All’On. Davide Crippa, Sottosegretario di Stato al Ministero dello Sviluppo Economico
e, p.c.:
On. Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri
On. Luigi Di Maio, Vicepresidente del Consiglio e Ministro dello Sviluppo Economico-
Dr.ssa Elena Lorenzini, Vice Capo di Gabinetto del Ministero dello Sviluppo Economico;
On. Dario Tamburrano, On. Federica Daga, On. Gabriele Lorenzoni, Cons. Andrea Liberati, Cons. Silvia Blasi
Oggetto: Incentivi alla Geotermia. Valutazioni della Rete Nazionale NOGESI (“No Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante”) nonché cortese richiesta di incontro.
Egregio Sottosegretario Crippa,
Sappiamo che la “DG Concorrenza” della Unione Europea ha avanzato nei giorni scorsi rilievi al Governo Italiano circa il decreto FER1, inviato alla UE per valutazione. Per quanto riguarda in particolare la geotermia si dice di “…chiarire se la tipologia di costi della geotermia convenzionale giustifichi la sua classificazione ai sensi della bozza di decreto”. E continua: “A tal riguardo, la Commissione precisa che il considerando 46 sopra-citato è solamente un’indicazione sugli indirizzi futuri della Commissione. Il geotermico è, ai sensi della Direttiva (UE) 2018/2001 stessa (articolo 2, punto 1), una fonte rinnovabile, la cui produzione è computata insieme alle altre fonti rinnovabili nel raggiungimento degli obiettivi 2030 (articolo 7)”.
Infatti giustamente “il decreto FER1 menziona il considerando 46 della Direttiva (UE) 2018/2011″ (che dice che “… Ciononostante, a seconda delle caratteristiche geologiche di una determinata zona, la produzione di energia geotermica può generare gas a effetto serra e altre sostanze dai liquidi sotterranei e da altre formazioni geologiche del sottosuolo, che sono nocive per la salute e l’ambiente. Di conseguenza, la Commissione dovrebbe facilitare esclusivamente la diffusione di energia geotermica a basso impatto ambientale e dalle ridotte emissioni di gas a effetto serra rispetto alle fonti non rinnovabili.”).
Ma questa è la realtà almeno in Amiata, ove le centrali Enel inquinano (nota 1) più delle centrali a carbone e non corrisponde al vero che tutte le tecniche di sfruttamento geotermico sono pulite e rinnovabili in tutte le aree del paese. Non lo sono le centrali Enel in Amiata, che, a parità di elettricità prodotta, immettono in atmosfera più inquinanti delle centrali alimentate a combustibili fossili. A sostenere questa realtà scientifica sono i più autorevoli scienziati italiani del settore, come il prof. Riccardo Basosi dell’Università di Siena, che i Governi nazionali hanno dal 2013 ad oggi delegato a rappresentare l’Italia nei più prestigiosi organismi internazionali in materia di energia da fonti rinnovabili.
Lo sostiene anche Il Dipartimento di ingegneria dell’Università di Firenze, che quest’anno ha ottenuto dalla Unione Europea un finanziamento di 16 milioni per realizzare in Europa impianti a emissioni zero e per studiare gli impatti ambientali degli impianti presenti in Toscana. Dotare tali impianti di incentivi significa alimentare con provvigioni pagate dai cittadini sulla bolletta elettrica la produzione di gas climalteranti. Infatti lo stesso considerando 46 “individua che l’emissione di gas climalteranti dipende dalle caratteristiche geologiche di una determinata zona”.
Recentemente la Regione Toscana ha audito, su richiesta delle forze di opposizione in Consiglio Regionale e della Rete Nazionale NOGESI, i maggiori esperti in tema di geotermia (vedi allegato n. 1-geo. 2161, molto interessanti le considerazioni giornalistiche tra ENEL e Basosi in allegato n. 2- geo.1717), senza poi averne assunto le considerazioni evidenti in sede di emissione della nuove legge regionale del 30.01.2019, che si è preoccupata – pensando di farla franca per avere gli incentivi- di prescrivere una riduzione di almeno il 98% del livello di idrogeno solforato e di mercurio attraverso il sistema di abbattimento AMIS (prima era del 90%). Dal Verbale di tale audizione emerge che tali norme sono limitate e inadeguate per la mancanza dei limiti alle emissioni di molti inquinanti, mancanti dell’obbligo della misurazione in continuo degli inquinanti in uscita dagli impianti e superate nelle tecnologie ammesse, che sono le più inquinanti oggi esistenti.
Sappiamo che Ella incontrerà il Governatore Rossi prossimamente e questa può essere l’occasione per far presenti queste cose.
Esaurita la disanima rispetto alla obsoleta tecnologia “flash”, non possiamo che ribadire quanto contenuto nella nota al Viceministro Galli (vedi allegato n. 3 -geo.2166bis) che ha giustamente risposto (vedi allegato n. 4- geo.2155) alle interrogazioni tese a incentivare la geotermia. Circa infatti la tecnologia “binaria” oltre all’opposizione nei territori di 5 regioni (Toscana, Lazio, Umbria, Campania e Sardegna) che ha impedito la realizzazione di tali impianti per ben 9 anni, è interessante quanto sostenuto nell’allegato n. 2- geo.1717, che per bocca dello stesso ENEL, (l’unico operatore che ha esperienza in Italia) la re-immissione dei gas incondensabili nel Centro Italia –ove sono locati la maggior parte degli impianti previsti- non è possibile, quindi la “ecologicità” decantata degli impianti binari è tutta da dimostrare.
Riteniamo, sulla scorta della nostra esperienza maturata in anni di contrasti e sostenuta da molti scienziati del ramo, che gli incentivi andrebbe riservati alla bassa entalpia (pompe di calore) che già nella passata legislatura le Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività Produttive) in data 15.04 2015 avevano indicato, nella loro Risoluzione (vedi allegato n.5-geo.704) , come uno degli obiettivi da perseguire “favorire lo sviluppo e la diffusione della geotermia a bassa entalpia, ossia ad impianti che sfruttano il calore a piccole profondità, per l’importante contributo che può dare alla riduzione del fabbisogno energetico del patrimonio edilizio italiano” ed alla ricerca e sviluppo della cosiddetta “geotermia di terza generazione” (come gli scambiatori di pozzo (DBHE) e i generatori termoelettrici (TEG), che stanno facendo passi da gigante nei paesi all’avanguardia della tecnica come gli USA ed il Giappone.
Egregio Sottosegretario,
considerato che è compito del Governo stabilire gli importi dell’incentivazione, la posizione motivata della Rete Nazionale NOGESI rispetto agli incentivi alla geotermia è di negarli per quanto riguarda la tecnologia flash almeno per gli impianti nuovi che dovessero realizzarsi in Amiata, di negarli per i nuovi impianti della tecnologia binaria a media entalpia, di concederli per gli impianti di bassa entalpia (pompe di calore) ed alla ricerca e sviluppo della “geotermia di terza generazione”.
Vista la situazione prevedibile di rinvio della pubblicazione dei decreti FER1 e FER2 le chiediamo cortese incontro, già sollecitato con note del 25.09.2018 e del 7.12.2018.
Cordiali saluti,
Vittorio Fagioli, portavoce Rete Nazionale NOGESI
NOTE:
1). Lo scrive lo scienziato prof. Riccardo Basosi su Qual’ Energia giugno/luglio 2015 dal titolo: “Geotermia d’impatto, la geotermia italiana oscilla tra il free carbon e carbon free, ma è tecnicamente possibile diminuire l’impatto sull’ambiente”, a pag,97 si legge: “Dal punto di vista del potenziale di acidificazione, l’impatto derivante dalle centrali geotermoelettriche del Monte Amiata è in media 2,2 volte maggiore dell’impatto di una centrale a carbone di pari potenza elettrica”.