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Latera in movimento, 30 luglio 2017 -comunicato e foto-

Riportiamo il comunicato del 31/7 sulla iniziativa “Errare è umano. Passeggiata contro il perseverare del pericolo geotermico” del 30 luglio 2017 a Latera (VT) promossa dal Comitato per la tutela delle salute e dell’ambiente di Latera, assieme al Comitato Farnese, ambiente salute e territorio e a MaremmAttiva; col supporto di Rete Nazionale NOGESI.

 

 

 

ERRARE è umano

Ieri, domenica 30 luglio, in una caldissima giornata di luglio, si è svolta a Latera la manifestazione “ERRARE È UMANO – Passeggiata contro il perseverare del pericolo geotermico”. Il corteo, partito dal centro del paese era costituito da oltre 200 persone di tutte le età, di diversa estrazione politica e sociale, unite dall’interesse comune di tutelare i propri territori dalle speculazioni geotermiche.

I partecipanti hanno avuto la possibilità di visitare i luoghi dove sorge ancora la vecchia centrale ENEL, costruita circa un ventennio fa nelle campagne di Latera e mai smantellata, dove sono ancora evidenti le rovine delle serre costruite con l’illusione di ottenere energia a basso costo che contrastano con le bellezze di un area con pregevoli realtà agricole, zootecniche, turistiche e naturalistiche.

Alla passeggiata hanno preso parte sindaci, assessori e/o consiglieri dei comuni di Latera, Gradoli, Farnese, Pitigliano, oltre degli onorevoli Alessandra Terrosi, Alessandro Mazzuoli e Daniele Sabatini, che hanno sfilato a fianco di centinaia di cittadini preoccupati dai numerosi progetti di sfruttamento geotermico presentati per i territori dell’Alto Lazio, Umbria e Toscana.
Nel territorio di Latera sono in fase di approvazione due progetti, dalla richiesta di Enel Green Power di riapertura della centrale chiusa nel 2002, alla richiesta della Società Latera Sviluppo s.r.l., per la realizzazione di un impianto pilota, in fase di approvazione al Mise (Ministero dello Sviluppo Economico); nei territori limitrofi sono in fase di autorizzazione quattro perforazioni di esplorazione, due a Farnese ed altrettante ad Ischia.

Davanti ai cancelli della Vecchia Centrale hanno preso la parola il Presidente del Comitato per la tutela della salute e dell’ambiente di Latera, Luigi Freddiani e Amelia Belli (Accademia Kronos), che ha investito con suo marito, l’idrobiologo Roberto Minervini, i propri fondi e le proprie energie nelle serre di Latera che avrebbero dovuto essere alimentate con energia geotermica, mai arrivata. Nei loro interventi è emersa tutta l’amarezza per l’esperienza disastrosa vissuta nel 1999, anno in cui la centrale di Latera fu avviata ed mostrò gli effetti devastanti di un impianto geotermico in questo territorio: immissione in atmosfera di sostanze inquinanti e maleodoranti che determinarono il crollo delle attività turistiche nella Caldera di Latera e malori della popolazione di questo piccolo centro, oltre alla mancata fornitura, da parte di ENEL, di energia per consentire il funzionamento di attività produttive.

I Comitati cittadini di Latera, Pitigliano, Sorano, Farnese, Castelgiorgio, Torre Alfina, Carbognano, unitamente alla Rete NOGESI ed alla Ass. Donne del Lago, hanno ribadito la propria contrarietà ai progetti geotermici a media ed alta entalpia anche durante la tavola rotonda tenutasi al Parco comunale dei Castagneti nel primo pomeriggio, alla quale hanno preso la parola, oltre al Sindaco di Latera, tutti coloro i quali avevano esperienze da raccontare o dubbi da chiarire. Ci auguriamo che questa manifestazione pubblica sia un primo passo per la sensibilizzazione della cittadinanza nei confronti di una tematica di interesse comune.

Il comitato per la tutela della salute e dell’ambiente di Latera

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Latera (VT), 30 luglio 2017. Giornata contro la geotermia: Errare è umano…

Aggiornamenti luglio 2017 (in fondo, dopo il programma):

1. Documento “Geotermia Nuova Latera: Quando gli incentivi aumentano l’effetto serra” 

2. ANCHE IL SINDACO DI VITERBO MICHELINI PRONTO AD ENTRARE NEL COORDINAMENTO DEI SINDACI DELL’ALTA TUSCIA CONTRO LA GEOTERMIA

Scarica la locandina formato A4 in pdf, 245 kb

Scarica il manifesto 51×73 in pdf, 3 Mb

 

Domenica 30 luglio 2017, dalle ore 9, persone di ogni provenienza e credo politico, i comitati di varie regioni del centro Italia, e politici locali e parlamentari, si troveranno a Latera per un evento denominato “Errare è umano. Passeggiata contro il perseverare del pericolo geotermico”.

Promotore dell’evento il neonato Comitato per la tutela delle salute e dell’ambiente di Latera, assieme al Comitato Farnese, ambiente salute e territorio e a MaremmAttiva; col supporto di Rete Nazionale NOGESI.

La giornata di sensibilizzazione parte al mattino, con una passeggiata fino alla vecchia centrale geotermoelettrica, accompagnata da musica itinerante. Seguiranno le testimonianze di chi ha vissuto la vicenda e le conseguenze della centrale stessa. Nel pomeriggio infine è prevista una tavola rotonda aperta, in cui raccontare e ascoltare.

A quindici anni di distanza dal rovinoso e fallimentare esperimento di Enel, conclusosi con la chiusura dell’impianto – spiega il Comitato – l’incubo della speculazione geotermica torna a minacciare Latera e la Tuscia.
Due richieste distinte su Latera, in particolare, sono ora al vaglio delle istituzioni. La prima di Enel Green Power nella zona della vecchia centrale dismessa, la seconda da parte della società Latera Sviluppo srl per costruirne una ‘pilota’. A queste due richieste si sommano le decine di permessi rilasciati in tutto il Lazio, in Umbria e nella parte bassa della Toscana. Una vera corsa agli incentivi pubblici“.

L’occasione nasce per porre un fermo “no” alla speculazione geotermica e all’inquinamento dei territori che si estendono da Latera passando per Farnese e Ischia di Castro, fino all’Alfina ed al monte Amiata; ma allo stesso tempo occasione di incontro e condivisione di un crescente “si” a prospettive e sviluppo sostenibile dei territori interessati.

Il programma:

– Ore 9-11: Partenza da Latera, Piazza IV Novembre (parcheggio all’ingresso del paese), per visita alla vecchia centrale geotermoelettrica in disuso, con musica itinerante della Piccola Orchestra Tascabile. Percorso molto facile e in ombra, con varie soste narrative, durata 2 ore ca.

– Ore 12: Pranzo conviviale al parco comunale dei Castagneti, con jam session

– Ore 15: Tavola rotonda aperta (sempre ai Castagneti), per uno sviluppo sostenibile del territorio

Per informazioni, cell. 3398709711-3393233935

Comitato per la tutela delle salute e dell’ambiente di Latera


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Adesione della Fed. prov. di Viterbo di Rifondazione comunista/Sinistra Europea su La Città.eu


AGGIORNAMENTI luglio 2017

Pubblicato a cura dell’Osservatorio Lago di Bolsena QUI

Geotermia Nuova Latera: Quando gli incentivi aumentano l’effetto serra

Gli incentivi nel settore energetico sono motivati in primo luogo dall’urgenza di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra e di evitare un surriscaldamento catastrofico dell’atmosfera. Sono incentivate le energie “rinnovabili” – termine impreciso che sottintende e include due aspetti della sostenibilità ambientale: quello di fonti rinnovabili di energia (non esauribili nella scala dei tempi geologici) e quello di fonti “pulite” (sfruttabili senza emissione di sostanze inquinanti e/o dannose per gli ecosistemi, p. e. gas ad effetto serra).
Tradizionalmente, “rinnovabili” sono considerate in modo sommario tutte le fonti di energia che non generano gas ad effetto serra durante il processo stesso di generazione di energia. Il loro “fattore di emissione” (emission factor EF) – la quantità di gas ad effetto serra prodotta per unità di energia – era definito uguale a zero.

“Rinnovabili” erano perciò definite l’energia del sole, del vento, del moto ondoso, l’energia idroelettrica, geotermica e anche quella nucleare.

Nel corso degli ultimi 20 anni la scienza ha elaborato un’analisi più differenziata della questione. Oggi i fattori di emissione delle diverse fonti di energia considerano l’insieme di tutti i gas emessi (in unità di “equivalenti CO2” – CO2eq) da una parte, e in più tutto il processo riguardo alla produzione di energia con una data fonte di energia, con un dato processo in un dato impianto, e questo “dalla culla alla morte” – durante tutto il ciclo di vita dell’impianto, dal reperimento dei materiali necessari fin al suo smantellamento.

La tabella presenta valori aggiornati di fattori di emissione per varie energie “rinnovabili” e non; ci permette quindi di paragonare il contributo all’effetto serra delle varie tecnologie:

Fattori di emissione in (gCO2eq)/kWh riferiti a tutto il ciclo di vita, per varie tecnologie di generazione di elettricità. Da “IPCC Working Group III – Mitigation of Climate Change, Annex III, p. 10, e Annex II, p. 14-31; IPCC (2014). In ordine di medie decrescenti.

Fattori di emissione in (gCO2eq)/kWh riferiti a tutto il ciclo di vita, per varie tecnologie di generazione di elettricità. Da “IPCC Working Group III – Mitigation of Climate Change, Annex III, p. 10, e Annex II, p. 14-31; IPCC (2014). In ordine di medie decrescenti.

tecnologia

minimo

medio

massimo

       

carbone

740

820

910

biomassa + carbone

620

740

890

gas – ciclo combinato

410

490

650

biomassa (Il valore corrisponde all’ipotesi che il CO2 liberato durante la combustione viene sequestrato dalla prossima generazione della vegetazione bruciata)

130

230

420

solare fotovoltaico industriale

18

48

180

solare fotovoltaico residenziale

26

41

60

geotermia

6

38

79

solare a concentrazione

9

27

63

idroelettrico

1

24

2200

eolico in mare

8

12

35

nucleare

4

12

110

eolico su terra

7

11

56

Questa tabella non considera tutti i casi particolari e tutte le condizioni particolari di emissione, e specificamente non prende in considerazione alcuni impianti geotermici, come per esempio la centrale Nuova Latera.

Il fluido geotermico estratto è particolare: contiene un’alta percentuale di CO2 (il “classico” gas ad effetto serra) – dal 3 al 6% del suo peso. Quasi tutto questo gas verrebbe rilasciato all’atmosfera. La centrale con una potenza nominale di 14 MWe estrae 500 tonnellate di fluido all’ora (i dati sono presi dalla descrizione tecnica fornita da ENEL Green Power).

Il fattore di emissione risulta quindi di più di 1000 (gCO2eq)/kWh (considerando solo CO2, e solo il processo stesso di generazione di energia, e in più negligendo il carattere ibrido dell’impianto)Uno sguardo alla tabella ci dice che la Nuova Latera avrebbe un contributo all’effetto serra più grande di una centrale a carbone (a parità di potenza).

La centrale Nuova Latera è un caso particolare, ma non unico: altri esempi simili sono la centrale di Kizildere nell’Anatolia e le centrali ENEL nella zona del Monte Amiata.

Siamo qui di fronte a un fatto grottesco: con gli incentivi destinati alla riduzione dell’effetto serra (pagati dalle famiglie con le loro bollette) l’ENEL vuole realizzare una centrale geotermica che aumenta l’effetto serra. Lo vogliamo permettere?


COMUNICATO STAMPA
Comitato Farnese, Ambiente salute e territorio

Leonardo Michelini entra nel Coordinamento dei sindaci della Tuscia contrari alla geotermia

Leonardo Michelini pronto ad entrare nel Coordinamento dei sindaci contrari alla geotermia.
Ieri pomeriggio, il sindaco di Viterbo, ha incontrato il pariruolo di Farnese Massimo Biagini. Una riunione a tre con il comitato “Farnese, ambiente, salute e territorio”, nella quale il primo cittadino del capoluogo si è detto interessato ad approfondire le roventi tematiche legate alla geotermia a media ed alta entalpia che riguardano sì l’Alta Tuscia, ma che a caduta potrebbero portare conseguenze disastrose in un raggio di ben trenta chilometri (oltre Viterbo, pertanto). Lo stesso Michelini ha chiarito che metterà a disposizione competenze e risorse utili per fronteggiare la questione.
Il Coordinamento dei sindaci contrari alla geotermia è quindi prossimo ad allargare il proprio raggio d’azione. Se infatti inizialmente il tavolo di lavoro ha giocoforza coinvolto solo i dieci paesi ubicati intorno a Latera (laddove si sta discutendo di due centrali geotermoelettriche, più quattro pozzi esplorativi), con l’entrata di Michelini, e le adesioni di Paolo Equitani (Bolsena) e di Eugenio Stelliferi (Caprarola, dove sono previste altre perforazioni), ecco che la “tavola rotonda” assumerà ben presto un aspetto provinciale. Un segnale compatto, di netta contrarietà alla geotermia, ma anche una sorta di “consorzio di tutela”, atto a prevenire sul territorio qualsiasi ulteriore tipo di speculazione presente e futura.
“Oggi il problema è Latera – ha spiegato Michelini – E quindi è giusto concentrarsi su di essa, con Farnese e Ischia di Castro annessi. Ma non si può stare a correre sempre qua e la per arginare tali stravaganti fenomeni. Uniamoci, trasversalmente, e cominciamo a programmare un destino comune. La Tuscia ha per natura e storia un destino legato a ben altro, penso alle tipicità agroalimentari, alle riserve, ai laghi, alle coste. Incentiviamo queste buone pratiche, unite anche a quel turismo che cresce costantemente, e poniamo dei fermi paletti a chi invece vorrebbe speculare o deturpare l’area”.
Nato lo scorso 5 luglio a Latera, il Coordinamento ingloba le amministrazioni di Latera stessa, di Farnese, Ischia di Castro, Canino, Cellere, Acquapendente, Grotte di Castro, Gradoli e Onano. I sindaci dei comuni appena elencati hanno già incaricato dei tecnici per presentare alla Regione le dovute osservazioni di contrarietà al progetto Enel di Latera. Ma non solo. Ad inizio settembre, infatti, si terrà a Viterbo la prima conferenza del nuovo Coordinamento. Una nuova e motivata entità provinciale, che racchiuderà in sé praticamente tutti i comuni della Tuscia (molti stanno già sottoscrivendo l’atto), e che a partire proprio dal progetto Latera vigilerà costantemente e trasversalmente al fine di tutelare il futuro della provincia intera.


AGGIORNAMENTO 28 luglio 2017
Presentata interrogazione in regione Lazio della consigliera Silvia Blasi (M5S)
Comunicato Gruppo Consiliare M5S Regione Lazio

“Ho depositato un’interrogazione in merito alle numerose richieste di sfruttamento di energia geotermica giunte agli uffici regionali che rischiano di creare una sorta di far west energetico nella Tuscia a causa dell’assenza di una pianificazione e programmazione del settore energetico. Il Piano energetico regionale risale infatti al 2001 ed attualmente è in corso una sua revisione che difficilmente vedrà luce in questa legislatura. La nostra provincia ha già dato tanto in termini di servitù energetiche, basta come esempio la centrale A. Volta Enel di Montalto di castro, monumento al fallimento della politica energetica nazionale, la centrale TVN Enel di Civitavecchia che seppure non insiste direttamente sul nostro territorio diffonde pericolosi inquinanti in un’area molto vasta del viterbese.
A queste due centrali si aggiungono gli oltre 80 ettari di centrale fotovoltaica di Montalto di castro, una delle più grandi d’Europa e l’impianto eolico di Piansano.
 
Viterbo è una provincia a vocazione agricola e insieme a Rieti ha i più bassi consumi di energia regionali. Prima di trovarci nuove servitù energetiche in un territorio fondamentalmente agricolo e ad alta valenza naturale mi piacerebbe capire gli obiettivi di questa iper produzione in una provincia così poco densamente popolata.
 
Ho quindi depositato un’interrogazione in consiglio regionale per sapere come si integra la produzione da risorsa geotermica in provincia di Viterbo con gli obiettivi e la programmazione energetica regionale. Un nodo fondamentale per non diventare territorio di conquista di società private con intenti esclusivamente speculatori e pericolosi per il nostro ambiente e la nostra salute.
 
Nello stesso atto, chiedo di sapere a che punto è lo stato di attuazione di un ordine del giorno a mia prima firma approvato all’unanimità in consiglio regionale che impegnava la Giunta ad una moratoria sugli impianti geotermici di competenza regionale. La mancata programmazione, soprattutto in settori ‘delicati’ come quello dell’energia, può avere conseguenze devastanti per un territorio, ed è nostro dovere scongiurarlo con tutti i mezzi.

Centrale geotermica di Latera, dopo il disastro del 2000 Enel ci riprova, ma La Regione Lazio parte col piede sbagliato, poi si corregge, e le osservazioni vanno in scadenza il 12 settembre!

Senza vergogna e con arroganza l’Enel, fuggita da Latera nel 2000 lasciando sul campo rovine e danni, ci riprova.
Il Comitato per la tutela della salute e dell’ambiente di Latera e la Rete Nazionale NOGESI chiedono alla Regione di annullare la procedura di VIA per violazione delle norme che la regolano, la Regione Lazio rimedia pubblicando per intero la documentazione di ENEL Green Power sul sito web dell’Ufficio VIA e le osservazioni vanno in scadenza il 12 settembre p.v.

Con una decisione che ha dell’incredibile, quasi una provocazione, Enel Green Power si ripresenta a Latera chiedendo di riaprire la vecchia centrale, già chiusa nel 2000 a seguito di incidenti, malfunzionamenti, ingestibilità dell’impianto, inquinamento atmosferico e a disturbi fisici avvertiti dalla popolazione in tutto il bacino del Lago di Bolsena; un disastro dal quale Enel, a suo tempo, era fuggita… Un precedente che non ha eguali nel panorama italiano e straniero!

Dopo una iniziale rinuncia, però, Enel ha pensato bene di mantenersi il permesso di ricerca fino al 2024, nella speranza che col tempo la popolazione dimenticasse e potesse di nuovo riprovarci; ad ottobre 2016 riperimetra l’area del permesso di ricerca (per fare posto alla istanza geotermica della società Latera Sviluppo, attualmente accettata con riserva dal MISE perché la “richiesta potenza elettrica non risulta disponibile, in quanto eccedente la capienza di 50 MW elettrici complessivamente autorizzabili, come stabilito dalla legge”) ed il 31 maggio2017 presenta l’istanza in VIA presso la Regione Lazio, che le popolazioni della Tuscia vivono come vera provocazione.

Però il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi!

Infatti l’ufficio VIA della Regione Lazio, pubblicando sul proprio sito web solo alcuni documenti, non rispetta le norme di legge ed i comitati sono costretti a diffidare l’Ufficio ad andare avanti. L’ufficio VIA subito dopo si corregge e pubblica tutta la documentazione depositata da Enel Green Power e da tale data possono partire i tempi per le osservazioni, che pertanto non scadono più il 30 luglio, ma il 12 settembre 2017!

Del resto la Regione Lazio non brilla per trasparenza sui siti web. E non lo diciamo solo noi: lo rileva la Bussola della Trasparenza, la piattaforma del Governo che effettua monitoraggi periodici di tutti i siti web delle pubbliche amministrazioni. Secondo la Bussola la Regione Lazio, su 47 enti monitorati, è al 17° posto mentre il Consiglio Regionale del Lazio è addirittura al 30° posto.

Intanto parte la mobilitazione dei cittadini con una prima manifestazione “ERRARE È UMANO – Passeggiata contro il perseverare del pericolo geotermico” che si terrà a Latera il 30 luglio a partire dalle ore 9 che prevede una visita allo scempio della vecchia centrale ENEL, mai smantellata, e dove sono ancora evidenti le rovine delle serre costruite con l’illusione di ottenere energia a basso costo, peraltro mai fornita…

Nel frattempo anche le amministrazioni locali si sono mobilitate costituendo a Latera il 5 luglio 2017 il “Coordinamento dei sindaci dell’Alta Tuscia contrari alla geotermia” al quale hanno aderito i Comuni di Latera, Farnese, Ischia di Castro, Grotte di Castro, Gradoli, Onano, Acquapendente, Cellere, Canino che hanno attivato un “tavolo di lavoro permanente” in opposizione ai progetti geotermici a media ed alta entalpia che interessano il viterbese, tra cui in primo piano gli impianti previsti a Latera da parte di Enel Green Power e Latera Sviluppo, gli impianti di Farnese ed Ischia di Castro, nonché quelli di Caprarola e Carbognano.

Comitato per la tutela della salute e dell’ambiente di Latera
Comitato Farnese, ambiente, salute e territorio
Comitato Caprarola-Carbognano
Rete Nazionale NOGESI


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NASCE IL COMITATO PER LA TUTELA DELLA SALUTE E DELL’AMBIENTE DI LATERA (VT)

La centrale Enel abbandonata di Latera

Venerdì 7 luglio si è costituito il Comitato per la tutela della salute e dell’ambiente di Latera, formato da cittadini di questo piccolo paese e dei paesi limitrofi che hanno scelto questo territorio come il luogo in cui vivere, crescere i propri figli ed avviare le proprie attività economiche e produttive.

 

Questo, in ordine di tempo, è l’ultimo dei numerosi comitati spontanei nati nell’area dell’Alto Viterbese, dell’Umbria e della bassa Toscana sulla spinta di una serie di sollecitazioni esterne che vedono queste aree come meta per investimenti di imprese che intendono costruire impianti per la produzione di energia, senza tener conto della vocazione turistica ed agricola di questo territorio dall’enorme valore naturalistico e paesaggistico.

La prima battaglia che il comitato si propone di affrontare, in stretta collaborazione con il “Comitato di Farnese, ambiente salute e territorio”, quello di Maremma Attiva e sotto la guida della Rete Nazionale NOGESI, è quella di fare una ferma opposizione ai 2 progetti geotermici a media ed alta entalpia che interessano il territorio di Latera e dei paesi limitrofi.

Oggi il Comitato intende opporsi alla richiesta da parte di Enel Green Power di riapertura della centrale ENEL di Latera, già chiusa nel 2002 in seguito a malfunzionamento, ingestibilità dell’impianto, inquinamento atmosferico e a disturbi fisici avvertiti dalla popolazione in tutto il bacino del Lago di Bolsena.

A questa prima emergenza segue il problema relativo alla richiesta, presentata dalla Società Latera Sviluppo s.r.l., per ottenere il “permesso di ricerca di risorse geotermiche” per la realizzazione di un impianto pilota, sempre a Latera, in fase di approvazione al MISE (Ministero dello Sviluppo Economico).

Seppure le società prospettano indotti derivanti dal funzionamento di queste centrali, nessun vantaggio verrà alle popolazioni locali né in termini economici né occupazionali come testimoniato ampiamente dai pregressi di Latera o dalle aree in cui le centrali funzionano da anni, come a Piancastagnaio.

Anche le amministrazioni locali si sono mobilitate costituendo a Latera il 5 luglio 2017 il “Coordinamento dei sindaci dell’Alta Tuscia contrari alla geotermia” al quale hanno aderito i Comuni di Latera, Farnese, Ischia di Castro, Grotte di Castro, Gradoli, Onano, Acquapendente, Cellere, Canino e Valentano che hanno attivato un “tavolo di lavoro permanente” in opposizione ai progetti geotermici a media ed alta entalpia che interessano il viterbese.

Nell’ottica di far conoscere al maggior numero possibile di cittadini le bellezze di questo territorio e il gravissimo impatto che la centrale avrebbe in quest’area, il Comitato di Latera ha organizzato una prima manifestazione pubblica “ERRARE È UMANO – Passeggiata contro il perseverare del pericolo geotermico” che si terrà a Latera il 23 luglio a partire dalle ore 9:00 e che prevede una visita ai luoghi dove sorge ancora la vecchia centrale ENEL, mai smantellata, e dove sono ancora evidenti le rovine delle serre costruite con l’illusione di ottenere energia a basso costo, peraltro mai fornita, che contrastano con le bellezze di un area in cui sono visibili le pregevoli realtà agricole, zootecniche, turistiche e naturalistiche per ora ancora presenti.

Comitato per la Tutela della Salute e dell’ambiente di Latera

Sindaci con la schiena dritta: nasce il Coordinamento dell’Alta Tuscia contrari alla geotermia

foto NewTuscia.it

E’ una emorragia di consensi per chi voleva far credere ad una geotermia pulita e rinnovabile. Ormai anche gli amministratori locali hanno capito che la geotermia non porta alcuno sviluppo ed, anzi, danneggia le produzioni locali e lo sviluppo di un’economia legato alle bellezze e alle eccellenze dei territori.
Il Alta Tuscia, provincia di Viterbo, al confine con la Toscana del monte Amiata, i Sindaci voglio essere protagonisti delle scelte e, con il sostegno dei comitati e dei cittadini, danno vita ad un Coordinamento che vuole combattere collettivamente contro le mire della speculazione geotermica, vecchia e nuova.
Pubblichiamo il resoconto della riunione a cura del Comitato Farnese – Ambiente, salute e territorio.

 

COSTITUZIONE COORDINAMENTO SINDACI DELL’ALTA TUSCIA
CONTRARI ALLA GEOTERMIA
Nasce il “Coordinamento dei sindaci dell’Alta Tuscia contrari alla geotermia”.

Ieri, 5 luglio, all’interno del Comune di Latera, dieci sindaci si sono riuniti ed hanno istituito un tavolo di lavoro permanente di opposizione ai progetti geotermici a media ed alta entalpia che interessano il viterbese. La riunione segue alle numerose delibere di Giunta e di Consiglio delle amministrazioni dei mesi precedenti, ai pareri di contrarietà emersi in tali occasioni, nonché a quanto proposto dagli stessi primi cittadini nell’assemblea pubblica tenutasi ad Ischia di Castro lo scorso 19 giugno.

Presenti in sala, oltre al sindaco ospitante Francesco Di Biagi, i pariruolo Massimo Biagini (Farnese), Salvatore Serra (Ischia di Castro), Piero Camilli (Grotte di Castro), Luigi Buzi (Gradoli, in rappresentanza anche di Giovanni Giuliani, Onano), Angelo Ghinassi (Acquapendente), Edoardo Giustiniani (Cellere). Assenti invece, ma informati e concordi, Lina Novelli (Canino) e Francesco Pacchiarelli (Valentano). In sala, infine, il comitato “Farnese, ambiente salute e territorio”.

Il gruppo di lavoro appena costituitosi si impegnerà a partire dall’immediato in un’opera di netta contrapposizione alle varie speculazioni in ambito geotermoelettrico che stanno emergendo in Alta Tuscia.

La priorità, al momento, è contrastare la riapertura della centrale di Latera. Chiusa dal 2002, in seguito a malfunzionamento, ingestibilità dell’impianto stesso, inquinamento atmosferico e malori avvertiti fino ad oltre venti chilometri di distanza, la centrale è tornata a far parlar di sé negli ultimi tempi, poiché la società Enel Green Power ha presentato in Regione istanza di Via per la riapertura.

Il coordinamento si è detto favorevole ad impegnare una squadra di tecnici per presentare alla stessa Regione le opportune osservazioni, entro e non oltre la data del 29 luglio (ultimo giorno possibile).

Al problema Latera seguono le quattro perforazioni di esplorazione (due a Farnese ed altrettante ad Ischia, progetto “Piana del diavolo”), sulle quali la Regione sta lavorando, dopo aver richiesto materiale e controdeduzioni alle parti interessate (comuni, provincia, enti amministrativi e società Geothermics Italy srl). In ballo vi è infine anche il “permesso di ricerca di risorse geotermiche” finalizzato alla sperimentazione di un impianto pilota, sempre a Latera, della società Latera sviluppo. Di competenza del Mise, in stand-by.

“Non sarà una battaglia di poco conto – la voce congiunta dei sindaci – ma vogliamo assolutamente affrontarla. Viviamo un territorio incontaminato che deve puntare ad altre scelte, questo tipo di speculazioni vanno fermate. Invitiamo i colleghi di tutto il viterbese ad unirsi al tavolo di lavoro, ricordando loro che solo operando in unità di intenti si possono raggiungere buoni risultati. La questione non riguarda solo l’Alta Tuscia, qualora infatti uno di questi progetti dovesse andare a buon fine, le conseguenze sarebbero disastrose per l’intera provincia”.


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Reportage – Cronache dal sottosuolo della geotermia italiana (da Internazionale)

La centrale geotermica di Latera, provincia di Viterbo, ottobre 2016. (Simona Pampallona per Internazionale)

Reportage – Cronache dal sottosuolo della geotermia italiana
di Angelo Mastrandrea
da Internazionale dell’11 gennaio 2017

Ci aveva creduto, Roberto Minervini, alla possibilità di creare un piccolo paradiso tropicale nell’Alta Tuscia viterbese. Dopo venticinque anni trascorsi a occuparsi di idrobiologia e pesca, dalla Somalia al Perù, aveva pensato di portare il mondo a casa sua. A Latera, poco meno di mille abitanti arroccati su un colle che affaccia su un’area vulcanica, vicino al lago di Bolsena, alla fine degli anni novanta l’Enel stava per aprire una centrale geotermica, figlia di un progetto pilota in joint venture con l’Agip risalente a vent’anni prima. Si trattava di una centrale che avrebbe usato una tecnologia a “ciclo binario”, vale a dire che i fluidi sarebbero stati reimmessi sottoterra dopo averli estratti a grande profondità e averne utilizzato il calore.
Provincia, comune e comunità montana avevano costituito un consorzio che, grazie a un finanziamento europeo di 4,5 miliardi delle vecchie lire, aveva costruito 31mila metri quadri di serre che avrebbero dovuto essere riscaldate con i vapori estratti dal sottosuolo vulcanico. Minervini, con alcuni soci in cooperativa, ne aveva presi in affitto cinquemila, con l’idea di mettere in piedi un allevamento di pesci destinati agli acquari e un vivaio di piante ornamentali. “Il progetto era tutto mio, puntavo al 10 per cento del mercato e a regime avrei impiegato almeno quindici persone”, mi aveva raccontato poco prima di Natale passeggiando tra le rovine del suo gioiellino, del quale rimane solo una vasca colma di acqua piovana nella quale sopravvivono alcune carpe giapponesi. “Era uno spettacolo a vedersi”, mi aveva detto allargando le braccia.

Archeologia energetica
Le cose avevano cominciato ad andar male fin dal primo giorno quando, accesi i motori, “le vetrate hanno cominciato a cadere” perché “le serre erano state costruite male e con materiali scadenti”. Ma il colpo al cuore doveva ancora arrivare. La centrale chiuse i battenti subito dopo essere andata in funzione, quando “si accorsero che non riuscivano a rispedire i gas nel sottosuolo”. Li dispersero nell’atmosfera e la puzza si sentì fino a Montefiascone, all’altro capo del lago di Bolsena, scatenando le proteste dei cittadini. Alla fine di marzo del 2002 l’Enel decise di fermare tutto perché “i costi per adeguarla erano eccessivi e non giustificavano il suo mantenimento operativo”. La centrale, spiegarono, era scarsamente remunerativa.
Oggi l’impianto di Latera è ancora al suo posto, nuovo di zecca e inutilizzato. Si parla di una sua riconversione a biomasse ma per il momento rimane una cattedrale nel deserto. Lungo la collina scendono i tubi che avrebbero dovuto portare il calore a valle, solo parzialmente ricoperti dalla natura che lentamente sta riprendendosi ciò che le era stato sottratto. Le serre abbandonate sono un precoce esempio di archeologia energetica. Minervini e gli altri imprenditori che avevano creduto nel progetto avevano provato ad andare avanti, confidando che prima o poi la centrale sarebbe ripartita. “Avevamo investito un miliardo di vecchie lire in questo progetto, ricevendo pure i complimenti dall’Unione europea”, mi aveva raccontato il biologo imprenditore, che aveva appena finito di smontare le vasche con i pesci, messe in vendita per ripianare i debiti della società, fallita con corollario di drammi personali, tra i quali il tentato suicidio di un socio che aveva impegnato tutto.
Lo sguardo di Minervini era quello mesto di chi ha preso una batosta dalla quale stenta a riprendersi, e chissà se pure nel suo caso la profonda delusione non sia stata alla radice del male che se l’è portato via in meno di un mese fa, agli inizi del nuovo anno, lasciandogli solo il tempo di completare la dismissione dell’acquario.

Fagioli è giunto alla conclusione che la geotermia non è un’energia rinnovabile, com’è invece considerata, e non è neppure così pulita come viene spacciata

Il caso di Latera potrebbe essere archiviato come un errore del passato, se non fosse che nella graduatoria delle dieci Istanze con procedimento avviato pubblicate sul sito del ministero dello sviluppo economico in seguito al “decreto Scajola” del 2011, che ha liberalizzato le trivellazioni, è comparsa una new-old entry: Latera, appunto. Da quel che si apprende, a presentare un nuovo “progetto pilota” è stata un’azienda con sede a Viterbo, la Latera sviluppo, e non è chiaro se abbia intenzione di rilevare l’impianto fermo o di costruirne un altro ex novo.
In pole position c’è invece una proposta presentata da un’altra impresa nella vicina Castel Giorgio, ad appena una ventina di chilometri di distanza, in provincia di Terni. Qui incontro Vittorio Fagioli, un ex dipendente dell’Enel in pensione, oggi diventato uno dei principali animatori della rete No geotermia elettrica speculativa e inquinante (Nogesi), che si batte contro il business del calore sotterraneo, segnalando i rischi provocati dalle perforazioni in profondità, dalla fratturazione idraulica, il fracking, e dalle emissioni dei gas nell’atmosfera: piccoli terremoti (l’Enea e l’Ispra ne hanno “documentati” alcuni di magnitudo 2,9 della scala Richter “indotti” dalla centrale di Latera), inquinamento delle falde acquifere e dell’aria per via dell’acido solfidrico, del mercurio, del boro e dell’arsenico estratti.

L’idrobiologo Roberto Minervini nella centrale di Latera, ottobre 2016. (Simona Pampallona per Internazionale)

Nel piccolo comune umbro dovrebbe nascere un “impianto-pilota” di nuova generazione, con cinque pozzi di estrazione fino a 1.200 metri di profondità e altri quattro di reiniezione dell’acqua profondi 2.300 metri. Ma i cittadini sono diffidenti e le amministrazioni locali non appaiono propense a ripetere l’esperienza fallimentare di Latera. Fagioli, che vive in un antico casale di campagna, si è messo a studiare ed è giunto alla conclusione che la geotermia non è un’energia rinnovabile, com’è invece considerata, e non è neppure così pulita come viene spacciata, a meno che non se ne faccia un “uso più capillare”, appunto, a bassa entalpia per uso abitativo.
Le associazioni ambientaliste dell’orvietano, dell’Alta Tuscia e del viterbese denunciano le criticità dell’azienda che ha avuto il permesso: “Dalle visure camerali risulta che la Itw-Lkw Geotermia Italia spa è una società vuota”, con capitale sociale iniziale di 200mila euro poi innalzato a un milione, e il curriculum del suo presidente è quello di un “commercialista e non di un imprenditore”, hanno messo nero su bianco in una lettera inviata alle istituzioni, a partire dal ministero dello sviluppo economico. Dalle carte risulta, a loro dire, che l’azienda italiana ha “un socio unico, la Itw&Lkw Beteiligungs Gmbh, impresa di investimenti a responsabilità limitata di diritto austriaco con soli 35mila euro di capitale, presieduta dal signor Werner Vogt e apparentemente di proprietà di una piccola ditta del Liechtenstein intestata allo stesso Vogt”. Soprattutto, sono sconcertati dalla “totale inesperienza” di quest’ultima: “La Itw non ha mai realizzato un impianto geotermico, neppure casalingo”.

Frutto avvelenato del decreto Scajola
Nel piccolo comune umbro, che si fregia del titolo di “capitale europea del football americano” per via del primo impianto realizzato in Italia per questo sport, sono convinti che il permesso per i nuovi pozzi sia un frutto avvelenato del decreto Scajola, che ha dichiarato “di pubblico interesse e di pubblica utilità” la geotermia a “media entalpia”, scavalcando le amministrazioni locali, e ha liberalizzato le concessioni, causando una moltiplicazione di richieste: 31 permessi sono stati assegnati nella sola Toscana, mentre nel Lazio se ne contano 25.
I comuni di Acquapendente, Allerona, Bolsena, Castel Giorgio, Grotte di Castro, Montefiascone e Orvieto e la provincia di Viterbo hanno fatto ricorso al Tar del Lazio contro la concessione, mentre la Rete Nogesi ha presentato esposti alla procura della repubblica, alla corte dei conti e all’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), segnalando alcune anomalie che, se fossero accertate, getterebbero più di un’ombra sull’intera vicenda. Nel mirino, in particolare, sono finiti alcuni “conflitti d’interesse”, a cominciare da quello del “primo firmatario e project supervisor per la società Itw-Lkw Geotermia Italia Spa, il professor Franco Barberi” che, scrivono nei loro ricorsi, “dopo aver depositato al ministero per lo sviluppo economico l’istanza di permesso per i suoi impianti geotermici” è stato nominato, “in qualità di esperto in materia di risorse geotermiche”, componente della commissione “che deve approvare il suo progetto privato”.
In realtà Barberi, professore di vulcanologia, ministro con il governo Dini e sottosegretario con Prodi e D’Alema, nonché capo della protezione civile ai tempi della “missione Arcobaleno” in Kosovo, si è assentato al momento della votazione sul suo progetto, ma per gli ambientalisti questo non è stato sufficiente a garantire l’imparzialità dell’organismo e a evitare il conflitto d’interessi. Anche perché, insistono gli autori degli esposti, sua moglie Maria Luisa Carapezza, funzionaria dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), è stata incaricata dall’Istituto di “predisporre dati e relazioni” per la valutazione d’impatto ambientale sul progetto presentato dal consorte. Investito dal caso, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha però stabilito che il conflitto di interessi tra Barberi e Carapezza è “insussistente”.
Sotto la lente d’ingrandimento della rete contro il geotermico è finito pure il presidente della commissione che ha dato il via libera ambientale all’impianto, l’ingegner Guido Monteforte Specchi, accusato di aver partecipato a una conferenza come consulente privato della Itw-Lkw e di aver redatto e firmato, nella stessa veste, un “parere pro veritate”. I comitati hanno sottolineato pure un’altra anomalia: la relazione finale sull’impatto ambientale sarebbe stata affidata a un astrofisico, senza tener conto del “parere allarmato” dell’unico esperto di geotermia presente nella commissione.

Un pugno in un occhio
La verità è che l’idea di costruire un impianto per estrarre il calore dal sottosuolo a Castel Giorgio piace davvero a pochi. L’ex assessore all’ambiente della regione Umbria Silvano Rometti ha espresso “forti perplessità in merito agli aspetti deontologici connessi al ruolo esercitato” dall’ingegner Specchi, mentre la soprintendenza per i beni architettonici e ambientali dell’Umbria ha espresso un parere critico: la centrale sarebbe un impianto industriale di scarsa qualità architettonica, con macchinari in vista, tubi per il trasporto dei fluidi e prefabbricati. Il che, in una zona intonsa dal punto di vista paesaggistico, sarebbe come un pugno in un occhio, come dimostra il caso di Latera.

I tubi dell’impianto di Latera che avrebbero dovuto portare il calore a valle, ottobre 2016. (Simona Pampallona per Internazionale)

La professoressa Fedora Quattrocchi dell’Ingv, incaricata dai sindaci del territorio di preparare una controrelazione, scrive di “misure essenziali mal rilevate o non fatte, insufficienza dei dati raccolti, pericolosità di incidenti mortali per uomini ed animali sottaciute, pericolosità non rilevate per abitazioni e ambienti”. Senza troppi peli sulla lingua, la scienziata definisce la documentazione prodotta così carente da configurare una “truffa ai danni dei committenti e indirettamente allo stato”. Il progetto sarebbe stato inoltre bocciato dal gruppo di banche alle quali la Itw-Lkw si sarebbe rivolta per ottenere finanziamenti: la richiesta sarebbe stata negata dopo che tre esperti nominati dagli stessi istituti di credito (un geologo, un economista e un impiantista) avrebbero presentato relazioni negative.
L’azienda si difende sostenendo che la centrale non ripeterà il flop di quest’ultima, perché sarà un impianto a emissioni zero e a ridottissimo impatto ambientale: in un comunicato si legge che esso sarà a “media entalpia”, dunque meno invasivo, e userà anche in questo caso una piattaforma “a ciclo binario”, con l’estrazione dei gas del suolo da una parte e la loro reimmissione nel sottosuolo dall’altra, senza disperderli nell’atmosfera. Inoltre, spiegano, “non sono previste le torri di trivellazione che impattano pesantemente sul paesaggio”.
Per i comitati si tratta solo di campagne di “greenwashing”, che puntano a far apparire ambientalmente presentabile una struttura che invece non lo sarà. Tutti hanno partecipato, agli inizi di novembre ad Acquapendente, nel viterbese, agli Stati generali della geotermia. Tra gli invitati c’era pure il primo cittadino di Casole Val D’Elsa, primo comune d’Italia a dichiararsi “degeotermizzato”. Nel paesino senese l’amministrazione ha dato la parola ai cittadini e il risultato è stato un plebiscito di no al geotermico: ben 1.326 sono stati i voti contrari, contro appena 94 voti favorevoli. Ma l’intervento più sorprendente è stato quello del presidente del consorzio di tutela del Morellino di Scansano, intervenuto in rappresentanza di 106 aziende vitivinicole a esprimere la “profonda preoccupazione” per le conseguenze d’immagine negative che la geotermia potrebbe avere su un prodotto d’eccellenza come il celebre vino toscano.

A tutto geyser
L’Italia non è l’Islanda, che ricava dai geyser due terzi della sua energia, ma è al top in Europa, grazie alla presenza di zone vulcaniche e faglie appenniniche da cui attingere acqua calda e vapore: il 10 per cento della geotermia mondiale e la metà di quella europea sono “made in Italy”. La Toscana, che si alimenta al 25 per cento grazie al calore delle viscere della terra, la considera alla stregua di un prodotto tipico dal giorno in cui Pietro Ginori Conti, bisnipote di Francesco Larderel che aveva promosso lo sfruttamento dei soffioni boraciferi toscani, riuscì ad accendere cinque lampadine con l’energia presa dal calore del sottosuolo. Era il 1 luglio del 1904 e da allora molte cose sono cambiate.
Oggi la centrale di Larderello produce 547 MW di elettricità, quanto un impianto nucleare, mentre una ricerca epidemiologica condotta dalla fondazione Monasterio, dal Cnr di Pisa e dall’Agenzia regionale di sanità della Toscana ha messo in evidenza un aumento della mortalità maschile nei comuni “geotermici” del 13 per cento rispetto alla media regionale, con il 30 per cento in più di morti per tumori nei comuni di Abbadia San Salvatore, Piancastagnaio e Arcidosso. Sui dati si è scatenata la bagarre: la regione Toscana ha provato ad attribuirli a differenze negli “stili di vita” dei cittadini dell’Amiata rispetto agli altri, i comitati ritengono che le emissioni degli impianti concorrano a peggiorare la salubrità dell’ambiente e dunque delle persone, mentre l’Enel, titolare degli impianti, ha negato qualsiasi relazione di causa-effetto.

In questo momento quella dell’Amiata è la ‘più grande questione ambientale dell’Italia centrale’

L’interno di un edificio dell’impianto di Latera, ottobre 2016. (Simona Pampallona per Internazionale)

Quale che sia la verità, l’unica certezza è che le morti in più non dipendono dagli “stili di vita”: uno studio dell’Agenzia regionale di sanità ha stabilito che gli abitanti dell’Amiata non fumano più sigarette, non mangiano peggio, non fanno minore attività fisica e non bevono più alcolici di chi abita in un raggio di cinquanta chilometri e ha un tasso di mortalità inferiore. La rete Sos Geotermia cita una ricerca pubblicata sul Journal of cleaner production, secondo la quale “l’inquinamento prodotto da gas a effetto serra emessi delle centrali geotermiche in Amiata è quasi simile a quello di una centrale a carbone di uguale potenza”, e uno studio di QualEnergia che prende di mira le emissioni di ammoniaca.
Il problema dell’Amiata, a loro dire, è l’utilizzo di una tecnologia considerata “superata”: si chiama “flash” e prevede la dispersione dei gas nell’atmosfera, attraverso dei filtri, mentre i liquidi condensati sono reiniettati nel terreno. Per questo i comitati toscani hanno deciso di presentare un ricorso alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, sostenendo che “in una situazione già considerata a rischio non è corretto aggiungere altri inquinanti nell’atmosfera, anche se provengono da impianti a norma”. “Ci appelliamo allo stesso principio utilizzato nelle grandi città quando si superano i livelli di pm10: si vieta l’utilizzo delle auto”, dice Roberto Barocci, uno dei principali esponenti della rete toscana. A loro avviso, in questo momento quella dell’Amiata è la “più grande questione ambientale dell’Italia centrale”.
Enel Green Power, proprietaria degli impianti contestati, è di tutt’altra opinione. Rispondendo all’accusa, lanciata da un ambientalista locale a mezzo stampa, di essere la responsabile indiretta del crollo della produzione di castagne sull’Amiata, attaccate da un insetto killer proliferato a causa delle esalazioni, l’azienda ha risposto che “le emissioni geotermiche, peraltro sostitutive di manifestazioni naturali, vengono abbattute per la quasi totalità dagli impianti Amis (che abbattono le esalazioni di mercurio e idrogeno solforato, ndr) e, per le centrali di Bagnore, anche da un innovativo impianto di abbattimento ammoniaca”. Inoltre, “dalle torri di raffreddamento esce per il 99,4 per cento vapore acqueo e co2 carbon free, su cui sono in corso innovativi progetti pilota per l’utilizzo della co2 a fini alimentari”. La società dell’Enel deputata allo sviluppo delle energie rinnovabili, oltre alle 94 centrali e ai 490 pozzi in tutta Italia, ha conquistato una posizione da leader nel settore in tutto il mondo: fornisce il 30 per cento dell’energia in El Salvador, ha costruito quattro centrali negli Stati Uniti e si è appena aggiudicata la gara per la costruzione di un impianto da 55 MW in Indonesia.

Prossimo obiettivo: la solfatara di Pozzuoli
Favorevoli e contrari concordano su un unico punto: la geotermia va fatta bene. Il principio è stato messo nero su bianco, dopo una serie di audizioni di comitati territoriali, amministratori locali ed esperti, in una risoluzione approvata all’unanimità dalle commissioni ambiente e attività produttive alla camera dei deputati. Nel testo si sollecita il governo a emanare delle “linee guida” per le nuove concessioni delle quali la Valutazione d’impatto ambientale dovrà tenere conto. Inoltre, si chiede di “favorire lo sviluppo e la diffusione della geotermia a bassa entalpia, ossia con impianti che sfruttano il calore a piccole profondità, per l’importante contributo che può dare alla riduzione del fabbisogno energetico del patrimonio edilizio italiano”.
Ma lo scontro pare destinato inevitabilmente a riaccendersi. Il motivo è riassunto nei dati forniti al parlamento dall’Unione geotermica italiana: le risorse potenzialmente estraibili sono pari a 500 milioni di tonnellate di petrolio. In buona sostanza, sembrano dire i fautori della geotermia, siamo seduti su una miniera di calore e questo potrebbe essere il nostro oro.
All’orizzonte già si delinea il prossimo fronte: i Campi Flegrei. Un’azienda con sede a Napoli, la Geoelectric, vorrebbe trivellare la solfatara di Pozzuoli e il vulcanologo dell’Osservatorio vesuviano Giuseppe Mastrolorenzo lancia l’allarme: “È un progetto pericolosissimo, perché si vuole bucare il vulcano più pericoloso al mondo, dove ogni giorno vengono emesse dalle fumarole tremila tonnellate di co2”. La centrale verrebbe costruita su un bordo esterno del cratere, dove le emissioni naturali, come in un’enorme pentola a vapore, sono più forti e non c’è bisogno di scendere troppo in profondità. Secondo lo scienziato dell’Ingv, l’estrazione e soprattutto la reimmissione dei gas nel sottosuolo potrebbero provocare pericolosi terremoti, “in un’area già molto attiva dal punto di vista sismico e bradisismico”: tra il 1983 e il 1984 la città di Pozzuoli si sollevò di quasi due metri, il tempio romano di Serapide, fino ad allora sommerso, tornò al di sopra delle acque e si registrarono diecimila microterremoti. Soprattutto, si rischia di risvegliare il mostro dormiente. “La risalita del magma è un’ipotesi estrema, ma non può essere esclusa”, avverte Mastrolorenzo.

Per gli esponenti della rete Nogesi gli incentivi pubblici andrebbero indirizzati a piccoli contributi per impianti a bassissimo impatto

Quella dei Campi Flegrei non è l’unica centrale geotermica prevista in Campania: da mesi sull’isola di Ischia si polemizza sulla possibile costruzione di un impianto a Serrara Fontana, alle falde del monte Epomeo. A insorgere contro il progetto della società Ischia geotermia sono stati soprattutto albergatori e gestori delle terme, preoccupati per la possibilità che si possano modificare “le caratteristiche fisiche delle acque”, facendo crollare la maggiore risorsa turistica dell’isola.
“Perché continuare a costruire centrali quando i consumi stanno calando e l’Italia si sta deindustrializzando? Abbiamo davvero bisogno di altri 50 MW di energia elettrica quando già utilizziamo molto meno di quello che produciamo?”, si chiede Fagioli. Di 130mila MW di potenza installata, l’Italia ne utilizza non più di 60 mila, e in questo contesto il geotermico appare ben poca cosa. Piuttosto, i comitati propongono che lo sfruttamento del calore sotterraneo avvenga con la “bassa entalpia”, vale a dire estraendo il calore a temperature inferiori ai 90 gradi, senza bisogno di scendere in profondità, e consentendo di riscaldare le abitazioni senza inquinare e rischiare di provocare terremoti. Per gli esponenti della rete Nogesi gli incentivi pubblici andrebbero indirizzati in quella direzione: piccoli contributi per impianti a bassissimo impatto.
Ma la legge Scajola va in tutt’altra direzione: le liberalizzazioni previste a molti fanno rimpiangere l’epoca in cui a gestire il geotermico era solo l’Enel e non le tante aziende che nascono come funghi per saltare sul carro degli incentivi di stato. Per dare il senso del fallimento delle privatizzazioni, citano un solo dato: dall’approvazione della legge Scajola che ha dato il via libera alle trivelle, delle dieci nuove centrali previste non ne è stata costruita ancora neppure una.