“Siate partigiani dell’Amiata”. Don Gallo incontra Sos Geotermia

Il 12 ottobre don Andrea Gallo è venuto sull’Amiata a portare “la buona novella”
Don Gallo qui da noi sull’Amiata, dove si sta consumando un disastro ambientale senza precedenti con la complicità di pochi e nell’indifferenza di molti. C’erano moltissime persone al Colle degli angeli in Arcidosso, anche perché Andrea Gallo è a tutti gli effetti un richiamo mediatico. E’ un prete scomodo, dalla parte degli ultimi, è stato il grande amico di De Andrè, è l’amico di Celentano, è un prete di strada, dei quartieri malfamati di Genova. Da quarant’anni tiene su una comunità per tossicodipendenti sotto la luce della Lanterna. E’ uno ‘scandalo’ accettato della Chiesa, dice pane al pane, preservativo al preservativo, trombare al trombare, parla senza schermi o metafore come don Milani. E’ immerso nella cosiddetta feccia del mondo siano essi i talkshow televisivi, i bassifondi del porto dove vive coi suoi ragazzi, a contatto le prostitute dell’Est, con i migranti del mondo intero.
Magro, emaciato, a vederlo seduto in attesa di parlare sembrava che non ce la facesse più. E invece eccolo in piedi, consunto, con quel volto smunto contornato da due orecchie rese più grandi dalla magrezza, afferrare il microfono e iniziare in movimento incessante il suo show o meglio, per usare le sue parole, lo show di Colui che è la sua guida, il Cristo.
Agli amiatini don Andrea teneva a ricordare due campioni di libertà, due modelli del suo pantheon personale, Davide Lazzaretti e padre Ernesto Balducci, due irriducibili figli di questa Montagna.
Del santo David, come ancora qui è chiamato da certi vecchi, don Gallo ha ricordato un particolare poco noto, cioè che colui che lo centrò con una palla in fronte, un livornese che prima di sparare aveva bestemmiato il nome della Madonna, e che venne poi decorato dal regio governo per il suo gesto, sarebbe finito accoltellato qualche mese dopo, sua nemesi, in una stradina del porto di Livorno.
Di padre Ernesto Balducci il ricordo che ci è stato consegnato da don Andrea è stato toccante, ‘profeta’ dell’Amiata era la sua definizione più ricorrente. Ebbene questo ‘profeta dell’Amiata’ già trent’anni fa aveva denunciato la disaffezione dilagante degli amiatini al loro territorio, la perdita del suo popolo di quel ‘cuore antico’ indispensabile per costruire il futuro e, nel constatare le strade asfaltate che salivano alla vetta della sua Montagna, aveva esclamato che gli amiatini avevano tradito la loro madre, l’Amiata; chissà che cosa avrebbe potuto e dovuto dire oggi del pactum sceleris Enel-Amministratori? Nel ventennale dalla morte, proprio il Comune di Santa Fiora ed Enel ne hanno sponsorizzato le giornate commemorative…
Don Gallo è stato partigiano fin da giovanissimo durante la resistenza, ed è rimasto partigiano tra i partigiani, tra coloro che difendono i diritti degli ultimi, il territorio e la dignità delle persone. Durante il suo discorso ha criticato la disonestà della nostra classe politica e l’ipocrisia di quella parte del clero che vive nel lusso in evidente contrasto con gli insegnamenti di Gesù Cristo e che più che alla spiritualità sono interessati ad interferire nella politica del Paese.
Don Gallo ha però incitato i presenti a smettere di sopportare ed a reagire, a difendere i nostri diritti ed il nostro territorio.
Con nostro grande orgoglio ha chiamato noi del coordinamento “partigiani dell’Amiata” e nell’incontro che abbiamo avuto ci ha confidato che, per quanto atei o comunque distanti dal cattolicesimo, i veri cristiani siamo noi che difendiamo la Madre Terra.
Don Gallo ce l’aveva scritto e ce lo ha ribadito: ‘Siate i partigiani della vostra Montagna, la difesa del creato è una priorità assoluta’. E vorremmo che davvero tutti gli amiatini facessero proprie queste esortazioni a difendere il territorio e avessero uno scatto d’orgoglio e di dignità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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