Geotermia, assalto alla diligenza con la complicità del postiglione

A fronte dell’opposizione delle popolazione coinvolte e con il timore che la zonazione sottragga i territori alla speculazione, Enel e nuovi (im)prenditori accelerano le procedure, complici i poteri centrali e regionali.

 

Sfatato ormai il mito della geotermia pulita e rinnovabile, si fa avanti la consapevolezza che le centrali, sia ad alta che a media entalpia, possono produrre danni all’ambiente e alla salute.

Dovunque si avvii la progettazione di un impianto puntualmente i cittadini si organizzano in comitato e, a volte, con il supporto dei sindaci e delle amministrazioni locali. E’ ormai patrimonio comune l’idea che la geotermia, sia ad alta che a media entalpia, produce danni all’ambiente e alle persone senza peraltro creare posti di lavoro, anzi, togliendo spazio all’economia locale fatta di turismo e produzioni di eccellenza.

Sul terreno della politica assistiamo allo sgretolarsi del fronte compatto pro-geotermico e ormai sono numerose le interrogazioni presentate sia in ambito parlamentare italiano che europeo ad opera delle forze di opposizione -ultime, le interrogazioni del sen.Pepe e dell’on.Tamburrano (qui  e qui) nonché la necessità della definizione delle “aree non idonee alla geotermia” nelle Regioni Lazio e Toscana. Il Governo centrale è stato, dal suo canto, costretto dalla Risoluzione parlamentare sulla geotermia del 15.04.2015 ad emettere prime linee guida e un inizio di zonizzazione che andrà a regime entro un paio di anni. Ciò, lungi da rappresentare la soluzione definitiva, avevano però fino ad oggi sospeso o rallentato le procedure per le nuove centrali.

Anche sul fronte giudiziario abbiamo avuto importanti pronunciamenti che hanno visto soccombere l’Enel mentre sono in corso indagini contro “ignoti” per le emissioni in aria degli impianti geotermici dell’Amiata.

Ed è forse proprio la “nuova aria che tira” che ha impresso una accelerazione ai progetti di centrali a media entalpia in diversi comuni toscani e laziali e alla richiesta di un nuovo impianto ad alta entalpia dell’Enel a Piancastagnaio, il PC6, per il quale il 6 aprile è stato pubblicato l’avviso di avvio delle procedure di VIA. Questo nuovo “assalto alla diligenza” sembra quindi smentire le prese di posizione di molti amministratori, soprattutto del PD, che si erano espressi pubblicamente a favore della c.d. “zonazione” di cui alla risoluzione regionale toscana assicurando anche, come il capogruppo regionale Marras, che nel regolamento delle “aree non idonee” sarebbero stati inseriti “di default (cioè di norma)” tutti quei comuni che ad oggi non ospitano alcun impianto geotermico e ribadito, sulla questione Amiata, quanto già declamato negli ultimi anni dai sindaci e assessori regionali e cioè che questo territorio ha raggiunto, con Bagnore 4, l’equilibrio e che quindi non si sarebbero realizzate più altre centrali!

L’impressione, fondata, è che quindi si voglia creare una situazione “di fatto” con decine di centrali autorizzate in modo che anche una eventuale zonazione che tenga conto delle giuste aspettative dei cittadini diventi un inutile esercizio di retorica pseudoambientalista a fronte di territori che a quel punto saranno ormai compromessi. Ci aspettiamo, peraltro, che anche le opposizioni politiche al Consiglio Regionale delle due regioni, che pure si erano spese nella speranza che un percorso condiviso fosse possibile, si esprimano nel merito e chiedano la sospensione delle procedure avviate. Invitiamo peraltro i sindaci, espressione delle comunità e responsabili della tutela della salute e dei territori, a denunciare queste modalità e impedire l’apertura di cantieri di qualsiasi tipo.

Di certo i cittadini e i comitati metteranno in campo ogni iniziativa necessaria a impedire che si prosegua a saccheggiare i territori.

Rete Nazionale NOGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)


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