo la geotermia Enel».
«Appoggiamo quindi, pienamente convinti, anche la battaglia contro l’ipotesi geotermica a Montenero – conclude Sos Geotermia -, auspicando che cittadini e imprenditori sappiano vedere sopratutto che la geotermia, già autorizzata in Amiata, emette in atmosfera tonnellate di inquinanti, con caratteristiche tossicologiche rilevanti e nanoparticelle, compromettendo il futuro del loro territorio».

La Nazione del 19 gennaio 2014
AMIATA SOS GEOTERMIA ATTACCA GLI AMMINISTRATORI CHE SOSTENEVANO ENEL
La geotermia arriva in Parlamento
La deputata grossetana Nicchi (Sel) presenta un’interrogazone
di Matteo Alfieri
VALDORCIA maremmana, la questione delle perforazioni a Montenero arriva in Parlamento (nella foto l’affollata riunione). A sollevare il caso alla Camera è la deputata grossetana Marisa Nicchi (Sinistra Ecologia e Libertà), che nelle prossime ore, già domani mattina alla riapertura dei lavori, depositerà un’interrogazione parlamentare al ministero dello Sviluppo economico e al ministero dell’Ambiente per far luce su quanto sta accadendo nel territorio della Valdorcia, dove la multinazionale portoghese Gesto ha ricevuto dal Governo l’autorizzazione ad eseguire perforazioni su un’area di 35 chilometri quadrati alla ricerca di calore geotermico. «CI DICONO che gli interventi sono di carattere, ma cosa succederà al termine delle ispezioni se queste avranno esito positivo?» chiede l’Onorevole Nicchi nell’interrogazione. «E su quali criteri son state autorizzate queste ricerche?». «E’ evidente a questo punto prosegue Nicchi che ci sono progetti strutturati e definiti, è evidente che Gesto ha in cantiere progetti di impianti geotermici sul nostro territorio». L’onorevole Nicchi non si dice contraria a priori agli impianti geotermici, ma «prima di qualsiasi intervento serve una riflessione che coinvolga gli enti locali» perché «lo sviluppo della geotermia potrebbe mettere a repentaglio l’inestimabile valore paesaggistico, ambientale ed enogastronomico di questo territorio». Sulla questione interviene anche il vicepresidente della Provincia di Grosseto Marco Sabatini (Sel): «Le energie rinnovabili vanno pianificate. I cittadini non devono subire queste risorse e non devono avvertirle come un elemento intrusivo imposto dalle multinazionali. I cittadini devono avere il diritto di scegliere l’evoluzione del proprio territorio, invece avviene che la pianificazione sia completamente sottratta alle amministrazioni locali». CHIEDE una moratoria e si schiera contro la costruzione di qualsiasi impianto anche «Sos Geotermia» che dà la sua versione dei fatti: «Sosteniamo i cittadini e i comitati di Montenero contro nuovi impianti. Gli amministratori del Pd vedono la pagliuzza Gesto Italia e ignorano la trave Enel attaccano . Sos geotermia, mentre è favorevole all’utilizzo del calore geotermico per il riscaldamento di abitazioni e altre attività, quali termalismo e serricoltura, è contraria alle centrali con emissioni in atmosfera e anche a quelle a ciclo binario». Gli ambientalisti spiegano meglio: «Dobbiamo purtroppo constatare che sono stati proprio gli amministratori con l’assenso di presidenti di comunità Montane e delle Province a spalancare le porte all’ulteriore incremento delle attività geotermiche in questi territori dicono , dimostrandosi sordi alla richiesta di applicare il principio di precauzione quando, come in Amiata, esistono problematiche molto gravi che riguardano la situazione sanitaria, il suo acquifero, la qualità dell’aria e il rischio sismico». E CONTINUANO: «Per questo oggi sorprende sentire che gli stessi si schierano contro le centrali geotermiche. Gli impianti come quello progettato a Montenero arrivano a 5 megawatt e sono a ciclo chiuso o binario (cioè con reiniezione dei fluidi), le centrali dell’Enel arriveranno complessivamente a oltre 120 megawatt di potenza e sono di tipo flash, cioè a rilascio dei fluidi in atmosfera. I casi allora sono sono due: o gli amministartori dicono bugie per tenersi buoni cittadini e imprenditori locali, oppure sono sinceri e si sono accorti che hanno sbagliato sostenendo la geotermia Enel».

Il Tirreno del 19 gennaio 2014
Sindaci uniti contro la “nuova” geotermia
Accordo fra i Comuni dopo il caso Montenero. Ma Sos insorge: «Perché a Bagnore invece va bene?»

CASTEL DEL PIANO – Il caso della centrale geotermica progettata dalla società Gesto in Val d’Orcia continua a tenere banco. Il sindaco di Castel del Piano Claudio Franci, ha incontrato venerdì il sindaco di Montalcino per discutere la questione. E con il collega ha deciso di predisporre un documento comune che dica un deciso no alla costruzione di centrali e sia sottoscritto da tutti i sindaci sia dell’Amiata che delle sue propaggini. Delle zone, insomma, toccate dai progetti di ricerca geotermica. «In questo documento si dirà un altro no forte e chiaro, come quello che già in passato dicemmo alla Regione Toscana _ spiega Franci _ per chiarire che i comuni i cui territori sono stati individuati per sondaggi e ricerche, non sono disponibili a vedere sul loro terreno impianti geotermici. Un’operazione, questa, che chiama a raccolta i primi cittadini di Castel del Piano, Montalcino, Cinigiano, Seggiano, Castiglione d’Orcia, Civitella Paganico, San Giovanni d’Asso, Campagnatico, Santa Fiora, Arcidosso, tutti consapevoli che i permessi per la ricerca sono di ragione ministeriale, ma altrettanto fermi nel dire no a ricerche invasive e alla installazione sui propri territori di impianti geotermici». Intanto il Comitato per la salvaguardia della Val d’Orcia Inferiore ha sollecitato una ferma presa di posizione contraria agli impianti geotermici in loco, da parte del consorzio Montecucco doc, dopo la dichiarazione esplicita di contrarietà di quello del Brunello. «I nostri territori _ continua il sindaco Franci _ sono a spiccata vocazione agricola, un’agricoltura di altissima qualità; ed è impensabile aggredire l’ambiente con l’impiantistica geotermica. Altri sono i nostri progetti. Infatti _ ribadisce _ abbiamo preso in serio esame, col sindaco di Montalcino, l’ipotesi di inserire anche “l’altra riva dell’Orcia”, dentro il Parco artistico-culturale della Val d’Orcia, dal 2004 patrimonio dell’umanità. Questo è quello che ci interessa davvero», conclude Franci». Una posizione ferma, che però invece di placare le ire di chi alla geotermia sull’Amiata si oppone senza se e senza ma, se possibile le accresce. Sulla base di una domanda: perché tanta fermezza in questo caso, mentre per le centrali Enel a Santa Fiora le istituzioni locali tacciono, anzi acconsentono? Se lo chiede Sos Geotermia, che ribadisce: «Contro ogni impianto, moratoria subito». Il Comitato precisa: «Sosteniamo i cittadini e i comitati di Montenero… ma gli amministratori del Pd vedono la pagliuzza Gesto e ignorano la trave Enel». Sono stati proprio gli amministratori _ scrive Sos Geotermia _ «a spalancare le porte all’ulteriore incremento delle attività geotermiche in questi territori, sordi alla richiesta di applicare il principio di precauzione quando, come in Amiata, esistono problematiche molto gravi che riguardano situazione sanitaria, acquifero, qualità dell’aria e rischio sismico. Oggi hanno acconsentito alla costruzione della più grande centrale dell’Amiata, Bagnore 4 (40 Mw) all’interno di un Sito di Interesse Comunitario. Per questo sorprende sentire che si schierano contro le centrali geotermiche perché danneggiano l’agricoltura, il turismo e la produzione di qualità del territorio». Sos Geotermia evidenzia poi come l’impianto progettato a Montenero sia assai più piccolo e meno impattante di quelli esistenti o in costruzione a Bagnore e a Piancastagnaio. «Gli amministratori e la Regione non possono discriminare i cittadini in figli e figliastri. Non possono permettersi di abbracciare oggi la causa della geotermia contro gli impianti sperimentali a Montenero e, contemporaneamente, essere i responsabili primi dello scempio delle centrali Enel». (f.b.)

Corriere di Maremma del 19 gennaio 2014
Il comitato incalza gli amministratori:”Colpevoli e bugiardi, dimenticano l’interesse dei cittadini”
Sos Geotermia va all’attacco: “Moratoria subito contro ogni impianto”
…segue ns. comunicato

QuiGrosseto del 18 gennaio 2014
Geotermia a Montenero? Contro ogni impianto, moratoria subito!
Sosteniamo i cittadini e i comitati di Montenero contro nuovi impianti. Gli amministratori del PD vedono la pagliuzza GESTO e ignorano la trave ENEL
…segue ns. comunicato

Il Cittadino online del 18 gennaio 2014
“Geotermia a Montenero? Contro ogni impianto, moratoria subito!”
E’ l’appello di SOS Geotermia dopo l’incontro pubblico
AMIATA. Da SOS Geotermia riceviamo e pubblichiamo.
…segue ns. comunicato

GoNews.it del 18 gennaio 2014
Comitato SOS Geotermia: “Sosteniamo anche la battaglia contro l’ipotesi geotermica a Montenero”
…segue ns. comunicato

Grosseto Notizie.com del 18 gennaio 2014
Sos Geotermia ribadisce il no ad un impianto a Montenero: “Subito una moratoria”
Abbiamo ricevuto e pubblichiamo integralmente un comunicato di Sos Geotermia in merito alla realizzazione di impianti geotermici a Montenero e a Montalcino
…segue ns. comunicato

Interrogazione parlamentare sulla geotermia in Amiata presentata il 27 dicembre scorso

montecitorio trivellaStamattina a Grosseto si è svolta una conferenza stampa di Sos geotermia per presentare l’interrogazione parlamentare presentata il 27 dicembre 2013 dagli On.Zaccagnini (primo firmatario), Serena Pellegrino e Alberto Zolezzi; ai giornalisti e cittadini convenuti è stata illustrata l’interrogazione e fornita la documentazione. Erano anche presenti i portavoce provinciali del M5S Giacomo Gori e Matteo della Negra.

Tre deputati al Parlamento italiano hanno presentato alla Camera una interpellanza sulle dannose conseguenze della geotermia in Amiata: Adriano Zaccagnini, del Gruppo misto, primo firmatario, Serena Pellegrino di Sinistra Ecologia e Libertà ed Alberto Zolezzi del Movimento 5 Stelle. Quattro i Ministri destinatari delle  informazioni presentate al Governo al quale si chiede di rispondere: quello della Salute in primo luogo, poi quelli dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente e degli Affari europei.
I temi sono quelli che SOS Geotermia da tempo ha sollevato in più occasioni, ma i fatti denunciati dai tre deputati, con la relativa documentazione presentata al vaglio della Commissione Ispettiva della Camera sulle interrogazioni, testimoniano ipotesi di illegittimità e illegalità allarmanti. In sintesi per gli interroganti la Geotermia in Amiata non è né rinnovabile, né sostenibile e tanto meno pulita ed è quindi sospetto come l’Enel abbia potuto ottenere consistenti finanziamenti pubblici, a carico dei contribuenti, e come quegli impianti, tecnologicamente superati, abbiano potuto essere autorizzati ed essere considerati capaci di produrre una energia rinnovabile e sostenibile, al punto da essere incentivata e ben accolta dagli amministratori pubblici.
In realtà le quantità di inquinanti emesse in atmosfera in Amiata documentano una attività che concorre sicuramente all’eccesso del +13% di mortalità, statisticamente significativo, rilevato nei paesi geotermici dell’Amiata. Sono inoltre emissioni clima alteranti ben oltre le centrali elettriche alimentate ad olio combustibile e sottraggono una buona parte delle riserve idriche, peggiorandone la qualità, fino all’esaurimento. Il tutto in zona sismica e all’interno di arre protetta dalla Comunità europea.
Chi per arroganza od opportunismo o peggio vuole continuare ad ignorare la specificità idro/geochimica dell’Amiata, dovrà assumersi la responsabilità politica e giuridica delle scelte fatte.
Sette le domande finali dell’interrogazione a cui il Governo dovrà rispondere.

Questi i quesiti:
1.
se, considerato che l’acqua è un bene comune di gran lunga più importante degli utili di una società energetica e tenuto conto della grave crisi idrica determinata anche dagli impianti geotermici che comportano forti aumenti dei consumi, ad avviso degli interpellanti nella specifica circostanza del Monte Amiata si sarebbe dovuto applicare il principio di precauzione;

2.
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti narrati e quali azioni intendano intraprendere;
se i Ministri, visto l’eccesso di malattie registrate nei comuni geotermici con concentrazioni crescenti degli inquinanti di cui in premessa, non reputino ci sia un nesso con le suddette emissioni geotermiche, che si ripetono da diversi decenni in Amiata;

3.
se non reputino che il bilancio idrico avrebbe dovuto essere definito, come richiesto anche dalle autorità di bacino, comprendendo le acque emesse dalle centrali geotermiche e che le aree di ricarica delle falde idropotabili debbano essere individuate, perimetrate e tutelate;
di quali elementi disponga circa la conformità dell’attività geotermica in Amiata con le normative vigenti così come sopra citate;

4.
se viste le norme e le direttive e indicazioni dell’Unione europea sulla riduzione delle emissioni di ammoniaca e metano, non reputino che le centrali geotermiche dovrebbero essere escluse dalle energie rinnovabili, visto che producono più di una centrale alimentata ad olio combustibile e se stante i dati dell’Arpat, si possa sostenere che le centrali geotermoelettriche producano energia pulita e sostenibile tale da ricevere una cospicua somma di incentivi statali;

5.
se tale situazione non comporti rischi elevati per l’incolumità pubblica in caso di eventi sismici che, stante i fatti, si potrebbe verificare con conseguenze disastrose; quindi se non ravvedano un reale rischio per l’incolumità degli abitanti del territorio, considerato che l’Amiata è reputata anche zona sismica, e se non ritengono, per quanto di competenza, di fare proprie le considerazioni del professore Mucciarelli docente di sismologia applicata;

6.
se non ritengano doveroso, per quanto di competenza, colmare le lacune normative, finora troppo generalizzate, in tema di geotermia, facendo proprie le istanze dei movimenti e dei coordinamenti locali che denunciano un grave rischio per la salute e per l’ambiente;

7.
se i Ministri vista la costruzione di Bagnore 4 all’interno di un sito di interesse comunitario e zona di protezione speciale, non ritengano che vada ad inquinare pesantemente un’area protetta, anche in considerazione del fatto che, ad avviso degli interpellanti sia sta agendo in netto contrasto con le scelte compiute in precedenza dalla pubblica amministrazione che ha prima usufruito di finanziamenti pubblici per proteggere e valorizzare le risorse naturali e le biodiversità di un’area ed ora usufruisce delle «compensazioni ambientali» di ENEL per danneggiare quello che invece avrebbe dovuto tutelare.

All’interrogazione è stata allegata anche la documentazione:

1. Arpat di Firenze, “Monitoraggio dell’impatto ambientale della produzione geotermica” dell’11.10.2006

2 Nota del Dip.ARPAT di Siena del 12.5.2011 Prot. n° 32765, All.1.

3 Nota del Dip.Arpat di Siena – Monitoraggio delle arre geotermiche toscane- Anno 2011 tab. 2-10, pag.24.

4Il Rapporto ARS è scaricabile da :

http://www.ars.toscana.it/files/aree_intervento/ambiente/geotermia/studio_geotermia/progetto_geotermia_2010.pdf

(accesso del 17.12.2013) a pag.80 gli eccessi statisticamente significativi nell’area Sud.

5 L’Aggiornamento ARS e la rivista si scarica da:

http://www.epiprev.it/materiali/2012/EP5-2012/EPv36i5suppl1.pdf

(accesso del 17.12.2013)

5La stampa locale, il 28 novembre 2010, riportando la presentazione della Relazione Ars-Cnr, fatta dalla Giunta Regionale, ha così titolato: “Amiata indagine sullo stato di salute dei cittadini – Geotermia, dagli studi non emergono rischi sanitari” (La Nazione); “L’indagine è stata condotta in tutte le aree dove c’è attività termica -La geotermia non uccide- Presentata la ricerca dell’Ars sui rischi per la salute” (Il Tirreno); “Santa Fiora- La vita al tempo della geotermia. Sala del Popolo gremita per ascoltare la relazione sui dati epidemiologici. Cipriani:- Qui l’aria migliore della Toscana-. Ma i comitati contestano”. (Corriere di Maremma).

Vedi:

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=913&tx_ttnews[cat]=52&tx_ttnews[year]=2010&tx_ttnews[month]=11&tx_ttnews[day]=28

(accesso del 17.12.2013)

6 Fabio Voller, Ars, “Le informazioni sugli stili di vita”, Ottobre 2012. Vedi:

http://www.ars.toscana.it/files/eventi/eventi_2012/geotermia_e_salute/2012_10_25_presentazione_stili_vita_voller.pdf

(accesso del 17.12.2013)

7 Si riportano alcune pubblicazioni e censure in merito alla scelta di diluire i risultati ricavati su popolazione diversamente esposte agli inquinanti:

a) S.Parodi, V.Gennaro, M.Ceppi, PL.Cocco Comparison bias and dilution effect in occupational cohort studies. Int J Occup Environ Health 2007; Apr-Jun: 13 (2): 143-52

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17718170

b) Hernberg. ”Negative” results in cohort studies: how to recognize fallacies.SJWEH.1981; 7:121-6

http://www.sjweh.fi/show_abstract.php?abstract_id=2589

c) V.Gennaro, P.Ricci, AG.Levis, P.Crosignani. Epidemiology’s and epidemiologists’ vice and virtues.Vizi e virtù dell’epidemiologia e degli epidemiologi. Epi & Prev 2009; 33 (4-5), supp 2:49-56.http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20124642

d) N.Pearce. Corporate influences on epidemiology. Int J Epidem 2008; 37(1):46-53.

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18245050

e) V.Gennaro, L.Tomatis. Business bias: How epidemiologic studies may underestimate or fail to detect increased risks of cancer and other diseases. Int J Occup Environ Health 2005;11:356–359.

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16350469

8 Regione Toscana – Gruppo di Lavoro per il Bilancio Idrico dell’Acquifero del M. Amiata (AdB Tevere, AdB Fiora, Bacino Regionale Ombrone, Settore Prevenzione del Rischio Idraulico e Idrogeologico, Settore Tutela e Gestione delle Risorse Idriche) Procedura di VIA Progetto di riassetto Area Geotermica Piancastagnaio. Contributo istruttorio sulle integrazioni Enel, relativamente alla tutela della falda strategica del M. Amiata. Verbale riunione del 16.12.2010;

9 A. Calamai, R. Cataldi (Enel, Direzione Studi e Ricerche, Centro di Ricerca Geotermica, Pisa) – P. Squarci (Cnr, Istituto Internazionale per le Ricerche Geotermiche, Pisa),Geology, Geophysics and Hydrogeology of the Monte Amiata Geothermal Fields Maps and Comments, 1970.

Il lavoro di Calamai, insieme a quelli di Burgassi et altri del 1965 e di Cataldi del 1965, viene più volte richiamato nel verbale del Gruppo di Lavoro per il Bilancio Idrico dell’Acquifero del Monte Amiata, redatto in data 16 dicembre 2010, in occasione della procedura di VIA per il Piano di riassetto dell’Area geotermica di Piancastagnaio.

10 Regione Toscana, Settore Tutela del Territorio e della costa . Prot. n° A00-GRT int.11 del 14.11 2007. Oggetto Piano di lavoro finalizzato alla definizione del bilancio idrico dell’acquifero dell’Amiata. Risultati delle indagini eseguite” a firma del geologo Luigi Micheli.

11 Regione Toscana, Relazione del geologo dott. Micheli, Il sondaggio di poggio Trauzzolo,Convegno ad Abbadia S. Salvatore del 5 febbraio 2011.

12 a) O. Conio, R. Porro, L’arsenico nelle acque destinate al consumo umano, ed.F. Angeli,2009. Pag. 86/88;

b) USL 9, Zona 3 – Amiata Grossetana, prot.n. 308 del 24.04.2007, del Dipartimento della Prevenzione, Ufficio Igiene e Sanità Pubblica di Arcidosso, Oggetto: Dati analitici delle acque potabili, relativi al parametro “arsenico” per i Comuni di Castel del piano, Arcidosso, Santa Fiora. Periodo 1999 – 2006;

c) Acquedotto del Fiora – Richiesta di deroga per le acque destinate al consumo umano. Relazione Sintetica e Allegato 2 .2007;

d) ARPAT – Allegato 2 –L’Acquifero del Monte Amiata – Analisi dei dati relativi al monitoraggio nel periodo 2002-2006, con particolare riferimento alla presenza di arsenico.Alessandro Becatti, Dario Giannerini – Febbraio 2007.

13 L.183/89 e successive modifiche e integrazioni, art. 144 del D. Lgs. 152/06.

14 Dati presenti nella Deliberazione di Giunta Regionale Toscana n° 344 del 22.3.2010 “Approvazione dei criteri direttivi per lil contenimento delle emissioni in atmosfera delle centrali geo termoelettriche”.

15 Nota ARPAT-dip. Siena,”Controllo e monitoraggio delle pressioni e dello stato dei territori soggetti allo sfruttamento dei fluidi geotermici” Febbraio 2007.

16Nota dell’ARS alla Regione Toscana del 31.052012, pag.3 e pag.6 in merito allo Valutazione di Impatto Ambientale della centrale geotermoeletrica di Bagnore 4.

17Regione Toscana – Direzione generale della Presidenza, Settore Valutazione di Impatto Ambientale. Conferenza dei Servizi del 4 settembre 2012. Verbale, capoverso in merito all’impatto sanitario.

18M Mucciarelli,Sismicità indotta da attività antropiche e rischio derivante “ Rivista di Ingegneria sismica n°1/2 gennaio/giugno 2013.

19 ENEL, Studio di Impatto Ambientale della centrale geotermoelettrica Bagnore 4.

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Contropiano.org dell’11 gennaio 2014
Interrogazione parlamentare sulla nocività della geotermia a Monte Amiata
…segue ns. comunicato

Il Tirreno dell’11 gennaio 2014
ENERGIA » LUCI E OMBRE
Il caso geotermia amiatina finisce in Parlamento 
I comitati contrari agli impianti sono i promotori di un’interpellanza a 4 ministri sull’incremento degli inquinanti, l’assenza del bilancio idrico e il rischio sismico 
di Enrico Pizzi
GROSSETO. «Sta crollando il mito della geotermia come energia pulita, sicura e rinnovabile». È già una mezza vittoria, per gli esponenti di Sos Geotermia, il fatto che la loro lotta contro l’espansione delle centrali geotermiche sull’Amiata e le loro ragioni, supportate da una copiosa documentazione tutta composta da studi e atti pubblici, siano approdate in Parlamento attraverso una interpellanza “bipartisan” presentata degli onorevoli Adriano Zaccagnini (ex Movimento 5 Stelle, oggi gruppo misto), Serena Pellegrino (Sel) e Alberto Zolezzi (M5S). Una mezza vittoria che Roberto Barocci, portavoce dei comitati riuniti sotto la sigla Sos Geotermia, ha sottolineato ieri in una conferenza stampa convocata a Grosseto, nel corso della quale – documenti alla mano, ha fatto notare che quei documenti hanno già superato il vaglio di una commissione parlamentare che decide dell’ammissibilità o meno di una interpellanza. Insomma, sulla loro attendibilità ci sono pochi dubbi, secondo Barocci. Adesso quei documenti saranno trasmessi a tutti i sindaci interessati. «Perché nessuno – dice Roberto Barocci – possa dire che non sapeva». L’interpellanza pone questioni pesanti, tutte basate su una serie di premesse fondate proprio sulla documentazione fornita da Sos Geotermia. Si chiede, infatti, ai ministri competenti – i ministeri interpellati sono quattro: Sviluppo economico, Ambiente, Salute e Affari europei – innanzitutto se non si sarebbe dovuto applicare il principio di precauzione a tutela della risorsa idrica «un bene comune di gran lunga più importante degli utili di una società energetica – scrivono – e tenuto conto della grave crisi idrica determinata anche dagli impianti geotermici che comportano forti aumenti dei consumi». Si chiede, poi, se «i ministri, visto l’eccesso di malattie registrate nei Comuni geotermici con concentrazioni crescenti degli inquinanti, non reputino ci sia un nesso con le suddette emissioni geotermiche, che si ripetono da diversi decenni in Amiata». Si chiede, inoltre, se non si reputi «che il bilancio idrico avrebbe dovuto essere definito, come richiesto anche dalle autorità di bacino, comprendendo le acque emesse dalle centrali geotermiche e che le aree di ricarica delle falde idropotabili debbano essere individuate, perimetrate e tutelate», se non si ritenga che «viste le norme e le direttive e indicazioni dell’Unione Europea sulla riduzione delle emissioni di ammoniaca e metano, le centrali geotermiche dovrebbero essere escluse dalle energie rinnovabili, visto che producono più di una centrale alimentata ad olio combustibile» e, dunque, anche dalla possibilità di ricevere cospicui incentivi statali. L’attenzione, poi è rivolta anche al rischio sismico che lo sfruttamento della risorsa geotermica comporterebbe. I tre parlamentari chiedono in proposito ai quattro ministri «se non ravvedano un reale rischio per l’incolumità degli abitanti del territorio, considerato che l’Amiata è reputata anche zona sismica». Inoltre chiedono ai ministri «se non ritengano doveroso colmare le lacune normative in tema di geotermia, facendo proprie le istanze dei movimenti e dei coordinamenti locali che denunciano un grave rischio per la salute e per l’ambiente». In merito, infine, allo specifico della centrale di Bagnore 4, che è in fase di realizzazione, nell’interpellanza si fa notare che si trova «all’interno di un sito di interesse comunitario (Sic) e zona di protezione speciale (Zps) “Monte Labbro ed Alta Valle dell’Albegna”», così come gli altri interventi «sono programmati in prossimità del medesimo sito ed alcuni ricadono all’interno o nelle vicinanze del Sic “Alto corso del fiume Fiora” e del Sic “Cono vulcanico del Monte Amiata”». Per gli interpellanti ne discende una contraddizione «con le scelte compiute in precedenza dalla pubblica amministrazione che ha prima usufruito di finanziamenti pubblici per proteggere e valorizzare le risorse naturali e le biodiversità di un’area e ora usufruisce delle compensazioni ambientali di Enel».

La Nazione dell’11 gennaio 2014
AMBIENTE IL GOVERNO INFORMATO DEI PROBLEMI IN MONTAGNA

Interpellanza parlamentare per la geotermia sull’Amiata
Il comitato «Sos» ha raccolto la documentazione
L’ENERGIA geotermica al centro di polemiche. Il comitato Sos Geotermia ha consegnato nel dicembre scorso a tre gruppi parlamentari (Gruppo Misto, M5S e Sel), diciannove documenti, per la maggior parte prodotti da uffici pubblici, responsabili della tutela della salute e dell’ambiente. Sono tutti passati, assieme al testo dell’interrogazione, al vaglio della Commissione ispettiva del Parlamento e adesso sono alla base di un’interpellanza. Lo ha detto Roberto Barocci ieri mattina durante una conferenza stampa organizzata da Sos Geotermia. L’ambientalista da sempre sostiene che la geotermia prodotta da Enel in Amiata non è «né pulita, né rinnovabile. E che bisogna iniziare a rispettare la legalità». La documentazione ha consentito agli onorevoli Adriano Zaccagnini, del Gruppo misto, Serena Pellegrino di Sel, e Alberto Zolezzi di M5S di informare il Governo che «c’è una relazione tra l’aumento di malattie registrato e le concentrazioni di inquinanti. Essendo riconosciuta nei comuni geotermici come vera anche la relazione tra glii inquinanti e le emissioni delle centrali geotermiche sostengono diciamo che l’eccesso di malattie è anche funzione delle emissioni delle centrali geotermiche». Ma non solo. In merito alle risorse idriche i parlamentari chiedono: «In Amiata la produzione di energia comporta un consumo di milioni di metri cubi di acqua proveniente anche dagli acquiferi superficiali oltre che da quelli termali e geotermici e la legge prevede che le acque siano utilizzate con priorità per consumi potabili». In merito alle emissioni climalteranti, «oltre ad inquinanti tossici e nocivi per la salute, le centrali dell’Amiata, producono migliaia di tonnellate di Co2 e grandi quantità di metano, altra sostanza climalterante». Poi anche il rischio sismico: «La geotermia produce una sismicità indotta derivante da fenomeni di depressurizzazione del sottosuolo dovuti dallo sgonfiamento dei cuscini geotermici e alla reiniezione dei fluidi con conseguente possibile fatturazione delle rocce, oltre a fenomeni di subsidenza».

GrossetoOggi.net del 10 gennaio 2014
“La geotermia in Amiata non è né pulita, né rinnovabile”
Gruppo Misto, M5S e SEL presentano un’interrogazione in Parlamento
GROSSETO – Ben 19 documenti, per lo più prodotti da Pubblici Uffici, responsabili della tutela dalla salute e dell’ambiente, e tutti provenienti da fonti autorevoli, sono stati consegnati nel dicembre scorso da SOS Geotermia ai tre gruppi parlamentari Gruppo Misto, M5S e SEL e passati, assieme al testo dell’interrogazione, al vaglio della Commissione ispettiva del Parlamento. La documentazione, infatti, ha consentito agli onorevoli Adriano Zaccagnini del Gruppo misto, Serena Pellegrino di Sel ed Alberto Zolezzi del Movimento 5 Stelle di informare il Governo che sussiste una relazione tra l’aumento di malattie registrato e le concentrazioni di diversi inquinanti prodotti, così come in altri comuni, dalle centrali geotermiche. In merito alle risorse idriche, precisa il comitato Sos Geotermia, “la produzione di energia comporta un consumo di milioni di metri cubi di acqua proveniente anche dagli acquiferi superficiali, ma” prosegue “non è stato definito il bilancio idrico, in programma sin dal 2002 come strumento indispensabile per conoscere la quantità di acqua in uscita ed assicurare l’equilibrio fra le disponibilità di risorse ed i fabbisogni per i diversi usi” nel rispetto delle leggi ricordate nell’interpellanza parlamentare.
A questo, nei documenti presentati dai tre gruppi parlamentari, si aggiunge anche la questione della presenza di inquinanti tossici e nocivi per la salute. “Le centrali dell’Amiata producono migliaia di tonnellate di CO2 e grandi quantità di metano. L’anidride carbonica emessa è di gran lunga superiore a quella di una centrale alimentata ad olio combustibile. Viste le norme e le direttive e indicazioni dell’Unione europea sulla riduzione delle emissioni di ammoniaca e metano, le centrali geotermiche dovrebbero essere escluse dalle energie rinnovabili”. Per il movimento Sos Geotermia, che ha raccolto la documentazione, “come dimostrato scientificamente, si può produrre una sismicità indotta, derivante da fenomeni di depressurizzazione del sottosuolo dovuti dallo sgonfiamento dei cuscini geotermici e alla reiniezione dei fluidi con possibili fatturazioni delle rocce e fenomeni di subsidenza” in una zona già di per sé sismica. Ed infine, come riporta il comitato, “la nuova centrale Bagnore 4 e due nuovi pozzi sono localizzati all’interno di un sito di interesse comunitario (SIC) e zona di protezione speciale (ZPS) Monte Labbro ed Alta Valle dell’Albegna. Le rispettive procedure di VIA non hanno preso in esame l’impatto cumulativo delle emissioni, né è stato preso in considerazione l’inquinamento che continuano a produrre le discariche di materiali di risulta derivanti dalla lavorazione del mercurio: siti ancora in gran parte da bonificare, nonostante il loro inserimento nei piani di bonifica regionali”. Ora, oltre che in Parlamento, la documentazione sarà passata anche ai sindaci dell’Amiata direttamente dal movimento Sos Geotermia.

PrimaPaginaChiusi.it del 10 gennaio 2014
GEOTERMIA SULL’AMIATA. IL 27 DICEMBRE PRESENTATA DA ALCUNI PARLAMENTARI UN’INTERROGAZIONE
Incontro pubblico, lunedì 13 gennaio, alle ore 18, presso il Circolino di S.Lorenzo di Arcidosso
…segue ns.comunicato

Interrogazione parlamentare sulla nocività della geotermia a Monte Amiata

#Arruolati #Guerrieri. Il soldato Mario Tozzi contro i comitati

tozzi_ryan_02_600Il geologo Mario Tozzi, conosciuto per la sua inseparabile piccozza, tra le altre cose, tiene la rubrica ‘pianeta terra’ -che fa tanto green- sul mensile dei soci della Coop, tra un set di padelle e una pubblicità 3×2.
Nel numero del mese di giugno di quest’anno si è lanciato in un attacco ai comitati che difendono i territori dal saccheggio delle trivellazioni, in particolare prendendosela con noi dell’Amiata e con gli amici dei comitati di Ferrara che ci opponiamo alla geotermia, sostenendo che “quell’energia è rinnovabile per sempre, non ci sono emissioni inquinanti e l’impatto paesaggistico è modesto”, usando peraltro il più banale degli argomenti da bar e cioè che, visto che usiamo l’auto (di solito ci contestano di accendere le lampadine), come possiamo poi opporci alle trivellazioni?
C’è in giro uno strano esercito di #guerrieri che si battono strenuamente contro i combustibili fossili, ma altrettanto strenuamente difendono ogni altro tipo di energia cosiddetta rinnovabile, senza verificare come, dove, da chi e con quali interessi e conseguenze tali impianti vengono realizzati; Legambiente da noi è certamente la capofila, ma via via scopriamo nuovi e insospettabili #arruolati alla causa della geotermia a occhi chiusi.
Abbiamo inviato una replica al giornalino delle Coop nella -vana- speranza di una pubblicazione,  ma a tutt’oggi non ci risulta pubblicata e quindi pubblichiamo noi sia l’articolo del Tozzi che la nostra replica.

L’articolo di Mario Tozzi su Nuovo Consumo di giugno 2013:
Mi oppongo!
Quando l’opposizione delle popolazioni locali non è giustificata: il caso della geotermia, rinnovabile e non inquinante.
Dopo aver subito per decenni l’imposizione di impianti industriali catastrofici, l’Italia non sembra più disposta a chinare il capo rispetto alle esigenze produttive in chiave locale. Al punto che sembra davvero difficile mettere in opera anche un solo impianto industriale sul nostro territorio. Negli Anni Sessanta i posti più belli delle coste italiane furono sacrificati a un progresso industriale che doveva sembrare improcrastinabile: Marghera, Francavilla, Manfredonia, Brindisi, Taranto, Ragusa-Priolo, Termini Imerese, Porto Torres, Bagnoli, Civitavecchia, Piombino, La Spezia. Un po’ di raffinerie, qualche acciaieria e moltissima chimica. Oggi tutto il comparto industriale è in crisi e i lavoratori si sono ridotti di oltre il 60 per cento, ma il carico inquinante di quelle bombe chimiche è sempre lì, in attesa di essere disinnescato. Ma è possibile farlo? E con quali costi?
Una delle priorità maggiori dell’attuale ministro dell’Ambiente Orlando dovrà essere quella di recuperare quei territori dopo aver chiuso quasi tutti gli impianti.
Ma i costi sono elevatissimi, tanto che a Bagnoli i giudici sospettano che ditte appaltanti, amministratori locali e, addirittura, direttori generali del Ministero, fossero coinvolti in una megatruffa che consisteva nel non fare assolutamente nulla per disinquinare, tanto l’obiettivo non sarebbe mai stato raggiunto. E i tempi? Parliamo di decenni. Varrebbe appena la pena di ricordare che a pagare dovrebbero essere i padroni, ma spesso si trattava di impianti a partecipazione statale e, dunque, ecco che paghiamo tutti noi. Oggi sono cambiate le cose?
Non ci sono più, per fortuna, pretese industriali sovradimensionate, però la conflittualità locale è aumentata e le popolazioni non sono più disposte a sopportare imposizioni sui propri territori.
Molte volte hanno ragione: nuovi impianti di incenerimento dei rifiuti, per esempio, non hanno più quelle giustificazioni che potevano avere anche solo dieci anni fa. E hanno ragione nel combattere chi continua a puntare sui combustibili fossili maggiormente inquinanti e a pretendere maggiori efficienze e risparmi. Ma alcune opposizioni non si riescono a comprendere. Una di quelle meno giustificate è l’opposizione alla geotermia, gonfiata dalle polemiche sulle trivellazioni, ritenute addirittura responsabili di sismi come quello emiliano dello scorso anno. Intanto questo non è fisicamente possibile, ma come si fa a opporsi allo sfruttamento del calore del sottosuolo? Purché piova, quell’energia è rinnovabile per sempre, non ci sono emissioni inquinanti e l’impatto paesaggistico è modesto. Eppure dal Monte Amiata a Ferrara insorgono comitati contro l’energia geotermica. È davvero bizzarro che chi si è sciroppato per decenni senza protestare l’inquinamento delle fonti fossili comunque declinato, e magari usa l’auto tutti i giorni, oggi si sollevi contro una forma di energia pulita e rinnovabile. Basterebbe studiare un po’ per fare le distinzioni necessarie.

La nostra replica:
DOTTOR TOZZI, PERCHE’ INVECE DI RIPROPORRE LUOGHI COMUNI, NON CI DA UNA MANO A CAPIRE COSA SUCCEDE IN AMIATA?
“Basterebbe studiare un po’ per fare le distinzioni necessarie.”
Con questo lapidario giudizio il Dott.Mario Tozzi liquida la lotta di quanti, “dal Monte Amiata a Ferrara”, si oppongono allo sviluppo della geotermia, da lui considerata “una forma di energia pulita e rinnovabile”, priva di “emissioni inquinanti” e con un “impatto paesaggistico modesto”.
Noi non conosciamo a fondo ciò che accade a Ferrara, ma per quanto riguarda la geotermia in Amiata possiamo rassicurare il Dott.Tozzi sul fatto che abbiamo studiato, e molto approfonditamente, la questione, giungendo a conclusioni diametralmente opposte alle sue, fino a farci sospettare del fatto che chi ha bisogno di studiare e fare le distinzioni necessarie non siamo certo noi.
La geotermia che si è andata sviluppando in Amiata è probabilmente la più sporca a livello planetario, proprio a causa della peculiarietà del sottosuolo: basta dare un’occhiata alla qualità ed alle quantità delle sostanze inquinanti contenute nei fluidi emessi dalle centrali della nostra zona e scaricate in atmosfera, per restare sorpresi rispetto a definizioni ormai diventate luoghi comuni, peraltro avvalorate da disposizioni legislative anche a livello europeo.
Dai risultati delle analisi effettuate dall’ARPAT in questi anni emerge in tutta evidenza l’enorme imbroglio perpetrato nel considerare l’energia geotermica una energia “pulita”, addirittura esclusa dalle fonti soggette all’applicazione del protocollo di Kyoto, quando invece le quantità di sostanze climalteranti che fuoriescono dalle centrali, in particolare da quelle dell’Amiata (anidride carbonica,  metano etc.) sono anche superiori a quelle di centrali a petrolio o a gas di eguale potenza.
La rinnovabilità, poi, è esclusivamente legata alla possibilità di spingere sempre più in basso le perforazioni alla ricerca di nuovi campi (ormai si sfruttano quelli a 3.500-4.000 m. di profondità, fra l’altro sempre più ricchi di sostanze inquinanti) man mano che i bacini superficiali si esauriscono.
Un’indagine epidemiologica elaborata dal CNR per conto dell’Agenzia Regionale di Sanità, evidenzia eccessi di mortalità e di ospedalizzazione nel sesso maschile dei comuni geotermici amiatini del 13% rispetto ai comuni vicini, con punte del 30% nei territori maggiormente esposti alle emissioni delle centrali; di fatto gli estensori dello studio negano che il problema sia dipeso dalla sfruttamento geotermico, ma non sanno dare altre e più plausibili spiegazioni a questi eccessi.
Ciononostante la Regione Toscana ha approvato progetti che prevedono il raddoppio della produzione geotermica nell’area di Piancastagnaio ed addirittura la triplicazione in quella di Bagnore, nel Comune di Santa Fiora.
In merito agli aspetti paesaggistici, basti ricordare che nella Valutazione di Impatto Ambientale per  la costruzione di Bagnore 4, da 40 MW. di potenza, non è stato preso in minima considerazione il parere espresso dalla Soprintendenza  per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Siena, che al primo punto del contributo istruttorio afferma:
…”1. considerare una posizione meno invasiva e meno visibile dalla Strada Provinciale Santa
Fiora e la Strada Provinciale dei Monte Amiata anche valutando di modulare diversamente gli impianti per evitare una concentrazione visiva tra le due centrali;…”
Anzi, l’ultima soluzione escogitata da ENEL è andata proprio nella direzione opposta, dal momento che l’interconnessione impiantistica fra Bagnore 3 e Bagnore 4 darà luogo ad un’unica immensa centrale da 60 MW., cui si affiancherà l’impianto pilota a ciclo binario, fino a raggiungere l’edificio sede della vecchia Bagnore 2 e l’area delle apparecchiature elettriche di trasformazione e trasporto dell’energia, per realizzare un vero e proprio agglomerato di edifici industriali, torri e fumarole unico in tutta la Toscana.
Ultimamente, inoltre, sono stati pubblicati una serie di studi e ricerche sulla sismicità indotta da attività di estrazione e/o reiniezione di fluidi nel sottosuolo, ultimo quello del Prof. Marco Mucciarelli dell’Università della Basilicata sul n. 1-2/2013 della rivista Ingegneria Sismica, in cui si evidenziano possibili effetti di amplificazione della sismicità naturale a seguito di tali operazioni; fra l’altro il Prof. Mucciarelli relaziona proprio a queste attività il terremoto con epicentro in Val di Paglia (Comune di Piancastagnaio) dell’1/04/2000.
Si tratta di fenomeni ancora poco studiati in Italia ma che rivestono un grande interesse anche sull’Amiata, il cui territorio è in gran parte classificato in seconda categoria, se solo si confronta la carta storica dei terremoti fino al 1990 con quella della sismicità attuale, che evidenzia un numero molto superiore di eventi nell’ultimo periodo.
Siamo sicuri che in questo campo il Dott. Tozzi potrebbe fornire un rilevante contributo scientifico.

Il Cittadino online del 3 dicembre 2013
Sos Geotermia risponde al geologo Tozzi
“Basta luoghi comuni, ci spieghi che succede in Amiata”
PIANCASTAGNAIO. In un articolo apparso su Nuovo Consumo di giugno 2013, il geologo Mario Tozzi (quello con la piccozza che in tante trasmissioni televisive cercava di conciliare divulgazione e scientificità), sosteneva che nell’odierno panorama italiano “non ci sono più, per fortuna, pretese industriali sovradimensionate, però la conflittualità locale è aumentata e le popolazioni non sono più disposte a sopportare imposizioni sui propri territori. Molte volte hanno ragione: nuovi impianti di incenerimento dei rifiuti, per esempio, non hanno più quelle giustificazioni che potevano avere anche solo dieci anni fa. E hanno ragione nel combattere chi continua a puntare sui combustibili fossili maggiormente inquinanti e a pretendere maggiori efficienze e risparmi. Ma alcune opposizioni non si riescono a comprendere. Una di quelle meno giustificate è l’opposizione alla geotermia, gonfiata dalle polemiche sulle trivellazioni, ritenute addirittura responsabili di sismi come quello emiliano dello scorso anno. Intanto questo non è fisicamente possibile, ma come si fa a opporsi allo sfruttamento del calore del sottosuolo? Purché piova, quell’energia è rinnovabile per sempre, non ci sono emissioni inquinanti e l’impatto paesaggistico è modesto. Eppure dal Monte Amiata a Ferrara insorgono comitati contro l’energia geotermica. È davvero bizzarro che chi si è sciroppato per decenni senza protestare l’inquinamento delle fonti fossili comunque declinato, e magari usa l’auto tutti i giorni, oggi si sollevi contro una forma di energia pulita e rinnovabile. Basterebbe studiare un po’ per fare le distinzioni necessarie”.
Inevitabile la reazione di SOS Geotermia, che si è sentita chiamata direttamente in causa, e che dopo aver cercato inutilmente la pubblicazione della propria replica su Nuovo Consumo, definito “giornalino della Coop”, ha pubblicato nel proprio sito la risposta al geologo, non senza aver prima ricordato che “c’è in giro uno strano esercito di #guerrieri che si battono strenuamente contro i combustibili fossili, ma altrettanto strenuamente difendono ogni altro tipo di energia cosiddetta rinnovabile, senza verificare come, dove, da chi e con quali interessi e conseguenze tali impianti vengono realizzati; Legambiente da noi è certamente la capofila, ma via via scopriamo nuovi e insospettabili #arruolati alla causa della geotermia a occhi chiusi”.
…segue ns. lettera di risposta a Tozzi

Bolsena, 26 ottobre 2013. CONVEGNO SULLA GEOTERMIA -tutte le notizie-

20131026_programma_convegno geotermia bolsena_imgSe la Toscana piange, il Lazio e l’Umbria non ridono; sul fronte dello sfruttamento geotermico anche le confinanti regioni dell’Amiata sono sotto attacco da parte di società più o meno grandi per la corsa all’oro geotermico. Anche qui però i Comitati vigilano e lottano per la salvaguardia del territorio; il 26 ottobre 2013, proprio su impulso dei locali Comitati, si terrà a Bolsena un importante convegno dal titolo ‘PROBLEMATICHE INDOTTE DALLO SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE GEOTERMICHE’ che cercherà di fare il punto sulla questione. Di seguito pubblichiamo il Programma che si può anche scaricare impaginato CLICCANDO QUI.
L’invito per tutti è a partecipare, Sos Geotermia ci sarà.

CONVEGNO ‘PROBLEMATICHE INDOTTE DALLO SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE GEOTERMICHE’
Bolsena, sabato 26 ottobre ore 10,30 presso Auditorium~Piazza Matteotti
La Provincia di Viterbo e il comune di Bolsena in collaborazione con le Associazioni ambientaliste e comitati di cittadini dell’Orvietano, della Tuscia viterbese e del lago di Bolsena.

PROGRAMMA

Ore 10,30 Apertura dei lavori:
Prof. Roberto Minervini,  moderatore,  presentazione del convegno.

Ore 10, 35 Saluti di benvenuto:
Paolo Dottarelli, sindaco di Bolsena.

Ore 10,45 Relazioni:
Prof. Marco Mucciarelli (Fisico, Direttore del Centro Ricerche Sismologiche dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (OGS), insegna Sismologia Applicata presso la Scuola di Ingegneria Università della Basilicata): Sismicità indotta, il caso Italia.
Dr. Mauro Chessa (Geologo, vicepresidente della ‘Rete dei comitati per la difesa del territorio’: Impatti ambientali della geotermia tradizionale: il caso Amiata.

Ore 11,45
Ing. Piero Bruni (ha svolto attività geofisica con la società internazionale Schlumberger in Venezuela, Brasile, Argentina, Cile, USA e poi in Italia come Amministratore Delegato della Schlumberger Italiana. E’ Presidente dell’Associazione Lago di Bolsena, promossa dal Principe Giovanni del Drago, tuttora Presidente Onorario): Possibile impatto della geotermia sul SIC Lago di Bolsena.

Ore 12.00
Prof. Claudio Margottini (Geologo, vice presidente International Consortium Landslides, Kyoto University – Japan, professore aggiunto Huangzou University – Wuhan China, Membro del comitato scientifico dell’UNESCO/IGCP, “Best Paper Award del 2004” secondo Unesco/ICL per il suo lavoro in Afganistan, assessore all’ambiente del comune di Orvieto):
Considerazioni sulle potenzialità geotermiche dell’Alfina.

Ore 12,25
Prof. Riccardo Valentini (Fisico, Direttore del Dipartimento di scienze dell’Ambiente Forestale e Risorse presso l’Università degli Studi della Tuscia, Premio Nobel per la Pace, insieme ad altri scienziati del Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC), consigliere regionale Regione Lazio, membro Commissione Ambiente).

Ore 13,00 Intervento associazioni e dibattito pubblico
Fausto Carotenuto, presidente Comitato per la Difesa della Salute e del Territorio di Castel Giorgio.
Velio Arezzini, SOS Geotermia-Coordinamento dei movimenti per l’Amiata.

Ore 13,30 Conclusioni
Paolo Equitani, vicepresidente-assessore all’ambiente della Provincia di Viterbo.

PROLOGO

Il Prof. Franco Ortolani (Ordinario di Geologia, Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio-Università di Napoli Federico II) nel recente convegno sulla geotermia a Ferrara ha lanciato un monito: “È ormai assodata la relazione tra attività umane nel sottosuolo e sismi, quindi attenti alla geotermia!” E a ragione se ogni giorno scopriamo pratiche illegittime dei trivellatori come a Latera nel 1985 o Lardarello nel 2006 con stimolazione dei pozzi con acidi con riflessi sulla stabilità del suolo e l’inquinamento delle falde.
La Unione Europea ha avviato sin dal 2010 un progetto di ricerca denominato Geiser , di cui sono stati presentati a Napoli a fine maggio 2013 i lavori prodotti da centinaia di esperti da tutto il mondo per rispondere ai rischi da geotermia in particolare a quelli derivanti dalla sismicità indotta. Lo scopo è di proporre linee guida per autorizzare e monitorare gli impianti ad uso delle autorità, inclusa la indicazione di un livello accettabile di sismicità. Ma al momento esse non sono state ancora emesse.
La geotermia tradizionale in Toscana ha creato gli enormi problemi al territorio ed alle popolazioni che la rivolta dei cittadini in corso in Amiata sta mostrando all’intero Paese. Sui nostri Monti Vulsinii si sono svolte già in passato perforazioni con gravi insuccessi sia sull’Alfina che a Latera.
L’altopiano dell’Alfina ed il sottostante lago di Bolsena sono importanti riserve di acqua potabile per l’Umbria ed il Lazio che possono essere compromesse dall’installazione di tali impianti, in quanto i fluidi geotermici reiniettati a pressione nel sottosuolo possono risalire attraverso le fratture del terreno inquinando con arsenico ed altre sostanze cancerogene le falde acquifere sovrastanti utilizzate dalla rete idropotabile . Inoltre l’elevata fragilità sismotettonica ed un contesto edilizio fortemente vulnerabile, com’è quello dei nostri centri storici della “civiltà del tufo”, sconsigliano l’installazione di tali impianti a Tuscania nel 1971 (31 morti) e a Castelgiorgio nel 1957 (centinaia di case distrutte).
Incentivi dissennati voluti dallo Stato ed imposti nelle nostre bollette elettriche stanno alimentando un nuova “corsa all’oro” portata avanti da miriadi di new company le cui capacità tecniche e finanziarie sollevano ampi dubbi.
L’area dei Monti Vulsinii è interessata da 2 impianti geotermoelettrici in itinere di autorizzazione a Castel Giorgio e Acquapendente e altri 7 progetti di ricerca geotermica (che presumibilmente sfoceranno in richiesta di sfruttamento geotermico) attorno al lago di Bolsena, di cui 1 già autorizzato (Valentano).
Agli amministratori ed ai cittadini il compito primario di imporre energie alternative inserite in armonia nei territori e non impianti che non rispettano l’ambiente, la natura, la cultura, la salute e l’economia dei territori.
È QUESTO IL MODELLO DI SVILUPPO CHE VOGLIAMO NEL NOSTRO COMPRENSORIO?
SONO QUESTE INIZIATIVE COERENTI CON LE ATTIVITÀ ECONOMICHE GIÀ IN ESSERE SUL NOSTRO TERRITORIO?
DIAMO VOCE AI NOSTRI DESIDERI ED ASPETTATIVE PER “FARE POLITICA” E NON SUBIRLA!

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Comunicato post-incontro del 29 ottobre 2013

LA GEOTERMIA SEMPRE PIU’ AL CENTRO DEL DIBATTITO IN UMBRIA E NEL LAZIO

La intensa settimana  per la vertenza “geotermia” in Umbria e nel Lazio si è conclusa lo scorso sabato 26 ottobre a Bolsena dove ha avuto luogo un partecipato convegno in merito alle problematiche indotte dallo sfruttamento delle risorse geotermiche, organizzato dalla Provincia di Viterbo ed il comune di Bolsena, con la collaborazione delle  associazioni ambientaliste.
Nella sala gremita del locale auditorium si sono susseguiti  esperti a livello nazionale del calibro del prof. Marco Mucciarelli, direttore  del Centro Ricerche Sismologiche dell’Istituto  Nazionale di Oceanografia  e Geofisica Sperimentale di Trieste, che  si è soffermato sulle relazioni tra attività umane nel sottosuolo e la possibile attivazione di sismi,  tematica molto presente all’estero ma misconosciuta in Italia, dove solo recentemente sta riscuotendo preoccupazioni anche ai livelli ministeriali e del dr. Mauro Chessa, geologo toscano, che si è soffermato sui disastri ambientali e sanitari provocati dallo sfruttamento “storico” della geotermia in Amiata.
Susseguentemente l’ing Piero Bruni, con alle spalle una estesa attività geofisica e attuale presidente dell’associazione Lago di Bolsena, si è soffermato sul fatto di come l’altopiano dell’Alfina ed il sottostante lago di Bolsena siano importanti riserve di acqua potabile per l’Umbria ed il Lazio e che possono essere compromesse dall’installazione di tali impianti, in quanto i fluidi geotermici reiniettati a pressione nel sottosuolo possono risalire attraverso le fratture del terreno inquinando con arsenico ed altre sostanze cancerogene le falde acquifere sovrastanti utilizzate dalla rete idropotabile. Inoltre l’elevata fragilità sismotettonica ed un contesto edilizio fortemente vulnerabile, com’è quello dei nostri centri storici della “civiltà del tufo”, sconsigliano l’installazione di tali impianti ( terremoti a Tuscania nel 1971 (31 morti) e a Castelgiorgio nel 1957 (centinaia di case distrutte).
E’ stata poi la volta del Prof. Claudio Margottini, geologo di livello internazionale ed assessore all’ambiente del comune di Orvieto, il quale ha dichiarato che- pur non dichiarandosi contrario al possibile uso della geotermia quando essa ha elevati contenuti di “eticità” , ovvero rispetta l’ambiente e la salute dei cittadini-  la fragilità sismotettonica delle aree  dell’Alfina e del lago di Bolsena sconsigliano vivamente l’installazione di tali impianti.
Il professor Riccardo Valentini, premio Nobel per la pace quale  componente del gruppo di studio di Al Gore e attuale consigliere della Regione Lazio, dopo aver sostenuto l’importanza delle battaglie in difesa della potabilità dell’acqua contro tutto ciò che può inquinarla, ha salutato questo convegno come un punto di partenza di un  dibattito, non privo di preoccupazioni, per la stessa Regione Lazio, alle prese con le prime richieste di geotermia nel proprio territorio.
Andrea Garbini, sindaco di Castel Giorgio- da sempre schierato contro l’impianto che dovrebbe  sorgere nel territorio del suo comune- ha chiesto l’aiuto di tutte le istituzioni presenti per impedire tale realizzazione. In questi giorni si sta peraltro definendo con il Prefetto di Terni la chiusura entro il 31.12.2013 dei vecchi pozzi dell’ENEL Alfina 4 ed Alfina 14 . Infatti come è noto, da tempo la stessa società elettrica ne ha evidenziato  la pericolosità “dovuta alla obsolescenza dei pozzi e lo stato di conservazione dei casing , che non garantiscono l’isolamento idraulico dei fluidi endogeni” e la necessità dell’immediata chiusura mineraria  per motivi di sicurezza.
Sono poi intervenuti vari esponenti dei movimenti anti-trivellazioni di Sardegna, Toscana, Lazio ed Umbria che hanno concordato-dopo aver esposto al folto pubblico lo stato delle vertenze locali- sulla irrinunciabile necessità di dar vita ad un movimento nazionale capace di imporre una moratoria sullo sfruttamento geotermico. Non si può infatti sottacere come la decretazione appositamente  “deregolamentata” verso la “nuova geotermia sperimentale” (D.Lgs. 11.02.2010, n. 22, Ministri Scajola e Romani)  è tristemente  coeva a quella sul nucleare (D.Lgs. 15.02.2010, n. 31) e alla susseguente normativa introdotta dal c.d. “Decreto Sviluppo” (Ministri Monti  e Passera) sulle trivellazioni a mare alla ricerca di petrolio e gas, dimostrando ancora una volta come questa delle “nuove tecnologie” sia un altro infelice esempio in cui le lobbies suggeriscono e la politica ratifica, senza neanche attendere, come in questo caso, le risultanze ed i necessari approfondimenti ancora in corso di studio da parte della Unione Europea, in particolare sulla sismicità indotta. Incentivi dissennati voluti dallo Stato ed imposti nelle nostre bollette elettriche stanno inoltre alimentando un nuova “corsa all’oro” portata avanti da miriadi di new company le cui capacità tecniche e finanziarie sollevano ampi dubbi.
Ha chiuso il convegno Paolo Equitani , vicepresidente ed assessore all’ambiente della Provincia di Viterbo  che, dopo aver rinnovato l’opposizione del proprio assessorato ai progetti geotermici, ha comunicato l’adesione di ben 16 sindaci dell’area del lago di Bolsena ad un documento di ”opposizione alla trivellazione ed all’utilizzazione di pozzi profondi nel proprio territorio finalizzati allo studio ed alla produzione di energia da fonte geotermica”. In ciò allineandosi con el preoccupazioni già espresse dai sindaci umbri al Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando. Inoltre ha portato a conoscenza del convegno come funzionari di Enel Green Power  abbiamo richiesto alla Provincia di Viterbo di intervenire verso i sindaci del circondario per una possibile riapertura della vecchia centrale di Latera(!!!) che avverrebbe –però- solo con il consenso delle comunità locali: l’esito dei contatti, che verrà comunicato alla società elettrica, è negativo ha detto Equitani. E non poteva che essere così se si rammenta come la centrale di Latera realizzata nel 2003  fu subito dopo la sua messa in funzione chiusa, nonostante sia costata ai contribuenti centinaia di miliardi di vecchie lire e dopo aver distrutto paesaggisticamente la bellissima Valle di Latera ed aver portato disagi e proteste sia da parte della popolazione locale, sia dai paesi circonvicini ad alta vocazione turistica.
Moderatore del convegno il Prof. Roberto Minervini, i saluti ai lavori sono stati portati dal sindaco di Bolsena Paolo Dottarelli.
Nei giorni precedenti al convegno le associazioni ambientaliste ed i comitati di cittadini impegnati nella vertenza “geotermia” avevano incontrato ad Orvieto l’assessore regionale  all’ambiente dell’Umbria Silvano Rometti che in un comunicato stampa emesso dopo l’incontro dichiara come ”la Regione Umbria sarà uno degli interlocutori presenti alla conferenza di servizio per la VIA (valutazione di impatto ambientale)  nazionale e attiverà un’azione congiunta insieme alla Regione Lazio ed i territori coinvolti delle due regioni, per esprimere un parere vincolante sul progetto, che tenga conto anche delle osservazioni delle associazioni ambientaliste e quelle dei cittadini delle comunità interessate” prendendo in esame”… gli aspetti che un intervento di questa portata può generare sul territorio, sia di carattere ambientale che di tipo socio economico, partendo dal presupposto che la salvaguardia ambientale e la sicurezza dei cittadini rappresenta un interesse comune”.
Ma come ha detto nel suo intervento al convegno  Monica Tommasi, presidente del club di Orvieto degli Amici della Terra,  le lobbies del geotermico continuano ad agire sul Governo:  dopo il colpo di mano estivo che ha scippato la possibilità per le Regioni  di decidere direttamente dei loro territori,  trasferendo le competenza sulla VIA a livello di Ministero dell’Ambiente, ora nella bozza del disegno di legge collegato alla Finanziaria –dimostrando, se ce ne fosse ancora bisogno, di come la geotermia sia in realtà molto meno “ecologica” di come viene strumentalmente presentata con emissioni nulle di incondensabili in atmosfera- si prevede che possano esserci “eventuali perdite sistemiche (!) e …comunque nei limiti idonei ad evitare (sulla carta!) potenziali rischi alla salute umana ed all’ambiente” (!). E questo dopo aver già nel corso dell’estate- nel c.d. “decreto del fare”- escluso dalle previsioni della Direttiva Seveso gli impianti geotermici pilota, inserendo in tal modo  ulteriori preoccupazioni rispetto alla sicurezza delle operazioni di trivellazione ed esercizio di tali impianti, con particolare riferimento alla prevenzione di incidenti rilevanti connessi a determinate sostanze pericolose, nonché per l’assenza ex- lege  dei requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione territoriale, con riferimento alla destinazione e utilizzazione dei suoli che tengano conto della necessità di mantenere le opportune distanze tra stabilimenti e zone residenziali o frequentate dal pubblico. A Castel Giorgio infatti il progetto ITW-LKW prevede  i pozzi di re-immissione vicinissimi alle case del paese… E questo ancora una volta in provvedimenti del Governo che nulla a che vedere con la geotermia. C’è solo da augurarsi che in sede di conversione in legge del ddl suddetto, in barba ai regolamenti di Camera e Senato, di sentenze della Corte Costituzionale, di alcuni richiami del Presidente della Repubblica ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio dei Ministri di attenersi, nel valutare l’ammissibilità degli emendamenti a criteri di stretta attinenza, “franchi tiratori”-come già successo questa estate da parte dell’on. Abrignani (PdL)- non introducano ulteriori dissennate  norme  pro-lobbies. Ma questa volta faremo, insieme a parlamentari  disponibili, buona guardia.

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Geotermia: riassunto delle relazioni del convegno a Bolsena
Problematiche indotte dallo sfruttamento delle risorse geotermiche: convegno organizzato dalla Provincia di Viterbo e il Comune di Bolsena in collaborazione con le associazioni ambientaliste e comitati di cittadini dell’Orvietano, della Tuscia viterbese e del Lago di Bolsena
Bolsena, 26 ottobre, ore 10:30 presso l’Auditorium

Ha aperto il convegno il Professor Roberto Minervini indicando che l’incontro di Bolsena nasce dall’esigenza dei cittadini di essere più partecipi degli eventi che accadono nel territorio, per prevenire il rischio di rimanere all’oscuro di molte attività potenzialmente nocive. Ha rilevato, citando gli esempi della centrale geotermica a Latera e del parco eolico di Piansano, che la politica degli incentivi smisurati per sostenere lo sviluppo delle energie rinnovabili ha arrecato molti danni al territorio e attirato imprese irresponsabili e interessate solo all’immediato ricavo economico.
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Il sindaco di Bolsena, Paolo Dottarelli ha dato il benvenuto ai relatori e ai partecipanti. Ha ribadito un fermo NO del Comune di Bolsena alla geotermia e si è detto preoccupato e amareggiato dalla scarsa presenza degli enti locali del comprensorio.
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Il consigliere regionale Professor Riccardo Valentini ha aperto il suo intervento testimoniando quanto sia importante il Lago di Bolsena per l’amministrazione regionale, che sta per dare risposte determinate e definitive al problema della sua salute e dello stato delle sue acque nel quadro di una strategia comprensiva. L’assessore Refrigeri starebbe lavorando a un piano strategico (pronto “a giorni” o al massimo nel giro di alcune settimane) che risolve in un quadro condiviso e serio i vari problemi – l’inquinamento del lago dal sistema fognario disastrato, l’arsenico nell’acqua potabile (poiché il Lago potrebbe essere una fonte di acqua pulita) e le varie minacce alla qualità delle acque (come la geotermia). Per quanto riguarda la geotermia, dapprima Valentini ha invitato a una riflessione sulle energie rinnovabili per migliorare il modo in cui produciamo l’energia. È indubbio che l’Italia ha ottenuto risultati importanti nel campo delle energie rinnovabili che rappresentano anche una grande possibilità economica per il paese. La Regione lavorerebbe a definire un piano energetico, che finora non esiste – e gli effetti di questa mancanza si vedono. L’obiettivo è di produrre, regolare e distribuire l’energia nel modo migliore. L’energia è un bene comune che deve servire al cittadino, e non può essere un business. Secondo Valentini, si può arrivare a prezzi più bassi soprattutto per piccole imprese, con piccoli impianti (p. e in zone artigianali) che danno energia direttamente a piccole imprese, invece dei megaimpianti. L’energia dev’essere prodotta in zone da scegliere con criterio più rigoroso, e deve arricchire il cittadino e non le grandi società e le mafie. Un altro obiettivo importante è di aumentare l’efficienza energetica – bisogna smettere di buttare energia: anche qui Valentini vede una grande opportunità ecologica ed economica, rigenerando l’edilizia. Per parlare dell’impianto di Castel Giorgio, Valentini ha affermato che la Regione avrebbe “acceso un faro potente” su tutta la faccenda e vorrebbe agire assieme alla Regione Umbria, i tecnici e i comitati per vedere chiaro e per prendere atto dei rischi. Valentini s’impegna a studiare il materiale e di riportare la problematica in Regione.
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Il Professor Marco Mucciarelli, nel suo intervento “Sismicità indotta, il caso Italia”, ha ricordato che i primi studi sulla sismicità indotta in Italia risalgono a più di 50 anni fa e ha citato l’esempio della diga di Vajont. Nel 1985 l’ENEL ha studiato la sismicità indotta a Larderello e ha adattato lo sfruttamento geotermico ai risultati delle ricerche. Oggi invece in Italia questa linea di ricerca è quasi estinta mentre all’estero è molto attiva, e il fatto indiscutibile che la geotermia può indurre terremoti è quasi dimenticato.
I terremoti possono essere indotti o direttamente da un contatto diretto con la faglia, o indirettamente quando si crea una perturbazione che in un secondo tempo, anche attraverso meccanismi interposti, provoca il sisma. Il rischio di danni dipende dalla grandezza del disturbo, soprattutto da differenze di temperatura e pressione create nel sottosuolo, dal tipo delle rocce coinvolte e dalla profondità del sisma; un recente studio svizzero dà un quadro comprensivo di questi meccanismi.
Vari studi, p. e. in Svizzera, Spagna, Olanda, Germania e negli Stati Uniti hanno dimostrato che nel caso dei terremoti indotti – da impianti di geotermia, di stoccaggio ed estrazioni di gas e altri – la prevenzione è possibile, perché la loro magnitudo segue un percorso temporale caratteristico che può essere modificato regolando i parametri della perturbazione indotta: condizione indispensabile è un accurato monitoraggio della sismicità della zona. L’esperienza degli altri paesi dimostra che lo sfruttamento geotermico può essere accettato dai cittadini se sono coinvolti dall’inizio nella progettazione e prevenzione, tramite processi condivisi dove le amministrazioni offrono aiuto anche preventivo ai privati: come in Olanda dove le ditte preventivamente rendono antisismiche le case, o in Svizzera a San Gallo, dove lo Stato ha anticipatamente avvertito e informato la popolazione dei rischi legati alla costruzione dell’impianto. Dopo un terremoto indotto le autorità hanno risarcito i danni e ottenevano, in seguito a una consultazione con la popolazione, l’autorizzazione a procedere con lo sfruttamento geotermico.
Mucciarelli ha invitato ad adottare questi meccanismi considerati indispensabili in tutti i paesi – di prevenzione, di monitoraggio e di controllo delle attività, e soprattutto di condivisione – anche in Italia, dove non esistono ancora regole condivise per attivarli. Infine, Mucciarelli ha chiesto di prestare maggiore attenzione alla sicurezza sismica degli edifici, il che potrebbe ridurre di molto sia i danni materiali, sia quelli umani nel caso di terremoti naturali o indotti.
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Le centrali geotermiche sull’Amiata
Il Dottor Mauro Chessa ha introdotto il suo contributo “Impatti ambientali della geotermia tradizionale: il caso Amiata” con una frase di Fitoussi: “L’economia può essere messa in campo per servire l’ecologia, ma la questione ecologica è essa stesa al centro del mondo economico. Ed entrambe non sono che sottoinsiemi della questione della giustizia sociale, cioè della questione democratica”.
Ha documentato il disastro ambientale creato dallo sfruttamento geotermico sull’Amiata. Questi impianti, ai quali si aggiungeranno altri dello stesso tipo nei prossimi anni, sono a ciclo aperto: aspirano i fluidi geotermici (acqua calda contenente molti inquinanti pericolosi) e li rilasciano, dopo raffreddamento, all’ambiente (impianti “di un’altra epoca e di un altro mondo” secondo Margottini). Secondo dati dell’ARPA Toscana del 2009, fuoriuscivano ogni giorno, solo dalla centrale Bagnore 3, 1 t di acido solfidrico, 4 t di ammoniaca, 7 t di metano, 1,2 kg di acido borico, 96 g di mercurio, 9 g di arsenico, 214 t di anidride carbonica. Filtri in seguito installati abbattono solo una parte del mercurio e dell’acido borico. A questo proposito, Chessa ha indicato giustamente, che gli impianti dell’Amiata non dovrebbero ricadere nella categoria d’impianti di energia rinnovabile incentivati dall’UE (con i “certificati verdi”), perché – causa il rilascio massiccio di gas a effetto serra – hanno un bilancio CO2 pessimo, peggio di una centrale convenzionale fossile. Per quanto riguarda l’acqua – tutelata da un’ottima legge regionale toscana e dalla Legge Galli come bene comune (leggi però non applicate), si è rivelato da misurazioni effettuate dal CNR nel 1999, che dal 1970 il volume dell’acquifero dell’Amiata – il più importante acquifero della Toscana – si è dimezzato; un sondaggio consecutivo effettuato dalla Regione ha confermato questo dato e ha rilevato che il livello della falda si è abbassato di più di 200 m. Malgrado alcuni studi contraddittori, è stato dimostrato che almeno una parte di questo abbassamento è dovuto allo sfruttamento geotermico, causato dalla connessione tra l’acquifero e i serbatoi geotermici nel sottosuolo estremamente fratturato dell’Amiata. Inoltre è stata dimostrata, a sostegno del supposto collegamento tra falda superficiale e acquifero termale, una correlazione tra intensità dello sfruttamento geotermico e portata delle sorgenti superficiali da una parte, e presenza di inquinanti (As, B) nella falda potabile dall’altra.
Il grande peso economico e politico dell’ENEL però, che continua a negare la responsabilità per questi danni ambientali e umani ingenti, fa sì che ogni opposizione dei comitati locali alla geotermia insostenibile sull’Amiata finora è stata vana. Chessa ha illustrato quanto sia economicamente attraente una centrale geotermica per le aziende, grazie all’elevato “fattore di capacità” (rapporto tra potenzialità e resa effettiva), e nonostante gli alti costi iniziali (preliminari per esplorazioni, e d’investimento) cui è attribuibile il fatto che solo pochi investitori sono capaci di attivarsi nel settore. Anche senza tenere conto dei certificati verdi, gli investimenti in centrali geotermiche sarebbero i più interessanti nel campo delle energie rinnovabili.
Infine, Chessa, nel quadro iniziale di sostenibilità, ha parlato della questione sociale e dei vari tipi di conflitti che possono nascere: conflitti di valore quando sono in gioco valori non contrattabili come la salute e la vita delle persone, conflitti d’interesse, quando p. e. non ci sono ritorni economici sul territorio (come nei comuni dell’Amiata tra i più poveri della Toscana, conflitti di tipo cognitivo che possono nascere da mancanza di trasparenza e trasmissione di informazioni, e conflitti di rapporto provocati dall’insufficiente coinvolgimento dei cittadini.
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L’Ingegnere Piero Bruni, presidente dell’associazione Lago di Bolsena, nel suo intervento “Possibile impatto della geotermia sul SIC Lago di Bolsena” ha illustrato che l’istanza di permesso di esplorazione geotermica a Castel Giorgio, al confine dell’Umbria con il Lazio, riguarda direttamente l’acquifero del Lago di Bolsena che si estende nel sottosuolo della zona di Castel Giorgio, e che perciò è indispensabile il coinvolgimento della Regione Lazio e della UE che tutela il Sito d’Interesse Comunitario Lago di Bolsena. Ha spiegato che la Valutazione d’Impatto Ambientale deve tenere conto del pericolo di contaminazione dell’acquifero superficiale, potabile, con acque del serbatoio profondo – tra cui l’inquinamento con l’arsenico, presente nel fluido geotermico in concentrazioni che possono raggiungere 500 µg/l, mentre nella falda del Lago è a livelli molto più bassi (circa 5 – 15 µg/l). Il pericolo di contaminazione è concreto a causa delle fratture presenti nel  sottosuolo (e molti studi dimostrano un alto grado di fratturazione) che rende probabile l’esistenza di canali di risalita fra il serbatoio geotermico e quello utilizzato dalla rete potabile.
A questo rischio di comunicazione naturale tra i serbatoi, si aggiunge il rischio che vie di comunicazione si formino a causa di una carente cementazione dei tubi metallici nella roccia, o dalla loro ossidazione o rottura.
Bruni ha concluso ricordando che qualsiasi intervento che abbia un impatto sull’ambiente deve essere soggetto alla VIA (valutazione d’impatto ambientale), che è necessaria una valutazione strategica ambientale che riguarda tutta la zona del Lago di Bolsena e dovrebbe interdire lo sfruttamento geotermico in questa zona, che bisogna tutelare i nostri siti storici e vulnerabili da sismi e che è inevitabile riesaminare l’entità dell’incentivazione; tutte queste riflessioni portano a un deciso NO allo sfruttamento geotermico nel comprensorio del Lago di Bolsena.
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La sala del convegno presso l’Auditorium di Bolsena
Il Professor Claudio Margottini (“Considerazioni sulle potenzialità geotermiche dell’Alfina”) ha parlato nella duplice veste di scienziato da una parte e di amministratore (assessore all’ambiente del Comune di Orvieto) e quindi al servizio della popolazione.
Ha sottolineato che per valutare un progetto occorre la conoscenza del territorio: la VIA è necessaria per valutare l’insieme di impatti, di pericoli che l’attività di sfruttamento geotermico può provocare per il territorio. Di fronte a un serbatoio geotermico a liquido dominante (come nel caso dell’Alfina) esiste il pericolo dell’inquinamento della falda acquifera superficiale. In più, è da valutare l’impatto derivante dalla sismicità indotta, la possibilità di eruzioni termali, e infine impatti non specifici come l’impatto paesaggistico, l’impatto acustico etc.
Per Margottini, un problema maggiore può derivare dalla complessa struttura, altamente eterogenea del sottosuolo nella zona dell’Alfina. Già il fatto che il prelevamento dal serbatoio geotermico avviene in un punto che è lontano di alcuni chilometri dal punto di reiniezione, può essere critico perché non è sicuro che il liquido geotermico venga immesso nello stesso serbatoio in cui avviene l’estrazione, con la possibilità di disequilibri e stress meccanici consecutivi. Un altro problema è collegato alla possibile esistenza di una cappa di gas nella parte superiore del serbatoio geotermico, scoperta dalle esplorazioni dell’ENEL (con fuoriuscita di anidride carbonica nel ’78).
Margottini ha sottolineato di essere un sostenitore della geotermia, che però esistono zone dove sarebbe meglio rinunciare alla realizzazione di impianti, zone con instabilità sismica elevata, zone fratturate dove un terremoto può essere innescato già da una piccola perturbazione esterna: questa grande sensibilità a stimolazioni della struttura tettonica dell’Alfina è stata dimostrata dalle esplorazioni dell’ENEL (che di conseguenza ha abbandonato i suoi progetti). Se ora società puramente finanziarie – attirate dagli eccessivi benefici di legge che favoriscono grandi impianti, con pericolo d’infiltrazioni mafiose – senza alcuna esperienza in materia, ripropongono un impianto geotermico, non è il caso di darle mano libera.
La scienza deve agire a supporto – dice Margottini – della programmazione politica e può dare gli indirizzi per un buon governo del territorio, ciò che richiede, tra l’altro, di tenere conto delle specificità e criticità del territorio, come p. e. la sua sensibilità sismica, nel senso della sostenibilità di un progetto per il territorio nonché dei benefici per le società locali.
Margottini ha rilevato che il primo obiettivo della politica locale è la difesa dei cittadini, poiché porta la responsabilità diretta della salute delle persone affidatele: ciò impone la scelta della sostenibilità e di una “geotermia etica”. Elementi di questa scelta potrebbero essere
– sviluppo di una filiera italiana di impianti;
– di comunicare e condividere il progetto con la popolazione, esponendo rischi e vantaggi, per trovare una soluzione condivisa;
– un approccio di sostenibilità trovando un equilibrio tra esigenze economiche, ecologiche e sociali;
– la condivisione equa degli incentivi con le comunità locali;
– un’altra geotermia: sicuramente con reiniezione delle acque termali nella falda di provenienza, ma soprattutto con un impatto ambientale radente zero, e con un basso impatto visivo e acustico.
Aggiunge una nota a proposito dell’impianto di Castel Giorgio, che è un impianto pilota, per definizione finalizzato alla sperimentazione, e come tale gode di un regime particolare (D. Lgs. 28/2011) – d’importanti vantaggi autorizzativi e brevissimi tempi di realizzazione. Ciò che non sembra logico, poiché sono impianti di sperimentazione e quindi da sorvegliare con più attenzione, da gestire con molta responsabilità ed eventualmente da abbandonare con l’emergere di criticità. In più, l’impianto di Castel Giorgio possiede solo poche caratteristiche sperimentali e innovative che lo potrebbero distinguere come impianto pilota. Nasce il sospetto che il regime d’impianto pilota così com’è serva soltanto per creare un bypass alla normativa che tutela ambiente e popolazione.
In conclusione, Margottini ha invocato un’etica della politica, che prenda decisioni commisurabili con scelte scientifiche rigorose, ma che prima di ogni altra cosa deve tutelare e difendere il cittadino.
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Dopo alcuni interventi di cittadini, l’Assessore all’Ambiente Provinciale e Vicepresidente della Provincia Paolo Equitani, in conclusione del convegno ha comunicato che i 15 sindaci dell’Alto Viterbese, il cui territorio è interessato da richieste di esplorazione geotermica, hanno firmato una lettera di opposizione a progetti geotermici nel loro comune. Ha espresso la sua convinzione che l’incentivazione statale di tali impianti è sbagliata e in più applicata male, e ha citato il professor Barberi, grande promotore della geotermia, come esempio di uno scienziato che si è venduto alle imprese.
A proposito della richiesta di riapertura della centrale ENEL a Latera che gli era stata presentata, Equitani ha incontrato i sindaci interessati che tutti hanno dichiarato la loro totale indisponibilità a tale riattivazione – anche se le compensazioni ambientali elargite ai comuni potrebbero essere cospicue. I funzionari dell’ENEL avrebbero assicurato di non volere insistere sulla riapertura in assenza di consenso delle comunità locali.
Equitani ha concluso ribadendo la sua ferma volontà di agire a tutela dei cittadini e di difendere il territorio, deplorando però la quasi impotenza della sua amministrazione a opporsi alla corruzione continua – “l’Italia è un paese di corrotti” secondo lui – e al potere esercitato dai colossi economici. Per illustrare questo quadro, Equitani ha citato due esempi: il fatto che la Regione in questi giorni ha autorizzato altre 4 torri eoliche di 150 m nei comuni di Tessennano e Arlena di Castro, e la faccenda di Montalto di Castro, con 1200 ha di panelli fotovoltaici installati da ditte estere, dove le 60 ditte artigianali locali non sono ancora state pagate per le loro prestazioni. Per Equitani, l’unica via d’uscita è di portare la gente in piazza. Invita cittadini e comitati a organizzare una grande manifestazione con migliaia di persone per dimostrare, p. e. a Montecitorio, contro la distruzione del territorio.
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Se vogliamo riassumere i risultati del convegno di Bolsena, emergono come punti di consenso tra scienziati e amministratori:
– La centrale geotermica progettata a Castel Giorgio non è sostenibile perché presenta troppi rischi per l’ambiente e per la popolazione;
– Le modalità attuali d’incentivazione delle “energie rinnovabili” in Italia sono incompatibili con la tutela del territorio e in contraddizione con gli interessi della popolazione;
– Le amministrazioni locali sono quasi impotenti davanti al quadro generale di corruzione e di potere illimitato esercitato da imprese disponendo d’ingenti capitali, anche di provenienza criminale.

Geotermia, non tutti i sindaci -anche nel PD- pensano che sia un’affare per il territorio

emiliano deianna BortigiadasPubblichiamo le riflessioni di Emiliano Deiana, sindaco PD di Bortigiadas (OT), dopo aver scoperto che nel comune da lui amministrato, a sua insaputa, era in corso una richiesta di trivellazioni per l’energia geotermica.
Rincuora trovare tra gli amministratori, ogni tanto, qualcuno che antepone la salute ed il territorio agli affari (altrui); confidiamo e ci auguriamo che il sindaco Deiana riesca a tenere la ‘barra a dritta’ e non farsi incantare dalle sirene delle compensazioni ambientali e/o dalle ‘direttive di partito’.
Il testo originale è pubblicato sul sito personale di Emiliano Deiana

Trivellazioni tra Gallura e Anglona. Anche sul territorio di Bortigiadas

Succede così.
Tu ti stai occupando di una certa cosa, di un certo meccanismo, di una certa vicenda in un altro territorio, lontano dalla tua casa perché, sai!, non è giusto occuparsi solo del proprio giardino, della propria casa, della propria famiglia e scopri, dopo!, che è quella certa cosa, quel certo meccanismo e quella stessa vicenda che si occupa di te, della tua casa, del tuo paese, della tua comunità.
Mi ero appassionato alla vicenda della lotta contro le trivellazioni ad Arborea assumendo una posizione critica nei confronti del mio stesso partito che a livello regionale si era detto possibilista ai permessi di ricerca della Saras – a livello locale il Pd di Oristano era e resta contrario all’iniziativa – e scopro, ad estate avanzata, che la stessa problematica interessa anche il territorio del Comune di Bortigiadas, il comune nel quale, da 8 anni, svolgo la funzione di Sindaco.
Se non ti cerchi i problemi sono loro che cercano te.
E poi cambia la prospettiva, perché non sei più uno spettatore, non sei più un tifoso, per quanto interessato, al buon funzionamento della cosa pubblica, a una gestione corretta dei beni comuni, alle ricadute collettive di quegli stessi beni.
Questa cosa viene e ti bussa alla porta di casa.
Per chi ha responsabilità di governo di un territorio la prima domanda, in questi casi, che ti arriva come un ceffone è la seguente: dove inizia il mio essere amministratore e dove finisce il mio essere cittadino? E la risposta arriva nelle infinite notti insonni nel quale il peso della responsabilità e la volontà di conoscere ogni aspetto delle vicende che interessano la tua comunità, quella che, per l’esiguità numerica, è la mia famiglia, i miei luoghi, gli spazi del mio sguardo, l’aria che ne respiro ogni giorno.
E la risposta che mi sono dato, nell’inquietudine del mio silenzio di queste settimane, è che quel confine non esiste e se mai fosse esistito va abbattuto.
Ed inizi a leggere come un ossesso, tutto quel che se ne scrive.
Gli atti del Progetto che, con una tecnica silenziata, sono stati depositati in piena estate in Comune e pubblicati all’Albo Pretorio come una normalissima pratica. Ed ho preso, dicevo, a leggere tutto quel che se ne scrive, a raffrontare esperienze lontane e vicine, a pensarmi, in petto, la coincidenza o la lontananza fra essere amministratore pubblico ed essere figlio di un luogo.
Ho fatto domande a chi ne sa più di me, sono in corso approfondimenti tecnici che non sarebbe serio rendere noti in queste righe. La Giunta Comunale di Bortigiadas, prima che qualcuno ne parlasse, esaminando le scarne carte presentate si è detta contraria ad ogni ipotesi di trivellazione che riguarda il 50% circa del territorio comunale: dai confini con Perfugas, seguendo l’asta fluviale del Coghinas dentro il territorio comunale, toccando Abaltana e su su fino ai confini con Aggius a Làsana. Luoghi che ogni bortigiadese conosce come le proprie tasche.
Sedini e Martis sono i nomi di due paesi.
Poi sono diventati il nome di due progetti di trivellazione per cercare energia geotermica. E quando parlo di trivellazioni non parlo di pozzi di poche decine di metri, ma buchi nel terreno fino a 2 Km di profondità.
In un territorio che va da Castelsardo e Osilo ed arriva, come detto, fino a Bortigiadas, Aggius, Tempio, Badesi e Trinità: la parte occidentale della Gallura.
Un territorio enorme, migliaia e migliaia di ettari, per produrre da 1 a 4 MW di energia geotermica, come due pale eoliche? Appare credibile questo potenziale consumo del suolo e del sottosuolo per produrre quanto producono due misere pale eoliche?
No, sinceramente non appare credibile. Non mi avventuro, per ora in ipotesi che potrebbero non essere suffragate da dati oggettivi, ma – come minimo – la cosa è per lo meno sospetta. O poco chiara.
Su questi terreni, migliaia e migliaia (ripeto!), si estende un vincolo potenziale da parte di un soggetto privato che mai ha pensato di farsi vivo in queste terre neanche per presentare la propria idea.
Sono un foglio, una richiesta in carta bollata.
Anche su questo abbiamo il dovere di approfondire. E lo faremo.
Chi mi conosce sa che sono affezionato alle parole e nelle infinite notti di studio leggevo le linee guida della regione sulla materia e c’è scritto, in quel linguaggio burocratico – nel 2012 – che i progetti dovevano assumere i toponimi dei luoghi.
Peccato che riguardando le carte quei progetti siano iniziati a circolare nel 2011, giusto un anno prima. Roba da palla di vetro, qualcosa che, al minimo, desta qualche perplessità di una discussione, almeno embrionale, fra chi dovrebbe fare regole chiare e i soggetti privati tenuti a  rispettarle.
Nessuna accusa, solo un indizio lessicale.
Qualcuno ci dirà: volete bloccare il progresso, non tenete conto dei dati generali della regione, il costo dell’energia, il fabbisogno energetico per famiglie ed imprese.
Tranquilli, verrà il momento che li renderemo noti noi i dati e siamo sicuri che ci sarà molta parte di popolo che resterà sorpresa dall’apprendere alcune cosette che si vorrebbero rimandare a un non meglio definito – perché le cose sono fatte di contenuti, non di titoli – Piano Energetico Regionale sul quale, vi chiedo io, cosa ci sarà scritto?
Personalmente sono per l’indipendenza energetica della Sardegna, vorrei trattare il sole, il vento, l’acqua come beni comuni. Ma c’è qualcuno che, con dati, oggi può confutare il fatto che già fra rinnovabili classiche ed idroelettrico la Sardegna, in potenza, non sia già autosufficiente?
L’ho già detto, sapremo fornire nelle prossime settimane dati e considerazioni.
La mia ingenuità che pure è tanta non mi spinge a fornire tutte le notizie che ho avuto modo di apprendere e di verificare.
Si sappia solo, per il momento, che oggi amministratore e cittadino, nella mia comunità, coincideranno. Che sarò sempre pronto al dialogo – con persone e non con numeri di protocollo – ma con l’avvertenza che persone con l’anello al naso non ce ne sono più in Sardegna. Ed ancora: mi adopererò, per quanto è nelle mie scarse forze e possibilità, affinchè questa battaglia diventi una battaglia collettiva all’interno di tutte le comunità interessate: da Arborea all’Anglona, dalla Gallura al Campidano.
Ragionevoli sempre, fessi mai.
Consapevoli che i documenti fin qui presentati sono carenti in molti aspetti, lacunosi rispetto agli impatti ambientali, sulla salute, sull’economia e sulle comunità. E che in quei documenti è presente un forma razziale, se così si può dire, che indica questi territori “interessanti” perché poco antropizzati. Un dato, per capire, di cosa si sta parlando: in relazione ai valori soglia per le emissioni di idrogeno solforato, si attua un altro vero e proprio razzismo in materia di salute pubblica. Infatti, se per gli Stati uniti d’America il valore soglia delle emissioni è pari a 0,001 .p.pm. (parti per milione) e per il progetto proposto ad Arborea è pari a 2 p.p.m., per il progetto Sedini e per il progetto Martis, il valore soglia è pari a 10 p.p.m., come a dire che la salute di un abitante del nostro territorio vale cinque volte meno di quella degli abitanti del territorio di Arborea e 10.000 volte meno della salute di un cittadino americano.
Questa è solo un’indicazione, parzialissima (volutamente parziale) per capire di cosa si sta parlando, in un territorio immenso e bellissimo che va da Osilo fino a Bortigiadas.
Che nella vita delle persone c’è sempre un filo che lega i luoghi, che talvolta si aggroviglia e che il bandolo, sotto la forma dolce della lotta, prima o poi lo si trova.
Io ci sono. E sono certo che in questa lotta non sarò solo.