Estratto dal libro in stampa: “Arsenico e vecchi corrotti – Cronaca di un disastro avvenuto grazie ad abusi ed omissioni” di Roberto Barocci
Quando ci accorgemmo dell’esistenza in Toscana delle deroghe81 ai limiti di Arsenico nell’acqua potabile, consigliati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2004 promuovemmo diverse interrogazioni82-83 agli amministratori responsabili della nostra salute, anche perché dagli Enti locali erano state omesse due prescrizioni importanti previste nella normativa europea79. La prima violazione di legge era la mancanza di informazioni al pubblico, espressamente previste anche dal Ministro della Sanità80-81, che, per scaricarsi da responsabilità, richiamava la Regione:“…al disposto normativo circa l’obbligo dell’informazione al cittadino relativamente alle elevate concentrazioni dei suddetti elementi con specifico riferimento all’uso razionale di eventuali prodotti integratori.” Invece, nessuno aveva avvisato i cittadini, che, se sofferenti anche per malattie di modesta pericolosità, avevano, come conseguenza collaterale, limitate difese biologiche o minori capacità di smaltimento di metalli tossici. Nessuno sapeva quali potessero essere gli integratori consigliabili, anche perché allora, a livello di civile abitazione, non erano disponibili integratori o piccoli impianti di abbattimento dell’Arsenico cancerogeno in soluzione nell’acqua potabile.
La seconda violazione di legge era relativa al mancato avvio delle iniziative, previste dalla legislazione, tese a rimuovere le cause dell’inquinamento delle nostre acque potabili. La Regione Toscana, nel decretare le ripetute deroghe, chiedeva anche alle Autorità di Ambito, cioè alle Assemblee dei Sindaci dei Comuni che in consorzio gestiscono le risorse idriche e al Gestore delle reti idriche81:“di adottare tutte le misure possibili e necessarie a garantire il ripristino della qualità delle acque erogate…”. Ma rispettare la decretazione significava imporre le bonifiche e fermare le centrali geotermiche in Amiata, scontrandosi contro l’Eni sui siti minerari e l’ENEL rispetto alla emissione in atmosfera di milioni di mc/anno di vapor d’acqua e decine di kg/anno di Arsenico. Rispettare la decretazione della Regione, per gli Enti locali, significava scontrarsi contro la Regione che ha sempre evitato di compiere quelle scelte.
Infatti, il Presidente del Consiglio d’Amministrazione dell’Acquedotto del Fiora, al tempo Rossano Teglielli, nel giustificare che la richiesta di deroga non era stata accompagnata, come prescritto, dai progetti per recuperare le qualità delle acque, ammetteva84: “La relazione riferisce ben poco circa le cause dei tenori di As, al di là di un breve accenno alla particolarità geologica delle Colline Metallifere e del monte Amiata…” e sulla necessità della deroga, riferiva di forti motivazioni e ammetteva che84:“Tali motivazioni emergono più dalla preoccupazione di ciò che potrebbe accadere presso le sorgenti del Monte Amiata piuttosto che dalla situazione esistente sui punti dove sono stati registrati i superamenti; in quest’ultimo caso, infatti la possibilità di miscelazione della risorsa consente al momento di rientrare nei limiti di legge. Tale preoccupazione nasce dal continuo aumento di As registrato nella risorsa proveniente dall’acquifero del Monte Amiata. Infatti sebbene le ultime analisi indicano che le principali sorgenti hanno tenori inferiori al limite normativo, i valori assoluti sono ormai prossimi alla soglia per 1 o 2 decimi di µgr/lt.”. La Regione Toscana affermerà negli anni successivi che da sempre l’Arsenico è presente nelle acque potabili dell’Amiata, ma compie una generalizzazione errata, consapevolmente. Infatti nel 2004 il Presidente dell’Acquedotto del Fiora scrive che è preoccupato del continuo aumento della concentrazione di Arsenico nelle acque dell’Amiata, perchè ciò gli impedisce di poterle usare per abbattere i livelli di concentrazione di As, presenti da molti anni sulle acque potabili delle Colline Metallifere.
In questa parte del territorio della Toscana meridionale la Giunta regionale Toscana ha consentito nel fine anni ’80 e i primi anni ’90 (con gli Assessori all’Ambiente succedutesi in quegli anni: Marcucci, Monarca, Periccioli e Del Lungo) che si realizzasse quello che la Magistratura inquirente di Grosseto ha definito nel 2003 “uno scellerato progetto”, cioè ha consentito all’Eni di smaltire illegalmente molte tonnellate di Arsenico nei territori della provincia di Grosseto e Siena, definendo inerti e sterili i rifiuti, che sapevano essere tossici e nocivi.
Quindi, non si interviene sulle cause industriali della perdita di qualità dell’acqua potabile sia nelle aree minerarie delle Colline Metallifere, sia nell’Amiata, ma ci si preoccupa solo di come riuscire a miscelare le varie fonti. La Regione Toscana, con grande cinismo, ripetutamente ha affermato81 che esistono: “studi idrogeologici, prodotti dai suindicati gestori a supporto delle suindicate richieste di deroghe, dai quali si evince che i valori delle concentrazioni dei parametri in oggetto di richiesta di deroga per l’Arsenico risultano in armonia con la circolazione idrica sotterranea”. Sapevamo, invece, che il gestore84 aveva fatto solo “un breve accenno” alla natura geologica e, pertanto, chiedemmo di vedere tale studio, che certificava l’armonia. Ma non ci fu mai consegnato.
Negli anni seguenti fu ripetuto, in in varie occasioni, che tutto è naturale e che da sempre conviviamo con questi elementi tossici nelle acque potabili. E’ un falso, sia per il grande serbatoio dell’Amiata, che fornisce acqua alla provincie di Grosseto, Siena e Viterbo, sia per le Colline Metallifere. Per le Colline Metallifere abbiamo a disposizione i dati della RiMin, società del gruppo Eni, che negli anni ’70/80 cercava le anomalie geochimiche per scopi minerari. Per le fonti dell’Amiata, abbiamo i dati di fonte Usl e di Arpat delle concentrazioni di Arsenico, il cui trend di crescita ha inizio a partire dalla fine degli anni’90, pubblicati anche in un libro da O.Conio e R.Porro85. Essi confermano quanto sostenuto dal gestore84 e ci dicono che, in tutta la Provincia di Grosseto e Siena, prima del 2000, non esistevano concentrazioni di arsenico nelle reti di distribuzione di acqua potabile superiori a 4 ug/l. Le mancate bonifiche e lo sfruttamento geotermico sono le cause più probabili del peggioramento.
Roberto Barocci, Forum Ambientalista Grosseto
Note (i documenti sono a disposizione. Richiedere a: roberto@barocci.it)
79 Direttiva 98/83CE del Consiglio del 3.11.98 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano, art.9.
80 Art.13 del D.Lgs. n.31 del 2.2.01.
81 Regione Toscana – Dipartimento delle politiche Ambientali:
a) Decreto n°7950 del 24.12.03;
b) Decreto n°3 del 5.1.05;
c) Decreto n°754 del 29.2.08.
82.Regione Toscana – Consiglio Regionale. Interrogazioni a firma dei consiglieri Giovanni Barbagli e Mario Ricci del 28.9.04.
83.Provincia di Grosseto – Consiglio Provinciale. Interrogazione al Presidente a firma della consigliera Susanna Cesaretti del 16.2.2004.
84 Acquedotto del Fiora- Risposta dell’Amministratore Delegato Rossano Teglielli. Oggetto: Richiesta documentazione in merito alla deroga ex art.13 l.31/01, gennaio 2004.
85 Osvaldo Conio e Roberto Porro -L’arsenico nelle acque destinate al consumo umano, edito da F. Angeli nel 2004 pag.86-88 vedi: http://www..it/Ricerca/Scheda_libro.aspx?CodiceLibro=380.235
30.Procura della Repubblica presso il Tribunale di Grosseto – Richiesta di archiviazione ex art.441 e 415 CPP e successiva restituzione degli atti del 9.1.2003 a firma del dott. Vincenzo Pedone.