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Ceroni (Acquedotto del Fiora) ci attacca ancora

“Chiedere all’idraulico com’è l’acqua è come chiedere al macellaio com’è la carne“.
In un lungo articolo apparso il 1 luglio 2012 sul Corriere di Maremma e di cui riportiamo in fondo la parte relativa alla questione ‘arsenico nell’acqua’, il presidente dell’Acquedotto del Fiora, Claudio Ceroni, spiega come, nonostante le tante difficoltà e problemi, la gestione e la qualità del servizio idrico siano ‘ottimi e abbondanti’. Ci saremmo stupiti del contrario.
Ovviamente SOS Geotermia fa parte dei ‘problemi’ e il presidente/idraulico non perde occasione per darci dei bugiardi fino a minacciare denunce.
Abbiamo provveduto a replicare con il comunicato che segue.

Ancora una volta il sig. Ceroni prima ci attribuisce cose mai dette e non vere, cioè che l’Acquedotto del Fiora immetterebbe in rete acqua non potabile con concentrazioni di Arsenico fuori legge, per poterci poi denigrare minacciando ancora denunce.
Questi reiterati attacchi al coordinamento SOS Geotermia, reo di aver diffuso documenti e informazioni tenute per anni nascoste nei cassetti, tutti dati che il Sig.Ceroni -speriamo- conosce per il ruolo che ricopre, svelano le qualità morali di quanti fino ad oggi si sono esibiti in più o meno feroci esternazioni contro di noi senza portare alcuna documentazione che smentisca le nostre preoccupazioni.
Abbiamo sostenuto che per molti anni l’Acquedotto del Fiora ha ottenuto deroghe ai limiti di legge fissati nel 2001 per l’Arsenico, quando invece l’Organizzazione Mondiale della Sanità ne consigliava una riduzione, rispetto a quegli stessi limiti, essendo l’Arsenico un potente cancerogeno, e consigliava una presenza nelle acque potabili anche dieci volte minore dei valori in deroga distribuiti dall’Acquedotto del Fiora.
Abbiamo sostenuto e continuiamo a sostenere, aggiungendo sempre documenti certificati da Autorità Pubbliche competenti in materia, che s’è registrata nell’ultimo decennio una crescita della concentrazione di Arsenico nelle acque delle fonti del Fiora, rispetto ai dati certificati da Arpat e USL degli anni ’90, crescita dovuta ad attività umane, smentendo quanto sostenuto dal sig. Ceroni, dall’Arpat e da molti sindaci dell’Amiata, i quali vorrebbero accreditare l’idea che tutto è naturale e che l’Arsenico c’è sempre stato
ai livelli attuali. Queste ultime affermazioni non sono confermate dai dati analitici disponibili.
Questa diversità di opinione non è priva di risvolti molto pratici. Se il fenomeno fosse naturale, allora sarebbe corretto addebitare nelle bollette dei contribuenti le spese degli impianti di abbattimento dell’Arsenico, introdotti in via emergenziale negli ultimi anni, così come sta facendo l’Acquedotto del Fiora. Se invece il fenomeno non è naturale, come noi sosteniamo, ma deriva da inquinamenti prodotti da attività umane, allora i costi degli impianti di abbattimento devono essere addebitati agli inquinatori e vanno rimosse le cause della presenza anomala di Arsenico con le opere di bonifica a carico dei soggetti responsabili dell’inquinamento, secondo noi ENI ed ENEL.
Noi sosteniamo questa seconda tesi, supportata dal fatto che nel fenomeno del Drenaggio Acido di Miniera, studiato da decenni in Usa e Canada, capace di mandare in soluzione gli elementi presenti nelle arsenopiriti associate alle piriti delle Colline Metallifere e al cinabro dell’Amiata, non c’è
NULLA di naturale, se non l’aria e l’acqua portata con gli scavi in miniera a contatto per vaste superfici di solfuri. Sosteniamo anche che nelle emissioni di Arsenico dalle centrali geotermiche dell’Enel non ci sia nulla di naturale, che nulla di naturale c’è nell’aumento dei contatti tra gli acquiferi superficiali e quelli geotermici dell’Amiata, anch’essi capaci di portare in soluzione l’Arsenico.
Abbiamo riprodotto documenti che abbiamo consegnato a tutti i sindaci dell’Amiata.
Aspettiamo che qualche sindaco ci fornisca studi e documenti che dimostrino il contrario e diffidiamo il sig. Ceroni a continuare ad attribuirci cose mai dette.

da ‘Il Corriere di Maremma’ del 1 luglio 2012

Parla il presidente di Acquedotto del Fiora Claudio Ceroni che fa il punto sui temi più scottanti del servizio idrico “Acqua, referendum depurazione, arsenico: ecco la mia verità”
di Giacomo D’Onofrio

GROSSETO. Si definisce “l’idraulico della città” il presidente dell’Acquedotto del Fiora, Claudio Ceroni…
…Altro tema di scontro coi comitati: la presenza di arsenico nell’acqua. E’ possibile che si continui a polemizzare senza dare certezza ai dati? “Il Fiora non polemizza, offre dati certi, tracciabili e certificati. Nel nostro sito internet chiunque può verificare i dati sulla presenza di arsenico, che non è il veleno, ma un metallo presente insieme ad altri laddove l’acqua viene attinta: sull’Amiata e sulle Colline Metallifere. Fino ad una decina d’anni fa i limiti di valore erano 50 microgrammi per litro, oggi abbassati a 10 e se in passato erano oltre 40 i Comuni del Fiora a cui venivano concesse deroghe, oggi di 56 comuni dell’Ato 6 nessuno è in deroga”. Dove sta il problema, allora? “A me non interessa cosa dicono o scrivono i comitati, ma se dicono che siamo fuori norma li denuncio, perché non siamo più nel campo delle opinioni, ma in quello della disinformazione. Ci rendiamo conto di quali danni all’economia del territorio provocano certe notizie allarmistiche e non corrispondenti ai dati reali? Fanno credere che abbiamo l’acqua avvelenata! Lo vadano a dire ai tanti imprenditori che lavorano sulle produzioni agroalimentari di qualità utilizzando anche l’acqua del Fiora…Epoi perché parlano solo di Amiata, visto che l’arsenico è un metallo presente anche sulle Colline Metallifere? Forse perché devono dimostrare l’accostamento con lo sfruttamento geotermico? Non c’entra nulla, sono le caratteristiche del territorio a determinarlo”…

A margine segnaliamo come, purtroppo per Ceroni, la realtà si diverta a smentire le ottimistiche dichiarazioni sul servizio idrico. Ad appena due giorni dall’intervista leggiamo su La Nazione questi articoli, del 3 e 4 luglio:

Roccatederighi è a secco
«A ROCCATEDERIGHI manca l’acqua, e per di più i rubinetti restano a secco proprio durante e la cena». Così il consigliere di opposizione del centrodestra Simonetta Bacceti si fa portavoce del disagio subìto dalla popolazione della frazione che denuncia il grave disservizio ad opera di Acquedotto del Fiora. Da oltre una settimana infatti durante le ore serali il flusso idrico viene inspiegabilmente interrotto, le segnalazioni indirizzate alla società che gestisce l’acquedotto non sono servite a nulla e così i residenti si sono rivolti alla Baccetti. «Il mio impegno a questo punto dice decisa il consigliere sarà quello di sollecitare Acquedotto del Fiora a fornire spiegazioni e, soprattutto, a far cessare questa situazione di grave e innegabile disagio».

Senza acqua a Piancastagnaio
FIORA Tecnici dell’Acquedotto causa manutenzione causano disagi
I TECNICI del Fiora oggi, dalle 8 alle 13, sono al lavoro a Piancastagnaio per lavori di manutenzione in località Madonnella. L’intervento causa un’interruzione totale del flusso idrico per le utenze di via Roma e delle località Casa del Corto e Poggio Grande. La fornitura di acqua tornerà regolare presumibilmente dalle 13; nel caso in cui l’interruzione dovesse superare le 12 ore, sarà attivato un servizio di emergenza. Info al numero verde 800 887755, o 199 -114407 per chi chiama dal cellulare.

Segnaliamo inoltre che anche il ‘Comitato Acqua bene comune’ di Grosseto, che si sta battendo per l’applicazione dei referendum con la riduzione delle tariffe idriche -battaglia che come SOS Geotermia condividiamo e sosteniamo-, abbia risposto all’intervista di Ceroni con un comunicato ripreso dal Corriere di Maremma del 3 luglio, che riportiamo:

Grosseto comitato Acqua bene comune “Sulle bollette i cittadini pagano due volte, si rispetti il referendum”
Dopo l’intervista del Corriere al presidente di Acquedotto del Fiora, Claudio Ceroni, il comitato Acqua bene comune ha deciso di intervenire: “L’ intervista del Corriere di Maremma al presidente del Fiora – si legge in un comunicato – offre molti spunti di riflessione. Dal punto di vista della democrazia il forum dell’acqua ha lanciato la campagna di Obbedienza civile, obbedendo alla volontà espressa da 26 milioni di cittadini di eliminare dalle tariffe l’adeguata remunerazione del capitale investito, al Decreto del Presidente della Repubblica 116 del 18 luglio del 2011 con cui si sono sanciti i risultati referendari, alla Sentenza della Corte Costituzione 26/11 che ha ammesso i referendum sull’acqua, in quanto gli esiti avrebbero avuto immediata applicabilità senza contrasto con la normativa residua. Il presidente Ceroni che lamenta, come cittadino, che non sia stato dato seguito a quell’esito referendario, dalla sua posizione privilegiata di presidente, oltre che di componente del consiglio della Federutility, forse avrebbe potuto dimostrare la propria genuina fede democratica, obbedendo anche lui alle leggi. Per quanto riguarda le tariffe, sappiamo che l’Autorità per l’Energia Elettrica e Gas ha predisposto un documento sui provvedimenti tariffari dei servizi idrici, su cui il Forum dell’acqua ha espresso forti riserve. Si cerca, infatti, di far rientrare dalla finestra quello che è uscito con i referendum, sostituendo la dizione ‘remunerazione capitali’ con quella ‘oneri finanziari sul capitale immobilizzato’, di millantare un ‘vuoto normativo’ inesistente per ricalcolare la tariffe post referendum alla luce delle decisioni che verranno prese, di ridimensionare la funzione ed il ruolo degli Ato, di annullare la funzione dei Comuni rispetto alla determinazione delle tariffe e al controllo della gestione dei servizi idrici: una vera e propria manovra autoritaria di accentramento dei poteri. Forse è il caso che anche i sindaci ed i consigli comunali pongano attenzione a questa questione. C’è poi l’aspetto degli investimenti. Non è sufficiente che le tariffe coprano tutti i costi di esercizio e gli ammortamenti, dicono i gestori dei SII; è necessario un di più per avere finanziamenti dalle banche. Ma la scelta di gestire un servizio di prima necessità, come l’acqua, anche con privati, non era motivata dal fatto che loro portavano i capitali che il pubblico non ha. Loro dovevano portare i capitali,la collettività dava, da parte sua, la rete distributiva e le competenze professionali, per la gestione di un servizio ‘senza rischio di impresa’ (si può scegliere di andare a piedi, ma non di non utilizzare l’acqua). Se i privati devono prendere finanziamenti dalle banche al tasso vigente (da far pagare a noi utenti), allora è più che mai giusta la campagna del Forum dell’acqua per far ritornare la Cassa depositi e prestiti, ora spa, ad ente di diritto pubblico, che dia agli enti locali finanziamenti a tassi bassissimi per opere di interesse pubblico (invece di finanziare il ponte sullo Stretto di Messina). Per di più, come si sa, le banche concedono prestiti solo per opere che si ripagano in pochi anni (i dissalatori, ad esempio, che hanno, però, il piccolo difetto di avere alti costi di esercizio, non certo in diminuzione nel futuro), ma non per opere di largo respiro, come la manutenzione efficace della rete idrica tesa ad eliminare la perdita di quasi la metà dell’acqua emunta. Senza dimenticare il nodo depurazione. Due sentenze, la numero 335 del 2008, della Corte Costituzionale e la numero 8318 del 12 aprile 2011 della terza sezione della Cassazione, stabilisco senza equivoci, che quello che l’utente paga con la bolletta è una tariffa e non una tassa ed alle tariffe non possono essere applicati i principi di sussidiarietà e sussistenza insiti nel sistema fiscale, si paga solo per un servizio di cui si beneficia. In questa confusione si riassume tutta l’assurdità del ‘modello toscano’ di gestione privata di servizi pubblici: i cittadini sono costretti a pagare due volte, una volta per il profitto del privato ed una volta per il sostegno della cosa pubblica. L’applicazione della volontà popolare, espressa nei referendum, sgombrerebbe il campo da ogni equivoco e restituirebbe la gestione dei beni comuni al loro ambito naturale.

Ecocompatibilmente fest a Castell’Azzara. Noi ci siamo!

ecocompatibilmente fest 2012SOS Geotermia sarà presente a ‘Ecocompatibilmente Fest’ a Castell’Azzara nei giorni 23 e 24 giugno.
Presso il nostro banchetto potrete avere informazioni, documentazione sulla situazione inquinamenti in Amiata, sulle centrali, troverete le nostre magliette, potrete conoscerci e sostenere la nostra battaglia con la vostra partecipazione.

Ci vediamo dunque a Castell’Azzara. Buona festa!

‘CARTA CANTA!’ Conferenza stampa a Grosseto, consegnati documenti ai media

re nudoIl 24 maggio 2012, a Grosseto, si è svolta una Conferenza Stampa convocata dal Coordinamento SOS Geotermia per consegnare ai giornalisti la documentazione che attesta come la presenza di arsenico nell’acqua del Monte Amiata (che viene distribuita ad un bacino di utenza di circa 700.000 persone tra Grosseto, Siena e Viterbo) abbia subito dalla fine degli anni ’90 ad oggi un aumento.

Abbiamo subito attacchi furibondi e minacce da parte di politici, amministratori, enti e società legati alla gestione dell’acqua e all’attività geotermica in Amiata solo perchè, dopo oltre 10 anni di silenzi, abbiamo osato informare i cittadini sui rischi per la salute e il territorio, peraltro utilizzando anche documenti prodotti dagli stessi soggetti che oggi, però, smentiscono tutto.

Gli 8 documenti che oggi forniamo alla Stampa testimoniano una realtà insopprimibile, nonostante gli insulti e le minacce, perché prodotta in modo concorde da tutte le strutture pubbliche responsabili e competenti per territorio, che i Sindaci dei Comuni dell’ATO Ombrone sembrano oggi ignorare:
LA CONCENTRAZIONE DI ARSENICO NELLE FONTI IDROPOTABILI DELL’AMIATA E IN PARTICOLARE DEL FIORA È CRESCIUTA DALLA FINE DEGLI ANNI ’90 A METÀ DEGLI ANNI 2000, ARRIVANDO AI LIMITI DI LEGGE.
Le deroghe non sono più praticabili grazie al rifiuto della Commissione Europea all’ennesima deroga, e la furbizia di non prendere in considerazioni i rilevamenti e le analisi antecedenti al 2002 da parte di Arpat si commenta da sola.
Noi sosteniamo diverse possibili cause dell’inquinamento, legate al collegamento delle falde idropotabili con quelle profonde geotermiche, alla mancata protezione dei terreni di ricarica della falda dalle immissioni inquinanti e alle mancate bonifiche.
I Sindaci che sostengono invece la “naturalità” della presenza di Arsenico lo dimostrino con studi qualificati.
Noi li abbiamo chiesti, ma ancora li aspettiamo.
I Sindaci per legge avrebbero dovuto eliminare già dieci anni fa le cause di tale inquinamento e di tale incremento in sede dell’ATO Ombrone, così come avrebbero dovuto dare informazione ai cittadini (tutto previsto nelle deroghe ottenute all’epoca in sede CE), ma non l’hanno fatto.
Hanno invece deliberato l’acquisto di impianti da inserire a valle delle sorgenti per realizzare l’abbattimento delle elevate concentrazioni di Arsenico, addebitandoli ai contribuenti sulle bollette; soluzione che può essere tollerata solo in via emergenziale in attesa di ‘rimuovere le cause’ come prescritto.

Questa la documentazione:

1°doc. del 1999. Fonte: Arpat Toscana, Francesco Mantelli – Presenza di arsenico nelle acque distribuite al consumo umano in Toscana, ultima versione del 2002.
Si scarica dal sito ARPAT toscana scrivendo su un motore di ricerca il nome dell’autore e la rivista in cui è stato Pubblicato: Quaderni di geologia applicata.
Il lavoro è stato presentato al
3° Convegno Nazionale sulla protezione e gestione delle acque sotterranee per il III millennio a Parma nell’ottobre 1999.
Il limite minimo di rivelabilità strumentale per le sorgenti collocate nella provincia di Grosseto è di 1
µgr/litro e il valore massimo registrato in n°33 analisi effettuate nel corso del 1999 è di 4 µgr/litro, mentre il valore mediano è <1 µgr/litro.

2°doc. del 2003.Fonte Verbale del Consiglio provinciale del 23 giugno 2003 a Santa Fiora, Responsabile del Dipartimento provinciale Arpat:
L’acqua di Santa è un acqua oligominerale, cioè con un basso contenuto di sali minerali, purtroppo tra questi , ed introduco subito un argomento delicato, è presente l’arsenico, in quantità
mediamente di 7 µgr/litro; ricordo che la normativa attuale per l’acqua ad uso potabile è di 50 µgr/litro, però dalla fine di quest’anno, su indirizzo di una normativa europea, il limite passerà a 10 µgr/litro, per cui l’acqua di Santa Fiora non potrà più essere utilizzata, come più volte è stato fatto in passato, per tagliare altre acque, in modo da consentire il rispetto dei limiti consentiti dalla legge per i vari parametri”.

3°doc. del febbraio 2004. Fonte Acquedotto del Fiora, Presidente Rossano Teglielli – Risposta alla nota di accesso agli atti del 29.1.2004: Scrive: “Tale preoccupazione nasce dal continuo aumento di Arsenico registrato nelle risorse provenienti dall’acquifero del monte Amiata. Infatti sebbene le ultime analisi indicano che le principali sorgenti hanno tenori inferiori al limite normativo, i valori assoluti sono ormai prossimi alla soglia per soli 1 o 2 decimi di microgrammo per litro”.

4°doc. del febbraio 2004. Fonte ARPAT Grosseto, Il Responsabile della Prevenzione e Controlli Ambientali Integrati, dott. Antonino Costa. Nota prot. n°502 a firma. Analisi acque sotterranee. In ingresso alla Provincia di Grosseto prot. n°17639 del 12.2.2004. Valori di n°62 analisi effettuate con limite di rivelabilità strumentale 1 µgr/litro e sensibilità a 0,1 µgr/litro. Solo in tre analisi di acque prelevate in comune di Scarlino e di Gavorrano superano il valore di 10. Il valore mediano è ancora < 1 µgr/litro.

5°doc. del marzo 2004. Fonte ARPAT di Grosseto, Silvano Giannerini, Responsabile del Dipartimento Arpat. Verbale della II^ Commissione Consiliare Permanente Provincia di Grosseto, seduta del 9 marzo 2004:
L’acqua del Fiora è stata usata fino ad oggi per tagliare le altre acque, dati i suoi contenuti bassi di arsenico (7/8 µgr/litro…), oggi i valori di arsenico in tali acque sono aumentati fino a raggiungere valori di 9.9µgr/litro…Giannerini continua dicendo che tutto questo comporterà il rischio di non poter più usare l’acqua del Fiora per tagliare le altre acque se i valori di arsenico dovessero continuare a salire…”.

6° doc. del 2007. Fonte Acquedotto del Fiora, Richiesta di deroga alla Regione Toscana per le acque destinate al consumo umano (ex art.13,D.L.vo 2.2.2001 n°31). Allegato 2 alla Relazione del geol. dott. Massimo Bellatalla. Anno 2007. Si legge a pag.4:
Presso le sorgenti di Santa Fiora, che rappresentano le captazioni di maggiore produttività erogando attualmente 650 litri/secondo, è stata accertata una variazione del tenore in As, su un periodo di osservazione inferiore a 10 anni , caratterizzato da un aumento tendenziale da circa 6 µgr/litro a quasi 10 µgr/litro”.

7°doc. del 2007. Fonte Usl 9 Grosseto, Il Direttore del Dipartimento della Prevenzione, dott.ssa Tosca Papalini, Trasmissione dati analitici.
Sono riportati i dati anche degli anni 1999, 2000 e 2001 delle sorgenti dell’Amiata grossetana. Tali dati sono relativi a
35 analisi il cui valore medio è 3,92 µgr/litro .

8°doc. del 2011. Fonte Autorità di Bacino del Tevere, Autorità di Bacino Fiora, Autorità di Bacino Ombrone, Regione Toscana, Settore Prevenzione del Rischio Idraulico e Settore Tutela e Gestione delle Risorse Idriche, Contributo istruttorio sulle integrazioni Enel relativamente alla tutela della falda strategica del M. Amiata.
Scrivono:
“Si segnala inoltre che il monitoraggio in corso da parte di Arpat relativo alla presenza di arsenico nelle sorgenti, sembra indicare un recente incremento di questo elemento. Lo studio 7 in bibliografia riporta una concentrazione di Arsenico nella principale captazione acquedottistica dell’Amiata (Santa Fiora) di 10,70 µgr/litro. Ciò potrebbe essere interpretato anche come una risalita di fluidi profondi nella falda superficiale”.

ARPAT smentisce anche se stessa: AL CITTADINO NON FAR SAPERE QUANT’E’ BUONO L’ARSENICO NEL BICCHIERE

apprendista stregoneCi mancava il contributo dell’Arpat Toscana alla ‘gioiosa macchina da guerra’ scatenatasi dopo che i Comitati amiatini riuniti nel coordinamento Sos Geotermia hanno ripreso con vigore a fare informazione sulla geotermia.
Dopo la riuscita assemblea pubblica di Castel del Piano del 12 maggio scorso, al coro del PD, del Ceroni per Aquedotto del Fiora spa, si unisce ora l’Arpat con un comunicato del 18 us (aspettiamo trepidi l’intervento della corazzata Enel).
Nel suo comunicato l’Arpat risponde proprio a noi dandoci sostanzialmente dei bugiardi ed allarmisti, per aver reso note oggi le certificazioni e le documentazioni che la stessa Arpat presentò nel 1999 nella sede autorevole di un convegno nazionale, i cui atti sono stati pubblicati dalla rivista dei Geologi italiani. Pur di affermare la naturalità della presenza di Arsenico e pur di non rimuovere le fonti inquinanti, dalla geotermia alle bonifiche parziali e inconcludenti certificate da Arpat in Maremma, arriva a smentire se stessa e le certificazioni USL, affermando cioè che le rilevazioni del pericoloso cancerogeno nell’acqua del monte Amiata fino al 2002 non sono attendibili e solo dopo, e grazie ai potenti mezzi dell’Arpat, possiamo avere dati sicuri e quindi non c’è nessun trend in aumento.
Come ha ricordato Barocci del Forum ambientalista proprio all’assemblea del 12, ‘queste affermazioni sono smentite da molti documenti, risalenti agli anni ’90 o primi anni 2000, prodotti da Arpat stessa, da Usl, da dirigenti e funzionari dell’Acquedotto del Fiora e dalla società RiMin del gruppo Eni, dall’Autorità di bacino del Tevere, Ombrone e Fiora, dalla stessa regione Toscana’, senza contare le numerose pubblicazioni ed analisi di scienziati come il Prof.Borgia, ed il ponderoso studio di Conio/Porro ‘L’arsenico nelle acque destinate al consumo umano’; tutti confermano che nelle acque dell’Amiata fino al 2000 la concentrazione di arsenico non superava i 4 µgr/lt.
Delle due, una: o ha ragione l’Arpat e quindi bisogna licenziare e denunciare per ‘concorso in ecoterrorismo’ tutti gli altri oppure è l’Arpat che dice bugie.
Abbiamo un illustre precedente sulla lettura dei ‘dati scientifici’ da parte delle Agenzie regionali: è lo studio epidemiologico dell’Ars, l’Agenzia Sanitaria Regionale, pubblicato nel 2010 in cui hanno rilevato che nei comuni geotermici dell’Amiata c’è un aumento ‘statisticamente significativo’ del 13 % di mortalità e non sapendo a chi darne la colpa (di certo non all’unica fonte certa di emissioni nocive che è l’attività geotermica) hanno accusato gli stessi abitanti dell’Amiata di avere stili di vita assai poco sani -colpevoli di bere, oltre l’acqua all’arsenico, anche vino, e fumare-.
A margine della vicenda rileviamo che il comunicato Arpat è stato immediatamente ripreso e rilanciato sul sito Green Report, un sito accattivante che ha tutto l’aspetto di una cosa buona, ecologica, sana. Peccato che il sito appartenga alla soc.ECO srl di Livorno e che sia un’agenzia di marketing, cioè fanno pubblicità a chi li paga, a dispetto dei nomi così tanto ‘ecologici’ e ‘verdi’. Non è che per caso con i soldi della Regione, cioè dei cittadini toscani, si pagano anche costoro? Presidente Rossi e assessore Bramerini, se ci siete battete un colpo.
Con rammarico apprendiamo che anche il sindaco di Castel del Piano, Franci, si lancia in un attacco furibondo al coordinamento SOS Geotermia (cfr.Il Tirreno del 20/5), dandoci degli allarmisti, insinuando strani complotti e minacciando denunce. Vogliamo rassicurarlo, non abbiamo mai detto che dai rubinetti esca acqua con arsenico oltre i limiti legali di 10 µgr/lt, ma siamo molto preoccupati dal fatto che, come abbiamo detto, nelle ‘purissime acque dell’Amiata’ negli ultimi 10/15 anni c’è stato un aumento esponenziale dell’arsenico che alcuni studiosi, da Borgia a Medicina Democratica, associano alla attività geotermica e che per il futuro si prevedono nuovi e più consistenti interventi (riassetto Piancastagnaio e Bagnore 4).
Siamo peraltro d’accordo con Tiberi, dello stesso PD come Franci, quando dice che ‘l’Enel ci crea qualche problema ambientale’ e che ‘non siamo per nulla tranquilli che il livello di arsenico sia 10 o 10,1 o 9,9 e bisogna andare almeno al di sotto del 50% dei limiti di legge’. Crediamo che anche Franci converrà almeno su questo, magari ci differenziamo sui modi come arrivare alla riduzione dell’arsenico, ma questo già sarebbe un ragionamento su cui vorremmo che cittadini e amministratori fossero coinvolti.

Inquinamento da geotermia in Amiata: il PD ‘ha visto la luce!’

Ad un convegno del Partito Democratico il 16 maggio 2012, Tiberio Tiberi, coordinatore PD amiatino, interviene per ribadire che, riferendosi all’arsenico nell’acqua, non basta rimanere nei limiti di legge, ma bisogna scendere almeno al 50%.
Siamo soddisfatti che anche il PD assuma, almeno sullo specifico problema dell’arsenico, le stesse posizioni di SOS Geotermia espresse anche all’assemblea di Castel del Piano il 12 maggio 2012 in cui lo stesso Tiberi si esibiva invece in un intervento ‘provocatorio’ in cui arrivava a dare dei ‘terroristi’ ai relatori proprio perchè sostenevano questa posizione.
Evidentemente dal 12 al 16 maggio il PD amiatino è stato ‘illuminato’; ci aspettiamo quindi da oggi in poi un diverso atteggiamento verso i comitati e i cittadini, anzichè di strenua difesa di Enel e Acquedotto del Fiora spa, come avvenuto fino ad oggi.

Se non visualizzate il video, lo trovate nel ns. canale YouTube a questo link:
https://www.youtube.com/watch?v=pfr1j5D7_7Y

Assemblea a Castel del Piano del 12 maggio 2012: FINALMENTE L’INFORMAZIONE IN PIAZZA

Sabato 12 maggio il Coordinamento SOS Geotermia ha organizzato a Castel del Piano un’assemblea pubblica “Arsenico e acqua potabile: tra limite normativo e rischi per la salute”. In una sala consiliare strapiena si è svolto un incontro in cui, dopo anni si silenzio e bugie da parte di chi avrebbe l’obbligo di informare la popolazione, si è discusso dell’aumento di Arsenico nelle acque amiatine ad uso potabile e le ricadute sulla salute.

Il prof.Roberto Barocci, del “Forum Ambientalista di Grosseto” ha dimostrato in maniera chiara e documentata come la Geotermia sia la causa principale di tale aumento e come ciò sia un rischio gravissimo per la salute pubblica (si allega relazione). E’ altrettanto documentato come gli amministratori siano da sempre a conoscenza di questo pericolo: infatti i documenti mostrati provengono tutti da fonti istituzionali e scientifiche; ma i cittadini, pur avendone diritto, non hanno mai ricevuto adeguata informazione.

Il dott.Marchi di “Medicina democratica” ha quindi illustrato i danni alla salute provocati dalle varie sostanze connesse alla attività geotermica, come l’Arsenico, appunto, ma anche il Boro, il Mercurio, l’Ammoniaca, l’Acido Solfidrico. Tutte presenti in grandi quantità nell’acqua o nell’aria dei comuni geotermici.
In particolare l’Arsenico, cancerogeno di primo livello, è presente, e in aumento dagli anni 1999-2000, nelle acque amiatine anche se ricondotto con costose filtrature e miscelazioni entro limiti di legge, ma non entro limiti tollerabili per l’organismo umano, soprattutto per bambini e donne in gravidanza. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, auspica un livello di 0,2 microgrammi/litro di Arsenico nell’acqua e comunque non superiore ai 2.

Un ponte ideale che attraversa gli oceani si è stabilito con l’intervento di Jorge Hueche del parlamento Mapuche di Koz Koz (Cile) che ha raccontato l’esperienza del suo popolo che si è opposto alla devastazione della propria terra ad opera della stessa ENEL.
La resistenza del popolo Mapuche, come quella di noi amiatini, non è altro che il tentativo di riportare le comunità e la terra – cioè la democrazia – al centro dell’agire quotidiano, invece che il profitto.

Il pubblico presente ha dimostrato incredulità ed indignazione di fronte ai dati esposti ed al silenzio che per anni ed anni è stato fatto calare sulla questione geotermica in Amiata. Appunto assenti anche a questo incontro gli amministratori, mentre Tiberi del Pd, autodefinitosi rappresentante dei sindaci dei comuni geotermici dell’Amiata, tradendo il disagio e l’insofferenza di tutta la classe politica locale verso chi inizia ad informare i cittadini, si esibiva in un intervento chiaramente provocatorio arrivando ad accusare di  terrorismo i relatori che, confermando i dati, si sono detti disponibili a produrre la documentazione di fronte a qualsiasi tribunale.
Dopo le multe a S.Fiora per ‘volantinaggio abusivo e indecoroso’ di poche settimane fa, gli amministratori continuano a preferire il silenzio o le minacce al confronto con i loro cittadini ed ‘elettori’.

Chiediamo la rimozione delle cause che generano l’aumento di Arsenico nelle fonti, continua la battaglia per la chiusura delle vecchie centrali e soprattutto ci opponiamo alla costruzione di nuove a Bagnore e al riassetto dell’area di Piancastagnaio.

Ricordiamo, inoltre, che è partita la raccolta di firme per la petizione dei cittadini che chiedono che vengano posti dei filtri per l’arsenico nell’acquedotto.

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12 maggio a Castel del Piano: “Arsenico e acqua potabile: tra limite normativo e rischi per la salute”

Il nuovo logo del Coordinamento

Il logo del Coordinamento

Oggi le acque del Monte Amiata celebrate da tempo come “purissime”, presentano preoccupanti concentrazioni di Arsenico ed altri inquinanti, in alcuni casi anche superiori ai limiti di legge. Le direttive dell’OMS, dell’EPA (ente per la prevenzione dei danni ambientali USA) affermano che obiettivo di qualità e l’assenza di questo inquinante dall’acqua destinata al consumo umano. Purtroppo le recenti analisi indicano che questo obiettivo è ben lontano.

Quali sono i rischi che corriamo?

Quali provvedimenti sono necessari per la tutela della salute pubblica ?

Ne parliamo con:

Roberto Barocci, Forum Ambientalista di Grosseto

M.Marchi di Medicina Democratica ( resp. Livorno e val di Cecina)

Jorge Hueche del parlamento Mapuche di Koz Koz (Cile)

A seguire microfono aperto per chiunque voglia intervenire e ragionare con noi di come salvaguardare la nostra salute.

Ore 19,30

Apericena di sottoscrizione presso “La Fea

corso Nasini, Castel del Piano

Musica dal vivo con Francesco Martinelli

Per contatti:

sos-geotermia at bruttocarattere.org

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Roma, 29 e 30 aprile: nasce il Coordinamento internazionale “STOP ENEL. Per un nuovo modello energetico”

APPELLO PER UNA CAMPAGNA NAZIONALE CONTRO IL MODELLO ENERGETICO DELL’ENEL

Gli indigeni della Patagonia Cilena lottano per la propria terraL’ENEL è la più grande società elettrica italiana e la seconda in Europa per potenza installata. Nel 1999 è stata privatizzata ed oggi è quotata in borsa contando 1,2 milioni di azionisti. In parte resta una società pubblica in quanto il 31% è proprietà del Ministero dell’Economia e delle finanze, quindi dei cittadini italiani.

Oggi sono 40 i paesi dove ENEL opera nel settore dell’energia elettrica e del gas. Nel 2009 con la definitiva acquisizione della società elettrica spagnola ENDESA, Enel ha ereditato impianti e progetti in numerosi paesi dell’America Latina. Ad accomunarli è purtroppo un evidente retaggio coloniale, come dimostra la gravità dell’impatto socio-ambientale e lo stesso atteggiamento dell’impresa nei confronti delle comunità coinvolte. L’arroganza di Enel si è gravemente manifestata anche in Italia verso i territori interessati dai suoi progetti e gli abitanti coinvolti.

Nonostante l’immagine verde e di impegno verso la sostenibilità, che la multinazionale italiana si affanna a comunicare attraverso i suoi messaggi promozionali, la realtà è ben diversa. L’ENEL continua a costruire centrali a carbone nonostante gli impegni di riduzione dell’emissione di gas serra, e usando in maniera ingannevole terminologie come “carbone pulito”. Ciò è possibile grazie ai meccanismi cosiddetti flessibili del protocollo di Kyoto che consentono alle imprese di continuare ad inquinare, assegnando veri e propri permessi di emissione in cambio della costruzione di impianti di energie rinnovabili. Ma l’energia può essere considerata verde solo ad alcune condizioni. Non quando rischia di distruggere ecosistemi incontaminati, come nel caso del progetto Hydroaisèn nella Patagonia cilena e dei progetti previsti sulle nostre Alpi, o quando calpesta i diritti, le economie locali e l’accesso all’acqua dei popoli indigeni e delle comunità contadine come avviene in Guatemala e in Colombia. L’energia non può essere considerata verde o rinnovabile quando prosciuga le falde acquifere, emette sostanze dannose per la salute dei cittadini o li espone a rischi incalcolabili come nel caso della geotermia sull’Amiata e del nucleare in Slovacchia o in Russia.

ENEL è pertanto responsabile di promuovere in Italia ed esportare all’estero un modello energetico insostenibile e obsoleto, aggravato da un atteggiamento autoritario e irrispettoso dei territori locali. Un modello basato su una produzione centralizzata per mezzo di grandi impianti, imposti alle comunità locali e velati da compensazioni economiche elargite ai comuni o ai governi compiacenti. E’ nei grandi cantieri infatti che si annidano la corruzione, la speculazione, il conflitto di interesse e si realizzano i profitti maggiori, a scapito dell’ambiente e dei diritti delle comunità. Un modello di produzione finalizzato non a migliorare la qualità della vita dei cittadini e garantirne l’approvigionamento energetico, ma ad alimentare l’industria estrattiva ed un’economia basata sul saccheggio e sullo sfruttamento illimitato delle risorse. Un modello che sta inevitabilmente generando conflitti ambientali e sociali con le comunità locali. I principali a livello internazionale sono oggi in corso nella Regione dell’Aysèn (Patagonia Cilena), nel Municipio indigeno di San Juan Cotzal (Guatemala), nel Municipio indigeno di Panguipulli (Cile), nel Dipartimento di Huila (Colombia), a Porto Romano (Albania), a Mohovce (Slovacchia), nel Distretto di Galati (Romania), a Kaliningrad (Russia). In Italia, a Civitavecchia, sul Monte Amiata, sulle Dolomiti, a Porto Tolle, a Brindisi, a Bastardo, a Fusina, a Genova.

La risposta che l’alleanza tra impresa e governi ha troppo spesso riservato alle comunità locali che si battono per difendere il territorio è repressione, violenza e criminalizzazione attraverso leggi speciali.

Noi vogliamo un altro modello di produzione, distribuzione e gestione dell’energia e di definizione delle priorità. Un modello reticolare, decentralizzato ed efficiente basato su impianti di energia rinnovabile di piccola scala, che preveda l’effettiva partecipazione delle comunità locali nei processi decisionali di pianificazione e gestione.

Per questo ci attiviamo con una campagna italiana che:

  • Denunci e arresti un modello di sviluppo energetico insostenibile e distruttivo che viola i diritti umani ed il diritto alla partecipazione delle comunità coinvolte.
  • Promuova un modello energetico alternativo che metta al centro i diritti umani, la difesa della salute dei cittadini e la difesa del territorio come bene comune
  • Sostenga unitariamente le rivendicazioni delle comunità locali in Italia e a livello internazionale
  • Dia vita ad un’analoga campagna internazionale che metta in rete le comunità locali, i movimenti sociali e le associazioni coinvolte nei diversi conflitti.

Come primo appuntamento ci incontreremo a Roma il 29 aprile in un’assemblea internazionale presso il CSOA Ex-SNIA, alla quale parteciperanno, oltre ai comitati italiani, rappresentanti delle comunità e movimenti locali dal Cile, Guatemala, Colombia, Albania, Romania, Russia. Il 30 aprile, giorno dell’assemblea degli azionisti, saremo di fronte ENEL per una conferenza stampa di presentazione della campagna:

 STOP ENEL. Per un nuovo modello energetico

Per aderire alla campagna scrivere a: noenel-adesioni@autistici.org

Per seguire la campagna: www.stopenel.noblogs.org

Prime adesioni:

Ass. di amicizia con il popolo Mapuche, Ass. culturale Aktivamente, Ass. Italia-Nicaragua, A Sud, ATTAC Italia, Campagna di solidarietà con le Comunità Ixiles del Guatemala, Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Centro studi Juan Gerardi, CEVI – Centro di Volontariato Internazionale, Collettivo Lucciole per lanterne, Comitato Carlos Fonseca, Confederazione COBAS, Forum Ambientalista, Movimento No Coke Alto Lazio, Punto pace Pax Christi Reggio Emilia, Retenergie, Selvas.org, Servizio Civile Internazionale, Solarecollettivo Onlus, Sos Geotermia Coordinamento dei Movimenti per l’Amiata, SUR – Società Umane Resistenti, Yaku

Scarica e distribuisci il Pdf di questo appello!

Arsenico nelle acque potabili in Toscana

Estratto dal libro in stampa: “Arsenico e vecchi corrotti – Cronaca di un disastro avvenuto grazie ad abusi ed omissioni” di Roberto Barocci

Quando ci accorgemmo dell’esistenza in Toscana delle deroghe81 ai limiti di Arsenico nell’acqua potabile, consigliati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2004 promuovemmo diverse interrogazioni82-83 agli amministratori responsabili della nostra salute, anche perché dagli Enti locali erano state omesse due prescrizioni importanti previste nella normativa europea79. La prima violazione di legge era la mancanza di informazioni al pubblico, espressamente previste anche dal Ministro della Sanità80-81, che, per scaricarsi da responsabilità, richiamava la Regione:“…al disposto normativo circa l’obbligo dell’informazione al cittadino relativamente alle elevate concentrazioni dei suddetti elementi con specifico riferimento all’uso razionale di eventuali prodotti integratori.” Invece, nessuno aveva avvisato i cittadini, che, se sofferenti anche per malattie di modesta pericolosità, avevano, come conseguenza collaterale, limitate difese biologiche o minori capacità di smaltimento di metalli tossici. Nessuno sapeva quali potessero essere gli integratori consigliabili, anche perché allora, a livello di civile abitazione, non erano disponibili integratori o piccoli impianti di abbattimento dell’Arsenico cancerogeno in soluzione nell’acqua potabile.

La seconda violazione di legge era  relativa al mancato avvio delle iniziative, previste dalla legislazione, tese a rimuovere le cause dell’inquinamento delle nostre acque potabili. La Regione Toscana, nel decretare le ripetute deroghe, chiedeva anche alle Autorità di Ambito, cioè alle Assemblee dei Sindaci dei Comuni che in consorzio gestiscono le risorse idriche e al Gestore delle reti idriche81:“di adottare tutte le misure possibili e necessarie a garantire il ripristino della qualità delle acque erogate…”. Ma rispettare la decretazione significava imporre le bonifiche e fermare le centrali geotermiche in Amiata, scontrandosi contro l’Eni sui siti minerari e l’ENEL rispetto alla emissione in atmosfera di milioni di mc/anno di vapor d’acqua e decine di kg/anno di Arsenico. Rispettare la decretazione della Regione, per gli Enti locali, significava scontrarsi contro la Regione che ha sempre evitato di compiere quelle scelte.

Infatti, il Presidente del Consiglio d’Amministrazione dell’Acquedotto del Fiora, al tempo Rossano Teglielli, nel giustificare che la richiesta di deroga non era stata accompagnata, come prescritto, dai progetti per recuperare le qualità delle acque, ammetteva84: “La relazione riferisce ben poco circa le cause dei tenori di As, al di là di un breve accenno alla particolarità geologica delle Colline Metallifere e del monte Amiata…” e sulla necessità della deroga, riferiva di forti motivazioni e ammetteva che84:“Tali motivazioni emergono più dalla preoccupazione di ciò che potrebbe accadere presso le sorgenti del Monte Amiata piuttosto che dalla situazione esistente sui punti dove sono stati registrati i superamenti; in quest’ultimo caso, infatti la possibilità di miscelazione della risorsa consente al momento di rientrare nei limiti di legge. Tale preoccupazione nasce dal continuo aumento di As registrato nella risorsa proveniente dall’acquifero del Monte Amiata. Infatti sebbene le ultime analisi indicano che le principali sorgenti hanno tenori inferiori al limite normativo, i valori assoluti sono ormai prossimi alla soglia per 1 o 2 decimi di µgr/lt.”. La Regione Toscana affermerà negli anni successivi che da sempre l’Arsenico è presente nelle acque potabili dell’Amiata, ma compie una generalizzazione errata, consapevolmente. Infatti nel 2004 il Presidente dell’Acquedotto del Fiora scrive che è preoccupato del continuo aumento della concentrazione di Arsenico nelle acque dell’Amiata, perchè ciò gli impedisce di poterle usare per abbattere i livelli di concentrazione di As, presenti da molti anni sulle acque potabili delle Colline Metallifere.

In questa parte del territorio della Toscana meridionale la Giunta regionale Toscana ha consentito nel fine anni ’80 e i primi anni ’90 (con gli Assessori all’Ambiente succedutesi in quegli anni: Marcucci, Monarca, Periccioli e Del Lungo) che si realizzasse quello che la Magistratura inquirente di Grosseto ha definito nel 2003 “uno scellerato progetto”, cioè ha consentito all’Eni di smaltire illegalmente molte tonnellate di Arsenico nei territori della provincia di Grosseto e Siena, definendo inerti e sterili i rifiuti, che sapevano essere tossici e nocivi.

Quindi, non si interviene sulle cause industriali della perdita di qualità dell’acqua potabile sia nelle aree minerarie delle Colline Metallifere, sia nell’Amiata, ma ci si preoccupa solo di come riuscire a miscelare le varie fonti. La Regione Toscana, con grande cinismo, ripetutamente ha affermato81 che esistono: “studi idrogeologici, prodotti dai suindicati gestori a supporto delle suindicate richieste di deroghe, dai quali si evince che i valori delle concentrazioni dei parametri in oggetto di richiesta di deroga per l’Arsenico risultano in armonia con la circolazione idrica sotterranea”. Sapevamo, invece, che il gestore84 aveva fatto solo “un breve accenno” alla natura geologica e, pertanto, chiedemmo di vedere tale studio, che certificava l’armonia. Ma non ci fu mai consegnato.

Negli anni seguenti fu ripetuto, in in varie occasioni, che tutto è naturale e che da sempre conviviamo con questi elementi tossici nelle acque potabili. E’ un falso, sia per il grande serbatoio dell’Amiata, che fornisce acqua alla provincie di Grosseto, Siena e Viterbo, sia per le Colline Metallifere. Per le Colline Metallifere abbiamo a disposizione i dati della RiMin, società del gruppo Eni, che negli anni ’70/80 cercava le anomalie geochimiche per scopi minerari. Per le fonti dell’Amiata, abbiamo i dati di fonte Usl e di Arpat delle concentrazioni di Arsenico, il cui trend di crescita ha inizio a partire dalla fine degli anni’90, pubblicati anche in un libro da O.Conio e R.Porro85. Essi confermano quanto sostenuto dal gestore84 e ci dicono che, in tutta la Provincia di Grosseto e Siena, prima del 2000, non esistevano concentrazioni di arsenico nelle reti di distribuzione di acqua potabile superiori a 4 ug/l. Le mancate bonifiche e lo sfruttamento geotermico sono le cause più probabili del peggioramento.

Roberto Barocci, Forum Ambientalista Grosseto

Note (i documenti sono a disposizione. Richiedere a: roberto@barocci.it)
79 Direttiva 98/83CE del Consiglio del 3.11.98 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano, art.9.
80
Art.13 del D.Lgs. n.31 del 2.2.01.
81
Regione Toscana – Dipartimento delle politiche Ambientali:
a) Decreto n°7950 del 24.12.03;
b) Decreto n°3 del 5.1.05;
c) Decreto n°754 del 29.2.08.
82.
Regione Toscana – Consiglio Regionale. Interrogazioni a firma dei consiglieri Giovanni Barbagli e Mario Ricci del 28.9.04.
83.
Provincia di Grosseto – Consiglio Provinciale. Interrogazione al Presidente a firma della consigliera Susanna Cesaretti del 16.2.2004.
84
Acquedotto del Fiora- Risposta dell’Amministratore Delegato Rossano Teglielli. Oggetto: Richiesta documentazione in merito alla deroga ex art.13 l.31/01, gennaio 2004.

85
Osvaldo Conio e Roberto Porro -L’arsenico nelle acque destinate al consumo umano, edito da F. Angeli nel 2004 pag.86-88 vedi: http://www..it/Ricerca/Scheda_libro.aspx?CodiceLibro=380.235
30.
Procura della Repubblica presso il Tribunale di Grosseto – Richiesta di archiviazione ex art.441 e 415 CPP e successiva restituzione degli atti del 9.1.2003 a firma del dott. Vincenzo Pedone.

Amiata. Cosa beviamo? -volantino 4 pagine-

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Il 15 marzo 2012 abbiamo provveduto a far analizzare un campione delle acque del Monte Amiata, presso il Laboratorio Studio Ambiente di Grosseto. Ecco i risultati:

Importante! Prima di leggere la tabella tenere conto delle seguenti note:
1) Il limite di legge per l’Arsenico è pari a 10 microgrammi/litro, mentre per il Mercurio di 1 microgrammi/litro;
2) Il metodo di rilevazione per l’Arsenico è ‘Apat cnr irsa metodo 3080 A ed 2003’, per il Mercurio ‘Apat cnr irsa metodo 3200 A1 ed.2003’;
3) Le acque di ‘rubinetto’ e delle fontane pubbliche, laddove ‘sforano’ il valore 10, vengono filtrate e miscelate affinché rientrino nel parametro di legge (infatti, ad esempio, l’acqua della ‘cascata’ di Arcidosso -sorgente- ha un valore di 11,1 mentre poi le acque delle utenze di Arcidosso sono tutte sotto il valore 10)
4) Le analisi per il mercurio, effettuate su molti campioni, sono state riportate solo nei 2 casi in cui i valori sono vicini alla soglia della potabilità, mentre negli altri risultano tutti inferiori a 0,2 microgrammi/litro, quindi irrilevanti
5) I 3 poderi segnati con l’asterisco (*) sono serviti dall’acquifero del Monte Labbro e non da quello dell’Amiata

tabelle ns analisiMonte Amiata, aprile 2012

ARSENICO nell’ACQUA: che significa e cosa fare?
Per l’OMS l’ obiettivo è acqua e cibi ad “arsenico zero”,
in Amiata si viaggia verso 10 e oltre

L’arsenico è classificato dall’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (Iarc) come elemento cancerogeno certo di classe 1, cioè tra le sostanze più pericolose e per le quali non esiste un livello minimo di sicurezza e viene posto in diretta correlazione con molte patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute, recenti studi rilevano che l’associazione arsenico/tabacco moltiplicherebbe esponenzialmente il rischio di malattie cardiovascolari, divenendo certo e statisticamente significativo per un valore di 12 microgrammi/litro. Sempre più segnalazioni, inoltre, lo correlano anche ai tumori del fegato e del colon“. E ancora. “L’assunzione cronica di arsenico, soprattutto attraverso acqua contaminata, è indicata da una cospicua e rilevante documentazione scientifica anche quale responsabile di patologie cardiovascolari, neurologiche, diabete di tipo 2, lesioni cutanee, disturbi respiratori, disturbi della sfera riproduttiva e malattie ematologiche“.

Il limite ammesso dalla legge, oggi, è di 10 microgrammi per litro e per anni in molte zone d’Italia -compreso l’Amiata- si è bevuta acqua con valori ben superiori grazie alle ‘deroghe’ chieste ed ottenute in sede europea con l’impegno che si procedesse ad eliminarne le cause, cosa che non è stata fatta. Oggi, perlomeno, non è più possibile superare quella soglia (che, ricordiamo, è una soglia di compromesso) tant’è che sull’Amiata si è ricorso alla miscelazione delle acque e/o alla realizzazione di costosi filtri (ovviamente a carico dei cittadini sulle bollette), ma queste sono soluzioni tampone che a medio/lungo termine non saranno più sufficienti se i valori di arsenico tenderanno ad aumentare ancora, come prevedibile in questa situazione.

L’Associazione italiana medici per l’ambiente (ISDE) lancia l’allarme e l’appello a “evitare subito l’esposizione a questo elemento tossico soprattutto in due categorie particolarmente fragili, le donne in gravidanza e i bambini”. “La letteratura scientifica internazionale, con sempre maggiori riscontri, tra cui l’EPA (ente per la protezione dai danni ambientali USA)– avvertono infatti gli esperti – evidenzia il legame tra l’esposizione cronica ad acque e alimenti contenenti arsenico in donne in gravidanza e bambini e molte patologie”. Fra i possibili danni da arsenico, gli specialisti elencano per esempio problemi dello sviluppo neurologico, autismo, deficit dell’attenzione e iperattività, disturbi dell’apprendimento, della memoria, della capacita’ di lettura, riduzione del quoziente intellettivo, patologie dell’apparato respiratorio, perdita fetale, aumento dei casi di morte infantile e neoplasie . “L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) – continuano gli esperti – ricorda e auspica come obiettivo di qualità un contenuto di arsenico pari a zero (o al più e in via transitoria di 5 microgrammi/litro) nelle acque destinate a consumo umano, come vera e sicura tutela della salute pubblica. “L’Associazione italiana dei registri tumori (AIRTUM) rileva che i tumori infantili nel nostro Paese sono in costante aumento ed è sempre più evidente il nesso causale tra queste patologie e fenomeni d’inquinamento ambientale.

Istituzioni ed industria continuano a sostenere la ‘naturalità’ del fenomeno nonostante sia ormai accertato l’aumento dei livelli di arsenico nell’acqua in concomitanza con lo sfruttamento geotermico. E’ quindi urgente uscire dall’equivoco, fermare le attività che possono peggiorare la situazione e che si proceda finalmente -come da impegni presi dall’Italia in sede europea- a rimuovere le cause e non a tamponare gli effetti.

I cittadini che pagano in salute e in bolletta l’arsenico nell’acqua,
cosa vogliono fare?
E i nostri amministratori, dai comuni alla regione,
cosa stanno facendo?

Di seguito riportiamo i dati disponibili fino al 2010 sia della USL 9 che dell’Arpat, l’Agenzia regionale per la Protezione Ambientale della Toscana:

USL9_dati_arsenicoarpat_arsenico_acqua_tabella_2001-2010