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Le proposte sulla Geotermia ai candidati alle elezioni regionali in Toscana

uccelli nido scheda votoNell’imminenza delle prossime elezioni regionali, i comitati toscani, riuniti nella Rete NoGESI, al fine di rendere chiare ai cittadini le posizioni dei candidati sul tema della Geotermia, fonte di forte preoccupazione tra la popolazione per le ricadute sanitarie, ambientali e paesaggistiche, vogliono sottoporre alle forze politiche in campo e, soprattutto, ai candidati Presidente, le proposte della Rete NoGESI che si basano, oltre che su valutazioni proprie, anche sulle indicazioni recentemente formulate dalle Commissioni Ambiente e Attività Produttive della Camera al Governo, frutto anche delle mobilitazioni ed iniziative della stessa Rete.
Chiediamo pertanto un pronunciamento chiaro sul tema e sulle proposte avanzate; daremo senz’altro conto delle risposte e delle diverse posizioni in merito, compreso eventuali silenzi, nell’auspicio che i cittadini sappiano poi valutare tali posizioni al momento del voto.
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Per tutti gli impianti flash ad alta entalpia già in esercizio, considerata ormai unanimemente come la tecnologia può obsoleta, inquinante ed impattante (1), autorizzati o in via di autorizzazione, è indispensabile la moratoria immediata e complessiva:

> per verificare l’incidenza delle emissioni geotermiche sulla salute delle popolazioni, visti i dati allarmanti di un + 13% di mortalità degli uomini in Amiata, rispetto al dato atteso, a cui le autorità sanitarie della regione non hanno saputo ancora attribuire una causa, a distanza di 5 anni dalle prime pubblicazioni dell’ARS;

> per permettere la ricarica dell’acquifero del Fiora, che ha subito un abbassamento di circa 200 metri rispetto al dato atteso;

> per compiere tutte le verifiche preventive nel rispetto dei “criteri generali di valutazione” che di seguito sono precisati, secondo le stesse indicazioni formulate nel mese scorso dalle Commissioni Ambiente e Attività Produttive della Camera dei Deputati;

Per gli impianti a sistema binario a media entalpia è indispensabile che prima di qualunque autorizzazione all’esercizio il Parlamento adotti i nuovi “criteri generali di valutazione” per il rilascio delle autorizzazioni che il Governo deve produrre nei prossimi sei mesi.

Per gli impianti geotermici sia ad alta che a media entalpia va mantenuta –ed incrementata in questa fase in cui lo stesso Parlamento ha ritenuto di aumentare le norme di tutela dei territori da tale sfruttamento– la possibilità per le Regioni di legiferare in termini di “aree non idonee” alla geotermia avuto riguardo alle caratteristiche socio-economiche ed ambientali dei territori (territori di particolare pregio ambientale, vocati a produzioni agricole di qualità, ove la produzione di energia geotermica ha raggiunto già livelli di saturazione per le caratteristiche del territorio, ecc.) secondo le previsioni della vigente legislazione sulle “energie rinnovabili” (D.M. 10.09.2010 “Linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”). Dando la Regione Toscana -similmente a quanto ha fatto da tempo la Regione Umbria (2)- la possibilità ai Comuni, entro un tempo congruo, di suggerire ulteriori aree non idonee in aggiunta a quelle definite dalla stessa Regione.

Sarà necessaria pertanto una moratoria generale di ogni attività autorizzativa, finché il Governo non adotterà i citati criteri, che -verosimilmente- potrebbero essere in contrasto con le stesse istanze di impianti geotermici, tenendo conto che i criteri dettati dal Parlamento attengono anche alla zonazione del territorio italiano, oltre che alla verifica di ulteriori implicazioni territoriali.

La Regione Toscana deve peraltro impegnarsi affinché le “linee guida “relative ai nuovi “criteri generali di valutazione“ prodotti dal Governo siano applicate attraverso un processo partecipativo con il reale coinvolgimento delle amministrazioni e delle popolazioni locali, attraverso la nomina di tecnici di fiducia inseriti nel processo decisionale, così come indicato al punto 11 di seguito riportato, favorendo l’applicazione del principio di precauzione.

Di seguito si riportano integralmente i dodici criteri che le Commissioni Ambiente e Attività Produttive della Camera dei Deputati hanno indicato al Governo (3), impegnandolo nei prossimi sei mesi:

1. -ad avviare le procedure di zonazione del territorio italiano, per le varie tipologie di impianti geotermici, identificando le aree potenzialmente sfruttabili in coerenza anche con le previsioni degli orientamenti europei relativamente all’utilizzo della risorsa geotermica, e in linea con la strategia energetica nazionale;

2. -ad emanare, entro sei mesi, « linee guida » a cura dei Ministeri dello sviluppo economico e dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, che individuino nell’ambito delle aree idonee di cui al punto precedente anche i criteri generali di valutazione, finalizzati allo sfruttamento in sicurezza della risorsa, tenendo conto delle implicazioni che l’attività geotermica comporta relativamente al bilancio idrologico complessivo, al rischio di inquinamento delle falde, alla qualità dell’aria, all’induzione di micro sismicità;

3. -a rilasciare, a seguito dell’emanazione delle linee guida, tutte le autorizzazioni per i progetti di impianti geotermici, comprese quelle relative ai procedimenti in corso, nel rispetto delle prescrizioni ivi previste;

4. -a far sì che, nella valutazione di impatto ambientale (Via), si tenga conto in particolare delle implicazioni che l’attività geotermica comporta relativamente al rischio di inquinamento delle falde, alla qualità dell’aria, all’induzione di micro sismicità;

5. -ad assumere iniziative volte a ridurre i tempi procedimentali per le autorizzazioni, al fine di consentire lo sviluppo delle attività finalizzate all’utilizzo di nuove tecnologie per lo sfruttamento della risorsa geotermica, ad esclusivo onere finanziario dei privati, per poter riportare il settore a competere nel mondo come leader dell’energia rinnovabile;

6. -a favorire lo sviluppo e la diffusione della geotermia a bassa entalpia, ossia ad impianti che sfruttano il calore a piccole profondità, per l’importante contributo che può dare alla riduzione del fabbisogno energetico del patrimonio edilizio italiano;

7. -ad assumere iniziative per rivedere gli attuali meccanismi incentivanti garantiti al geotermico, in quanto fonte rinnovabile, al fine di sostenere maggiormente quelle a minore impatto ambientale;

8. -ad assumere iniziative dirette ad armonizzare i diversi regimi di incentivazione attualmente vigenti per gli impianti geotermici pilota e quelli ad autorizzazione regionale utilizzanti le stesse tecnologie;

9. -ad assumere iniziative per inserire nella regolamentazione, con opportune penali, l’obbligo della sigillatura del pozzo atta ad evitare la possibilità di scambio di fluidi tra falde idriche diverse e l’obbligo di evitare il depauperamento della risorsa idrica di falda e di superficie sia in termini quantitativi che qualitativi;

10. -ad assumere iniziative dirette a subordinare il rilascio delle autorizzazioni alla stipula di una polizza fidejussoria a garanzia di eventuali danni all’ambiente, alla salute pubblica e alle attività produttive circostanti;

11. -a prevedere nella fase prerealizzativa un pieno coinvolgimento delle amministrazioni e delle popolazioni locali nel processo decisionale favorendo l’eventuale applicazione del principio di precauzione;

12. -ad assumere iniziative normative affinché per gli impianti già a regime e per quelli che eventualmente verranno realizzati sia previsto (pena la sospensione della concessione) un sistema di controlli ambientali effettuati dalla competente Agenzia Regionale per la protezione ambientale, a spese del concessionario, volti a verificare (pena la sospensione della concessione) che le attività geotermiche non incidano sul chimismo delle acque destinate al consumo umano rispettando i requisiti del decreto legislativo n. 31 del 2001, che le altre matrici ambientali non risultino contaminate e che la micro sismicità non aumenti significativamente, prevedendo anche che i risultati dei controlli e dei monitoraggi supplementari, da realizzare secondo le linee guida emanate dal Ministero dello sviluppo economico, siano divulgati al pubblico tempestivamente dall’acquisizione per il tramite dei siti Internet del gestore, dell’autorità d’ambito e dell’agenzia ambientale competente per quel territorio.

Firenze, 5 maggio 2015

Rete NoGESI Toscana

1) vedi il recente studio Basosi-Bravi; anche recenti inchieste sulla stampa.

2) Regione Umbria – REGOLAMENTO 29 luglio 2011, n. 7 “Disciplina regionale per l’installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili”.

3) Resoconto parlamentare RISOLUZIONE SU GEOTERMIA –TESTO APPROVATO DALLE COMMISSIONI VIII E X CAMERA DEI DEPUTATI NELLA SEDUTA DEL 15.04.2015.

Risoluzione parlamentare sulla geotermia: bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto

half-empty-glassIN MERITO ALL’APPROVAZIONE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DI UNA RISOLUZIONE RELATIVA ALLA PRODUZIONE DI ENERGIA DA IMPIANTI GEOTERMICI

In riferimento alla avvenuta approvazione, il 15 aprile us, nelle Commissioni VIII e X della Camera dei Deputati della Risoluzione 8-00103 in merito alla produzione di energia da impianti geotermici desideriamo esprimere il nostro giudizio sufficientemente positivo sui contenuti del testo ed il nostro vivo apprezzamento per i parlamentari che si sono adoperati per il raggiungimento di tale obiettivo.
Viene infatti così ristabilita la responsabilità precipua dello Stato nella individuazione delle aree idonee allo sfruttamento in sicurezza della geotermia e dei criteri di valutazione delle principali componenti critiche relative a tale attività (bilancio idrologico complessivo, rischio di inquinamento delle falde, qualità dell’aria, induzione di sismicità indotta e provocata) come richiesto al Governo ed agli organi parlamentari dalla nostra Rete Nazionale. E particolare importante è l’aver statuito che le autorizzazioni saranno rilasciate solo dopo avere rispettato le “nuove norme” che lo Stato definirà entro tempi certi, e ciò vale quindi anche per i procedimenti in corso (Castel Giorgio, Montenero e tutti gli altri impianti in itinere di autorizzazione).

Tanto più significativa appare la Risoluzione perché la liberalizzazione del settore determinata dal D. Lgs.22/2010 mette in campo –sospinte da incentivi enormemente ingiustificati (che alimentano una produzione di energia che non ha mercato (Il Fatto Quotidiano, 8 aprile 2015) – aziende senza esperienza nel settore, spesso di dimensioni modeste, essendo l’unica esperienza acquisita in Italia quella dell’ex-monopolista ENEL. Pur se tale esperienza -in special modo in Amiata (Toscana)– abbisognerebbe di un non più rinviabile supplemento di indagine da parte del Parlamento e del Governo circa le vecchie tecnologie usate (non riscontrabili in nessuna parte del mondo!) e le problematiche ambientali e sanitarie prodotte nei territori (altro che la “tecnologia matura” citata in Risoluzione!).

Responsabilità che la precedente normativa dettata dal Governo Berlusconi IV aveva delegato in toto alle imprese, con un processo di liberalizzazione selvaggia improponibile e nei fatti da anni inapplicata, per l’opposizione nei territori degli enti locali e delle popolazioni coinvolte.

Come pure il recepimento della nostra richiesta di rivedere gli incentivi concessi con troppo larghezza alla geotermia e di armonizzare le ingiustificate differenze tra i cd. “impianti pilota” e quelli ad autorizzazione regionale, utilizzanti la stessa identica tecnologia.

Non possiamo infine non riconoscere l’importante impegno assunto in Risoluzione che nella fase pre-realizzativa ci sia un pieno coinvolgimento delle amministrazioni e delle popolazioni locali nel processo decisionale, favorendo l’eventuale applicazione del principio di precauzione.

 Tutto risolto dunque? No, e per molte ragioni.

Si apre infatti ora una fase di confronto serrato con il Governo sui contenuti: le cose indicate nella Risoluzione devono essere tradotte coerentemente in norme prescrittive chiare e complete circa gli aspetti tecnici e normativi ivi contenuti che permettano sia la esatta individuazione delle aree prescelte, che i necessari approfondimenti, con il coinvolgimento delle popolazioni, per l’eventuale sfruttamento in assoluta sicurezza. E la scrivente Rete Nazionale farà certamente la sua parte nello stimolare  il Governo in tal senso.
E gli inizi non sono confortanti, se il Ministro dell’Ambiente Galletti –che immaginiamo abbia notizia dell’attività del Parlamento- emette il decreto di compatibilità ambientale di Castel Giorgio il 3 aprile, pochi giorni prima della promulgazione della Risoluzione. Ci viene il sospetto che la fretta di Galletti non sembra essere solo cattiva consigliera, ma consapevole tattica per scavalcare le decisioni che le Commissioni Ambiente e Attività Produttive stavano per prendere. Insomma, il Ministro Galletti è o non è d’accordo sul predisporre linee guida nazionali, e se è d’accordo perché accelera (inutilmente) per scavalcarle per Castel Giorgio?
Ma come già avviene per le altre “energie alternative” sarà necessario -sulla base di una migliore comprensione delle problematiche che lo sfruttamento geotermico induce nel territori dettato dalle estese vertenze raccolte nella Rete Nazionale, ma anche degli approfondimenti indotti nell’occasione della Risoluzione– che le Regioni individuate dalla prevista “zonizzazione” possano definire nella loro legislazione altre peculiarità ambientali e socio-economiche (specie la economia diffusa nei territori) che sconsiglino in tali aree   l’installazione di impianti industriali geotermici.

Ne è un esempio la decisione della Regione Toscana -la regione italiana geotermica per eccellenza – che è stata costretta a legiferare, di fronte al ritardo nell’inserimento di regole da parte dello Stato ed alla intollerabilità del piano Berlusconi-Scajola (forse oggi con la Risoluzione in argomento, c’è finalmente un primo tentativo di svolta!), una necessaria “moratoria” al fine “di non compromettere in modo irreversibile il territorio ed evitare rischi alla sostenibilità ambientale e socio-economica”. Crediamo che il Consiglio di Ministri del 10 aprile scorso anziché impugnare presso la Corte Costituzionale la Legge Regionale Toscana n.17 del 16/02/2015, recante “Disposizioni urgenti in materia di geotermia” avrebbe fatto meglio ad accelerare la riforma della inaccettabilità del piano geotermico Berlusconi-Scajola.

D’altro canto l’accettabilità dello sfruttamento geotermico da parte delle Regioni è problema rilevante visto che le autorizzazioni passano per le Regioni sia per gli impianti “regionali” che per quelli c.d. “pilota” in cui è necessario, per terminare l’iter autorizzativo, l’intesa con la Regione o le Regioni coinvolte.

Rete Nazionale NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante

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Di seguito il testo della Risoluzione approvata:

Risoluzioni nn. 7-00486 Braga, 7-00519 Abrignani, 7-00529 Pellegrino, 7-00530 Segoni, 7-00648 Vallascas: Produzione di energia da impianti geotermici.
TESTO UNIFICATO DELLE RISOLUZIONI APPROVATO DALLE COMMISSIONI

Le Commissioni VIII e X,
premesso che:

quella « geotermica » è una forma di energia naturale che trova origine dal calore della terra e, tra le energie rinnovabili, ha un valore aggiunto che condivide soltanto con l’idroelettrico: la continuità della produzione. Per questo motivo, i progetti più interessanti affiancano oggi la geotermia alle altri fonti rinnovabili, per le quali verrebbe a costituire un importante sostegno nei momenti di scarsa produzione. La geotermia, quindi, può essere intesa come un elemento importante per la « green economy » e un sostegno significativo per sviluppare politiche « low carbon »;

lo sviluppo corretto della geotermia porta con sé inoltre non solo benefici ambientali, contribuendo in maniera importante alla lotta contro i cambiamenti climatici, ma offre anche importanti occasioni per la creazione di nuovi posti di lavoro;

l’Italia, per le sue caratteristiche morfologiche, ha risorse geotermiche importanti e poco sfruttate: secondo i dati forniti dall’unione geotermica italiana, le risorse geotermiche del territorio italiano potenzialmente estraibili da profondità fino a 5 km sono dell’ordine di 21 exajoule (21×1018 joule, corrispondenti a circa 500 mtep, ovvero 500 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). I campi geotermici ad alta entalpia, per il cui sfruttamento disponiamo di una tecnologia matura, e il cui utilizzo per la produzione di energia geotermoelettrica è oggi possibile a costi competitivi con le altre fonti energetiche, si trovano nella fascia preappenninica – tra Toscana, Lazio e Campania –, in Sicilia e Sardegna così come nelle isole vulcaniche del Tirreno;
considerata quindi l’importanza e la rilevanza strategica della geotermia,

impegnano il Governo:

ad avviare le procedure di zonazione del territorio italiano, per le varie tipologie di impianti geotermici, identificando le aree potenzialmente sfruttabili in coerenza anche con le previsioni degli orientamenti europei relativamente all’utilizzo della risorsa geotermica, e in linea con la strategia energetica nazionale;

ad emanare, entro sei mesi, « linee guida » a cura dei Ministeri dello sviluppo economico e dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, che individuino nell’ambito delle aree idonee di cui al punto precedente anche i criteri generali di valutazione, finalizzati allo sfruttamento in sicurezza della risorsa, tenendo conto delle implicazioni che l’attività geotermica comporta relativamente al bilancio idrologico complessivo, al rischio di inquinamento delle falde, alla qualità dell’aria, all’induzione di micro sismicità;

a rilasciare, a seguito dell’emanazione delle linee guida, tutte le autorizzazioni per i progetti di impianti geotermici, Mercoledì 15 aprile 2015 —9— Commissioni riunite VIII e X comprese quelle relative ai procedimenti in corso, nel rispetto delle prescrizioni ivi previste;

a far sì che, nella valutazione di impatto ambientale (Via), si tenga conto in particolare delle implicazioni che l’attività geotermica comporta relativamente al rischio di inquinamento delle falde, alla qualità dell’aria, all’induzione di micro sismicità;

ad assumere iniziative volte a ridurre i tempi procedimentali per le autorizzazioni, al fine di consentire lo sviluppo delle attività finalizzate all’utilizzo di nuove tecnologie per lo sfruttamento della risorsa geotermica, ad esclusivo onere finanziario dei privati, per poter riportare il settore a competere nel mondo come leader dell’energia rinnovabile;

a favorire lo sviluppo e la diffusione della geotermia a bassa entalpia, ossia ad impianti che sfruttano il calore a piccole profondità, per l’importante contributo che può dare alla riduzione del fabbisogno energetico del patrimonio edilizio italiano;

ad assumere iniziative per rivedere gli attuali meccanismi incentivanti garantiti al geotermico, in quanto fonte rinnovabile, al fine di sostenere maggiormente quelle a minore impatto ambientale; ad assumere iniziative dirette ad armonizzare i diversi regimi di incentivazione attualmente vigenti per gli impianti geotermici pilota e quelli ad autorizzazione regionale utilizzanti le stesse tecnologie;

ad assumere iniziative per inserire nella regolamentazione, con opportune penali, l’obbligo della sigillatura del pozzo atta ad evitare la possibilità di scambio di fluidi tra falde idriche diverse e l’obbligo di evitare il depauperamento della risorsa idrica di falda e di superficie sia in termini quantitativi che qualitativi;

ad assumere iniziative dirette a subordinare il rilascio delle autorizzazioni alla stipula di una polizza fidejussoria a garanzia di eventuali danni all’ambiente, alla salute pubblica e alle attività produttive circostanti;

a prevedere nella fase prerealizzativa un pieno coinvolgimento delle amministrazioni e delle popolazioni locali nel processo decisionale favorendo l’eventuale applicazione del principio di precauzione;

ad assumere iniziative normative affinché per gli impianti già a regime e per quelli che eventualmente verranno realizzati sia previsto (pena la sospensione della concessione) un sistema di controlli ambientali effettuati dalla competente Agenzia Regionale per la Protezione ambientale, a spese del concessionario, volti a verificare (pena la sospensione della concessione) che le attività geotermiche non incidano sul chimismo delle acque destinate al consumo umano rispettando i requisiti del decreto legislativo n. 31 del 2001, che le altre matrici ambientali non risultino contaminate e che la micro sismicità non aumenti significativamente, prevedendo anche che i risultati dei controlli e dei monitoraggi supplementari, da realizzare secondo le linee guida emanate dal Ministero dello sviluppo economico, siano divulgati al pubblico tempestivamente dall’acquisizione per il tramite dei siti Internet del gestore, dell’autorità d’ambito e dell’agenzia ambientale competente per quel territorio.

Braga, Abrignani, Pellegrino, Segoni, Vallascas, Luciano Agostini, Albini, Arlotti, Benamati, Borghi, Cenni, Dallai, Donati, Giammanco, Gnecchi, Giuliani, Manzi, Marchi, Mariani, Mazzoli, Moretto, Terrosi, Tentori, Castiello, Luigi Cesaro, Daga, Da Villa, Della Valle, De Rosa, Distaso, Fantinati, Ferrara, Nicchi, Marti, Martinelli, Polidori, Romele, Vella, Ricciatti, Zaccagnini, Zaratti, Bernini Massimiliano, Busto, Crippa, Lupo, Mannino, Micillo, Prodani, Terzoni, Tofalo, Zolezzi, Artini, Mucci.

Geotermia vecchia e nuova sotto la lente dei giornali

Grafico di Pierpaolo Balani a corredo dell'articolo de Il Fatto Quotidiano

Grafico di Pierpaolo Balani a corredo dell’articolo de Il Fatto Quotidiano

La stampa si accorge finalmente che la geotermia può essere un problema e che può nascondere, oltre ai problemi sanitari/ambientali, anche la speculazione sugli incentivi; cose che diciamo ormai da anni, ma che oggi sono alla ribalta nazionale, anche grazie ad onesti giornalisti, come nel caso di Veronica Ulivieri su La Stampa del 31 marzo e 3 aprile us, di Virginia Della Sala su Il Fatto Quotidiano dell’8 aprile us e di Francesca Ferri de Il Tirreno del 12 aprile us.
Riproponiamo i tre articoli di seguito:

Geotermia sul monte Amiata: va davvero tutto bene?
di
Veronica Ulivieri
Antico vulcano, poi sito di estrazione di mercurio e, dagli anni Sessanta, monte dell’energia geotermica. Mentre sull’Amiata (Toscana meridionale) stava entrando in funzione la nuova centrale geotermica di Bagnore 4, nei mesi scorsi si è riaccesa la polemica sugli impatti ambientali e sanitari dello sfruttamento dell’energia della terra nell’area. Da una parte ci sono i comitati riuniti nel coordinamento SOS Geotermia, dall’altra Enel Green Power, cui fanno capo tutte le centrali attive nel territorio. E ci sono un ricorso dei comitati al Consiglio di stato e un’interpellanza alla Camera presentata a dicembre 2013 dai deputati Adriano Zaccagnini, Serena Pellegrino (entrambi SEL) e Alberto Zolezzi (M5S).
L’industria geotermica sull’appennino della Toscana meridionale – cinque oggi gli impianti attivi, due a Bagnore, nel comune di Santa Fiora, e tre a Piancastagnaio – produce dagli anni Sessanta energia, occupazione, compensazioni ambientali per gli enti locali. A cui si aggiunge, però, secondo il Coordinamento SOS Geotermia, «un alto prezzo da pagare sul piano ambientale e della salute, in un territorio già segnato dalle emissioni delle miniere di mercurio, dismesse una quarantina di anni fa».
Inquinanti atmosferici
Per esplorare i diversi nodi della discussione, si può partire dalla qualità dell’aria.
Le emissioni geotermiche, spiega uno studio accademico realizzato tra il 2009 e il 2013 , «sono composte per lo più da anidride carbonica (85,4%), idrogeno solforato (1-2%) e metano (0,4%). In misura minore vengono emessi anche azoto, idrogeno, ammoniaca, acido borico, radon, gas rari ed elementi in tracce in forme volatili, come mercurio, arsenico e antimonio». La ricerca è stata condotta dagli scienziati di CNR, università di Pisa e fondazione Monasterio su richiesta della Regione Toscana, con lo scopo di valutare lo stato di salute della popolazione delle aree geotermiche.
Per ridurre la concentrazione in atmosfera di idrogeno solforato e mercurio, EGP ha brevettato la tecnologia AMIS, che però non agisce su CO2, metano e altri inquinanti: «Gli impianti AMIS hanno un’efficienza di abbattimento superiore al 90%. Sono già presenti nella quasi totalità delle 34 centrali geotermiche toscane – entro il primo trimestre del 2015 sarà installato anche nelle ultime sei centrali che ne sono prive – e costituiscono un’innovazione tecnologica e un’eccellenza a livello mondiale. A Bagnore 4 è prevista anche l’installazione di un impianto per l’abbattimento delle emissioni di ammoniaca, con un’efficienza anche in questo caso di oltre il 90%», spiega Massimo Montemaggi, responsabile Geotermia di Enel Green Power.
Secondo un altro studio accademico del 2013 però, nonostante gli sforzi dell’azienda, «l’elettricità da impianti geotermici nell’area del monte Amiata non può essere considerata “carbon free” come sostenuto fino ad oggi»: per le caratteristiche dei fluidi geotermici e del sottosuolo dell’area, avrebbe cioè un impatto ecologico da considerare. La ricerca, realizzata da Riccardo Basosi, docente di Chimica dell’università di Siena con un curriculum internazionale, insieme a Mirko Bravi, allora ricercatore dell’università di Pisa, ha preso in esame l’impatto sull’atmosfera della produzione di elettricità con centrali geotermiche sul monte Amiata, messe a confronto con impianti alimentati con fonti fossili. «Nonostante il Potenziale di tossicità umana non fornisca valori preoccupanti» scrivono i due scienziati, «le emissioni di gas serra sono in alcuni casi generalmente più alte di quelle generate da impianti a gas naturale e per alcune campionature non molto distanti dai valori delle centrali a carbone».
Le acque
Oltre che sulla qualità dell’aria, le polemiche si concentrano anche sulle risorse idriche. L’Amiata è un monte ricchissimo di corsi d’acqua: al centro delle discussioni c’è l’esistenza o meno di un collegamento tra le falde acquifere di superficie e i serbatoi geotermici in profondità. Legame da cui, secondo i comitati e alcuni studiosi, deriverebbe una riduzione della portata e una contaminazione delle acque che alimentano gli acquedotti. Per EGP non si può parlare di interazioni: «Si tratta di bacini che distano migliaia di metri l’uno dall’altro. Gli stessi studi commissionati dalla Regione Toscana alle università di Siena del 2008 e di Firenze del 2010 e al CNR confermano che non c’è connessione tra i due sistemi. Anche i dati del gestore idrico, l’Acquedotto del Fiora, dimostrano che le portate misurate hanno un andamento ciclico, dovuto esclusivamente alla diversa piovosità e nevosità registrate negli anni; dal 1990 ad oggi la media della portata è rimasta la stessa», aggiunge Montemaggi. Secondo Andrea Borgia, docente di Geotermia all’università di Milano e ricercatore presso il Lawrence National Laboratory di Berkeley, negli Stati Uniti, invece, «i due bacini sono strettamente collegati: riducendo la pressione del campo geotermico in profondità, dall’acquifero superficiale si richiama acqua verso il basso, che venendo in contatto con le rocce calde del campo si vaporizza. I gas incondensabili, tra cui gli inquinanti acido solfidrico (ossia idrogeno solforato, ndr), mercurio e arsenico, risalendo contaminando poi le falde superficiali. Ogni centrale consuma dalle 200 alle 600 tonnellate di acqua potabile all’ora, che, entrando nel sistema idrotermale in profondità, si contamina».

L’Amiata, Toscana meridionale, è una delle più grandi aree di produzione dell’energia geotermica in Italia. Oggi le centrali che sfruttano il calore della terra sono cinque, per un totale di 120 MW di potenza installata. L’entrata in funzione dell’ultimo impianto, Bagnore 4, inaugurato da Enel Green Power a fine 2014, ha fatto crescere molte polemiche mai sopite, contrapponendo i comitati riuniti nel coordinamento SOS Geotermia all’azienda. Nella prima parte dell’inchiesta abbiamo raccontato le diverse posizioni di Enel Green Power, cittadini e ricercatori riguardo gli impatti su aria e acqua legati allo sfruttamento dell’energia della terra. In questa seconda parte ci concentriamo invece sui temi della salute, della sicurezza e della tecnologia.
Geotermia e salute
Un eccesso di decessi del 13% per i maschi nell’area amiatina che «risente della mortalità per malattie respiratorie, per alcuni tipi di tumore, tra cui quello dello stomaco, e per malattie infettive». Intorno a questo dato, frutto dello studio in due parti condotto dai ricercatori di CNR, università di Pisa e fondazione Monasterio tra il 2009 e il 2013 su richiesta della Regione Toscana, si coagulano molte delle preoccupazioni dei comitati e le rassicurazioni dell’azienda.
La relazione finale della ricerca lancia un messaggio tranquillizzante, definendo il quadro epidemiologico nell’area geotermica – che però viene considerata qui nella sua interezza, sommando i dati nell’area Nord con quelli relativi all’Amiata – «rassicurante perché simile a quello dei comuni limitrofi non geotermici ed a quello regionale». Gli scienziati però ammettono che «l’analisi di correlazione tra dati ambientali e sanitari, sebbene di limitato valore a causa del tipo di dati disponibili, segnala una correlazione tra mercurio e acido solfidrico nell’aria e malattie respiratorie che non deve essere trascurata, mentre le relazioni riscontrate tra boro ed alcune patologie sono suggestive ma richiedono valutazioni più specifiche».
Roberto Barocci, coordinatore di SOS Geotermia, cita l’allegato 6 della prima parte della ricerca, che «individua 54 relazioni statisticamente rilevanti tra concentrazione degli inquinanti, patologie e decessi. Secondo noi è molto probabile che le centrali concorrano, insieme ad altre fonti di inquinamento, a generare le emissioni. Allo stesso tempo, lo studio sugli stili di vita partito dopo questa ricerca ha evidenziato che non ci sono differenze tra i comuni dell’area geotermica amiatina e quelli limitrofi». E se è vero che i rilevamenti ARPAT restituiscono spesso concentrazioni entro i limiti OMS, Valerio Gennaro, epidemiologo dell’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova, fa notare che «questi inquinanti sono comunque noti per la loro pericolosità, da soli e in sinergia tra loro. Fenomeno, quest’ultimo, che non è stato segnalato nello studio. Inoltre, bisognerebbe precisare maggiormente le specifiche popolazioni e le fasce di età interessate dagli eccessi di mortalità: è inutile allarmare con un dato medio la popolazione che non è in emergenza, ma nel contempo è necessario individuare precocemente la popolazione inquinata che può essere in emergenza sanitaria». Massimo Montemaggi, responsabile Geotermia di Enel Green Power, risponde spiegando che la ricerca «dichiara che “i risultati sono ancora in linea con l’ipotesi che le emissioni geotermiche abbiano un ruolo del tutto marginale o assente negli eccessi delle malattie”. Questa tesi è, peraltro, confermata dalla constatazione che “gran parte delle debolezze del profilo di salute dell’area sud riguardano solo i maschi”, per cui la causa non può riguardare l’inquinamento ambientale perché altrimenti avrebbe dovuto interessare entrambi i sessi».
Terremoti e tecnologie
Accanto alla salute, c’è il capitolo legato all’esistenza o meno di un legame tra scosse sismiche di piccola e media entità e sfruttamento dell’energia geotermica. «Molti studi dimostrano che esiste una correlazione tra sfruttamento dell’energia geotermica e sismicità. Le scosse sono causate soprattutto dalle attività di reiniezione dei fluidi in profondità dopo il loro utilizzo in centrale. Questi fluidi aumentando la pressione di poro facilitano lo scivolamento delle faglie», spiega Andrea Borgia, docente di Geotermia all’università di Milano e ricercatore presso il Lawrence National Laboratory di Berkeley, negli Stati Uniti. Per Montemaggi, «la correlazione è con il tipo di suolo, non con la geotermia. EGP ha una rete di monitoraggio microsismica, con la quale controlliamo le aree: quelli che vengono registrati sono valori microsismici sotto i 2 gradi scala Mercalli, dati tipici delle zone vulcaniche come quella dell’Amiata, presenti anche molto prima dell’intervento di Enel».
Infine la tecnologia: la scelta del sistema di sfruttamento dell’energia della terra, secondo i comitati e alcuni ricercatori, si ripercuote sugli effetti ambientali. Nel loro studio accademico del 2013, Riccardo Basosi, docente di Chimica all’università di Siena con un curriculum internazionale, e Mirko Bravi, ex ricercatore dell’ateneo pisano, sostengono che la sostituzione dell’attuale tecnologia “flash” con una a ciclo chiuso (il così detto “sistema binario”), permetterebbe di «rendere gli impianti geotermici del Monte Amiata “carbon free” e sostenibili dal punto di vista ambientale». Tesi sostenuta anche da Borgia: «Gli impianti a ciclo binario, anche se più costosi e meno efficienti, non hanno impatti sulla qualità dell’aria e, se ben dimensionati, possono avere impatto minimo sugli acquiferi superficiali». Montemaggi respinge questa teoria: «La critica che ci viene fatta si basa sulla non conoscenza del problema tecnico e tecnologico. La scelta della soluzione impiantistica è guidata dal tipo di fluido geotermico: in campi ad alta temperatura e con significativo contenuto di gas, è d’obbligo l’utilizzo di impianti a vapori di flash, mentre nelle medie entalpie è di norma più opportuno l’utilizzo di processi a ciclo binario». Dagli scienziati, però, arriva l’invito a tentare: «In Paesi come le Hawaii e la Nuova Zelanda sono in funzione impianti a ciclo binario anche con fluidi ad alta entalpia», dice Bravi. Anche in Italia, secondo l’esperto, le difficoltà «possono essere superate puntando su investimenti in ricerca e sviluppo per l’implementazione di queste tecnologie, tenendo conto delle caratteristiche sito-specifiche dei fluidi geotermici. I soggetti che appaiono come i naturali promotori di questa ricerca sono proprio le aziende che lavorano con la risorsa geotermica in Italia, poiché possiedono già know how, risorse e conoscenza del territorio».

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Geotermia, Bolletta Salata per l’Energia che non ha Mercato
Sono dieci le centrali pilota in Italia che producono quantità risibili ma legate a un giro di 5 miliardi l’anno di incentivi. In ballo, i soliti noti.
Nell’affare si ritrovano Sorgenia, Saras o Gruppo Maccaferri, ma emergono anche strutture con sede in Liechtenstein. La protesta dei comitati territoriali
di Virginia Della Sala

A San Gallo, cittadina svizzera che è patrimonio dell’Unesco, da due anni si chiedono cosa fare di un foro profondo quattromila metri, realizzato per una centrale geotermica. Hanno scavato per sfruttare il calore dell’acqua calda e produrre energia. I lavori, costati circa 80 milioni di franchi, sono stati bloccati perché la perforazione ha provocato un terremoto di magnitudo 3,5 e la fuoriuscita di gas.
Non esistono, infatti, dati certi e scientifici sulla sicurezza dei procedimenti per l’estrazione di energia geotermica né sul loro impatto ambientale. Nel 2012, ad esempio, in un’area di 400 chilometri quadrati attorno all’epicentro del terremoto in Emilia Romagna (13,2 miliardi di euro di danni e 27 vittime) c’erano diverse concessioni di ricerca e sfruttamento per idrocarburi. L’anno scorso, la commissione scientifica Ichese, costituita per decreto dal capo della Protezione civile, Franco Gabrielli ha concluso che “non si può escludere” che il terremoto sia stato “innescato” da attività antropica legata a uno dei siti, quello di Mirandola . La variazione di volume dei fluidi estratti e poi reintrodotti nel terreno, si legge nel rapporto, potrebbe aver anticipato un sisma già pronto ma che, magari, avrebbe potuto scatenarsi in un altro momento. Tipo tra cent’anni.
Gli impianti: dove sono e di chi sono Fino a cinque anni fa, le uniche centrali geotermiche in Italia appartenevano all’Enel, in Toscana, sul monte Amiata e a Lardarello . Poi gli incentivi statali hanno cominciato a spostare su questa tecnologia l’interesse di parecchi imprenditori, soprattutto perché il mercato di altre rinnovabili –ad esempio il fotovoltaico – è ormai saturo. Secondo i dati del ministero dello Sviluppo economico (Mise) più di cento aziende hanno chiesto di poter scavare per cercare fonti geotermiche o per creare centrali. Dal 2010, il settore è stato liberalizzato e oggi, per le aziende, ci sono due tipi di permessi.
Il primo: le autorizzazioni delle Regioni per la cosiddetta geotermia tradizionale, che ha tre fasi di ricerca e tre diversi permessi prima di arrivare al rilascio della Valutazione di impatto ambientale (Via). I costi sono alti, gli investimenti pari a decine di milioni di euro.
Il secondo: l’autorizzazione per le dieci centrali di geotermia pilota previste dal governo per una produzione totale di 50 Megawatt. È il jack-pot: basta un’unica autorizzazione, concessa da Mise e ministero dell’Ambiente d’intesa con la regione, e via con la centrale.
Nell’elenco di chi ha chiesto o già strappato una concessione ci sono nomi ricorrenti e, spesso, sanno di centrosinistra: c’è Sorgenia fondata dalla Cir dei De Benedetti e ora in mano alle banche; Exergy del gruppo Maccaferri (grandi finanziatori della politica con una passione per i democratici e, da ultimo, Matteo Renzi); un paio di controllate della Graziella Green Power dell’im – prenditore aretino Gianni Gori (una delle quali diretta dall’ex sottosegretario all’Agricoltura dei Verdi Stefano Boco). Ci sono gli italo-canadesi di K.R. Energy e pure Saras della famiglia Moratti.
Ad agosto 2014 è stata poi creata Rete geotermica, associazione di cui fanno parte quindici aziende italiane, la maggior parte di quelle interessate alla geotermia: presidente è Gianni Gori, patron del Gruppo Graziella, conosciuto per la produzione di gioielli, che da anni è entrato nel mercato dell’energia verde col nome di Graziella Green Power e ha in programma nel prossimo quinquennio la creazione di venti centrali con investimenti tra 150 e i 300 milioni di euro. Come si vede, in ballo ci sono forti interessi economici, per quanto “green”. Le richieste di impiantare centrali, ad oggi, sono quasi tutte concentrate nell’Italia centrale e in Sardegna. Insieme alle autorizzazioni o ai progetti sono arrivati anche i comitati per bloccare la sperimentazione: in giro per la penisola ce ne sono 46.
Secondo Vittorio Fagioli, per 35 anni funzionario Enel, oggi portavoce della rete Nogesi che riunisce i comitati contro la geotermia speculativa e inquinante, il problema vero sono gli incentivi altissimi concessi alle “energie rinnovabili”, tra cui la geotermia: “Le centrali regionali ricevono il doppio del costo dell’ener – gia elettrica prodotta; gli impianti pilota cinque volte il costo dell’energia. Parliamo di 200 euro circa a Mw/h: per un impianto si spendono 30 milioni di euro e in 20 anni se ne incassano ben 250. Il tutto per produrre una quantità ridicola di energia. Questi impianti hanno un rendimento dell’8 per cento: si immette 100 di calore e si produce 8 di elettricità”. Contributi altissimi per dosi piccolissime.
D’altra parte non c’è bisogno di avere un mercato: il guadagno è garantito. E chi paga gli incentivi? Gli italiani, in bolletta, visto che le rinnovabili fanno parte della voce A3 del conteggio. Solo nel 2013, il Gse ne ha erogati per circa 15 miliardi di euro, a gennaio del 2015 si è scesi a 5,7 miliardi: “È chiaro –spiega Fagioli – che se fossero ridotti ancora, si fermerebbe anche la corsa alle rinnovabili inutili”. Peraltro, nonostante la differenza in termini di permessi e remunerazione, gli impianti pilota e quelli tradizionali usano le stesse tecnologie: da quelle flash, che immettevano nell’aria le sostanze di scarto, a quelle che prevedono la reimmissione delle sostanze nel sottosuolo. Tra le centrali pilota in progetto, Castel Giorgio, in Umbria, ha ottenuto per prima la Via. Già negli anni Ottanta, però, Enel aveva effettuato studi e perforazioni in zona rinunciando poi alle centrali perché la conformazione geologica non era adatta: l’area è sismica.
Per di più, Castel Giorgio si trova su una delle falde acquifere che alimenta il lago di Bolsena e, secondo esperti e biologi, le perforazioni rischiano di inquinarle. A preoccupare i comitati, comunque, non è tanto la geotermia, ma il modo di gestire le concessioni: “La maggior parte delle ditte per le centrali pilota non ha competenze specifiche – spiega Fagioli – Fanno quasi tutte riferimento a un’unica ditta, la Turbo den, che ha realizzato impianti nei deserti israeliani. Le aziende partecipano ai bandi e nella maggior parte dei casi l’impianto lo fa la Turboden”, che è una società di Brescia, ma di proprietà dei giapponesi di Mitsubishi Heavy Industries . Il progetto di Castel Giorgio, ad esempio, è stato presentato dalla Itw & Lkw Geotermia Italia srl, che poi sono due aziende, entrambe con sede nel paradiso fiscale del Liechtenstein.
È proprio Itw & Lkw ad aver organizzato, il 31 marzo a Roma, un convegno (interrotto dai comitati) sulla geotermia intitolato “Il futuro dell’emissioni zero è già qui” in cui si è raccontato come ver- ranno creati ben 30 mila posti di lavoro. Torniamo a Castel Giorgio. A guidare il progetto c’è Franco Barberi, toscano, ex capo della Protezione civile. Era il 2012 quando i comitati locali si sono accorti di una cosa strana. La Commissione per gli Idrocarburi e le Risorse Minerarie (Cirm) aveva approvato il progetto della Itw & Lkw invitandola a produrre la documentazione per la Via: peccato che, della commissione, nel 2011 faceva parte come esperto (è un vulcanologo) lo stesso Barberi, pur essendo primo firmatario e project supervisorper la società. Un conflitto di interessi, che Itw & Lkw non ha negato: il ministero dello Sviluppo, ha spiegato, “era ufficialmente informato dell’attività di consulenza che Barberi prestava”. Nel febbraio 2013, poi, alla prima seduta della conferenza di Via, per conto della società era presente Guido Monteforte Specchi, che è pure presidente della Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale per il ministero dell’Ambiente. “Effettivamente – racconta Fagioli – ciò che era stato deciso in quelle sedute è stato annullato dopo una segnalazione dell’assessore regionale dell’Umbria.
La commissione ha emesso nuovi pareri. Ma, tra ingegneri, geologi e funzionari, nel gruppo non c’era nessuno che, a nostro parere, avesse specifiche competenze tecniche per gestire progetti così complessi”. Quanto serve davvero questo tipo di energia? In Italia non c’è l’esigenza di ottenere altra energia elettrica. Anche se il decreto legge del 22 giugno 2012 inserisce quella geotermica tra le fonti strategiche, le dieci centrali pilota produrrebbero solo 5 megawatt ognuna (in Italia c’è una potenza di centrali elettriche installate pari a 130 mila).
Neanche la necessità di raggiungere i parametri richiesti dalla direttiva Ue 20-20-20 sembra giustificare la corsa. Secondo le stime del Gestore elettrico nazionale, nel 2012 abbiamo raggiunto il 27,1 per cento del consumo interno lordo di energia proveniente da fonti rinnovabili superando l’obiettivo del 26,4 per cento, ritenuto necessario per arrivare ai parametri richiesti dall’Ue. Anche il mondo ambientalista è diviso. Greenpeace e, soprattutto, Legambiente appoggiano il ricorso a questo tipo di energia elettrica con iniziative, campagne di sensibilizzazione e convegni.
Il Wwf , invece, negli ultimi anni ne ha preso le distanze: “Tutto può essere fatto più o meno bene –spiega Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf – e, in generale, non siamo contrari alla geotermia. Non capiamo però perché sia stato considerato un settore strategico. Saltare passaggi e ignorare l’opposizione delle Regioni non è sicuramente un buon modo per stabilire un dialogo con i cittadini”. Sul caso Castel Giorgio si susseguono le interrogazioni parlamentari dei Cinque Stelle, mentre gli eletti Pd hanno chiesto una risoluzione che impegna il governo a identificare le aree sfruttabili in Italia senza creare danni all’ambien – te e in accordo con gli enti locali. “Vogliamo solo che sia posto un freno alla liberalizzazione selvaggia – spiega Fagioli – Non c’è controllo da parte dello Stato. Fanno tutto le società e non c’è confronto con gli enti locali. Chiediamo una moratoria dei permessi concessi e una mappa delle zone in cui perforare sia sicuro. Non siamo contro la geotermia, ma vogliamo sia applicata con consapevolezza”.
Finora solo la Toscana ha bloccato i 38 permessi già concessi con una moratoria di sei mesi che ha fatto arrabbiare le imprese coinvolte e i fan della geotermia. A spingere il governatore Enrico Rossi a questa decisione sono tre elementi: la regione non ha bisogno di altra energia elettrica; le proteste di sindaci e cittadini; le imminenti elezioni regionali. Dopo il 31 maggio, insomma, si vedrà.

Diamo conto di seguito della rettifica pubblicata su richiesta di una delle società citate e una nota della Rete NOGESI:

DIRITTO DI REPLICA (Il fatto quotidiano del 10.04.2015)
In riferimento all’articolo pubblicato mercoledì 8 aprile dal titolo “Geotermia, bolletta salata per l’energia che non ha mercato” per quanto riguarda la citazione dell’azienda nell’articolo vorremmo chiarire che in Italia non vi sono in funzione impianti geotermici realizzati da Turboden e nemmeno in Israele. In Italia, dove l’azienda ha sede e più di 200 dipendenti, l’azienda può citare due referenze: la prima risale al 1992, a Castelnuovo Val di Cecina, e oggi non è in funzione; la seconda è un prototipo realizzato per Enel nel 2010, in funzione per un anno combinato a una caldaia ad acqua calda, quindi mai stato collegato a pompe geotermiche. È evidente che il sig.Fagioli si è confuso con un’ altra società.
Roberto Carnazza, Turboden
RISPOSTA DELLA GIORNALISTA
Prendiamo atto, ma bisogna aggiungere che in Italia la Turboden ha aderito a Rete Geotermica, che ha tra gli obiettivi “promuovere la geotermia” sul territorio e “sviluppare progetti industriali”, anche tramite protocolli d’intesa con le regioni. Quindi, nonostante la plausibile precisazione, la società non può considerarsi esclusa dal panorama della geotermia italiana.( Vd s)

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NOTA di Vittorio Fagioli, portavoce Rete nazionale NOGESI
La società TURBODEN che erroneamente ho citato nell’intervista al posto della società ORMAT (israeliana) coinvolta nel progetto geotermico di Castel Giorgio si è risentita ed ha fatto pubblicare una precisazione sullo stesso giornale.  Nella precisazione la società ammette di non aver mai fatto impianti significativi di produzione di energia elettrica da fonte geotermica(!!!)
Da tenere presente che detta società è interna alla RETE GEOTERMICA che ha fatto protocolli di intesa con la Regione Toscana con lo scopo di realizzare impianti geotermoelettrici di produzione (prima della “moratoria “di Rossi” ! …).
Ma non era meglio che stava zitta?

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Il reportage – Nuove centrali geotermiche sull’Amiata ma c’è preoccupazione per la salute
La calamita degli incentivi ha attirato nel Grossetano l’attenzione di una decina di società che hanno chiesto 18 permessi. Ma tra impianti storici e nuovi progetti non mancano le perplessità legate soprattutto alla salvaguardia dell’ambiente e della salute della popolazione
di Francesca Ferri

SANTA FIORA. Su per i tornanti la strada si addentra tra i boschi, attraversa ponti, rasenta paesini medievali. Sullo sfondo il monte Amiata, maestoso come un re in trono, con la cima incoronata dalla neve nonostante sia primavera. Il vento non riesce a spazzare via le nuvole, il cielo è una cappa plumbea. Una curva ancora poi un’altra. Le ruote si arrampicano e finalmente valicano il poggio. Una nuvola di vapore investe il parabrezza e avvolge l’auto, finché non rimane alle spalle e lascia aperto lo sguardo alla vallata. Non ci sono più boschi, non ci sono pittoreschi paesini. Appena sotto la strada, su una distesa brulla, un polmone di tubi, acciaio, camini e valvole sbruffa e sputa fuori una perenne nuvola bianca dal vago odore di zolfo. Pochi metri accanto, una struttura simile, con una nuvola ancora più grossa. Tutt’intorno, un reticolo di tubi che si inerpicano per ogni dove fino a lontanissimi pozzi.
Altra strada, altro paesaggio. La montagna digrada verso la collina. Le curve sono più dolci, i campi sono coltivati o ombreggiati da ulivi alternati a filari. Su per uno stradello sterrato si arriva a un declivio che si affaccia su un panorama mozzafiato: la Val d’Orcia inferiore, incantevole e incontaminata, si stende a perdita d’occhio. E sarà che è spuntato il sole e il vento si è acquietato, ma questo posto sembra incantato. Difficile immaginare che possa diventare un centro industriale, senza vapori e camini, certo, ma con tutto il suo ventre di tubi e condutture che si allungano per i campi.
Impianti storici e nuovi progetti. Secondo centro toscano di produzione di elettricità dal calore della terra, dopo Larderello, l’Amiata geotermica di ieri, di oggi e forse di domani è questa. Da un lato ci sono le centrali storiche di Enel Green power, arrivata negli anni Sessanta, a cosiddetta alta entalpia o “flash”, che estraggono il fluido geotermico fino a quattromila metri di profondità e, dopo averlo passato nelle turbine, in parte lo reiniettano nel sottosuolo, in parte lo liberano in aria in forma di vapore. Ce ne sono cinque in Amiata: tre a Piancastagnaio sul versante senese e due – Bagnore 3 e la nuovissima Bagnore 4 – su quello grossetano, tra l’omonima frazione di Santa Fiora e il territorio di Arcidosso. In tutto, 140 Megawatt d’energia all’ora.
Poi c’è la “nuova geotermia”, le centrali a media e bassa entalpia, al massimo da 5 Mw/h. O, meglio, ci sono i loro progetti e i permessi di ricerca, una ventina in tutto sull’Amiata (trentotto in Toscana), presentati da una variegata compagine di società, alcune di dubbia esperienza nel settore e scarso capitale sociale. Non prevedono rilascio di vapore in aria, ma non sono meno impattanti per l’occhio.
Le accuse degli ambientalisti. Benvolute dai sindaci della zona, che per le casse sempre bisognose dei loro Comuni ricevono laute compensazioni, le centrali Enel sono una presenza familiare per la popolazione locale. Per lo più i santafioresi così come i vicini del comprensorio sono disinteressati al dibattito sulla geotermia, se non infastiditi. Dibattito che, invece, è vivissimo nelle battaglie delle associazioni ambientaliste, raccolte nel coordinamento Sos Geotermia.
Secondo gli ambientalisti, la geotermia ad alta entalpia, universalmente riconosciuta energia rinnovabile e pulita, sull’Amiata non sarebbe né così rinnovabile, né pulita. L’Amiata è un ex vulcano e nel suo ventre conserva sostanze inquinanti e pericolose per la salute, alcune cancerogene. Ammoniaca, mercurio, acido solfidrico, boro, arsenico, solo per citarne alcune, in parte sono rilasciate in atmosfera insieme al vapore. Le centrali di Bagnore hanno installati dei filtri per trattenere in parte mercurio e idrogeno solforato. Bagnore 4 ne ha anche per l’ammoniaca. Il resto finisce in aria ovviamente nei limiti di legge. Per gli ambientalisti, però, questi limiti non sono sufficienti a evitare rischi per la salute delle persone e l’ambiente.
Percorrendo la strada intorno alle due centrali con Sergio Bovicelli (Rc), ex assessore provinciale alle Infrastrutture ed ex consigliere comunale a Santa Fiora, e con Carlo Balducci (Sos Geotermia), si aggirano i due coni di vapore. «In questa zona non è mai stato analizzato nulla – dice Bovicelli guardando i camini – non gli animali che qui vengono allevati, non l’erba che mangiano e nemmeno le persone. E centrali come queste sull’Amiata esistono da mezzo secolo».
Un Osservatorio sulla salute.Tra il 2009 e il 2010 l’Agenzia regionale di sanità della Toscana ha commissionato al Cnr di Pisa e alla fondazione Monasterio un’indagine sullo stato di salute delle popolazioni amiatine delle aree geotermiche. Lo studio si è basato su dati sanitari e ambientali d’archivio. Solo a dicembre 2014, dopo l’avvio di Bagnore 4, Ars e Asl hanno annunciato un Osservatorio permanente sulla salute che per la prima volta raccoglierà e analizzerà campioni biologici di uomini, animali e vegetali.
Alle preoccupazioni per l’inquinamento di aria e suolo si aggiunge quella per l’abbassamento della falda acquifera – l’Amiata è il bacino più importante del centro Italia – e del suo inquinamento che gli ambientalisti riconducono all’estrazione e alla reintroduzione nel terreno del fluido geotermico. Ma c’è di più.
I pozzi e il sisma. Dopo il terremoto dell’Emilia Romagna la commissione scientifica Ichese, istituita per decreto dall’allora capo della Protezione Franco Gabrielli, ha concluso che «non si può escludere» che il sisma sia stato innescato dall’attività di uno dei pozzi geotermici del territorio. Gli ambientalisti da anni mettono in guardia sul rischio di un’accelerazione dell’insorgenza dei terremoti nelle zone dove si svolge attività geotermica. Pd, Sel e M5s lo scorso inverno hanno presentato tre risoluzioni in parlamento per chiedere una mappatura del sottosuolo che evidenzi le aree fragili, incompatibili con la geotermia. Enel ha sempre respinto ciascuno di questi argomenti.
La questione incentivi. «Quel che droga tutto – dice Bovicelli – sono le compensazioni e gli incentivi previsti per le rinnovabili. Come fu per la corsa all’eolico». Si calcola che solo per Bagnore 4 tra ricavi e incentivi per la costruzione della centrale Enel avrebbe all’anno 31 milioni di euro, che per i 25 anni di vita media di una centrale fanno 775 milioni. Da tener presente che Bagnore è costata 120 milioni, finanziati in parte con risorse della Banca europea per gli investimenti. «Di fronte a queste cifre, i 6,3 milioni che Enel versa ai tre Comuni geotermici amiatini sono briciole. Voglio ricordare che gli incentivi li pagano i cittadini e rappresentano fino al 23 per cento della bolletta».
Lasciamo Bagnore ma non la questione degli incentivi. È questa, per i comitati, la calamita che ha attirato nel Grossetano l’attenzione di una decina di società che, in quattordici comuni, hanno chiesto diciotto permessi di ricerca per altrettante centrali a bassa e media entalpia. Qui le più malvolute dalla popolazione sono a Seggiano, Castel del Piano e Cinigiano. Una di queste è la centrale pilota “Montenero” che Gesto Italia vorrebbe costruire a Montenero d’Orcia (Castel del Piano) da una costola della concessione “Montalcino”. Il nome dice tutto. Lasciata Bagnore, sulla strada per la Val d’Orcia il panorama si apre sulla patria del Brunello, del Montecucco, di pregiati olii d’oliva e di decine di produzioni biologiche. Il business della nuova geotermia potrebbe cambiare per sempre i connotati di questo territorio e farne un polo industriale costretto a chiudere con le produzioni di qualità e il turismo.
Una rovina per l’agricoltura. Vasco Meiattini, 64 anni, tuta da lavoro e faccia avvezza all’aria aperta, fa gli ultimi ritocchi ai suoi filari di Montecucco. L’impianto pilota è previsto nel terreno del suo vicino e occuperebbe un ettaro e mezzo più i tubi. «Al tavolino dicono bene, ma qui nei campi è tutto il contrario. Se fanno la centrale qui mi rovinano». Non lo consola l’assenza di camini e vapore; sarebbe lo stesso un pugno in faccia e una rovina per chi, come lui, da una vita si sveglia all’alba per lavorare nei campi. Meiattini è solo uno dei tanti imprenditori della zona contrari alla nuova geotermia. I principali nomi dell’agroalimentare di pregio hanno alzato le barricate e i sindaci, qua, sono dalla loro parte. In tutti i paesi sono nati comitati confluiti nella rete Nogesi (No geotermia speculativa e inquinante). Non tranquillizza la moratoria di sei mesi voluta a gennaio dalla Regione sulle ricerche geotermiche. Una pausa per valutare il numero di pozzi sostenibile, ha detto il governatore Rossi. Un’operazione politica in vista delle elezioni, dicono i critici.
Non tranquillizza certo Mario Simoncioli del comitato di Monticello Amiata (Cinigiano), che si arrampica su per una mulattiera per mostrare il campo dove Geoenergy cerca fluido geotermico in previsione di un’altra centrale, con il permesso di ricerca “Monte Labbro”. Proprio questo, infatti, è il “monte sacro” che fu del profeta Lazzaretti. «Il carico geotermico con le due Bagnore è già troppo – dice Simoncioli –. Il nostro territorio è fragile. Abbiamo un ambiente pulito, non l’abbiamo mai industrializzato e lo vogliamo fare oggi? La centrale non si deve fare».

Colle Val d’Elsa, 20 marzo 2015. Convegno “Economia del Territorio e Geotermia” -foto, resoconto-

20150320_colle_convegno_img_sitoCONVEGNO
Economia del Territorio e Geotermia

Venerdì 20 marzo 2015 ore 15:00

C.R.E.A, Centro di Ricerca Energia e AmbientePolo Universitario

Viale G. Matteotti 15 , Colle Val d’Elsa

Scarica il Programma

Il convegno si propone di discutere l’interazione tra il Piano
Energetico Regionale, il Piano Paesaggistico e le attività
economiche nelle aree geotermiche.

La moratoria della Regione Toscana sembra condurre, secondo le
intenzioni del Consiglio Regionale, alla formulazione di una
proposta tecnico-scientifica per la riorganizzazione della
produzione energetica regionale senza penalizzare l’economia del
paesaggio.

A questo scopo sono stati invitati alcuni esperti per discutere
l’argomento e dare l’avvio ad un gruppo di lavoro che possa
presentare alla Regione Toscana una o più proposte che tengano
conto della complessità di tutte le variabili in gioco.

Programma

15:00 – 15:15
Alessandro Donati
C.R.E.A.: Ricerca e impresa per una politica energetica
15:15 – 15:30
Marco Spinelli
La moratoria della Regione Toscana: un’occasione per il territorio
15:30 – 15:45
Piero Pii
Il progetto e l’area di studio e di sperimentazione
15:45 – 16:00
Dario Conte
Il ruolo delle Associazioni nella gestione del territorio
16:00 – 16:15
Pino Merisio
La politica degli incentivi
16:15 – 16:30
Claudio Margottini
Le aree idonee alla geotermia
16:30 – 16:45
Andrea Borgia
Le centrali dell’Amiata
16:45 – 17:00
Sergio Chiacchella
Il ruolo di COSVIG e la centrale di Sesta

COFFE BREAK

17:30 – 17:45
Valerio Palma
Il valore economico del paesaggio
17:45 – 18:00
Paolo Campinoti
Le aziende locali e lo sviluppo dei piccoli impianti
18:00-18:15
Fausto Batini
Un approccio olistico per la valorizzazione delle risorse
geotermiche
18:15 – 18:30
Alessandro Piazzi
Il ruolo di ESTRA nell’economia del territorio.
18:30 – 18:45
Daniele Meregalli
La valutazione integrata dei progetto geotermici
18:45 – 19:00
Maria Rita Signorini
Il caso Buonconvento
19:00 – 19:15
Scilla Sonnino
Gli aspetti ambientali del Piano Paesaggistico
19:15 – 19:30
Roberto D’Autilia
Smart grids
19:30 – 19:45
Mauro Chessa
Getermia pulita e democratica: media e bassa entalpia
19:45 – 20:00
Alberto Ferrini
Conclusioni

CENA E DISCUSSIONE

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RESOCONTO DEL CONVEGNO
ECONOMIA DEL TERRITORIO E GEOTERMIA
( Colle Val d’Elsa 20.03.2015)

Il Convegno si è svolto a Colle Val d’Elsa nella splendida cornice del “Palazzone”, sede del CREA (Centro Ricerca Energia Ambiente ) il cui Direttore Alessandro Donati , aprendo i lavori, ha espresso parole di benvenuto.
Fabio Berti, Assessore al Comune di Colle, ha portato i saluti dell’Amministrazione e sottolineato l’importanza dei temi del workshop. Questo punto è stato anche ripreso dal Paolo Moschi, Assessore al Comune di Volterra, che ha parlato anche esplicitamente dell’interesse per la creazione di un “Distretto ad alta qualità di vita”.
L’intervento del Sindaco di Casole Piero Pii, in sintonia con i Sindaci di Castelnuovo Val di Cecina (PI), Colle Val d’Elsa (SI), Radicondoli (SI), San Gimignano (SI) e Volterra (PI) ha insistito sul valore costruttivo del Convegno la cui finalità era quella di proporre alla Regione Toscana un piano alternativo a quello della Geotermia Industriale per un Territorio, come quello dei sei Comuni aderenti al Convegno, fortemente antropizzato e con caratteristiche di unicità legate ad un intreccio mirabile, sviluppatosi nei secoli, fra ambiente, paesaggio, agricoltura e turismo sostenibile. Nel delineare questo ha anche prospettato diverse possibilità:
-la creazione di un Distretto Cecina con un piano urbanistico coordinato, con opzione prioritaria per un’Area di completo vincolo ambientale e con l’obiettivo di recupero dell’immenso patrimonio edilizio plasmatosi nell’arco di secoli
– il rigetto definitivo e irrevocabile da parte del Distretto Cecina del progetto geotermico industriale di Magma Energy per il devastante impatto che questo avrebbe su un Territorio che tanto ha già dato alla Geotermia e che ha chiaramente imboccato ben altre strade per uno sviluppo armonico a beneficio delle Popolazioni locali. In questo senso il sindaco Pii ha fortemente caldeggiato la partecipazione di CREA e COSVIG ai lavori
– l’iniziativa per l’inserimento del Distretto Cecina fra i siti “Patrimonio UNESCO”
– la forte espansione della componente turistico-alberghiera ed agricola nell’Area Casolese con notevole espansione occupazionale (si veda anche l’intervento dell’Arch. Capitani)

Il Dario Conte, nel suo intervento sul “ Ruolo delle Associazione nella gestione del Territorio” ha sottolineato che la scelta del termine “gestione” è voluta, dato che non solo di “difesa” del Territorio si tratta ma di vero e proprio progetto da delineare nel corso della Moratoria semestrale deliberata dalla Regione Toscana e finalizzato ad un’economia diversa dal brutale sfruttamento dell’Ambiente e basata sull’identificazione delle caratteristiche su cui puntare per uno sviluppo sostenibile.
È stata poi ricordata la peculiarità della recente Consultazione Popolare a Casole che ha visto, su 1.424 Votanti, un clamoroso successo del NO alla Geotermia con il 93 % dei consensi. DarioConte ha chiuso ringraziando le Istituzioni presenti e sottolineando che la crescita di consapevolezza delle Popolazioni locali nei confronti dei temi trattati rappresenta un risultato straordinario degli sforzi dei Volontari del Comitato Difensori della Toscana, di CasoleNostra e dell’Eco Museo Borgo La Selva a livello locale e, a quello Nazionale, del FAI, di ItaliaNostra, del WWF e della Rete del NO alla Geotermia Inquinante Speculativa.
A tutti un grazie convinto nella speranza di un’adesione sempre più vasta dei Cittadini agli ideali portati avanti dalle Associazioni citate, in piena sintonia con le Amministrazioni Comunali dell’Area del Cecina.
Di grande interesse è parso a tutti i presenti l’intervento di Pino Merisio (Rete Nazionale NO Geotermia Inquinante Speculativa ) che ha chiarito lucidamente la politica degli incentivi evidenziando come il 25 % delle bollette energetiche sia rappresentato dalla quota destinata alle energie rinnovabili. In parole povere, questo significa che un quarto dei tributi viene utilizzato per le “rinnovabili” che tali possono non essere (vedi Geotermia). Si realizza quindi il paradosso dei Contribuenti che sborsano una cifra enorme proprio per supportare piani di sviluppo largamente non condivisi nelle loro caratteristiche (vedi piano Magma Energy). Due altri punti di questo intervento hanno suscitato grande interesse:
– il raggiungimento, con largo anticipo, degli obiettivi ambientali individuati dall’Unione Europea come obbligatori da raggiungere entro il 2020
– la totale autosufficienza energetica già ampiamente raggiunta nel Territorio Senese. Ovviamente questo significa, in maniera inoppugnabile, che ogni surplus verrebbe finalizzato solo al commercio di energia, con gli aspetti negativi della produzione stessa che ricadrebbero sulle popolazioni locali senza alcuna contropartita in termini di crescita interna.

Il Andrea Borgia in un lungo e appassionato intervento, ha poi delineato gli allarmanti aspetti di inquinamento (non chiariti dai Produttori) legati allo sfruttamento Geotermico sul Monte Amiata. Ha anche auspicato una chiusura delle Centrali stesse con una lunga pausa di riflessione sugli aspetti negativi della Geotermia e sulla necessità di un reale ed efficace controllo degli agenti inquinanti sia a livello atmosferico ( con ricadute negative sulle produzione agricole, specie viti vinicole) che delle falde acquifere ( quest’ultimo largamente comprovato).

Dopo il coffee break ( GRAZIE ALLE ASSOCIAZIONI!) si sono succeduti altri importanti interventi.

Valerio Palma dell’Università Roma Tre – Tor Vergata, ha “incantato” la platea con un eccellente intervento sulla valutazione economica del Paesaggio e con una provocatoria valutazione (pari a zero euro!) della Gioconda di Leonardo. In altre parole, l’oratore ha delineato i parametri scientifici sui quali può basarsi la valutazione del Paesaggio che per ciò stesso diviene elemento trainante per l’economia di un Territorio. Il prolungato applauso che ha accolto l’intervento di questo giovane Ricercatore è valso più di mille parole.
Piero Ricci per Confindustria Siena e Alessandro Piazzi, Amministratore Delegato di ESTRA, si sono occupati degli aspetti energetici industriali. Il primo Relatore si è concentrato sulla promozione dei piccoli impianti, mentre il secondo ha relazionato sulla entità dell’apporto energetico occupandosi poi del recente ripristino della Centrale Idroelettrica di Colle con il recupero completo delle gore afferenti alla Centrale stessa. Concisa e lucida anche la delineazione delle fonti di approvvigionamento attuale di metano e dei tempi di recupero delle somme investite in campo energetico dalle Ditte imprenditrici del settore. AlessandroPiazzi si è anche soffermato sulle parole del Moderatore Dario Conte che aveva invitato a riflettere sul reale quesito dell’incontro, cioè “ quale energia per quale economia?”
Di grande lucidità ed efficacia, proprio a proposito del quesito ora esposto, è stato l’intervento di Valeria Capitani, del Comune di Casole, che ha fornito i dettagli del recupero ambientale della “Castello di Casole” con impegno impressionante di risorse e ha commentato quanto questo abbia avuto riflessi rilevanti in campo occupazionale (oltre 250 Addetti) e sull’indotto (economia del Territorio). Come era già stato accennato dal sindaco Pii, Valeria Capitani ha sottolineato l’enorme aumento delle presenze turistiche nell’Area Casolese e più in generale nella Val d’Elsa.
I numeri non si discutono e i numeri hanno dimostrato che un’economia agricolo-turistica rappresenta già un volano formidabile per l’economia locale. Anche per questo intervento gli applausi convinti valgono più di mille parole.
Lucidi, appassionati e puntuali anche gli interventi di Maria Rita Signorini (ItaliaNostra) e del Mauro Chessa (Rete dei Comitati).
Come paradigmatico, Maria Rita Signorini ha delineato il percorso partecipato, riguardante il Biogas, della Comunità di Buonconvento. Le continue informazioni, la partecipazione diretta ai lavori e la creazione di una giuria popolare hanno consentito agli abitanti di Buonconvento di stilare una carta che indica le raccomandazioni per :
– salvaguardia dell’Ambiente e del Paesaggio
– tutela delle risorse e dell’economia locale
– controlli e certificazioni
– tutela della salute e valutazione della distanza degli impianti dalle abitazioni

Si è trattato di un lavoro enorme che, basato su dati scientifici, ha consentito una presa di coscienza collettiva che si è tradotta in un informato (prima di tutto) e convinto NO ad impianti a Biogas, a conferma dell’irrinunciabile necessità di una corretta informazione per una solida decisione.

Fausto Batini, Amministratore Delegato di Magma Energy, ha ancora una volta presentato i dati relativi alle Centrali a ciclo binario con totale reimmissione dei liquidi e zero emissioni atmosferiche. Ha citato gli impianti similari già presenti in Paesi stranieri in aree non antropizzate, con ciò confermando che Magma Energy non ha mai realizzato impianti in Italia, ma non ha fornito alcun dato sull’impatto ambientale degli stessi. Ha ribadito i dati sui livelli occupazionali indicando in circa 200 il numero di addetti per la realizzazione di una Centrale; si tratta di addetti temporanei perché lo stesso Batini ha indicato in 20 elementi l’organico per la gestione di una centrale ove realizzata e in 8-10 elementi l’attuale organico tecnico-amministrativo di Magma Energy; si vedano, per ovvio confronto, i dati prima forniti dall’Arch. Capitani per la sola impresa Castello di Casole.
Nessun dato è stato fornito sul valore economico dell’indotto. Curiosamente, le diapositive di Fausto Batini mostravano proprio quegli splendidi paesaggi che rappresentano il vero valore del Distretto del Cecina e che verrebbero profondamente deturpati proprio dall’inserimento di una o più Centrali. Alle critiche circostanziate dei Relatori precedenti, l’amministratore delegato della Magma ha replicato in maniera dura ribadendo l’esistenza di un contratto già firmato dalla Regione Toscana e quindi a suo dire vincolante, con ciò chiudendo la porta ad ogni trattativa o ad una riconsiderazione del Progetto industriale sulla base dei lucidi e circostanziati dati economici reali sino a quel momento presentati.
Scilla Sonnino, ecologa, ha di seguito esaminato gli aspetti fortemente negativi della Geotermia industriale sulla fauna dell’Area del Cecina, formulando un forte invito ad un ripensamento sugli impianti stessi che altererebbero in maniera irreversibile l’integrità del Territorio, riducendo fortemente l’unicità dell’Area e interrompendo quell’interscambio fra aree che è alla base della migrazione degli animali.
Roberto D’Autilia, ha sintetizzato un po’ il convegno individuando alcune linee di studio per presentare una proposta alla Regione Toscana al termine della moratoria. In particolare:
– Il calcolo comparato dell’efficienza energetica di una rete di piccoli impianti e di un sistema di grandi impianti
– La realizzazione di smart grid per ottimizzare le reti
– La concentrazioni di impianti nella stessa
– L’analisi degli scambi di energia con l’estero per una progettazione energetica europea
– La contabilizzazione del risparmio energetico nel burden sharing
– Incentivi ai Prosumer (produttori – consumatori)
– Valutazione integrata e complessiva dei progetti
– Metodologia esatta per la V.I.A
– Valutazione di Impatto Economico

Alberto Ferrini, Sindaco di Castelnuovo Val di Cecina, ha chiuso i lavori riprendendo i temi proposti dal sindaco di Casole d’Elsa e ringraziando per il lavoro svolto, piattaforma indispensabile per i prossimi incontri.

Corre l’obbligo alla fine di questo resoconto di ringraziare caldamente diverse Persone :

tutti i Volontari (tanti !) delle Associazioni che si sono fatti carico della gestione di un evento estremamente proficuo e hanno organizzato al meglio la giornata ( buffet compreso).
tutti i Rappresentati delle Istituzioni soprattutto il Sindaco di Casole Piero Pii che ha coordinato la partecipazione dei sei Comuni aderenti all’iniziativa e, con la Giunta, ha deliberato un contributo economico destinato proprio alla riunione.
tutti quegli oltre 200 Cittadini che hanno invaso letteralmente l’Aula del Convegno, confermando la bontà di un’iniziativa (la prima di tante!) che permetta un’informazione corretta e consapevole, base per una decisione finale e condivisa.

Dario Conte – Presidente di CasoleNostra – Moderatore dell’incontro

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Prime immagini

Geotermia toscana: moratoria vera o gioco delle tre carte?

rossi_asso_manica_sorgenia logoPassano meno di sei giorni, anzichè sei mesi, e riprendono le attività di ricerca. Sorgenia in prima fila.

E’ durata meno di una settimana la “buona notizia” della moratoria sulla geotermia decisa dalla Regione Toscana il 16 febbraio; nel constatare che dopo tale data, nel territorio di Abbadia S.Salvatore, la Sorgenia Geothermal srl iniziava lavori di ricerca e di esplorazioni geotecniche, geoelettriche e geosismiche, il Comitato Ambiente Amiata, il Movimento di Cittadinanza di Abbadia ed Sos Geotermia (Rete NoGesi) il 17 febbraio hanno scritto (leggi sotto) al presidente Rossi e all’assessora Bramerini denunciando come tali attività contrastino con lo spirito e con il principio della moratoria enunciato nella legge regionale.

Tanto più se tali ricerche, che non possono essere altro che propedeutiche alla perforazione di pozzi, vengono fatte in Amiata, dove molti amministratori locali e gli stessi Rossi e Bramerini avevano giurato e spergiurato che con Bagnore 4 si era raggiunto il limite di sfruttamento compatibile con quel territorio.

Ma ai comitati, a strettissimo giro di posta, il 19 febbraio la Regione risponde che la moratoria “non blocca le attività già autorizzate nei permessi di ricerca vigenti non invasivi”, quindi “la Sorgenia Geothermal si trova nella legittimità per continuare a svolgere le attività autorizzate”, così come sono legittimate anche le altre decine di società che hanno avuto le autorizzazioni, evidentemente.

Avevamo scritto e detto che l’uscita di Rossi & Bramerini con la moratoria era dovuta alla protesta crescente tra i cittadini che poteva influire sugli esiti delle prossime elezioni regionali, e c’era il rischio che, passati i sei mesi previsti, tutto tornasse come prima.
Riconosciamo di aver sbagliato! Sono passati solo sei giorni ed è già palese la presa in giro e lo scopo puramente elettorale della sortita dei “nostri”.

Viene da chiedersi se davvero pensano che i cittadini siano così stupidi e che il trucco delle tre carte funzioni ancora?

Siamo quindi a chiedere, ancora, al presidente Rossi, alla Bramerini, a tutta la giunta e il consiglio, di essere seri e di dimostrare che la legge sulla moratoria non è un bluff elettorale, ma che davvero c’è l’intenzione di avviare uno studio che individui le aree non idonee alla geotermia speculativa ed i limiti ai permessi, comprese le attività propedeutiche e conseguenti.
Ma anche, e con più forza, di sciogliere la contraddizione tra una moratoria agli impianti a media entalpia con reiniezione dei fluidi e le centrali flash enel ad alta entalpia con rilascio libero di tonnellate di veleni nell’atmosfera.
E sarebbe bene che risposte chiare arrivino prima delle elezioni…

Sos Geotermia (Rete NoGesi) – Comitato Ambiente Amiata

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Al Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi
All’Assessore all’Energia Anna Rita Bramerini
e pc Al Sindaco del Comune di Abbadia San Salvatore – Ai Capigruppo Consiliari

In questi giorni abbiamo constatato che sono iniziati da parte della Società Sorgenia Geothermal srl i lavori di ricerca di esplorazioni geotecniche, geoelettriche e geosismiche nella zona dell’Amiata, nel territorio comunale di Abbadia San Salvatore, con movimenti di pesanti mezzi, delimitazione e picchettaggio dei terreni, etc, che hanno creato apprensione e discussione nella cittadinanza, che non era stata minimamente informata dell’inizio di tale attività di ricerca. Il Sindaco del Comune di Abbadia San Salvatore ha riferito di aver avuto di recente un incontro con la Società Sorgenia che gli aveva prospettato gli interventi di ricerca e l’inizio di tale attività, senza, però, minimamente informare né i Comitati, né la cittadinanza, né i Gruppi Consiliari.
Venuti comunque a conoscenza dell’inizio dei lavori di ricerca, finalizzati a individuare nuove aree di sfruttamento geotermoelettrico sull’Amiata (come se non bastassero le centrali di Piancastagnaio e Bagnore e la distruzione del territorio che si è già realizzata), ci poniamo il problema di come “tale attività sia compatibile e corrispondente alla volontà espressa dalla Regione Toscana con la proposta di legge ‘Disposizioni urgenti in materia di Geotermia’, approvata dalla giunta regionale il 12 gennaio e successivamente dallo stesso Consiglio regionale. In particolare l’articolo 1, comma 2 di tale legge, indicava, nei sei mesi successivi alla entrata in vigore della stessa “la sospensione dei procedimenti per il rilascio dei permessi di ricerca e delle relative proroghe, degli atti di assenso per la realizzazione di pozzi esplorativi, nonché degli atti a essi preordinati relativi all’alta e alla media entalpia”.
Ci risulta che la Società Sorgenia Geothermal srl ha avuto la autorizzazione dalla Regione Toscana (nonostante il parere contrario della precedente Amministrazione Comunale e dei Comitati) per il permesso di ricerca per risorse geotermiche “Le Cascinelle” nei comuni di Abbadia San Salvatore, Castiglione d’Orcia e Radicofani nel marzo 2012, con validità fino al marzo 2016.
Ci chiediamo se la legge di moratoria di sei mesi sopra citata sia applicabile anche ai permessi di ricerca già autorizzati prima della approvazione della stessa. Vi chiediamo quindi la interpretazione “giuridicamente corretta” di quanto espresso nel dispositivo sopra citato (comma 2, articolo 1), poiché ci sembra assurdo che una decisione politica così importante assunta dalla Giunta e dal Consiglio Regionale abbia fatto salve tutte le autorizzazioni già concesse prima della approvazione di tale legge. In tal caso non possiamo non far rimarcare la gravità di tale dispositivo.
Attendiamo vostre delucidazioni in merito e richiediamo che in ogni modo (modificando anche con successiva deliberazione il contenuto del secondo comma dell’articolo 1, rendendolo attuativo anche per le ricerche già autorizzate), si intervenga per bloccare le ricerche in atto della società Sorgenia e altre previste a breve in altri territori dell’Amiata, anche alla luce di quanto affermato dal Paer, il Piano Ambientale Energetico Regionale, approvato insieme alla moratoria dei permessi, che “riconosce la specificità dell’Amiata, dove la potenza raggiunta con la risorsa geotermica costituisce il punto di equilibrio tra il suo sfruttamento e la vocazione socio-economica del territorio”.
Non comprendiamo quindi che senso abbia approvare una legge di moratoria per sei mesi “per avere il tempo per verificare la sostenibilità ambientale e socio-economica dei territori interessati dai permessi di ricerca relativi alle risorse geotermiche” e poi permettere alle società di andare avanti con le ricerche, come sta avvenendo in un’area già altamente interessata dallo sfruttamento geotermico, come l’Amiata. Oltre tutto con un permesso di ricerca concesso a una società che da quanto abbiamo appurato, dalla visura ordinaria Società di Capitale effettuata il 30 /01/2015 presso la Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Milano, risulta essere costituita dal 2008, con un unico socio, un unico amministratore, con un capitale sociale in srl pari a soli 10.000 euro e che risulta nella voce attività: “inattiva”.
Abbadia San Salvatore 17/02/2015
Comitato Ambiente Amiata – Movimento di Cittadinanza per l’Informazione e la Partecipazione alle Scelte del Territorio di Abbadia San Salvatore – SOS Geotermia (Rete Nazionale NoGesi)

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La Nazione del 24 febbraio 2015
La Regione replica alle posizioni dei comitati contro la geotermia
«Moratoria reale, niente finzioni»
REPLICHE L’assessore all’ambiente Annarita Bramerini difende le scelte del presidente Rossi

«LA MORATORIA è reale, non è una finzione». L’amministrazione regionale replica alle posizioni dei comitati contro la geotermia sull’efficacia della sospensione per sei mesi dei permessi di ricerca prevista con l’ultima legge regionale. Una sospensione fortemente voluta dal presidente Enrico Rossi e che di fatto ha bloccato una serie di problematiche per il suo governo dovuto alle tantissime proteste dei comitati. LA MORATORIA, come noto, si applica alle nuove richieste di permessi di ricerca, mentre per quanto riguarda quelli presentati prima della entrata in vigore della legge, ed è probabilmente l’oggetto di maggiore attenzione dei comitati, la sospensione blocca il passaggio alla fase successiva, che consente la realizzazione di piezometri o attività di indagine per pozzi esplorativi (la cosiddetta attività invasiva), oggetto infatti di verifica di assoggettabilità a Via. «E’ chiaro che se qualcuno aveva ottenuto l’autorizzazione per attività di ricerca non invasive – scrive la Regione – prima della moratoria e le sta portando avanti, non sta violando alcuna norma. Rimane comunque sempre attivabile l’attività di controllo da parte dell’autorità di vigilanza mineraria per verificare la corrispondenza tra le attività non invasive autorizzate e quelle effettivamente realizzate. Questo, tra l’altro, è quanto è stato chiarito ai comitati che hanno segnalato nei giorni scorsi l’attività di un’azienda». LA REGIONE sta inoltre approntando lo studio al quale la moratoria è funzionale. Lo studio servirà a individuare i criteri obiettivi sulla base dei quali esaminare le richieste, offrendo anche ai Comuni, chiamati ad esprimere pareri, uno strumento quantomai opportuno vista la complessità della materia. In questo modo saremo in grado di legare lo sviluppo della risorsa alla sostenibilità ambientale e alla vocazione socio economica dei territori interessati dai permessi di ricerca. E’ bene precisare che lo studio non riguarderà la distinzione tra media e alta entalpia, come i comitati hanno scritto. Tanto meno il Paer individua aree non idonee alla geotermia, bensì prevede lo sviluppo dell’alta e della media entalpia a patto che questo sia subordinato all’impiego di tecnologie impiantistiche e pratiche gestionali altamente efficienti, e riconosce la specificità dell’Amiata dove la potenza raggiunta con la risorsa geotermica costituisce il punto di equilibrio tra il suo sfruttamento e la vocazione socio economica dei territori.

Il Tirreno del 24 febbraio 2015
Geotermia, la Regione difende la moratoria

«La moratoria è reale, non è una finzione». La Regione replica ai comitati amiatini contro la geotermia sull’efficacia della sospensione per sei mesi dei permessi di ricerca prevista con legge regionale. «La moratoria – spiega la Regione – si applica alle nuove richieste di permessi di ricerca; per quelli presentati prima della entrata in vigore della legge la sospensione blocca il passaggio alla fase successiva, che consente la realizzazione di piezometri o attività di indagine per pozzi esplorativi (attività invasiva)». Chi ha ottenuto l’autorizzazione prima della moratoria, e le sta portando avanti, non viola alcuna norma. La Regione sta inoltre approntando lo studio per individuare i criteri obiettivi per esaminare le richieste ma precisa che lo studio non riguarderà la distinzione tra media e alta entalpia.

ToscanaNotizie del 23 febbraio 2015
Geotermia: la moratoria è reale e con lo studio si definiranno i criteri per il futuro
Scritto da Chiara Bini

FIRENZE – La moratoria è reale, non è una finzione. L’amministrazione regionale replica alle posizioni dei comitati contro la geotermia sull’efficacia della sospensione per sei mesi dei permessi di ricerca prevista con l’ultima legge regionale.
La moratoria, come noto, si applica alle nuove richieste di permessi di ricerca, mentre per quanto riguarda quelli presentati prima della entrata in vigore della legge, ed è probabilmente l’oggetto di maggiore attenzione dei comitati, la sospensione blocca il passaggio alla fase successiva, che consente la realizzazione di piezometri o attività di indagine per pozzi esplorativi (la cosiddetta attività invasiva), oggetto infatti di verifica di assoggettabilità a Via.
E’ chiaro che se qualcuno aveva ottenuto l’autorizzazione per attività di ricerca non invasive prima della moratoria e le sta portando avanti, non sta violando alcuna norma. Rimane comunque sempre attivabile l’attività di controllo da parte dell’autorità di vigilanza mineraria per verificare la corrispondenza tra le attività non invasive autorizzate e quelle effettivamente realizzate. Questo, tra l’altro, è quanto è stato chiarito ai comitati che hanno segnalato nei giorni scorsi l’attività di un’azienda.
La Regione sta inoltre approntando lo studio al quale la moratoria è funzionale. Lo studio servirà a individuare i criteri obiettivi sulla base dei quali esaminare le richieste, offrendo anche ai Comuni, chiamati ad esprimere pareri, uno strumento quantomai opportuno vista la complessità della materia. In questo modo saremo in grado di legare lo sviluppo della risorsa alla sostenibilità ambientale e alla vocazione socio economica dei territori interessati dai permessi di ricerca.
E’ bene precisare che lo studio non riguarderà la distinzione tra media e alta entalpia, come i comitati hanno scritto. Tanto meno il Paer individua aree non idonee alla geotermia, bensì prevede lo sviluppo dell’alta e della media entalpia a patto che questo sia subordinato all’impiego di tecnologie impiantistiche e pratiche gestionali altamente efficienti, e riconosce la specificità dell’Amiata dove la potenza raggiunta con la risorsa geotermica costituisce il punto di equilibrio tra il suo sfruttamento e la vocazione socio economica dei territori.

Il Tirreno del 22 febbraio 2015
Ricerca geotermica in tempi di moratoria. Comitati all’attacco
Sorgenia conduce indagini nel sottosuolo di Abbadia. La Regione: «Regolare». Ma chiama l’Autorità di vigilanza
di Fiora Bonelli

CASTEL DEL PIANO. Geotermia: moratoria vera o gioco delle tre carte? Lo chiedono, provocatoriamente, le associazioni contrarie allo sfruttamento geotermico dell’Amiata Sos Geotermia, rete Nogesi e Comitato ambiente Amiata dopo che, a sei giorni dall’inizio della moratoria alle ricerche geotermiche stabilita dalla Regione, la Sorgenia ha ripreso i lavori di ricerca e di esplorazioni geotecniche, geoelettriche e geosismiche ad Abbadia San Salvatore. «Passano meno di sei giorni, anziché sei mesi, e riprendono le attività di ricerca con Sorgenia in prima fila – denuncia Sos geotermia – È durata appena una settimana la “buona notizia” della moratoria geotermia decisa dalla Regione il 12 febbraio». Il Movimento di Cittadinanza di Abbadia e Sos Geotermia (Rete Nogesi) il 17 febbraio hanno scritto al presidente della Regione Rossi e all’assessore regionale all’Ambiente Bramerini denunciando come «tali attività contrastino con lo spirito e con il principio della moratoria enunciato nella legge regionale. Tanto più se tali ricerche, che non possono essere altro che propedeutiche alla perforazione di pozzi, vengono fatte in Amiata, dove molti amministratori locali e gli stessi Rossi e Bramerini avevano giurato e spergiurato che con Bagnore 4 si era raggiunto il limite di sfruttamento compatibile con quel territorio», dicono i comitati. A loro, a strettissimo giro di posta, il 19 febbraio la Regione ha risposto che la moratoria non blocca le attività già autorizzate nei permessi di ricerca vigenti non invasivi. «Alla Regione – si legge nella nota di risposta – risulta che nel comune di Abbadia San Salvatore la Sorgenia Geothermal stia conducendo indagini geofisiche, quindi non invasive». La moratoria, prosegue la nota, «non blocca le attività già autorizzate nei permessi di ricerca vigenti non invasivi» ma «sospende solo i procedimenti (di valutazione ambientale e autorizzativi) relativi alle istanze di proroga del permesso di ricerca e di modifica al programma di lavori già autorizzato, ma in quest’ultimo caso, solo laddove si richieda l’autorizzazione alla perforazione di pozzi esplorativi». La Regione ha comunque trasmesso la segnalazione dei comitati all’Autorità di vigilanza mineraria per verifiche. Ad ogni modo la Sorgenia ad oggi Geothermal si trova nella legittimità per continuare a svolgere le attività autorizzate, così come lo sono altre decine di società. E per i comitati è la dimostrazione che la moratoria è una beffa. «Avevamo scritto e detto che l’uscita di Rossi e Bramerini con la moratoria era dovuta alla protesta crescente tra i cittadini – scrivono i comitati – che poteva influire sugli esiti delle prossime elezioni regionali e c’era il rischio che, passati i sei mesi previsti, tutto tornasse come prima. Riconosciamo di aver sbagliato. Sono passati solo sei giorni ed è già palese la presa in giro e lo scopo puramente elettorale della sortita dei “nostri”. Viene da chiedersi se davvero pensano che i cittadini siano così stupidi e che il trucco delle tre carte funzioni ancora?». I comitati chiedono dunque ai vertici regionali se «davvero c’è l’intenzione di avviare uno studio che individui le aree non idonee alla geotermia speculativa e i limiti ai permessi, comprese le attività propedeutiche e conseguenti. Ma anche, e con più forza di sciogliere la contraddizione tra una moratoria agli impianti a media entalpia con reiniezione dei fluidi e le centrali flash enel ad alta entalpia con rilascio libero di tonnellate di veleni nell’atmosfera. E sarebbe bene che risposte chiare arrivino prima delle elezioni».

Nasce Nogesi. Associazioni unite contro le centrali

Nasce anche sull’Amiata la Rete Nogesi (No geotermia speculativa e inquinante). Il battesimo il 15 febbraio ai Bagnoli di Arcidosso. Nogesi chiama a raccolta tutti i comitati, gruppi, cittadini dell’Amiata per definire un percorso comune nelle diverse battaglie sulla geotermia, da quella contro le centrali flash di Bagnore e Piancastagnaio a quelle contro le centrali a media entalpia in progetto su tutto il territorio amiatino, Montenero-Monticello, Seggiano, Murci, Casa del Corto, Monte Labro. Oltre 50 persone in rappresentanza di gruppi e comitati di Arcidosso, Castel del Piano, Seggiano, Abbadia San Salvatore, Santa Fiora, Monticello, Montenero, Valle dell’Albegna, Liberaonlus oltre a rappresentanti del M5S di Arcidosso, di Insieme per Arcidosso, del Comune di Seggiano, del Prc di Santa Fiora, che per la prima volta si sono incontrati con la volontà di unire le forze e progettare un percorso di lotte comuni. Sul piatto, la necessità di un’informazione capillare, lo studio di proposte per uno sviluppo sostenibile della montagna, il bisogno di coordinamento. Lunga la lista dei prossimi appuntamenti fra cui quello del 14-15 marzo a Colle val d’Elsa. Info: nogesi_amiata@inventati.org.

GoNews del 21 febbraio 2015
Geotermia, i comitati: “Riprese in meno di sei giorni le attività di ricerca. Si faccia chiarezza”
…segue ns. comunicato

Il Cittadino online del 21 febbraio 2015
“Geotermia toscana: moratoria vera o gioco delle tre carte?”
…segue ns. comunicato

Contropiano.org del 21 febbraio 2015
Geotermia toscana: moratoria vera o gioco delle tre carte?
…segue ns. comunicato

Grosseto Notizie del 21 febbraio 2015
Geotermia, i comitati: “La moratoria della Regione è un bluff elettorale”
…segue ns. comunicato

Nasce la Rete NoGESI (NO Geotermia Speculativa e Inquinante) dell’Amiata

logo rete no geotermiaComunicato stampa Rete NoGESI Amiata

Si è tenuta domenica 15 scorso, ai Bagnoli di Arcidosso, l’assemblea promossa dalla Rete NOGESI (No Geotermia Speculativa e Inquinante) rivolta a tutti i comitati, gruppi, cittadini dell’Amiata per definire un percorso comune nelle diverse battaglie sulla geotermia, da quella contro le centrali flash di Bagnore e Piancastagnaio a quelle contro le diverse centrali a media entalpia, pilota e non, in progetto su tutto il territorio amiatino, Montenero/Monticello, Seggiano, Murci, Casa del Corto, Monte Labro.

Oltre 50 persone in rappresentanza di gruppi e comitati di Arcidosso, Castel del Piano, Seggiano, Abbadia S.S., S.Fiora, Monticello, Montenero, Valle dell’Albegna, Liberaonlus oltre a rappresentanti del M5S di Arcidosso, di “Insieme per Arcidosso”, dell’amministrazione di Seggiano, del PRC di S.Fiora, per la prima volta si sono incontrati con la volontà di unire le forze e progettare un percorso di lotte comuni sulla geotermia.

Si è sviluppata una interessante discussione che ha analizzato le situazioni degli impianti esistenti e dei progetti in attesa di concessioni e lo stato delle battaglie locali e nazionali. È emersa unanimemente la necessità di condividere informazioni e metodi e di proseguire coordinandosi per rendere efficace ogni azione sia in ambito locale, regionale che nazionale.

L’assemblea ha posto particolare attenzione alla necessità di realizzare un’informazione capillare, che affronti soprattutto l’aspetto sanitario e le ricadute di tipo economico. In un momento di così grave crisi economica, di rinunce e di sacrifici, invece di investire per valorizzare l’economia principe della nostra montagna, votata al turismo e all’agroalimentare di qualità, si lascia che essa venga schiacciata da interessi speculativi, del tutto alieni al bene comune. Per contrastare tale tendenza l’assemblea si è data anche il compito di studiare  proposte in grado di garantire effettivamente uno sviluppo sostenibile.

E’ altrettanto necessario sostenere o ricreare “il senso di comunità” e la relazione diretta tra persone per sviluppare un clima di attenzione e scambio per tradurre in azioni l’amore per questa terra.

Alla fine sono stati elencati gli appuntamenti che la Rete NoGESI andrà ad organizzare nelle prossime settimane:

  • Sostenere e partecipare alla manifestazione del 21 febbraio a Firenze in difesa della Salute Pubblica, organizzata dal Coordinamento Toscano per il Diritto alla Salute;
  • il fine settimana 14-15 marzo si terrà a Colle val d’Elsa un convegno, organizzato dalla Rete e dal Coordinamento dei sindaci toscani sul progetto geotermico della Regione Toscana, a cui è stato invitato il Presidente Rossi che ha dato la sua disponibilità a partecipare;
  • l’11 aprile a Grosseto, presso il Palazzo della Provincia alle ore 09:00 si terrà una giornata di formazione per i medici di base sul tema delle nano particelle e delle relative nano patologie, a cui seguirà, nel pomeriggio, un’assemblea sull’argomento aperta a tutti;
  • ci siamo impegnati in una iniziativa a Roma in occasione della discussione parlamentare sulle Risoluzioni presentate da parte del Pd, SEL e M5S sulla geotermia;
  • l’assemblea, infine, si è impegnata ad organizzare una manifestazione tra Monticello Amiata e Montenero d’Orcia contro il Progetto di centrale geotermica ivi presentato.

Alla fine dell’assemblea di ieri abbiamo deciso di creare dei gruppi di lavoro con cui organizzare le nostre iniziative future. I gruppi sono:

  • Gruppo Comunicazione / Informazione;
  • Gruppo Intervento Legale;
  • Gruppo analisi economica dell’impatto della geotermia sul territorio;
  • Gruppo Osservatorio democratico sulla Salute;
  • Gruppo di studio sulle energie alternative;
  • Gruppo iniziative ed eventi.

Chiunque voglia aderire alla Rete e/o partecipare ad uno dei gruppi di cui sopra può scrivere anogesi_amiata@inventati.org

 

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Il Tirreno del 22 febbraio 2015
Nasce Nogesi. Associazioni unite contro le centrali

Nasce anche sull’Amiata la Rete Nogesi (No geotermia speculativa e inquinante). Il battesimo il 15 febbraio ai Bagnoli di Arcidosso. Nogesi chiama a raccolta tutti i comitati, gruppi, cittadini dell’Amiata per definire un percorso comune nelle diverse battaglie sulla geotermia, da quella contro le centrali flash di Bagnore e Piancastagnaio a quelle contro le centrali a media entalpia in progetto su tutto il territorio amiatino, Montenero-Monticello, Seggiano, Murci, Casa del Corto, Monte Labro. Oltre 50 persone in rappresentanza di gruppi e comitati di Arcidosso, Castel del Piano, Seggiano, Abbadia San Salvatore, Santa Fiora, Monticello, Montenero, Valle dell’Albegna, Liberaonlus oltre a rappresentanti del M5S di Arcidosso, di Insieme per Arcidosso, del Comune di Seggiano, del Prc di Santa Fiora, che per la prima volta si sono incontrati con la volontà di unire le forze e progettare un percorso di lotte comuni. Sul piatto, la necessità di un’informazione capillare, lo studio di proposte per uno sviluppo sostenibile della montagna, il bisogno di coordinamento. Lunga la lista dei prossimi appuntamenti fra cui quello del 14-15 marzo a Colle val d’Elsa. Info: nogesi_amiata@inventati.org.

Il Cittadino online del 17 febbraio 2015
Sull’Amiata è nata la Rete NOGESI
…segue ns. comunicato.

Grosseto Notizie del 17 febbraio 2015
Geotermia: nasce anche sull’Amiata la Rete NoGESI
…segue ns. comunicato.

Maremmanews del 17 febbraio 2015
Nasce anche sull’Amiata la Rete NoGesi
…segue ns. comunicato.

LA TOSCANA, PATRIA DELLA GEOTERMIA, OPTA PER LA “MORATORIA” SUGLI IMPIANTI…

rossi indietro tutta…“al fine di non compromettere in modo irreversibile il territorio ed evitare rischi alla sostenibilità ambientale e socio-economica” (così recita la proposta di legge approvata dalla giunta Regione Toscana il 12 gennaio 2015)

Il Governatore Rossi, che all’indomani della presentazione della Risoluzione Braga sulla geotermia (a cui sono seguiti con analoga impostazione le Risoluzioni Pellegrino e Segoni e di segno opposto la Risoluzione Abrignani) dichiarava ai giornali (Il Tirreno 22.11.2014) di essere contrario alla moratoria perché “non si devono porre limiti alla ricerca e al potenziale sviluppo di energia da fonti rinnovabili”, oggi cambia idea sotto l’incalzare di contestazioni sempre più ampie, anche di sindaci, dell’insostenibile piano speculativo Berlusconi-Scajola. Dichiara addirittura (www.toscana.notizie.it del 14.1.2015) che l’eccessiva richiesta di trivellazioni geotermiche in Toscana determina il “conseguente legittimo esplodere di proteste in tutta la Toscana, a causa dell’addensamento delle ricerche”.

E così il 12 gennaio 2015 la Giunta Regionale Toscana approva una proposta di legge (qui il verbale e qui il testo della proposta) che blocca per almeno 6 mesi – dalla sua approvazione in Consiglio Regionale – tutti i “procedimenti per il rilascio dei permessi di ricerca e delle relative proroghe, degli atti di assenso per la realizzazione dei pozzi esplorativi e degli atti ad essi preordinati – con lo scopo di stabilire il numero massimo dei pozzi da assentire e i criteri e parametri per la loro corretta distribuzione nel territorio.

Si è arrivati a questa situazione per effetto del piano Berlusconi-Scajola che, liberalizzando il settore e incentivando in maniera abnorme la produzione di energia da fonti geotermiche, ha determinato un eccessivo aumento dei progetti di ricerca e dei conseguenti pozzi esplorativi.

I maligni sostengono (e noi con loro) che nella scelta del Governatore Rossi non siano estranee logiche “elettorali” viste le imminenti elezioni amministrative; il che non fa che confermare vieppiù che la politica geotermica toscana non è più appetibile presso gli elettori che dovrebbero votarlo. Il tentare di togliere di mezzo dalla tornata elettorale amministrativa la geotermia è una candida ammissione della sua virulenza politica.

E così anche la Toscana (da tempo responsabile della grave situazione ambientale e sanitaria in Amiata) oggi riconosce di essere vittima della liberalizzazione introdotta dal piano geotermico Berlusconi-Scajola e della sua insostenibilità, allineandosi alle risoluzioni Braga-Pellegrino-Segoni e a quanto la Rete Nazionale No Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante va da tempo richiedendo per una moratoria nazionale e la riscrittura di un nuovo piano geotermico.
Il possibile contrasto infatti tra la nuova legislazione toscana che verrà e i due  D.Lgs. 22/2010 e 28/2011 può essere solo risolta dal Parlamento nella riscrittura di una nuova legislazione geotermica unita ad un sistema importante per risolvere “l’addensamento delle ricerche”, che è rappresentato dall’abbattimento degli incentivi sia per gli impianti ad autorizzazione regionale che per quelli “pilota”, alla cui autorizzazione concorrono il MISE, il MATTM e la Regione ospitante.

Rete Nazionale NOGESI – No Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante

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Corriere di Siena del 28 gennaio 2015
Dibattito. La rete NoGesi Gesi commenta la decisione della giunta regionale
“Geotermia, bene lo stop di 6 mesi”

AMIATA Il Governatore Rossi, che all’indomani indomani della presentazione della risoluzione Braga sulla geotermia dichiarava ai giornali di essere contrario alla moratoria – scrive Vittorio Fagioli, portavoce della Rete nazionale NoGesi Gesi (No Geotermia elettrica, speculativa e inquinante) – perché “non si devono porre limiti alla ricerca e al potenziale sviluppo di energia da fonti rinnovabili”, oggi cambia idea sotto l’incalzare incalzare di contestazioni sempre più ampie, anche di sindaci, dell’insostenibile insostenibile piano speculativo Berlusconi- Scajola. Dichiara addirittura che l’eccessiva eccessiva richiesta di trivellazioni geotermiche in Toscana determina il “conseguente legittimo esplodere di proteste, a causa dell’addensamento addensamento delle ricerche”. E così il 12 gennaio 2015 la giunta regionale toscana approva una proposta di legge che blocca per almeno 6 mesi tutti i “procedimenti per il rilascio dei permessi di ricerca e delle relative proroghe”. E così anche la Toscana (da tempo responsabile della grave situazione ambientale e sanitaria in Amiata) oggi riconosce di essere vittima della liberalizzazione introdotta dal piano geotermico Berlusconi- Scajola e della sua insostenibilità, allineandosi a quanto la Rete Nazionale No Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante va da tempo richiedendo per una moratoria nazionale e la riscrittura di un nuovo piano geotermico.

Il Cittadino online del 27 gennaio 2015
Nogesi: “La Regione ammette l’eccesso di progetti geotermici”
…segue ns. comunicato.

GoNews del 26 gennaio 2015
Rete No Geotermia Elettrica: “Anche la Toscana opta per la ‘moratoria’ sugli impianti”
…segue ns. comunicato.

Alétheia del 26 gennaio 2015
Anche la Toscana opta per la moratoria sugli impianti geotermici
…segue ns. comunicato.

La Rete NOGESI porta la voce dell’Amiata in Parlamento

20140305_rm convegno geotermia camera_38Si è tenuta oggi, 19 gennaio 2015, l’audizione della Rete Nazionale NOGESI (NO alla Geotermia Elettrica, Speculativa e Inquinante) presso le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera dei Deputati che stanno lavorando ad una risoluzione sulla geotermia.
La delegazione, formata da Barocci, Carotenuto, Tommasi e il sindaco di Casole Pii, oltre ad esporre le ragioni dei diversi territori contro la geotermia che attualmente si fa e che si vorrebbe fare, ha consegnato ai parlamentari presenti un documento che riportiamo e che puoi scaricare qui.

Audizione presso le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera dei Deputati – Risoluzioni sulla Geotermia –

Documenti, informazioni e proposte alle Commissioni per una Geotermia socialmente utile

Il 5 marzo 2014 la scrivente Rete ha tenuto a Roma una giornata di mobilitazione nazionale presso la Camera dei Deputati, con lo scopo di aprire un dialogo con il Governo ed il Parlamento sul tema della geotermia elettrica.
Dalle numerose relazioni presentate al convegno da parte di parlamentari, amministratori, comitati ed illustri esponenti del mondo scientifico (1), sono emersi alcuni punti importanti e precise richieste al Governo. Infatti, il piano governativo di espansione e sviluppo della geotermia, varato nel 2010 dal governo Berlusconi IV, presenta una serie di problematiche, anche gravi, che non sono state sufficientemente considerate dalle istituzioni governative. Autorevoli scienziati a livello nazionale ed internazionale pongono il concreto problema dei danni per la salute, del depauperamento delle risorse idriche, della sismicità indotta ed innescata, della subsidenza ed, in genere, dell’inquinamento ambientale connessi con lo sfruttamento geotermico per la produzione di energia elettrica.
Le zone nelle quali la geotermia tradizionale, con emissioni dirette ed indirette in atmosfera, è già sviluppata hanno rivelato danni ambientali ed alla salute delle popolazioni (eppure per moltissimi anni è stato fatto credere colpevolmente che la “geotermia” era pulita e rinnovabile!). Le nuove forme di geotermia “a ciclo chiuso”, senza dichiarate emissioni in atmosfera, comportano tutta una serie di rischi, che in tutto il mondo – anche a seguito di incidenti verificatisi – hanno enormemente preoccupato le popolazioni e gli addetti ai lavori. Ciò ha dato luogo ad intensi programmi di ricerche sugli effetti delle tecniche di sfruttamento geotermico ed ha indotto le autorità locali (vedi anche in Italia le recenti scelte delle Giunte della Regione Toscana e Veneta) a preveder apposite normative tendenti a regolamentare il settore. Appare ormai chiaro a livello mondiale che lo sfruttamento geotermico per la produzione di energia elettrica ha degli impatti ambientali, che devono essere adeguatamente conosciuti, previsti e regolamentati. Esistono dei territori dove lo sfruttamento geotermico è sconsigliabile ed altri nei quali, con una serie di indispensabili accorgimenti a salvaguardia delle popolazioni e dell’ambiente, è invece possibile. In Italia, gli studi scientifici sul settore sono carenti, così come ancora del tutto carente è la normativa del caso.
Il principale problema da affrontare e superare è quello del dogma culturale della eco-compatibilità della geotermia, secondo il quale la geotermia è sempre di per sé pulita e rinnovabile. Un dogma alimentato dal circuito degli imprenditori geotermici attratti dagli enormi incentivi statali, e fideisticamente accettato dall’opinione pubblica e in molti ambienti della pubblica amministrazione senza discussioni o veri approfondimenti.
La realtà della ricerca scientifica mondiale e delle esperienze sul campo mostra invece con tutta evidenza che questo dogma è inaccettabile, e che non può guidare l’azione del Governo, in quanto la geotermia in generale- e particolarmente in Italia – non è né pulita, né rinnovabile. Lo sfruttamento geotermico può diventare accettabile unicamente a determinate condizioni, che dipendono dalle specificità dei territori e dalle tecnologie impiegate.
Alcune tecnologie cosiddette “flash”, sono così inquinanti da aver trasformato la montagna amiatina in uno dei siti inquinati del nostro Paese. Come recentissimamente sostenuto dai proff. Basosi e Bravi (2) :” In alcuni casi l’impatto della produzione di elettricità da geotermia è perfino maggiore di quello della produzione di elettricità da combustibili fossili “….inoltre :” la produzione di elettricità dalle centrali geotermiche dell’area del Monte Amiata non può essere considerata “carbon free” … le emissioni di gas serra sono in alcuni casi generalmente più alte di quelle prodotte da centrali a gas naturale ed in alcuni casi non molto lontane dai valori di centrali a carbone”.
Lo studio epidemiologico “Progetto di Ricerca Epidemiologica sulle popolazioni residenti nell’intero bacino geotermico toscano-Progetto Geotermia, realizzato nel 2010 da ARS e CNR di Pisa, ha stabilito come statisticamente significative le relazioni tra l’aumento notevole di mortalità, con il + 13% statisticamente significativo negli uomini in Amiata (3) e le concentrazioni crescenti, misurate nelle matrici ambientali , di arsenico, mercurio, acido solfidrico ecc. (4); essendo ritenuta ancora come vera l’esistenza di emissioni significative in atmosfera di arsenico, mercurio, acido solfidrico ecc. dalle centrali geotermiche dell’Amiata (2), per normale logica si deduce che le emissioni delle centrali geotermiche concorrono nel determinare l’incremento delle malattie e mortalità registrate in Amiata.
Gli studi comparativi sugli stili di vita realizzati dalla stessa ARS Toscana (5) hanno decisamente escluso che gli stili di vita possano essere la spiegazione di tali allarmanti dati sanitari. Queste le conclusioni dello studio Voller del 2012:“Il confronto tra la popolazione residente nei comuni delle due aree geotermiche e quella dell’area non geotermica compresa entro 50 chilometri dall’area geotermica, non rivela differenze rilevanti rispetto alle caratteristiche socio demografiche e agli stili di vita (fumo, alcol, dieta, attività fisica)”.
Inesistente, secondo il suddetto studio, è l’incidenza oggi delle patologie tipiche delle attività minerarie, anche perché le ultime miniere furono chiuse negli anni ’70 e ridicole, se non criminali, appaiono infine le dichiarazioni di quanti sostengono che le emissioni dei gas in uscita dalle centrali geotermiche dell’Amiata sarebbero naturali. Infatti, si omette di precisare che queste emissioni potrebbero naturalmente verificarsi in un periodo di tempo misurabile in milioni di anni e non in pochi mesi, come in realtà oggi avvengono grazie ai pozzi di estrazione che scendono a 4-5 mila metri di profondità.
Mentre le nuove tecnologie a “ciclo binario” a media entalpia (soprattutto quelli definiti “impianti pilota”) in itinere di approvazione in molte regioni del Paese (e segnatamente in Umbria, Lazio, Toscana) pur evitando l’emissione di veleni nell’aria, presentano numerose criticità, tra cui:
seri rischi di sismicità indotta nelle zone ad alta sismicità naturale; seri rischi di inquinamento dei bacini idropotabili, in particolare da arsenico, in territori che già sono al limite, se non al disopra, dei valori ammessi; possibili fenomeni di subsidenza dei terreni;
rendimenti molto bassi, a fronte di enormi incentivi governativi;
forti impatti negativi sul territorio, sulle economie locali e sul paesaggio di zone di alto pregio con vocazione turistica e agricola;
l’impiego di pochissimo personale mettendo a rischio altre attività produttive che impiegano invece molti più addetti;
libero afflusso nel settore di società improvvisate, soprattutto interessate a lucrare sugli incentivi e prive di seri requisiti per occuparsi di impianti con notevoli tassi di rischio;
eccessiva facilità nelle procedure di autorizzazione di ricerca e di impianti geotermici, stanti le attuali insufficienti normative;
forte attivazione delle attività di lobbying politico per garantire permessi di ricerca e sfruttamento anche dove ciò presenta dei seri rischi;
crescente preoccupazione delle popolazioni, che non si sentono affatto tranquillizzate da un quadro di questo tipo; nel quale – in assenza di salvaguardie – si sta sviluppando una sorta di corsa all’oro degli incentivi. Senza adeguate informazioni, condivisioni e predisposizioni cautelari.
La valutazione di questa serie di problemi non può essere lasciata ai centri di ricerca ed ai tecnici che lavorano per le società che fanno impianti geotermici. Troppo forti sono le attese e gli appetiti generati da incentivi governativi altissimi. Occorre che lo Stato riprenda in modo sostanziale e non solo formale la propria funzione di salvaguardia di tutti gli interessi in gioco, primo fra tutti quello delle popolazioni coinvolte.
Non si può portare avanti un piano di espansione della geotermia che appare procedere in modo frettoloso, improvvisato e per giunta a dispetto delle popolazioni locali. Laddove la geotermia è praticabile e sostenibile, occorre fornire ai cittadini proposte valide, mostrare con sincerità ed onestà i problemi e convincerle nei vantaggi di queste tecnologie. Per averne il consenso. Non ci si può basare solo sul consenso di strutture politiche spesso troppo sensibili al lavoro lobbistico delle imprese.
Molte le pressioni per procedere con urgenza alla realizzazione di questo piano, ma è di tutta evidenza che non c’è alcuna fretta, per vari motivi tra i quali:
il Paese ha già raggiunto elevati livelli di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili;
la forte e prolungata crisi economica sta riducendo drasticamente i consumi elettrici, tanto che l’ENEL–per la prima volta nella sua storia- sta programmando la chiusura di impianti di produzione di energia elettrica;
il divario tra la potenza elettrica installata in Italia ed i consumi è altissimo, tanto da permettere una valutazione oggi più attenta delle scelte energetiche, non sempre in passato -secondo noi- sviluppate nell’interesse del Paese e pure pesantemente pagate dai cittadini e dalle imprese sulle bollette elettriche.
Questi incentivi e questa fretta appaiono-particolarmente nella situazione attuale- del tutto inappropriati e forzosi. A meno che essi non servano esclusivamente a favorire circuiti industriali dotati di forti connessioni politiche, come dimostrano i continui e pesanti interventi di modifica legislativa favorevoli agli imprenditori geotermici. Interventi spesso in palese contrasto con i regolamenti parlamentari, con la Costituzione e con le normative europee.

Il modo di procedere attuale porta invece allo scontro con le opinioni pubbliche locali, ad impianti affidati frettolosamente a società inesperte, ad un elevato rischio di incidenti e ad una conclusione che sarà: “o una geotermia fatta male o nessuna geotermia”. Questo i cittadini e le istituzioni del nostro Paese non lo possono accettare.

Inoltre come a voi noto, lo scorso 10 aprile 2014 è apparso sulla prestigiosa rivista Science un articolo dal titolo “Human Activity May Have Triggered Fatal Italian Earthquake… “ riferito a quanto contenuto nel rapporto redatto dalla Commissione ICHESE (6) fino ad allora ignoto al grande pubblico, secondo cui non è dato escludere l’ipotesi di una correlazione tra le operazioni di trivellazione in corso ed il sisma che ha colpito l’Emilia nell’estate del 2012. Tralasciamo qui le considerazioni sulla omessa pubblicazione del Rapporto se non dopo le notizie di stampa e sul fatto che il giornalista di Science abbia ricevuto “pressioni per non pubblicare il rapporto”, oltre a tentativi tendenti a screditare l’operato degli scienziati.
Quello che ci interessa è che la Commissione ha evidenziato alcuni dati importanti – in particolare in merito ai “terremoti innescati” – che non possono essere taciuti:
1.Sostiene infatti la Commissione come: “una piccola perturbazione generata dall’attività umana è sufficiente a spostare il sistema da uno stato quasi-critico ad uno stato instabile”. Ed inoltre che “la condizione necessaria perché questo meccanismo si attivi è la presenza di una faglia già carica per uno sforzo tettonico, vicina ad un sito dove avvengono azioni antropiche che alterano lo stato di sforzo, dove vicina può voler dire anche decine di chilometri di distanza a seconda della durata e della natura dell’azione perturbante”;
2.Inoltre che: “poiché in questo caso le operazioni tecnologiche attivano solamente il processo di rilascio dello sforzo tettonico, la magnitudo dei terremoti innescati può essere grande, dello stesso ordine di quella dei terremoti tettonici, e dipenderà dall’entità della deformazione elastica accumulata sulla faglia a causa del carico tettonico”;
3.Aggiunge inoltre che: “l’esame di tutta la letteratura esistente mostra che la discriminazione tra la sismicità indotta o innescata e quella naturale è un problema difficile, e attualmente non sono disponibili soluzioni affidabili da poter essere utilizzate in pratica”; proseguendo conclude: “quindi non può essere escluso che le azioni combinate di estrazione ed iniezione di fluidi in una regione tettonicamente attiva possano aver contribuito, aggiungendo un piccolissimo carico, alla attivazione di un sistema di faglie che aveva già accumulato un sensibile carico tettonico e che stava per raggiungere le condizioni necessarie a produrre un terremoto”.
Il Rapporto termina con una prima indicazione di possibili azioni preventive che meglio saranno definite da numerosi “Indirizzi e Linee guida” la cui stesura è stata affidata al gruppo di lavoro costituito in data 27.02.2014, in ambito MISE, con Decreto del Direttore Generale della DGRME ing. Franco Terlizzese, attività ancora in corso.
Ci sembra rilevante inoltre che la Commissione ICHESE rilevi due nuove necessità che non hanno finora fatto parte della storia delle trivellazioni nel nostro Paese:
1.come sia necessario che “i dati in possesso delle compagnie siano da esse messi a disposizione degli enti responsabili per il controllo”;
2. e che “l’implementazione di un Programma di Interazione e Comunicazione con la popolazione e gli amministratori locali ha una importanza critica perché venga acquisita fiducia nella gestione ottimale delle operazioni”.
Ci confortano quindi la conclusioni “problematiche” della Commissione ICHESE, primo tentativo-se esse si tradurranno in efficaci procedure, aventi valore di legge – di realizzare il più volte richiesto “punto di vista “dello Stato in una materia dove troppo spesso si è lasciato fare alle compagnie, più interessate ai propri bilanci che alla incolumità delle popolazioni e delle economie residenti, oltre che dell’ambiente.

In conclusione si ritiene necessario operare secondo le seguenti direttrici:
1. una pianificazione delle aree di sfruttamento geotermico che definisca le zone dove questo sfruttamento non può avvenire, ispirandosi ad un sostanziale e rigoroso principio di precauzione;
2. un intervento ormai non più procrastinabile di riduzione/annullamento degli eccessivi incentivi alla geotermia elettrica, tenendo conto che essa è stata irragionevolmente considerata una energia rinnovabile o non esauribile (e non lo è scientificamente, poiché i pozzi di prelievo hanno una specifica durata dopo di che si esauriscono) e spesso non proprio “pulita” come sicuramente nel caso dello sfruttamento ENEL in Amiata (no carbon free);
3. più stringenti normative per la definizione dei soggetti dotati delle necessarie risorse e competenze per operare nel campo geotermico; trivellazioni profonde in zone spesso instabili e poco conosciute, richiedono altissime competenze, notevoli esperienze e grandi e comprovate capacità di intervento finanziario e tecnico in caso di incidenti; non possono essere società con capitali sociali limitati a lanciarsi in avventure geotermiche, come sta ora avvenendo;
4. una normativa più definita che garantisca in modo pienamente soddisfacente la minimizzazione del rischio di incidenti e l’identificazione della parte responsabile che deve essere sempre identificabile e essere in grado di pagare tutte le spese necessarie a riparare i danni che ha causato. La parte responsabile deve sempre essere chiaramente identificabile prima dell’avvio delle operazioni di sfruttamento geotermico;
5. introduzione di procedure di maggiore coinvolgimento delle popolazioni in tutte le fasi autorizzative, ivi incluse le fasi preliminari, nel pieno rispetto della Convenzione di Aarhus, recepita con l’art.6 della Direttiva 2011/92/UE dalla Unione Europea (e ratificata in Italia con legge n. 108 del 16.03.2001) che prevede che il pubblico debba essere informato “in una fase precoce delle procedure decisionali in materiale ambientale” e ben prima che sul progetto si pronunci l’amministrazione pubblica.

Per tutto quanto sopra esposto si motiva con forza il rinnovo della richiesta di un provvedimento di moratoria sospensivo di tutte le procedure in atto relative a permessi di sfruttamento geotermico “flash” (in Toscana a cominciare dalle aree dell’Amiata), di impianti binari “pilota” e di ricerca geotermica, nonché un intervento di riduzione/annullamento degli incentivi relativi alla geotermia elettrica. In attesa di disporre di un quadro normativo maggiormente idoneo alla salvaguardia delle popolazioni e dell’ambiente, che consenta di:
6. ripensare l’economicità del piano di sviluppo geotermico;
7. valutare in modo più approfondito e sistematico le criticità e gli impatti delle varie tecnologie ed adeguare la normativa in modo conseguente;
8. mappare il territorio nazionale decidendo le zone di esclusione, dove gli impianti geotermici presentano rischi eccessivi o comunque problematiche legate alla distruzione delle già esistenti economie (Alfina umbro -laziale e Val d’Orcia toscana per fare due esempi, che stanno sollevando allarme nella pubblica opinione).

Pertanto nel consegnare alle Commissioni parlamentari i documenti autorevoli citati e le relazioni tecniche degli scienziati, che hanno partecipato al nostro convegno del marzo scorso, affinché ciascuno possa essere consapevole delle proprie decisioni e delle responsabilità politiche che ne derivano, auspichiamo che si giunga ad una sintesi unitaria dei contenuti delle Risoluzioni n.7-00486 Braga, n.7-00529 Pellegrino e n.7-00530 Segoni, sintesi finalizzata alla riscrittura di un nuovo Piano geotermico nazionale che possa concedere un’opportunità per il paese, anziché la sopravvivenza del Piano speculativo e inquinante di Berlusconi – Scajola.

Buon lavoro.

Rete Nazionale NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante.

Note e documenti allegati:
1- Le Relazioni del Convegno si possono vedere e ascoltare dal sito:

Roma, 5 marzo 2014. La mobilitazione contro la geotermia elettrica -video, foto-


2- M. Bravi et R. Basosi “Environmental impact of electricity from selected geothermal power plants in Italy”, in Journal of Cleaner Production, Volume 66, 1 March 2014, Pages 301-308) Si scarica da: http://www.sciencedirect.com/science?_ob=ShoppingCartURL&_method=add&_eid=1-s2.0-S0959652613007798&_ts=1419498545&md5=16aa0d440f16509f44027cc0c7a0abd3
3- L’eccesso di mortalità registrato nell’area amiatina, per i maschi e per tutte le cause di morte, è molto simile sia rispetto all’intera regione toscana (+13,7%, pag. 82 dello Studio CNR-ARS), sia rispetto all’area di riferimento locale (+13,1%), scelta sulla base di caratteri di omogeneità socio economica (pag.68 dello Studio).Lo studio CNR-ARS è scaricabile da: https://www.ars.toscana.it/it/geotermia-e-salute/dati-e-statistiche/1728-progetto-di-ricerca-epidemiologica-sulle-popolazioni-residenti-nellintero-bacino-geotermico-toscano-ottobre-2010.html
4- Vedi Allegato 6 dello studio ARS-CNR che si scarica dal file 16 nella suddetta pagina dal titolo: “Risultati statisticamente significativi delle analisi di correlazione geografica tra dati ambientali e dati sanitari. Analisi dei ricoverati e analisi della mortalità.”
5- Fabio Voller, Ars, “Le informazioni sugli stili di vita”, Ottobre 2012. Vedi: http://www.ars.toscana.it/files/eventi/eventi_2012/geotermia_e_salute/2012_10_25_presentazione_stili_vita_voller.pdf
6- International Commission on Hydrocarbon Exploration and Seismicity in the Emilia Region

Bagnore 4 sarà l’addio all’acquifero amiatino? Il Piezometro di Poggio Trauzzolo “impazzito” dopo l’accensione della centrale.

maelstrom_20141129Allarme sul monte Amiata, dopo l’avvio avvenuto nei giorni scorsi, della nuova centrale geotermica di Bagnore 4 (40 MW), tra Santa Fiora e Arcidosso.
Non solo le insopportabili maleodoranze denunciate vigorosamente dai residenti dell’area e le preoccupazioni per le emissioni di Bagnore 3, dove Enel sta mettendo mano all’impianto Amis di filtraggio di mercurio e idrogeno solforato, ma anche i gravissimi rischi per la risorsa acqua, come sostiene il prof.Andrea Borgia, geologo e vulcanologo di fama mondiale, il quale allerta l’attenzione dei comitati, dei cittadini, delle autorità sul rischio per la falda acquifera potabile del Monte Amiata, tra le più importanti dell’Italia centrale.

“Da quando sono in corso le manovre di attivazione dell’impianto di Bagnore 4, il piezometro di Poggio Trauzzolo sale e scende vertiginosamente da un giorno all’altro, come non era mai successo prima”, spiega Borgia, molto allarmato dai grafici schizofrenici (vedi sotto) elaborati dall’apparecchio di misurazione della falda acquifera che si trova appunto nell’area di ricarica delle sorgenti del Fiora, “Per molti anni ho sostenuto la necessità di una chiusura temporanea, o almeno di una riduzione dello sfruttamento del vapore, degli impianti geotermoelettrici amiatini nei comuni di Santa Fiora e Piancastagnaio, proprio al fine di sperimentare il collegamento della falda idrica superficiale con la falda profonda geotermica. Più volte questa richiesta è stata ufficializzata alla Regione da me ed è ben nota ai comitati ed alla stampa”.

Quello che sta avvenendo a livello della falda potrebbe corrispondere alla messa in funzione di Bagnore 4 e indicare i gravi rischi che si stanno correndo. “È urgente ripristinare i livelli originali degli acquiferi al livello della falda misurata da ENEL prima dello sfruttamento geotermico”, aggiunge Borgia, “e richiedere alla Regione Toscana di sospendere in autotutela le autorizzazioni VIA di Bagnore 4 e del piano di Riassetto di Piancastagnaio”.

Le interferenze tra acquifero superficiale e quello geotermico producono serie ripercussioni tra cui un drastico abbassamento del livello della falda acquifera – il piezometro ha indicato un abbassamento di 200 metri rispetto ai livelli precedenti agli anni ’60 – il rilascio di sostanze gassose tossiche nell’acquifero (in particolare sembrano particolarmente aumentate le concentrazioni di metalli pesanti come l’arsenico) e potenziali problemi alla salute. Dall’inizio degli anni ’60 il bacino acquifero dell’Amiata (ha una utenza di 700.000 persone) sembra aver perduto circa duecento miliardi di litri di acqua potabile, pari al consumo di acqua da bere della popolazione mondiale per circa un mese, ed altrettanto di acqua immagazzinata!

Rete Nazionale NOGESI “No Geotermia Elettrica, Speculativa ed Inquinante”

a cui aderiscono:

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Qui sotto il Grafico con variazioni del livello della falda idropotabile, misurato sul piezometro della Regione Toscana a Poggio Trauzzolo. Le brusche oscillazioni degli ultimi giorni, in coincidenza con l’inizio dello sfruttamento di Bagnore 4,  sono la prova del collegamento della falda idropotabile con la falda geotermica, come sempre sostenuto dal Prof.Borgia, ma negato dalla Regione Toscana spalleggiata dall’Università di Siena e una vasta schiera di arruolati alla causa geotermica. CHI OGGI SPIEGHERA’ AI CITTADINI COSA STA SUCCEDENDO E COSA CI ASPETTA???

20141128_trauzzolo 20141128_trauzzolo_crop(ingrandimento)

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Il Giunco.net del 1 dicembre 2014
Geotermia, la Regione avvia un’indagine sulla falda. E sui cattivi odori interviene Arpat

AMIATA – «La Regione Toscana ha attivato una verifica coinvolgendo tutti gli uffici interessati, il servizio idrologico, gli enti di controllo ed Enel per individuare le possibili cause dell’andamento altalenante dei grafici elaborati dall’apparecchio di misurazione della falda acquifera (piezometro di Poggio Trauzzolo) che si trova appunto nell’area di ricarica delle sorgenti del Fiora». La comunicazione viene direttamente dalla Regione toscana, dopo l’intervento dei comitati “No geotermia” che parlavano di «allarme sul monte Amiata dopo l’avvio avvenuto nei giorni scorsi, della nuova centrale geotermica di Bagnore 4».
I comitati parlavano di «gravissimi rischi per la risorsa acqua, come sostiene Andrea Borgia, geologo e vulcanologo, il quale parla dei rischi per la falda acquifera potabile del Monte Amiata, tra le più importanti dell’Italia centrale. “Da quando sono in corso le manovre di attivazione dell’impianto di Bagnore 4, il piezometro di Poggio Trauzzolo sale e scende vertiginosamente da un giorno all’altro, come non era mai successo prima”, spiega Borgia».
Il piezometro è lo strumento che consente di misurare la pressione dell’acqua di una falda sotterranea.
Enel Green Power invece si dichiara «assolutamente allibita per il modo in cui vengono strumentalizzati i dati, senza considerare minimamente la verità scientifica delle rilevazioni. Infatti, il piezometro in questione denominato “David Lazzeretti” ha fatto registrare l’oscillazione di qualche decina di centimetri intorno alla data del 25 novembre, fatto che è stato collegato alle attività in corso per l’avvio della centrale Bagnore 4: occorre precisare che non esiste alcun nesso di “causa – effetto” tra l’avvio della Centrale e questa oscillazione o più in generale con i livelli della falda idropotabile. Tali affermazioni sono prive di fondamento scientifico, forniscono spiegazioni sommarie e creano allarmi ingiustificati senza alcuna base scientifico. L’andamento del livello della falda idropotabile è esclusivamente correlato alla piovosità/nevosità».
E sulla centrale di Bagnore 4 interviene anche Arpat che sta monitorando la qualità dell’aria «La fase di avvio della nuova Centrale geotermica di Bagnore 4 è sotto controllo e costantemente monitorata. Si ricorda che i dati relativi all’idrogeno solforato (indicatore delle maleodoranze avvertite in questi giorni dalla cittadinanza) sono pubblicati in un apposito bollettino sul sito Web ARPAT da metà settembre, con cadenza settimanale (vedi l’ultimo bollettino pubblicato ); questa attività specifica va a integrare il consueto monitoraggio della qualità dell’aria nelle zone geotermiche, che avviene attraverso la rete di ENEL Green Power (GP), che copre praticamente tutti i centri abitati interessati dalle emissioni delle centrali geotermoelettriche. Questi dati sono resi disponibili online www.enelgreenpower.com/it-IT/plants/air/ . Inoltre ARPAT gestisce in zona due mezzi mobili (vedi planimetria sotto)».
«Si fa presente che l’Agenzia ha verificato le modalità di gestione e la qualità dei dati prodotti dalla rete di monitoraggio ENEL GP, affiancando alcune di esse con un mezzo mobile ARPAT e confrontandone i dati – prosegue Arpat -. In particolare ad Arcidosso, da ormai quasi tre anni il mezzo mobile ARPAT GEO1, ha affiancato la rete di qualità dell’aria ENEL, prima in località Scoiattolo e poi, da più di un anno, in località Bagnoli. Inoltre in più occasioni è stato posizionato a fianco della centralina ENEL di Arcidosso il secondo mezzo mobile ARPAT GEO2. I dati che sono stati rilevati dai due mezzi mobili hanno mostrato che la centralina ENEL funziona correttamente ed è rappresentativa della zona di Arcidosso».
«I dati rilevati dai mezzi mobili GEO1 e GEO2 hanno anche confermato che non ci sono diversità significative nella qualità dell’aria fra il luogo dove è presente la stazione ENEL di Arcidosso, Scoiattolo, e Bagnoli – si legge ancora nella nota -. I dati della rete ENEL e del mezzo GEO1 vengono utilizzati per il bollettino settimanale sulla qualità dell’aria di Bagnore 4. I dati del mezzo GEO2 vengono utilizzati come ulteriori conferme sulla qualità dei dati raccolti dalla stazione ENEL di Arcidosso».
«Il mezzo mobile GEO1 ha necessità di una manutenzione straordinaria, che prevede fra l’altro la sostituzione del condizionatore. Tale manutenzione è stata rinviata per quanto possibile, ma è ora improcrastinabile, perchè al primo episodio di freddo si rischiano danni agli analizzatori, che peraltro sinora hanno funzionato regolarmente, fornendo quindi dati del tutto attendibili. Si è dato pertanto avviso preventivo al comune di Arcidosso e si è proceduto in data odierna a recuperare il mezzo GEO1, che rientrerà fra una decina di giorni ad Arcidosso. La qualità dell’aria è quindi anche in questo momento monitorata dalle centraline ENEL di Arcidosso, Santa Fiora, Bagnore e Merigar, nonchè dal mezzo mezzo ARPAT GEO2. Durante le operazioni di recupero del mezzo GEO1 è stata verificata la fattibilità di spostare a Bagnoli il mezzo GEO2, che ha un ingombro maggiore – conclude Arpat -, tale spostamento verrà effettuato entro mercoledì 3 dicembre».

Il Tirreno del 30 novembre 2014
NO GEOTERMIA
«Piezometri impazziti,  acqua dell’Amiata a rischio»
SANTA FIORA.  Se Arpat e sindaco rassicurano, sul monte Amiata continua la forte preoccupazione dopo il recente avvio della nuova centrale geotermica di Bagnore 4 (40 MW). Sul piatto di chi ha paura ci sono i cattivi odori denunciati dai residenti dell’area, ma anche i gravissimi rischi per la risorsa acqua. Lo ribadiscono i comitati amiatini aderenti alla Rete “NoGesi” ( No geotermia elettrica, speculativa e inquinante) che rendono pubblica un’inquietante segnalazione del professor Andrea Borgia, geologo e vulcanologo di  fama mondiale sul rischio per la falda acquifera potabile del Monte Amiata, tra le più importanti dell’Italia centrale. «Da quando sono in corso le manovre di attivazione dell’impianto di Bagnore 4, il piezometro di Poggio Trauzzolo sale e scende vertiginosamente da un giorno all’altro, come non era mai successo prima», spiega Borgia, allarmato dai grafici schizofrenici elaborati dall’apparecchio di misurazione della falda acquifera che si trova appunto nell’area di ricarica delle sorgenti del Fiora. «Per molti anni ho sostenuto la tesi di una chiusura temporanea (o almeno di una riduzione dello sfruttamento del vapore)  degli impianti geotermoelettrici amiatini nei comuni di Santa Fiora e Piancastagnaio, proprio al fine di sperimentare il collegamento della falda idrica  superficiale con la falda profonda geotermica. Più volte questa richiesta è stata ufficializzata alla Regione da me ed è ben nota ai comitati e alla stampa». Per Borgia quello che sta avvenendo a livello della falda potrebbe corrispondere alla  messa in funzione di Bagnore 4. «È urgente ripristinare i livelli originali degli acquiferi al livello della falda misurata da Enel prima dello sfruttamento geotermico – aggiunge _ e richiedere alla Regione Toscana di sospendere in autotutela le autorizzazioni Via di Bagnore 4 e del  piano di Riassetto di Piancastagnaio». Le interferenze tra acquifero superficiale e quello geotermico producono serie ripercussioni tra cui un drastico abbassamento del livello della falda acquifera _  il piezometro ha indicato un abbassamento di  200 metri rispetto ai livelli precedenti agli anni ‘60 _, il rilascio di sostanze gassose tossiche nell’acquifero (in particolare sembrano aumentate le concentrazioni di metalli pesanti come l’arsenico) e potenziali problemi alla salute. Dall’inizio degli anni ‘60 – ammoniscono i Comitati – il bacino acquifero dell’Amiata (utenza di 700mila persone) sembra aver perduto circa duecento miliardi di litri di acqua potabile, pari al consumo di acqua da bere della popolazione mondiale per circa un mese, e altrettanto di acqua immagazzinata.

La Nazione del 30 novembre 2014
IL CASO. LA DENUNCIA DEL VULCANOLOGO

«Allarme sull’Amiata per la falda acquifera»
ALLARME sul monte Amiata, dopo l’avvio avvenuto nei giorni scorsi, della nuova centrale geotermica di Bagnore 4 (da 40 megawatt), nel territorio comunale di Santa Fiora. Non solo le insopportabili maleodoranze denunciate vigorosamente dai residenti dell’area, ma anche i gravissimi rischi «per la risorsa acqua, come sostiene Andrea Borgia, geologo e vulcanologo di fama mondiale , il quale allerta l’attenzione dei comitati, dei cittadini, delle autorità sul rischio per la falda acquifera potabile del Monte Amiata, tra le più importanti dell’Italia centrale. Da quando sono in corso le manovre di attivazione dell’impianto di Bagnore 4, il piezometro di Poggio Trazzuolo sale e scende vertiginosamente da un giorno all’altro, come non era mai successo prima molto allarmato dai grafici schizofrenici elaborati dall’apparecchio di misurazione della falda acquifera che si trova appunto nell’area di ricarica delle sorgenti del Fiora. Per molti anni ho sostenuto la tesi di una chiusura temporanea (o almeno di una riduzione dello sfruttamento del vapore) degli impianti geotermoelettrici amiatini nei comuni di Santa Fiora e Piancastagnaio, proprio al fine di sperimentare il collegamento della falda idrica superficiale con la falda profonda geotermica». Quello che sta avvenendo a livello della falda potrebbe corrispondere alla messa in funzione di Bagnore 4 e indicare i rischi che si stanno correndo. «È urgente ripristinare i livelli originali degli acquiferi al livello della falda misurata da Enel prima dello sfruttamento geotermico aggiunge Borgia e richiedere alla Regione Toscana di sospendere in autotutela le autorizzazioni Via di Bagnore 4 e del piano di riassetto di Piancastagnaio. Le interferenze tra acquifero superficiale e quello geotermico producono serie ripercussioni tra cui un drastico abbassamento del livello della falda acquifera – il piezometro ha indicato un abbassamento di 200 metri rispetto ai livelli precedenti agli anni 60 – il rilascio di sostanze gassose tossiche nell’acquifero (in particolare sembrano particolarmente aumentate le concentrazioni di metalli pesanti come l’arsenico) e potenziali problemi alla salute».

Contropiano.org del 29 novembre 2014
Piezometro di Poggio Trauzzolo “impazzito” dopo l’accensione della centrale di Bagnore 4
…segue ns. comunicato.

Il Cittadino online del 29 novembre 2014
Piezometro di Poggio Trauzzolo “impazzito” dopo l’accensione della centrale di Bagnore 4

Lo dichiara Andrea Borgia, geologo e vulcanologo
…segue ns. comunicato.

Maremmanews del 29 novembre 2014
Piezometro di Poggio Trauzzolo “impazzito” dopo l’accensione della centrale di Bagnore 4
Lo dichiara il prof. Andrea Borgia, geologo e vulcanologo di fama mondiale.
…segue ns. comunicato.

GrossetoNotizie del 29 novembre 2014
Geotermia, i comitati: “Bagnore 4 inquina l’acqua”
…segue ns. comunicato.