Studio InVetta, l’Ars continua a dimenticare…

Siamo alle solite, l’Ars dimentica, omette, addomestica i dati storici (anche i suoi stessi). Non è vero che la concentrazione di arsenico nelle acque potabili dell’Amiata è sempre stata elevata. Non è vero che i dati epidemiologici in Amiata hanno sempre segnalato un eccesso di mortalità rispetto ai dati attesi. E non è precisato dove va a ricadere l’arsenico sprigionato in aria insieme al vapore delle centrali geotermiche sull’Amiata.

 

Riportiamo l’articolo de Il Tirreno (qui l’articolo), del 3 febbraio 2022 che da voce a Sos Geotermia sulla questione:

Sos Geotermia contesta InVetta «L’arsenico prima non c’era»
L’associazione ribadisce la preoccupazione per gli inquinanti: «La maggiore mortalità? Per l’Iss non c’entrano le miniere»
di FRANCESCA FERRI

Non è vero che la concentrazione di arsenico nelle acque potabili dell’Amiata è sempre stata elevata. Non è vero che i dati epidemiologici in Amiata hanno sempre segnalato un eccesso di mortalità rispetto ai dati attesi. E non è precisato dove va a ricadere l’arsenico sprigionato in aria insieme al vapore delle centrali geotermiche sull’Amiata. Così Sos Geotermia all’indomani della presentazione dei risultati dell’indagine epidemiologica dell’Ars, Agenzia regionale di sanità, sull’impatto dell’industria geotermica amiatina sulla salute dei residenti.
La reazione era prevedibile. L’associazione da sempre segue da vicino le geotermia amiatina e non si è mai stancata di confutare i dati relativi agli inquinanti legati all’attività delle centrali, chiamando in campo esperti di prim’ordine.
La Regione Toscana ha commissionato lo studio e, sulla base delle sue risultanze – nessun collegamento tra tumori e attività geotermica – intende ora raddoppiare la potenza installata, qui e a Larderello. Sos Geotermia contesta invece i risultati e sottolinea diverse contraddizioni su quanto scritto o detto dai dirigenti Ars.
«Oggi – dice il fondatore di Sos Geotermia, Roberto Barocci – scrivono che dallo studio del 2010 del Cnr “emerse un quadro piuttosto sfavorevole per numerosi indicatori epidemiologici, sia di mortalità che di morbosità”. Nel 2010, nelle Conclusioni generali allo studio, scrissero il contrario in un falso, ripetuto da tutti gli amministratori pubblici, regionali e comunali del tempo: “Le prove raccolti evidenziano un quadro epidemiologico nell’area geotermica rassicurante perché simile a quello dei comuni limitrofi non geotermici e a quello regionale”».
Proprio sulla base di queste valutazioni «rassicuranti», l’Ars dette parere favorevole alla Valutazione di impatto ambientale per costruire la centrale Bagnore 4 di Enel Green power a Santa Fiora. «La falsità di tali valutazioni è, ancora oggi, ampiamente dimostrata dall’Allegato 6 al suddetto studio del Cnr, che va letto attentamente, da cui emerge che per molte patologie mortali, che nell’insieme davano un eccesso del +13% di mortalità, c’è una correlazione statisticamente significativa (ripeto: statisticamente significativa) tra crescita di concentrazioni di inquinanti emessi dalle centrali geotermiche e mortalità in eccesso registrata. Tale studio non è mai stato smentito».
Sos Geotermia torna anche sull’arsenico, veleno attestato in quantità elevate e sul quale la Regione e l’Ars si sono riproposte un approfondimento, specificando però che non deriva dalle centrali.
«Abbiamo documenti della Usl e di Acquedotto del Fiora – dice Barocci – che testimoniano una crescita di concentrazione dai primi anni 2000. Nella Dgrt 344 del 22 marzo 2010, recante “Criteri direttivi per il contenimento delle emissioni in atmosfera delle centrali geotermoelettriche”, si legge a pagina 21, dopo aver ricordato che l’impianto Amis (i filtri per gli inquinanti) ha un’influenza marginale sulle emissioni di arsenico, che, “per quanto riguarda l’area dell’Amiata l’incremento registrato dal 2003 al 2007 è ascrivibile essenzialmente alla diversa composizione del fluido geotermico che ha presentato negli anni un aumento della composizione percentuale di arsenico». L’Ars, entra nel dettaglio Barocci, «non dice dove finiscono i 45 chilogrammi/annui di arsenico emessi in Amiata dalle centrali Enel, documentate dal professor Basosi e dal dottor Bravi in “Geotermia d’impatto” pubblicato nella rivista QualEnergia del giugno/luglio 2015. Tale quantità annua, se ricadesse solo sulle trachiti dell’Amiata, area di ricarica della falda idropotabile del Fiora, è in grado di inquinare ogni anno oltre 4 miliardi di litri di acqua».
Barocci confuta anche i dati sullo studio epidemiologico. «Nella sintesi di uno studio epidemiologico, pubblicata da Zapponi negli annali dell’Istituto superiore di sanità, si dimostra che nei primi anni ’80, in cui più probabile erano le conseguenze negative del lavoro nelle miniere, chiuse negli anni ’70, i dati circa la mortalità registrata in Amiata erano inferiori a quelli nazionali e regionali. Allora, con le miniere, si viveva meglio che nel resto del Paese».

Enel: l’anidride carbonica risale per le “fratture”. Ma non dicevano che non esistevano fratture quando si parlava di arsenico?

Sarà la rapida evoluzione della scienza, ma lo studio presentato da Enel riconosce che in Amiata -anzi, sotto- ci sono delle fratture che causerebbero la risalita della CO2, contraddicendo quanto ha sempre affermato quando gli è stato contestato l’inquinamento del bacino acquifero causato dall’arsenico che dalle fratture si mescolava con l’acqua. Allora, con altri studi, si negava la presenza di queste fratture. 
Sarà il caso che decidano, le fratture ci sono o non ci sono? E gli studi che hanno presentato sono tutti giusti o qualcosa non torna?
Ci auguriamo che qualche autorità (l’Arpat, la Regione, il Governo, la Magistratura?) faccia chiarezza su questa vicenda.

Riportiamo l’articolo de Il Tirreno pubblicato ieri, 15 dicembre, con le sacrosante critiche mosse dal Forum Ambientalista di Grosseto.

Geotermia e inquinamento da CO2
Nuovo studio contestato dal Forum

SANTA FIORA. Da dove proviene la gran quantità di anidride carbonica che si registra sull’Amiata? Un prodotto naturale dell’ex vulcano, o c’entra qualcosa lo sfruttamento dei bacini geotermici per produrre energia elettrica? Insomma: la geotermia sull’Amiata è una fonte di energia pulita o no? Il dibattito si riaccende nel distretto geotermico di Santa Fiora. Enel Green power ha presentato giorni fa a Larderello i risultati di un suo studio, pubblicato su Energies, che dimostra come la Co2 profonda, presente in Amiata, non abbia nulla a che vedere con la geotermia, ma si formi naturalmente e risalga in superficie attraverso fratture della crosta terrestre. «Nell’area vulcanica geotermica del monte Amiata – dice Enel Green power – avviene l’emissione di 13.275 tonnellate/giorno di Co2 dal suolo per emissione diffusa; aggiungendo le numerose emissioni concentrate di gas esistenti sul territorio e l’emissione manufatti per le miniere di mercurio e da sorgenti termali ricche in Co2, si raggiunge un’emissione totale di 13.350 tonnellate/giorno per l’intera zona di prospezione, 225 chilometri quadrati, la cui origine è in parte biologica (derivante da batteri, microorganismi e radici di piante presenti nel suolo, quindi molto superficiale per un totale di circa 4.746 tonnellate/giorno) e in buona altra parte di natura profonda (8.529 t/g)».Secondo lo studio di Enel Green power, il flusso naturale di Co2 nell’area vulcanica geotermica è almeno 10 volte superiore all’emissione delle centrali. Dunque, «se teniamo presente lo stato naturale delle emissioni dalla crosta terrestre in Amiata, l’emissione dalle centrali appare quasi irrilevante. Questo conferma che l’Amiata è in modo naturale parte integrante di una delle aree a maggiore flusso di Co2 del mondo». L’analisi dei dati sperimentali misurati da Enel Green power rivela che le emissioni più elevate di flusso naturale di Co2 dal suolo, nel contesto dei 225 km oggetto di ricerca, si registrano nell’area di Bagni San Filippo e fiume Paglia, pari a 115 e 103 tonnellate al giorno per chilometro quadrato, mentre seguono con valori nettamente inferiori le aree dei campi geotermici di Piancastagnaio e Bagnore con 59 e 44 tonnellate al giorno per chilometro quadrato. Questo ha suggerito agli autori dello studio che nel sottosuolo dell’Amiata esista in profondità un processo che genera la stessa quantità di Co2.
Il Forum in disaccordo
Non è dello stesso avviso il Forum Ambientalista, che da anni studia l’impatto sull’ambiente delle centrali geotermiche amiatine. E nutre forti perplessità sull’imparzialità dei risultati di uno studio condotto dalla stessa società che produce energia da fonte geotermica. «Quando sollevammo il fatto che le verifiche sperimentali, finanziate dalla Regione in Amiata, Poggio Trauzzolo, confermavano le presenze di normali fratture nello strato roccioso con evidenti collegamenti tra gli acquiferi superficiali e quelli geotermici più profondi – dice l’associazione – l’Enel contestò tali evidenze con altri studi universitari che negavano tali collegamenti, e la Regione si è piegata. Eppure segnalavamo un grave rischio per il mantenimento della qualità dell’acquifero dell’Amiata, definito “strategico” dalle massime autorità, essendo il corpo idrico potabile più importante della regione. Quelle interconnessioni e le possibili ripercussioni – riduzione delle portate e inquinamento da fluidi geotermici – sull’acquifero superficiale sono state confermate dagli eventi successivi. Si è registrato infatti un aumento della concentrazione di arsenico e, in alcune sorgenti, l’inquinante ha superato il limite di legge, rendendole non più potabili. Per altre sorgenti si è reso necessario miscelare le acque con altre con minore presenza di arsenico; in alcuni casi sono stati installati impianti, a spese dei cittadini, per abbattere l’arsenico». Oggi l’Unione Europea sta definendo le procedure per ottenere i finanziamenti pubblici a sostegno delle fonti energetiche rinnovabili. «E – ricorda il Forum Ambientalista – non è passato inosservato che le centrali geotermiche dell’Enel in Amiata emettono in atmosfera più inquinanti delle centrali a carbone a parità di energia fornita. E, ciò nonostante, ottengono ingenti incentivi pubblici. Allora si corre ai ripari per dimostrare che quelle emissioni di Co2 sono dovute alle risalita attraverso fratture nella crosta terrestre. Tali fratture naturali, secondo Enel, consentirebbero la risalita della sola anidride carbonica, ma non degli altri vapori inquinanti e documentati dalle analisi dei vapori in uscita dalle centrali geotermiche. Rimane incomprensibile tale bizzarra selezione». Il Forum Ambientalista ricorda anche che «la frazione organica dei terreni, abbondante nel sottobosco amiatino, col fogliame in decomposizione, è capace di trattenere grandi quantità di carbonio, ceduto all’atmosfera solo in tempi biologici molto più lunghi dei terreni arativi, ma analizzare le emissioni di Co2 solo nel comprensorio dell’Amiata, senza confronto con altre aree intensamente boscate, non può essere significativo». Il Forum inoltre diffida dagli studi universitari «che non nascono da autonomi e indipendenti finanziamenti, perché abbiamo assistito a troppi errori, come agli studi dell’Università di Pisa che assicuravano che le ceneri di pirite fossero inerti o quelli dell’Università di Firenze che asserivano l’origine naturale dell’arsenico nella piana di Scarlino o quelli del Cnr sui gessi rossi».

Abbadia S.S. 27 agosto 2021. INCONTRO DIBATTITO SULLA GEOTERMIA

VENERDÌ 27 Agosto 2021 ore 17,00
Piazzale antistante il Palazzo Comunale
Viale Roma – ABBADIA SAN SALVATORE
INCONTRO – DIBATTITO
con la cittadinanza sui temi:

Geotermia e centrali geotermoelettriche in Amiata: la situazione delle procedure VIA e dei ricorsi legali (Saragiolo, Casa del Corto, etc).

Il punto sul progetto di Sorgenia per la centrale “Le Cascinelle” in Val di Paglia. Gli atti compiuti e le assurde posizioni del Sindaco e della Giunta Comunale.

I progetti della Regione Toscana per un “Polo geotermico in Amiata e zone limitrofe”. I rischi per l’Ambiente, la Salute, le Acque e l’Ecosistema.

Un utilizzo dei “fondi delle rinnovabili” per una diversa politica energetica del territorio, che punti al risparmio, all’efficienza energetica e a un diverso utilizzo della risorsa geotermica, che escluda l’uso per centrali elettriche flash e a ciclo binario speculative e inquinanti.

L’iniziativa si svolgerà nel rispetto delle normative previste per il Covid 19.

Sono invitati all’iniziativa la cittadinanza, le amministrazioni comunali dell’Amiata e zone limitrofe, le forze politiche, le organizzazioni sindacali e di categoria, i comitati e le associazioni.

PARTECIPATE!

RETE NAZIONALE NOGESI – NO GEOTERMIA ELETTRICA SPECULATIVA E INQUINANTE
COMITATI AMBIENTE AMIATA E DI CITTADINANZA
SOS GEOTERMIA AMIATA

Operazione verità sull’impianto geotermico di Castel Giorgio

E’ disponibile la pubblicazione curata dalle Associazioni Lago di Bolsena e Bolsena Lago d’Europa sull’ipotesi di impianto geotermico di Castel Giorgio.

 

 

Vengono analizzati gli aspetti e i rischi connessi alla realizzazione di un impianto nell’area del lago di Bolsena, approfonditi nelle sezioni:

PREMESSA
FOCUS SUL PROPONENTE
ITER AUTORIZZATIVO DI CASTEL GIORGIO
IL RISCHIO SISMICO
L’INQUINAMENTO
LA DESTINAZIONE DEL TERRITORIO
ULTIME NOTIZIE E CONCLUSIONI

PUOI SCARICARE LA PUBBLICAZIONE IN PDF CLICCANDO QUI

8 luglio 2021. INTERROGAZIONE DELLA DEPUTATA DAGA (M5S) AL MINISTERO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA SULLA GEOTERMIA A CASTEL GIORGIO

Su sollecitazione del Coordinamento Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena l’On.Federica Daga (M5S) ha presentato una interrogazione al Ministro della transizione ecologica Cingolani sul progetto di impianto di Castel Giorgio, che riportiamo.

 

 

 

 

Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

il 26 giugno 2021, una scossa di terremoto di magnitudo 3.9 sulla scala Richter si è verificata in Francia, nei pressi di Strasburgo. Le analisi dei sismologi francesi hanno evidenziato che si tratta in parte di terremoti «innescati» ossia dovuti a modificazioni irreversibili nel sottosuolo. A dicembre 2020, l’impianto geotermico binario di Strasburgo, dopo un terremoto di magnitudo 3,5, è stato definitivamente chiuso per ordine della prefettura, che lo ha ritenuto pericoloso. Fonroche, la società che gestisce l’impianto, ha ammesso che le scosse erano legate all’attività dell’impianto geotermico. Dopo la chiusura forzosa dell’impianto si sono susseguiti due fenomeni sismici «indotti» di assestamento di magnitudo 2,5 il 25 dicembre e dopo quasi due mesi un altro di magnitudo 3,5;

il Consiglio dei ministri, il 31 luglio 2019, ha autorizzato la società Itw Lkw Geotermia Italia spa; relativamente all’impianto pilota geotermico binario nel Comune di Castel Giorgio (Terni), il quale utilizzerà una tecnologia simile a quella dell’impianto di Strasburgo chiuso d’urgenza perché ritenuto pericoloso;

gli impianti geotermici «binari» non rilasciano in atmosfera emissioni climalteranti, ma riemettono nel sottosuolo il fluido geotermico, operazione che potrebbe causare una sovrapressione del pozzo e l’innesco di sismicità, come avvenuto a Strasburgo;

il parere positivo della Commissione tecnica Via/Vas all’impianto pilota geotermico di Castel Giorgio risale al 31 ottobre 2014. L’iter autorizzativo dell’impianto geotermico pilota di Castel Giorgio è stato oggetto di precedenti interrogazioni parlamentari, che hanno ben messo in evidenza le criticità ambientali dell’impianto (interrogazione a risposta in Commissione n. 5-04086 presentata dall’interrogante e interrogazione a risposta scritta n. 4/03472 del senatore Battistoni);

oltre trenta sindaci dei comuni limitrofi all’area interessata, vari rappresentanti della provincia di Viterbo, della regione Umbria e della regione Lazio e numerose associazioni di liberi cittadini hanno presentato diversi ricorsi al Tar. Con l’ultima sentenza n. 1897 del 16 febbraio 2021, il Tar del Lazio ha accolto il ricorso dei comuni di Acquapendente, Allerona, Bolsena, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Grotte di Castro, Montefiascone e Orvieto, riconoscendo l’illegittimità della deliberazione del Consiglio dei ministri del 31 luglio 2019 e bloccando l’autorizzazione rilasciata alla società Itw-Lkw Geotermia Italia spa all’impianto pilota geotermico binario nel comune di Castel Giorgio;

la società Itw-Lkw ha presentato ricorso presso il Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar. La sentenza avrà sarà emessa il prossimo 16 settembre e sarà una sentenza definitiva;
lo stesso Ministro dello sviluppo economico pro tempore, in data 18 settembre 2020,nella risposta all’interrogazione n. 4-03472, ha concluso rimandando «al Ministero dell’ambiente ogni ulteriore e nuova valutazione relativamente alla sismicità dei luoghi interessati dall’impianto di “Castel Giorgio”» –:

se il Ministro interrogato, alla luce dei fatti sopra riportati e in nome del principio di precauzione, non reputi opportuno predisporre una nuova e più attenta valutazione di impatto ambientale, anche alla luce di quello che è accaduto a Strasburgo.
(5-06382)

27 giugno 2021, dopo il terremoto a Strasburgo. Stessi rischi -da evitare- per Castel Giorgio

Pubblichiamo una attenta riflessione del Coordinamento associazioni Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena dopo i continui eventi sismici di Strasburgo.

 

 

 

Il grave e scandaloso caso che accomuna a Strasburgo la cittadina umbra di Castel Giorgio: un inaccettabile rischio di terremoti anche catastrofici è ormai dimostrato.

Le vicende dei preoccupanti terremoti di Strasburgo sollevano ulteriori fortissimi allarmi e preoccupazioni sull’impianto geotermico che si vuole realizzare a Castel Giorgio, in Umbria. Le autorità competenti sembrano del tutto dormienti rispetto ai gravissimi rischi per la salute delle popolazioni.

Da oltre dieci anni le popolazioni, i comitati e ben 30 sindaci di un vasto comprensorio tra Umbria, Lazio e Toscana, lottano per impedire la realizzazione di impianti geotermici nelle loro aree. Ed in particolare il primo di questi impianti, quello che si intende realizzare a Castel Giorgio, vicino Orvieto. Si tratta di impianti che appaiono ecologici e “puliti”, in quanto riducono le emissioni in atmosfera, ma che presentano in effetti altri problemi ancora maggiori, soprattutto se implementati in aree non adatte.

E questo non perché le popolazioni e le autorità locali siano contrarie alle nuove forme di energia alternativa, o perché ossessionate da un insensato ed egoistico sentimento Nimby (Not In My BackYard). Ma perché oggettivamente questi impianti presentano seri, gravi ed accertati rischi di vario tipo. Primo dei quali quello di poter innescare terremoti, anche gravi, in una zona già ad elevata pericolosità sismica, come dimostrato da una serie di terremoti anche recenti proprio nella zona dove dovrebbe sorgere l’impianto.

In questi dieci anni il progetto – presentato da una fumosa società originariamente creata “ad hoc” nel paradiso fiscale del Liechtenstein, e che non ha alcuna esperienza di alcun genere di impianto, e tanto meno di questi rischiosi impianti – è andato tranquillamente avanti per quanto riguarda le autorizzazioni governative. Ostacolato e ritardato solamente da una intensa opposizione della popolazione, di ben 30 sindaci, e delle Regioni Lazio e Umbria. Ma insolitamente favorito e sostenuto da una vera e propria, evidente e imponente operazione lobbistica mirante a far ottenere ad un piccolo impianto, di produzione irrisoria (5 MW), enormi, sproporzionati incentivi governativi. Per ottenere questo negli anni sono emersi scandalosi conflitti di interesse tra i principali funzionari addetti all’approvazione del progetto per conto delle istituzioni governative. Conflitti di interesse dei quali le autorità preposte non hanno tenuto alcun conto, così come degli obiettivi rischi e della contrarietà delle popolazioni e delle istituzioni locali.

Ora, dopo una recente sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, si è arrivati finalmente a riconoscere l’illegittimità di alcune procedure e quindi al blocco del progetto. Ma una prossima sentenza del Consiglio di Stato, prevista per il prossimo settembre, rischia di riaprire nuovamente e definitivamente la strada a questo progetto. In relazione al quale le valutazioni fatte dagli organi governativi (in particolare la Commissione VIA del Ministero dell’ambiente) sono talmente scandalose ed omissive, da aver indotto il TAR del Lazio a disporre il rifacimento della procedura di valutazione.

Ma nel frattempo è avvenuto un fatto di portata enorme per confermare in modo drammatico che le previsioni di rischio per questi impianti erano assolutamente e completamente fondate: un impianto analogo a quello previsto a Castel Giorgio, è entrato in funzione nei pressi di Strasburgo, in una zona non sismica, ed ha prodotto subito una serie di preoccupanti terremoti, che ancora non si è esaurita, a partire dal 2020. Con un episodio maggiore alla fine dello scorso anno. Per questi terremoti è stato dimostrato che sono stati indotti proprio dall’impianto. La stessa società proprietaria dell’impianto e le autorità competenti francesi hanno ammesso il nesso di causa-effetto tra attività dell’impianto e i terremoti, che hanno spaventato la popolazione di Strasburgo. E quindi le autorità francesi hanno provveduto a chiudere le attività della struttura industriale, con la seguente dichiarazione del prefetto del Basso Reno Josephine Chevalier: “Ma préoccupation première est la protection des populations, ça l’emporte bien évidemment sur tout le reste”.

Ed allora hanno improvvisamente preso corpo e sono state drammaticamente confermate le previsioni evocate in passato da due noti scienziati, il Prof Borgia e il Prof Mastrolorenzo, secondo i quali questo tipo di impianti può scatenare terremoti, ed anche “catastrofici” se implementati in zone ad alta pericolosità sismica, come quelle umbro-laziali-toscane nelle quali è previsto questo primo impianto italiano. Non si trattava solo di “evocazione di fantasmi”, ma i fatti di Strasburgo hanno dimostrato che si tratta di solide ed estremamente pericolose realtà. Rispetto alle quali le autorità governative italiane rimangono ancora del tutto passive, al punto da apparire complici.

Questi sviluppi impongono una rivalutazione totale, e libera da indebite interferenze, di questo progetto.

Coordinamento associazioni Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena

27 giugno 2021, dopo il terremoto a Strasburgo. 30 sindaci (prov.VT e TN) contro la geotermia

A seguito dell’ennesimo terremoto di Strasburgo di ieri, 30 sindaci delle province di Viterbo e Terni tornano a pronunciarsi contro l’impianto di Castel Giorgio (VT).

 

 

 

Ieri mattina, 26 giugno, una scossa di terremoto di magnitudo 3.9 sulla scala Richter si è verificata in Francia, nei pressi di Strasburgo.La scossa, insolitamente forte per l’area, secondo il Rénass, la rete nazionale di monitoraggio sismico, sarebbe indotta da attività umane, cioè da iniezioni di acqua nel sottosuolo sul sito di una centrale geotermica a Vendenheim, nell’agglomerato urbano di Strasburgo.

La magnitudo della scossa si avvicina a quella dei più forti terremoti osservati storicamente in questa zona, e avviene molti mesi dopo l’arresto delle operazioni geotermiche decretata dalla prefettura locale, a causa di una serie di terremoti più deboli. La prefetta, Josiane Chevalier, aveva ritenuto che la sicurezza della popolazione non era più garantita.

Le analisi dei sismologi francesi hanno evidenziato che si tratta in parte di terremoti “innescati” dovuti a modificazioni irreversibili nel sottosuolo, con conseguenze imprevedibili e incontrollabili.
La notizia ci ha destato notevole preoccupazione perché, nel caso in cui un fenomeno del genere dovesse verificarsi dalle nostre parti, sarebbe molto più pericoloso, poiché abbiamo un potenziale raggiungibile di magnitudo 6: un tale terremoto sprigionerebbe un’energia mille volte più forte di quello di Strasburgo.

Per questo ci auguriamo tutti che il ricorso al consiglio di Stato relativo all’impianto di Castel Giorgio ci veda vincitori e che il ministero per la transazione ecologica – Mite, decida di non finanziare i progetti pilota di centrali binarie che sono dello stesso tipo di quelle che hanno provocato il terremoto a Strasburgo.

I sistemi geologici dell’area francese sono simili ai nostri, con l’aggravante che la nostra è anche area vulcanica, fattore che potrebbe aumentare il fattore rischio e imprevedibilità; questo non ci lascia assolutamente tranquilli.

Roberta Tardani, sindaco di Orvieto
Andrea Garbini, sindaco di Castel Giorgio
Daniele Longaroni, sindaco di Castel Viscard
Sauro Basili, sindaco di Allerona
Giovanni Arena, sindaco di Viterbo
Paolo Dottarelli, sindaco di Bolsena
Piero Rossi, sindaco di Graffignano
Massimo Bambini, sindaco di San Lorenzo Nuovo
Francesco Di Biagi, sindaco di Latera
Roseo Melaragni, sindaco di Piansano
Edoardo Giustiniani, sindaco di Cellere
Giuseppe Ciucci, sindaco di Farnese
Ermanno Nicolai, sindaco di Tessennano
Stefano Bigiotti, sindaco di Valentano
Maurizio Lacchini, sindaco di Marta
Lina Novelli, sindaco di Canino
Maurizio Testa, sindaco di Monte Romano
Marco Bianchi, sindaco di Celleno
Giuseppe Mottura, sindaco di Civitella d’Agliano
Salvatore Serra, sindaco di Ischia di Castro
Piero Camilli, sindaco di Grotte di Castro
Angelo Ghinassi, sindaco di Acquapendente
Cinzia Pellegrini, sindaco di Proceno
Carlo Attilio Mancini, sindaco di Gradoli
Publio Cascianelli, sindaco di Arlena di Castro
Antonio De Rossi, sindaco di Capodimonte
Luca Profili, sindaco di Bagnoregio
Giovanni Giuliani, sindaco di Onano
Fabio Bartolacci, sindaco di Tuscania

27 giugno 2021, dopo il terremoto a Strasburgo. L’APPELLO DEL COMITATO SCANSANO SOS GEOTERMIA: LA REGIONE BLOCCHI I PROGETTI IN DISCUSSIONE

Dopo il terremoto di ieri, 26 giugno 2021, a Strasburgo, il Comitato Scansano Sos Geotermia lancia un nuovo appello alla Regione Toscana.

 

 

 

“La Regione Toscana blocchi i permessi di ricerca geotermica concessi a Scansano e a Magliano per un​ elementare principio di precauzione, doveroso per gli amministratori pubblici”: il Comitato Scansano Sos Geotermia si appella agli​ amministratori pubblici​ perché fermino progetti in tutta evidenza non sicuri rilasciati in maniera illogica ed incomprensibile.

L’elenco degli ‘incidenti è ormai lungo: Strasburgo è l’ultimo caso e il più preoccupante. La società Fonroche aveva avviato ad ottobre sperimentazioni per la realizzazione della centrale in Alsazia. Dopo le prime smentite, a​ dicembre ha dovuto ammettere che i​ terremoti​ ripetutisi nella zona erano​ “indotti”​ ​ dalle prove di reimmmissione nel​ sottosuolo di acqua a forte pressione. Il progetto è stato bloccato e, a sei mesi di distanza, è arrivata la scossa più forte, 4.4.

Come a Basilea nel 2006, come a Latera, in provincia di Viterbo, nel 2002.​ La​ remissione del fluido a forte pressione provoca radicali modifiche negli equilibri del sottosuolo, provocando terremoti. E’ la stessa tecnologia proposta dalle società che hanno ottenuto i permessi di ricerca a Scansano, due, e a Magliano in Toscana: paesi sulle colline metallifere di origine vulcanica, dove il sottosuolo è ricco di sostanze pericolose come arsenico e mercurio. Dove edifici di pregio storico, come il Castello di Montepò o la Fattoria Sforzesca a Scansano o ancora la Cinta Muraria di Magliano in Toscana ​ non meritano una prova di tenuta sismica. Aree, oltretutto riconosciute dalla Regione stessa come “Non Idonee allo sfruttamento geotermico”.

Tanti indizi – dice Matteo Ceriola,​ portavoce del Comitato – fanno una prova. Chiediamo alla Regione Toscana di fermarsi prima che sia troppo tardi. Meglio farlo prima di realizzare quei progetti che dopo,​ per rincorrere danni inestimabili e irreparabili. Sollecitiamo anche, associandoci alle richiesta avanzata da Bice Ginesi, candidata alle​ prossime amministrative per il Comune di Scansano, gli Assessori competenti, Monia Monni e Leonardo​ Marras, ad incontrare la popolazione colpita da quei progetti per dare spiegazioni e rassicurazioni.

Intanto, in attesa che ad ottobre il Tar si pronunci sui ricorsi presentati contro i progetti, proseguiamo la raccolta di firme a sostegno della richiesta di revoca dei provvedimenti e delle osservazioni al​ Paer che propone una disciplina della Aree Non Idonee con tutta evidenza inadeguata a tutelare territori​ vocati alla produzione agroalimentare di qualità e ad un turismo​ rispettoso dell’ambiente”.

Comitato Scansano Sos Geotermia

Lettera aperta al Ministro Prof. Roberto Cingolani sulla Transizione Ecologica-Energie Rinnovabili-Geotermia

Prof. Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica
e, p.c. : Prof. Mario Draghi, Presidente del Consiglio dei Ministri

Egregio Sig. Ministro,

le considerazioni da Lei esposte nell’intervista al quotidiano “Il Foglio” del 19/05/2021 e in altre occasioni, anche in recenti convegni pubblici, sul tema delle scelte da compiere per la “Transizione Ecologica” del nostro Paese, nell’ambito del Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR) da realizzare con i finanziamenti del Recovery Fund, pongono tematiche che richiedono, a nostro avviso, una più approfondita e partecipata discussione rispetto a quanto invece si intende attuare da parte del Suo Ministero con la giustificazione di “accelerare” e abbreviare il più possibile la realizzazione degli interventi.

Più che una discussione su alcune scelte da Lei indicate, a nostro avviso non condivisibili, quali il “rilancio del nucleare” e il tema degli inceneritori, quello che vorremmo porre alla sua attenzione è il modo in cui si intende affrontare il problema della Transizione Ecologica e compiere le scelte ed individuare i progetti da attuare, con “grandi opere” da realizzare nella più completa mancanza di “partecipazione e coinvolgimento delle istanze locale, dei cittadini e degli stessi Comitati e Associazioni ambientaliste presenti nei territori”.

È l’approccio e tutta la filosofia del Suo discorso che ci lascia molte preoccupazioni, perché ci sembra (speriamo di sbagliarci) tutto teso a “fare in fretta” e a limitare i tempi e i controlli, con forti riduzioni delle procedure VIA e limitazione del ruolo di controllo delle Soprintendenze, facendo della difesa e valorizzazione dell’ambiente un elemento sacrificabile. E vedendo nei Comitati di cittadini solo elementi di disturbo e non invece risorse dei territori con cui confrontarsi.

Scelte da compiere per i progetti del Recovery Fund e delle “energie rinnovabili”, non possono essere demandate alle società e alle lobby del settore, spesse volte interessate esclusivamente a ricevere i lauti finanziamenti previsti.

Occorre che la progettazione degli interventi sia il frutto della elaborazione e del coinvolgimento dei Comuni, dei Cittadini, degli stessi Comitati e Associazioni ambientaliste e dei soggetti e imprenditori locali. Si tratta di realizzare dei veri e propri “Piani energetici comunali e di area” che, partendo dalle caratteristiche del territorio progettino interventi prioritariamente nel campo del “risparmio e efficientamento energetico, nell’illuminazione pubblica, nell’isolamento termico degli edifici pubblici, delle strutture scolastiche, ricreative, culturali e sportive”.

Così operando si tenderà inoltre ad evitare contrasti, opposizioni ai progetti, proteste e occupazioni, ricorsi legali ai TAR e al Consiglio di Stato, come avviene oggi in molti casi, nei quali si impongono ai territori progetti e interventi in netto contrasto con la difesa e valorizzazione dell’ambiente e delle vocazioni economiche agricole, artigianali e turistiche degli stessi.

In questa direzione una attenta e documentata riflessione va fatta da parte del Suo Ministero sui progetti delle “Energie rinnovabili”, come fotovoltaico, eolico (che se di grandi dimensioni, rovinano il paesaggio) e, in particolare, sul tema della “Geotermia”, definita impropriamente “rinnovabile”, poiché i pozzi geotermici si esauriscono in circa dieci anni e lo stesso bacino geotermico, dopo anni di sfruttamento, tende all’esaurimento.

La scelta della Regione Toscana in materia di rinnovabili in particolare, si è fortemente caratterizzata sull’uso della Risorsa Geotermica al fine di realizzare centrali geotermoelettriche di tipo “Flash”, storicamente nell’area di Larderello e da alcuni anni nel Monte Amiata, che oltre a creare gravi problemi ambientali, di rischio per i bacini idropotabili e termali, sismici e di subsidenza delle aree interessate, emettono in atmosfera grandi quantità di sostanze inquinanti (acido solfidrico, anidride solforosa, ammoniaca, arsenico, antimonio, mercurio, monossido di carbonio) e quantità di CO2 e metano anche superiori, a parità di potenza elettrica prodotta, a quelle delle centrali a carbone (fattore di emissione delle centrali geotermiche pari a 1,27 kg CO2 equivalenti/KWh, rispetto a un fattore di emissione delle centrali a carbone di 0,87 kg CO2 equivalenti/KWh – Dati ARPAT 2019 centrali Bagnore 3 e Bagnore 4 sul Monte Amiata).

Nonostante questo handicap, l’ENEL che ha realizzato gli impianti, ha usufruito e usufruisce a tutt’oggi degli incentivi previsti dal Fondo Nazionale delle Rinnovabili, per decine di milioni ogni anno.

Altrettanto sta avvenendo per le Società (Sorgenia, ITW-LKW, Magma Energy Italia, ecc.), che intendono realizzare nell’area del Monte Amiata, nella Val d’Orcia, a Castelnuovo Val di Cecina in Toscana, nell’Alto Lazio e Umbria, nell’ area della Tuscia e del Lago di Bolsena, centrali geotermoelettriche a “ciclo binario” che presentano anche esse problematiche ambientali e, in particolare, nei processi dei re-immissione dei fluidi, rischi di creare sismicità, anche rilevante, indotta e innescata.

Centrali che si vanno inoltre a collocare in aree di alto valore ambientale, che hanno riconoscimenti nazionali e europei di aree protette a salvaguardia di ecosistemi unici, in netto contrasto quindi con le scelte di valorizzazione ambientale, storica e culturale, compiute dalle amministrazioni locali, dai cittadini e dagli operatori economici del territorio.

Chiediamo che il Suo Ministero intervenga per porre fine a questa assurda situazione e che gli incentivi per la Geotermia siano utilizzati non per centrali geotermoelettriche, ma nel campo di progetti per l’uso del calore e della bassa entalpia (riscaldamento e climatizzazione degli edifici pubblici, privati, impianti sportivi, piscine e termalismo, serre e interventi nell’agricoltura, allevamenti e settore turistico).

Le centrali geotermoelettriche, sia Flash che a ciclo binario non devono avere quindi né i finanziamenti dal Fondo Nazionale delle Rinnovabili, né tanto meno quelli previsti nell’ambito dei progetti della “Transizione Ecologica”, eventualmente da attuare nell’ambito del Recovery Fund.

Vorremmo affrontare con il Suo Ministero le tematiche sopra esposte e , in particolare, il tema “Geotermia”, per dare anche un nostro contributo di conoscenze a approfondimenti che abbiamo compiuto nel corso di tanti anni, con l’apporto tecnico di studiosi, geologi, vulcanologi, ingegneri esperti del settore.

Le chiediamo pertanto un incontro, da tenere anche in video-conferenza, oppure con un Sottosegretario da Lei incaricato con personale del suo Ministero esperto nelle energie rinnovabili.

Rete Nazionale NOGESI (No Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)

LETTERA APERTA ALL’ ASSESSORE REGIONALE TOSCANA ALL’ AMBIENTE MONNI SUL TEMA DELLA GEOTERMIA

In occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente, l’Assessore Regionale Monia Monni ripropone il trito refrain in merito allo sviluppo della geotermia nell’ambito dell’incentivazione della produzione di energia da fonti rinnovabili, affermando che “la Toscana ha messo in campo da un paio d’anni una propria strategia di decarbonizzazione, Toscana carbon neutral 2050, che vogliamo rendere più efficace. Partendo dalla presa di coscienza dei punti di forza: in Toscana non possiamo non sottolineare l’importanza di una risorsa straordinaria come la geotermia, che copre oltre il 70 per cento dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili”, considerando questa risorsa come fondamentale per la “lotta alla riduzione della CO2”.

Con il suo intervento l’Assessore dimostra un ben limitato livello di conoscenza delle problematiche connesse allo sfruttamento geotermico, in particolare in aree, come l’Amiata, in cui questa attività produce effetti deleteri sull’ambiente, a causa delle enormi quantità di sostanze inquinanti emesse dalle centrali, con un’incidenza nefasta proprio sull’aspetto che la Giornata mondiale dell’Ambiente ha posto al centro dell’attenzione, cioè il “ripristino degli ecosistemi”: sia gli impianti esistenti che quelli attualmente in progetto, in parte autorizzati dalla Regione, sono ubicati all’interno o in prossimità di aree protette da norme regionali, nazionali ed europee finalizzate alla tutela ed alla salvaguardia della biodiversità e del paesaggio. E’ l’ambiente la vera ricchezza di tutto il territorio dell’Amiata, come si evince dall’eccezionale presenza di aree protette e di eccellenze naturalistiche, ed è proprio l’ambiente nell’insieme dei suoi contenuti, ossia nel suo aspetto visivo, che disegna il paesaggio, che non ha nulla a che vedere con quello della geotermia.

Avendo a riferimento i valori medi dal 2002 al 2016 riportati nello Studio a firma Ferrara, Basosi, Parisi “Data analisys of atmospheric emission from geothermal power plants in Italy (Analisi dei dati delle emissioni atmosferiche dalle centrali geotermiche italiane)”, pubblicato il 30/07/2019, si ricavano, per la produzione geotermica del 2019 pari a 6.074,9 GWh, le emissioni di 8.140 tonnellate di Acido solfidrico, 2.934.000 tonnellate di Anidride carbonica, 43.132 tonnellate di Metano, 7.473 tonnellate di Ammoniaca, 301 tonnellate di Monossido di carbonio, 12 tonnellate di Anidride solforosa, 2.260 Kg. di Mercurio, 243 Kg. di Arsenico, 249 Kg. di Antimonio.

Inoltre basterebbe limitarsi ad una veloce lettura dei risultati dei controlli effettuati da ARPAT sulle centrali amiatine per rendersi conto di quanto gli impianti esistenti contribuiscano all’emissione di gas ad effetto serra. Nei confronti della CO2 e del metano gli abbattitori AMIS sono ininfluenti, quindi la loro presenza nelle emissioni rispecchia esattamente il loro contenuto in ingresso. L’aumento vertiginoso che si è avuto nell’ultimo anno esaminato (2019) per le centrali Bagnore 3 e Bagnore 4, del 45% per la CO2 e del 35% per il metano rispetto all’anno precedente, rende ancora più evidente che questi impianti danno luogo ad un fattore di emissione (quantità di CO2 equivalente emessa per ogni KWh di potenza prodotta) addirittura di molto superiore a quello delle centrali a carbone (per un’energia prodotta di 480.000 MWh, si ottiene un fattore di emissione di 1,27 KgCO2equiv/KWh, rispetto ad un fattore di emissione delle centrali a carbone di 0,87 KgCO2equiv/KWh).

Ciò dimostra, in tutta evidenza, che queste centrali devono essere escluse dal riconoscimento di qualsiasi incentivo, così come rende altresì innegabile l’assoluta inadeguatezza della disposizione contenuta nella nuova Legge Regionale sulla geotermia (n. 7/2019), in cui si rende obbligatoria, per le nuove centrali, la cattura di almeno il 10% dell’Anidride Carbonica emessa.

Allora ci chiediamo: l’Assessore Monni conosce questi dati? È ignorante in materia o in malafede? Il fatto è in ogni caso molto grave poiché non ci risulta che l’Assessore Monni sia il Presidente o un membro del Consiglio di Amministrazione dell’ENEL o di altre Società Speculative del settore Geotermico cui interessa solo ricevere milioni di Euro dal fondo Nazionale delle Rinnovabili. È un Assessore Regionale che dovrebbe avere a cuore la difesa dell’ambiente, delle acque, dell’ecosistema, della salute dei cittadini che vivono nei territori della Toscana e quindi anche del Monte Amiata.

Più che “pontificare” da Firenze, perché non viene o si collega con i Comitati di Cittadini, con la nostra Associazione SOS Geotermia e con la Rete Nazionale NOGESI e si confronta con i dati, le informazioni e le documentazioni che abbiamo, frutto di Studi di geologi, vulcanologi, professori ed esperti della materia? Noi siamo disponibili ad ogni incontro, anche in videoconferenza: le formuliamo un preciso invito in tal senso ed attendiamo di conoscere la data, il luogo, le modalità e l’orario, fiduciosi che non vorrà sottrarsi, in qualità di Assessore Regionale all’Ambiente, a questa richiesta.

SOS GEOTERMIA Amiata
Rete Nazionale NoGESI (No Geotermia Elettrica, Speculativa ed Inquinante)


Leggilo su:

Il Tirreno online

Il Cittadino online

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Corriere di Siena

 

 

 

 


La giunta regionale di Giani ha già dimostrato scarsa attenzione ai cittadini e ai territori martoriati dalle centrali geotermiche; alcune chicche:

> Giunta regionale toscana e ANI: Errare humanum est, perseverare autem diabolicum

> LE GRAVI ACCUSE DI CHICCO TESTA ALLA SOPRINTENDENZA E I SILENZI DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE: gli attacchi allo Stato di chi promuove centrali da milioni di euro possono lasciare silenti i rappresentanti delle istituzioni?

> Scansano, capriola della Regione Toscana che autorizza i pozzi

> Progetto Le Cascinelle: contraddittorio necessario, ma insufficiente