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TERREMOTI IN AMIATA: Leggende metropolitane e ‘bugiardi a loro insaputa’

Girava (e forse ancora gira) la ‘leggenda’ che l’attività geotermica salvi l’Amiata dai terremoti, tanto è vero che –racconta sempre la favola– da quando ci sono le centrali non ci sono più stati terremoti.
Fin qui sarebbe poco male, visto che si raccontano anche storie di streghe, di ufo ed altre fandonie sull’Amiata, ma poi quest’anno, il 2 giugno scorso, un articolo de Il Tirreno ha tentato di accreditare come verità queste favole con la testimonianza degli autorevoli pareri di Alvaro Giannelli, ex sindaco di Castel del Piano, nonchè “espertissimo conoscitore dell’ambiente e della storia paesana e amiatina e memoria storica locale” e di Franco Ulivieri, presidente dell’Unione dei comuni.
Un organo di stampa non dovrebbe fidarsi solo delle ‘voci’ e dei ricordi dei ‘bei tempi’, ma andare a cercare qualche riscontro un po’ meno aleatorio delle chiacchiere di paese; abbiamo a suo tempo suggerito di andare a guardare sul Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani, curato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e reperibile facilmente su internet, lì avrebbero verificato che, per i terremoti di magnitudo superiore a 4, non c’era stata nessuna variazione dall’inizio del 1900 ad oggi, nel senso che ce ne sono stati sia prima che dopo l’inizio dell’attività geotermica.
Ma magari la leggenda si riferiva ad altri terremoti, magari anche inferiori a magnitudo 4? Allora bastava chiedere aiuto all’Enel (che avrebbe tutto l’interesse ad avallare la citata leggenda anzichè smentirla) che, nelle integrazioni del ‘piano di riassetto geotermico’, produce una mappa (che riproduciamo) con gli eventi sismici dal 1982 al 2009 dove di eventi sismici ne risultano parecchi e, soprattutto, concentrati nelle zone di sfruttamento geotermico di Piancastagnaio e S.Fiora. Che strano, no?
In un’epoca di correttezza, onestà e deontologia professionale ci si aspetterebbe che chi avalla queste leggende, una volta appurato di aver commesso un errore in buona fede, poi rimedi e ne dia conto con pari visibilità. Un velo pietoso sugli ‘esperti’ e sugli amministratori…

…neanche a farlo apposta
c’è stata una scossa il giorno 11 ottobre

Terremoto: scossa magnitudo 1.1 in provincia Siena, nessun danno
11 Ottobre 2012 – 09:51
(ASCA) – Roma, 11 ott – Una scossa di terremoto e’ stata avvertita dalla popolazione della provincia di Siena, le localita’ prossime all’epicentro sono Piancastagnaio, Abbadia San Salvatore e Radicofani. Secondo i rilievi registrati dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia l’evento sismico e’ stato registrato alle ore 9,13 con magnitudo 1.1. Dalle verifiche effettuate dalla Sala Situazione Italia del Dipartimento della Protezione Civile non risultano al momento danni a persone e/o cose.

Centrali Biogas. Non bastasse la geotermia… incontro il 13 a S.Quirico d’Orcia

Riprendiamo e pubblichiamo il comunicato dei Comitati NO BIOGAS col quale si annuncia un incontro pubblico a S.Quirico d’Orcia per sabato 13 ottobre dove si parlerà delle centrali a Biogas.

PER  UN NUOVO IMPEGNO PER L’AMBIENTE

I Comitati cittadini locali dei Comuni di San Quirico, Radicofani, Buonconvento e Abbadia San Salvatore recentemente costituiti per affrontare le rispettive problematiche da insediamenti produttivi e di produzione energetica di impianti a Biomasse/ biogas, si sono riuniti a San Quirico d’Orcia per avviare un percorso comune, che partendo dalle proprie esperienze comunali sia di arricchimento, di confronto con le istituzioni locali e di maggiore informazione per i cittadini di queste zone.
Le perplessità espresse finora dai cittadini della Valdorcia, Valdarbia, e Amiata hanno infatti un comune denominatore: i possibili impatti ambientali e le ricadute in termini di salute, paesaggio, turismo.
Per approfondire tali tematiche è stata organizzata un’iniziativa pubblica in Palazzo Chigi, sala Alessandro Magno, a San Quirico d’Orcia sabato 13 Ottobre  alle 15.30, dove tutti i cittadini e le istituzioni interessate  potranno partecipare all’incontro con i Comitati e il Prof. Gianni Tamino, biologo docente all’Università di Padova.

Comitato Non A Tutti I Costi Biogas – Comitato Valorizzazione Buonconvento – Comitato Ambiente Amiata

Don Gallo esorta a difendere l’Amiata. Il 12 ottobre sarà ad Arcidosso

In occasione dell’incontro ‘La Buona Novella’ con Don Andrea Gallo, che si terrà il prossimo 12 ottobre alle 21, presso il Park Hotel Colle degli Angeli in località Aiuole, Arcidosso lo abbiamo contattato per rammentargli i problemi ed i rischi che andiamo denunciando in merito all’attività geotermica in  Amiata.

Don Gallo, fedele al suo essere sempre ‘ostinato e contrario’, per dirla con le parole di De Andrè, ci risponde con un’esortazione che volentieri condividiamo con tutti gli amiatini, ma che dovrebbe essere un monito per tutti:

“Carissimi, siate “partigiani” dell’Amiata.
La salvaguardia del creato è una priorita assoluta.
Sono con Voi!  Ciao Don Gallo”

Ci vediamo tutti il 12 sera!

Geotermia all’assalto. Se la Toscana piange, il Lazio non ride…

Riprendiamo e pubblichiamo quanto apparso sul sito dell’Osservatorio Ambientale del Lago di Bolsena che lamenta l’assalto al territorio a cui stiamo assistendo ultimamente da parte di Enel e altre società per lo sfruttamento della geotermia.
Ci preme evidenziare quanto scrive -giustamente preoccupato- Piero Bruni e che è esattamente quello che si è verificato in Amiata tra bacino ‘potabile’ e bacino ‘geotermico’.

Geotermia – ritorna l’incubo?
Negli ultimi anni c’è stata una “esplosione di richieste per nuovi permessi di ricerca di risorse geotermiche” (Unione Geotermica Italiana, novembre 2011) in Italia, favorita dall’incentivazione (i “certificati verdi”) e nuove disposizioni legislative (D. lgs. n. 22 11/2/2010). Una parte consistente di queste richieste riguarda il Lazio (34 richieste per una superficie totale di 3200 km²) e in particolare la zona del Lago di Bolsena: i Comuni di Grotte di Castro, San Lorenzo, Gradoli, Valentano, Canino, Cellere, Arlena di Castro, Capodimonte, Marta, Montefiascone, Viterbo, Bagnoregio, Celleno, Bolsena, Castel Giorgio, Torre Alfina… Attori sono varie società: Enel Green Power, Sorgenia, ERG Renew, Repower, Power Field, Geotermica, Tombelle e altre. A Celleno è stato rilasciato un permesso di ricerca geotermica in favore della Geoenergy S.r.l. in una vasta area che tocca i comuni di Bagnoregio, Civitella d’Agliano, Graffignano, Celleno, Montefiascone e Viterbo. Il progetto prevede nella fase successiva la perforazione di un pozzo “Celleno 1” (3000 m di profondità) in località Salcione. Il permesso rilasciato a Grotte di Castro riguarda i Comuni di Grotte, San Lorenzo Nuovo, Bolsena, Gradoli, Onano, Acquapendente e Orvieto e prevede la perforazione di due pozzi esplorative / di produzione.
Lo sfruttamento delle risorse geotermiche spesso ha un grave impatto sull’ambiente e sulla salute della popolazione, come ci insegna il passato (centrale di Latera) e il presente nella zona dell’Amiata (vedi SOS Geotermia, coordinamento dei movimenti per l’Amiata).
Invitiamo i cittadini a vigilare sulle attività dei Comuni e delle società.

Riproduciamo qui sotto un articolo apparso su “Lo Jonco”, il bollettino dell’associazione La Porticella, in agosto 2012.

Geotermia – ritorna l’incubo?
di Piero Bruni
Ci risulta che in occasione delle Conferenze di Servizi presso la Regione Lazio sono stati autorizzati studi per lo sfruttamento dell’energia geotermica nelle immediate adiacenze del lago di Bolsena. Sono passati dieci anni dalla brutta esperienza della centrale geotermica di Latera e molti cittadini ricordano ancora il puzzo di uova marce che da Latera arrivava a Marta, Montefiascone e Bolsena. Questa volta però si tratta di una nuova tecnologia “inodore” che sfrutterebbe solo il calore della falda geotermica senza l’emissione di gas in atmosfera. Permane però il pericolo più subdolo e temibile che è l’inquinamento della falda acquifera superficiale. Come noto il lago è la parte affiorante di un grande acquifero che si estende nel territorio che lo circonda e dal quale attingono i pozzi di acqua potabile, la cui produzione è compensata dalle piogge. Sotto la falda acquifera, si trova uno strato di terreni sostanzialmente impermeabili dello spessore di oltre 1000 metri e sotto ancora una falda contenente acqua caldissima. Questa, che per semplicità possiamo chiamare falda geotermica, contiene inquinanti pericolosi quali arsenico, anidride solforosa, anidride carbonica e altro. Per ottenere energia elettrica con la nuova tecnologia s’invierebbe l’acqua della falda geotermica, fornita dai pozzi di produzione, a degli scambiatori di calore in cui un fluido a circuito chiuso azionerebbe le turbine elettriche. L’acqua geotermica, raffreddata attraversando lo scambiatore verrebbe quindi re-iniettata integralmente nella falda geotermica attraverso dei pozzi ubicati a qualche chilometro di distanza, senza emissione di gas maleodoranti. Il problema nasce dal fatto che lo strato di terreni che separa le due falde acquifere non è del tutto impermeabile perché la tettonica dell’Era terziaria e le trascorse attività vulcaniche vi hanno provocato innumerevoli fratture, difficilmente individuabili, che potenzialmente consentono flussi di acqua ascendenti e discendenti. Attualmente, malgrado le fratture, non vi è scambio di fluido fra le due falde perché nel corso di tempi geologici le pressioni si sono equilibrate. Ma l’equilibrio verrebbe turbato dai pozzi geotermici. Infatti, la nuova tecnologia proposta provoca (come la vecchia) due criticità: i pozzi di estrazione creano una zona di depressione nella falda geotermica che potrebbe richiamare acqua in senso discendente dalla falda potabile; i pozzi di re-iniezione creano una zona di sovra-pressione che potrebbe causare un flusso ascendente nella falda potabile di acqua geotermica inquinandola con arsenico, e quant’altro. I rischi di contaminazione del lago e dell’acqua potabile rimangono altissimi. Fare degli studi non fa male a nessuno, ma vogliamo ricordare che siamo in un Sito d’Interesse Comunitario: ci auguriamo che prima di autorizzare trivellazioni venga fatta un’attenta valutazione di incidenza e di opportunità.

Grosseto, 21 settembre 2012. Consiglio comunale ‘aperto’ sull’acqua

Consiglio comunale dedicato all’acqua oggi a Grosseto, aperto agli interventi dei cittadini. Ci saranno il presidente dell’Acquedotto del Fiora, Ceroni, e il Sindaco di Grosseto, Bonifazi, che è anche presidente dell’Assemblea dell’ATO.
Ci saranno anche Barocci del Forum Ambientalista Grosseto (che partecipa al coordinamento SOS Geotermia) e Andrea Marciani del Forum Acqua di Grosseto che col loro intervento di denuncia sull’inquinamento e sulla riduzione del bene Acqua richiameranno gli amministratori alle loro responsabilità amministrative e politiche. Di seguito il testo degli interventi.
-Aggiornamento del 24 settembre- pubblichiamo il comunicato del Comitato Acqua Bene Comune Grosseto Amiata Val d’Orcia:

Addio acqua del Fiora : berremo acqua di mare, senza sale, e acqua del Merse, senza veleni(?) con bollette alle stelle e profitti garantiti a chi inquina

Il 21 settembre us, a Grosseto, si è tenuto il Consiglio comunale “aperto” sulla tutela e gestione dell’acqua.
Confermata la notizia che le perdite della rete idrica si attestano ancora sul 50% (come dato di efficienza non c’è male! Nonostante che, come grossetani e senesi, paghiamo le bollette tra le più alte d’Italia), sia l’Acquedotto del Fiora, con Ceroni che il Commissario regionale dell’AIT, con  Periccioli sono stati concordi nel dire che senza un intervento finanziario pubblico la rete attuale dell’acquedotto non si può riparare. La soluzione secondo Periccioli, che evidentemente anticipa le decisioni che prenderà la Regione, sta in altri interventi, piuttosto che la manutenzione dell’esistente; sembrerebbe che si preferisca, così, abbandonare progressivamente l’acquedotto del Fiora.
Secondo loro, avendo davanti a noi un mare di acqua, si dovrebbero fare dissalatori lungo tutta la costa, anche se, come ha fatto notare l’AD di Ombrone SpA l’acqua dissalata sia oggi quella che costa di più (per tacere di quanto costerà in futuro e delle qualità organolettiche, aggiungiamo noi). Poi, sempre  secondo Periccioli, si potrà riprendere il progetto del grande invaso del Merse (senza il Farma), progetto a suo tempo abbandonato perché non economico dati i tempi brevi di riempimento da sedimenti. Ma, come non ricordare che il Merse diventò “rosso”, nel 2001 per lo sversamento, ancora in atto, dei veleni provenienti dalla Miniera di Campiano, che impongono un trattamento quotidiano di bonifica? Quale acqua ci regaleranno questi progetti e a quale costi?
Ma lo scenario che si intravede è ben più preoccupante, perché nel frattempo, sia Fiora che AIT  hanno espresso parere favorevole alla Regione affinché si lascino all’ENEL le acque dell’Amiata per triplicare lo sfruttamento Geotermico.
L’acquifero del Fiora sta diminuendo in rapida progressione mentre aumenta la quantità di arsenico. Il maggior imputato è lo sfruttamento geotermico che ENEL, su autorizzazione della Regione, incrementa, continuando ad usare tecnologie obsolete fortemente impattanti sull’ambiente.
Le royalties che ENEL paga sono più importanti per Regione e Comuni sede di impianti; che la salute delle popolazioni, la tutela dell’ambiente e l’acqua naturale per le future generazioni.
Né va meglio nel resto delle aree minerarie. L’acqua di falda della Piana di Scarlino, le acque dei canali drenanti di miniera non vengono bonificate, perdendo così una quantità immensa di acqua che potrebbe essere ad uso potabile. Ma anche qui ENI non viene chiamata a pagare.
Quindi sembra che abbiano già deciso di abbandonare all’ENEL e all’ENI le acque naturali dell’Amiata e delle Colline Metallifere, facendo pagare a noi contribuenti i dissalatori dell’acqua di mare, gli abbattitori di Arsenico e il grande invaso sul Merse.
Siamo usciti da questa riunione avendo avuto la dimostrazione lampante che il sistema di gestione misto pubblico/privato di questo bene primario che è l’acqua non può essere lasciata in queste mani, né che l’acqua possa continuare ad essere una merce; deve essere non solo pubblica ma, soprattutto, gestita in modo partecipato dal basso. Un’amara verità è emersa: se anche nel passato si fosse valutata la convenienza economica solo a brevissimo termine, come fanno oggi i neoliberisti, lo Stato non avrebbe mai investito e realizzato l’Acquedotto del FIORA e questa regione sarebbe oggi una landa abbandonata.

Gli interventi:

Roberto Barocci

Se ci si limita a proclamare che l’acqua è sempre stata di proprietà pubblica e che i referendum non avevano ragione di essere, ma al contempo si tace sul fatto che le conoscenze, le competenze e il saper fare sono state affidate ad un soggetto privato, si compie un’operazione politica disonesta. Purtroppo in molti lo hanno fatto, approvando in queste aule, con tali argomentazioni, lo Statuto della Spa Acquedotto del Fiora, e, tutt’oggi, c’è chi sostiene ancora queste posizioni disoneste.
Infatti, da sempre è risaputo che il controllo reale di un impresa è nelle mani di chi  ha le conoscenze e le competenze, il sapere e il saper fare e in Economia Aziendale il Know how è persino sinonimo di buoni affari. Se poi una parte di tale conoscenze sono esercitate in regime di monopolio, come oggi accade per quelle idrogeologiche, sulla estensione e qualità di una falda idrica o sulle condizioni di stabilità di una conduttura o di un’opera di captazione, il proprietario reale dell’acqua, cioè il gestore della rete, gode anche di una posizione di rendita.
Con uno slogan, quindi semplificando, possiamo dire che l’Acqua appartiene a chi gestisce le tubature.
Per questo motivo in questi ultimi anni i consiglieri comunali sono stati espropriati delle scelte sull’acqua e mai hanno potuto scegliere quale tipo di opera fosse preferibile o quale tipo di finanziamento fosse più opportuno. Non credo di sbagliare affermando che neppure i Sindaci in sede di Assemblee dell’ATO abbiano avuto la possibilità di scegliere. Se i Sindaci sono stati trasparenti, al massimo hanno comunicato ai loro consiglieri le scelte già compiute e ratificate.
Per questi motivi siamo a illustrarvi tre fatti documentati, che possono esservi utili nel momento che fosse per voi possibile esercitare una funzione, che per legge vi è affidata: il diritto di scegliere come gestire il bene Acqua per conto dei cittadini e del mandato ricevuto.

1- Non corrisponde al vero che l’acqua manca.
E’ vero invece che molte sorgenti di acqua, in Amiata e in particolare in tutte le località delle Colline Metallifere sono inquinate da soggetti privati, da ENI in particolare. Nessun Ente pubblico, tranne l’ex sindaco di Montieri, ha imposto a tale società il rispetto della legge: quello di compiere le dovute bonifiche. Tanto meno si è attivato il sig. Moreno Periccioli, già Presidente dell’ATO/Acqua, poi commissario regionale, ma anche Presidente della Scarlino Energia, a cui spetterebbe da una parte la difesa delle risorse idriche e dall’altro tutte le bonifiche ereditate da Eni su Scarlino dopo l’acquisto dell’inceneritore da Ambiente Spa. Le bonifiche delle falde idriche attendono da decenni e il conflitto di interessi è evidentissimo anche perché fu Moreno Periccioli, al tempo Assessore regionale all’Ambiente, a consentire all’Eni l’allagamento della miniera di Campiano, nonostante che fosse stato informato del probabile avvelenamento delle falde del fiume Merse, consentendo che fosse terminato quello che la Magistratura ha definito “uno scellerato progetto”(1).
Per essere concreti, il solo canale drenante la miniera di Niccioleta versa sul fiume Carsia in media 300 litri al secondo. Se si moltiplica la portata dello scarico sul Carsia per i 60 secondi di un minuto, quindi per i 60 minuti di un’ora e infine per le 24 ore di una giornata, si trova la quantità d’acqua che si perde in un solo giorno: quasi 26 milioni di litri! Ciò avviene tutti utti i giorni dell’anno. Altre portate d’acqua dei canali drenanti da bonificare sono a Gavorrano, Fenice Capanne e Campiano, ma le procedure di bonifica della miniera di Niccioleta, iniziate nel secolo scorso, nel 1998, non procedono e nessun opera è stata compiuta per recuperare tali acque inquinate dalle attività minerarie.
Dal 2005 tale Canale drenante è inserito inutilmente anche nel Piano Regionale di Bonifica. Se un consigliere volesse documentarsi e far rispettare la legalità calpestata, basta leggere il Piano Provinciale di Bonifica, dove può trovare lo stato di tanti siti da bonificare sparsi nella nostra provincia e le relative portate d’acqua.

2- Non corrisponde al vero che esiste un’anomalia naturale di Arsenico nelle fonti d’acqua naturali della nostra provincia.
Secondo quanto riportato dai Decreti della Regione Toscana, l’Acquedotto del Fiora, a supporto delle richieste di deroghe alla concentrazione massima di 10 µgr/lt di Arsenico nelle acque potabili, ha presentato alle autorità studi idrogeologici realizzati in collaborazione con Arpat, attestanti che l’Arsenico è “in armonia con la circolazione idrica sotterranea”(1), che nelle acque naturali della provincia di Grosseto “sono presenti elevate anomalie di origine naturale dipendenti da particolarissime condizioni geochimiche” e, pertanto, non eliminabili con opere di bonifica, come previsto dalla legge.(2)
Per giustificare queste conclusioni sono state campionate come acque naturali anche diverse acque sicuramente inquinate da attività antropica, prelevate nei siti già inseriti nei Piani regionali di Bonifica e oggetto di procedura di bonifica o in corsi d’acqua inquinati, a valle di discariche minerarie da bonificare. Inserendo tra le fonti naturali analizzate, anche le acque dei canali drenanti le miniere e le acque di torrenti inquinati da scoli di discariche minerarie a cielo aperto, si sono sicuramente falsati i risultati. L’Arpat con queste scelte si dimostra uno strumento inaffidabile.
Dirigenti dell’ Arpat erano infatti sicuramente informati dell’inquinamento procurato dai canali drenanti le miniere, avendo ricevuto dati e informazioni in tal senso nell’ambito delle procedure di bonifica, realizzate negli anni precedenti ai suddetti studi sulle acque naturali (1).
Considerato che le ultime linee guida dell’EPA del 2006, riconoscono per l’Arsenico il valore di 2 µgr/lt relativo al rischio aggiuntivo di un caso di cancro per 10.000 persone ed il valore obiettivo zero (1), si può comprendere il nostro allarme per aver dovuto bere per molti anni As in concentrazioni diverse volte superiori al valore 10.
Dopo il salutare intervento della Comunità Europea, che ha recentemente bloccato l’ennesima richiesta di deroga della Regione Toscana, si sono realizzate a nostre spese gli abbattitori di Arsenico a valle delle sorgenti, che portano acqua con valori fuori norma. Non abbiamo più acque naturali.
Questi inserimenti impiantistici, necessari in fase emergenziale, devono essere posti, secondo legge, a carico dei soggetti inadempienti nelle opere di bonifica e a carico di quanti oggettivamente hanno operato impedendo l’applicazione della legislazione sulle bonifiche nel nostro territorio.

3- Non corrisponde al vero che la Geotermia in Amiata non inquina e non sottrae acqua all’acquifero idropotabile.
E’ certificato dall’ARS che le centrali già operanti in Amiata depositano con la ricaduta dei fumi da 80 a 94 Kg/anno di Arsenico. Questo cancerogeno di I° classe IARC, secondo l’ISPEL non può non finire nelle acque superficiali e di falda. Il che significa che attualmente le centrali geotermiche sono in grado di rendere non potabili, da 8 a 9 miliardi di litri d’acqua.
Lo studio MOBIDIC, commissionato dalla Regione Toscana, ha reso pubblici i dati delle precipitazioni degli ultimi anni; nel 2008, 2009, 2010 sull’Amiata ha piovuto come non mai e anche il 2012 ha avuto le nevicate più cospicue rispetto agli ultimi anni. Ciò nonostante continua il calo pauroso dell’acquifero e, come testimoniano i dati del piezometro di Poggio Trauzzolo, il suo livello è ulteriormente sceso in un anno di altri 12 metri, dopo aver perso, con dati analitici indiscutibili, dall’inizio dello sfruttamento geotermico, ben 200 metri di profondità.
La Regione Toscana e i comuni dell’Amiata, a fronte di evidenze scientifiche e della   indubbia riduzione dell’acqua, che fanno affermare un probabile collegamento tra le due falde e in violazione del Principio di Precauzione e quello di Prevenzione consentono all’Enel di continuare a sfruttare con la geotermia i bacini profondi, per pochi decine di migliaia di euro. Ma volendo scaricarsi dalle responsabilità hanno scritto nelle ultime prescrizioni per la centrale di Bagnore 4 che l’Enel:“deve monitorare gli aspetti connessi alla possibilità di mobilizzazione dell’Arsenico per interazione tra acque sotterranee e roccia serbatoio e monitorare le eventuali relazioni idrodinamiche tra l’acquifero ospitato nelle vulcaniti e il sistema geotermico profondo.”(4). Il tutto non in sede preventiva, ma a posteriori, come a Taranto…
SOS Geotermia e noi sosteniamo che un amministratore, se opera nell’interesse della collettività, dovrebbe richiedere al soggetto privato, nel rispetto della legge esistente,  la certezza della mancanza di tali rischi con monitoraggi preventivi e non prescriverli a posteriori, per di più senza fissare i tempi, gli strumenti e le competenze, tutte lasciate al Comune montano, che sicuramente ne è privo.
Note:
1) La documentazione e gli approfondimenti sono sul libro “Arsenico e scellerati progetti – Cronache di abusi ed omissioni..” scaricabile da questo sito:
http://roberto.barocci.info/category/documenti/arsenico-e-scellerati-progetti/
2)Vedi:“Caratterizzazione e valutazione delle acque naturali in provincia di Grosseto” Contratti di ricerca fra Arpat…e Università degli Studi La Sapienza di Roma, 1995- 2003.
3) Scaricabile qui: http://www.regione.toscana.it/regione/multimedia/RT/documents/2012/05/25/fd958d3f1a3759cf7fc90729b8a3a715_amiatamobidicrelfinale.pdf
4) Delibera della Giunta Regione Toscana n° 810 del 10.9.2012

Andrea Marciani

Con la sentenza 199/2012 della Corte Costituzionale che ha abolito l’art. 4 del decreto legge 138/2011 del governo Berlusconi, la gestione dei servizi idrici integrati è tornata a quanto stabilito dai decreti presidenziali 113 e 116 del 21 luglio 2011, l’abolizione dell’articolo 23-bis, non richiama in vita norme precedenti ma sottomette i servizi pubblici locali alla legislazione comunitaria.
La novità più rilevante che scaturisce dall’abrogazione di questo articolo è la possibilità di affidamento della gestione del servizio idrico integrato ad un azienda speciale, che ricordiamo è un ente strumentale dell’ente locale dotato di personalità giuridica, con autonomia imprenditoriale e dotata di uno statuto approvato dall’ente pubblico di riferimento (art.114 testo unico degli enti locali) .
Ora gli ATO hanno piena libertà di scelta sull’affidamento del SII.
La possibilità di arrivare ad una gestione realmente pubblica tramite un’azienda speciale deve misurarsi con la grande diversità delle situazioni gestionali esistenti, dalle SpA a totale capitale pubblico alle SpA miste fino ai rarissimi casi di SpA totalmente private.
Prendendo in esame l’Acquedotto del Fiora, che ci riguarda direttamente,e la cui concessione si conclude nell’anno 2026, la possibilità di trasformare questa SpA mista in un Azienda Speciale, passa attraverso la necessità di reperire risorse per riacquistare le quote dei soggetti privati (Acea e Mps).
Dall’esame del bilancio 2011 a noi risulta che a fronte di un utile d’esercizio di oltre 6 milioni d’euro, il valore complessivo della quota in mano ai privati, conteggiando Capitale sociale, Riserve ed Utili d’esercizio, non eccede i 9 milioni di euro.
A queste condizioni, i 56 Gomuni delle provincie di Grosseto e Siena, che ne detengono la quota pubblica, con il riacquisto della quota privata farebbero un ottimo affare, recuperando l’investimento in solo due anni d’esercizio.
Naturalmente non possiamo essere a conoscenza di eventuali patti para-sociali che potrebbero modificare il valore delle quote societarie e visto che in aula sono presenti molti dei protagonisti che potrebbero darci chiarimenti su questo punto li invitiamo a farlo.
Bisogna comunque tenere presente, che gli utili d’esercizio dell’Acquedotto del Fiora sono cresciuti negli ultimi 6 anni ad un ritmo esponenziale, nonostante si sia registrato al contempo un decremento dei consumi, dai 219 mila euro del 2005 ai 6 milioni 168mila euro del 2011. questo soprattutto per l’effetto congiunto del calo degli investimenti in manutenzione e dell’aumento delle tariffe, aumenti autorizzati dai sindaci dell’ATO 6 e che ci pongono al terzo posto in Italia per costo unitario dell’acqua nella fascia dei primi 200 metri cubi di consumo.
Per quanto i costi d’esercizio dell’acquedotto del Fiora siano appesantiti dalla vastità del territorio in rapporto al numero delle utenze, di fronte al livello di profitti raggiunti, le note difficoltà di accesso al credito bancario dovrebbero essere ormai superate, anche qualora tale credito dovesse servire al recupero alla parte pubblica del intera proprietà.
Senza dimenticare che la Cassa depositi e prestiti, che ha sostenuto negli scorsi anni molti imprenditori privati nelle operazioni di privatizzazione, potrebbe trovare una funzione molto più consona ai sua ragion d’essere nel finanziare il tragitto inverso dal privato al pubblico.
Infine per chi oppone all’ipotesi del ricorso alle Aziende speciali, il timore dei rigori imposti dal Patto di Stabilità degli enti locali e che renderebbero insostenibile la gestione pubblica delle stesse, ricordiamo che secondo la già citata sentenza 199/2012 della Corte Costituzionale, l’abrogazione dell’articolo 4, che prevedeva, tra l’altro, l’assoggettamento al patto di stabilità interno delle società “in house”, fa decadere i suoi effetti anche in quest’ambito.
Per concludere, anche se è difficile immaginare un immediato ritorno alla gestione pubblica del servizio idrico integrato, è importante che si faccia strada nella classe politica l’evidenza della sua necessità.
Infatti è ormai noto che l’irruzione del profitto privato nella gestione di un bene comune come l’acqua, abbia avuto ovunque effetti deleteri sul servizio, con enorme aumento delle tariffe e generale peggioramento dello stato della rete di distribuzione.
Gli italiani nel giugno dello scorso anno lo hanno capito e lo hanno affermato con vigore, ora tocca ai nostri amministratori dare esecuzione alla volontà popolare.
Vi invitiamo a farlo… meglio di quanto abbiate fatto finora.

10 settembre 2012. La giunta regionale delibera parere favorevole alla megacentrale Bagnore 4. Un colpo mortale

A seguito del Verbale della Conferenza dei servizi del 4 settembre 2012, con la Delibera n.810 del 10 settembre 2012 la Giunta regionale, presieduta da ENRICO ROSSI, approva all’unanimità, presenti ANNA RITA BRAMERINI, SALVATORE ALLOCCA, LUCA CECCOBAO, RICCARDO NENCINI, GIANNI SALVADORI, GIANFRANCO SIMONCINI e STELLA TARGETTI, il PARERE FAVOREVOLE alla megacentrale BAGNORE 4 da 40 MW, che triplicherà quindi la potenza fin qui presente con la ‘vecchia’ centrale Bagnore 3 di 20 MW.
Come prevedibile il via libera è condizionato da innumerevoli prescrizioni che dovranno poi essere controllate –non si sa come– dagli enti locali interessati. Quindi se, come temiamo, dovessero verificarsi incidenti, malfunzionamenti, rilascio nell’aria e nell’acqua di sostanze tossiche (come già avviene), assisteremo al solito balletto di responsabilità tra regione, comuni ed enel e nessuno pagherà mai!
I Comitati nell’incontro del 18 luglio scorso avevano posto una serie di domande precise alle quali l’Enel –semplicemente– non ha mai risposto; nè la Regione ne ha tenuto conto.
I Comitati del coordinamento SOS Geotermia, di fronte a questo ennesimo scempio reagiranno mettendo in campo tutte le iniziative necessarie.

Di seguito riportiamo il comunicato del Forum Ambientalista di Grosseto:

Autorizzata in Amiata Bagnore 4
La Giunta regionale con Delibera n.810 del 10 settembre scorso, pubblicata ieri, ha dato il via alla realizzazione di una nuova centrale geotermica dell’Enel a Bagnore, triplicando la potenza installata, approvando le prescrizioni che una Commissione tecnica regionale aveva sollecitato.
Tali prescrizioni, che se davvero realizzate modificherebbero sostanzialmente il Progetto presentato da Enel al punto da non renderlo fattibile; sono ben 53 (cinquantatre) e sono state date perché il progetto non rispettava i requisiti di legge.
Come giustamente ha segnalato il Coordinamento di SOS Geotermia, nessuno salirebbe per un volo, affidando la sua vita a un nuovo aereo sapendo che, dopo un primo collaudo, i tecnici hanno prescritto 53 modifiche alla sua struttura, perché fuori norma e pericolosa. Ma all’appello di SOS Geotermia nessun amministratore locale ha dato una risposta, come se non fosse in gioco la vita e la salute dei cittadini e come se non sapessero che nei Comuni sede di impianti geotermici è stato già quantificato un +13% di mortalità, rispetto ai comuni limitrofi e ai comuni della Toscana.
Sconcerta poi il fatto che la Giunta regionale affidi ai Comuni dell’Amiata il compito di controllo delle prescrizioni da realizzare, senza prevedere al contempo il trasferimento degli strumenti, delle competenze e i tempi. Sembra che i Sindaci non si rendano conto delle responsabilità che si assumono, accettando tranquillamente di essere i controllori senza ricevere gli strumenti di controllo.
Se nel frattempo quegli impianti entreranno in funzione e distribuiranno altri tumori e faranno mancare l’acqua potabile alle sorgenti del Fiora, la responsabilità non sarà della Regione Toscana. In Italia è ormai prassi consolidata, come è avvenuto per le acciaierie di Taranto, per l’amianto sparso a Casale Monferrato, per le diossine distribuite dall’Acna di Cengio che, non volendo contraddire le scelte già compiute a priori, si approva la realizzazione di impianti altamente pericolosi per la salute pubblica con prescrizioni, che nessuno controllerà.
Ma, d’altra parte, la Giunta regionale ha fatto proprio il contributo dell’Agenzia Regionale di Sanità, la quale in merito all’impatto sanitario rileva che la ricadute delle sostanze emesse dalle centrali geotermiche avvengono “in aree quasi del tutto non abitate”. C’è un “quasi” significativo, alla faccia della salute e di quanto respirato e annusato in questi anni dagli abitanti di Santa Fiora, di Arcidosso e Castel del Piano.
Roberto Barocci – Forum Ambientalista Grosseto

La Nazione del 15 settembre 2012

Bagnore, polemiche dopo il potenziamento della nuova centrale
SANTA FIORA – LA GIUNTA regionale ha dato il via alla realizzazione di una nuova centrale geotermica dell’Enel a Bagnore, triplicando la potenza installata, approvando le prescrizioni che una Commissione tecnica regionale aveva sollecitato. Tali prescrizioni, che se realizzate modificherebbero sostanzialmente il Progetto presentato da Enel al punto da non renderlo fattibile, sono ben 53 e sono state concesse perché il progetto non rispettava i requisiti di legge. «Sos Geotermia ha lanciato l’allarme dice Roberto Barocci del Forum Ambientalista ma nessun amministratore locale ha risposto, come se non fosse in gioco la vita e la salute dei cittadini e come se non sapessero che nei Comuni sede di impianti geotermici è stato già quantificato un più 13% di mortalità. Se nel frattempo quegli impianti entreranno in funzione e distribuiranno altri tumori e faranno mancare l’acqua potabile alle sorgenti, la responsabilità non sarà della Regione Toscana». Barocci chiude: «La Giunta, in merito all’impatto sanitario, rileva che le ricadute delle sostanze emesse dalle centrali geotermiche avvengono in aree “quasi” del tutto disabitate. C’è un “quasi” che è significativo, a dispetto della salute e degli abitanti di Santa Fiora, di Arcidosso e Castel del Piano».

Il Tirreno del 16 settembre 2012

No di Sos Geotermia alla nuova centrale «Sindaci passivi» Barocci accusa i primi cittadini dopo il sì della Regione «Saranno controllori delle emissioni ma senza strumenti»
di Fiora Bonelli
AMIATA – L’autorizzazione per la centrale geotermica di Bagnore 4 arriva fresca fresca dalla giunta regionale e subito, accompagnato dal tam tam di comitati ambientalisti compreso quello di Sos geotermia, molto attivo anche su Facebook, arriva la presa di posizione di Roberto Barocci del Forum ambientalista grossetano che punta il dito in specie contro i sindaci locali. «L’autorizzazione ha dato il via alla realizzazione di una nuova centrale geotermica dell’Enel a Bagnore – dice Barocci – triplicando la potenza installata, approvando le prescrizioni che una Commissione tecnica regionale aveva sollecitato. Prescrizioni, che se davvero realizzate, modificherebbero sostanzialmente il Progetto presentato da Enel al punto da non renderlo fattibile (sono ben 53). Sono state date perché il progetto non rispettava i requisiti di legge». Barocci sottolinea che agli appelli del comitato Sos Geotermia «nessun amministratore locale ha dato una risposta, come se non fosse in gioco la vita e la salute dei cittadini e come se non sapessero che nei Comuni sede di impianti geotermici è stato già quantificato un +13% di mortalità, rispetto ai comuni limitrofi e ai comuni della Toscana. Sconcerta poi il fatto che la giunta regionale affidi ai comuni dell’Amiata il compito di controllo delle prescrizioni, senza prevedere al contempo il trasferimento degli strumenti, delle competenze e i tempi. Sembra che i sindaci non si rendano conto delle responsabilità che si assumono – dice Barocci – accettando tranquillamente di essere i controllori senza ricevere gli strumenti di controllo. Se nel frattempo quegli impianti entreranno in funzione e distribuiranno altri tumori e faranno mancare l’acqua potabile alle sorgenti del Fiora, la responsabilità non sarà della Regione Toscana». La giunta regionale ha fatto proprio il contributo dell’Agenzia Regionale di Sanità, la quale in merito all’impatto sanitario rileva che la ricadute delle sostanze emesse dalle centrali geotermiche avvengono “in aree quasi del tutto non abitate”. «C’è un “quasi” significativo, conclude Barocci, alla faccia della salute e di quanto respirato e annusato in questi anni dagli abitanti di Santa Fiora, di Arcidosso e Castel del Piano».

…a Manciano nuove miniere? Basta saccheggio del territorio!

Riprendiamo e pubblichiamo un comunicato di Beni Comuni Manciano a firma di Andrea Marciani

I punti rossi indicano le trivellazioni previste dai sondaggi, mentre in giallo i 10 corsi d’acqua (numerati) interessati dall’area sondaggi

Nel Cinema di Manciano è stata presentato oggi pomeriggio (4/9, ndr) un progetto per una ricerca di oro, argento, rame, zinco, piombo ed antimonio nella zona di Petriccio e Faggio scritto. Il permesso riguarda un area complessiva di circa 900 ettari dove la ditta canadese Adroit intende realizzare 388 perforazioni a profondità tra i 70 ed i 120 metri (31 Km di scavi complessivi).
I tecnici incaricati di illustrare il progetto hanno subito chiarito che in verità l’unico minerale che si vorrebbe estrarre (e di cui è stata già accertata una presenza significativa) è l’antimonio, un semimetallo tossico all’inalazione, con effetti cancerogeni sull’organismo paragonabili a quelli dell’arsenico.
Le trivellazioni esplorative insisteranno tutte su una delle rare zone di ricarica delle falde dell’acquifero carbonatico dell’area di Capalbio, e data l’alta densità delle perforazioni ed il sistema di chiusura cementizia ad alta fluidità prevista per i fori di sondaggio sarebbe logico paventare una estesa occlusione della superficie di ricarica (di circa 40 ettari) con conseguente severa riduzione dei livelli di falda, ma mentre su questo argomento si è scorsi con rapidità e noncuranza, grande risalto è stato dato alle attenzioni che si intendono riservare alla nidificazione dell’occhione, grazioso pennuto autoctono, per la quale si è prevista una sospensione precauzionale delle trivellazioni da maggio ad agosto. Nessuna considerazione è stata tributata, in compenso, agli autoctoni proprietari dei terreni su cui si potrebbe abbattere la calamità mineraria, che nessuno, prima di noi dei Beni Comuni di Manciano, si era preoccupato di avvisare del pericolo incombente.
Guardando oltre la pur devastante fase della ricerca, unico oggetto della odierna VIA, abbiamo chiesto lumi sull’attività estrattiva che dovrebbe seguire i sondaggi, scoprendo che in realtà la società canadese sa già, da ricerche effettuate in precedenza, di aver individuato sui terreni della sfortunata Azienda agricola Sercera, un giacimento di circa 20.000 tonn. di antimonio, che intende estrarre con una miniera a cielo aperto di una superficie tra i 50 ed i 100 ettari, con buona pace degli abitanti circostanti e degli effetti cancerogeni dell’antimonio che verrebbe disperso nell’atmosfera.  L’esperienza dei precedenti insediamenti minerari dovrebbe averci messo in guardia: Per restare nel comune di Manciano, la miniera del Tafone, il cui insanabile degrado ha dato giustificazione prima ad una discarica di rifiuti urbani e poi ad una de-perimetrazione di 220 ettari destinati dalla Regione al fotovoltaico industriale.
Come un cancro, il degrado ambientale, mette radici e si propaga, giustificandone altro.
Infiniti gli esempi nel grossetano, dalle miniere di mercurio dell’Amiata a quella di Campiano, dalla Tioxide di Scarlino alla Polytecne di Fenice Capanne; in tutti questi casi, ad una breve stagione produttiva (in media 10/15 anni), ha fatto seguito un degrado ambientale irreversibile, qualche sciatta ed inefficace opera di bonifica, lavoratori ed abitanti deceduti prematuramente o con la salute gravemente compromessa e maldestri tentativi di ottenere indennizzi, vanificati dall’improvvisa scomparsa delle fideiussioni bancarie che avrebbero dovuto garantirli.
Purtroppo più che di nuove miniere avremmo bisogno, in questo paese, di una nuova classe politica, che invece di farsi allettare dagli irrisori proventi dei diritti di ricerca mineraria (5,20 euro per ettaro all’anno!!!) cominci a guardare un po’ più lontano, al futuro nostro e delle generazioni che seguiranno, ispirandosi a principi di precauzione e di cura delle risorse che già possediamo.
Non c’è oro o metallo che possa rivaleggiare in preziosità con l’acqua cristallina delle nostre falde. Non c’è ormai al mondo un bene più esclusivo e raro dei nostri paesaggi campestri incontaminati. Non c’è attività antropica più nobile, utile e sostenibile dell’agricoltura.
Con amarezza registriamo infine l’assenza all’incontro di oggi, su di un progetto suscettibile di sconvolgere in maniera irreversibile il territorio mancianese, di un qualsivoglia amministratore comunale, non era presente il sindaco, non l’assessore all’ambiente ma neanche l’ultimo impiegato dell’ufficio tecnico, proprio nessuno.

 

La Regione Toscana si riscatti e fermi le centrali. Carlucci scrive a Rossi

Pubblichiamo la lettera aperta che Carlo Carlucci, che partecipa anche al coordinamento SOS Geotermia, ha scritto il 28 agosto us al presidente della regione Toscana Enrico Rossi.

Egregio Presidente,
nel caso la Valutazione di Impatto Ambientale ricevesse dalla Regione parere positivo è evidente che saremo costretti a ricorrere  in quanto ci sono tanti, troppi segnali sfavorevoli ( l’acqua ai minimi storici e che continua a calare malgrado le ultime annate di particolare piovosità, l’arsenico che aumenta, le risposte sulle emissioni fornite dall’ARS contorte e distorsive, etc.).
Nel caso invece fosse concesso un’ulteriore posticipo continueremo a batterci contro i giochi della scienza (degli specialisti), contro questi depositari di un ignoranza particolareggiata così come ebbe ad esprimersi il grande avv.Ascari, colui che finalmente ebbe ragione su Enel per il disastro del Vajont.
Ci batteremo contro l’anomalia tutta italiana del controllato che è anche il controllore.
E non a caso l’avv.Ascari fustigava nei primi anni ’70 la legge del profitto fine a se stesso,  la legge del profitto pronta a trovare le mille giustificazioni che la ‘scienza’ era disposta  a fornirgli.
Nel caso la Regione, ritornando sui propri passi, negasse una volta per tutte la possibilità di continuare con questa geotermia (che noi riteniamo assolutamente non sostenibile sull’Amiata e sul suo territorio) noi vorremmo partecipare attivamente all’individuazione delle scelte alternative.
Su una pregevole rivista amiatina, Amiata Storia e Territorio, lei (e un qualsiasi giudice) può constatare che tutte le invocazioni, i richiami, gli appelli al sostanziale principio di preoccupazione sono stati sostanzialmente, sistematicamente, disinvoltamente disattesi nel corso di questo quarto di secolo.
Non so se è vero quanto hanno riportato i giornali secondo i quali lei avrebbe definito di destra coloro che si oppongono all’inceneritore e alla nuova autostrada Grosseto-Civitavecchia… Sempre di più viene fatto ricorso (da una parte e dall’altra) a un linguaggio offensivo e riduttivo. In realtà privati cittadini, fuori da ogni calcolo egoistico, che sacrificano anni della loro vita in nome della difesa del loro territorio sarebbero tutt’altro che definibili con linguaggio denigratorio.
La prova evidente dell’anomalia protratta per la quale il controllato è sostanzialmente il controllore e gli organi di controllo (Arpat, Ars…) della Regione svolgono appena, col loro dire-non dire, una funzione sostanzialmente subalterna; questa prova è stata data nel confronto in Regione tra noi e i tecnici dell’Enel: a una serie di questioni pressanti e  fondamentali da noi sollevate, i tecnici Enel non hanno avuto di che rispondere.
Martini ha presieduto al Protocollo 2007 nel quale, secondo il principio del do ut des, si è consumato l’accordo con Enel e cioè il raddoppio della produzione geotermica in cambio di un aumento vertiginoso dei compensi per la Regione. Bagnore 3 priva di Via sarebbe stata indebitamente prorogata al 2013 e poi col colpo di mano (come chiamarlo altrimenti?) Enel/Scajola, fino al 2024. La dr.ssa Bramerini, per addolcire la nostra profonda delusione, ci disse che ove fossero emerse evidenze si sarebbe provveduto a chiudere anche centrali esistenti. Queste evidenze oggi ci sono.
Distinti saluti, Carlo Carlucci

Ciao, Michelangiolo. Il popolo toscano dell’acqua, dell’ambiente, della difesa della salute in lutto per l’improvvisa scomparsa del dott.Bolognini di Pistoia (*)

E’ morto questa notte, all’ospedale di Pisa, un caro compagno, toscano e polemico anche per temperamento, ma sempre lucido e intransigente nel combattere le nocività evitabili, i cacrovalorizzatori, gli avvelenatori e i tanti “sinistri”, che quotidianamente tentano di mistificare i fatti.
Ci ha lasciato il medico igienista Michelangiolo Bolognini, che tanto ha dato alle Associazioni Ambientaliste e ai Comitati toscani e nazionali.
Ciao Michelangelo, ci mancherà la sfida del tuo sguardo irriverente, la provocazione delle tue posizioni, la tenacia del tuo impegno. Terremo cari i tuoi insegnamenti e il tuo esempio nelle lotta che continueremo a portare avanti perché la salute sia in tutto il mondo un diritto primario.

Roberto Barocci

Sembra che la sorte si accanisca contro chi più si batte contro i responsabili della distruzione dell’ambiente naturale. Avevamo perso Giuseppe Diemidio e ora Michelangiolo Bolognini che tanto si era adoperato in favore dell’Amiata. L’avevo incontrato alla riunione redazionale de Il Ponte cui collaborava con articoli pregnanti e infiammati di una passione civile e ambientale dai toni drammatici. Ora si capisce il suo dramma: lasciare troppo presto questo mondo disgraziato. Ci salutammo di fretta, aveva l’ansia di correre altrove, a riunioni dove sentiva che era necessaria la sua presenza. Ora le sue corse affannate, il suo impegno, la sua promessa di ritornare da noi, tutto è finito. Ma non è finito. La battaglia che conduciamo ‘ha un cuore antico’, siamo pochi, pressochè inascoltati ma oggi abbiamo la coscienza più che mai che la nostra lotta più che necessaria è indispensabile.  Noi siamo chiamati a corrispondere alle attese degli innocenti, i bambini che nulla sanno di ‘volano di sviluppo’, i bambini, le piante, l’ambiente tutto.
Ciao Michelangiolo, abbiamo raccolto il testimone tuo e continuiamo la staffetta.

Carlo Carlucci

(*) Michelangiolo Bolognini, coordinatore del Gruppo Operativo Attività Produttive, la struttura interdisciplinare del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl di Pistoia, che costituisce l’interfaccia fra l’azienda e le Amministrazioni Comunali e i Suap.
Ricoverato qualche tempo fa a Pisa per un delicato e lungo intervento chirurgico, il dottor Bolognini stava iniziando la convalescenza e la ripresa, quando, per cause attribuibili a una imprevista emorragia, è improvvisamente deceduto.

Piccoli allarmisti crescono… E’ suonata la sveglia ai consiglieri del versante grossetano

Qualcosa si muove nei consigli comunali di Arcidosso e Castel del Piano.
Due articoli di Cristiano Bernacchi su La Nazione del 24 e 25 agosto, che riportiamo di seguito, riferiscono dei subbugli provocati dalle -seppur timide- posizioni dei consiglieri di minoranza dei due consigli e le preoccupazioni per l’aumento dello sfruttamento geotermico con l’entrata in funzione della progettata centrale Bagnore 4.

Avremmo preferito che le posizioni fossero più decise e, soprattutto, si fosse intervenuti già da tempo considerato che i Comitati amiatini da anni denunciano i rischi e i danni, ma …meglio tardi che mai!

La Nazione – 24 agosto 2012

Opposizione preoccupata per la geotermia
«Ci vorrebbe un’autority con pieni poteri»

ARCIDOSSO CHIESTA LA CONVOCAZIONE DI UN CONSIGLIO COMUNALE
I CONSIGLIERI di opposizione di Arcidosso richiedono un Consiglio comunale: alla luce delle costanti preoccupazioni sullo sfruttamento geotermico amiatino, sollevate da più parti, i consiglieri di opposizione del Comune di Arcidosso richiedono la convocazione del Consiglio Comunale per affrontare l’argomento. Il punto all’ordine del giorno che intendono discutere in Consiglio i tre consiglieri, Michele Nannetti, Alberto Lazzaretti e Donella Garosi, propone di deliberare sulla richiesta alla Regione Toscana, in sede di eventuali concessioni di sfruttamento geotermoelettrico, di porre al gestore fra le altre condizioni anche quella di accettare controlli interni ed esterni all’impianto da parte di una autority che cooperi con l’Arpat. Questa autority dovrebbe essere composta da personale qualificato scelto nell’ambito dei Comuni interessati dallo sfruttamento, tra cui quello di Arcidosso, e dotata di ampi poteri tra cui, quelli ispettivi, sanzionatori e inibitori. La richiesta da parte dei consiglieri cerca di arrivare ad una delibera, da discutere durante il prossimo incontro pubblico in Regione, previsto per il 9 settembre.

La Nazione – 25 agosto 2012

Questione geotermia «Serve un Consiglio»
AMIATA L’OPPOSIZIONE CHIEDE CHIAREZZA
DOPO la proposta dei consiglieri di minoranza di Arcidosso di discutere in Consiglio la questione geotermoelettrica, anche quelli di Castel del Piano fanno la stessa richiesta. Il dibattito sullo sfruttamento geotermico amiatino ed il possibile potenziamento con la centrale di Bagnore4, ha generato forti dubbi nella comunità locale, rinforzati dalle richieste di approfondimento sulle emissioni nocive. L’ultima è quella della comunità buddista Dzogchen di Merigar che esorta cautela e studi certi sui quali far proseguire lo sfruttamento geotermico. Sulla scia delle prese di posizione e richieste di approfondimenti i consiglieri di opposizione di Castel del Piano, richiedono quindi la convocazione di un Consiglio sull’argomento. Il fine dei consiglieri è quello di arrivare ad una deliberazione condivisa per poter richiedere alla Regione che in caso di nuove concessioni ci sia una Autority composta anche da personale qualificato che viva sul territorio. La deliberazione sull’argomento, viene spinta dai consiglieri in vista del vicino incontro pubblico sull’argomento che si svolgerà il 12 settembre in Regione Toscana.