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#Arruolati #Guerrieri. Il soldato Mario Tozzi contro i comitati

tozzi_ryan_02_600Il geologo Mario Tozzi, conosciuto per la sua inseparabile piccozza, tra le altre cose, tiene la rubrica ‘pianeta terra’ -che fa tanto green- sul mensile dei soci della Coop, tra un set di padelle e una pubblicità 3×2.
Nel numero del mese di giugno di quest’anno si è lanciato in un attacco ai comitati che difendono i territori dal saccheggio delle trivellazioni, in particolare prendendosela con noi dell’Amiata e con gli amici dei comitati di Ferrara che ci opponiamo alla geotermia, sostenendo che “quell’energia è rinnovabile per sempre, non ci sono emissioni inquinanti e l’impatto paesaggistico è modesto”, usando peraltro il più banale degli argomenti da bar e cioè che, visto che usiamo l’auto (di solito ci contestano di accendere le lampadine), come possiamo poi opporci alle trivellazioni?
C’è in giro uno strano esercito di #guerrieri che si battono strenuamente contro i combustibili fossili, ma altrettanto strenuamente difendono ogni altro tipo di energia cosiddetta rinnovabile, senza verificare come, dove, da chi e con quali interessi e conseguenze tali impianti vengono realizzati; Legambiente da noi è certamente la capofila, ma via via scopriamo nuovi e insospettabili #arruolati alla causa della geotermia a occhi chiusi.
Abbiamo inviato una replica al giornalino delle Coop nella -vana- speranza di una pubblicazione,  ma a tutt’oggi non ci risulta pubblicata e quindi pubblichiamo noi sia l’articolo del Tozzi che la nostra replica.

L’articolo di Mario Tozzi su Nuovo Consumo di giugno 2013:
Mi oppongo!
Quando l’opposizione delle popolazioni locali non è giustificata: il caso della geotermia, rinnovabile e non inquinante.
Dopo aver subito per decenni l’imposizione di impianti industriali catastrofici, l’Italia non sembra più disposta a chinare il capo rispetto alle esigenze produttive in chiave locale. Al punto che sembra davvero difficile mettere in opera anche un solo impianto industriale sul nostro territorio. Negli Anni Sessanta i posti più belli delle coste italiane furono sacrificati a un progresso industriale che doveva sembrare improcrastinabile: Marghera, Francavilla, Manfredonia, Brindisi, Taranto, Ragusa-Priolo, Termini Imerese, Porto Torres, Bagnoli, Civitavecchia, Piombino, La Spezia. Un po’ di raffinerie, qualche acciaieria e moltissima chimica. Oggi tutto il comparto industriale è in crisi e i lavoratori si sono ridotti di oltre il 60 per cento, ma il carico inquinante di quelle bombe chimiche è sempre lì, in attesa di essere disinnescato. Ma è possibile farlo? E con quali costi?
Una delle priorità maggiori dell’attuale ministro dell’Ambiente Orlando dovrà essere quella di recuperare quei territori dopo aver chiuso quasi tutti gli impianti.
Ma i costi sono elevatissimi, tanto che a Bagnoli i giudici sospettano che ditte appaltanti, amministratori locali e, addirittura, direttori generali del Ministero, fossero coinvolti in una megatruffa che consisteva nel non fare assolutamente nulla per disinquinare, tanto l’obiettivo non sarebbe mai stato raggiunto. E i tempi? Parliamo di decenni. Varrebbe appena la pena di ricordare che a pagare dovrebbero essere i padroni, ma spesso si trattava di impianti a partecipazione statale e, dunque, ecco che paghiamo tutti noi. Oggi sono cambiate le cose?
Non ci sono più, per fortuna, pretese industriali sovradimensionate, però la conflittualità locale è aumentata e le popolazioni non sono più disposte a sopportare imposizioni sui propri territori.
Molte volte hanno ragione: nuovi impianti di incenerimento dei rifiuti, per esempio, non hanno più quelle giustificazioni che potevano avere anche solo dieci anni fa. E hanno ragione nel combattere chi continua a puntare sui combustibili fossili maggiormente inquinanti e a pretendere maggiori efficienze e risparmi. Ma alcune opposizioni non si riescono a comprendere. Una di quelle meno giustificate è l’opposizione alla geotermia, gonfiata dalle polemiche sulle trivellazioni, ritenute addirittura responsabili di sismi come quello emiliano dello scorso anno. Intanto questo non è fisicamente possibile, ma come si fa a opporsi allo sfruttamento del calore del sottosuolo? Purché piova, quell’energia è rinnovabile per sempre, non ci sono emissioni inquinanti e l’impatto paesaggistico è modesto. Eppure dal Monte Amiata a Ferrara insorgono comitati contro l’energia geotermica. È davvero bizzarro che chi si è sciroppato per decenni senza protestare l’inquinamento delle fonti fossili comunque declinato, e magari usa l’auto tutti i giorni, oggi si sollevi contro una forma di energia pulita e rinnovabile. Basterebbe studiare un po’ per fare le distinzioni necessarie.

La nostra replica:
DOTTOR TOZZI, PERCHE’ INVECE DI RIPROPORRE LUOGHI COMUNI, NON CI DA UNA MANO A CAPIRE COSA SUCCEDE IN AMIATA?
“Basterebbe studiare un po’ per fare le distinzioni necessarie.”
Con questo lapidario giudizio il Dott.Mario Tozzi liquida la lotta di quanti, “dal Monte Amiata a Ferrara”, si oppongono allo sviluppo della geotermia, da lui considerata “una forma di energia pulita e rinnovabile”, priva di “emissioni inquinanti” e con un “impatto paesaggistico modesto”.
Noi non conosciamo a fondo ciò che accade a Ferrara, ma per quanto riguarda la geotermia in Amiata possiamo rassicurare il Dott.Tozzi sul fatto che abbiamo studiato, e molto approfonditamente, la questione, giungendo a conclusioni diametralmente opposte alle sue, fino a farci sospettare del fatto che chi ha bisogno di studiare e fare le distinzioni necessarie non siamo certo noi.
La geotermia che si è andata sviluppando in Amiata è probabilmente la più sporca a livello planetario, proprio a causa della peculiarietà del sottosuolo: basta dare un’occhiata alla qualità ed alle quantità delle sostanze inquinanti contenute nei fluidi emessi dalle centrali della nostra zona e scaricate in atmosfera, per restare sorpresi rispetto a definizioni ormai diventate luoghi comuni, peraltro avvalorate da disposizioni legislative anche a livello europeo.
Dai risultati delle analisi effettuate dall’ARPAT in questi anni emerge in tutta evidenza l’enorme imbroglio perpetrato nel considerare l’energia geotermica una energia “pulita”, addirittura esclusa dalle fonti soggette all’applicazione del protocollo di Kyoto, quando invece le quantità di sostanze climalteranti che fuoriescono dalle centrali, in particolare da quelle dell’Amiata (anidride carbonica,  metano etc.) sono anche superiori a quelle di centrali a petrolio o a gas di eguale potenza.
La rinnovabilità, poi, è esclusivamente legata alla possibilità di spingere sempre più in basso le perforazioni alla ricerca di nuovi campi (ormai si sfruttano quelli a 3.500-4.000 m. di profondità, fra l’altro sempre più ricchi di sostanze inquinanti) man mano che i bacini superficiali si esauriscono.
Un’indagine epidemiologica elaborata dal CNR per conto dell’Agenzia Regionale di Sanità, evidenzia eccessi di mortalità e di ospedalizzazione nel sesso maschile dei comuni geotermici amiatini del 13% rispetto ai comuni vicini, con punte del 30% nei territori maggiormente esposti alle emissioni delle centrali; di fatto gli estensori dello studio negano che il problema sia dipeso dalla sfruttamento geotermico, ma non sanno dare altre e più plausibili spiegazioni a questi eccessi.
Ciononostante la Regione Toscana ha approvato progetti che prevedono il raddoppio della produzione geotermica nell’area di Piancastagnaio ed addirittura la triplicazione in quella di Bagnore, nel Comune di Santa Fiora.
In merito agli aspetti paesaggistici, basti ricordare che nella Valutazione di Impatto Ambientale per  la costruzione di Bagnore 4, da 40 MW. di potenza, non è stato preso in minima considerazione il parere espresso dalla Soprintendenza  per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Siena, che al primo punto del contributo istruttorio afferma:
…”1. considerare una posizione meno invasiva e meno visibile dalla Strada Provinciale Santa
Fiora e la Strada Provinciale dei Monte Amiata anche valutando di modulare diversamente gli impianti per evitare una concentrazione visiva tra le due centrali;…”
Anzi, l’ultima soluzione escogitata da ENEL è andata proprio nella direzione opposta, dal momento che l’interconnessione impiantistica fra Bagnore 3 e Bagnore 4 darà luogo ad un’unica immensa centrale da 60 MW., cui si affiancherà l’impianto pilota a ciclo binario, fino a raggiungere l’edificio sede della vecchia Bagnore 2 e l’area delle apparecchiature elettriche di trasformazione e trasporto dell’energia, per realizzare un vero e proprio agglomerato di edifici industriali, torri e fumarole unico in tutta la Toscana.
Ultimamente, inoltre, sono stati pubblicati una serie di studi e ricerche sulla sismicità indotta da attività di estrazione e/o reiniezione di fluidi nel sottosuolo, ultimo quello del Prof. Marco Mucciarelli dell’Università della Basilicata sul n. 1-2/2013 della rivista Ingegneria Sismica, in cui si evidenziano possibili effetti di amplificazione della sismicità naturale a seguito di tali operazioni; fra l’altro il Prof. Mucciarelli relaziona proprio a queste attività il terremoto con epicentro in Val di Paglia (Comune di Piancastagnaio) dell’1/04/2000.
Si tratta di fenomeni ancora poco studiati in Italia ma che rivestono un grande interesse anche sull’Amiata, il cui territorio è in gran parte classificato in seconda categoria, se solo si confronta la carta storica dei terremoti fino al 1990 con quella della sismicità attuale, che evidenzia un numero molto superiore di eventi nell’ultimo periodo.
Siamo sicuri che in questo campo il Dott. Tozzi potrebbe fornire un rilevante contributo scientifico.

Il Cittadino online del 3 dicembre 2013
Sos Geotermia risponde al geologo Tozzi
“Basta luoghi comuni, ci spieghi che succede in Amiata”
PIANCASTAGNAIO. In un articolo apparso su Nuovo Consumo di giugno 2013, il geologo Mario Tozzi (quello con la piccozza che in tante trasmissioni televisive cercava di conciliare divulgazione e scientificità), sosteneva che nell’odierno panorama italiano “non ci sono più, per fortuna, pretese industriali sovradimensionate, però la conflittualità locale è aumentata e le popolazioni non sono più disposte a sopportare imposizioni sui propri territori. Molte volte hanno ragione: nuovi impianti di incenerimento dei rifiuti, per esempio, non hanno più quelle giustificazioni che potevano avere anche solo dieci anni fa. E hanno ragione nel combattere chi continua a puntare sui combustibili fossili maggiormente inquinanti e a pretendere maggiori efficienze e risparmi. Ma alcune opposizioni non si riescono a comprendere. Una di quelle meno giustificate è l’opposizione alla geotermia, gonfiata dalle polemiche sulle trivellazioni, ritenute addirittura responsabili di sismi come quello emiliano dello scorso anno. Intanto questo non è fisicamente possibile, ma come si fa a opporsi allo sfruttamento del calore del sottosuolo? Purché piova, quell’energia è rinnovabile per sempre, non ci sono emissioni inquinanti e l’impatto paesaggistico è modesto. Eppure dal Monte Amiata a Ferrara insorgono comitati contro l’energia geotermica. È davvero bizzarro che chi si è sciroppato per decenni senza protestare l’inquinamento delle fonti fossili comunque declinato, e magari usa l’auto tutti i giorni, oggi si sollevi contro una forma di energia pulita e rinnovabile. Basterebbe studiare un po’ per fare le distinzioni necessarie”.
Inevitabile la reazione di SOS Geotermia, che si è sentita chiamata direttamente in causa, e che dopo aver cercato inutilmente la pubblicazione della propria replica su Nuovo Consumo, definito “giornalino della Coop”, ha pubblicato nel proprio sito la risposta al geologo, non senza aver prima ricordato che “c’è in giro uno strano esercito di #guerrieri che si battono strenuamente contro i combustibili fossili, ma altrettanto strenuamente difendono ogni altro tipo di energia cosiddetta rinnovabile, senza verificare come, dove, da chi e con quali interessi e conseguenze tali impianti vengono realizzati; Legambiente da noi è certamente la capofila, ma via via scopriamo nuovi e insospettabili #arruolati alla causa della geotermia a occhi chiusi”.
…segue ns. lettera di risposta a Tozzi