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Roma, 29 e 30 aprile: nasce il Coordinamento internazionale “STOP ENEL. Per un nuovo modello energetico”

APPELLO PER UNA CAMPAGNA NAZIONALE CONTRO IL MODELLO ENERGETICO DELL’ENEL

Gli indigeni della Patagonia Cilena lottano per la propria terraL’ENEL è la più grande società elettrica italiana e la seconda in Europa per potenza installata. Nel 1999 è stata privatizzata ed oggi è quotata in borsa contando 1,2 milioni di azionisti. In parte resta una società pubblica in quanto il 31% è proprietà del Ministero dell’Economia e delle finanze, quindi dei cittadini italiani.

Oggi sono 40 i paesi dove ENEL opera nel settore dell’energia elettrica e del gas. Nel 2009 con la definitiva acquisizione della società elettrica spagnola ENDESA, Enel ha ereditato impianti e progetti in numerosi paesi dell’America Latina. Ad accomunarli è purtroppo un evidente retaggio coloniale, come dimostra la gravità dell’impatto socio-ambientale e lo stesso atteggiamento dell’impresa nei confronti delle comunità coinvolte. L’arroganza di Enel si è gravemente manifestata anche in Italia verso i territori interessati dai suoi progetti e gli abitanti coinvolti.

Nonostante l’immagine verde e di impegno verso la sostenibilità, che la multinazionale italiana si affanna a comunicare attraverso i suoi messaggi promozionali, la realtà è ben diversa. L’ENEL continua a costruire centrali a carbone nonostante gli impegni di riduzione dell’emissione di gas serra, e usando in maniera ingannevole terminologie come “carbone pulito”. Ciò è possibile grazie ai meccanismi cosiddetti flessibili del protocollo di Kyoto che consentono alle imprese di continuare ad inquinare, assegnando veri e propri permessi di emissione in cambio della costruzione di impianti di energie rinnovabili. Ma l’energia può essere considerata verde solo ad alcune condizioni. Non quando rischia di distruggere ecosistemi incontaminati, come nel caso del progetto Hydroaisèn nella Patagonia cilena e dei progetti previsti sulle nostre Alpi, o quando calpesta i diritti, le economie locali e l’accesso all’acqua dei popoli indigeni e delle comunità contadine come avviene in Guatemala e in Colombia. L’energia non può essere considerata verde o rinnovabile quando prosciuga le falde acquifere, emette sostanze dannose per la salute dei cittadini o li espone a rischi incalcolabili come nel caso della geotermia sull’Amiata e del nucleare in Slovacchia o in Russia.

ENEL è pertanto responsabile di promuovere in Italia ed esportare all’estero un modello energetico insostenibile e obsoleto, aggravato da un atteggiamento autoritario e irrispettoso dei territori locali. Un modello basato su una produzione centralizzata per mezzo di grandi impianti, imposti alle comunità locali e velati da compensazioni economiche elargite ai comuni o ai governi compiacenti. E’ nei grandi cantieri infatti che si annidano la corruzione, la speculazione, il conflitto di interesse e si realizzano i profitti maggiori, a scapito dell’ambiente e dei diritti delle comunità. Un modello di produzione finalizzato non a migliorare la qualità della vita dei cittadini e garantirne l’approvigionamento energetico, ma ad alimentare l’industria estrattiva ed un’economia basata sul saccheggio e sullo sfruttamento illimitato delle risorse. Un modello che sta inevitabilmente generando conflitti ambientali e sociali con le comunità locali. I principali a livello internazionale sono oggi in corso nella Regione dell’Aysèn (Patagonia Cilena), nel Municipio indigeno di San Juan Cotzal (Guatemala), nel Municipio indigeno di Panguipulli (Cile), nel Dipartimento di Huila (Colombia), a Porto Romano (Albania), a Mohovce (Slovacchia), nel Distretto di Galati (Romania), a Kaliningrad (Russia). In Italia, a Civitavecchia, sul Monte Amiata, sulle Dolomiti, a Porto Tolle, a Brindisi, a Bastardo, a Fusina, a Genova.

La risposta che l’alleanza tra impresa e governi ha troppo spesso riservato alle comunità locali che si battono per difendere il territorio è repressione, violenza e criminalizzazione attraverso leggi speciali.

Noi vogliamo un altro modello di produzione, distribuzione e gestione dell’energia e di definizione delle priorità. Un modello reticolare, decentralizzato ed efficiente basato su impianti di energia rinnovabile di piccola scala, che preveda l’effettiva partecipazione delle comunità locali nei processi decisionali di pianificazione e gestione.

Per questo ci attiviamo con una campagna italiana che:

  • Denunci e arresti un modello di sviluppo energetico insostenibile e distruttivo che viola i diritti umani ed il diritto alla partecipazione delle comunità coinvolte.
  • Promuova un modello energetico alternativo che metta al centro i diritti umani, la difesa della salute dei cittadini e la difesa del territorio come bene comune
  • Sostenga unitariamente le rivendicazioni delle comunità locali in Italia e a livello internazionale
  • Dia vita ad un’analoga campagna internazionale che metta in rete le comunità locali, i movimenti sociali e le associazioni coinvolte nei diversi conflitti.

Come primo appuntamento ci incontreremo a Roma il 29 aprile in un’assemblea internazionale presso il CSOA Ex-SNIA, alla quale parteciperanno, oltre ai comitati italiani, rappresentanti delle comunità e movimenti locali dal Cile, Guatemala, Colombia, Albania, Romania, Russia. Il 30 aprile, giorno dell’assemblea degli azionisti, saremo di fronte ENEL per una conferenza stampa di presentazione della campagna:

 STOP ENEL. Per un nuovo modello energetico

Per aderire alla campagna scrivere a: noenel-adesioni@autistici.org

Per seguire la campagna: www.stopenel.noblogs.org

Prime adesioni:

Ass. di amicizia con il popolo Mapuche, Ass. culturale Aktivamente, Ass. Italia-Nicaragua, A Sud, ATTAC Italia, Campagna di solidarietà con le Comunità Ixiles del Guatemala, Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Centro studi Juan Gerardi, CEVI – Centro di Volontariato Internazionale, Collettivo Lucciole per lanterne, Comitato Carlos Fonseca, Confederazione COBAS, Forum Ambientalista, Movimento No Coke Alto Lazio, Punto pace Pax Christi Reggio Emilia, Retenergie, Selvas.org, Servizio Civile Internazionale, Solarecollettivo Onlus, Sos Geotermia Coordinamento dei Movimenti per l’Amiata, SUR – Società Umane Resistenti, Yaku

Scarica e distribuisci il Pdf di questo appello!

Arsenico nelle acque potabili in Toscana

Estratto dal libro in stampa: “Arsenico e vecchi corrotti – Cronaca di un disastro avvenuto grazie ad abusi ed omissioni” di Roberto Barocci

Quando ci accorgemmo dell’esistenza in Toscana delle deroghe81 ai limiti di Arsenico nell’acqua potabile, consigliati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2004 promuovemmo diverse interrogazioni82-83 agli amministratori responsabili della nostra salute, anche perché dagli Enti locali erano state omesse due prescrizioni importanti previste nella normativa europea79. La prima violazione di legge era la mancanza di informazioni al pubblico, espressamente previste anche dal Ministro della Sanità80-81, che, per scaricarsi da responsabilità, richiamava la Regione:“…al disposto normativo circa l’obbligo dell’informazione al cittadino relativamente alle elevate concentrazioni dei suddetti elementi con specifico riferimento all’uso razionale di eventuali prodotti integratori.” Invece, nessuno aveva avvisato i cittadini, che, se sofferenti anche per malattie di modesta pericolosità, avevano, come conseguenza collaterale, limitate difese biologiche o minori capacità di smaltimento di metalli tossici. Nessuno sapeva quali potessero essere gli integratori consigliabili, anche perché allora, a livello di civile abitazione, non erano disponibili integratori o piccoli impianti di abbattimento dell’Arsenico cancerogeno in soluzione nell’acqua potabile.

La seconda violazione di legge era  relativa al mancato avvio delle iniziative, previste dalla legislazione, tese a rimuovere le cause dell’inquinamento delle nostre acque potabili. La Regione Toscana, nel decretare le ripetute deroghe, chiedeva anche alle Autorità di Ambito, cioè alle Assemblee dei Sindaci dei Comuni che in consorzio gestiscono le risorse idriche e al Gestore delle reti idriche81:“di adottare tutte le misure possibili e necessarie a garantire il ripristino della qualità delle acque erogate…”. Ma rispettare la decretazione significava imporre le bonifiche e fermare le centrali geotermiche in Amiata, scontrandosi contro l’Eni sui siti minerari e l’ENEL rispetto alla emissione in atmosfera di milioni di mc/anno di vapor d’acqua e decine di kg/anno di Arsenico. Rispettare la decretazione della Regione, per gli Enti locali, significava scontrarsi contro la Regione che ha sempre evitato di compiere quelle scelte.

Infatti, il Presidente del Consiglio d’Amministrazione dell’Acquedotto del Fiora, al tempo Rossano Teglielli, nel giustificare che la richiesta di deroga non era stata accompagnata, come prescritto, dai progetti per recuperare le qualità delle acque, ammetteva84: “La relazione riferisce ben poco circa le cause dei tenori di As, al di là di un breve accenno alla particolarità geologica delle Colline Metallifere e del monte Amiata…” e sulla necessità della deroga, riferiva di forti motivazioni e ammetteva che84:“Tali motivazioni emergono più dalla preoccupazione di ciò che potrebbe accadere presso le sorgenti del Monte Amiata piuttosto che dalla situazione esistente sui punti dove sono stati registrati i superamenti; in quest’ultimo caso, infatti la possibilità di miscelazione della risorsa consente al momento di rientrare nei limiti di legge. Tale preoccupazione nasce dal continuo aumento di As registrato nella risorsa proveniente dall’acquifero del Monte Amiata. Infatti sebbene le ultime analisi indicano che le principali sorgenti hanno tenori inferiori al limite normativo, i valori assoluti sono ormai prossimi alla soglia per 1 o 2 decimi di µgr/lt.”. La Regione Toscana affermerà negli anni successivi che da sempre l’Arsenico è presente nelle acque potabili dell’Amiata, ma compie una generalizzazione errata, consapevolmente. Infatti nel 2004 il Presidente dell’Acquedotto del Fiora scrive che è preoccupato del continuo aumento della concentrazione di Arsenico nelle acque dell’Amiata, perchè ciò gli impedisce di poterle usare per abbattere i livelli di concentrazione di As, presenti da molti anni sulle acque potabili delle Colline Metallifere.

In questa parte del territorio della Toscana meridionale la Giunta regionale Toscana ha consentito nel fine anni ’80 e i primi anni ’90 (con gli Assessori all’Ambiente succedutesi in quegli anni: Marcucci, Monarca, Periccioli e Del Lungo) che si realizzasse quello che la Magistratura inquirente di Grosseto ha definito nel 2003 “uno scellerato progetto”, cioè ha consentito all’Eni di smaltire illegalmente molte tonnellate di Arsenico nei territori della provincia di Grosseto e Siena, definendo inerti e sterili i rifiuti, che sapevano essere tossici e nocivi.

Quindi, non si interviene sulle cause industriali della perdita di qualità dell’acqua potabile sia nelle aree minerarie delle Colline Metallifere, sia nell’Amiata, ma ci si preoccupa solo di come riuscire a miscelare le varie fonti. La Regione Toscana, con grande cinismo, ripetutamente ha affermato81 che esistono: “studi idrogeologici, prodotti dai suindicati gestori a supporto delle suindicate richieste di deroghe, dai quali si evince che i valori delle concentrazioni dei parametri in oggetto di richiesta di deroga per l’Arsenico risultano in armonia con la circolazione idrica sotterranea”. Sapevamo, invece, che il gestore84 aveva fatto solo “un breve accenno” alla natura geologica e, pertanto, chiedemmo di vedere tale studio, che certificava l’armonia. Ma non ci fu mai consegnato.

Negli anni seguenti fu ripetuto, in in varie occasioni, che tutto è naturale e che da sempre conviviamo con questi elementi tossici nelle acque potabili. E’ un falso, sia per il grande serbatoio dell’Amiata, che fornisce acqua alla provincie di Grosseto, Siena e Viterbo, sia per le Colline Metallifere. Per le Colline Metallifere abbiamo a disposizione i dati della RiMin, società del gruppo Eni, che negli anni ’70/80 cercava le anomalie geochimiche per scopi minerari. Per le fonti dell’Amiata, abbiamo i dati di fonte Usl e di Arpat delle concentrazioni di Arsenico, il cui trend di crescita ha inizio a partire dalla fine degli anni’90, pubblicati anche in un libro da O.Conio e R.Porro85. Essi confermano quanto sostenuto dal gestore84 e ci dicono che, in tutta la Provincia di Grosseto e Siena, prima del 2000, non esistevano concentrazioni di arsenico nelle reti di distribuzione di acqua potabile superiori a 4 ug/l. Le mancate bonifiche e lo sfruttamento geotermico sono le cause più probabili del peggioramento.

Roberto Barocci, Forum Ambientalista Grosseto

Note (i documenti sono a disposizione. Richiedere a: roberto@barocci.it)
79 Direttiva 98/83CE del Consiglio del 3.11.98 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano, art.9.
80
Art.13 del D.Lgs. n.31 del 2.2.01.
81
Regione Toscana – Dipartimento delle politiche Ambientali:
a) Decreto n°7950 del 24.12.03;
b) Decreto n°3 del 5.1.05;
c) Decreto n°754 del 29.2.08.
82.
Regione Toscana – Consiglio Regionale. Interrogazioni a firma dei consiglieri Giovanni Barbagli e Mario Ricci del 28.9.04.
83.
Provincia di Grosseto – Consiglio Provinciale. Interrogazione al Presidente a firma della consigliera Susanna Cesaretti del 16.2.2004.
84
Acquedotto del Fiora- Risposta dell’Amministratore Delegato Rossano Teglielli. Oggetto: Richiesta documentazione in merito alla deroga ex art.13 l.31/01, gennaio 2004.

85
Osvaldo Conio e Roberto Porro -L’arsenico nelle acque destinate al consumo umano, edito da F. Angeli nel 2004 pag.86-88 vedi: http://www..it/Ricerca/Scheda_libro.aspx?CodiceLibro=380.235
30.
Procura della Repubblica presso il Tribunale di Grosseto – Richiesta di archiviazione ex art.441 e 415 CPP e successiva restituzione degli atti del 9.1.2003 a firma del dott. Vincenzo Pedone.

Fermiamo la distruzione dei fiumi in America Latina. Incontro a Roma il 20 marzo 2012

Le multinazionali dell’idroelettrico, prima fra tutte l’italiana ENEL, stanno conducendo un’aggressiva battaglia per costruire centinaia di impianti idroelettrici in tutto il continente.
Dalla Patagonia cilena alle terre indigene del Guatemala, dalla Colombia all’Amazzonia, grazie ai meccanismi del protocollo di Kyoto oggi le multinazionali possono avere doppi guadagni dal settore idroelettrico. I risultati sono: distruzione degli ecosistemi, delle economie locali, violazioni dei diritti delle comunità indigene e contadine.
Come costruire una campagna di resistenza globale?

Il 20 marzo 2012, alle ore 17, a Roma, presso il CSOA Ex-Snia Viscosa in Via Prenestina 173, ne parliamo con:
Baltazar de la Cruz (Sindaco indigeno di San Felipe Chenlà – Guatemala)
Ivanei Maria Farina Dalla Costa e Iury Charles Paulino Bezerra (Movimentos dos antigidos por barragens)
Bruno Federico (Comitato Carlos Fonseca – in collegamento skype dalla Colombia)
partecipanti al viaggio di solidarietà nella Patagonia cilena (Patagonia senza dighe)
Modera Enzo Vitalesta (Forum Italiano Movimenti per l’acqua)

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DIRITTO AD UN ACQUA DI QUALITÀ, DIRITTO ALLA SALUTE

Comunicato stampa del Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua del 26 gennaio 2012

Il Tar condanna due ministeri per la presenza di arsenico nell’acqua Forum per l’acqua: «Ci batteremo per un’acqua di qualità a un giusto costo»
Il Forum toscano dei movimenti per l’acqua ha accolto con soddisfazione la sentenza del TAR Lazio che condanna i Ministeri dell’Ambiente e della Salute al risarcimento del danno non patrimoniale, derivante dalla lesione del diritto costituzionale alla salute, per l’assunzione di acqua con eccessiva presenza di arsenico, affermando così il primato che va dato alla salute nelle scelte delle pubbliche amministrazioni. Dice la Sentenza del TAR: “Secondo la letteratura scientifica richiamata dalla decisione della Commissione europea del 28 ottobre 2010, allegata dai ricorrenti in atti e non contraddetta dalle Amministrazioni resistenti, l’arsenico è uno degli elementi più tossici che esistono al mondo.” Per questo la legge fissa il limite massimo a 10 ug/l.
Anche in Toscana dal 2001 al 2009 si è bevuta acqua all’arsenico, in deroga, anche fino a 50 ug/l, specie nei comuni del grossetano, del senese, dell’Elba e della Val di Cornia. Continua a leggere

Geotermia. “L’Amiata merita qualsiasi nostro sforzo”

Riportiamo l’articolo di Carlo Carlucci pubblicato su Il Cambiamento 20 febbraio 2012

“Accettiamo la sfida, l’Amiata, la montagna sacra, ora così terribilmente violata, merita qualsiasi nostro sforzo”. Lo sfruttamento geotermico dell’Amiata, montagna dei corsi d’acqua sacra per gli etruschi, è stato così poco accorto all’ambiente da aver determinato l’inquinamento per arsenico delle risorse idriche. Carlo Carlucci, attivista amiatino, continua a raccontarci come.

Il Mons ad meata, la montagna dei corsi d’acqua, il monte sacro per gli etruschi, sacro per i suoi boschi e soprattutto per l’acqua, l’Amiata, insomma, non c’è più. Cioè i suoi poderosi contrafforti sono sempre maestosamente visibili, ma l’acqua oltre ad essere dimezzata è tutta arsenicata. Dopo averla fatta bere con arsenico alle stelle è intervenuta la Comunità europea che ha detto “guai se si supera la soglia 10 dell’OMS”. Continua a leggere

Geotermia sull’Amiata: sono differenti le letture del problema, quella degli amministratori e quella dei comitati. Lo racconta Carlo Carlucci, che torna a parlarci delle centrali geotermiche dell’Enel sul Monte Amiata

Riportiamo l’articolo pubblicato su InformareXresistere l’11 gennaio 2012

enel centraleIl Corriere dell’Amiata dedica ampio spazio alla geotermia amiatina. E naturalmente sono due le letture del problema: quelle degli amministratori e quella dei comitati.

Tiberi – coordinatore del Pd dell’Amiata Grossetano, persona garbata e dialettica – dice che l’acqua, in seguito alle piogge sta ritornando, quindi ‘no problem’. Qualche ritocco si richiede per le emissioni non normate e sotto il profilo della salute “vi sono valori soddisfacenti al di sopra della media regionale”. Per cui tutto o quasi è (sembrerebbe) sotto controllo.

Dal canto suo, la Regione continua a far pressione sul governo perché regolarizzi le emissioni non normate, l’Enel ha presentato le cosiddette integrazioni volontarie nelle quali sperimenterebbe altri filtri per ridurre i veleni, etc. Insomma, questo il quadro di positiva realtà e di positive speranze sul versante amministratori. Sulla lettura data dai comitati antitetica a quella degli amministratori penso sia inutile dilungarsi. Si tratta del solito insolubile confronto.

Proviamo dunque a ragionare un attimo di questa risorsa al di fuori della contrapposizione ambientalisti/amministratori e relative retoriche. Continua a leggere

Comunicato stampa. La filosofia TAV contagia la geotermia toscana

I comitati chiedono la moratoria delle attività e la Bramerini risponde agevolando l’Enel.

Apprendiamo da un articolo di Bernacchi su La Nazione di oggi (vedi sotto) che l’assessora Bramerini ha intenzione di portare in Consiglio regionale una delibera che ‘semplifichi l’iter autorizzativo‘ per le prospezioni geotermiche, che significa evitare alle aziende (leggi, soprattutto, Enel) che intendono avviare ricerche per attività minerarie e geotermiche, le regole in materia di Vas (Valutazione ambientale strategica), Via (Valutazione di Impatto Ambientale) e Valutazione di Incidenza.

A fronte delle richieste delle popolazioni amiatine e dei comitati che invece, dati alla mano, sono preoccupati tali attività siano causa di gravi danni alla salute ed al territorio -ricordiamo che sull’Amiata c’è una incidenza di morti da tumore di 14 casi/anno in più rispetto alla media con l’arsenico ormai ai limiti di legge- e che chiedono una ‘moratoria’ dell’attività geotermica, la Regione pare intenzionata a procedere speditamente superando tutte le richieste ed i rilievi presentati e a cui non sono state date risposte. Continua a leggere