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Geotermia, non tutti i sindaci -anche nel PD- pensano che sia un’affare per il territorio

emiliano deianna BortigiadasPubblichiamo le riflessioni di Emiliano Deiana, sindaco PD di Bortigiadas (OT), dopo aver scoperto che nel comune da lui amministrato, a sua insaputa, era in corso una richiesta di trivellazioni per l’energia geotermica.
Rincuora trovare tra gli amministratori, ogni tanto, qualcuno che antepone la salute ed il territorio agli affari (altrui); confidiamo e ci auguriamo che il sindaco Deiana riesca a tenere la ‘barra a dritta’ e non farsi incantare dalle sirene delle compensazioni ambientali e/o dalle ‘direttive di partito’.
Il testo originale è pubblicato sul sito personale di Emiliano Deiana

Trivellazioni tra Gallura e Anglona. Anche sul territorio di Bortigiadas

Succede così.
Tu ti stai occupando di una certa cosa, di un certo meccanismo, di una certa vicenda in un altro territorio, lontano dalla tua casa perché, sai!, non è giusto occuparsi solo del proprio giardino, della propria casa, della propria famiglia e scopri, dopo!, che è quella certa cosa, quel certo meccanismo e quella stessa vicenda che si occupa di te, della tua casa, del tuo paese, della tua comunità.
Mi ero appassionato alla vicenda della lotta contro le trivellazioni ad Arborea assumendo una posizione critica nei confronti del mio stesso partito che a livello regionale si era detto possibilista ai permessi di ricerca della Saras – a livello locale il Pd di Oristano era e resta contrario all’iniziativa – e scopro, ad estate avanzata, che la stessa problematica interessa anche il territorio del Comune di Bortigiadas, il comune nel quale, da 8 anni, svolgo la funzione di Sindaco.
Se non ti cerchi i problemi sono loro che cercano te.
E poi cambia la prospettiva, perché non sei più uno spettatore, non sei più un tifoso, per quanto interessato, al buon funzionamento della cosa pubblica, a una gestione corretta dei beni comuni, alle ricadute collettive di quegli stessi beni.
Questa cosa viene e ti bussa alla porta di casa.
Per chi ha responsabilità di governo di un territorio la prima domanda, in questi casi, che ti arriva come un ceffone è la seguente: dove inizia il mio essere amministratore e dove finisce il mio essere cittadino? E la risposta arriva nelle infinite notti insonni nel quale il peso della responsabilità e la volontà di conoscere ogni aspetto delle vicende che interessano la tua comunità, quella che, per l’esiguità numerica, è la mia famiglia, i miei luoghi, gli spazi del mio sguardo, l’aria che ne respiro ogni giorno.
E la risposta che mi sono dato, nell’inquietudine del mio silenzio di queste settimane, è che quel confine non esiste e se mai fosse esistito va abbattuto.
Ed inizi a leggere come un ossesso, tutto quel che se ne scrive.
Gli atti del Progetto che, con una tecnica silenziata, sono stati depositati in piena estate in Comune e pubblicati all’Albo Pretorio come una normalissima pratica. Ed ho preso, dicevo, a leggere tutto quel che se ne scrive, a raffrontare esperienze lontane e vicine, a pensarmi, in petto, la coincidenza o la lontananza fra essere amministratore pubblico ed essere figlio di un luogo.
Ho fatto domande a chi ne sa più di me, sono in corso approfondimenti tecnici che non sarebbe serio rendere noti in queste righe. La Giunta Comunale di Bortigiadas, prima che qualcuno ne parlasse, esaminando le scarne carte presentate si è detta contraria ad ogni ipotesi di trivellazione che riguarda il 50% circa del territorio comunale: dai confini con Perfugas, seguendo l’asta fluviale del Coghinas dentro il territorio comunale, toccando Abaltana e su su fino ai confini con Aggius a Làsana. Luoghi che ogni bortigiadese conosce come le proprie tasche.
Sedini e Martis sono i nomi di due paesi.
Poi sono diventati il nome di due progetti di trivellazione per cercare energia geotermica. E quando parlo di trivellazioni non parlo di pozzi di poche decine di metri, ma buchi nel terreno fino a 2 Km di profondità.
In un territorio che va da Castelsardo e Osilo ed arriva, come detto, fino a Bortigiadas, Aggius, Tempio, Badesi e Trinità: la parte occidentale della Gallura.
Un territorio enorme, migliaia e migliaia di ettari, per produrre da 1 a 4 MW di energia geotermica, come due pale eoliche? Appare credibile questo potenziale consumo del suolo e del sottosuolo per produrre quanto producono due misere pale eoliche?
No, sinceramente non appare credibile. Non mi avventuro, per ora in ipotesi che potrebbero non essere suffragate da dati oggettivi, ma – come minimo – la cosa è per lo meno sospetta. O poco chiara.
Su questi terreni, migliaia e migliaia (ripeto!), si estende un vincolo potenziale da parte di un soggetto privato che mai ha pensato di farsi vivo in queste terre neanche per presentare la propria idea.
Sono un foglio, una richiesta in carta bollata.
Anche su questo abbiamo il dovere di approfondire. E lo faremo.
Chi mi conosce sa che sono affezionato alle parole e nelle infinite notti di studio leggevo le linee guida della regione sulla materia e c’è scritto, in quel linguaggio burocratico – nel 2012 – che i progetti dovevano assumere i toponimi dei luoghi.
Peccato che riguardando le carte quei progetti siano iniziati a circolare nel 2011, giusto un anno prima. Roba da palla di vetro, qualcosa che, al minimo, desta qualche perplessità di una discussione, almeno embrionale, fra chi dovrebbe fare regole chiare e i soggetti privati tenuti a  rispettarle.
Nessuna accusa, solo un indizio lessicale.
Qualcuno ci dirà: volete bloccare il progresso, non tenete conto dei dati generali della regione, il costo dell’energia, il fabbisogno energetico per famiglie ed imprese.
Tranquilli, verrà il momento che li renderemo noti noi i dati e siamo sicuri che ci sarà molta parte di popolo che resterà sorpresa dall’apprendere alcune cosette che si vorrebbero rimandare a un non meglio definito – perché le cose sono fatte di contenuti, non di titoli – Piano Energetico Regionale sul quale, vi chiedo io, cosa ci sarà scritto?
Personalmente sono per l’indipendenza energetica della Sardegna, vorrei trattare il sole, il vento, l’acqua come beni comuni. Ma c’è qualcuno che, con dati, oggi può confutare il fatto che già fra rinnovabili classiche ed idroelettrico la Sardegna, in potenza, non sia già autosufficiente?
L’ho già detto, sapremo fornire nelle prossime settimane dati e considerazioni.
La mia ingenuità che pure è tanta non mi spinge a fornire tutte le notizie che ho avuto modo di apprendere e di verificare.
Si sappia solo, per il momento, che oggi amministratore e cittadino, nella mia comunità, coincideranno. Che sarò sempre pronto al dialogo – con persone e non con numeri di protocollo – ma con l’avvertenza che persone con l’anello al naso non ce ne sono più in Sardegna. Ed ancora: mi adopererò, per quanto è nelle mie scarse forze e possibilità, affinchè questa battaglia diventi una battaglia collettiva all’interno di tutte le comunità interessate: da Arborea all’Anglona, dalla Gallura al Campidano.
Ragionevoli sempre, fessi mai.
Consapevoli che i documenti fin qui presentati sono carenti in molti aspetti, lacunosi rispetto agli impatti ambientali, sulla salute, sull’economia e sulle comunità. E che in quei documenti è presente un forma razziale, se così si può dire, che indica questi territori “interessanti” perché poco antropizzati. Un dato, per capire, di cosa si sta parlando: in relazione ai valori soglia per le emissioni di idrogeno solforato, si attua un altro vero e proprio razzismo in materia di salute pubblica. Infatti, se per gli Stati uniti d’America il valore soglia delle emissioni è pari a 0,001 .p.pm. (parti per milione) e per il progetto proposto ad Arborea è pari a 2 p.p.m., per il progetto Sedini e per il progetto Martis, il valore soglia è pari a 10 p.p.m., come a dire che la salute di un abitante del nostro territorio vale cinque volte meno di quella degli abitanti del territorio di Arborea e 10.000 volte meno della salute di un cittadino americano.
Questa è solo un’indicazione, parzialissima (volutamente parziale) per capire di cosa si sta parlando, in un territorio immenso e bellissimo che va da Osilo fino a Bortigiadas.
Che nella vita delle persone c’è sempre un filo che lega i luoghi, che talvolta si aggroviglia e che il bandolo, sotto la forma dolce della lotta, prima o poi lo si trova.
Io ci sono. E sono certo che in questa lotta non sarò solo.