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La Regione da il ‘VIA’ a Bagnore 4, i Sindaci saranno responsabili dei controlli. Il ‘quasi’ popolo amiatino non ci sta!

La nuova centrale insieme alla vecchia Bagnore 3, ‘fortunatamente’, avveleneranno aree ‘quasi’ disabitate. Controlli affidati ai Sindaci: con quali strumenti?

Il 19 settembre us sul BUR, bollettino ufficiale della regione, è stata pubblicata, e quindi diventa operativa, la delibera di giunta regionale n.810 del 10 settembre us con la quale, all’unanimità, il presidente ENRICO ROSSI, e gli assessori ANNA RITA BRAMERINI, SALVATORE ALLOCCA, LUCA CECCOBAO, RICCARDO NENCINI, GIANNI SALVADORI, GIANFRANCO SIMONCINI e STELLA TARGETTI, ‘…esprimono, ai sensi dell’art.18 della L.R. 79/98 e per le motivazioni e considerazioni sviluppate nell’Allegato A, pronuncia positiva di compatibilità ambientale del Progetto…’ della  megacentrale BAGNORE 4 da 40 MW, che triplicherà quindi la potenza fin qui presente con la ‘vecchia’ centrale Bagnore 3 di 20 MW.
A leggere bene ‘l’allegato A’, cioè il verbale della Conferenza di Servizi del 4 settembre us, tra le considerazioni di carattere sanitario, sconcerta quanto non si tenga in nessun conto salute e ambiente; infatti si dice ‘…che in merito all’impatto sanitario, l’Agenzia Regionale di Sanità – ARS, ….rileva che dalla documentazione fornita circa lo studio della diffusione e della ricaduta delle sostanze emesse dalle centrali di Bagnore 3 e Bagnore 4, si “evidenziano ricadute in aree quasi del tutto non abitate“.
Tanto sarebbe dovuto bastare per rimandare il progetto al mittente, ma c’è di più e, forse, di peggio.
Come prevedibile il via libera è condizionato da innumerevoli prescrizioni che, se venissero attuate, già metterebbero in serio dubbio la realizzazione dell’impianto; ma dare seguito alle prescrizioni è compito della stessa Enel che, sicuramente, ottempererà…
Chi controllerà? La Regione passa il cerino agli amministratori locali, infatti, delibera ‘…di individuare nei seguenti soggetti gli Enti competenti al controllo dell’adempimento delle prescrizioni: l’Unione dei Comuni Montani Amiata Grossetana nonché il Comune di Arcidosso e di Santa Fiora, ognuno per il territorio di rispettiva competenza.’ Come faranno mai? Con quali strumenti?
Il rischio più che probabile e che ci ritroveremo, fra un po’ di anni, ad assistere al solito balletto di responsabilità tra regione, comuni ed enel!
Il ‘quasi’ popolo dell’Amiata non ci sta!
Il coordinamento Sos Geotermia annuncia fin da ora il ricorso al TAR contro la delibera ed auspica che anche gli Amministratori locali facciano altrettanto in quanto responsabili della salute pubblica e, nello specifico, responsabili di controlli che probabilmente non saranno mai in grado di fare.
Un appello doveroso va fatto anche a tutti gli operatori economici dell’Amiata, soprattutto del settore agro-alimentare, alle associazioni e agli enti, che hanno nella qualità dell’ambiente un valore aggiunto nel loro operare.
A breve verranno lanciate iniziative in tutti i paesi per informare i 20.000 ‘disabitanti’ dell’Amiata delle decisioni che continuano a prendere sulla loro pelle e sull’ambiente e per coinvolgerli nelle forme di ‘resistenza’ da attuare, ad iniziare proprio dal ricorso al TAR.

Corriere di Maremma del 23 settembre 2012

Il movimento Sos geotermia si oppone alla decisione della Giunta “Ricorreremo al Tar contro le delibera regionale di compatibilità ambientale di Bagnore 4”

ARCIDOSSO. Il coordinamento dei movimenti per l’Amiata interviene sulla geotermia: “Il 19 settembre – si legge in una nota – sul Bollettino ufficiale della regione è stata pubblicata, ed è quindi diventa operativa, la delibera di giunta numero 810 del 10 settembre con la quale, all’unanimità, il presidente Enrico Rossi e gli assessori Anna Rita Bramerini, Salvatore Allocca, Luca Ceccobao, Riccardo Nencini, Gianni Salvadori, Gianfranco Simoncini e Stella Targetti esprimono pronuncia positiva di compatibilità ambientale del progetto della megacentrale Bagnore 4 da 40 megawatt, che triplicherà quindi la potenza fin qui presente con la vecchia centrale Bagnore 3 di 20 megawatt. A leggere bene il verbale della Conferenza di servizi del 4 settembre, tra le considerazioni di carattere sanitario sconcerta quanto non si tengano in nessun conto salute e ambiente; infatti si dice ‘che in merito all’impatto sanitario, l’Agenzia regionale di sanità (…) rileva che dalla documentazione fornita circa lo studio della diffusione e della ricaduta delle sostanze emesse dalle centrali di Bagnore 3 e Bagnore 4 si evidenziano ricadute in aree quasi del tutto non abitate’. Tanto sarebbe dovuto bastare per rimandare il progetto al mittente, ma c’è di più e, forse, di peggio. Come prevedibile il via libera è condizionato da innumerevoli prescrizioni che, se venissero attuate, già metterebbero in serio dubbio la realizzazione dell’impianto; ma dare seguito alle prescrizioni è compito della stessa Enel che, sicuramente, ottempererà. Chi controllerà? La Regione passa il cerino agli amministratori locali, infatti, delibera ‘…di individuare nei seguenti soggetti gli enti competenti al controllo dell’adempimento delle prescrizioni: l’Unione dei Comuni montani Amiata grossetana nonché il Comune di Arcidosso e di Santa Fiora, ognuno per il territorio di rispettiva competenza’. Come faranno mai? Con quali strumenti? Il rischio più che probabile è che ci ritroveremo, fra un po’ di anni, ad assistere al solito balletto di responsabilità tra regione, comuni ed Enel. Il coordinamento Sos Geotermia annuncia fin da ora il ricorso al Tar contro la delibera ed auspica che anche gli amministratori locali facciano altrettanto in quanto responsabili della salute pubblica e, nello specifico, responsabili di controlli che probabilmente non saranno mai in grado di fare. Un appello doveroso va fatto anche a tutti gli operatori economici dell’Amiata, soprattutto del settore agro-alimentare, alle associazioni e agli enti che hanno nella qualità dell’ambiente un valore aggiunto nel loro operare. A breve verranno lanciate iniziative in tutti i paesi per informare i 20mi la ‘disabitanti’ dell’Amiata delle decisioni che continuano a prendere sulla loro pelle e sull’ambiente e per coinvolgerli nelle forme di resistenza da attuare, ad iniziare proprio dal ricorso al Tar”.

La Nazione del 25 settembre 2012

SANTA FIORA PREOCCUPAZIONE DEL COMITATO SOS GEOTERMIA
«Bagnore4, via libera con molti limiti Come faranno a controllarne il rispetto?»
di Cristiano Bernacchi
DOPO la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale Regionale della delibera n. 810 del 10 settembre scorso, che esprime parere favorevole alla realizzazione della centrale geotermica Amiatina di Bagnore4, il comitato ambientalista Sos Geotermia lancia l’ennesimo grido di allarme. «A leggere bene l’allegato A dice il comitato , cioè il verbale della Conferenza dei Sevizi del 4 settembre scorso, tra le considerazioni di carattere sanitario, sconcerta quanto non si tenga in nessun conto salute e ambiente. Infatti, in merito all’impatto sanitario, l’Agenzia Regionale di Sanità rileva che dalla documentazione fornita circa lo studio della diffusione e della ricaduta delle sostanze emesse dalle centrali di Bagnore 3 e Bagnore 4, si “evidenziano ricadute in aree quasi del tutto non abitate”». Secondo la valutazione di Sos Geotermia, questa sarebbe già una ragione sufficiente per rimandare il progetto direttamente al mittente, ma c’è dell’altro. «Come prevedibile fanno notare dal comitato il via libera è condizionato da innumerevoli prescrizioni che, se venissero attuate, già metterebbero in serio dubbio la realizzazione dell’impianto. Ma dare seguito alle prescrizioni è compito della stessa Enel che, sicuramente, ottempererà». A questo punto le domande che si pongono i comitati sono diverse. E, partendo dall’assunto che se la Regione ha demandato agli amministratori locali (Unione dei Comuni amiatini del versante Grossetano, Comune di Arcidosso e Santa Fiora) il compito di controllo sull’adempimento delle prescrizioni emerse sul progetto di Enel, bisogna capire come faranno mai a controllare? E soprattutto con quali strumenti? La preoccupazione del comitato è che si corra il serio rischio di ritrovarsi fra qualche anno ad assistere ad un balletto di responsabilità tra Regione, Enel e Comuni. Alla luce del fatto che questa previsione, avanzata dal comitato, si profili in un futuro neanche troppo prossimo, il Coordinamento Sos Geotermia annuncia che farà ricorso al Tar e che a breve ci saranno mobilitazioni di piazza su tutto il territorio investito dallo sfruttamento geotermico, affinché la causa venga sposata dal maggior numero di residenti dell’Amiata.

La Nazione del 26 settembre 2012

«Vigileremo sulle emissioni e faremo riferimento alla Regione»

ARRIVA senza farsi attendere la risposta di uno dei sindaci dei Comuni chiamati a costituire l’osservatorio che dovrà pronunciarsi sul rispetto delle prescrizioni inserite sulla Via (Valutazione impatto ambientale) approvata dalla Regione intorno al progetto Enel di Bagnore-4. A seguito delle proteste di «Sos Geotermia» che paventava ipotesi nefaste sul futuro dell’Amiata dopo l’approvazione della Via per la centrale, il sindaco di Arcidosso Emilio Landi vuole fare chiarezza. «Quello che fino ad oggi è stato approvato è solo una parte di un progetto che nel suo iter di realizzazione ha ancora molto da vedere. Infatti, quello che è stato concluso con la delibera della Regione, oltre alla Via riguarda il coinvolgimento diretto dei comuni di Arcidosso, Santa Fiora e l’Unione dei Comuni attraverso un osservatorio, in fase di costituzione, che dovrà pronunciarsi su alcune delle 39 prescrizioni integrate nel progetto di Enel. Quindi il gruppo di specialisti costituito da i soggetti del territorio, dovrà verificare che le prescrizioni siano adempiute in modo corretto, inoltrando così direttamente alla Regione il proprio parere sul lavoro svolto. Verrà inoltre inserita una cabina di controllo delle emissioni a pochi metri dalla centrale geotermica per monitorare in loco i valori». Questo osservatorio che poteri avrà? «Saranno quelli di semplice verifica. Anche perché è bene ricordare che le azioni sanzionatorie, così come di concessione sulla sfruttamento geotermico, non sono in potere né ai Comuni né all’Unione, quindi il nostro ruolo sarà quello di verificare che le prescrizioni avanzate siano rispettate e se questo non avverrà non faremo altro che comunicarlo alla Regione la quale prenderà le dovute decisioni».

Risponde SOS Geotermia:

Non ci sembra che né quanto stabilisce la delibera 810 (‘…di individuare nei seguenti soggetti gli Enti competenti al controllo dell’adempimento delle prescrizioni: l’Unione dei Comuni Montani Amiata Grossetana nonché il Comune di Arcidosso e di Santa Fiora, ognuno per il territorio di rispettiva competenza.’ ), né le responsabilità in materia di salute pubblica che la legge pone in capo ai Sindaci, possano far dormire sonni tranquilli al Sindaco di Arcidosso e ai suoi colleghi amiatini.
Inoltre il Sindaco Landi sembra aver dimenticato le condizioni sottoscritte anche dal Sindaco di Arcidosso nell’Accordo con Regione Toscana ed ENEL, laddove si precisava in modo molto chiaro che nuovi impianti di sfruttamento geotermico avrebbe potuto essere autorizzati solo se le verifiche e i monitoraggi avessero escluso ogni possibile rischio, questo prima e non dopo le autorizzazioni.
Come paventavamo nel comunicato, non vorremmo che iniziassero i ‘balletti’ sulle responsabilità ancor prima che si inizi il cantiere della nuova centrale; meglio avrebbero fatto i Sindaci ad esigere, prima della VIA, le verifiche sull’impatto di una nuova centrale che triplicherà le emissioni a Bagnore.
Per questo rivolgiamo un ennesimo appello anche a loro: fermiamo adesso l’attività geotermica e apriamo un serio dibattito sul futuro dell’Amiata, prima che -a danni fatti- qualcuno sia chiamato a risponderne (e l’esperienza di casi analoghi in Italia suggerisce che a pagare saranno, oltre ai cittadini, solo i ‘pesci piccoli’).

Grosseto, 21 settembre 2012. Consiglio comunale ‘aperto’ sull’acqua

Consiglio comunale dedicato all’acqua oggi a Grosseto, aperto agli interventi dei cittadini. Ci saranno il presidente dell’Acquedotto del Fiora, Ceroni, e il Sindaco di Grosseto, Bonifazi, che è anche presidente dell’Assemblea dell’ATO.
Ci saranno anche Barocci del Forum Ambientalista Grosseto (che partecipa al coordinamento SOS Geotermia) e Andrea Marciani del Forum Acqua di Grosseto che col loro intervento di denuncia sull’inquinamento e sulla riduzione del bene Acqua richiameranno gli amministratori alle loro responsabilità amministrative e politiche. Di seguito il testo degli interventi.
-Aggiornamento del 24 settembre- pubblichiamo il comunicato del Comitato Acqua Bene Comune Grosseto Amiata Val d’Orcia:

Addio acqua del Fiora : berremo acqua di mare, senza sale, e acqua del Merse, senza veleni(?) con bollette alle stelle e profitti garantiti a chi inquina

Il 21 settembre us, a Grosseto, si è tenuto il Consiglio comunale “aperto” sulla tutela e gestione dell’acqua.
Confermata la notizia che le perdite della rete idrica si attestano ancora sul 50% (come dato di efficienza non c’è male! Nonostante che, come grossetani e senesi, paghiamo le bollette tra le più alte d’Italia), sia l’Acquedotto del Fiora, con Ceroni che il Commissario regionale dell’AIT, con  Periccioli sono stati concordi nel dire che senza un intervento finanziario pubblico la rete attuale dell’acquedotto non si può riparare. La soluzione secondo Periccioli, che evidentemente anticipa le decisioni che prenderà la Regione, sta in altri interventi, piuttosto che la manutenzione dell’esistente; sembrerebbe che si preferisca, così, abbandonare progressivamente l’acquedotto del Fiora.
Secondo loro, avendo davanti a noi un mare di acqua, si dovrebbero fare dissalatori lungo tutta la costa, anche se, come ha fatto notare l’AD di Ombrone SpA l’acqua dissalata sia oggi quella che costa di più (per tacere di quanto costerà in futuro e delle qualità organolettiche, aggiungiamo noi). Poi, sempre  secondo Periccioli, si potrà riprendere il progetto del grande invaso del Merse (senza il Farma), progetto a suo tempo abbandonato perché non economico dati i tempi brevi di riempimento da sedimenti. Ma, come non ricordare che il Merse diventò “rosso”, nel 2001 per lo sversamento, ancora in atto, dei veleni provenienti dalla Miniera di Campiano, che impongono un trattamento quotidiano di bonifica? Quale acqua ci regaleranno questi progetti e a quale costi?
Ma lo scenario che si intravede è ben più preoccupante, perché nel frattempo, sia Fiora che AIT  hanno espresso parere favorevole alla Regione affinché si lascino all’ENEL le acque dell’Amiata per triplicare lo sfruttamento Geotermico.
L’acquifero del Fiora sta diminuendo in rapida progressione mentre aumenta la quantità di arsenico. Il maggior imputato è lo sfruttamento geotermico che ENEL, su autorizzazione della Regione, incrementa, continuando ad usare tecnologie obsolete fortemente impattanti sull’ambiente.
Le royalties che ENEL paga sono più importanti per Regione e Comuni sede di impianti; che la salute delle popolazioni, la tutela dell’ambiente e l’acqua naturale per le future generazioni.
Né va meglio nel resto delle aree minerarie. L’acqua di falda della Piana di Scarlino, le acque dei canali drenanti di miniera non vengono bonificate, perdendo così una quantità immensa di acqua che potrebbe essere ad uso potabile. Ma anche qui ENI non viene chiamata a pagare.
Quindi sembra che abbiano già deciso di abbandonare all’ENEL e all’ENI le acque naturali dell’Amiata e delle Colline Metallifere, facendo pagare a noi contribuenti i dissalatori dell’acqua di mare, gli abbattitori di Arsenico e il grande invaso sul Merse.
Siamo usciti da questa riunione avendo avuto la dimostrazione lampante che il sistema di gestione misto pubblico/privato di questo bene primario che è l’acqua non può essere lasciata in queste mani, né che l’acqua possa continuare ad essere una merce; deve essere non solo pubblica ma, soprattutto, gestita in modo partecipato dal basso. Un’amara verità è emersa: se anche nel passato si fosse valutata la convenienza economica solo a brevissimo termine, come fanno oggi i neoliberisti, lo Stato non avrebbe mai investito e realizzato l’Acquedotto del FIORA e questa regione sarebbe oggi una landa abbandonata.

Gli interventi:

Roberto Barocci

Se ci si limita a proclamare che l’acqua è sempre stata di proprietà pubblica e che i referendum non avevano ragione di essere, ma al contempo si tace sul fatto che le conoscenze, le competenze e il saper fare sono state affidate ad un soggetto privato, si compie un’operazione politica disonesta. Purtroppo in molti lo hanno fatto, approvando in queste aule, con tali argomentazioni, lo Statuto della Spa Acquedotto del Fiora, e, tutt’oggi, c’è chi sostiene ancora queste posizioni disoneste.
Infatti, da sempre è risaputo che il controllo reale di un impresa è nelle mani di chi  ha le conoscenze e le competenze, il sapere e il saper fare e in Economia Aziendale il Know how è persino sinonimo di buoni affari. Se poi una parte di tale conoscenze sono esercitate in regime di monopolio, come oggi accade per quelle idrogeologiche, sulla estensione e qualità di una falda idrica o sulle condizioni di stabilità di una conduttura o di un’opera di captazione, il proprietario reale dell’acqua, cioè il gestore della rete, gode anche di una posizione di rendita.
Con uno slogan, quindi semplificando, possiamo dire che l’Acqua appartiene a chi gestisce le tubature.
Per questo motivo in questi ultimi anni i consiglieri comunali sono stati espropriati delle scelte sull’acqua e mai hanno potuto scegliere quale tipo di opera fosse preferibile o quale tipo di finanziamento fosse più opportuno. Non credo di sbagliare affermando che neppure i Sindaci in sede di Assemblee dell’ATO abbiano avuto la possibilità di scegliere. Se i Sindaci sono stati trasparenti, al massimo hanno comunicato ai loro consiglieri le scelte già compiute e ratificate.
Per questi motivi siamo a illustrarvi tre fatti documentati, che possono esservi utili nel momento che fosse per voi possibile esercitare una funzione, che per legge vi è affidata: il diritto di scegliere come gestire il bene Acqua per conto dei cittadini e del mandato ricevuto.

1- Non corrisponde al vero che l’acqua manca.
E’ vero invece che molte sorgenti di acqua, in Amiata e in particolare in tutte le località delle Colline Metallifere sono inquinate da soggetti privati, da ENI in particolare. Nessun Ente pubblico, tranne l’ex sindaco di Montieri, ha imposto a tale società il rispetto della legge: quello di compiere le dovute bonifiche. Tanto meno si è attivato il sig. Moreno Periccioli, già Presidente dell’ATO/Acqua, poi commissario regionale, ma anche Presidente della Scarlino Energia, a cui spetterebbe da una parte la difesa delle risorse idriche e dall’altro tutte le bonifiche ereditate da Eni su Scarlino dopo l’acquisto dell’inceneritore da Ambiente Spa. Le bonifiche delle falde idriche attendono da decenni e il conflitto di interessi è evidentissimo anche perché fu Moreno Periccioli, al tempo Assessore regionale all’Ambiente, a consentire all’Eni l’allagamento della miniera di Campiano, nonostante che fosse stato informato del probabile avvelenamento delle falde del fiume Merse, consentendo che fosse terminato quello che la Magistratura ha definito “uno scellerato progetto”(1).
Per essere concreti, il solo canale drenante la miniera di Niccioleta versa sul fiume Carsia in media 300 litri al secondo. Se si moltiplica la portata dello scarico sul Carsia per i 60 secondi di un minuto, quindi per i 60 minuti di un’ora e infine per le 24 ore di una giornata, si trova la quantità d’acqua che si perde in un solo giorno: quasi 26 milioni di litri! Ciò avviene tutti utti i giorni dell’anno. Altre portate d’acqua dei canali drenanti da bonificare sono a Gavorrano, Fenice Capanne e Campiano, ma le procedure di bonifica della miniera di Niccioleta, iniziate nel secolo scorso, nel 1998, non procedono e nessun opera è stata compiuta per recuperare tali acque inquinate dalle attività minerarie.
Dal 2005 tale Canale drenante è inserito inutilmente anche nel Piano Regionale di Bonifica. Se un consigliere volesse documentarsi e far rispettare la legalità calpestata, basta leggere il Piano Provinciale di Bonifica, dove può trovare lo stato di tanti siti da bonificare sparsi nella nostra provincia e le relative portate d’acqua.

2- Non corrisponde al vero che esiste un’anomalia naturale di Arsenico nelle fonti d’acqua naturali della nostra provincia.
Secondo quanto riportato dai Decreti della Regione Toscana, l’Acquedotto del Fiora, a supporto delle richieste di deroghe alla concentrazione massima di 10 µgr/lt di Arsenico nelle acque potabili, ha presentato alle autorità studi idrogeologici realizzati in collaborazione con Arpat, attestanti che l’Arsenico è “in armonia con la circolazione idrica sotterranea”(1), che nelle acque naturali della provincia di Grosseto “sono presenti elevate anomalie di origine naturale dipendenti da particolarissime condizioni geochimiche” e, pertanto, non eliminabili con opere di bonifica, come previsto dalla legge.(2)
Per giustificare queste conclusioni sono state campionate come acque naturali anche diverse acque sicuramente inquinate da attività antropica, prelevate nei siti già inseriti nei Piani regionali di Bonifica e oggetto di procedura di bonifica o in corsi d’acqua inquinati, a valle di discariche minerarie da bonificare. Inserendo tra le fonti naturali analizzate, anche le acque dei canali drenanti le miniere e le acque di torrenti inquinati da scoli di discariche minerarie a cielo aperto, si sono sicuramente falsati i risultati. L’Arpat con queste scelte si dimostra uno strumento inaffidabile.
Dirigenti dell’ Arpat erano infatti sicuramente informati dell’inquinamento procurato dai canali drenanti le miniere, avendo ricevuto dati e informazioni in tal senso nell’ambito delle procedure di bonifica, realizzate negli anni precedenti ai suddetti studi sulle acque naturali (1).
Considerato che le ultime linee guida dell’EPA del 2006, riconoscono per l’Arsenico il valore di 2 µgr/lt relativo al rischio aggiuntivo di un caso di cancro per 10.000 persone ed il valore obiettivo zero (1), si può comprendere il nostro allarme per aver dovuto bere per molti anni As in concentrazioni diverse volte superiori al valore 10.
Dopo il salutare intervento della Comunità Europea, che ha recentemente bloccato l’ennesima richiesta di deroga della Regione Toscana, si sono realizzate a nostre spese gli abbattitori di Arsenico a valle delle sorgenti, che portano acqua con valori fuori norma. Non abbiamo più acque naturali.
Questi inserimenti impiantistici, necessari in fase emergenziale, devono essere posti, secondo legge, a carico dei soggetti inadempienti nelle opere di bonifica e a carico di quanti oggettivamente hanno operato impedendo l’applicazione della legislazione sulle bonifiche nel nostro territorio.

3- Non corrisponde al vero che la Geotermia in Amiata non inquina e non sottrae acqua all’acquifero idropotabile.
E’ certificato dall’ARS che le centrali già operanti in Amiata depositano con la ricaduta dei fumi da 80 a 94 Kg/anno di Arsenico. Questo cancerogeno di I° classe IARC, secondo l’ISPEL non può non finire nelle acque superficiali e di falda. Il che significa che attualmente le centrali geotermiche sono in grado di rendere non potabili, da 8 a 9 miliardi di litri d’acqua.
Lo studio MOBIDIC, commissionato dalla Regione Toscana, ha reso pubblici i dati delle precipitazioni degli ultimi anni; nel 2008, 2009, 2010 sull’Amiata ha piovuto come non mai e anche il 2012 ha avuto le nevicate più cospicue rispetto agli ultimi anni. Ciò nonostante continua il calo pauroso dell’acquifero e, come testimoniano i dati del piezometro di Poggio Trauzzolo, il suo livello è ulteriormente sceso in un anno di altri 12 metri, dopo aver perso, con dati analitici indiscutibili, dall’inizio dello sfruttamento geotermico, ben 200 metri di profondità.
La Regione Toscana e i comuni dell’Amiata, a fronte di evidenze scientifiche e della   indubbia riduzione dell’acqua, che fanno affermare un probabile collegamento tra le due falde e in violazione del Principio di Precauzione e quello di Prevenzione consentono all’Enel di continuare a sfruttare con la geotermia i bacini profondi, per pochi decine di migliaia di euro. Ma volendo scaricarsi dalle responsabilità hanno scritto nelle ultime prescrizioni per la centrale di Bagnore 4 che l’Enel:“deve monitorare gli aspetti connessi alla possibilità di mobilizzazione dell’Arsenico per interazione tra acque sotterranee e roccia serbatoio e monitorare le eventuali relazioni idrodinamiche tra l’acquifero ospitato nelle vulcaniti e il sistema geotermico profondo.”(4). Il tutto non in sede preventiva, ma a posteriori, come a Taranto…
SOS Geotermia e noi sosteniamo che un amministratore, se opera nell’interesse della collettività, dovrebbe richiedere al soggetto privato, nel rispetto della legge esistente,  la certezza della mancanza di tali rischi con monitoraggi preventivi e non prescriverli a posteriori, per di più senza fissare i tempi, gli strumenti e le competenze, tutte lasciate al Comune montano, che sicuramente ne è privo.
Note:
1) La documentazione e gli approfondimenti sono sul libro “Arsenico e scellerati progetti – Cronache di abusi ed omissioni..” scaricabile da questo sito:
http://roberto.barocci.info/category/documenti/arsenico-e-scellerati-progetti/
2)Vedi:“Caratterizzazione e valutazione delle acque naturali in provincia di Grosseto” Contratti di ricerca fra Arpat…e Università degli Studi La Sapienza di Roma, 1995- 2003.
3) Scaricabile qui: http://www.regione.toscana.it/regione/multimedia/RT/documents/2012/05/25/fd958d3f1a3759cf7fc90729b8a3a715_amiatamobidicrelfinale.pdf
4) Delibera della Giunta Regione Toscana n° 810 del 10.9.2012

Andrea Marciani

Con la sentenza 199/2012 della Corte Costituzionale che ha abolito l’art. 4 del decreto legge 138/2011 del governo Berlusconi, la gestione dei servizi idrici integrati è tornata a quanto stabilito dai decreti presidenziali 113 e 116 del 21 luglio 2011, l’abolizione dell’articolo 23-bis, non richiama in vita norme precedenti ma sottomette i servizi pubblici locali alla legislazione comunitaria.
La novità più rilevante che scaturisce dall’abrogazione di questo articolo è la possibilità di affidamento della gestione del servizio idrico integrato ad un azienda speciale, che ricordiamo è un ente strumentale dell’ente locale dotato di personalità giuridica, con autonomia imprenditoriale e dotata di uno statuto approvato dall’ente pubblico di riferimento (art.114 testo unico degli enti locali) .
Ora gli ATO hanno piena libertà di scelta sull’affidamento del SII.
La possibilità di arrivare ad una gestione realmente pubblica tramite un’azienda speciale deve misurarsi con la grande diversità delle situazioni gestionali esistenti, dalle SpA a totale capitale pubblico alle SpA miste fino ai rarissimi casi di SpA totalmente private.
Prendendo in esame l’Acquedotto del Fiora, che ci riguarda direttamente,e la cui concessione si conclude nell’anno 2026, la possibilità di trasformare questa SpA mista in un Azienda Speciale, passa attraverso la necessità di reperire risorse per riacquistare le quote dei soggetti privati (Acea e Mps).
Dall’esame del bilancio 2011 a noi risulta che a fronte di un utile d’esercizio di oltre 6 milioni d’euro, il valore complessivo della quota in mano ai privati, conteggiando Capitale sociale, Riserve ed Utili d’esercizio, non eccede i 9 milioni di euro.
A queste condizioni, i 56 Gomuni delle provincie di Grosseto e Siena, che ne detengono la quota pubblica, con il riacquisto della quota privata farebbero un ottimo affare, recuperando l’investimento in solo due anni d’esercizio.
Naturalmente non possiamo essere a conoscenza di eventuali patti para-sociali che potrebbero modificare il valore delle quote societarie e visto che in aula sono presenti molti dei protagonisti che potrebbero darci chiarimenti su questo punto li invitiamo a farlo.
Bisogna comunque tenere presente, che gli utili d’esercizio dell’Acquedotto del Fiora sono cresciuti negli ultimi 6 anni ad un ritmo esponenziale, nonostante si sia registrato al contempo un decremento dei consumi, dai 219 mila euro del 2005 ai 6 milioni 168mila euro del 2011. questo soprattutto per l’effetto congiunto del calo degli investimenti in manutenzione e dell’aumento delle tariffe, aumenti autorizzati dai sindaci dell’ATO 6 e che ci pongono al terzo posto in Italia per costo unitario dell’acqua nella fascia dei primi 200 metri cubi di consumo.
Per quanto i costi d’esercizio dell’acquedotto del Fiora siano appesantiti dalla vastità del territorio in rapporto al numero delle utenze, di fronte al livello di profitti raggiunti, le note difficoltà di accesso al credito bancario dovrebbero essere ormai superate, anche qualora tale credito dovesse servire al recupero alla parte pubblica del intera proprietà.
Senza dimenticare che la Cassa depositi e prestiti, che ha sostenuto negli scorsi anni molti imprenditori privati nelle operazioni di privatizzazione, potrebbe trovare una funzione molto più consona ai sua ragion d’essere nel finanziare il tragitto inverso dal privato al pubblico.
Infine per chi oppone all’ipotesi del ricorso alle Aziende speciali, il timore dei rigori imposti dal Patto di Stabilità degli enti locali e che renderebbero insostenibile la gestione pubblica delle stesse, ricordiamo che secondo la già citata sentenza 199/2012 della Corte Costituzionale, l’abrogazione dell’articolo 4, che prevedeva, tra l’altro, l’assoggettamento al patto di stabilità interno delle società “in house”, fa decadere i suoi effetti anche in quest’ambito.
Per concludere, anche se è difficile immaginare un immediato ritorno alla gestione pubblica del servizio idrico integrato, è importante che si faccia strada nella classe politica l’evidenza della sua necessità.
Infatti è ormai noto che l’irruzione del profitto privato nella gestione di un bene comune come l’acqua, abbia avuto ovunque effetti deleteri sul servizio, con enorme aumento delle tariffe e generale peggioramento dello stato della rete di distribuzione.
Gli italiani nel giugno dello scorso anno lo hanno capito e lo hanno affermato con vigore, ora tocca ai nostri amministratori dare esecuzione alla volontà popolare.
Vi invitiamo a farlo… meglio di quanto abbiate fatto finora.

La Regione Toscana si riscatti e fermi le centrali. Carlucci scrive a Rossi

Pubblichiamo la lettera aperta che Carlo Carlucci, che partecipa anche al coordinamento SOS Geotermia, ha scritto il 28 agosto us al presidente della regione Toscana Enrico Rossi.

Egregio Presidente,
nel caso la Valutazione di Impatto Ambientale ricevesse dalla Regione parere positivo è evidente che saremo costretti a ricorrere  in quanto ci sono tanti, troppi segnali sfavorevoli ( l’acqua ai minimi storici e che continua a calare malgrado le ultime annate di particolare piovosità, l’arsenico che aumenta, le risposte sulle emissioni fornite dall’ARS contorte e distorsive, etc.).
Nel caso invece fosse concesso un’ulteriore posticipo continueremo a batterci contro i giochi della scienza (degli specialisti), contro questi depositari di un ignoranza particolareggiata così come ebbe ad esprimersi il grande avv.Ascari, colui che finalmente ebbe ragione su Enel per il disastro del Vajont.
Ci batteremo contro l’anomalia tutta italiana del controllato che è anche il controllore.
E non a caso l’avv.Ascari fustigava nei primi anni ’70 la legge del profitto fine a se stesso,  la legge del profitto pronta a trovare le mille giustificazioni che la ‘scienza’ era disposta  a fornirgli.
Nel caso la Regione, ritornando sui propri passi, negasse una volta per tutte la possibilità di continuare con questa geotermia (che noi riteniamo assolutamente non sostenibile sull’Amiata e sul suo territorio) noi vorremmo partecipare attivamente all’individuazione delle scelte alternative.
Su una pregevole rivista amiatina, Amiata Storia e Territorio, lei (e un qualsiasi giudice) può constatare che tutte le invocazioni, i richiami, gli appelli al sostanziale principio di preoccupazione sono stati sostanzialmente, sistematicamente, disinvoltamente disattesi nel corso di questo quarto di secolo.
Non so se è vero quanto hanno riportato i giornali secondo i quali lei avrebbe definito di destra coloro che si oppongono all’inceneritore e alla nuova autostrada Grosseto-Civitavecchia… Sempre di più viene fatto ricorso (da una parte e dall’altra) a un linguaggio offensivo e riduttivo. In realtà privati cittadini, fuori da ogni calcolo egoistico, che sacrificano anni della loro vita in nome della difesa del loro territorio sarebbero tutt’altro che definibili con linguaggio denigratorio.
La prova evidente dell’anomalia protratta per la quale il controllato è sostanzialmente il controllore e gli organi di controllo (Arpat, Ars…) della Regione svolgono appena, col loro dire-non dire, una funzione sostanzialmente subalterna; questa prova è stata data nel confronto in Regione tra noi e i tecnici dell’Enel: a una serie di questioni pressanti e  fondamentali da noi sollevate, i tecnici Enel non hanno avuto di che rispondere.
Martini ha presieduto al Protocollo 2007 nel quale, secondo il principio del do ut des, si è consumato l’accordo con Enel e cioè il raddoppio della produzione geotermica in cambio di un aumento vertiginoso dei compensi per la Regione. Bagnore 3 priva di Via sarebbe stata indebitamente prorogata al 2013 e poi col colpo di mano (come chiamarlo altrimenti?) Enel/Scajola, fino al 2024. La dr.ssa Bramerini, per addolcire la nostra profonda delusione, ci disse che ove fossero emerse evidenze si sarebbe provveduto a chiudere anche centrali esistenti. Queste evidenze oggi ci sono.
Distinti saluti, Carlo Carlucci

Firenze, 18 luglio 2012. In Regione contraddittorio sulla VIA a Bagnore 4: “SI’, VIA le centrali dall’Amiata!”

Il logo del CoordinamentoDi seguito il comunicato stampa di SOS Geotermia, a seguire le ‘Domande’ presentate dai Comitati in sede di contraddittorio:

Geotermia, contraddittorio in Regione sul VIA per Bagnore 4: i Comitati inchiodano Regione ed Enel alle responsabilità sulla salute
L’unica tutela per le popolazioni è una moratoria sull’attività geotermica per dar corso a verifiche scientificamente obiettive, come peraltro previsto dagli stessi protocolli sottoscritti

Il 18 luglio si è tenuto presso la Regione Toscana un contraddittorio avente per oggetto la VIA di Bagnore 4, la centrale da 40 MW che andrebbe a triplicare lo sfruttamento geotermico di ENEL Green Power nel versante grossetano portandolo a 60 MW, sommandosi all’attuale l’attuale centrale di Bagnore 3 di 20 MW.
Sono stati invitati i vari soggetti che negli anni hanno presentato osservazioni alla costruzione di questa centrale, il cui progetto, vecchio e superato dagli sviluppi tecnologici del settore, in particolare per quanto riguarda gli impianti binari o ad emissioni zero, risale niente meno che al 2005, più volte modificato ed oggi stravolto con semplici integrazioni volontarie presentate dal proponente.
Erano presenti anche alcuni amministratori dell’Amiata ed è stato il sindaco di Arcidosso a leggere un comunicato, proposto come documento condiviso da tutti i sindaci del versante grossetano, con il quale venivano ancora espresse preoccupazioni visto che permangono problemi e rischi. Le divergenze sono subito emerse con l’intervento del sindaco di Santa Fiora, che prima ha detto di condividere il documento unitario, poi ne ha letto un altro, dove si diceva esattamente l’opposto, sollecitando la costruzione della centrale.
Gli interventi dei rappresentanti dei Comitati,  delle Liste civiche e del WWF sono stati precisi e puntuali: non sono stati presentati giudizi o valutazioni personali, ma tutto quello che è stato detto è stato tratto da documenti, redatti dagli organi regionali, o risultati di studi e ricerche svolte su incarico della Regione.
È stata riaffermata la pericolosità della geotermia sull’Amiata non solo per l’ambiente, l’acqua, l’aria e il suolo, ma anche per la salute della gente. Non solo gli studi condotti non hanno chiarito i problemi e i rischi derivanti dallo sfruttamento geotermico in questo territorio, ma hanno ampiamente confermato quello che ormai da tempo si viene denunciando e che si trova scritto in decine di documenti, spesso ignorati proprio da coloro che avrebbero il dovere di tutelare le nostre comunità.
La geotermia nel corso degli anni ha contribuito a ridurre l’acquifero potabile di oltre 200 metri e questo danno sta continuando, come dimostrano anche gli ultimi dati del piezometro di Poggio Trauzzolo, che ci dicono che dal luglio 2011 al febbraio 2012 il livello della falda è sceso di altri 6 metri. Anche i redattori dell’ultimo studio modello Mobidic con il quale si indagava la dinamica, ossia le oscillazioni della superficie dell’acquifero, nelle loro conclusioni dicono che queste non possono dipendere soltanto dalla fluttuazioni climatiche, “ma che possa potenzialmente giocare un ruolo anche una fluttuazione della pressione inferiore” (dovuta allo sgonfiamento dei cuscini geotermici).
Per non parlare poi della qualità dell’acqua e dell’aumento dell’arsenico registrato negli ultimi anni, come denunciano anche i documenti dell’Acquedotto del Fiora, di Arpat e delle Asl.
Ma non sono soltanto questi i problemi; la VIA di Bagnore 4, a giudizio dei Comitati, non può essere autorizzata perché non lo consentono neppure gli atti ufficiali della Regione Toscana, in particolare la delibera della G.R. n. 344 del 2010 ENEL non riesce a rispettare i valori limite di emissione stabiliti dal quel provvedimento e lo confermano espressamente i dati sulle quantità di inquinanti, riportati nelle sue ultime integrazioni volontarie del Febbraio 2012. Neppure i miglioramenti impiantistici riescono ad abbattere l’enorme quantità di ammoniaca che viene emessa dalla centrale di Bagnore 3: nel 2005 addirittura 550 kg/h, a fronte dei 10 kg./h prodotti da tutte le altre centrali geotermoelettriche.
E se le quantità sono così grandi Enel non potrà mai rispettare il limite di 2 Kg/h.
Né migliori sono le previsioni per l’acido solfidrico (H2S), già estremamente alto nella centrale di Bagnore 3 e che, dicono, andrebbe ad aumentare ‘soltanto’ del 35%, come si trattasse di una sostanza benefica per la salute; discorso analogo per il mercurio.
Non ci sono le condizioni per ulteriori sviluppi della geotermia sull’Amiata. I danni che già vengono evidenziati ci dicono che non sono sostenibili neppure le centrali esistenti, tra l’altro mai sottoposte alla VIA.
E allora i Comitati chiedono alla Regione Toscana che rispetti e faccia rispettare ad ENEL quello che è stato sottoscritto nel protocollo d’intesa del 2009: ”La previsione di sviluppo dell’attività geotermica in queste aree, pertanto, resta subordinata alla verifica, sul piano scientifico, delle condizioni di assoluta salubrità della coltivazione geotermica”.
In questi anni è stato ampiamente dimostrato che queste condizioni non esistono.

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CONTRADDITTORIO SULLA ‘VIA’:  8 domande a Enel

Oggetto dell’Intervento: Mancanza di produzione di uno Studio di Impatto Sanitario. Aspetti preoccupanti per la salute degli abitanti dell’area geotermica sud (Amiata) emersi dalla recente ricerca epidemiologica condotta dalla Fondazione Monasterio per conto dell’Agenzia Regionale di Sanità.
L’impatto sulla salute dell’attività geotermica viene praticamente escluso da ENEL. A pag. 21 delle Integrazioni relative alla qualità dell’aria con la costruzione di Bagnore 4, quando parla dell’idrogeno solforato, si limita a dire “L’impatto sulla salute umana è senz’altro trascurabile su gran parte del territorio e non significativo nell’area di principale impatto”.
Rispetto all’Idrogeno Solforato è scientificamente provato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che l’impatto sulla salute delle persone esiste e che è maggiore dove sono maggiori le emissioni di questo inquinante. Quanto sia trascurabile e significativo lo devono stabilire le autorità sanitarie e uno Studio di Impatto Sanitario ma non le considerazioni semplicistiche del soggetto proponente (l’Enel, da qui in avanti ‘proponente’, ndr). E’ evidente poi che quando l’impatto sulla salute deriva da diversi e pericolosi inquinanti e dalla loro azione cumulativa e sinergica, il trascurabile non è più trascurabile e il non significativo diventa significativo.
Detto ciò in merito alla affermazione sopra riportata la prima domanda che formuliamo al proponente è la seguente

Domanda 1 : Le conclusione riportate a pag. 21 delle Integrazioni Volontarie si basano su studi o evidenze scientifiche pubblicate e supportate da dati certi? Se sì indicare la fonte scientifica. Non ritiene opportuno Enel di fare uno studio sanitario specifico e completo in Amiata, relativamente a tutte le sostanze inquinanti legate alla geotermia, prima continuare lo sfruttamento attuale e di dare il via a qualunque intervento di ulteriore sfruttamento sul territorio Amiatino (incluso il Piano di Riassetto di Piancastagnaio)?

Domanda 2: Rispetto all’esposizione di popolazioni a basse, ma non trascurabili, percentuali di idrogeno solforato e degli altri inquinanti (tra cui, ma non solo, SO2), esistono studi che affermano l’assenza di effetti negativi soprattutto su popolazioni fragili come i neonati o i bambini? Se sì si chiede al proponente di indicare gli studi.

Abbiamo effettuato una valutazione approssimativa delle quantità di inquinanti emessi dalle centrali amiatine, sulla base dei risultati delle analisi effettuate dall’ARPAT; si tratta sicuramente di quantificazioni sottostimate, in quanto non è stato possibile reperire i dati di emissione delle centrali Bagnore 1 e Bagnore 2, della potenza complessiva di circa 7 MW, che hanno funzionato per circa 40 anni, a scarico libero, tipo PC2.

Domanda 3: chiediamo formalmente ad ENEL di metterci a disposizione i dati delle quantità di inquinanti emessi dalle centrali Amiatine. E’ in grado di fornire queste informazioni?

Nel frattempo sulla base dei dati Arpat, possiamo sicuramente affermare che fuoriescono dalle centrali i seguenti quantitativi di sostanze normate (perchè per altre non abbiamo valori di riferimento):
– Idrogeno solforato:    124.000 t.;
– Arsenico:               465 kg.
– Mercurio:          39.000 kg.
– Anidride carbonica:      18.500.000 t.;
– Ammoniaca:          58.200 t.
– Acido borico:               236 t.
– Metano:        256.000 t.

Domanda 4: Di fronte a questi valori “ufficiali” ed a quelli in possesso del proponente – ed anche relativi a sostanze non normate – esistono studi che dimostrano la non tossicità di miscele di sostanze appartenenti alle tabelle Oncogeniche dell’OMS e che risultano comunque presenti nel territorio Amiatino in quanto emesse dalle centrali geotermiche? Se sì chiede di indicare la fonte scientifica.

La legge regionale 10/2010 in materia di VIA prevede che per attività fonte di possibili rischi per la salute, come le centrali geotermiche, non sia lecito rilasciare autorizzazioni all’esercizio in mancanza di valutazioni puntuali circa l’azione cumulativa e sinergica delle nuove emissioni con le forme di inquinamento già esistenti e documentate (vedi ad esempio la  recente ricerca epidemiologica condotta dalla Fondazione Monasterio per conto dell’Agenzia Regionale di Sanità)
Pertanto l’esercizio di centrali geotermiche deve essere autorizzato solo dopo la produzione e approvazione di una VIA che deve avere la salute umana tra gli obiettivi di salvaguardia e tutela.
Coerentemente nell’allegato C della suddetta legge regionale, che disciplina il contenuto dello Studio di Impatto Ambientale, nelle Norme Tecniche e nelle Linee Guida, nonché nelle pubblicazioni a carattere manualistico redatte dalla Regione, oggi operanti (vedi Norme tecniche in http://www.regione.toscana.it/via ), viene fatto esplicito riferimento agli aspetti sanitari. Tali aspetti vanno considerati anche a seguito del D.Lgs 152/2007 in attuazione della direttiva 2004/107/CE concernente l’arsenico, il cadmio, il mercurio, il nichel e gli idrocarburi policiclici aromatici nell’aria ambiente.
Nello specifico della VIA, le Delibere di Giunta Regionale 20/9/1999 n°1068 e n°1069, punti 2.11.1, 3.11.1 prescrivono le analisi delle seguenti componenti sanitarie:
• valutazione delle condizioni di esposizione delle comunità, in relazione ai potenziali fattori di rischio per la salute, prestando particolare attenzione all’identificazione di eventuali gruppi di individui particolarmente sensibili e alla valutazione dell’eventuale esposizione contemporanea a più fattori di rischio;
• valutazione dello stato sanitario della popolazione (analisi dei dati anagrafici di natalità e mortalità di dati delle cause di mortalità con particolare attenzione alle patologie legate ad aspetti ambientali quali quelle neoplastiche, cronico-degenerative, infettive, malattie professionali e infortuni sul lavoro, le patologie legate alla gravidanza, analisi di dati forniti rilevanti campionari specifici);
• identificazione dei rischi eco-tossicologici (acuti e cronici, a carattere reversibile e irreversibile) con riferimento alle normative nazionali e comunitarie;
• descrizione del destino degli inquinanti individuati attraverso lo studio del sistema ambientale, dei processi di dispersione, diffusione, trasformazione e degradazione e delle catene alimentari; la valutazione dell’accumulo nelle catene alimentari di alcuni inquinanti pericolosi (diossine, PCB, metalli pesanti come il cadmio, il piombo, il mercurio e arsenico), che causano sicuramente danni sanitari.

Malgrado ciò per la nuova centrale Bagnore 4 non risultano essere state presentate e/o richieste dalle pubbliche amministrazioni Valutazioni sanitarie in sede di Studio di Impatto Ambientale. Manca in sostanza uno Studio di Impatto Sanitario che dimostri la sostenibilità di ulteriori emissioni di mercurio, arsenico, idrogeno solforato … conformemente alla legislazione e alle Linee Guida sopra riportate in materia di VIA

Domanda 5: Come giustifica il proponente la mancanza di uno Studio di Impatto Sanitario che dimostri la sostenibilità del progetto? Se la legge obbliga il gestore di attività potenzialmente nocive, per le popolazioni in cui opera, a dimostrare la sostenibilità del progetto che propone, perché ENEL non ha presentato (e soprattutto perché la Regione Toscana non hai mai chiesto) la Valutazione di impatto Sanitaria né per le vecchie centrali né per i nuovi progetti?
Intende l’Enel assumersi la responsabilità di affermare che tutte queste emissioni (quelle già presenti e quelle che si produrranno) anche in azione combinata fra loro, non hanno nessun impatto di tipo sanitario quando comunque anche lo studio “ARS” riporta degli eccessi sul territorio amiatino difficilmente spiegabili se non con l’attività geotermica?

Domanda 6: Ritiene il proponente che la valutazione di impatto Sanitario possa essere sostituita dalle indagini condotte nello Studio della Fondazione Monasterio sulla salute nei comuni sede di impianti geotermici o è consapevole, il proponente, di eventuali manchevolezze o contraddizioni di questo studio?

A tale proposito rileviamo come lo studio ARS, pur contenendo dati molto allarmanti, sia, a nostro avviso, ricco di contraddizioni insanabili e non possa sostituire una Valutazione di Impatto Sanitario.
Alle pagine 68 e 69 si dice: “Rispetto all’intero contesto regionale, i comuni limitrofi (a quelli geotermici, n.d.r.) appartengono ad una macroarea geografica sufficientemente ampia, ma più simile all’area di studio. In particolare è ragionevole assumere che le caratteristiche socio-economiche siano sufficientemente omogenee in tutta la macroarea in studio, elemento importante per il controllo del possibile effetto di confondimento dovuto alla condizione socio-economica”.
In tal modo si afferma che lo studio ha tenuto conto delle condizioni socie-economiche e la scelta della macroarea è stata fatta in modo che le differenze socioeconomiche non possano essere ritenute fonte di differenti condizioni sanitarie all’interno della stessa macroarea.
Poi, a pag. 322 – conclusioni -, dice sostanzialmente il contrario, attribuendo un peso determinante ai fattori socio-economici: “I risultati complessivi indicano che i maggiori determinanti delle debolezze riscontrate nel profilo di salute dell’area geotermica sono da ricercare soprattutto nelle occupazioni ed attività produttive del passato, senza escludere esposizioni più recenti, negli stili di vita individuali, in una modesta componente ambientale naturale, almeno per alcune specifiche cause, come le respiratorie acute e le urinarie, o in altri fattori al momento non noti, piuttosto che nell’attività geotermica”.  
Ancora nello Studio, a pag. 162, considerazioni sui risultati delle analisi della mortalità, si afferma:
“L’uso della mortalità del periodo 2000-2006 come descrittore dello stato di salute della popolazione è ragionevolmente giustificato dal fatto che tale periodo è sufficientemente distante dall’entrata in funzione della maggior parte degli impianti geotermici (anni 80), ed anche in ragione del tempo d’induzione-latenza della maggior parte dei tumori e delle malattie croniche. Negli uomini la mortalità generale osservata nell’intera area geotermica mostra un eccesso statisticamente significativo rispetto sia a riferimento locale sia al riferimento regionale.” Per le zone geotermiche (area Nord Larderello e area Sud Amiata) lo Studio evidenzia una stima dell’impatto di mortalità (differenza tra decessi osservati e decessi attesi rispetto all’area di riferimento) del valore di 99 unità in eccesso (+131 nei maschi e -32 nelle femmine) equivalenti a 14 decessi all’anno in più in tutta l’area geotermica.
In particolare questo valore sale a 171 unità nella zona dell’Amiata e specificamente nei paesi di Piancastagnaio, Abbadia San Salvatore, Arcidosso e Castel del Piano ove si registra un aumento dei decessi pari a 166 nei maschi e 5 nelle femmine negli anni 2000-2006.
Ma le cause di aumento di mortalità secondo lo Studio Ars (Sintesi) sarebbero tuttavia da attribuirsi “allo stile di vita dei cittadini Amiatini” ed agli effetti della precedente attività mineraria.
Tali conclusioni collidono però con una serie di considerazioni.
La letteratura scientifica internazionale dimostra che lo stile di vita influenza in modo chiaro la mortalità e l’incidenza delle patologie cardiovascolari, patologie che invece nella zona geotermica sud sono in netto calo.
Analizzando il grafico a pag. 81 dello studio si vede chiaramente che la mortalità generale dell’Area Sud risultava più elevata fino al 1979, quando l’attività geotermica non era ancora del tutto sviluppata e quindi gli eccessi di mortalità erano da imputarsi alla pregressa attività mineraria locale.
Però nei decenni successivi e soprattutto negli anni 2000-2006, la mortalità generale è aumenta in tutta l’area Sud ed in modo statisticamente significativo; di conseguenza, essendo in questo periodo venuti meno gli effetti dello sfruttamento minerario (da almeno 25 anni) è evidente che tali eccessi vadano attribuiti ad altra causa, da individuarsi in fattori ambientali e non in “stili di vita” (non esistendo alcun dato oggettivo che possa confermare quest’ultima correlazione).
Si noti infatti che Comuni vicini e limitrofi a quelli dove si rilevano gli eccessi, quali quelli Amiatini di Seggiano e di Santa Fiora oltre che quelli della zona Val D’Orcia e della zona collinare tra Amiata e Maremma, pur avendo uno “stile di vita” sostanzialmente identico a quello amiatino, non presentano i medesimi allarmanti dati.

Ancora a pag. 88 dello Studio, titolato: “analisi di tutti i tumori”, si evince un aumento statisticamente significativo di queste ultime patologie negli ultimi sette anni presi in considerazione, aumento non più attribuibile all’attività mineraria per i motivi detti sopra.
Nella seguente pag. 89 gli Autori scrivono: “Commento a Tutti i tumori M – nell’area sud si osserva un eccesso statisticamente significativo  nell’ultimo periodo del 19% rispetto all’area circostante… e del 16% rispetto alla regione.
Invece l’Agenzia Regionale di Sanità nelle conclusioni riportate nello “Studio in sintesi”, pag. 25, dice tra l’altro:…”gli indizi e le prove raccolte evidenziano un quadro epidemiologico nell’area geotermica rassicurante perché simile a quello dei comuni limitrofi non geotermici ed a quello regionale”…

Evidenti quindi le contraddizioni in quanto nelle premesse dello studio “ARS” si parla di modelli statistici che rendono omogenee le popolazioni da studiare e poi si dice che le differenze dipendono dalla non omogeneità; si assume inoltre che la mortalità nel periodo 2000-2006 sia da imputare alla geotermia e poi, nelle conclusioni, si afferma il contrario.

Un ulteriore elemento che rende lo studio non sufficiente, è costituito dal fatto che i dati non sono stati aggiornati almeno al 2010 mentre tali risultati sono importantissimi visto che il trend degli ultimi anni (pag. 81studio ARS)  è indicativo di una crescita molto accentuata delle patologie correlate alla geotermia.

Ciò è ancora più importante se si mette in relazione la pubblicazione di Arpat  del 1998, scritta da Eros Bacci. A pagina 216  scrive ” …un’interessante indagine sull’incidenza di particolari patologie associabili alle attività geotermiche è stata condotta da Zapponi (1996) , partendo da dati ISTAT e dall’ Istituto Superiore di Sanità. Si riferiscono al triennio 1980-1982 e indicano le cause di morte per USL. Zapponi ha esaminato i dati relativi alla USL 9040, composta dai comuni di Abbadia, Piancastagnaio, Arcidosso…………….La mortalità complessiva nei maschi tra 0 e 74 anni risulta inferiore a quella nazionale e non significativamente diversa dalla media regionale della Toscana, così per le femmine. Per la mortalità da tumori la popolazione maschile presenta valori inferiori a quelli attesi su base regionale . Per la categoria “tumori trachea, bronchi e polmoni l’area amiatina risulta al limite inferiore della mortalità regionale e nazionale”.

Domanda 7: Si chiede quindi al proponente se concorda con il fatto che, viste le contraddizioni evidentissime sopra riportate, lo Studio della Fondazione Monasterio sulla salute nei comuni sede di impianti geotermici ed, in particolare, le Conclusioni di detto Studio e le Sintesi fatte dall’ARS non possano sostituire il mancato Studio di Impatto Sanitario?
Si domanda inoltre ad Enel Green Power se non ritenga necessario integrare la SIA con la presentazione di uno studio che abbia ad oggetto la Valutazione dell’Impatto Sanitario della proposta centrale Bagnore 4 e se ritenga opportuno attendere i risultati delle indagini sanitarie per gli anni fino al 2010 prima di dare il via a qualunque intervento ulteriore sul territorio Amiatino, ivi incluso il Piano di Riassetto di Piancastagnaio?

L’Allegato 6 dello stesso Studio della Fondazione Monasterio titola: “Risultati staticamente significativi delle analisi di correlazione geografica tra dati ambientali e dati sanitari”, cioè si riconoscono patologie e mortalità in alcune zone delle aree geotermiche in relazione alle concentrazioni degli inquinanti presenti nelle zone medesime, ma non si specifica quali comuni siano presenti nei percentili rendendo impossibile la correlazione tra gli eventi e i paesi ove si verificano.
Sorge spontanea una domanda:  perché si pubblica un allegato che già dal titolo dichiara di correlare la mortalità e l’ospedalizzazione ai dati effettivamente legati alle concentrazione degli inquinanti geotermici e poi questo dato non viene tenuto in nessuna considerazione, anzi negando di legare i nomi dei paesi ai morti o ai ricoverati?

A riprova della oggettiva preoccupazione che aleggia intorno ai risultati dello studio, si rileva come in data 5 febbraio 2011 i medici di medicina generale di Abbadia San Salvatore e Piancastagnaio, insieme ad alcuni specialisti in un comunicato ufficiale letto durante un Convegno promosso dai Comitati ambientalisti, si siano detti preoccupati per i risultati dello studio ARS, invitando gli Autori e le istituzioni ad eseguire ulteriori approfondimenti e rendendosi disponibili a collaborare.
A tale proposito occorre ricordare l’impegno assunto dall’Assessore Bramerini e dallo stesso attuale Direttore dell’ARS Dott. Cipriani in diverse occasioni, per un ulteriore approfondimento dei risultati dello Studio, auspicabilmente esteso agli anni successivi al 2006, almeno fino al 2010.
E’ inoltre da evidenziare la Deliberazione assunta all’unanimità dal Consiglio Comunale di Santa Fiora in data 28 Maggio 2012, che impegna il Sindaco a chiedere alla Regione Toscana esami medici e analisi più approfondite sulla popolazione, per verificare l’eventuale impatto che può aver avuto l’uso della geotermia nel territorio di quel Comune.
Infine occorre anche tenere presente il Rapporto preliminare alla Valutazione Ambientale Strategica approvato con Deliberazione della Giunta Municipale di Santa Fiora n. 67 del 28/07/2011, in cui, a proposito dell’Azione strategica “Costruzione nuova centrale geotermica”, indicando le criticità ad essa connesse, richiama a proposito dello “stato di salute”, “l’incremento di incidenza di mortalità da tumore e infarto”.
Da sottolineare da ultimo, sul tema della Salute, quanto espresso in un primo momento in sede di valutazione del Progetto di Riassetto Enel dal responsabile MOM Sanità Pubblica zona Amiata Val d’Orcia nel proprio contributo istruttorio alla Via del piano di Riassetto su Piancastagnaio. Stante il fatto che i capitoli dello studio Enel Green Power sulla Salute Pubblica (Tomo 3, pp. 233-237) e le integrazioni successive “non indicano alcuna incidenza […] sulla popolazione residente, ma si limitano a riportare dati statistici di contesto nazionale e provinciale” (che evidentemente non sono di alcuna utilità), lo stesso medico proponeva di richiedere una VIS (Valutazione di Impatto Sanitario, n.d.r.). Questa valutazione si ritiene ancora più importante, malgrado il parere positivo successivamente espresso dal responsabile MOM, proprio in virtù dei discutibili risultati dello studio.

Domanda 8. L’ultima domanda che si rivolge ad ENEL alla luce di quanto sopra detto è la seguente:
Essendo riconosciuta nei comuni geotermici come vera la relazione tra l’aumento notevole di mortalità in funzione di concentrazioni crescenti di arsenico, mercurio, acido solfidrico ecc; essendo ritenuta ancora come vera l’esistenza di emissioni significative di arsenico, mercurio, acido solfidrico ecc., dalle centrali geotermiche dell’Amiata, il Proponente non ritenga vera anche la seguente conclusione: che l’incremento delle malattie e mortalità sull’Amiata sia dovuto anche alle emissioni delle centrali geotermiche?

Le suesposte domande formulate al Proponente devono intendersi estese agli Organi della Regione e degli Enti Locali, preposti al controllo ed alla Valutazione di impatto ambientale dei progetti esaminati che, unitamente all’esame delle Osservazioni degli Enti accreditati, non possono esimersi dall’applicare il fondamentale principio di precauzione e prevenzione.

‘CARTA CANTA!’ Conferenza stampa a Grosseto, consegnati documenti ai media

re nudoIl 24 maggio 2012, a Grosseto, si è svolta una Conferenza Stampa convocata dal Coordinamento SOS Geotermia per consegnare ai giornalisti la documentazione che attesta come la presenza di arsenico nell’acqua del Monte Amiata (che viene distribuita ad un bacino di utenza di circa 700.000 persone tra Grosseto, Siena e Viterbo) abbia subito dalla fine degli anni ’90 ad oggi un aumento.

Abbiamo subito attacchi furibondi e minacce da parte di politici, amministratori, enti e società legati alla gestione dell’acqua e all’attività geotermica in Amiata solo perchè, dopo oltre 10 anni di silenzi, abbiamo osato informare i cittadini sui rischi per la salute e il territorio, peraltro utilizzando anche documenti prodotti dagli stessi soggetti che oggi, però, smentiscono tutto.

Gli 8 documenti che oggi forniamo alla Stampa testimoniano una realtà insopprimibile, nonostante gli insulti e le minacce, perché prodotta in modo concorde da tutte le strutture pubbliche responsabili e competenti per territorio, che i Sindaci dei Comuni dell’ATO Ombrone sembrano oggi ignorare:
LA CONCENTRAZIONE DI ARSENICO NELLE FONTI IDROPOTABILI DELL’AMIATA E IN PARTICOLARE DEL FIORA È CRESCIUTA DALLA FINE DEGLI ANNI ’90 A METÀ DEGLI ANNI 2000, ARRIVANDO AI LIMITI DI LEGGE.
Le deroghe non sono più praticabili grazie al rifiuto della Commissione Europea all’ennesima deroga, e la furbizia di non prendere in considerazioni i rilevamenti e le analisi antecedenti al 2002 da parte di Arpat si commenta da sola.
Noi sosteniamo diverse possibili cause dell’inquinamento, legate al collegamento delle falde idropotabili con quelle profonde geotermiche, alla mancata protezione dei terreni di ricarica della falda dalle immissioni inquinanti e alle mancate bonifiche.
I Sindaci che sostengono invece la “naturalità” della presenza di Arsenico lo dimostrino con studi qualificati.
Noi li abbiamo chiesti, ma ancora li aspettiamo.
I Sindaci per legge avrebbero dovuto eliminare già dieci anni fa le cause di tale inquinamento e di tale incremento in sede dell’ATO Ombrone, così come avrebbero dovuto dare informazione ai cittadini (tutto previsto nelle deroghe ottenute all’epoca in sede CE), ma non l’hanno fatto.
Hanno invece deliberato l’acquisto di impianti da inserire a valle delle sorgenti per realizzare l’abbattimento delle elevate concentrazioni di Arsenico, addebitandoli ai contribuenti sulle bollette; soluzione che può essere tollerata solo in via emergenziale in attesa di ‘rimuovere le cause’ come prescritto.

Questa la documentazione:

1°doc. del 1999. Fonte: Arpat Toscana, Francesco Mantelli – Presenza di arsenico nelle acque distribuite al consumo umano in Toscana, ultima versione del 2002.
Si scarica dal sito ARPAT toscana scrivendo su un motore di ricerca il nome dell’autore e la rivista in cui è stato Pubblicato: Quaderni di geologia applicata.
Il lavoro è stato presentato al
3° Convegno Nazionale sulla protezione e gestione delle acque sotterranee per il III millennio a Parma nell’ottobre 1999.
Il limite minimo di rivelabilità strumentale per le sorgenti collocate nella provincia di Grosseto è di 1
µgr/litro e il valore massimo registrato in n°33 analisi effettuate nel corso del 1999 è di 4 µgr/litro, mentre il valore mediano è <1 µgr/litro.

2°doc. del 2003.Fonte Verbale del Consiglio provinciale del 23 giugno 2003 a Santa Fiora, Responsabile del Dipartimento provinciale Arpat:
L’acqua di Santa è un acqua oligominerale, cioè con un basso contenuto di sali minerali, purtroppo tra questi , ed introduco subito un argomento delicato, è presente l’arsenico, in quantità
mediamente di 7 µgr/litro; ricordo che la normativa attuale per l’acqua ad uso potabile è di 50 µgr/litro, però dalla fine di quest’anno, su indirizzo di una normativa europea, il limite passerà a 10 µgr/litro, per cui l’acqua di Santa Fiora non potrà più essere utilizzata, come più volte è stato fatto in passato, per tagliare altre acque, in modo da consentire il rispetto dei limiti consentiti dalla legge per i vari parametri”.

3°doc. del febbraio 2004. Fonte Acquedotto del Fiora, Presidente Rossano Teglielli – Risposta alla nota di accesso agli atti del 29.1.2004: Scrive: “Tale preoccupazione nasce dal continuo aumento di Arsenico registrato nelle risorse provenienti dall’acquifero del monte Amiata. Infatti sebbene le ultime analisi indicano che le principali sorgenti hanno tenori inferiori al limite normativo, i valori assoluti sono ormai prossimi alla soglia per soli 1 o 2 decimi di microgrammo per litro”.

4°doc. del febbraio 2004. Fonte ARPAT Grosseto, Il Responsabile della Prevenzione e Controlli Ambientali Integrati, dott. Antonino Costa. Nota prot. n°502 a firma. Analisi acque sotterranee. In ingresso alla Provincia di Grosseto prot. n°17639 del 12.2.2004. Valori di n°62 analisi effettuate con limite di rivelabilità strumentale 1 µgr/litro e sensibilità a 0,1 µgr/litro. Solo in tre analisi di acque prelevate in comune di Scarlino e di Gavorrano superano il valore di 10. Il valore mediano è ancora < 1 µgr/litro.

5°doc. del marzo 2004. Fonte ARPAT di Grosseto, Silvano Giannerini, Responsabile del Dipartimento Arpat. Verbale della II^ Commissione Consiliare Permanente Provincia di Grosseto, seduta del 9 marzo 2004:
L’acqua del Fiora è stata usata fino ad oggi per tagliare le altre acque, dati i suoi contenuti bassi di arsenico (7/8 µgr/litro…), oggi i valori di arsenico in tali acque sono aumentati fino a raggiungere valori di 9.9µgr/litro…Giannerini continua dicendo che tutto questo comporterà il rischio di non poter più usare l’acqua del Fiora per tagliare le altre acque se i valori di arsenico dovessero continuare a salire…”.

6° doc. del 2007. Fonte Acquedotto del Fiora, Richiesta di deroga alla Regione Toscana per le acque destinate al consumo umano (ex art.13,D.L.vo 2.2.2001 n°31). Allegato 2 alla Relazione del geol. dott. Massimo Bellatalla. Anno 2007. Si legge a pag.4:
Presso le sorgenti di Santa Fiora, che rappresentano le captazioni di maggiore produttività erogando attualmente 650 litri/secondo, è stata accertata una variazione del tenore in As, su un periodo di osservazione inferiore a 10 anni , caratterizzato da un aumento tendenziale da circa 6 µgr/litro a quasi 10 µgr/litro”.

7°doc. del 2007. Fonte Usl 9 Grosseto, Il Direttore del Dipartimento della Prevenzione, dott.ssa Tosca Papalini, Trasmissione dati analitici.
Sono riportati i dati anche degli anni 1999, 2000 e 2001 delle sorgenti dell’Amiata grossetana. Tali dati sono relativi a
35 analisi il cui valore medio è 3,92 µgr/litro .

8°doc. del 2011. Fonte Autorità di Bacino del Tevere, Autorità di Bacino Fiora, Autorità di Bacino Ombrone, Regione Toscana, Settore Prevenzione del Rischio Idraulico e Settore Tutela e Gestione delle Risorse Idriche, Contributo istruttorio sulle integrazioni Enel relativamente alla tutela della falda strategica del M. Amiata.
Scrivono:
“Si segnala inoltre che il monitoraggio in corso da parte di Arpat relativo alla presenza di arsenico nelle sorgenti, sembra indicare un recente incremento di questo elemento. Lo studio 7 in bibliografia riporta una concentrazione di Arsenico nella principale captazione acquedottistica dell’Amiata (Santa Fiora) di 10,70 µgr/litro. Ciò potrebbe essere interpretato anche come una risalita di fluidi profondi nella falda superficiale”.

ARPAT smentisce anche se stessa: AL CITTADINO NON FAR SAPERE QUANT’E’ BUONO L’ARSENICO NEL BICCHIERE

apprendista stregoneCi mancava il contributo dell’Arpat Toscana alla ‘gioiosa macchina da guerra’ scatenatasi dopo che i Comitati amiatini riuniti nel coordinamento Sos Geotermia hanno ripreso con vigore a fare informazione sulla geotermia.
Dopo la riuscita assemblea pubblica di Castel del Piano del 12 maggio scorso, al coro del PD, del Ceroni per Aquedotto del Fiora spa, si unisce ora l’Arpat con un comunicato del 18 us (aspettiamo trepidi l’intervento della corazzata Enel).
Nel suo comunicato l’Arpat risponde proprio a noi dandoci sostanzialmente dei bugiardi ed allarmisti, per aver reso note oggi le certificazioni e le documentazioni che la stessa Arpat presentò nel 1999 nella sede autorevole di un convegno nazionale, i cui atti sono stati pubblicati dalla rivista dei Geologi italiani. Pur di affermare la naturalità della presenza di Arsenico e pur di non rimuovere le fonti inquinanti, dalla geotermia alle bonifiche parziali e inconcludenti certificate da Arpat in Maremma, arriva a smentire se stessa e le certificazioni USL, affermando cioè che le rilevazioni del pericoloso cancerogeno nell’acqua del monte Amiata fino al 2002 non sono attendibili e solo dopo, e grazie ai potenti mezzi dell’Arpat, possiamo avere dati sicuri e quindi non c’è nessun trend in aumento.
Come ha ricordato Barocci del Forum ambientalista proprio all’assemblea del 12, ‘queste affermazioni sono smentite da molti documenti, risalenti agli anni ’90 o primi anni 2000, prodotti da Arpat stessa, da Usl, da dirigenti e funzionari dell’Acquedotto del Fiora e dalla società RiMin del gruppo Eni, dall’Autorità di bacino del Tevere, Ombrone e Fiora, dalla stessa regione Toscana’, senza contare le numerose pubblicazioni ed analisi di scienziati come il Prof.Borgia, ed il ponderoso studio di Conio/Porro ‘L’arsenico nelle acque destinate al consumo umano’; tutti confermano che nelle acque dell’Amiata fino al 2000 la concentrazione di arsenico non superava i 4 µgr/lt.
Delle due, una: o ha ragione l’Arpat e quindi bisogna licenziare e denunciare per ‘concorso in ecoterrorismo’ tutti gli altri oppure è l’Arpat che dice bugie.
Abbiamo un illustre precedente sulla lettura dei ‘dati scientifici’ da parte delle Agenzie regionali: è lo studio epidemiologico dell’Ars, l’Agenzia Sanitaria Regionale, pubblicato nel 2010 in cui hanno rilevato che nei comuni geotermici dell’Amiata c’è un aumento ‘statisticamente significativo’ del 13 % di mortalità e non sapendo a chi darne la colpa (di certo non all’unica fonte certa di emissioni nocive che è l’attività geotermica) hanno accusato gli stessi abitanti dell’Amiata di avere stili di vita assai poco sani -colpevoli di bere, oltre l’acqua all’arsenico, anche vino, e fumare-.
A margine della vicenda rileviamo che il comunicato Arpat è stato immediatamente ripreso e rilanciato sul sito Green Report, un sito accattivante che ha tutto l’aspetto di una cosa buona, ecologica, sana. Peccato che il sito appartenga alla soc.ECO srl di Livorno e che sia un’agenzia di marketing, cioè fanno pubblicità a chi li paga, a dispetto dei nomi così tanto ‘ecologici’ e ‘verdi’. Non è che per caso con i soldi della Regione, cioè dei cittadini toscani, si pagano anche costoro? Presidente Rossi e assessore Bramerini, se ci siete battete un colpo.
Con rammarico apprendiamo che anche il sindaco di Castel del Piano, Franci, si lancia in un attacco furibondo al coordinamento SOS Geotermia (cfr.Il Tirreno del 20/5), dandoci degli allarmisti, insinuando strani complotti e minacciando denunce. Vogliamo rassicurarlo, non abbiamo mai detto che dai rubinetti esca acqua con arsenico oltre i limiti legali di 10 µgr/lt, ma siamo molto preoccupati dal fatto che, come abbiamo detto, nelle ‘purissime acque dell’Amiata’ negli ultimi 10/15 anni c’è stato un aumento esponenziale dell’arsenico che alcuni studiosi, da Borgia a Medicina Democratica, associano alla attività geotermica e che per il futuro si prevedono nuovi e più consistenti interventi (riassetto Piancastagnaio e Bagnore 4).
Siamo peraltro d’accordo con Tiberi, dello stesso PD come Franci, quando dice che ‘l’Enel ci crea qualche problema ambientale’ e che ‘non siamo per nulla tranquilli che il livello di arsenico sia 10 o 10,1 o 9,9 e bisogna andare almeno al di sotto del 50% dei limiti di legge’. Crediamo che anche Franci converrà almeno su questo, magari ci differenziamo sui modi come arrivare alla riduzione dell’arsenico, ma questo già sarebbe un ragionamento su cui vorremmo che cittadini e amministratori fossero coinvolti.