Studio InVetta, l’Ars continua a dimenticare…

Siamo alle solite, l’Ars dimentica, omette, addomestica i dati storici (anche i suoi stessi). Non è vero che la concentrazione di arsenico nelle acque potabili dell’Amiata è sempre stata elevata. Non è vero che i dati epidemiologici in Amiata hanno sempre segnalato un eccesso di mortalità rispetto ai dati attesi. E non è precisato dove va a ricadere l’arsenico sprigionato in aria insieme al vapore delle centrali geotermiche sull’Amiata.

 

Riportiamo l’articolo de Il Tirreno (qui l’articolo), del 3 febbraio 2022 che da voce a Sos Geotermia sulla questione:

Sos Geotermia contesta InVetta «L’arsenico prima non c’era»
L’associazione ribadisce la preoccupazione per gli inquinanti: «La maggiore mortalità? Per l’Iss non c’entrano le miniere»
di FRANCESCA FERRI

Non è vero che la concentrazione di arsenico nelle acque potabili dell’Amiata è sempre stata elevata. Non è vero che i dati epidemiologici in Amiata hanno sempre segnalato un eccesso di mortalità rispetto ai dati attesi. E non è precisato dove va a ricadere l’arsenico sprigionato in aria insieme al vapore delle centrali geotermiche sull’Amiata. Così Sos Geotermia all’indomani della presentazione dei risultati dell’indagine epidemiologica dell’Ars, Agenzia regionale di sanità, sull’impatto dell’industria geotermica amiatina sulla salute dei residenti.
La reazione era prevedibile. L’associazione da sempre segue da vicino le geotermia amiatina e non si è mai stancata di confutare i dati relativi agli inquinanti legati all’attività delle centrali, chiamando in campo esperti di prim’ordine.
La Regione Toscana ha commissionato lo studio e, sulla base delle sue risultanze – nessun collegamento tra tumori e attività geotermica – intende ora raddoppiare la potenza installata, qui e a Larderello. Sos Geotermia contesta invece i risultati e sottolinea diverse contraddizioni su quanto scritto o detto dai dirigenti Ars.
«Oggi – dice il fondatore di Sos Geotermia, Roberto Barocci – scrivono che dallo studio del 2010 del Cnr “emerse un quadro piuttosto sfavorevole per numerosi indicatori epidemiologici, sia di mortalità che di morbosità”. Nel 2010, nelle Conclusioni generali allo studio, scrissero il contrario in un falso, ripetuto da tutti gli amministratori pubblici, regionali e comunali del tempo: “Le prove raccolti evidenziano un quadro epidemiologico nell’area geotermica rassicurante perché simile a quello dei comuni limitrofi non geotermici e a quello regionale”».
Proprio sulla base di queste valutazioni «rassicuranti», l’Ars dette parere favorevole alla Valutazione di impatto ambientale per costruire la centrale Bagnore 4 di Enel Green power a Santa Fiora. «La falsità di tali valutazioni è, ancora oggi, ampiamente dimostrata dall’Allegato 6 al suddetto studio del Cnr, che va letto attentamente, da cui emerge che per molte patologie mortali, che nell’insieme davano un eccesso del +13% di mortalità, c’è una correlazione statisticamente significativa (ripeto: statisticamente significativa) tra crescita di concentrazioni di inquinanti emessi dalle centrali geotermiche e mortalità in eccesso registrata. Tale studio non è mai stato smentito».
Sos Geotermia torna anche sull’arsenico, veleno attestato in quantità elevate e sul quale la Regione e l’Ars si sono riproposte un approfondimento, specificando però che non deriva dalle centrali.
«Abbiamo documenti della Usl e di Acquedotto del Fiora – dice Barocci – che testimoniano una crescita di concentrazione dai primi anni 2000. Nella Dgrt 344 del 22 marzo 2010, recante “Criteri direttivi per il contenimento delle emissioni in atmosfera delle centrali geotermoelettriche”, si legge a pagina 21, dopo aver ricordato che l’impianto Amis (i filtri per gli inquinanti) ha un’influenza marginale sulle emissioni di arsenico, che, “per quanto riguarda l’area dell’Amiata l’incremento registrato dal 2003 al 2007 è ascrivibile essenzialmente alla diversa composizione del fluido geotermico che ha presentato negli anni un aumento della composizione percentuale di arsenico». L’Ars, entra nel dettaglio Barocci, «non dice dove finiscono i 45 chilogrammi/annui di arsenico emessi in Amiata dalle centrali Enel, documentate dal professor Basosi e dal dottor Bravi in “Geotermia d’impatto” pubblicato nella rivista QualEnergia del giugno/luglio 2015. Tale quantità annua, se ricadesse solo sulle trachiti dell’Amiata, area di ricarica della falda idropotabile del Fiora, è in grado di inquinare ogni anno oltre 4 miliardi di litri di acqua».
Barocci confuta anche i dati sullo studio epidemiologico. «Nella sintesi di uno studio epidemiologico, pubblicata da Zapponi negli annali dell’Istituto superiore di sanità, si dimostra che nei primi anni ’80, in cui più probabile erano le conseguenze negative del lavoro nelle miniere, chiuse negli anni ’70, i dati circa la mortalità registrata in Amiata erano inferiori a quelli nazionali e regionali. Allora, con le miniere, si viveva meglio che nel resto del Paese».