Archivio mensile:Maggio 2013

Castagneti amiatini: cronaca di una morte annunciata?

cinipide_sull_amiataProposta per combattere i parassiti del castagno e della montagna.
E’ desolante la primavera amiatina nei castagni come desolanti sono i commenti che, come nelle pestilenze medievali, provano ad esorcizzare il ‘castigo divino’ cercando capri espiatori buoni per ogni evenienza.
Il ‘cinipide del castagno’, così come anche il ‘punteruolo rosso della palma’, sono niente altro che le conseguenze di una economia globalizzata fondata sul profitto di pochi delinquenti sulle spalle delle popolazioni di tutto il mondo; quando per aumentare il guadagno su un prodotto, e stiamo parlando anche di prodotti tipici italiani, si va a comprare a basso costo dall’altra parte del mondo, poi spesso con il prodotto ‘importiamo’ anche qualche sgradito ospite che qui da noi mai s’era visto e non fa parte della nostra catena ecologica.
Dalla famosa zanzara tigre, via via, fino al cinipide del castagno che dal nord italia, dove è comparso, è arrivato da noi; e ci voleva un indovino per sapere che sarebbe arrivato? il ministero competente, la regione, gli enti territoriali come si sono preparati ad accoglierlo? O forse, nel bel Paese delle emergenze, aspettiamo la catastrofe così chiediamo lo ‘stato di calamità’ e ci danno qualche soldino?
Come Sos Geotermia siamo stati tirati in ballo perchè la nostra battaglia per l’Amiata non è solo contro il saccheggio delle centrali Enel, ma, come scritto nel nostro ‘manifesto’ e come andiamo proponendo in ogni occasione, anche per un diverso modello di sviluppo basato sul vero tesoro di questo territorio che sono la sua natura, le bellezze paesaggistiche e storiche, le produzioni agroalimentari d’eccellenza, tra cui, senza dubbio, vi è la castagna.
Anche se fra noi ci sono proprietari di castagneti, non abbiamo la soluzione in tasca per il problema cinipide, però possiamo avanzare delle proposte usando il buon senso con cui abbiamo sempre affrontato i problemi.
Ad oggi, ci dicono, l’unico rimedio che abbia efficacia, anche se sul medio/lungo termine, è il lancio dell’insetto antagonista del cinipide, ma che tale pratica risulti peraltro molto costosa; quindi abbiamo un problema immediato che è quello dell’uso dell’antagonista per fermare l’invasione e un problema di trovare nuove e diverse soluzioni, cioè di ‘ricerca’.
Quindi significa che c’è bisogno di finanziamenti ‘importanti’ per l’acquisto e lancio dell’antagonista e per la ricerca.
Non è ipotizzabile che siano i proprietari dei castagneti, quasi tutti a conduzione familiare, in grado di sostenere tali spese e, soprattutto, non è giusto che loro paghino per colpe di altri.
Siamo peraltro allarmati dai rischi, naturali e non, legati ad un eventuale abbandono dei castagneti che provocherebbe un danno enorme al paesaggio, all’equilibrio floro-faunistico e all’assetto idrogeologico del territorio e potrebbe favorire gli appetiti dei soliti saccheggiatori con l’arrivo di centrali a biomasse, già previste nell’art.3 del recente protocollo firmato tra regione e Enel a seguito della delibera 58 del 29.01.2013, che si ‘mangerebbero’ i boschi. Che qualcuno non aspetti altro?
Si metta quindi all’ordine del giorno una mobilitazione dell’intera montagna, cittadini e amministratori, per pretendere che la Regione ed il Governo stanzino i finanziamenti necessari.
Sosterremo qualsiasi iniziativa che vada in questa direzione ed, anzi, invitiamo sia l’associazione Castagna Amiata IGP che le forze politiche amiatine a promuovere altri incontri/assemblea con la popolazione per discuterne insieme ed avviare una forte campagna in difesa dei castagneti. Noi ci saremo.

AGGIORNAMENTO:
Sciùr padrùn da le bele braghi bianchi, fòra li palanchi!

Come potete leggere nell’articolo del Tirreno del 4 giugno (qui sotto riportato), a detta di Lorenzo Fazzi -Castagna Amiata IGP-, per la copertura integrale del territorio servirebbero 40 mila euro ed ha sollecitato le famiglie che coltivano e curano i castagneti a farsi avanti per pagare tale somma.
Non sappiamo se il Fazzi abbia già richiesto alle istituzioni (locali, provinciali, regionali e nazionali) la coperture di tali spese, ma ci sembra veramente inaccettabile che a fronte di una tale modesta cifra non siano già stati stanziati i fondi e si tenti di far ricadere i costi su chi già dal cinipide ha avuto, e avrà, già molti danni e -ribadiamo- non per sua colpa!
Riconfermiamo la nostra proposta e rilanciamo: non possiamo accettare dalle istituzioni giustificazioni di bilancio quando, ad esempio, comuni e regione ricevono milioni e milioni dall’Enel a cui hanno svenduto la montagna: che li usino almeno per una buona causa!
Si faccia anche un programma per indennizzare i coltivatori che nei prossimi anni vedranno ridotti o annullati i raccolti affinchè non abbandoni i castagneti continuando l’indispensabile opera di cura della montagna e di prevenzione per dissesti idrogeologici che un territorio abbandonato inevitabilmente porta con se.

 

Il Tirreno del 4 giugno 2013

Castagni malati, parte l’appello. Servono 40mila euro per l’insetto che uccide il parassita
«Se tutti si associano, si spenderà meno»

di Fiora Bonelli
CASTEL DEL PIANO Mentre l’Associazione della castagna amiatina Igp sta distribuendo un vademecum per la lotta al cinipide del castagno, e mentre c’è chi piange sotto le fronde raggrinzite, il cinipide, l’insetto cinese che sta distruggendo il bosco castanicolo, sfarfalla. E ormai per quest’anno è andata. Il raccolto in capo a due anni sarà zero. «La portata di questo disastro – spiega Lorenzo Fazzi che da anni si occupa del problema – mette in discussione la stessa sopravvivenza di un ambiente e di una economia, di cui rivedremo qualcosa di positivo entro sette anni. Forse». Cosa devono fare i castanicoltori per fronteggiare la “peste cinese”? Siccome l’unico sistema di lotta disponibile è l’antagonista Torymus, bisogna spalmarlo in tutti i castagneti. I lanci che occorrono per coprire tutto il territorio sono 150 per un importo di spesa previsto di 40mila euro. Una coppia costa all’incirca 400 euro. L’associazione, dunque, invita chi fosse interessato e disposto a frugarsi in tasca a diventare socio dell’associazione (l’iscrizione costa solo 25 euro) e a prenotarsi per ospitare lanci nel suo castagneto. Dopo che il lancio sarà effettuato o subito prima, sarà possibile sapere la quota pro capite dei castanicoltori, che comunque spenderanno di certo meno rispetto a quanto spenderebbero se facessero tutto da soli. Infatti la quota finale da pagare dipenderà dall’importo che verseranno le istituzioni e anche da quanto contribuiranno i commercianti di castagne. «Ci serve un budget di 40mila euro. La parte dei privati dipende dalla cifra che impegneranno gli altri due soggetti, istituzioni e commercianti», spiega Fazzi. Le prenotazioni vanno fatte nella sede dell’associazione della castagna in località Colonia, entro il prossimo ottobre, perché a dicembre saranno acquistate le coppie di Torymus e poi lanciate. È questa, l’ultima chiamata alle armi per i castanicoltori che si vedono scippare da un insetto con gli occhi a mandorla un giro economico di circa 6 milioni di euro perduto per 7 anni e se tutto andrà bene – cioè se l’antagonista sarà comprato in numero di 150 lanci e se attecchirà – i proprietari potranno riparlare di raccolto fra 7-8 anni. Nel frattempo che fare? «Da quel che sappiamo – spiega Fazzi – il cinipide indebolisce tantissimo il castagno, ma non lo secca definitivamente. Dunque il castagneto va aiutato con buone pratiche di concimazione e di potatura; regole e pratiche sono descritte accuratamente nel vademecum distribuito ai soci. Alla questione sta lavorando anche il Cnr e bisogna muoversi tutti, istituzioni e privati». E sebbene questa tragedia dell’Amiata sia un disastro ambientale non discutibile, non è al momento quantificabile. «È per questo – conclude Lorenzo Fazzi – che non abbiamo potuto ancora chiedere la calamità naturale. Proveremo a chiedere dei contributi per chi non abbandona la proprietà, come accade, ad esempio, per altri tipi di coltivazioni. Ce la potremo fare solo tutti insieme».

dal mipaaf. Ecco il progetto Bioinfocast
Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali il 10 giugno presenterà al Tavolo di filiera frutta in guscio – sezione castagne –le attività fatte sul territorio nazionale per la lotta biologica al cinipide del castagno. Nell’ambito del progetto “Bioinfocast”, finanziato dal Mipaaf e coordinato dal Cra-Abp (Centro di ricerca per l’agrobiologia e la pedologia di Firenze) è stata condotta la lotta biologica al cinipide orientale del castagno mediante il rilascio, con il metodo propagativo, del parassitoide Torymus sinensis, allevato nei laboratori del Disafa dell’università i di Torino. Le tre associazioni (associazione nazionale Città del Castagno, Centro di studio e documentazione sul castagno e Castanea) hanno curato l’organizzazione, il prelievo e la distribuzione degli adulti di Torymus ai servizi fitosanitari delle 17 regioni coinvolte nel progetto, che hanno individuato i punti di lancio. Effettuati 500 lanci per un totale di 82.500 adulti di Torymus. (f.b.)

Il Tirreno del 1 giugno 2013

«Contro il cinipide c’è solo la via bio»
Salvadori (Regione): «Siamo consapevoli che servono 2 anni ma i trattamenti chimici sono fuori discussione»
CASTEL DEL PIANO «Per risolvere il problema del cinipide la Regione Toscana ha intrapreso la via maestra, quella della lotta biologica, l’unica che può garantire risposte definitive e ecologicamente compatibili». Lo dichiara l’assessore regionale all’agricoltura Gianni Salvadori dopo l’uscita sulla stampa locale di denunce sulla grave situazione in cui si trovano i castagni sull’Amiata a causa dell’attacco del cinipide. «Siamo perfettamente consapevoli dei danni prodotti da questo parassita – continua Salvadori – così come sappiamo che probabilmente la decrescita del problema sarà evidente solo nei prossimi due o tre anni. Ma altrettanto siamo consapevoli del fatto che per contenere l’infestazione e ristabilire un equilibrio biologico così alterato non esistono tempi brevi né scorciatoie». L’assessore cita l’esempio della provincia di Viterbo dove, per la lotta al cinipide, in un primo tempo sono stati fatti trattamenti chimici risultati inefficaci e altamente impattanti per l’ecosistema castagno. Solo dopo si è fatto retromarcia a favore di programmi di lotta biologica come quelli adottati in Toscana. La Regione ha sviluppato attività e sinergie nella lotta al cinipide, potenziando il monitoraggio del territorio e coinvolgendo tutti i soggetti istituzionali che operano nel settore foreste. In questi giorni e per tutto il mese di giugno saranno effettuati controlli sui luoghi di lancio da parte del Servizio fitosanitario Regionale al fine di verificare l’avvenuta acclimatazione dell’insetto utile. Già dal 2008, anno di prima segnalazione del cinipide in Toscana, l’attività di monitoraggio e di raccolta delle segnalazioni da parte dei castanicoltori è stata affiancata da un’accurata campagna d’informazione con materiale illustrativo e incontri tecnici nei principali comprensori castanicoli della regione. Nel 2009 è stato avviato unconfronto con altre amministrazioni regionali e con il mondo della ricerca per definire le strategie più efficaci per contenere la diffusione del cinipide e, possibilmente, limitare i danni alla produzione. Lo strumento scelto (la lotta biologica) è risultato l’unico praticabile in quanto attuabile su tutto il territorio senza influire sulle caratteristiche qualitative delle produzioni. Nasce proprio nel 2009 il programma regionale d’introduzione del Torymus sinensis, antagonista naturale del cinipide del castagno. Nel triennio 2010-2012 sono stati fatti in totale 94 rilasci, mentre nel 2013 ne sono stati garantiti 119, a totale carico pubblico (Regione e Ministero dell’agricoltura). Recenti studi effettuati dalle istituzioni scientifiche hanno individuato un gruppo di antagonisti naturali già presenti in Toscana che stanno affiancando l’insetto utile Torymus sinensis nel contenimento del cinipide. La Regione è interessata ai numerosi studi in corso finalizzati a mantenere la vitalità dei castagni. Positivi sono stati i risultati di prove di concimazione organica che hanno stimolato la ripresa vegetativa e il mantenimento della produzione.

la proposta di sos geotermia
Una mobilitazione generale perché paghino Stato e Regione
«Il cinipide del castagno, così come anche il punteruolo rosso della palma, sono niente altro che le conseguenze di una economia globalizzata fondata sul profitto di pochi delinquenti sulle spalle delle popolazioni di tutto il mondo; quando per aumentare il guadagno su un prodotto, e stiamo parlando anche di prodotti tipici italiani, si va a comprare a basso costo dall’altra parte del mondo, poi spesso con il prodotto importiamo anche qualche sgradito ospite che qui da noi mai s’era visto». Così Sos Geotermia spiega la comparsa del parassita in Amiata. E propone una soluzione. «La nostra battaglia per l’Amiata non è solo contro il saccheggio delle centrali Enel, ma anche per un diverso modello di sviluppo basato sul vero tesoro di questo territorio che sono la sua natura, le bellezze paesaggistiche e storiche, le produzioni agroalimentari d’eccellenza». Il lancio dell’insetto antagonista è costoso; servono finanziamenti importanti che i proprietari dei castagneti non sono in grado di sostenere. Per Sos Geotermia bisogna «pretendere che la Regione e il Governo stanzino i finanziamenti necessari» con una mobilitazione generale.

Corriere di Maremma del 29 maggio 2013

Sos Geotermia: finanziamenti per combattere il cinipide
CASTEL DEL PIANO. Sos Geotermia interviene sulle problematiche inerenti i danni provocati dai parassiti del castagno. “Il ‘cinipide del castagno’, così come anche il ‘punteruolo rosso della palma’, sono niente altro che le conseguenze di una economia globalizzata fondata sul profitto di pochi delinquenti sulle spalle delle popolazioni di tutto il mondo; quando per aumentare il guadagno su un prodotto si va a comprare a basso costo dall’altra parte delmondo, poi spesso con il prodotto ‘importiamo’ anche qualche sgradito ospite che non fa parte della nostra catena ecologica. Come Sos Geotermia siamo stati tirati in ballo perchè la nostra battaglia per l’Amiata non è solo contro il saccheggio delle centrali Enel, ma, come scritto nel nostro ‘manifesto’, anche per un diverso modello di sviluppo basato sulla natura, le bellezze paesaggistiche e storiche, le produzioni agroalimentari d’eccellenza, tra cui, senzadubbio, vi è la castagna. Anche se fra noi ci sono proprietari di castagneti, non abbiamo la soluzione in tasca per il problema cinipide, però possiamo avanzare delle proposte usando il buon senso”. Prosegue SosGeotermia: “Ad oggi, ci dicono, l’unico rimedio che abbia efficacia, anche se sul medio/lungo termine, è il lancio dell’ insetto antagonista del cinipide, ma che tale pratica è molto costosa; significa che c’è bisogno di finanziamenti ‘importanti’ per l’acquisto e lancio dell’antagonista e per la ricerca. Non è ipotizzabile che siano i proprietari dei castagneti, quasi tutti a conduzione familiare, in grado di sostenere tali spese e, soprattutto, non è giusto che loro paghino per colpe di altri. Siamo peraltro allarmati dai rischi, naturali e non, legati ad un eventuale abbandono dei castagneti che provocherebbe un danno enorme al paesaggio, all’equilibrio floro-faunistico e all’assetto idrogeologico del territorio. Si metta dunque all’ordine del giorno una mobilitazione dell’intera montagna, cittadini e amministratori, per pretendere che la Regione ed il Governo stanzino i finanziamenti necessari. Sosterremo qualsiasi iniziativa che vada in questa direzione ed, anzi, invitiamo sia l’associazione Castagna Amiata Igp che le forze politiche amiatine a promuovere una forte campagna in difesa dei castagneti”.

La Nazione del 29 maggio 2013

Il comitato chiede contributi per la lotta al cinipide
AMIATA. IN CAMPO non solo per il territorio: adesso il comitato Sos Geotermia si occupa anche dei castagneti amiatini e della lotta al cinipide del castagno: «Proponiamo dicono un diverso modello di sviluppo basato sulla tutela della natura, delle bellezze paesaggistiche e storiche, delle produzioni agroalimentari d’eccellenza, tra cui la castagna». Sos geotermia avanza una proposta: «Non abbiamo la soluzione in tasca per il problema cinipide, però possiamo avanzare delle proposte. Pare che l’unico rimedio sia ad oggi il lancio dell’insetto antagonista, ma che tale pratica risulti molto costosa. C’è bisogno di finanziamenti per l’acquisto e il lancio dell’antagonista e per la ricerca. Non è ipotizzabile aggiungono che siano i proprietari dei castagneti, quasi tutti a conduzione familiare, a sostenere tali spese. Si metta all’ordine del giorno una mobilitazione dell’intera montagna per chiedere che la Regione e il Governo stanzino i finanziamenti necessari».

Il Cittadino online del 29 maggio 2013

Geotermia: castagneti amiatini a rischio
Il Comitato Sos Geotermia denuncia il pericolo
di Fabrizio Pinzuti
AMIATA. SOS Geotermia – Coordinamento dei Movimenti per l’Amiata – ha nel suo programma anche l’impegno per un diverso modello di sviluppo basato sul territorio, la natura, le bellezze paesaggistiche e storiche, le produzioni agroalimentari d’eccellenza. Tra queste anche la castagna che ha avuto il riconoscimento dell’IGP. E proprio sulla lotta – e sulle sue implicazioni amministrativo-politiche, sociali, economiche, oltre che biologiche – a un parassita che mette in pericolo la produzione del pregiato frutto, si incentra l’attenzione di Sos Geotermia, che esprime le sue preoccupazioni e proposte in un comunicato stampa dal titolo emblematico: “Castagneti amiatini: cronaca di una morte annunciata?”.
Eccone in sintesi il testo: “E’ desolante la primavera amiatina nei castagni come desolanti sono i commenti che, come nelle pestilenze medievali, provano ad esorcizzare il ‘castigo divino’ cercando capri espiatori buoni per ogni evenienza. Il ‘cinipide del castagno’, così come anche il ‘punteruolo rosso della palma’, sono niente altro che le conseguenze di una economia globalizzata fondata sul profitto di pochi delinquenti sulle spalle delle popolazioni di tutto il mondo; quando per aumentare il guadagno su un prodotto, e stiamo parlando anche di prodotti tipici italiani, si va a comprare a basso costo dall’altra parte del mondo, poi spesso con il prodotto ‘importiamo’ anche qualche sgradito ospite che qui da noi mai s’era visto e non fa parte della nostra catena ecologica. Dalla famosa zanzara tigre, (dalla varroa, parassita delle api ndr) via via, fino al cinipide del castagno che dal nord Italia, dove è comparso, è arrivato da noi; e ci voleva un indovino per sapere che sarebbe arrivato? Il ministero competente, la regione, gli enti territoriali come si sono preparati ad accoglierlo? O forse, nel bel Paese delle emergenze, aspettiamo la catastrofe così chiediamo lo ‘stato di calamità’ e ci danno qualche soldino? Come Sos Geotermia siamo stati tirati in ballo perché la nostra battaglia per l’Amiata non è solo contro il saccheggio delle centrali Enel, ma, come scritto nel nostro ‘manifesto’ e come andiamo proponendo in ogni occasione, anche per un diverso modello di sviluppo basato sul vero tesoro di questo territorio che sono la sua natura, le bellezze paesaggistiche e storiche, le produzioni agroalimentari d’eccellenza, tra cui, senza dubbio, vi è la castagna. Anche se fra noi ci sono proprietari di castagneti, non abbiamo la soluzione in tasca per il problema cinipide, però possiamo avanzare delle proposte usando il buon senso con cui abbiamo sempre affrontato i problemi. Ad oggi, ci dicono, l’unico rimedio che abbia efficacia, anche se sul medio/lungo termine, è il lancio dell’insetto antagonista del cinipide, ma che tale pratica risulti peraltro molto costosa; quindi abbiamo un problema immediato che è quello dell’uso dell’antagonista per fermare l’invasione e un problema di trovare nuove e diverse soluzioni, cioè di ‘ricerca’. Quindi significa che c’è bisogno di finanziamenti ‘importanti’ per l’acquisto e lancio dell’antagonista e per la ricerca. Non è ipotizzabile che siano i proprietari dei castagneti, quasi tutti a conduzione familiare, in grado di sostenere tali spese e, soprattutto, non è giusto che loro paghino per colpe di altri. Siamo peraltro allarmati dai rischi, naturali e non, legati ad un eventuale abbandono dei castagneti che provocherebbe un danno enorme al paesaggio, all’equilibrio floro-faunistico e all’assetto idrogeologico del territorio e potrebbe favorire gli appetiti dei soliti saccheggiatori con l’arrivo di centrali a biomasse, già previste nell’art.3 del recente protocollo firmato tra regione e Enel a seguito della delibera 58 del 29.01.2013, che si ‘mangerebbero’ i boschi. Che qualcuno non aspetti altro? Si metta quindi all’ordine del giorno una mobilitazione dell’intera montagna, cittadini e amministratori, per pretendere che la Regione ed il Governo stanzino i finanziamenti necessari. Sosterremo qualsiasi iniziativa che vada in questa direzione ed, anzi, invitiamo sia l’associazione Castagna Amiata IGP che le forze politiche amiatine a promuovere altri incontri/assemblea con la popolazione per discuterne insieme ed avviare una forte campagna in difesa dei castagneti. Noi ci saremo”.

GoNews del 28 maggio 2013

Sos Geotermia: “Castagneti amiatini: cronaca di una morte annunciata?”
Una proposta per combattere i parassiti del castagno e della montagna
SOS Geotermia – Coordinamento dei Movimenti per l’Amiata – ha inviato questo comunicato stampa sui castagneti amiatini.
E’ desolante la primavera amiatina nei castagni come desolanti sono i commenti che, come nelle pestilenze medievali, provano ad esorcizzare il ‘castigo divino’ cercando capri espiatori buoni per ogni evenienza.
Il ‘cinipide del castagno’, così come anche il ‘punteruolo rosso della palma’, sono niente altro che le conseguenze di una economia globalizzata fondata sul profitto di pochi delinquenti sulle spalle delle popolazioni di tutto il mondo; quando per aumentare il guadagno su un prodotto, e stiamo parlando anche di prodotti tipici italiani, si va a comprare a basso costo dall’altra parte del mondo, poi spesso con il prodotto ‘importiamo’ anche qualche sgradito ospite che qui da noi mai s’era visto e non fa parte della nostra catena ecologica.
Dalla famosa zanzara tigre, via via, fino al cinipide del castagno che dal nord italia, dove è comparso, è arrivato da noi; e ci voleva un indovino per sapere che sarebbe arrivato? Il ministero competente, la regione, gli enti territoriali come si sono preparati ad accoglierlo? O forse, nel bel Paese delle emergenze, aspettiamo la catastrofe così chiediamo lo ‘stato di calamità’ e ci danno qualche soldino?
Come Sos Geotermia siamo stati tirati in ballo perchè la nostra battaglia per l’Amiata non è solo contro il saccheggio delle centrali Enel, ma, come scritto nel nostro ‘manifesto’ e come andiamo proponendo in ogni occasione, anche per un diverso modello di sviluppo basato sul vero tesoro di questo territorio che sono la sua natura, le bellezze paesaggistiche e storiche, le produzioni agroalimentari d’eccellenza, tra cui, senza dubbio, vi è la castagna.
Anche se fra noi ci sono proprietari di castagneti, non abbiamo la soluzione in tasca per il problema cinipide, però possiamo avanzare delle proposte usando il buon senso con cui abbiamo sempre affrontato i problemi.
Ad oggi, ci dicono, l’unico rimedio che abbia efficacia, anche se sul medio/lungo termine, è il lancio dell’insetto antagonista del cinipide, ma che tale pratica risulti peraltro molto costosa; quindi abbiamo un problema immediato che è quello dell’uso dell’antagonista per fermare l’invasione e un problema di trovare nuove e diverse soluzioni, cioè di ‘ricerca’.
Quindi significa che c’è bisogno di finanziamenti ‘importanti’ per l’acquisto e lancio dell’antagonista e per la ricerca.
Non è ipotizzabile che siano i proprietari dei castagneti, quasi tutti a conduzione familiare, in grado di sostenere tali spese e, soprattutto, non è giusto che loro paghino per colpe di altri.
Siamo peraltro allarmati dai rischi, naturali e non, legati ad un eventuale abbandono dei castagneti che provocherebbe un danno enorme al paesaggio, all’equilibrio floro-faunistico e all’assetto idrogeologico del territorio e potrebbe favorire gli appetiti dei soliti saccheggiatori con l’arrivo di centrali a biomasse, già previste
nell’art.3 del recente protocollo firmato tra regione e Enel a seguito della delibera 58 del 29.01.2013, che si ‘mangerebbero’ i boschi. Che qualcuno non aspetti altro?
Si metta quindi all’ordine del giorno una mobilitazione dell’intera montagna, cittadini e amministratori, per pretendere che la Regione ed il Governo stanzino i finanziamenti necessari.
Sosterremo qualsiasi iniziativa che vada in questa direzione ed, anzi, invitiamo sia l’associazione Castagna Amiata IGP che le forze politiche amiatine a promuovere altri incontri/assemblea con la popolazione per discuterne insieme ed avviare una forte campagna in difesa dei castagneti. Noi ci saremo.
Fonte: SOS Geotermia – Coordinamento dei Movimenti per l’Amiata

“I fatti di Arcidosso”. Cronaca di una frattura tra poteri forti e comunità locali

 

lazzaretti_elicottero“I fatti di Arcidosso”, con questo titolo la stampa dell’epoca raccontava l’accaduto 135 anni fa’.
Il 18 Agosto 1878 David Lazzaretti e i suoi seguaci, in gran parte braccianti e lavoratori della terra, danno vita ad una grande processione che da Monte Labbro avrebbe dovuto raggiungere Arcidosso e Castel del Piano, per una visita ai santuari di questi paesi.
Una pacifica manifestazione, colorata da bandiere e vessilli, e dai costumi indossati dai lazzarettisti che sfilano insieme a mogli e figli, bambini e bambine con corone di fiori sulla testa.
All’ingresso di Arcidosso la processione viene fermata dalle forze dell’ordine che intimano a Lazzaretti di retrocedere e sciogliere il corteo. David risponde che andrà avanti, che lui porta la pace e la misericordia e che è pronto a versare il suo sangue  per amore di Cristo.
Partono degli spari da parte della forza pubblica e Lazzaretti viene colpito a morte.
Nei giorni immediatamente precedenti la processione, tra gli abitanti di Arcidosso si era sparsa la voce che i lazzarettisti sarebbero arrivati in paese e avrebbero saccheggiato le case dei benestanti, i preti dai loro pulpiti annunciavano disgrazie e violenza ed un clima di preoccupazione e paura si era diffuso fra la gente.
L’11 maggio 2013, 135 anni dopo, si è tenuta ad Arcidosso una manifestazione pubblica organizzata dal coordinamento SOS Geotermia, alla quale hanno aderito le maggiori organizzazione nazionali e locali per la tutela dell’ambiente e dei beni comuni.
Tutto si è svolto serenamente e positivi sono stati i risultati.
La manifestazione era contro le centrali geotermoelettriche di ENEL e contro la cattiva e dannosa politica per lo sviluppo geotermico in Amiata portata avanti dalla Giunta Regionale Toscana, dal suo presidente Enrico Rossi e dall’assessore all’Ambiente e all’Energia Anna Rita Bramerini, con la complicità di sindaci e assessori dei Comuni dell’Amiata che hanno sottoscritto gli accordi tra ENEL e Regione. Tra l’altro questi signori del PD, o chi per loro quando si chiamavano Ulivo o DS, nei primi anni 2000, insieme alle Province di Grosseto e Siena erano di tutt’altra opinione, assessore Bramerini compresa, e dichiaravano  sulla stampa che la geotermia era insostenibile e incompatibile con le risorse di questo territorio.
Dicevano esattamente quello che oggi dicono gli ambientalisti di SOS Geotermia. 
Il percorso dei manifestanti è stato l’opposto di quello che avevano fatto oltre un secolo fa i lazzarettisti:  partenza  da Arcidosso, località Aiuole, direzione Monte Labbro, proprio perché su questa strada si trovano la centrale ENEL di Bagnore 3 (20MW) ed il luogo dove dovrebbe essere costruita Bagnore 4 (40 MW), la centrale più grande dell’Amiata, prevista nell’area geotermica più inquinante a livello regionale.
Nei giorni immediatamente precedenti l’appuntamento, in Arcidosso sono iniziate a circolare voci che vi potevano essere pericoli di provocazioni o eventuali atti di violenza da parte di soggetti provenienti da fuori, proprio per disturbare lo svolgimento della manifestazione.
Un allarmismo esagerato, come poi i fatti hanno dimostrato.
Durante la giornata si è discusso sulle problematiche e i danni causati dalla geotermia, si sono difesi i diritti delle persone che amano la loro terra, e poi si è dato vita al corteo, pacifico e tranquillo, con striscioni colorati e bandiere, allietato da musicisti, canti e dai consueti slogan di occasione.
Non sono gli ambientalisti i violenti, come spesso si vorrebbe far credere, la violenza è ben altro. La violenza è quella che quotidianamente subiscono i più deboli, coloro che non hanno soldi neppure  per vivere, coloro che non hanno lavoro o che lo perdono da un giorno all’altro, senza alcuna prospettiva e speranza per la propria famiglia.
Violenza è quella che 135 anni fa subirono i lazzarettisti, arrestati dalla forza pubblica e imprigionati per oltre un anno con l’accusa di “attentato contro la sicurezza dello stato”, e poi tutti assolti nel processo tenutosi a Siena.
Violenza è quella che ogni giorno subisce l’ambiente per gli interessi economici di società alle quali interessa soltanto il profitto.
Violenza è quella che subiscono l’Amiata e le sue popolazioni alle quali viene imposto lo sviluppo dell’attività geotermica, in un territorio dove le sue ricchezze si vedono alla luce del sole e non vanno ricercate sottoterra.  
Noi non avevamo mai avuto timori né di provocatori, né di infiltrati, anzi vogliamo ringraziare tutti coloro che sono venuti da altri paesi a sostenere la nostra lotta e che continuano a dimostrare sensibilità ed interesse verso questi problemi, a differenza di altri che si rifiutano di prendere coscienza di quello che sta succedendo sull’Amiata e mettono la testa sotto terra come gli struzzi, ignari e increduli della triste eredità che verrà lasciata ai loro figli e nipoti.
L’allarme comunque ha avuto le prevedibili e non auspicate conseguenze:
uno spiegamento di forze dell’ordine mai registrato sull’Amiata, neppure durante le lotte dei minatori. Polizia in stato di allerta attrezzata di tutto punto, carabinieri, guardie forestali, mezzi mobili e cavalli, e l’elicottero che volteggiava sulla testa dei  manifestanti. Poi il blocco del corteo alla centrale di Bagnore 3, una prescrizione imposta dalla Questura di Grosseto per motivi di sicurezza.
Un cordone di poliziotti schierati in mezzo alla strada ha impedito che il corteo continuasse a sfilare lungo la provinciale per avvicinarsi al luogo dove dovrebbe essere costruita Bagnore 4.
I manifestanti non si dirigevano verso un centro abitato, non andavamo ad Arcidosso, come un tempo avevano fatto i lazzarettisti, si recavano nelle campagne, ai margini di un campo già devastato dai lavori di movimento terra che ENEL sta facendo  in un’area ad alto rischio frane.
Perché questo enorme schieramento di forze dell’ordine? A difesa di che cosa? Di un campo ormai coperto di fango e di sterpaglie, già distrutto da ruspe e escavatori? Quali danni avrebbero mai potuto fare i manifestanti in un’area dove non è rimasto più nulla, chiusa con rete e cancello?
Quel campo fa parte del Sito di Interesse Comunitario e Regionale del “Monte Labbro e dell’Alta Valle dell’Albegna” (SIC e SIR) oltre che Zona di Protezione Speciale dell’avifauna, voluti dalle pubbliche istituzioni, un tempo allettate dai finanziamenti dell’Unione Europea (Progetto LIFE Natura) per la valorizzazione delle risorse naturali ed oggi più interessate ai soldi di ENEL, versati, ironia della sorte, a titolo di “compensazioni ambientali”.
Per giunta confinanti con l’area geotermica di Bagnore si trovano altri due SIC e SIR, quello del “Cono vulcanico del Monte Amiata” e quello dell’ ”Alto corso del fiume Fiora” che è anche ZPS, e a poche centinaia di metri il Parco Faunistico dell’Amiata.  Come si può pensare che possano conciliarsi e convivere realtà così contrapposte: natura e biodiversità di un territorio e tonnellate di inquinanti immessi in atmosfera dalle centrali ENEL, alcuni definiti da ARPAT “con caratteristiche tossicologiche ed ecotossicologiche rilevanti”.
Prima si prendono i contributi per difendere e valorizzare l’ambiente, poi le “compensazioni” per permettere di inquinarlo.
Quando non esistono più valori e principi, e si è ormai incapaci di governare un territorio, tutto allora può dipendere dalle circostanze e dalle offerte del mercato.
Ma, ritornando ai “fatti di Arcidosso” dell’11 maggio,  noi diciamo che le garanzie di  sicurezza ci devono essere date non per un giorno all’anno, in occasione di una pacata manifestazione, ma anche negli altri 364 giorni.
Quello che chiedono i comitati per l’ambiente, facendosi interpreti di un’esigenza comune e da tutti condivisa, è la sicurezza per il domani dei loro figli, ai quali vorrebbero lasciare un territorio dove vivere serenamente come vi hanno vissuto i loro padri.
Sull’Amiata le mortalità negli uomini sono state il 13% in più rispetto a quelle registrate nei comuni limitrofi e nella Regione, un dato preoccupante che nei paesi di Arcidosso, Abbadia S. Salvatore e Piancastagnaio  ha raggiunto il + 30%  per le morti per tumori.
Noi non abbiamo industrie, non abbiamo discariche né inceneritori, e neppure termovalorizzatori, abbiamo invece un ambiente ricco di risorse naturali dove la qualità della vita dovrebbe essere superiore che altrove.
E se prima di chiudere una fontanella in loc. La Cascata d’Alto, dove l’arsenico a partire dal 2002 risultava al di sopra dei limiti previsti dalla legge, mentre tutti sapevano che la gente continuava a rifornirvisi di acqua, ritenendola migliore di quella del rubinetto, sono passati dieci anni, noi crediamo di avere tutte le ragioni per dire che non ci fidiamo di coloro che dovrebbero tutelare la nostra salute e il nostro territorio.

20130511_manifestazione_arcidosso_bagnore_Lamiatautogestita (9)

Il Cittadino online 12 giugno 2013
Amiata: la manifestazione di SOS Geotermia e gli strascichi di polemiche
E’ passato un mese dall’appuntamento che ha portato in piazza un migliaio di persone
di Fabrizio Pinzuti
AMIATA – E’ passato un mese dalla marcia organizzata da SOS Geotermia che portò un migliaio di persone dalle Aiole, località nel Comune di Arcidosso, fino alle centrali geotermiche di Bagnore, nel Comune di Santa Fiora e ancora si discute sul valore e sul significato di quella manifestazione, accompagnata da una serie di eventi collaterali.
SOS Geotermia, coordinamento dei comitati dell’Amiata, non manca di sottolineare che la manifestazione, oltre ad essere stata del tutto pacifica, ha  costituito una frattura tra poteri forti e comunità locali. Vi hanno aderito le maggiori organizzazioni nazionali e locali per la tutela dell’ambiente e dei beni comuni, ma soprattutto, secondo SOS Geotermia, è stata una chiara risposta “contro le centrali geotermoelettriche di ENEL e contro la cattiva e dannosa politica per lo sviluppo geotermico in Amiata portata avanti dalla Giunta Regionale Toscana, dal suo presidente Enrico Rossi e dall’assessore all’Ambiente e all’Energia Anna Rita Bramerini, con la complicità di sindaci e assessori dei Comuni dell’Amiata che hanno sottoscritto gli accordi tra ENEL e Regione”. Nella nota del coordinamento si denunciano anche le contraddizioni, o i cambiamenti di rotta, di politici ed amministratori: “Tra l’altro questi signori del PD, o chi per loro quando si chiamavano Ulivo o DS, nei primi anni 2000, insieme alle Province di Grosseto e Siena erano di tutt’altra opinione, assessore Bramerini compresa, e dichiaravano sulla stampa che la geotermia era insostenibile e incompatibile con le risorse di questo territorio. Dicevano esattamente quello che oggi dicono gli ambientalisti di SOS Geotermia”. Altro punto della nota è la denuncia della macchinazione mediatica e politica creata intorno alla manifestazione: “Nei giorni immediatamente precedenti l’appuntamento, in Arcidosso sono iniziate a circolare voci che vi potevano essere pericoli di provocazioni o eventuali atti di violenza da parte di soggetti provenienti da fuori, proprio per disturbare lo svolgimento della manifestazione. Un allarmismo esagerato, come poi i fatti hanno dimostrato. Durante la giornata si è discusso sulle problematiche e i danni causati dalla geotermia, si sono difesi i diritti delle persone che amano la loro terra, e poi si è dato vita al corteo, pacifico e tranquillo, con striscioni colorati e bandiere, allietato da musicisti, canti e dai consueti slogan di occasione”. Immediato il contrattacco: “Non sono gli ambientalisti i violenti, come spesso si vorrebbe far credere, la violenza è quella che quotidianamente subiscono i più deboli, coloro che non hanno soldi neppure  per vivere, coloro che non hanno lavoro o che lo perdono da un giorno all’altro, senza alcuna prospettiva e speranza per la propria famiglia … Violenza è quella che ogni giorno subisce l’ambiente per gli interessi economici di società alle quali interessa soltanto il profitto. Violenza è quella che subiscono l’Amiata e le sue popolazioni alle quali viene imposto lo sviluppo dell’attività geotermica, in un territorio dove le ricchezze si vedono alla luce del sole e non vanno ricercate sottoterra. Noi non avevamo mai avuto timori né di provocatori, né di infiltrati, anzi vogliamo ringraziare tutti coloro che sono venuti da altri paesi a sostenere la nostra lotta e che continuano a dimostrare sensibilità ed interesse verso questi problemi, a differenza di altri che si rifiutano di prendere coscienza di quello che sta succedendo sull’Amiata e mettono la testa sotto terra come gli struzzi, ignari e increduli della triste eredità che verrà lasciata ai loro figli e nipoti. L’allarme comunque ha avuto le prevedibili e non auspicate conseguenze: uno spiegamento di forze dell’ordine mai registrato sull’Amiata, neppure durante le lotte dei minatori. Polizia in stato di allerta attrezzata di tutto punto, carabinieri, guardie forestali, mezzi mobili e cavalli, e l’elicottero che volteggiava sulla testa dei manifestanti. Poi il blocco del corteo alla centrale di Bagnore 3, una prescrizione imposta dalla Questura di Grosseto per motivi di sicurezza. Un cordone di poliziotti schierati in mezzo alla strada ha impedito che il corteo continuasse a sfilare lungo la provinciale per avvicinarsi al luogo dove dovrebbe essere costruita Bagnore 4. I manifestanti non si dirigevano verso un centro abitato … si recavano nelle campagne, ai margini di un campo già devastato dai lavori di movimento terra che ENEL sta facendo  in un’area ad alto rischio frane. Perché questo enorme schieramento di forze dell’ordine? A difesa di che cosa? Di un campo ormai coperto di fango e di sterpaglie, già distrutto da ruspe e escavatori? Quali danni avrebbero mai potuto fare i manifestanti in un’area dove non è rimasto più nulla, chiusa con rete e cancello?” Quest’ultimo punto offre il fianco per denunciare altre supposte contraddizioni o cambiamenti di strategia di amministratori e politici: “Quel campo fa parte del Sito di Interesse Comunitario e Regionale del “Monte Labbro e dell’Alta Valle dell’Albegna” (SIC e SIR) oltre che Zona di Protezione Speciale (ZPS) dell’avifauna, voluti dalle pubbliche istituzioni, un tempo allettate dai finanziamenti dell’Unione Europea (Progetto LIFE Natura) per la valorizzazione delle risorse naturali ed oggi più interessate ai soldi di ENEL, versati, ironia della sorte, a titolo di “compensazioni ambientali”. Per giunta confinanti con l’area geotermica di Bagnore si trovano altri due SIC e SIR, quello del “Cono vulcanico del Monte Amiata” e quello dell’ ”Alto corso del fiume Fiora” che è anche ZPS, e a poche centinaia di metri il Parco Faunistico dell’Amiata.  Come si può pensare che possano conciliarsi e convivere realtà così contrapposte: natura e biodiversità di un territorio e tonnellate di inquinanti immessi in atmosfera dalle centrali ENEL, alcuni definiti da ARPAT “con caratteristiche tossicologiche ed ecotossicologiche rilevanti”. Prima si prendono i contributi per difendere e valorizzare l’ambiente, poi le “compensazioni” per permettere di inquinarlo. Quando non esistono più valori e principi, e si è ormai incapaci di governare un territorio, tutto allora può dipendere dalle circostanze e dalle offerte del mercato. Ma, ritornando ai “fatti di Arcidosso” dell’11 maggio, noi diciamo che le garanzie di sicurezza ci devono essere date non per un giorno all’anno, in occasione di una pacata manifestazione, ma anche negli altri 364 giorni. Quello che chiedono i comitati per l’ambiente, facendosi interpreti di un’esigenza comune e da tutti condivisa, è la sicurezza per il domani dei loro figli, ai quali vorrebbero lasciare un territorio dove vivere serenamente come vi hanno vissuto i loro padri. Sull’Amiata le mortalità negli uomini sono state il 13% in più rispetto a quelle registrate nei comuni limitrofi e nella Regione, un dato preoccupante che nei paesi di Arcidosso, Abbadia S. Salvatore e Piancastagnaio  ha raggiunto il + 30%  per le morti per tumori. Noi non abbiamo industrie, non abbiamo discariche né inceneritori, e neppure termovalorizzatori, abbiamo invece un ambiente ricco di risorse naturali dove la qualità della vita dovrebbe essere superiore che altrove”.
Prendendo infine spunto dalla chiusura di una fontanella dieci anni dopo che era stata accertata la presenza di arsenico al di sopra dei limiti di legge, la nota chiude affermando che “noi crediamo di avere tutte le ragioni per dire che non ci fidiamo di coloro che dovrebbero tutelare la nostra salute e il nostro territorio”.

22 maggio 2013, Don Gallo sempre al nostro fianco!

 

20121012_dongallo_arcidosso_imgCi ha lasciati Don Gallo. Vogliamo ricordarlo con le parole con cui ci esortava a continuare la battaglia in difesa della Montagna.
‘Siate “partigiani” dell’Amiata. La salvaguardia del Creato è una priorità assoluta. Sono con voi!’
Lui e la sua Comunità San Benedetto al Porto di Genova sono stati i primi a rispondere alla ‘chiamata’ per la manifestazione AMIATA CALLING dell’11 maggio scorso, così come ci ha sempre risposto ogni volta che abbiamo avuto bisogno di Lui, di una sua parola, di un conforto a continuare la lotta contro gli avvelenatori della Terra, della nostra Terra.
Don Gallo ha sempre parlato a tutti, credenti e non, e soprattutto agli ultimi, agli sfruttati, ai diseredati, ai migranti, a tutta quella umanità che si batte per costruire un mondo più giusto.
E in questo ci ricorda il nostro Padre Ernesto Balducci, entrambi uniti da una analisi spietata del presente, pronti a denunciare le storture di una società che in nome del profitto calpesta gli uomini e la natura.
Tutti gli amiatini dovrebbero sentire l’insegnamento di due grandi uomini come Don Gallo e Padre Balducci come spinta a continuare la lotta per salvare la Montagna sacra, cacciando i farisei dal tempio.
Non ti dimenticheremo, sarai sempre al nostro fianco!

Manifestazione dell’11 maggio: E’ TORNATA PRIMAVERA! Ora nessuno può più far finta di niente

20130511_manifestazione_arcidosso_bagnore_imgAi dubbi e preoccupazioni sulla risposta alla ‘chiamata’ che nelle settimane scorse abbiamo lanciato a tutta la popolazione amiatina e a tutti coloro sensibili alla difesa dei beni comuni, hanno risposto i ‘Mille’ del colorato, pacifico e determinato corteo che l’11 maggio hanno suonato la sveglia al ‘Risorgimento’ del monte Amiata.
Mille facce, mille voci che hanno fatto proprie le parole d’ordine del Coordinamento Sos Geotermia: moratoria immediata di ogni attività geotermica, salvaguardia del territorio e dell’acqua, lavoro e sviluppo legati al ‘tesoro’ di cultura, paesaggio, produzioni agroalimentari d’eccellenza, alla valorizzazione dell’enorme patrimonio storico, architettonico, naturalistico.
Tantissimi cittadini dell’Amiata hanno rotto gli indugi e strappato il velo di indifferenza, paura, sottomissione a cui Enel e amministratori li vorrebbero piegati; a dar man forte, a dire loro che non sono soli, tantissime associazioni, comitati, sindacati e partiti; è mancata la presenza di Don Gallo che nei giorni scorsi ha avuto seri problemi di salute e a cui mandiamo un caloroso abbraccio e un augurio di pronta guarigione.
Interessante l’incontro, alle 19, al Castello, con i medici e i cittadini nel quale si sono analizzati i dati dello studio Ars sulla salute, a cui è intervenuto telefonicamente il Dott.Valerio Gennaro dell’Istituto Tumori di Genova.
La chiusura simbolica del cantiere di Bagnore 4 di fronte ad un corteo sbigottito nel vedere -a volte per la prima volta- il ‘mostro sputaveleni’ di Bagnore 3, ci lancia verso nuove e più incisive iniziative affinchè tale chiusura, da simbolica, diventi reale.
Che nessun amministratore domani dica che non sapeva! Laddove il problema è stato discusso in consiglio comunale, come ad Abbadia S.Salvatore, la risposta non può che essere netta e chiara: basta con la geotermia in Amiata. Chiediamo e solleciteremo tutte le amministrazioni locali a discutere e pronunciarsi sul tema in sede di consigli comunali ‘aperti’ ai cittadini.
Non accetteremo rinvii ‘sine die’ del confronto tra esperti più volte promesso e sempre rinviato; non sono giustificabili amministratori che dicano ‘ancora ci stiamo documentando’.
La presenza alla manifestazione di parlamentari del M5S della commissione Ambiente ci dice che l’attenzione sul problema cresce ed abbiamo già richiesto a tutti i gruppi parlamentari un incontro affinchè anche il governo nazionale intervenga.
In concerto con il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua si sta programmando per l’inizio estate una ‘3 giorni’ di discussioni e dibattiti sulla difesa di tutti i Beni Comuni, propedeutica per la crescita di un movimento generale che sappia, con maggior incisività, contrastare il saccheggio dei territori, la svendita del patrimonio comune, le privatizzazioni dei servizi, la desertificazione sociale, in definitiva, il furto di democrazia in atto in questo Paese.
La battaglia non è finita, anzi, proprio dalla giornata dell’11 maggio riparte con più forza e vigore e, nel ringraziare tutte le persone che hanno partecipato alla bella marcia, diciamo a tutti: attenti, è tornata primavera!

Ricordiamo a tutti gli amici che sostengono la battaglia in difesa del monte Amiata che il coordinamento Sos Geotermia è indipendente e non ha finanziamenti, né palesi né occulti, e deve far fronte a molte spese (organizzative e legali). L’unico sostegno economico è quello che può arrivare da VOI con una sottoscrizione.
Vi invitiamo perciò a fare una donazione CLICCANDO QUI e seguendo le istruzioni.
GRAZIE A TUTTI!

Il Cittadino online del 13 maggio 2013

Amiata:”Un altro punto di vista sulla geotermia”
Un colorato e rumoroso corteo, un po’ “pacioccone”…
di Fabrizio Pinzuti
AMIATA. Settanta associazioni, partiti, sigle sindacali e circa un migliaio di persone, anche se le stime variano, hanno preso parte sabato scorso (11 maggio) alla manifestazione “Amiata Calling”, indetta dai comitati ambientalisti contro la geotermia. Prima ad Arcidosso si è tenuta un’assemblea e poi, dopo il concentramento in località Aiole, il serpentone si è diretto verso la centrale di Bagnore, vicino a Santa Fiora. Chiusura di nuovo ad Arcidosso con una serie di eventi, tra cui alla sala del castello l’incontro  “un altro punto di vista”, lo stato di salute delle popolazioni geotermiche alla luce dello studio dell’ARS (Agenzia Regionale Salute), con le relazioni del dr. Valerio Gennaro, dell’Istituto Tumori di Genova (in collegamento telefonico) e di Fabio Landi, che ha presentato i dati epidemiologici dell’ARS.
Ovviamente il momento più partecipato è stato quello della marcia verso le centrali di Bagnore 3 (in attività) e di Bagnore 4, ferma ai lavori di sbancamento. Doveva essere nei programmi degli organizzatori “un colorato e rumoroso corteo” contro il saccheggio del territorio, e colorato e rumoroso corteo è stato, ma assolutamente pacifico, pacifista e anche “pacioccone”, in cui i partecipanti hanno dimostrato, al pari delle tante lotte in corso nel Paese, la loro determinazione “a difendere il monte Amiata dalla speculazione e dal saccheggio ad opera dell’Enel sostenuta dalla giunta regionale del governatore texano Rossi, che con le loro scellerate scelte vorrebbero condannare il territorio alla monoeconomia della ‘trivella selvaggia’, delle biomasse, degli inceneritori, mettendo a rischio la salute della popolazione e la preziosa acqua che disseta ancora tre province”.
Un riconoscimento della assoluta correttezza della manifestazione è venuto anche dalle forze dell’ordine – schierate in gran numero in tenuta antisommossa e dotate di mezzi imponenti, tra cui anche un elicottero (forse per la temuta presenza di qualche agitatore come in Val Di Susa per la TAV)  ma rimaste inoperose – attraverso la concessione ad alcuni esponenti dei movimenti, con rappresentanti della stampa, di arrivare in prossimità della costruenda centrale di Bagnore 4 per qualche gesto simbolico. Le forze dell’ordine, resesi conto del carattere pacifico della manifestazione, a cui partecipavano anche famiglie con bambini, e che forse non aveva senso fermare il corteo davanti a Bagnore 3 come previsto inizialmente – che cosa c’era poi da presidiare a Bagnore 4? Lo sterro?- hanno concesso che alcuni rappresentanti dei comitati chiudessero simbolicamente con catena e lucchetto il cancello del cantiere, sul quale veniva apposto un drappo con la scritta “cantiere chiuso dai cittadini dell’Amiata”, idealmente presenti alla manifestazione per ripetere “giù le mani dalla nostra terra!”.

GoNews del 13 maggio 2013

Sos geotermia, un successo la manifestazione dell’11 maggio con oltre 1000 partecipanti
Grande pubblico anche per l’incontro alle 19 al Castello con medici e cittadini. Il racconto della giornata
Ai dubbi e preoccupazioni sulla risposta alla ‘chiamata’ che nelle settimane scorse abbiamo lanciato a tutta la popolazione amiatina e a tutti coloro sensibili alla difesa dei beni comuni, hanno risposto i ‘Mille’ del colorato, pacifico e determinato corteo che l’11 maggio hanno suonato la sveglia al ‘Risorgimento’ del monte Amiata.
Mille facce, mille voci che hanno fatto proprie le parole d’ordine del Coordinamento Sos Geotermia: moratoria immediata di ogni attività geotermica, salvaguardia del territorio e dell’acqua, lavoro e sviluppo legati al ‘tesoro’ di cultura, paesaggio, produzioni agroalimentari d’eccellenza, alla valorizzazione dell’enorme patrimonio storico, architettonico, naturalistico.
Tantissimi cittadini dell’Amiata hanno rotto gli indugi e strappato il velo di indifferenza, paura, sottomissione a cui Enel e amministratori li vorrebbero piegati; a dar man forte, a dire loro che non sono soli, tantissime associazioni, comitati, sindacati e partiti; è mancata la presenza di Don Gallo che nei giorni scorsi ha avuto seri problemi di salute e a cui mandiamo un caloroso abbraccio e un augurio di pronta guarigione.
Interessante l’incontro, alle 19, al Castello, con i medici e i cittadini nel quale si sono analizzati i dati dello studio Ars sulla salute, a cui è intervenuto telefonicamente il Dott.Valerio Gennaro dell’Istituto Tumori di Genova.
La chiusura simbolica del cantiere di Bagnore 4 di fronte ad un corteo sbigottito nel vedere -a volte per la prima volta- il ‘mostro sputaveleni’ di Bagnore 3, ci lancia verso nuove e più incisive iniziative affinchè tale chiusura, da simbolica, diventi reale.
Che nessun amministratore domani dica che non sapeva! Laddove il problema è stato discusso in consiglio comunale, come ad Abbadia S.Salvatore, la risposta non può che essere netta e chiara: basta con la geotermia in Amiata. Chiediamo e solleciteremo tutte le amministrazioni locali a discutere e pronunciarsi sul tema in sede di consigli comunali ‘aperti’ ai cittadini.
Non accetteremo rinvii ‘sine die’ del confronto tra esperti più volte promesso e sempre rinviato; non sono giustificabili amministratori che dicano ‘ancora ci stiamo documentando’.
La presenza alla manifestazione di parlamentari del M5S della commissione Ambiente ci dice che l’attenzione sul problema cresce ed abbiamo già richiesto a tutti i gruppi parlamentari un incontro affinchè anche il governo nazionale intervenga.
In concerto con il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua si sta programmando per l’inizio estate una ’3 giorni’ di discussioni e dibattiti sulla difesa di tutti i Beni Comuni, propedeutica per la crescita di un movimento generale che sappia, con maggior incisività, contrastare il saccheggio dei territori, la svendita del patrimonio comune, le privatizzazioni dei servizi, la desertificazione sociale, in definitiva, il furto di democrazia in atto in questo Paese.
La battaglia non è finita, anzi, proprio dalla giornata dell’11 maggio riparte con più forza e vigore e, nel ringraziare tutte le persone che hanno partecipato alla bella marcia, diciamo a tutti: attenti, è tornata primavera!
Fonte: SOS Geotermia – Coordinamento dei Movimenti per l’Amiata

La Nazione del 12 maggio 2013

ARCIDOSSO LA MANIFESTAZIONE AMBIENTALISTA È ARRIVATA FINO A BAGNORE 3
«Giù le mani dalla nostra terra» Da tutta Italia per dire no alla geotermia
di Cristiano Bernacchi
E VENNE il giorno: la tanto chiacchierata manifestazione nazionale antigeotermica organizzata dal comitato Sos Geotermia, Amiata calling, si è svolta ad Arcidosso. Sotto l’occhio di un massiccio spiegamento di forze dell’ordine si sono ritrovate circa 400 persone provenienti da tutta Italia e dei più disparati movimenti a difesa dell’acqua pubblica, passando per i Cobas, Forum ambientalisti, Attac, l’Usb e molte altre associazioni, tutte unite nel dire «no a questo genere di produzione dell’energia». Durante la mattinata si sono tenuti alcuni interventi sul palco allestito in piazza Indipendenza dove, oltre alle posizioni dei comitati locali, si sono pronunciati anche soggetti del tutto estranei all’Amiata per parlare di altre forme di produzione energetica alternative. Ma il vero cuore della protesta si è manifestato nel pomeriggio quando un colorato e rumoroso corteo si è dato appuntamento ad Aiuole per arrivare fino alla centrale di Bagnore 3. Al di là delle stime sul numero dei partecipanti (c’è chi parla di 500 persone e chi ridimensiona questo numero) quello che rimane accertato è il fronte comune di persone che ha deciso di protestare per mettere un freno a questo uso della geotermia da loro considerato «nocivo e inutile». Variegato il corteo composto da padri di famiglia, giovani, nonni, nipoti e simpatici musicisti improvvisati che hanno accompagnato il corteo mettendo in scena una vera e propria jam session interrotta a singhiozzi per far sentire la voce dei manifestanti che invocavano l’intervento della magistratura per mettere i sigilli ad Enel. Una volta giunto davanti alla centrale di Bagnore 3, il serpentone umano si è dovuto fermare e dopo una serrata contrattazione con le forze dell’ordine, una delegazione del comitato organizzatore che avrebbe voluto far proseguire il corteo fino alle transenne che delimitano l’area in costruzione di Bagnore 4, è riuscita ad arrivare dove avrebbe voluto. Qui, circa 10 rappresentanti di Sos Geotermia, hanno effettuato un gesto simbolico, mettendo un lucchetto e affiggendo un cartello davanti all’area di Bagnore 4, dove si annuncia «la chiusura del cantiere per mano dei cittadini dell’Amiata». Alle 19 poi, i vari comitati si sono ritrovati in piazza Indipendenza ad Arcidosso per discutere dello stato di salute delle popolazioni «geotermiche» a seguito dello studio da parte di Ars.

STUDI EDIPEMIOLOGICI
«I dati di Ars non mi convincono» Barocci e i suoi dubbi sui numeri
«UNA DELLE QUESTIONI più importanti spesso sottaciuta, sulla questione geotermica dice Roberto Barocci, tra i più rumorosi del corteo riguarda lo studio epidemiologico condotto da Ars Toscana. La mia contestazione a quello studio è sui dati emersi, che sono in contraddizione dice con le conclusioni. In queste ultime infatti si mescolano i dati emersi in Amiata con quelli di altre aree geotermiche: un errore macroscopico di natura scientifica. Non si può infatti, come è avvenuto per l’Amiata, diluire i dati emergenti con quelli di altre realtà geotermiche che non presentano inquinanti che invece ci sono sostiene in questo territorio ed in quantità diverse. Sono poi studiosi internazionali a sostenere che in epidemiologia, non si può miscelare e diluire risultati preoccupanti laddove ci sono popolazioni diversamente esposte».

Il Tirreno del 12 maggio 2013

I comitati “chiudono” il cantiere
Successo senza incidenti della manifestazione contro la geotermia: «Vogliamo uno sviluppo diverso sull’Amiata»
di Fiora Bonelli
AMIATA “Partigiani” dell’Amiata. Sulle note di Bella ciao e dell’Internazionale, al grido “l’Amiata è nostra”, “Amiata sicura intervenga la magistratura, “La montagna non si tocca, la difenderemo con la lotta”, ieri pomeriggio, Sos geotermia che coordina i comitati antigeotermici, ha vissuto la propria giornata, preparata da mesi con informazione capillare, dal web all’altoparlante porta a porta. Davanti alla centrale ha portato circa 350-400 persone di comitati di tutta Italia, gruppi, movimenti ambientalisti, forum, in un corteo che dal bivio delle Aiole di Arcidosso è sfilato fino davanti alla centrale di Bagnore 3. E di seguito, una delegazione di 5-6 persone, guidate dal pasionario Velio Arezzini di Abbadia San Salvatore, è arrivata, concordando il gesto con le autorità di sorveglianza, fino al cantiere dove sorgerà Bagnore 4. Qui i manifestanti hanno appeso un cartello con su scritto: Cantiere chiuso dai cittadini dell’Amiata. «Una chiusura simbolica ed esemplare», ha rimarcato Arezzini, che mettendo una catena, ha interpretato la volontà di chi è contro lo sfruttamento del vapore amiatino. Gli organizzatori dell’Amiata, insomma, hanno mediato tra la volontà di molti che volevano penetrare fino alla piazzola di Bagnore 4 e le autorità che secondo prescrizione concordata, potevano far arrivare il corteo fino a Bagnore 3. Alla fine il buon senso ha prevalso e nessuna azione di forza è stata fatta nei confronti di un apparato d’ordine che aveva messo in campo un centinaio di persone fra carabinieri, polizia di Stato, polizia forestale anche a cavallo, Digos, polizia municipale, con una decina di mezzi attrezzati, un elicottero e assetto antisommossa. Ma tutto si è svolto pacificamente come era stato assicurato dagli organizzatori amiatini che hanno gestito centinaia di persone che amiatini non erano o lo erano solo in minima parte. Tutti speravano che quel corteo sarebbe stato guidato da don Gallo, il quale, invece, ha mandato la sua solidarietà e non è venuto in Amiata. Fra gli amiatini doc, c’era il gruppo storico degli ambientalisti abbadenghi e quello di Arcidosso e Santa Fiora. Poche persone, rispetto alla massa, perchè per il resto hanno fatto numero gli arrivati da mezza Italia con pulmann e pulmini, soprattutto i movimenti legati alle problematiche dell’acqua. Con le loro bandiere, presenti al corteo solo Rifondazione e Movimento 5 stelle, mescolati con gli altri vessilli di comitati e forum e soprattutto con quelli di SoS geotermia. Chiusa dalle 14 la strada provinciale da Arcidosso a Roccalbegna, con posti di blocco a tutti gli incroci e con sorveglianza anche dal cielo. Dopo una mattinata ad Arcidosso, in piazza Indipendenza, con pochissime persone all’inizio, che man mano sono diventate un po’ più numerose davanti agli oratori che si succedevano nel palco, come si prevedeva, la manifestazione clou è stata davanti alla centrale geotermica. I negozianti di Arcidosso, alcuni dei quali avevano temuto atti di forza e si erano preparati a chiudere le saracinesche, si sono tranquillizzati di fronte a una manifestazione che con striscioni, giornali, volantini, è stata solamente esplicativa del problema. La mattina, infatti, è stata dedicata in particolare ad interventi da parte dei partecipanti, ciascuno con la sua esperienza in fatto di ambiente e sua salvaguardia. Dirompenti gli attacchi agli amministratori locali e a Enel che sono arrivati dal palco nell’intervento di Velio Arezzini: «Noi diciamo sì alla valorizzazione di un’altra Amiata – ha rimarcato – dobbiamo fare una rete comune con altri movimenti, non occorre solo solidarietà, ma partecipazione collettiva».

Barocci: «Confronto immediato»
I leader del fronte del no decisi: serve una corretta informazione sull’argomento
AMIATA Le voci “storiche”di Barocci, Cini, Merisio Fin da prestissimo, ieri mattina, in piazza Indipendenza ad Arcidosso, lo staff organizzativo di Amiata calling e gli ambientalisti storici. In particolare Roberto Barocci, anima di Sos geotermia, che a questo punto chiede a gran voce un «Confronto con gli amministratori, che sono malamente informati. Lo studio dell’Ars, infatti, nella sua sintesi, mette insieme a confronto, dati che insieme non possono essere messi, come quelli dell’Amiata e di Lardarello. Dico solo che il dibattito con gli amministratori è urgente e che l’informazione è basilare in questa battaglia». Anche Giuseppe Merisio, di Rifondazione, e che da anni sta conducendo una battaglia costante contro la geotermia, insiste sulla richiesta di moratoria per le centrali geotermiche: «Abbiamo alternative interessanti per il nostro fabbisogno, afferma, come il fotovoltaico che servirebbe 24mila famiglie». Niso Cini, anch’egli fra gli studiosi in house della questione geotermica, ex direttore del parco del Monte Amiata, invoca uno stop allo sfruttamento della risorsa del vapore: «I più accorti si contenterebbero che non fossero fatti altri fori e in questa maniera si decreterebbe una “morte naturale” dello sfruttamento geotermico». Cini torna sulle questioni più e più volte sottolineate dai comitati e che vengono però considerate non veritierie da chi la geotermia la pratica. «Non va bene che la geotermia consumi l’acqua. Ma non va bene che l’apertura di un secondo polo come Bagnore 4 faccia capire un’apertura a tutto tondo allo sfruttamento di questa risorsa. Insomma, che un’Amiata ricca di acqua e di biodiversità si trasformi in Amiata polo geotermico». E infine Corrado Lazzeroni: «L’Amiata geotermica voluta dagli ammistratori di sinistra, per chi, come me, è stato di sinistra fino al midollo è una sconfitta che brucia». (f.b.)

Corriere di Maremma del 12 maggio 2013

In 400 sfilano verso Bagnore 4

ARCIDOSSO “Amiata Calling”, “l’Amiata chiama a raccolta per la difesa del suo ambiente naturalistico contro lo sfruttamento geotermico messo in atto da Enel”, è stata la premessa al dibattito dellamattinata inaugurale della manifestazione organizzata dal coordinamento di “Sos Geotermia” alla quale ha partecipato un nutrito gruppo di persone in piazza Indipendenza ad Arcidosso e alla quale hanno dato sostegno una sessantina di Associazioni nazionali. E’ questa la prima parte del programma con un dibattito serrato con interventi che hanno espresso idee, dubbi, perplessità sui benefici che questo sfruttamento può apportare ad “un territorio che ha una sua naturale vocazione in tutt’altra direzione, quella turistica e di valorizzazione di prodotti di eccellenza”. “Mi sembra paradossale – dice Niso Cini del Comitato – che l’Amiata da polo naturalistico eccezionale diventi ora polo geotermico”. Gli argomenti a supporto del rifiuto della geotermia sono quelli più volte espressi e portati ancora una volta all’attenzionedi chi è venuto anche da lontano “a dare man forte alla protesta”. Molti gli striscioni, diversificati gli slogansui manifesti e tutti rivolti a denunciare una situazione che riguarda la salute, l’ambiente eunfuturoche i partecipanti vedono incerto e senza uno sviluppo sostenibile compreso anche il problema delle sorgenti amiatine. Un dialogo fra sostenitori del problema, senza un confronto con gli amministratori locali, assenti in questa occasione. Dello stesso tenore la seconda parte della manifestazione, quella svoltasi nel pomeriggio proprio nel cuore della disputa, alla centrale di Bagnore 3, dove ad attendere il corteo dei manifestanti, circa 400 provenienti anche da fuori, Siena, Grosseto, e altrove, una massa di gente che ha davvero rinforzato le fila dei locali, in numero abbastanza esiguo, ad attenderli uno spiegamento di forze ingente. Erano presenti unadecinadimezzi dellaPolizia del Reparto Mobile, Carabinieri, Guardie del Corpo Forestale dello Stato, polizia municipale e provinciale. Un centinaio di operatori e forse anche di più per controllare e prevenire gesti inconsulti, tanto che la strada provinciale che porta alla centrale è rimasta bloccata dalle ore 14, con postazioni anche agli incroci, matutto si è svolto in perfetto ordine, con grande senso di responsabilità come era negli intenti. Una manifestazione pacifica, un corteo variopinto, con tante bandiere e tanto entusiasmo. Uncartello eunlucchetto è stato posto all’ingresso del cancello della costruenda Bagnore4, “come gesto simbolico per dimostrare ancora una volta che la gente dell’Amiata non vuole questa centrale”, dice Velio Arezzini del Comune di Abbadia San Salvatore.

La Repubblica del 12 maggio 2013

Grosseto Raduno sull’Amiata contro la geotermia
SETTANTA associazioni, partiti, sigle sindacali e oltre 500 persone hanno preso parte sull’Amiata (Grosseto) alla manifestazione indetta dai comitati ambientalisti contro la geotermia. Prima ad Arcidosso si è tenuta un’assemblea e poi, il serpentone si è diretto verso la centrale di Bagnore 3, vicino a Santa Fiora. In serata, sempre ad Arcidosso, chiusura della manifestazione con una serie di eventi tra cui musica in piazza. La giornata nazionale di mobilitazione è stata Sos Geotermia, il coordinamento dei movimenti a favore di una moratoria immediata dell’attività geotermica.

Diagonal Andalucìa (Spagna) del 12 maggio 2013

Una planta de geotermia recibe la oposición de ecologistas y parte de la población de un valle toscano
SOS Geotermia, el corazón envenenado de la Toscana
Una jornada nacional convoca en Italia a cientos de personas que reivindican la moratoria urgente en la actividad empresarial de la central geotérmica de Bagnore 3, en Monteamiata. Más de 60 colectivos se han agrupado para realizar una campaña a través de la plataforma S.O.S. Geotermia.
Que el Monte Amiata, corazón de Italia y montaña sagrada, sea el punto de partida para las luchas comunes
di Hazeina Rodríguez Crespo

La zona de Monte Amiata, en la región de la Toscana, está declarada como parque natural y se asienta sobre volcanes. La central geotérmica de Bagnore 3 está operativa en la zona desde 1998, pero no ha sido hasta   enero de 2011 cuando empezaron las primeras denuncias sobre los datos ofrecidos en relación a los estudios sobre los efectos de la geotermia en la zona. Roberto Barocci, del foro ambientalista de Grosseto, denuncia que “hay una vergonzosa manipulación de los datos, sabemos que hay altos niveles de mercurio y estos son peligrosos para la salud. No podemos jugar con centenas de muertes”. La central pertenece a la multinacional Enel, líder en Italia y pionera en obtención de energía de origen geotérmico.
Pese a los intentos de Enel de promocionar una imagen “verde, ecológica y respetuosa con el medio ambiente”, sus prácticas no convencen a los grupos ambientalistas. Según el manifiesto publicado por  S.O.S. Geotermia, “la energía geotérmica en el Monte Amiata no es limpia, ni renovable, ni inofensiva, como lo demuestran las mismas investigaciones llevadas a cabo por la Agencia Regional de Salud, además del aumento significativo del 13% de la mortalidad en comparación con las zonas limítrofes y el resto de la Toscana”.
Bajo terminologías como “carbón limpio” se esconden centrales de carbón que no tienen en cuenta los compromisos de reducción en las emisiones de gases invernaderos. Los mecanismos flexibles del protocolo de Kyoto dejan que empresas como ENEL sigan contaminando al asignarles permisos de emisión a cambio de la construcción de plantas con energías renovables.
Uno de los habitantes de la zona de Monte Amiata declara a DIAGONAL que “cuando hay niebla en la montaña, cosa que es muy normal, la central aprovecha para subir su potencia, ya que el humo se confunde con la niebla y pueden camuflar así la contaminación que están provocando”.
El sábado 11 de mayo una asamblea abría la jornada de protestas, seguida por concentraciones y manifestaciones con la participación de numerosos pueblos de los alrededores y una gran presencia policial. Después han tenido lugar diversos talleres relativos a economías alternativas, energías limpias, mercados de trueque, presentación de proyectos ecosostenibles, etc. En el manifiesto presentado, la plataforma reivindica “el fin de la privatización de los servicios y bienes públicos”, y denuncia la “existencia de producciones contaminantes bajo una falsa economía verde, que consume el suelo, el agua y envenena el aire”.
A pesar del rechazo social y la petición de una moratoria inmediata en la actividad de la central, la empresa anunció el pasado mes de marzo el inicio de la construcción de “Bagnore 4”, ubicada entre las localidades de Santa Fiora y Arcidosso, en la provincia de Grosseto, y que requerirá una inversión aproximada de 120 millones de euros.
Vapores desde 4.000 metros
La empresa energética utiliza vapores procedentes de pozos que se encuentran a más de 4.000 metros de profundidad y define este método como energía limpia y renovable. Pero según Ecologistas en Acción “la fracturación hidráulica o fracking es una técnica de perforación del suelo y subsuelo para extraer un gas, posteriormente se inyectan grandes cantidades de agua y arena a presión así como productos químicos muy contaminantes, a su vez esta técnica acarrea un gran consumo de agua y la generación de aguas residuales contaminadas pudiendo llegar éstas a ser radiactivas”.
Enel se privatiza en 1999, desde entonces el Gobierno italiano controla poco más del 30% de la empresa, y esta empieza su carrera de expansión y exportación del modelo energético. En el Estado español, gestiona sus operaciones a través de Enel Unión Fenosa Renovables, compañía activa en los sectores de la energía eólica e hidráulica, y desde febrero de 2009 controla el 91% de Endesa.
Detrás de este modelo de obtención energética hay numerosos conflictos medioambientales que han traspasado fronteras, llegando a Chile, Rumanía, Colombia, Rusia, incluso a Doñana, donde Gas Natural tiene planeada la construcción de un gaseoducto de interconexión de más de 18.000 metros bajo el subsuelo del paraje del Saladillo al norte del arroyo de la Rocina. T.M. Almonte (Huelva).

Contropiano.org del 12 maggio 2013

Amiata Sos Geotermia. “E’ tornata primavera”
Ora nessuno può più far finta di niente. Il grande successo della manifestazione nazionale contro la geotermia amiatina, nuovo impulso alle iniziativa del Coordinamento.

Ai dubbi e preoccupazioni sulla risposta alla ‘chiamata’ che nelle settimane scorse abbiamo lanciato a tutta la popolazione amiatina e a tutti coloro sensibili alla difesa dei beni comuni, hanno risposto i ‘Mille’ del colorato, pacifico e determinato corteo che l’11 maggio hanno suonato la sveglia al ‘Risorgimento’ del monte Amiata.
Mille facce, mille voci che hanno fatto proprie le parole d’ordine del Coordinamento Sos Geotermia: moratoria immediata di ogni attività geotermica, salvaguardia del territorio e dell’acqua, lavoro e sviluppo legati al ‘tesoro’ di cultura, paesaggio, produzioni agroalimentari d’eccellenza, alla valorizzazione dell’enorme patrimonio storico, architettonico, naturalistico.
Tantissimi cittadini dell’Amiata hanno rotto gli indugi e strappato il velo di indifferenza, paura, sottomissione a cui Enel e amministratori li vorrebbero piegati; a dar man forte, a dire loro che non sono soli, tantissime associazioni, comitati, sindacati e partiti; è mancata la presenza di Don Gallo che nei giorni scorsi ha avuto seri problemi di salute e a cui mandiamo un caloroso abbraccio e un augurio di pronta guarigione.
Interessante l’incontro, alle 19, al Castello, con i medici e i cittadini nel quale si sono analizzati i dati dello studio Ars sulla salute, a cui è intervenuto telefonicamente il Dott.Valerio Gennaro dell’Istituto Tumori di Genova.
La chiusura simbolica del cantiere di Bagnore 4 di fronte ad un corteo sbigottito nel vedere -a volte per la prima volta- il ‘mostro sputaveleni’ di Bagnore 3, ci lancia verso nuove e più incisive iniziative affinchè tale chiusura, da simbolica, diventi reale.
Che nessun amministratore domani dica che non sapeva! Laddove il problema è stato discusso in consiglio comunale, come ad Abbadia S.Salvatore, la risposta non può che essere netta e chiara: basta con la geotermia in Amiata. Chiediamo e solleciteremo tutte le amministrazioni locali a discutere e pronunciarsi sul tema in sede di consigli comunali ‘aperti’ ai cittadini.
Non accetteremo rinvii ‘sine die’ del confronto tra esperti più volte promesso e sempre rinviato; non sono giustificabili amministratori che dicano ‘ancora ci stiamo documentando’.
La presenza alla manifestazione di parlamentari del M5S della commissione Ambiente ci dice che l’attenzione sul problema cresce ed abbiamo già richiesto a tutti i gruppi parlamentari un incontro affinchè anche il governo nazionale intervenga.
In concerto con il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua si sta programmando per l’inizio estate una ‘3 giorni’ di discussioni e dibattiti sulla difesa di tutti i Beni Comuni, propedeutica per la crescita di un movimento generale che sappia, con maggior incisività, contrastare il saccheggio dei territori, la svendita del patrimonio comune, le privatizzazioni dei servizi, la desertificazione sociale, in definitiva, il furto di democrazia in atto in questo Paese.
La battaglia non è finita, anzi, proprio dalla giornata dell’11 maggio riparte con più forza e vigore e, nel ringraziare tutte le persone che hanno partecipato alla bella marcia, diciamo a tutti: attenti, è tornata primavera!

Imola Oggi del 12 maggio 2013

Grosseto: Proteste contro la geotermia
Ieri 70 associazioni, partiti, sigle sindacali e oltre 500 persone hanno preso parte sull’Amiata (Grosseto) alla manifestazione indetta dai comitati ambientalisti contro la geotermia.
Prima ad Arcidosso si e’ tenuta un’assemblea e poi, il serpentone si e’ diretto verso la centrale di Bagnore 3, vicino a Santa Fiora. Stasera, sempre ad Arcidosso, chiusura della manifestazione con una serie di eventi tra cui musica in piazza.

Ansa dell’11 maggio 2013

Amiata, manifestazione contro geotermia
Protesta indetta da comitati, corteo da Arcidosso a Santa Fiora
GROSSETO, 11 MAG – Settanta associazioni, partiti, sigle sindacali e oltre 500 persone hanno preso parte sull’Amiata (Grosseto) alla manifestazione indetta dai comitati ambientalisti contro la geotermia. Prima ad Arcidosso si e’ tenuta un’assemblea e poi, il serpentone si e’ diretto verso la centrale di Bagnore 3, vicino a Santa Fiora. Stasera, sempre ad Arcidosso, chiusura della manifestazione con una serie di eventi tra cui musica in piazza.