Non solo geotermia. SEMPRE PIU’ MOBILITAZIONE NECESSARIA CONTRO I PESTICIDI

Non solo rischio centrali per le aree geotermiche, soprattutto quelle a cavallo fra alto Lazio, Umbria e bassa Toscana, ma una pericolosa tendenza alla monocoltura della nocciola e dei pesticidi in agricoltura. Riceviamo e volentieri pubblichiamo il comunicato di GDL” Monoculture e fitofarmaci” – RIPA (Rete Interregionale Protezione Ambiente)

 

Sempre più raramente (per fortuna) i giornali pubblicano articoli a favore dei pesticidi, visto che la UE ha negli ultimi mesi ha imbracciato la necessaria riduzione di essi: il 25-27% della produzione di gas serra è dovuto all’agricoltura, e che per questo  l’Europa ha deciso di ridurre del 50% l’uso di sostanze chimiche entro il   2030  e ha promosso un programma come Farm to fork. Ma ancora questa cultura “arretrata” è viva: lo testimonia il processo tenuto ieri a Karl Bär, referente per la politica agricola dell’Istituto per l’Ambiente di Monaco di Baviera e Alexander Schiebel, che ha raccontato la battaglia dei cittadini contro i pesticidi nella città di Malles Venosta (BZ), denunciati per diffamazione da istituzioni e contadini.

L’ONU stessa dichiara che ci sono circa 200.000 morti l’anno per colpa dei pesticidi. Per questo motivo a gennaio del 2020 ha inviato la professoressa Hilal Elver, professore di ricerca e codirettrice del progetto sui cambiamenti climatici globali, la sicurezza umana e la democrazia ospitato all’interno dell’Orfalea Center for Global & International Studies, nonché illustre borsista presso la University of California Los Angeles Law School (UCLA) Resnick Food Law and Policy Center, per controllare lo stato dell’arte in Italia. Nel suo report  tra le tante cose ha dichiarato: “la presenza di fertilizzanti contraffatti e tossici piuttosto diffusi, che vengono importati o assemblati in Italia e spesso utilizzati da lavoratori senza le adeguate competenze e in mancanza di misure di sicurezza sono solo alcune delle diverse pratiche diffuse illegali.”.

Con questo nessuno vuole accusare nessuno ma è pur vero che a giugno di quest’anno sono state sequestrate dalle autorità italiane 16,9 tonnellate di pesticidi illegali, per un valore di 300mila euro, trovati in un deposito in provincia di Viterbo, a Vetralla.

Nessuno criminalizza le nocciole, la questione non riguarda la singola coltivazione delle nocciole ma le centinaia di ettari che sono state autorizzate nel Lazio, in Umbria e in Toscana; nelle ultime due regioni le nocciole non sono colture tradizionali. Sul lago di Bolsena l’agricoltura produce in abbondanza ortaggi: verdure, pomodori vari e il pomodoro scatolone, cipolle, cetrioli, peperoni, melanzane, zucchini, pomodori e frutta (pesche, albicocche, susine, prugne, fragole, pere, ciliegie, meloni, cocomeri) olio di oliva e delicatissimi vini. Nei terreni intorno al bacino del lago si coltivano inoltre i legumi: fagioli, lenticchie, ceci, patate. Sull’altopiano dell’Alfina troviamo viti, ulivi, patate, legumi, pascoli e seminativi. In Toscana la maggior parte delle coltivazioni sono grano, vite, olivi e vivai. In Umbria la maggior parte sono vite, l’olio, il frumento, in nessuno di questi luoghi il nocciolo è coltura tradizionale.

Impiantare nocciole dove per farle crescere è necessario fare pozzi e impianti di irrigazione a goccia (si ricorda che nelle zone vocate, Capranica, Caprarola, Fabbrica di Roma ecc, difficilmente si trovano questo genere di cose anche se alcuni comuni hanno ormai SAU dell’80% dedicate alle nocciole, comuni non più in grado di sfamarsi in caso di crisi) significa utilizzare una preziosa risorsa pubblica per fini privati in modo irresponsabile. E qui nasce il problema poiché oltre a snaturare un territorio con altre vocazioni e modificare in modo permanente i paesaggi, le monocolture di nocciole richiedono acqua, preziosa in zone siccitose ma ancor più preziosa in zone ad alto valore naturalistico come nel caso dei SIC (siti di interesse comunitario) di cui il lago di Bolsena fa parte.

Sicuramente gli autori degli articoli sapranno che, come ha scritto  l’ingegner Piero Bruni sul sito dell’Università della Tuscia“ Il lago di Bolsena è circondato da vulcaniti che sono porose e permeabili. Le piogge percolano attraverso il terreno ed alimentano un grande falda acquifera. Il lago di Bolsena è la parte affiorante della falda acquifera. Il bacino idrogeologico è la parte della falda acquifera che ricarica il lago per vie dirette, superficiali ed ipogee. Il bacino idrogeologico è delimitato da spartiacque sotterranei. Le piogge che cadono fuori dal bacino idrogeologico alimentano i bacini confinanti (Tevere, Fiora, ecc.) … Il tempo di ricambio è dato dal numero di anni necessari per defluire attraverso l’emissario l’intero volume del lago. Negli anni 40 era di 120 anni, ora è di oltre 300 anni. La portata del Marta era di 2,4 mc/sec. Ora è 0,9 mc/sec. Questo perché sono stati trivellati oltre 1000 pozzi per uso potabile ed irriguo che sottraggono acqua dalla falda prima del suo arrivo al lago. In aggiunta le piogge sono diminuite durante lo stesso periodo del 10%”.

Queste poche righe sarebbero già da sole abbastanza per capire che i noccioli nella zona del Lago di Bolsena e dell’altopiano dell’Alfina sono insostenibili, così come lo sono in quei comuni dove non vi è più un’economia diversificata e per questo ricca, ma un economia dipendente esclusivamente dalle nocciole e che in caso di problematiche alle stesse non avrebbe altri introiti, inoltre, sicuramente i giornalisti che hanno scritto i due articoli sapranno che nei comuni della Tuscia come Capranica , Caprarola , Fabbrica di Roma, Corchiano, Ronciglione  ecc  vi è sempre più una folta schiera di cittadini residenti che sono ostaggio di prassi agricole insostenibili e dannose per la salute,  ma se questo non basta bisogna andare a guardare la situazione di un altro lago quello di Vico, lo stesso infatti è oggetto di attenzioni da parte delle istituzioni e non è un caso che in data 16/6/2020 l’ottava commissione della Regione Lazio abbia ascoltato le parti in causa e che quasi tutte le parti fossero d’accordo sul fatto che l’antropizzazione del lago e in particolare modo l’uso di pesticidi e concimi chimici abbiano contribuito in modo notevole all’impossibilità dell’utilizzo dell’acqua del lago a scopo umano.

È ovvio quindi che proprio per via delle conseguenze che le monocolture hanno sui territori, ormai di pubblico dominio, le persone si oppongano a questo tipo di colonizzazione soprattutto in luoghi ove questo tipo di colture (per esempio le nocciole) non erano presenti prima. Ed è ovvio che in questi luoghi i cittadini si oppongano al punto da far inserire la monocoltura della nocciola nella Tuscia nell’atlante dei conflitti ambientali,  la prima piattaforma web italiana geo referenziata, di consultazione gratuita, costruita con la collaborazione di dipartimenti universitari, ricercatori, giornalisti, attivisti e comitati territoriali, che raccoglie le schede descrittive dei maggiori disastri ambientali italiani.

Immagine da un articolo di TerraNuova sui noccioleti: https://www.terranuova.it/News/Agricoltura/Noccioland-noccioleti-intensivi-e-rischi-per-ambiente-e-salute

Scrive Stefano Liberti giornalista dell’Internazionale: “Anche grazie al sostegno della regione Lazio, la Ferrero punta ad aumentare qui le superfici di altri diecimila ettari entro il 2025. Così nuovi impianti stanno proliferando, occupando zone dove normalmente gli alberi non c’erano. “Questo piano sta portando alla radicale trasformazione del paesaggio e a un’irreversibile perdita di biodiversità”, dice Famiano Crucianelli, ex sottosegretario del ministero degli esteri, oggi presidente del biodistretto della via Amerina e delle Forre, un’area che interessa tredici comuni della bassa Tuscia e dei monti Cimini.” E prosegue: “La nocciola è una grande risorsa per questa zona, ma va coltivata nel rispetto dell’ambiente. Qui si fa un uso eccessivo di chimica e si sta compromettendo un territorio intero, convertendolo in una monocoltura”.

Spiega Giuseppe Nascetti, direttore del dipartimento di ecologia e biologia dell’università della Tuscia: “L’aumento della produzione negli ultimi anni ha portato a una pesante eutrofizzazione delle acque, determinata dalla presenza di fosforo e azoto, che sono elementi costitutivi di fertilizzanti e pesticidi. Oggi il lago di Vico è in uno stato comatoso”. Nel suo studio, il professore mostra delle mappe che registrano l’andamento delle sostanze nelle acque del lago, con la conseguente variazione della flora e della fauna. Il docente, che ha condotto studi trentennali nell’area, lancia oggi un avvertimento: “Bisogna considerare produzioni più sostenibili, ragionare insieme a tutti i soggetti interessati per portare avanti un sistema di sviluppo più in equilibrio con l’ambiente. Abbiamo parlato con la Ferrero qualche anno fa, per lanciare un progetto pilota con effetti meno negativi sull’ambiente, ma alla fine non se n’è fatto nulla”.

Questo tipo di agricoltura, quindi, mette ancora più a rischio la biodiversità e la resilienza territoriale in netta contrapposizione con i goals dell’ONU, il Green Deal Europeo o i progetti Life che danno soldi per conservare la biodiversità.

Come se tutto ciò non bastasse sembra quasi che qui la legge non debba essere tenuta in considerazione. A gennaio 2014 è entrato in vigore l’obbligo per gli agricoltori della difesa integrata, attenzione non la lotta integrata consentita ad un numero limitato di aziende iscritte in un particolare registro. L’art. 19 della legge 150 del 2012 (entrata in vigore nel 2014) stabilisce che la difesa integrata è obbligatoria in Italia e che questa deve essere effettuata secondo lo schema dell’allegato III. Questo allegato prevede che prima di arrivare all’utilizzo della chimica si debbano utilizzare metodi fisici e biologici e che gli stessi devono essere annotati sul quaderno di campagna. Quanti agricoltori lo fanno? Non è dato sapere!

da OrvietoNotizie.it

Non si possono riempire pagine di retorica senza guardare in faccia la realtà! La realtà è che le monocolture non sono in equilibrio con l’ambiente che poco c’entrano con l’agroecologia, unico metodo agricolo pubblicizzato dalla FAO come metodo per sfamare tutta la popolazione e rendere i sistemi alimentari più sani e sostenibili (Il Direttore Generale della FAO, José Graziano da Silva, ha sollecitato sistemi alimentari più sani e sostenibili e ha dichiarato che l’agro-ecologia può contribuire a una tale trasformazione). L’appello è stato lanciato nell’intervento di apertura al 2° Simposio Internazionale di Agro-ecologia che si è tenuto presso la FAO a Roma dal 3 al 5 aprile 2018.

Tacciare di follia chi si occupa di lasciare in eredità ai nostri figli una terra fertile e utilizzabile e ancora abitabile, non è da realisti è da folli. Folle è chi crede di poter continuare su questo binario e di seguire ancora un’economia lineare e non si accorge che l’Europa stanzia montagne di soldi per una transizione ad un Economia Circolare che prevede un agricoltura sostenibile e biologica per soddisfare i bisogni di oggi senza compromettere quelli di domani.

I membri del GDL” Monoculture e fitofarmaci” – RIPA (Rete Interregionale Protezione Ambiente)

Quando sulla geotermia si prendono lucciole per lanterne…

L’articolo apparso su “La Nazione” del 16 Settembre 2020, dal titolo “Stato contro Regione Ok alla geotermia” a firma di Massimo Cherubini (clicca l’immagine sotto), stravolge completamente la realtà dei fatti, attribuendo al Governo Nazionale la volontà di procedere con la liberalizzazione degli insediamenti degli impianti geotermici dopo l’impugnazione della Legge Regionale 73 del 24 Luglio nella parte (art. 2) riguardante le Aree Non Idonee (*).
Invece la decisione del Governo va in una direzione esattamente contraria.

Nella Delibera del Consiglio Regionale n. 41 del 7 Luglio scorso, la Regione aveva deciso di consentire, all’interno della Aree Non Idonee all’installazione di impianti alimentati da fonte geotermica, la costruzione di centrali “di piccola taglia” (fino a 20 MW di potenza!), in evidente contrasto rispetto a quanto previsto nel Decreto Ministeriale 10 Settembre 2010 che detta le linee guida per l’individuazione delle ANI; non a caso tutte le Soprintendenze della Toscana avevano espresso parere negativo di fronte a questa scelta, in particolare per le aree soggette a vincoli paesaggistici ed ambientali.

Con l’impugnativa deliberata dal Governo, si riafferma l’esclusiva competenza dello Stato in materia di tutela del paesaggio, per cui sembra di capire che all’interno di Aree Non Idonee interessate da vincoli paesaggistici ed ambientali individuate dal D. Lgs.42/2004 (Codice del Paesaggio) non si potrà realizzare alcun tipo di impianto.

Naturalmente le Aree Non Idonee individuate dalla Regione, peraltro con un provvedimento ancora incompleto in quanto privo di cartografia e soggetto a possibili revisioni dopo l’esame delle osservazioni che possono essere presentate entro il 27 Settembre, si estendono anche ad altre tipologie territoriali: dai siti facenti parte del patrimonio UNESCO, con le rispettive aree di rispetto, alle aree archeologiche; dalle aree protette SIC, ZSC/ZPS alle riserve naturali con le rispettive aree contigue; da quelle interessate da produzioni agricole di qualità DOP, DOC, IGP etc. a quelle soggette a dissesto idrogeologico: però in tutte queste tipologie, ad esclusione della prima, la scelta fatta dalla Regione è stata quella di inserire in ogni caso la possibilità della costruzione impianti da loro definiti “di piccola taglia”, fra i quali rientrano addirittura sia le centrali flash di ENEL che quelle a ciclo binario proposte da Sorgenia.

Alla luce di quanto detto, è evidente che è la Regione Toscana ad avere la responsabilità di procedere al dissennato sviluppo dello sfruttamento geotermico, anche in aree in cui è lo Stato ad avere la competenza amministrativa. Per questo motivo non si dovrà dare corso alla realizzazione di centrali geotermoelettriche (né sull’Amiata né in Toscana) fintanto che l’opposizione del Governo non si sarà risolta. Facciamo voti perché il Governo esca vincitore in questa partita.

S.O.S. Geotermia
RETE NAZIONALE NOGESI

(*) Fonte: Comunicato stampa Consiglio dei Ministri

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia, ha esaminato quarantadue leggi delle Regioni e delle Province autonome, e ha quindi deliberato:

di impugnare

la legge della Regione Toscana n. 73 del 24/07/2020, recante “Disposizioni in materia di occupazioni del demanio idrico da parte dei gestori del servizio idrico integrato e in materia di geotermia”, in quanto l’articolo 2, che reca la disciplina delle aree non idonee per l’installazione di impianti di produzione di energia geotermica si pone in contrasto con l’articolo 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione, che attribuisce allo Stato la potestà esclusiva in materia di tutela del paesaggio, nonché con l’articolo 9 della Costituzione, risultando altresì in contrasto con previsioni di principio in materia di “produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia”, violando così l’articolo 117, terzo comma, della Costituzione;

IL MOMENTO DELLA VERITA’ DELLA GEOTERMIA ELETTRICA

Comunicato del 30 agosto 2020 della Rete Nazionale NOGESI

La Rete Nazionale NOGESI è riuscita per la prima volta a capovolgere i destini della geotermia elettrica in Italia, riuscendo a bloccare sostanzialmente l’autorizzazione degli impianti geotermici (flash e piloti).

 

Non c’è dubbio che la lotta contro la geotermia elettrica speculativa e inquinante abbia, in questi anni, prodotto risultati tangibili.

La conoscenza dei cittadini nelle aree geotermiche (Amiata, Lazio, Umbria, Campania) è cresciuta e “la favola” della geotermia elettrica “fonte energetica rinnovabile e sostenibile” si è ridotta considerevolmente nella opinione pubblica.

La nascita della Rete Nazionale NOGESI è stata la chiave di volta del successo: l’insieme di militanti toscani (che da anni erano contro la geotermia) si è trovato con militanti delle regioni Lazio, Umbria e Campania per la prima volta a Bolsena il 26 ottobre 2013. Ne è uscita una volontà comune di portare l’attacco alla geotermia elettrica definita “speculativa e inquinante”.

Da allora la campagna contro la geotermia elettrica si è articolata con manifestazioni e convegni come quello svolto alla Camera dei Deputati il 5 marzo 2014, replicato il 5 novembre 2015 e con iniziative sparse sui territori interessati riguardanti tematiche ambientali e di salute fatte proprie da una serie di comitati di cittadini.

In Campania gli impianti “pilota” di Serrara Fontana e di Ischia sono stati bocciati dalla Regione Campania nel 2016. Decine di sindaci nelle varie regioni si sono attivati dichiarando che il loro territorio era “geotermia-free” (anche in Toscana) sostenendo il loro giudizio anche in sede giudiziaria.

Questo lavoro indefesso ha prodotto i suoi frutti, nel senso che lo sviluppo degli impianti geotermici si è arenato: per quanto riguarda la “tecnologia flash” è stata autorizzata in questi anni solo la centrale di Bagnore 4 (Amiata) il 20.02.2014 ed l’impianto in costruzione Monterotondo 2 nel 2016 (nella zona di Larderello), mentre per quanto riguarda la” tecnologia pilota” nessuno degli impianti ”nazionali” previsti dal MISE attraverso il D.Lgs.28/2011, né gli impianti “regionali” è stato finora autorizzato (il progetto da 5 MW di Poggio Montone autorizzato dalla Regione Toscana è al TAR).

Si riportano le varie situazioni nelle nostre Regioni, contro cui la Rete Nazionale NOGESI si è opposta:

In Umbria– L’unico impianto “binario nazionale “è Castel Giorgio che ha ricevuto, dopo 8 anni, la “intesa” dal Consiglio dei Ministri (che si è sostituito alla Regione Umbria) e dopo 9 anni l’autorizzazione dal MISE e MATTM: contro cui hanno reagito al TAR Lazio i Comuni dell’area, Italia Nostra ed i privati danneggiati, le Regioni Umbria e Lazio. E’ stata chiesta dai comuni e Italia Nostra la sospensiva dell’autorizzazione: si prevede una prima udienza entro il 15 settembre 2020.

Nel Lazio-Ci sono stati molti impianti previsti, finché la Regione Lazio non ha fatto ben tre leggi regionali (l’ultima nell’ottobre 2018) in cui questi impianti geotermici dovevano passare al vaglio di una carta idro-geo-termica regionale (mai presentata finora) e comunque entro 6 mesi dall’entrata in vigore della legge regionale (primavera 2019): allo stato attuale sul territorio regionale non vi sono permessi attivi (gli 11 rilasciati sono scaduti in quanto non più prorogabili ai sensi della normativa vigente): nessuna società dalla primavera 2019, nemmeno da parte della tedesca Geothemics Italy (impianti di Piana del Diavolo e Lago di Vico) si è fatta viva…

Per quanto riguarda Latera l’ENEL dopo aver presentato un progetto di ri-avviamento della vecchia Latera (a cui la Rete Nazionale NOGESI si è opposta insieme ai sindaci) essendo una “autorizzazione regionale” è finita sub-legge regionale; in realtà l’ENEL sta smontando la vecchia centrale: per quanto poi Latera “binario nazionale” non è mai entrato nel novero dei 50 MW autorizzabili e si è perso nella notte dei tempi…

Per quanto riguarda Torre Alfina “binario nazionale” è al Consiglio di Stato sul ricorso dei comuni viciniori, della regione Lazio e della Provincia di Viterbo (in realtà la ditta ha vinto al TAR Lazio per non costituzione delle parti interessate). E’ prevista, su opposizione del MATTM, udienza il 20 ottobre 2020.

In Toscana– La regione Toscana è l’unica in Italia ad avere impianti geotermoelettrici. La regione Toscana pubblica la situazione dei siti geotermici aggiornata all’agosto 2019 (ma non aggiornata ad oggi).

L’unico impianto in costruzione è Monterotondo 2 da 20 MW (zona nord).

Per quanto riguarda i permessi di ricerca 10 sono scaduti (La Grascieta, Pereta, Scansano, Pomonte, Guardistallo, Montebamboli, Montegemoli, Fornace, Soiana, Monte Santa Croce La Pianaccia ) ( per i progetti Boccheggiano e Mazzolla vi è però il riconoscimento nazionale della risorsa, premessa per la concessione mineraria), 3 sono stati sospesi dalle società (Campiglia d’Orcia, Ripa d’Orcia, Roccastrada, ), 3 bocciati dalla regione Toscana (Bagnolo, Castiglione D’Orcia, Monte Labbro,), Montorio (regione Lazio predominante, bloccato), Roccalbegna (ex-Murci) VIA sospesa; sono attivi in questo momento il permesso di ricerca Soiana (autorizzato fino al 17.07.2021), di Fornace (autorizzato fino al 17.07.2021), di Niccioleta (autorizzato fino all’11.04.2022), di Terrafino (autorizzato fino al 27.05.2024) e di Macie (autorizzato fino al 27.08.2024).

Rimangono attivi l’impianto previsto a Poggio Montone (ricorso in Magistratura della Rete Nazionale NOGESI e del Comune di Piancastagnaio, udienza tecnica il 21.09.2020), Le Cascinelle (in VIA regionale, bocciata dall’Unione dei Comuni della Amiata e Vald’Orcia, opposizione della Rete Nazionale NOGESI ed altri comitati e vari Comuni), conclusa la VIA regionale per la centrale di Mensano da 10 MW. Per quanto riguarda i “progetti regionali” Piancastagnaio 6 (PC6, centrale flash da 20 MW), sospeso dopo aver fatto la VIA; progetto Roccalbegna (centrale flash da 20 MW su ex-permesso di ricerca Murci) con la VIA sospesa. Per quanto riguarda i “piloti nazionali” la regione Toscana ha negato l’intesa per Montenero, si attende la emissione del Decreto MATTM per Casa del Corto, sono ancora in VIA Cortolla, Lucignano e Castelnuovo.

Ha sicuramente pesato anche la mancanza di “incentivi” alla geotermia elettrica (dimostrando, se ce ne fosse bisogno, che la nostra ferma opposizione agli “incentivi” era giusta e lungimirante): l’ultimo finanziamento è stato concesso nel 2016; poi il nuovo Governo insediatosi nel giugno 2018 il MISE ha deliberato di escludere la geotermia dal FER1, promettendo l’inserimento nel FER 2, al momento (agosto 2020) gli incentivi non sono stati concessi…

Tanto che lo stesso ad Starace di ENEL (l’unica che li percepiva) ha detto, prendendola alla larga, «non abbiamo interesse a incentivi. Abbiamo sicuramente interesse a tutto quello che porta la geotermia a valore e fa crescere questa importantissima e pulitissima fonte energetica in Toscana; piccole incertezze o esitazioni sono sempre state presenti sul percorso della geotermia, che è molto lungo, non ci preoccupano particolarmente».

Se la dimensione di impresa consente all’ENEL di fare a meno degli incentivi, ciò non vale per le piccole aziende della “privatizzazione” della “geotermia binaria” berlusconiana e regionale: senza incentivi non sono in grado di introdursi nel settore tanto è vero che a tutt’oggi hanno tutti grosso modo rinunciato ai vari progetti.

La attuale situazione degli “incentivi” è la seguente:

Ricevono “incentivi” i seguenti impianti: Radicondoli gr.2, Chiusdino 1, Nuovi Lagoni Rossi, Sasso 2, (zona nord) e Binario Bagnore 3, Bagnore 4 (gr.1e gr.2) e Piancastagnaio PC3, PC4 e PC5 (zona sud), cioè su 34 gruppi solo 9 ricevono incentivi (per la maggior parte delle centrali della zona nord l’erogazione di incentivi è scaduta).

Come dice la Torsello di COSVIG (Consorzio Toscano per lo sviluppo geotermico) in “Quale Energia” del giugno 2019 analizzando lo stallo della geotermia italianaIn Italia in questi ultimi anni si sono diffuse notizie sulla nocività della geotermia, che non tenevano conto degli sviluppi tecnologici e che comunque sono state smentite da vari studi epidemiologici, o sul suo non servire a contenere il cambiamento climatico, anch’essi smentite da studi più completi sulle emissioni naturali dei territori geotermici”. E continua:” Si oppongono anche a quelli a ciclo binario chiuso, con re-immissione totale dei fluidi, nonostante siano pensati apposta per azzerare le emissioni”. E termina, al colmo di una crisi di nervi:” E se proprio non si vogliono le centrali elettriche, si potrebbe almeno usare l’acqua calda sotterranea per riscaldare le città, risparmiando enormi quantità di metano e di CO2. Invece non si fa quasi nulla neanche lì”.

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A proposito di “incentivi” va definitivamente rimarcato che questi risultano del tutto esorbitanti e ingiustificati. Infatti se si prende in considerazione l’andamento dei principali parametri del mercato elettrico negli ultimi anni (vedi studio GSE “Il valore dell’energia rinnovabile sul mercato elettrico” 2007-2016) è facile osservare che il prezzo medio dell’energia elettrica su scala nazionale (PUN) è sceso dal valore di 87,00 €/MWh nel 2008 a circa la metà nel 2016 (42,8 €/Mwh, come indicato nel diagramma seguente) stante la riduzione della domanda elettrica, del prezzo di gas e carbone e, soprattutto, della accresciuta penetrazione delle fonti rinnovabili.

A fronte di questo andamento del mercato, gli “incentivi” di 200 €/MWh per gli impianti “pilota” “nazionali” e “regionali” risultano pari a circa 5 volte il prezzo medio dell’energia elettrica (2016) mentre quelli per i “flash” pari a 84 €/Mwh, sono il doppio del valore medio. Secondo Milano Finanza del 26.08.20 Enel e la sua controllata Endesa hanno ottenuto in una gara sul fotovoltaico in Portogallo 9,5 €/MWh, un prezzo molto basso, indipendentemente dalla fonte.

Ciò a conferma che l’opzione della geotermia elettrica è economicamente fuori mercato per cui, parafrasando le valutazioni che il fisico ed ambientalista Amery Lovins fa del nucleare:” Sostanzialmente possiamo avere tante centrali nucleari quanto il Congresso USA sarà capace di far pagare ai contribuenti. Ma non ne avrete nessuna in una economia di mercato” (pag. 213 dal volume di Angelo Baracca e Giorgio Ferrari Ruffino “SCRAM, ovvero la fine del nucleare” -Jaca Book), si può concludere che gli unici impianti geotermoelettrici che potrebbero essere realizzati in Italia sono quelli che lo Stato vorrà far pagare ai cittadini.


Leggilo su:

Il Cittadino online

Orvieto News

Il Tirreno 1/9/20

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NO SUSSIDI ALLA GEOTERMIA. Scriviamo -ancora- al Ministero

Continuiamo la battaglia che ormai coinvolge tutte le regioni in cui sono presenti o in progetto centrali geotermiche, tra cui la conferenza stampa a Firenze del 31 ottobre scorso, dopo aver già inviato al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare una circostanziata lettera sulle attività decisamente climalteranti inserite dal Ministero
dell’Ambiente nel Catalogo per il 2017 tra le attività ambientalmente favorevoli
e meritevoli di sussidi pubblici.

Oggi, avendo scongiurato finora l’inserimento della geotermia tra le produzioni di energia meritevoli di finanziamenti pubblici (pagati in bolletta da tutti i cittadini), a fronte di continue pressioni e dichiarazioni in merito ad un eventuale, e sciagurato, reinserimento della geotermia tra le attività a cui destinare tali sussidi pubblici, scriviamo di nuovo alla Commissione Sussidi del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, al Governo, ai deputati delle Commissioni Ambiente, Attività produttive e Unione Europea, ai senatori delle Commissioni Ambiente, Attività produttive e Unione Europea, agli estensori della mozione sui climalteranti, ai parlamentari e consiglieri regionali di Toscana, Umbria e Lazio sensibili alla questione, ai sindaci dei comuni geotermici della provincia di Terni, Viterbo e della Toscana.

LA LETTERA PUO’ ESSERE SCARICATA E VISUALIZZATA CLICCANDO QUI 

Progetto di centrale geotermica di Montenero d’Orcia, NO della regione Toscana. Una vittoria dei cittadini e dei comitati

Dopo i progetti di Seggiano, Castiglion d’Orcia, Bagnolo e Monticello Amiata, anche la centrale geotermica pilota prevista dal D.Lgs.28/2010 di Montenero (comune di Castel del Piano), è stata bocciata dalla regione Toscana.

 

La regione Toscana ha negato l’intesa al Governo, dopo il parere favorevole della Commissione sulla Valutazione di Impatto Ambientale/VAS del MIBACT (more solito…).

La decisione è figlia della mozione, presentata dai Consiglieri Marras (PD), Fattori (SI-TOSCANA A SINISTRA), Giannarelli (M5S), Spinelli (Art.1-MDP) e Monni (PD), approvata all’unanimità dalla Commissione Ambiente della Regione Toscana il 21 gennaio 2020, nella quale si dava indicazione alla Giunta Regionale a negare l’intesa.

Resta ancora aperta la contraddizione in seno alla Regione Toscana, (ma anche alle tante forze politiche che hanno esultato per la bocciatura di Montenero), mentre si continua a sostenere la geotermia flash con emissioni in atmosfera delle molto più potenti centrali dell’Enel (fino a 40 MW), che hanno di certo maggiori impatti sul piano sanitario e ambientale. Crediamo che sia giunto il tempo, oltre che scongiurare questi nuovi progetti di impianti binari anche di mettere fine alle centrali flash esistenti, investendo le risorse per gli incentivi in sviluppo e ricerca di fonti energetiche e sistemi di risparmio veramente compatibili con salute e ambiente.

La lotta, ancora una volta, paga!

Anche questo è il frutto delle lotte e mobilitazioni dei cittadini dei territori interessati, promosse dai comitato NOGEOTERMIA di Montenero d’Orcia e dal comitato AGORA’ di Monticello Amiata nel corso degli ultimi cinque anni insieme alle aziende della zona che hanno poi trovato un utile riscontro nelle Amministrazioni locali, in primis i comuni di Castel del Piano e Cinigiano che si sono espresse all’unanimità contro questo progetto e hanno dichiarato il loro territorio non idoneo all’installazione di impianti geotermici.

Ci auguriamo che anche questo ennesimo risultato contro la geotermia speculativa e inquinante che mira ai soli incentivi statali, faccia ripensare il Governo sull’eventualità di inserire di nuovo questa geotermia tra le fonti rinnovabili meritevoli di finanziamenti e sia d’augurio per evitare che si prosegua con i tanti progetti ancora, purtroppo, in corso, a cominciare da Castel Giorgio, Torre Alfina, Amiata e gli altri progetti nel Lazio, in Toscana e in Campania.

Sos Geotermia- Rete Nazionale NOGESI – Difensori della Toscana

Contro gli incentivi alla geotermia, la Rete NoGESI scrive al Governo

A seguito di notizie stampa in merito alla possibilità di reintrodurre gli incentivi per le centrali geotermoelettriche nel FER2, allarmati da improvvide dichiarazioni di alcuni esponenti politici, la Rete NoGESI chiede che il Governo non supporti tale ipotesi ed ascolti i territori interessati.
Di seguito la lettera che è stata inviata il 29 luglio 2020.

 

Prof. Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri
Sen. Stefano Patuanelli, Ministro dello Sviluppo Economico
Gen. Sergio Costa, Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
On. Roberto Speranza, Ministro della Salute
e, pc:
On. Stefano Buffagni, viceMinistro allo Sviluppo Economico
On. Mirella Liuzzi, Sottosegretario al MISE
On. Alessia Morani, Sottosegretario al MISE
Dr. Gianpaolo Manzella, Sottosegretario al MISE
Dr.ssa Alessandra Todde, Sottosegretario al MISE
On. Roberto Morassut, Sottosegretario di Stato all’Ambiente
Sen. Pierpaolo Sileri, viceMinistro della Salute

Sen. Vito Claudio CRIMI, Capo politico del M5S
On. Nicola Zingaretti, Segretario del PD

Esimio Presidente del Consiglio,
Gentili Ministri, viceMinistri e Sottosegretari di Stato,

Non possiamo che come Rete Nazionale NOGESI (No Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante) esprimere le nostre felicitazioni per il successo strappato al Consiglio Europeo per il Recovery Plan, piano che ci assegna 209 miliardi di euro tra sussidi a fondo perduto e prestiti da rimborsare.

Per quanto riguarda la geotermia elettrica, motivo per cui vi scriviamo e non da oggi, essa non è sempre “verde”, come sostiene autorevolmente la stessa Unione Europea nel considerando 46 della Direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’11 dicembre 2018 sull’uso dell’energia da fonti rinnovabili:

“L’energia geotermica è un’importante fonte locale di energia rinnovabile che di solito genera emissioni considerevolmente più basse rispetto ai combustibili fossili, e alcuni tipi di impianti geotermici producono emissioni prossime allo zero. Ciononostante, a seconda delle caratteristiche geologiche di una determinata zona, la produzione di energia geotermica può generare gas a effetto serra e altre sostanze dai liquidi sotterranei e da altre formazioni geologiche del sottosuolo, che sono nocive per la salute e l’ambiente. Di conseguenza, la Commissione dovrebbe facilitare esclusivamente la diffusione di energia geotermica a basso impatto ambientale e dalle ridotte emissioni di gas a effetto serra rispetto alle fonti non rinnovabili”.

La geotermia italiana attuale sembra “verde” soltanto perché le autorità nazionali omettono di comunicare all’European Environment Agency le emissioni di gas serra delle centrali ed altri inquinanti, abbellendo così il quadro emissivo italiano (come risulta da nostri contatti con la UE).

La realtà della ricerca scientifica mondiale e delle esperienze sul campo mostra con tutta evidenza che la geotermia non è affatto sempre pulita, rinnovabile e sostenibile. Ma lo è solo a determinate condizioni, che dipendono dalla tecnologia impiegata e dalle specificità del territorio nel quale la si vuole usare. Ogni caso va esaminato a parte, con appropriata attenzione e grandissime cautele.

La disseminazione delle centrali geotermoelettriche, che vede finora (al 2020) la loro presenza solo nella regione Toscana e solo con tecnologia “flash”, con rilascio dei vapori in atmosfera, è contestata da anni nell’Amiata, dove c’è l’ultima centrale autorizzata nel 2013 (Bagnore 4), mentre la “privatizzazione della geotermia” voluta da Berlusconi (D. Lgs.22/2010) in 10 anni non ha prodotto alcuna centrale “pilota”, proprio per l’opposizione di Regioni, Comuni e cittadini.

Purtroppo la geotermia non è una cosa fantastica, la realtà (e noi come Rete Nazionale siamo inseriti nella realtà) è più complicata; ad esempio 29 Comuni toscani su 51 hanno detto che il loro territorio è “geotermia -free”, mentre le regioni Umbria e Lazio, i comuni relativi e le associazioni e cittadini coinvolti sono ricorsi alla Magistratura contro le centrali di Castel Giorgio e Torre Alfina, e 31 sindaci laziali e umbri scritto al Governo.

Proprio ieri abbiamo appreso che la Regione Toscana ha negato l’intesa per la centrale “pilota” di Montenero.

Sulla riva del lago di Bolsena ed in Toscana si stanno consumando battaglie epocali contro la geotermia elettrica: ne sono testimonianza la trasmissione del 23/7 u.s. ad Agorà Estate (Tg-3) ed il servizio del 24/7 della rivista “Internazionale” sulla situazione toscana, laziale e umbra.

E sono le questioni legate al depauperamento ed inquinamento degli acquiferi, alle emissioni comunque sempre significative, alla sismicità indotta forse peggiore nel ciclo binario rispetto al flash, al problema di impoverimento dei territori.

Non è, semplicemente, più ammissibile costruire e chiedere incentivi destinati alla riduzione dell’effetto serra per centrali le quali, come quasi tutti gli impianti geotermoelettrici della Toscana, emettono più gas a effetto serra che centrali a combustibile fossile. Non è più ammissibile realizzare centrali che inquinano, sono pericolose ed allo stesso tempo inefficienti e costose.

Cosa occorre ancora per capire che questa geotermia elettrica non va bene? Proprio nell’interesse stesso della geotermia, occorre dare un taglio alle pratiche insostenibili, dichiarando finalmente chiuso il capitolo delle centrali “flash” e delle “binarie”, sostenendo e incentivando la ricerca e sperimentazione di tutti quegli altri usi che non necessitano dell’estrazione di fluidi, come ci risulta stiano facendo molti altri Paesi.

Bisogna capire a questo punto se il gioco vale la candela, come successo per il nucleare, o se viceversa è meglio tenere spenta la candela e produrre energia in altri modi.
Rispetto alle notizie pubblicate sulla stampa che prevedono nel prossimo decreto FER2 incentivi alla geotermia, si contesta tale assunto sulla base delle motivazioni esposte nelle lettere precedenti [al Governo Conte 1 sono stati inviati i seguenti documenti e relativi allegati: geo.2114 il 7 dicembre 2018 (Governo); geo.2198 il 17 marzo 2019 (Crippa);geo.2219 il 3 aprile 2019 (Crippa);geo.2231 il 8 maggio 2019 (Crippa e Governo; al Governo Conte 2 sono stati inviati i seguenti documenti e relativi allegati: geo.2378c il 31 ottobre 2019 (Patuanelli – Governo) e geo.2377 il 1 novembre 2019 (MATTM)].

NON SI PUO’ INCENTIVARE UNA FORMA DI ENERGIA CHE PRODUCE SOSTANZE CLIMALTERANTI COME LA TECNOLOGIA FLASH USATA IN TOSCANA. PER QUANTO RIGUARDA I “BINARI” PREVISTI DAI D.LGS.22/2010 E 28/2011 (GOVERNO BERLUSCONI) NESSUNO E’STATO REALIZZATO NEL DECENNIO A CAUSA DELLE CONTESTAZIONI POPOLARI. ANCHE PERCHE’ NON RIESCONO A RIMETTERE NELLE FORMAZIONI DI PROVENIENZA I GAS INCONDENSABILI, SONO SOGGETTI A TERREMOTI, ECC.

Per tutti questi motivi rinnoviamo la richiesta di essere ricevuti dal MISE come delegazione dei territori della Toscana, Lazio e Umbria in una data utile rispetto all’emissione del decreto FER2 per portare la nostra esperienza (la riunione prevista dal MISE il 12 marzo 2020 è stata annullata per via della pandemia in corso).

Nel caso che anche questa lettera non riceva risposta entro tempi ragionevoli ci sentiremo autorizzati a tenere una manifestazione sotto al MISE, di cui indicheremo-più avanti- la data di svolgimento.

Rete Nazionale NOGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)

Elezioni regionali Toscana. Invito al confronto ai candidati Presidente

Con l’approssimarsi delle elezioni regionali in Toscana, come consuetudine, invitiamo i candidati ad un confronto sul tema della geotermia e delle centrali. Riportiamo la lettera inviata.

 

 

 

Ai Candidati alla Presidenza della Regione Toscana- Elezioni Regionali 20-21Settembre 2020
• Eugenio Giani
• Susanna Ceccardi
• Irene Galletti
• Tommaso Fattori
• Roberto Salvini
• Marco Barzanti
• Salvatore Catello

Oggetto: INVITO-INCONTRO Comitati Ambiente Amiata Val d’Orcia sul tema Geotermia e Centrali Geotermoelettriche.

Con la presente siamo a richiedere un incontro sul tema della realizzazione delle Centrali Geotermoelettriche nel territorio dell’Amiata e zone limitrofe della Val d’Orcia e Maremma, anche sul confine della Buffer Zone del Sito Unesco Val d’Orcia.

Con la realizzazione degli impianti previsti, oltre agli attuali esistenti, si andrebbe a creare un vero e proprio “polo geotermico”, come previsto dalla Regione, sull’area del Sud della Toscana, con preoccupanti criticità ambientali e ripercussioni negative sul piano economico in netto contrasto con le vocazioni naturalistiche e agroturistiche che si stanno faticosamente costruendo.

Richiediamo un confronto su tali tematiche, in previsione delle prossime elezioni amministrative regionali e in ossequio del principio della trasparenza e della chiarezza.

Vi invitiamo a contattarci per definire modalità, data e luogo dell’incontro.

Cordiali saluti,

Ecosistema Val d’Orcia – Rete Nazionale NoGesi


3° incontro: 16 settembre 2020, candidato MARCO BARZANTI (P.C.I.)

Mercoledì 16 settembre, ore 17,30, a San Quirico d’Orcia, in Piazza Chigi, si terrà l’incontro con MARCO BARZANTI, candidato alla Presidenza della Regione Toscana per il P.C.I. .


2° incontro: 21 agosto 2020, candidato TOMMASO FATTORI (Toscana a Sinistra)

Venerdì 21 agosto, ore 17,30, a Abbadia San Salvatore, piazza XX Settembre , si terrà l’incontro dei comitati della Rete Nogesi e dei comitati in difesa dell’Ambiente e del Territorio dei comuni limitrofi, con TOMMASO FATTORI, candidato alla presidenza della Regione Toscana per la lista TOSCANA A SINISTRA.


1° incontro: 26 luglio 2020, candidata Irene Galletti (M5S)

Ancora informazione senza contraddittorio. Focus luglio 2020

Sul numero 333 di Luglio 2020, la rivista Focus (gruppo Mondadori) pubblica un servizio sull’energia geotermica, definita “verde”, ma frenata dai costi e dalla burocrazia, che potrebbe potenzialmente fornire l’energia pari a 12 volte quella oggi prodotta sulla Terra. Tutto bene, allora? Non proprio, perchè l’articolo si basa solo sulle dichiarazioni Adele Manzella, Presidente dell’Agenzia Geotermica Italiana. Insomma: “Oste, com’è il vino?”.
La rete NoGESI e l’Associazione Lago di Bolsena, rispondono alla Redazione.

 

Gentile Redazione,
sul numero 333, pag.60 e seguenti, di Focus abbiamo letto del vostro servizio sulla geotermia.

Come Rete Nazionale No Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante (NOGESI), fondata alla fine del 2013 a Bolsena (che vede in questi giorni una estesa querelle di sindaci e popolazioni contro le centrali geotermiche di Castel Giorgio e Torre Alfina) ad opera dei numerosi comitati di cittadini del Lazio, Umbria, Toscana, Campania e Sardegna, non essendo d’accordo sul taglio dato al servizio vogliamo dire la nostra, instaurando un dialogo con i lettori della Rivista.

La tecnologia geotermica innanzi tutto “non è verde” per definizione. La stessa Unione Europea nel documento 2018-2001, nel considerando 46 dice:
“L’energia geotermica è un’importante fonte locale di energia rinnovabile che di solito genera emissioni considerevolmente più basse rispetto ai combustibili fossili, e alcuni tipi di impianti geotermici producono emissioni prossime allo zero. Ciononostante, a seconda delle caratteristiche geologiche di una determinata zona, la produzione di energia geotermica può generare gas a effetto serra e altre sostanze dai liquidi sotterranei e da altre formazioni geologiche del sottosuolo, che sono nocive per la salute e l’ambiente. Di conseguenza, la Commissione dovrebbe facilitare esclusivamente la diffusione di energia geotermica a basso impatto ambientale e dalle ridotte emissioni di gas a effetto serra rispetto alle fonti non rinnovabili”.

La realtà della ricerca scientifica mondiale e delle esperienze sul campo mostra con tutta evidenza che la geotermia non è affatto sempre pulita, rinnovabile e sostenibile. Ma lo è solo a determinate condizioni, che dipendono dalla tecnologia impiegata e dalle specificità del territorio nel quale la si vuole usare. Ogni caso va esaminato a parte, con appropriata attenzione e grandissime cautele.
La disseminazione delle centrali geotermoelettriche vede finora (al 2020) la presenza solo nella regione Toscana e solo con tecnologia “flash”, con rilascio dei vapori in atmosfera, è contestata da anni nell’Amiata, dove c’è l’ultima centrale realizzata nel 2013 (Bagnore 4), mentre la “privatizzazione della geotermia” voluta da Berlusconi (D.Lgs.22/2010) in 10 anni non ha prodotto alcuna centrale “pilota”, proprio per l’opposizione di Regioni, Comuni e cittadini.

Purtroppo la geotermia non è la cosa fantastica propugnata da Focus, la realtà è più complicata; ad esempio 29 Comuni toscani su 51 hanno detto che il loro territorio è “geotermia -free”, mentre le regione Umbria e Lazio, i comuni relativi e le associazioni e cittadini coinvolti sono ricorsi alla Magistratura contro le centrali di Castel Giorgio e Torre Alfina, e 31 sindaci laziali e umbri hanno inviato una lettera al Governo.
Gli incentivi alla geotermia poi sono stati bloccati dal nuovo governo, nonostante le posizioni espresse dal PD (che è favorevole a una loro riattivazione): ma per ora con la pandemia da COVID-19 le priorità sono altre…

La stessa Islanda, a detta della stessa Adele Manzella, presidente dell’AGI-Agenzia Geotermica Italiana-, il paese “madre della geotermia” dove ci sono le condizioni geologiche più favorevoli e la possibilità di realizzare centrali più in sicurezza lontano dai centri abitati, produce meno energia geotermica dell’Italia.
Focus non fa un buon servizio alla geotermia quanto si dice che solo i paesi in via di sviluppo puntano “ormai” sulla geotermia, mentre i paesi europei vanno verso il “teleriscaldamento a bassa entalpia” (su cui da tempo non sospetto la Rete Nazionale NOGESI è d’accordo) e non sulla “geotermia elettrica” perché si sono incontrati troppo limiti (costi alti, terremoti, emissioni copiose di inquinanti, incidenza sulle falde acquifere, ecc.).
La stessa Adele Manzella, a domanda di Greenreport.it il 19.06.2020 risponde: “Come pensa sia possibile favorire il superamento delle varie sindromi Nimby e Nimto che bloccano lo sviluppo delle fonti rinnovabili – geotermia compresa – nel nostro Paese?” «Già in altre occasioni ho risposto a domande analoghe, dicendo che occorre ristabilire la fiducia e coinvolgere maggiormente e più efficacemente i territori e i cittadini nei processi decisionali. E consolidare le informazioni, spesso carenti e di parte. Aggiungo un mio personale sogno: curare l’estetica degli impianti, creare un “Italian style”, uno spettacolo così bello da far venire la voglia di averne di più. Collegato anche ad una bella filiera industriale italiana, naturalmente, che contribuisca alla bellezza in Italia ed esporti in tutto il mondo». Ma non è un problema di stile o di sogni.
Per una posizione più dettagliata sulla geotermia alleghiamo la lettera mandata al Governo sin dal 7.12.2018.

Pensiamo di avere fornito alcuni spunti (si potrebbero approfondire le questioni sanitarie, economiche, ecologiche e sismiche) per un contradditorio con i lettori che contiamo Focus voglia pubblicare.
Siamo a disposizione per ogni necessità della Rivista,

Rete nazionale NoGESI


Spett. redazione,

facendo riferimento al Vostro articolo sulla geotermia, pubblicato sul numero 333, osserviamo che il redattore si è avvalso prevalentemente delle informazioni fornite dalla Presidente dell’Agenzia Geotermica Italiana Adele Manzella. Sono quindi informazioni di parte travisate da grandi interessi economici. Sarebbe stato corretto riportare anche le motivazioni avverse dei numerosi oppositori fra i quali, ad esempio, figurano 31 sindaci del distretto geotermico attorno al lago di Bolsena.

Non possono essere volutamente nascosti gli effetti collaterali della geotermia. Se l’obiettivo da conseguire fosse l’assenza di emissioni clima-alteranti, il nucleare sarebbe la fonte energetica più appropriata, ma ci sono gli effetti collaterali che lo sconsigliano oltre al principio della precauzione.

Come ben indica lo schema da voi riportato sull’articolo, l’impianto sottrae fluido geotermico da una parte e lo reinietta raffreddato a qualche chilometro di distanza. Sono quantità enormi: per una potenza di 5 Mw l’impianto di Castel Giorgio, progettato in vicinanza del lago di Bolsena, dove il fluido geotermico ha una temperatura di 130 °C, occorre estrarne e reiniettarne 1000 tonnellate all’ora. A causa della situazione geologica è altamente improbabile che nel sottosuolo il fluido reiniettato torni alla zona di provenienza, essendo il percorso ipogeo ostacolato da innumerevoli faglie.

Il trasferimento senza ritorno tali importanti quantitativi comporta scompensi pressori e termici precursori di rischi sismici e la risalita di fluidi geotermici, altamente cancerogeni, che inquinerebbero la falda superficiale utilizzata per la rete potabile. La relazione allegata spiega a livello divulgativo quello che avverrebbe se l’impianto venisse costruito. Da notare che la relazione è stata scritta prima che avvenissero ulteriori importanti sciami sismici,

In questo quadro preoccupa il Piano Energetico Regionale del Lazio (PER) che prevede entro il 2050 una produzione di 1108 GWh che corrisponde a circa venti impianti della potenza di 5 MW. Il problema è che non si vede dove possano essere ubicati tali impianti dato che le zone termicamente favorevoli per la geotermia sono attorno ai laghi di origine vulcanica (tutti Siti di Interesse Comunitario), ma la particolare struttura geologica lo sconsiglia per il principio della precauzione, a causa degli effetti collaterali sopra citati.

In questi giorni si discute alla UE di importanti prestiti all’Italia condizionati al rispetto degli obiettivi proposti dagli Stati membri, che saranno sicuramente verificati. Se nel PER inseriamo obiettivi non perseguibili, perderemo di credibilità. Se si intende produrre elettricità lontano dai laghi di origine vulcanica con pozzi profondi 4000 metri, prelevando acqua a 90°C, siamo veramente nel mondo dei sogni perché occorrerebbero innumerevoli pozzi e altissime portate di fluido per ottenere una significativa produzione di energia elettrica.

Gli industriali della Geotermia trovano sempre il modo di far quadrare i conti e realizzare profitti tramite gli incentivi attinti dalle tasche dei cittadini italiani ed europei. Il tema è interessante e sarebbe utile se Focus facesse uno studio per individuare la soluzione a minor costo e a minor impatto ambientale confrontando le varie soluzioni alternative atte a raggiungere l’obiettivo irrinunciabile di eliminare le emissioni clima-alteranti entro il 2050. Vedasi anche la mozione sottoscritta da 15 Senatori della Repubblica approvata dal Senato con l’atto n. 1-00194.

Associazione Lago di Bolsena

Abbadia S.S. 18 luglio 2020, in piazza contro la centrale Sorgenia in Val di Paglia

Sabato 18 luglio, dalle ore 17 alle ore 20, si terrà a Abbadia San Salvatore, nel piazzale antistante il Palazzo Comunale (Viale Roma), una manifestazione di protesta contro la centrale geotermoelettrica di Sorgenia Le Cascinelle, la cui realizzazione è prevista nell’area di Voltole, in Val di Paglia.

Verranno divulgate informazioni tramite pannelli illustrativi, notizie aggiornate, testimonianze e dibattito.

Dopo l’assemblea del 7 dicembre scorso e l’iniziativa del 31 gennaio scorso, sempre ad Abbadia, è importante ripartire dopo i mesi di fermo del lockdown, osservando i requisiti previsti dalle linee guida anti-Covid, mantenendo le dovute distanze e indossando le mascherine.

La lotta contro la geotermia inquinante e speculativa non si ferma.
VI ASPETTIAMO!

AREE NON IDONEE ALLA GEOTERMIA IN TOSCANA CHIUSO NEL PEGGIORE DEI MODI

Nella seduta del Consiglio Regionale del prossimo Martedì 7 Luglio sarà approvata la Proposta di Delibera della Giunta per la modifica del Piano Ambientale ed Energetico Regionale (PAER) contenente i criteri per l’individuazione della Aree Non Idonee all’insediamento di impianti geotermici.

Con questo atto si conclude un cammino che ha avuto origine nel 2017, anche se il Decreto Ministeriale che dettava le regole per tale individuazione risale addirittura al 2010: la Regione Toscana aveva già stabilito norme per gli altri tipi di impianti ad “energia rinnovabile” ma non lo aveva ancora fatto per la geotermia.

Il percorso si chiude nel peggiore dei modi: con un documento che, formalmente aperto all’esame ed al contributo di Enti, Comitati, Associazioni e semplici cittadini, non recepisce nessuna delle proposte di modifica (e pensare che ne sono pervenute oltre 900 al Garante per la Comunicazione!), segno di una volontà prevaricatrice e di una arroganza istituzionale degna di migliore causa da parte della Maggioranza.

Il contenuto della Delibera distorce in maniera palese le indicazioni del Decreto Ministeriale del 10/09/2010, secondo le quali l’individuazione deve rispondere a “criteri tecnici oggettivi”, quando consente la realizzazione di “impianti di piccola taglia” (dove per “piccola taglia” si intendono anche le centrali flash da 20 MW di Enel Green Power) all’interno di aree soggette ai vincoli del Codice del Paesaggio e quindi di fondamentale interesse pubblico, nonostante il parere negativo della Soprintendenza; impianti di questo tipo potranno anche essere ubicati all’interno dei Siti di Interesse Comunitario (SIC), delle Zone Speciali di Conservazione (ZSC), delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), nelle Riserve naturali e nelle loro aree contigue, disconoscendo atti emanati dalla stessa Regione, come già avvenuto per la centrale Bagnore 4; all’interno di aree interessate da produzioni agricole di qualità (D.O.P., I.G.P., D.O.C. e D.O.C.G.), senza alcun riguardo per gli investimenti e per le scelte effettuate dagli operatori economici per lo sviluppo e la tutela di queste produzioni.

Particolarmente bizzarra è l’interpretazione del “progetto geotermico” che sarebbe limitato solo ai pozzi ed alla centrale, escludendo le infrastrutture di collegamento, come le strade, le linee elettriche ed i vapordotti, particolarmente impattanti, che potrebbero quindi essere realizzati dovunque.

Ritenevamo che fosse necessaria una maggiore tutela dei territori, a partire dalle zone di rispetto dei siti inseriti nella lista del patrimonio UNESCO, ma anche per quelli classificati “ad alta e media sismicità” (1a e 2a categoria), per quelli che vedono la presenza di importanti falde idropotabili o termali, per quelli interessati da “carenze dello stato di salute” della popolazione (come riportato nella sintesi dello studio della Fondazione Monasterio del CNR di Pisa redatta dall’ARS), in particolare l’area Amiata; ma non c’è stata alcuna volontà politica di rapportarsi con queste richieste: evidentemente la lobby geotermica sembra aver avuto il sopravvento, piegando alle sue pretese la Giunta Regionale: basti pensare alla ulteriore eccezione alla “Non Idoneità’” per consentire la localizzazione di impianti “nei Comuni interessati dai progetti geotermici ammessi agli incentivi”!

Ci auguriamo che in sede di discussione nel Consiglio Regionale del 7 Luglio vi sia ancora la possibilità di accogliere le nostre proposte di emendamento, anche se ci sembra che la Maggioranza intenda blindare il disastroso testo proposto all’approvazione dalla Giunta.

In ogni caso non si facciano facili illusioni: siamo convinti e determinati a portare avanti la nostra battaglia, anche nelle sedi legali deputate.

6 Luglio 2020

Ecosistema Val D’Orcia – Rete Nazionale NoGESI – S.O.S. Geotermia