NoGESI scrive al viceministro MISE on.Dario Galli

On. Dario Galli, Vice Ministro del Ministero dello Sviluppo Economico
e, per conoscenza a:
On. Luigi Di Maio, Vicepresidente del Consiglio e Ministro dello Sviluppo Economico
On. Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri

 

Oggetto: Risposta immediata in Commissione X (Attività Produttive, Commercio e Turismo) della Camera dei Deputati del giorno 30.01.2019 da parte del Vice Ministro on. Dario Galli sugli incentivi alla geotermia ad alta e media entalpia /Considerazioni della Rete Nazionale NOGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante) in merito.

Egregio vice Ministro,
Abbiamo letto con interesse la sua risposta scritta data sugli incentivi alla geotermia ad alta e media entalpia in Commissione X° (Attività Produttive) della Camera dei Deputati il giorno 30.01.2019 (1).
La sua ricostruzione dei fatti è condivisibile, come è la sua conclusione per cui “Nonostante le domande siano state presentate ormai da vari anni, ad oggi nessun impianto risulta avere ottenuto l’autorizzazione e le criticità, anche relative a giudizi negativi di compatibilità ambientale, permangono”.
La scrivente Rete Nazionale NOGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante) è nata 6 anni fa nelle regioni Toscana, Lazio, Umbria, Campania e Sardegna proprio per denunciare le criticità ambientali e sanitarie delle tecnologie geotermiche usate per l’alta e la media entalpia.
In particolare la geotermia ad alta entalpia usata in Toscana (da parte di Enel) produce-specialmente in Amiata- elevate quantità di gas serra (2), oltre ad emettere quantità notevoli di inquinanti (acido solfidrico, mercurio, tallio, ecc.) con effetti perversi sulla salute dei cittadini residenti.
Circa la media entalpia (impianti pilota) autorizzata fin dal 2011, nessun impianto è stato finora realizzato in 8 anni. Capofila l’impianto di Castel Giorgio (Umbria) su cui le abbiamo scritto in data 9.11.2018 (3) e su cui è intervenuta la stessa Sottosegretaria all’Ambiente on. Vanna Gava in un incontro con i sindaci del territorio del 12.11.2018.
Riteniamo, sulla scorta della nostra esperienza maturata in anni di contrasti e sostenuta da molti scienziati del ramo (4), che gli incentivi andrebbe riservati alla bassa entalpia (pompe di calore) che già nella passata legislatura le Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività Produttive) in data 15.04 2015 avevano indicato, nella loro Risoluzione, come uno degli obiettivi da perseguire “favorire lo sviluppo e la diffusione della geotermia a bassa entalpia, ossia ad impianti che sfruttano il calore a piccole profondità, per l’importante contributo che può dare alla riduzione del fabbisogno energetico del patrimonio edilizio italiano” ed alla ricerca e sviluppo della cosiddetta “geotermia di terza generazione” (come gli scambiatori di pozzo (DBHE) e i generatori termoelettrici (TEG), che stanno facendo passi da gigante nei paesi all’avanguardia della tecnica come gli USA ed il Giappone.
Rimettiamo infine le nostre considerazioni più generali sulla tematica “geotermia” inviate al Governo il 7.12.2018 perché sia spunto di Sua riflessione.
A disposizione per un incontro con i suoi uffici sulla materia, accompagnati da esperti del settore.
Con osservanza,
Vittorio Fagioli, portavoce Rete Nazionale NOGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)

Note:

(1) Atto Camera – Risposta scritta pubblicata Mercoledì 30 gennaio 2019 – nell’allegato al bollettino in Commissione X (Attività produttive) – 5-01328
Rispondo al question time in discussione, relativo all’incentivazione della produzione elettrica da impianti geotermici a media e alta entalpia, con totale reiniezione dei fluidi nelle stesse formazioni di provenienza e comunque con emissioni nulle, rappresentando quanto segue.
Con il cosiddetto decreto ministeriale FER2 il Governo intende valorizzare le tecnologie innovative e a basso impatto ambientale, che possono dare un concreto contributo nei prossimi tre anni agli obiettivi di decarbonizzazione del settore elettrico.
La geotermia innovativa a emissioni nulle rientra potenzialmente tra queste tecnologie, tuttavia occorre riflettere sugli esiti dei precedenti decreti di incentivazione, che mettono in luce una significativa difficoltà di autorizzazione di questi impianti e dunque pongono qualche dubbio sul reale contributo atteso.
Si ricorda che gli incentivi per gli impianti geotermici a media e alta entalpia sono stati contenuti in due precedenti decreti di incentivazione, e precisamente il decreto del Ministro dello sviluppo economico 6 luglio 2012 e il successivo decreto 23 giugno 2016.
Il decreto del 2012 riconosceva per 25 anni una tariffa omnicomprensiva di valore compreso tra 137 e 200 euro/MWh, al variare della temperatura del fluido geotermico nell’intervallo tra 151 oC e 235 oC. Tale decreto ammetteva questi impianti agli incentivi direttamente, vale a dire senza partecipazione a procedura di asta o previa iscrizione a registri. Tuttavia, nonostante queste regole di accesso particolarmente vantaggiose, nessun impianto è stato incentivato, sostanzialmente perché nessun impianto è stato autorizzato per tempo. Si ricorda che gli impianti in questione, realizzati nell’ambito delle procedure ordinarie, sono autorizzati da Regioni o Province, e solo quando rientranti tra quelli cosiddetti pilota, vengono autorizzati dal Ministero dello sviluppo economico (DGS-UNMIG) di concerto con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e di intesa con la Regione interessata.
Il successivo decreto 23 giugno 2016 ha mantenuto, per gli impianti in questione, lo stesso livello di incentivazione, prevedendo però la previa iscrizione a un registro, con una potenza complessiva incentivabile pari a 30 MW. Per venire incontro alle richieste degli investitori, che segnalavano i tempi lunghi necessari per le autorizzazioni, il decreto concedeva la possibilità di iscrizione al registro semplicemente previo ottenimento del riconoscimento (da parte del Ministero dello sviluppo economico se impianti pilota, da parte della Regione per gli altri) del carattere nazionale o locale delle risorse geotermiche rinvenute, riconoscimento ben antecedente al rilascio della concessione o dell’autorizzazione alla costruzione, pure richieste per tutte le altre fonti. Sono stati iscritti a registro, in posizione utile per il successivo accesso agli incentivi, sette impianti, che hanno saturato tutta la potenza incentivabile. Altri quattro impianti, per una potenza totale di 19,3 MW, non sono stati ammessi appunto per la saturazione della potenza incentivabile. 

(2) Massimo Montemaggi, responsabile geotermia Enel Green Power, su QualEnergia.it, di Alessandro Codegoni ,21 settembre 2017:
“…Che poi le centrali geotermiche italiane emettano molta CO2, ricorda Montemaggi, è assolutamente inevitabile, visto che le rocce attraverso cui passano i fluidi geotermici sono per lo più carbonati, che, una volta dissolti nell’acqua, rilasciano biossido di carbonio…”
Sempre su QualEnergia.it, di Alessandro Codegoni, 8 settembre 2017, intervista a Franco Terlizzese, Direttore Generale per la sicurezza, anche ambientale, delle attività minerarie ed energetiche del Ministero dello Sviluppo Economico: 
“Direttore Terlizzese, a cosa si deve questo sviluppo a passo di lumaca della nostra geotermia?
È una fonte che richiede una notevole complessità tecnica e risorse finanziarie molto consistenti: al confronto lo sviluppo di centrali eoliche e solari è banale. Ma questo, bisogna ammettere, vale anche per gli altri paesi, che invece corrono.
Evidentemente da noi ci sono altri fattori, come il fatto che le aree più ricche, quelle toscane, sono ancora largamente proprietà dell’ex monopolista Enel, che da noi mancano grandi player industriali disposti ad assumersi le spese e il rischio connaturati all’investimento in geotermia e, naturalmente, Resistenze giustificate?
In gran parte no, non stiamo parlando di impianti come quelli degli anni ’60, che scaricavano i gas estratti da sottoterra in aria, ma di impianti moderni, di piccole dimensioni e con emissioni molto ridotte o addirittura nulle, che portano lavoro, il doppio del solare, a parità di potenza, risorse economiche e spesso anche il teleriscaldamento, alla popolazione locale.
Forse se i progetti fossero presentati e discussi localmente, prima ancora di iniziare l’iter autorizzativo, si riguadagnerebbe fiducia e si ridurrebbero le resistenze. Ma certo non si annullerebbero visto che purtroppo nel paese è ormai generalizzata una forte diffidenza contro ogni cambiamento: sono stato all’inaugurazione di una centrale elettrica ad acqua fluente sulle Apuane, un impianto minuscolo e assolutamente innocuo, e il sindaco mi ha detto che ci sono voluti sette anni per farla partire, anche per le resistenze di ben due comitati del No locali…
È per questo, allora, che la geotermia è rimasta confinata in Toscana, senza, per esempio, sbarcare nella ben più ricca di risorse sotterranee Campania?
E non c’è solo la Campania, anche la Sicilia è molto promettente, come rivela la mappa della risorse geotermiche italiane che abbiamo elaborato al Ministero, ma, oltre a problemi tecnici legati al tipo di fluidi, molto salini, operare in quei territori così densamente abitati e con paesaggio spesso sotto tutela non sarà facile. Per esempio Ingv e Cnr stanno incontrando grossi problemi nel convincere i comuni dei Campi Flegrei a lasciargli perforare un pozzo profondo per indagini scientifiche, figuriamoci per la geotermia. 
E visto il recente terremoto ad Ischia direi che il momento non è dei migliori: alla paura dell’inquinamento atmosferico, si aggiungerebbe quella, infondata, che queste attività possano innescare sismi, bradisismi o persino eruzioni…
…Avere un impianto pilota di “nuova geotermia” che dimostri che si può produrre elettricità dal sottosuolo senza emissioni, sarebbe stato fondamentale per sbloccare la situazione.
Sicuramente, e forse avremmo potuto farne uno in passato, usando le risorse tecnico-scientifiche dei nostri enti di ricerca pubblici, ma sono fiducioso che si cominci la costruzione di almeno un impianto di questo tipo entro il prossimo anno.
Non pensiamo però che i cicli binari siano la panacea: personalmente ho qualche dubbio sulla loro reale convenienza, ma certo bisognerà costruirne qualcuno ed effettuare più ricerca su questi sistemi per capirlo…”

(3) Lettera a: On. Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri – On. Luigi Di Maio, Vicepresidente del Consiglio e Ministro dello Sviluppo Economico – On. Matteo Salvini, Vicepresidente del Consiglio e Ministro dell’Interno – On. Sergio Costa, Ministro dell’Ambiente, -On. Giulia Grillo, Ministro della Salute – On. Giancarlo Giorgetti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – On. Vannia Gava, Sottosegretario di Stato All’Ambiente – On. Salvatore Micillo, Sottosegretario di Stato all’Ambiente – On. Davide Crippa, Sottosegretario di Stato al Ministero dello Sviluppo Economico – On. Dario Galli, Viceministro al Ministero dello Sviluppo Economico – On Andrea Cioffi, Sottosegretario di Stato al Ministero dello Sviluppo Economico – On. Michele Geraci, Sottosegretario di Stato al Ministero dello Sviluppo Economico
e per conoscenza a: Sen. Briziarelli, On. Dario Tamburrano, On. Federica Daga, On. Gabriele Lorenzoni, On. Dario Tamburrano, Cons. Emanuele Fiorini, Cons. Valerio Mancini, Cons. Andrea Liberati, Cons. Silvia Blasi.

Oggetto: Nota relativa alla imminente decisione finale della Presidenza del Consiglio dei Ministri sul progetto geotermico pilota di Castel Giorgio – uno scandalo ed un pericolo.

Gentile Presidente del Consiglio, Onorevoli Ministri, Viceministri e Sottosegretari di Stato, scriviamo per sensibilizzare le Signorie Vostre su un grave problema relativo alla realizzazione di un impianto geotermico binario previsto nel comune di Castel Giorgio, in Umbria. Tale impianto, sul quale sarà chiamata a breve a decidere la Presidenza del Consiglio dei Ministri, pone serissimi e gravi rischi per la salute della popolazione di una vasta area umbra e laziale e per l’integrità del grande Lago di Bolsena.
E’ un progetto cresciuto attraverso le malsane lobbies di affari, politica e burocrati che hanno imperversato fino ad ora, e che negli anni ha proceduto ottenendo tutte le autorizzazioni tecniche al MISE e al MATTM, nonostante la contrarietà compatta di tutte le amministrazioni comunali (ben 25 tra Lazio e Umbria) e delle popolazioni della zona. E nonostante i corposi studi e pareri tecnici contrari di scienziati di fama internazionale. Il progetto pilota geotermico di Castel Giorgio sta per arrivare alla decisione finale della Presidenza del Consiglio: la sua approvazione sarebbe uno scandalo ed un favore multimilionario alle vecchie lobbies d’affari incuranti della salute della cittadinanza e dell’ambiente. Il progetto, per una centrale geotermoelettrica, prevede incentivi enormi a fronte di una scarsa produzione di energia elettrica (5MW). Il MISE e il MATTM del passato Governo hanno fatto di tutto per mandare avanti un progetto pieno di problemi tecnici e pericoloso per l’ambiente, passando sopra a numerosi e gravi problemi, che non sono stati evidenziati dalle Commissioni competenti: – Una tecnologia ormai superata (in 8 anni non è stato costruito alcun impianto!); – Totale inesperienza della società proponente, che non ha mai fatto un impianto di nessun tipo, e tanto meno un impianto denso di rischi come un impianto geotermico, e la cui proprietà non casualmente risale ad una società del Liechtenstein priva di strutture; – Gravissimi conflitti di interesse, con il progettista privato che ha fatto parte del comitato ministeriale che ha approvato il progetto, e la moglie che ha fatto dubbi rilievi tecnici relativi allo stesso progetto per conto dell’Istituto Nazionale di Geofisica (INGV), e un consulente della stessa società privata che ha presieduto la commissione VIA che ha approvato il progetto. – L’approvazione del progetto da parte di una commissione VIA, infarcita di condannati e denunciati nonostante enormi problemi di impatto ambientale evidenziati da grandi esperti internazionali: o Effetti di avvelenamento probabile delle falde acquifere e del Lago di Bolsena, importantissima riserva di acqua potabile per l’Italia centrale; o Pozzi geotermici della centrale sia verticali che deviati che impattano con aree vincolate paesaggisticamente, cosa non evidenziata dalla Commissione VIA; o Gravi rischi sismici in una zona già segnata da terremoti proprio nell’area dell’impianto; la cui tecnologia dichiaratamente produce effetti sismici. – L’opposizione forte ed unanime di ben 25 Comuni della zona, sia in Umbria che nel Lazio, e di tutta la cittadinanza, spaventata dagli effetti sismici e di inquinamento. In allegato una documentazione che riepiloga la vicenda e le principali risultanze a sostegno delle istanze della popolazione e dei comuni coinvolti (doc. geo2107 e allegati). La stessa Regione Umbria si dichiara contraria a concedere l’intesa al progetto. E la Regione Lazio ha stilato una presa di posizione contraria al progetto per il suo possibile impatto devastante sul Lago di Bolsena. E quindi sulla salute dei cittadini di una vasta zona.
A livello regionale umbro M5S e Lega si sono convintamente battuti al fianco della popolazione per ostacolare l’approvazione di questo nefasto progetto, facendo approvare un documento del Consiglio Regionale contrario all’impianto. Il Sottosegretario all’Ambiente Vannia Gava ed il Sen. Della Lega Luca Briziarelli si sono mostrati estremamente sensibili al problema nella direzione della salvaguardia degli interessi dell’ambiente e dei cittadini. I Parlamentari del M5s Federica Daga e Gabriele Lorenzoni si sono più volte chiaramente espressi contro la realizzazione di questo progetto, insieme con il parlamentare europeo Dario Tamburrano. A livello regionale umbro si sono validamente battuti nella stessa direzione il Consigliere M5s Liberati, e i Consiglieri della Lega Emanuele Fiorini e Valerio Mancini, e nel Lazio la Consigliera M5s Silvia Blasi. Una decisione finale favorevole all’impianto da parte della Presidenza del Consiglio si inserirebbe nel vecchio solco delle normative incentivanti emanate per favorire gli amici degli amici, e non sarebbe coerente con il forte e positivo impegno dimostrato fino ad ora in relazione a questo progetto dalle parti politiche che compongono questa maggioranza di governo per la sicurezza e la salute delle popolazioni e dell’ambiente. Proprio per i motivi esposti, siamo certi che Lei, on. Presidente del Consiglio, congiuntamente ai suoi ministri e sottosegretari, possa prendere in seria considerazione la possibilità di decidere negativamente sulla realizzazione di questo insano progetto – in discontinuità con i poco trasparenti atteggiamenti della precedente amministrazione. Le popolazioni di 25 comuni dell’Alto Lazio e dell’Umbria vi saranno grate per aver salvaguardato il loro ambiente e la loro salute.
Cordiali saluti Fausto Carotenuto
COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI ORVIETANO, TUSCIA E LAGO DI BOLSENA
Aderente alla Rete nazionale NoGESI

(4) REGIONE TOSCANA – COMMISSIONE CONSILIARE IV – RIUNIONE DEL 09 GENNAIO 2019
Audizione di studiosi e ricercatori in relazione alle proposte di legge n. 297, n. 304 e n. 313 in materia di geotermia
“…BASOSI
Mi limitavo, Presidente, a interloquire, certo non rispondo io per la correttezza formale del fatto che i rettori abbiano il dovere di rispondere a una richiesta della Regione Toscana, in particolare i Rettori delle università pubbliche che sono in Toscana. Dato che sono prorettore all’energia per Siena, la prassi della nostra università è che quando c’è un problema di competenza scientifica, il rettore delega il delegato all’energia. Noti che sono andato in pensione il primo novembre del 2017 e sono stato rinominato, per la quinta volta, delegato all’energia, è il quinto rettore perché evidentemente sono un servitore dell’istituzione. Questo non compensa la mancata risposta, però in senso lato, almeno per quanto riguarda Siena, si ritiene rappresentata da me. Tento di rispondere alla domanda, allargando lievemente il tema. Era relativo alla questione dell’abbattimento del 10 per cento della CO2. Come tutti sappiamo, è un punto importante anche per il nostro impegno scientifico, la COP 21 di Parigi, nel dicembre 2015 ha stabilito un lodevole tentativo supportato da impegni presi da 187 Paesi e da varie organizzazioni internazionali per mantenere l’aumento di temperatura ben al di sotto dei due gradi. Quello che non molti sanno è che gli impegni presi dai vari Paesi non permetterebbero di raggiungere questo obiettivo, perché allo stato attuale ancora ci sono da allocare 14 miliardi di tonnellate di CO2 che nessuno sa come utilizzare. Il problema è ben più grave di come normalmente viene presentato. La diminuzione della CO2 quindi, la CO2 è un gas inodore, incolore, viene ritenuto non particolarmente rischioso in termini specifici chimici, meno in alcuni casi in cui l’atmosfera è completamente saturata. Nella famosa Grotta del Cane dalle parti di Pozzuoli, si chiama Grotta del Cane perché i cani morivano, perché la CO2 va verso il basso. Però, a parte questo, in realtà, il problema della CO2 è soprattutto un problema fisico, quindi determina questo aumento della temperatura per ragioni che ormai la letteratura scientifica ha ben chiarito, cioè evita con effetto serra che i raggi ritornino fuori dall’atmosfera terrestre e il risultato è un aumento della temperatura. Ci siamo giocati al momento un grado di temperatura rispetto ai cinque che vengono ritenuti a costituire una situazione di irreversibilità del processo e il mantenere la temperatura ben al di sotto dei due gradi dà una speranza alle future generazioni, ma questo non implica il fatto che si debba stare tranquilli, perché già tutti misuriamo anche in climi come il nostro, mediterraneo, delle variazioni locali molto forti. Tornando alla domanda, sicuramente qualunque iniziativa che imponga il vincolo di diminuire le emissioni di CO2 è lodevole. Il 10 per cento, devo dire la verità, mi risulta abbastanza limitato come proposta di prospettiva. Devo dire la verità, scusate se l’anticipo, poi il collega, il giovane collega Fiaschi, visto che con lui e con il professor Manfrida abbiamo discusso insieme delle tre leggi, quindi lascio a lui il compito più di dettaglio sul vedere nelle varie leggi quelli che sono possibili criticità, però tutte insieme le tre leggi sembrano un pochino inadeguate rispetto alle necessità. Sia rispetto alle necessità di tutela ambientale, in cui non voglio togliere lo spazio a Mirko Bravi, ma il ragionamento fatto sulle PM10, dove c’è un limite più ampio, perché non attestarsi sul limite con un criterio di principio di precauzione. È la prima domanda che avrei fatto io a voi. Sotto questo profilo, secondo me, l’occasione di una legge sulla geotermia in Toscana, dovrebbe offrire questa possibilità. Non l’ho detto all’inizio, ma ringrazio il Consiglio della opportunità che ci viene data. Voglio anche chiarire che ho anche qualche ritegno a definirmi un esperto di geotermia, anche se negli ultimi anni ho dedicato molto tempo. Però sono più un esperto di energia, come forse qualcuno di voi sa, rappresento da diversi anni l’Italia a Bruxelles nel Comitato Horizon 2020; sono uno dei due rappresentanti nazionali per il piano strategico, tecnologico europeo e il Mission Innovation che è il nuovo programma che nasce dalla COP21 per il raddoppio dei finanziamenti alle iniziative orientate a diminuire i climalteranti. Concludo dicendo, poi doveva essere forse l’inizio, l’energia pulita non esiste, guardate, l’ho studiata per 45 anni. L’unica energia pulita è quella che non usiamo, cioè quella che risparmiamo attraverso interventi di efficienza. Non esiste la soluzione alla Prometeo che risolve tutto, il nucleare fissile si è già visto che non risolve, anche perché ancora non siamo riusciti ad impedire che alcune scorie durino alcune migliaia di anni, quindi non sapremmo neanche in che lingua scrivere i cartelli per avvisare. Il nucleare della fusione è ancora distante, avremmo dovuto già ottenerlo in base ad alcune previsioni. Il problema vero è che non essendoci l’energia pulita, salvo gli interventi di efficienza, che sono sempre fondamentali e lodevoli, il problema vero è identificare l’energia migliore in quel contesto storico geografico di cui si parla. Sotto questo profilo qualcuno si meraviglia che con le mie analisi delle criticità io sia favorevole alla geotermia. Sono favorevole alla geotermia nei limiti in cui questa possa essere fatta con una limitazione altissima dei rischi ambientali e con una limitazione totale dei rischi sanitari. Dopo di che la metto in una lista e in questa lista, se parlassimo, ad esempio, vi siete mai chiesti perché l’addensamento delle grandi attività civili e religiose a Firenze sia qui, tra Piazza del Duomo? Perché c’è un refolo che viene da Monte Morello, è di 5,6 metri al secondo, per cui tra il Battistero e il Duomo sarebbe possibile metterci un aerogeneratore, ma sarebbe pazzo chi sostiene, visto il contenuto di informazione, anche dal punto di vista architettonico e storico suggerisse una cosa del genere. Gli aspetti energetici devono inevitabilmente essere subordinati agli aspetti vitali. Come si fa per l’acqua, dove il primo punto è garantire la potabilità, poi c’è l’irrigazione e gli aspetti agricoli e poi dopo eventualmente utilizzi energetici. Quindi le rinnovabili in generale sono migliori dei fossili, infatti il secondo concetto oltre quello che l’energia pulita non esiste e va stabilito è che bisogna sostenere un grande sforzo per aumentare al massimo le iniziative ed efficienza e per sostituire i fossili con le rinnovabili. Questo è obbligato e all’interno dei fossili ovviamente il gas è meglio del petrolio e del carbone per vari motivi, però non è esente. Per esempio, in una città come Firenze produce ossidi d’azoto e avendo le strade strette diventa un precursore dell’ozono troposferico e quindi ha dei limiti. I limiti ci sono dal punto di vista visivo nell’eolico, dal punto di vista costruttivo nel fotovoltaico e la geotermia è una fonte rinnovabile. Mi risulta che qualcuno metta in dubbio questa cosa, ma è un dubbio che si scontra con il fatto che per esempio Larderello esiste da ormai più di cento anni senza particolari difetti. La geotermia è una fonte rinnovabile o semi rinnovabile se non viene gestita bene, non pulita, non pulita sfortunatamente. Però è anche una delle risorse meno sfruttate per il futuro e vi assicuro che noi non potremmo fare a meno di sfruttare al meglio, con questi vincoli ambientali e soprattutto sanitari tutte le risorse rinnovabili che abbiamo, se non vogliamo continuare a parlare e basta e nel frattempo si continua a usare i combustibili fossili. Dobbiamo attrezzarci, ecco perché diventa fondamentale che le tecnologie siano adeguate ai tempi e quindi come è ovvio vadano migliorate rispetto ai tempi in cui certe situazioni si sono verificate e se esistono delle tecnologie migliori, secondo me giustamente si parla in una delle proposte delle migliori tecnologie disponibili, le migliori tecnologie disponibili presuppongono un’analisi un po’ più attenta rispetto a quella che è stata fatta fino ad adesso, perché diciamoci la verità, spetta a voi il compito di garantire che questo avvenga. “A voi” nel senso come decisori politici, perché non potete pretendere che le aziende che puntano in una logica o scapitalista o decapitalista al massimo profitto di questo si preoccupino, quindi l’equilibrio tra l’aspetto economico finanziario importante e l’aspetto essenziale della tutela ambientale e anche sociale, perché poi di questo si tratta, perché se le cose non sono fatte bene, la gente protesta, perché siamo in una democrazia, per fortuna. Questo, secondo me, è un fatto positivo anche se non dovrebbe mai sganciarsi dalla razionalità scientifica di cui io sono un noto propagatore. Grazie.
BACCELLI
Grazie, professore. Chi interviene?
BRAVI
Sono Bravi, ho il piacere di comunicare che sono un allievo del professor Basosi e condivido pienamente quello che ha detto dall’inizio alla fine. Per quanto riguarda la domanda che mi è stata posta in maniera diretta, devo dire che effettivamente, nel quadro normativo proposto manca un obbligo per gli operatori esistenti e per gli operatori futuri, all’installazione di sistemi di misura in continua delle emissioni per andare a misurare i principali inquinanti che tra l’altro sono sottoposti a dei valori limite sia dalla normativa nazionale ma sia anche dalla normativa regionale, in particolare la n.344/2010. Attualmente i campionamenti vengono fatti in maniera spot da ARPAT e si parla di 17 campionamenti all’anno sulle 36 centrali esistenti. Sono anche campionamenti onerosi e costosi. La proposta che mi sento di fare, sarebbe quella di cercare di obbligare gli attuali gestori e anche quelli che verranno a installare questi sistemi di misura. Probabilmente ci sono delle difficoltà tecniche che sono state più volte evidenziate, ma da qui a pensare di escluderle e di affidarsi soltanto a dei campionamenti spot, ce ne passa. Si potrebbe prevedere anche un periodo transitorio, in cui magari si effettuano dei campionamenti con una maggiore frequenza, anche da parte degli stessi operatori, per operatori di gestori delle centrali, con degli strumenti manuali che poi possono essere validati dalla stessa ARPAT con i controlli che vengono fatti annualmente. Questo è di fondamentale importanza per carpire il quadro emissivo a livello regionale. Ricordo e penso di non sbagliare, che l’ultimo dato pubblicato per quanto riguarda le immissioni regionali dall’IRSE, dall’Istituto Regionale per le Emissioni, è del 2010, quindi per capire dove ci stiamo muovendo e dove stiamo andando è necessario capire qual è il quadro emissivo imputabile alla geotermia. Vi ricordo che nel 2010, l’IRSE e anche l’ARPAT nella normativa regionale e la stessa DGR n.344/2010 lo riprendeva, dichiarava che il 51 per cento delle emissioni di ammoniaca per la Regione Toscana erano imputabili allo sfruttamento dell’energia geotermica. Da qui sono stati fatti dei passi avanti, sono stati previsti, per esempio per le nuove centrali degli abbattitori, però diventa di fondamentale importanza l’attuazione di questi misuratori in continuo. Per quanto riguarda, spendo altre due parole e poi passo la parola agli altri colleghi, per quanto riguarda le tecnologie, credo che, condivido il pensiero del professor Basosi, credo che ci siano margini per spingersi un pochino oltre, rispetto alle attuali tecnologie flash. Anzi, aggiungerei che ci sono ampi margini ovviamente. È una sfida tecnologica molto difficile e noi ricercatori ci possiamo affidare nell’individuare delle soluzioni tecnologiche rispetto a quello degli attuali gestori quali Enel, ci possiamo affidare a modelli teorici o a indagini bibliografiche che tramite modelli teorici e tramite indagini bibliografiche emerge che comunque c’è la possibilità di utilizzare dei cicli di binari anche in condizioni dove la percentuale di gas incondensabili è rilevante, come sono i fluidi ad alti entalpia toscani. Forse una proposta potrebbe essere quella di andare a interpellare su questo punto i player della stessa caratura dell’attuale operatore, per esempio la Ormat o la Chevron che hanno degli impianti a ciclo binario, installati nel mondo e probabilmente hanno una capacità installata superiore a quella stessa di Enel Green Power e andare a interpellare questi interlocutori e metterli davanti al problema tecnologico che abbiamo qui in Toscana, quindi dove c’è un fluido ad alta entalpia con una percentuale di gas incondensabili che è intorno al 5 per cento e capire se questi, come da quello che risulta dai dati di letteratura, sono in grado di proporre delle soluzioni che garantiscono la non immissione in atmosfera dei gas inquinanti, come le attuali centrali flash. Con questo concludo.
FIASCHI
Buongiorno. Grazie per l’invito, mi scuso già in anticipo perché sono stato convocato a questa audizione venerdì pomeriggio come sostituito del mio collega professor Manfrida con cui abbiamo cercato, in un paio di giorni, di condividere e rielaborare quello che è un po’ il nostro pensiero comune, declinato anche poi sul contesto per cui siamo qui, cioè le tre proposte di legge. Per questo ho cercato di produrre, anche per appoggiarmici un po’ sopra visto che non ho studiato tantissimo a parte l’esperienza pregressa. Nella dissertazione che farò vi presento l’elaborazione fatta anche velocemente, che abbiamo condiviso con il professor Manfrida e con il professor Riccardo Basosi che ha parlato prima di me. Per inciso sono professore associato di energia rinnovabile e sistemi energetici all’università di Firenze, dipartimento di ingegneria industriale. Ho portato anche un breve CV che ovviamente non starò qui a dire e a descrivere, non starò nemmeno a descrivere la nostra istituzione, comunque essendo anche in casa probabilmente conoscerete spero bene anche voi. Il nostro dipartimento è un dipartimento piuttosto attivo e abbastanza ampio. Come tematiche si va dall’energetica alla matematica fino alla meccanica pura, meccanica applicata. Ha un 50 membri in staff tra cui il sottoscritto e poi 200 più o meno giovani ricercatori, che sono il vero cuore operativo e pulsante della nostra struttura. Personalmente appartengo a un sottogruppo, ce ne sono tanti altri nel nostro dipartimento SERG che è un acronimo di Sustainable Energy Research Group e ci occupiamo di aspetti legati alla produzione sostenibile di energia da varie fonti, principalmente quelle rinnovabili ma anche ibride, recuperi energetici da scarti industriali e quant’altro. Non mi dilungo oltre se non per dire che siamo, come ha precedentemente anticipato anche il professor Basosi, si è autodichiarato un non esperto di geotermia per quanto se ne occupi ormai da tempo, noi ce ne occupiamo da abbastanza tempo però mi dichiaro anche io un non esperto di geotermia, noi siamo esperti della parte che vediamo in superficie, più che esperti conosciamo abbastanza bene gli impianti di conversione, i macchinari e tutto quello che è connesso. Mentre conosciamo molto meno bene, anche se ci sforziamo di volta in volta di conoscerlo perché chiaramente non possiamo far finta che le macchine lavorino con il niente, anche quello che sta un po’ nel sottosuolo e al quale è legata tanta parte del concetto di rinnovabilità della risorsa, che non possiamo fare a meno di conoscere ma per la quale i miei colleghi geologici sono molto molto più esperti di noi. Quindi la mia visione sarà anche limitata un po’ all’aspetto impiantistico, giocoforza. Concludo questa brevissima presentazione dicendo che capitiamo a fagiolo, tra virgolette, perché abbiamo avuto a fine 2018 un paio di progetti di livello europeo che si occupano pesantemente di questi aspetti. Il primo in particolare dei sistemi a reiniezione totale per il quale hanno avuto finanziato, giustamente, il professore Basosi mi aggiunge termini fondamentali, due progetti, dicevo uno che tratterà della reiniezione, dei sistemi a reiniezione totale, quindi della generazione che già esiste. A livello proprio semplicemente macchinistico e componentistico potrei dire che non c’è niente di nuovo sotto il cielo, però a livello applicativo c’è un mondo di novità, tra virgolette. Il secondo progetto riguarda invece tutto quello che va sotto il termine di assessment, valutazione, discussione e quant’altro di tutte quelle che sono le pratiche a livello europeo di regolamentazione, misura, analisi degli effetti e degli impatti della geotermia tradizionale più che altro. Magari faremo qualche spot su quella più avanzata, laddove c’è nei paesi in cui ci sono applicazioni, però della geotermia in generale, quindi anche la nostra, noi in particolare italiani ci occuperemo della nostra. Il risultato di questi due progetti potrebbe dare delle risposte, quello sì, si spera quanto meno documentate scientificamente alle domande che stiamo facendo oggi, che ci stiamo facendo da tempo e alle quali alla fine per mancanza di risultati scientifici, anche affidabili testate sul campo, sperimentali, come si suol dire, poi rimangono, costringono purtroppo anche gli addetti ai lavori a ritornare a chiudersi sul proprio partito, tra virgolette, nel senso che non avendo risposte certe o quanto meno largamente documentate sull’applicazione di certe tecnologie, poi alla fine ognuno rimane, è costretto, giocoforza anche a rimanere un po’ sulle proprie posizioni e questi progetti, specialmente il primo, spero che contribuiscano quanto meno a dare, questo però tra quattro anni, quando sarà concluso, certe indicazioni più tangibili sul campo. Detto questo mi sono preoccupato di studiare un pochino anche cosa si diceva e quali erano le tre proposte di legge, per cui mi sono permesso di prenderne dei pezzetti ed emendarle, ma non prendeteli come emendamento, più che altro sfrugugliarle un po’ più da dentro. Parto dalla n.304, che è la proposta di legge che fondamentalmente si propone, almeno da come è stata formulata, per imporre forte limitazioni sia all’esistente ma anche al futuro. In particolare queste limitazioni non si capisce bene se tendono a limitare tutto lo sviluppo e le concessioni e quindi lo sviluppo proprio applicativo della geotermia, oppure anche la ricerca o tutta quella che va sotto il nome della prospezione ricerca, tutte quelle operazioni preliminari che si fanno per valutare se un’area è geotermicamente plausibile. Sostanzialmente questa proposta di forte ha un paio di punti, diciamo tre. Il primo punto è l’assoggettamento della realizzazione di concessione, nuove autorizzazioni, quindi nuove concessioni a un referendum popolare, che mi sembra quanto di più lontano da un ragionamento di tipo scientifico, perché se metto ai voti nel mio Paese la possibilità di far passare una qualsiasi utilità pubblica, probabilmente faccio presto a raccogliere i comitati, specialmente in paesi molto piccoli come sono quelli della geotermia, si fa presto anche tra parentele e amicizie, a raccogliere una maggioranza che impedirà sempre qualsiasi tipo di sviluppo. L’altro punto è le concessioni date sulla base delle utilità locali, delle utilità energetiche che non sono ben quantificate, almeno nella proposta come la vediamo qui, quindi utilità energetica in senso generale. Energia dalla geotermia c’è di due tipi fondamentalmente, elettrica e termica. Qui si sta parlando chiaramente di centrali geotermoelettriche, quindi non si sta parlando di puro utilizzo di calore, per cui è evidente che sia alludo a quelle. Però quando si parla poi di utilità nei luoghi dell’energia prodotta dalle centrali, si parla di utilità elettrica, si parla di utilità termica, non però avendo ben benissimo presenti quali sono le difficoltà poi nell’arrivare all’utilizzare questi due prodotti energetici. Diciamo anche abbastanza poco con l’idea di capire quanto è utile a livello ampio l’una e l’altra. È evidente che l’elettricità non posso pensarla utile solamente nell’ambito di un territorio comunale, è un po’ di più, l’energia elettrica la mando in rete e la posso usare. Sì, io molto vicino la può usare anche un altro che sta molto lontano. Il prodotto termico ovviamente è molto più localizzato, anche se potrebbe essere sicuramente espanso abbastanza e ritornerò dopo su questo aspetto perché chiaramente potrebbe essere l’espansione del raggio dell’utilizzo del prodotto termico, potrebbe essere una delle chiavi di volta che potrebbero rappresentare un motore di sviluppo anche sostenibile attualmente non ben sfruttato della geotermia. La proposta di legge n. 297 è molto meno limitante, abbastanza più scarna, semplicemente si propone, un figlio minore della n.313 che sembra quella un pochino più elaborata e un pochino più sviluppata. Pone semplicemente delle limitazioni alle concessioni fino a che non si sarà definito per bene, non si sarà integrata per bene la geotermia con il PAER a livello regionale. Mentre la n.313 dà disposizioni anche abbastanza precise, ma sufficientemente generiche e tante volte nemmeno tanto specifiche né misurabili da un punto di vista tecnico scientifico, per cui pone qualche dubbio prima di tutto tecnico, poi dopo anche di indirizzo strategico, come i miei colleghi hanno già iniziato a introdurre. La proposta di legge n.313, faccio una rapidissima disamina, poi ovviamente frutto di un mio lavoro, di una mattinata o poco più, per cui non vorrei permettermi di dare giudizi troppo affrettati. Sicuramente chi le ha concepite e partorite mi potrà correggere e potrà intervenire e potrà dare sicuramente un supporto. Da quello che mi è parso di interpretare, è che a partire dalle disposizioni articolo quinto bis, si fa un esplicito riferimento al recupero della CO2 in qualche maniera, un abbattimento, il recupero, non si sa bene. Sembra un recupero, più che altro, della CO2, obbligo di cessione della CO2 e un recupero di calore, quindi diciamo si strizza l’occhio a quella che è la cogenerazione, per quanto lo si strizzi in maniera non troppo chiara. Si fa uno specifico riferimento con il punto 1 allo sviluppo economico e occupazionale dei territori coinvolti, questo è un aspetto fondamentale, direi, perché si tratta comunque i territori della geotermica da nord a sud sono territori che credo stiano ancora in quello che si chiama, se non mi sbaglio, obiettivo e qualcosa dei piani nazionali, aree, tra virgolette, depresse generalmente, quindi ben venga una politica di questo tipo. Poi si fa un esplicito riferimento alle emissioni, però un esplicito riferimento alle emissioni ma solo di CO2, come se il problema fondamentale fosse solo la CO2, mentre come il collega Bravi mi ha preceduto, ha chiarimento espresso le emissioni quelle poi da un punto di vista della salute, più immediatamente dannose sono altre. Per esempio l’acido solfidrico e altre. Non si fa riferimento qui per quanto, concordo con il professor Basosi quando sostiene che l’emissione, già limitare l’emissione della CO2 è sempre un bene, è sempre un qualcosa di positivo sia nel presente che nel futuro. Poi, oltre a questo, ovviamente altri punti della normativa, sui quali, diciamo, semplicemente ho fatto delle osservazioni e sui quali non mi permetto di entrare più di tanto, il ruolo dei COSVIG fondamentalmente, che diventano partecipate di Regione Toscana, è COSVIG la quale diventa anche il cassiere delle quote di concessione che i concessionari devono pagare alle varie istituzioni locali. È stato individuato, mi sembra COSVIG come cassiere. Andando avanti ed entrando più nelle disposizioni mi è sembrato di capire che la CO2 deve essere ceduta appunto dal concessionario, quindi non può essere considerata un sottoprodotto valorizzabile dal concessionario, ammesso poi che sia così facile valorizzarla la CO2, perché ce n’è talmente tanta in giro che non è che poi a venderla e poi come venderla e come valorizzarla. Andrebbe prima catturata, esperienza di una quindicina di anni fa mi insegna che sugli impianti tradizionali che ne mettono anche tanta di CO2 già non è banalissimo. Comunque su questi e su quelli, per motivi inerenti agli impianti stessi, potrebbe essere anche un pochino più semplice catturare la CO2 degli impianti geotermici piuttosto che di quelli tradizionali. Poi l’articolo 7 ter, mi sembra, fa riferimento all’utilizzo del calore e parla di un 50 per cento. Questo 50 per cento non si capisce bene di cosa. probabilmente chi ha concepito questa disposizione mi saprà essere più chiaro. Il 50 per cento del calore rilasciato alla centrale, un impianto termo elettrico di qualsiasi natura ha come base un calore in ingresso ad alta temperatura e deve scaricare per forza per funzionare del calore a più bassa temperatura. Nel mezzo ci sta l’impianto che produce un’utilità termoelettrica. Generalmente il calore a bassa temperatura, se questa temperatura non è troppo bassa rappresenta uno spreco termodinamico che può essere giustamente recuperato in quella che è l’operazione chiamata e nota sotto il nome di cogenerazione, ovvero quell’operazione consente di sfruttare gli scarti dell’impianto che è preposto alla produzione di energia elettrica. Per cui con una sola sorgente termica si soddisfano due esigenze l’una elettrica, meccanica o come volete e l’altra termica. In questo senso la proposta di legge interviene giustamente anche per cercare di dare un recupero tangibile a quel calore, però non si capisce bene questo calore. Più che altro si fa fatica e si farà fatica se verrà formulata in questa maniera, a tenere sotto controllo e a misurare quello che sarà il calore effettivamente recuperato, perché in questo senso, abbiamo anche elaborato tutto ciò, l’utilizzo del calore, la quantificazione del calore che va utilizzato, potrebbe essere semplicemente reimmesso, reinserito in quelli che sono le normative anche a livello europeo, frutto del decreto AEEG del 2002, che regolamenta il limite termico degli impianti cogenerativi. Limite termico degli impianti cogenerativi che è stabilito almeno al 15 per cento del calore rispetto alla somma delle due utility che l’impianto produce elettrico più termico. Quindi se, l’esempio che abbiamo fatto banale facendo due conti proprio della serva, per capirsi, anche confrontandoci con quella che è la situazione attuale da dati che abbiamo avuto qualche giorno fa da COSVIG relativi al 2018 su quella che è la situazione attuale, stando all’attualità dell’utilizzo termico di risulta dalle centrali geotermoelettriche, il dato COSVIG dice che attualmente si utilizzano circa 33 megawatt termici, che corrisponde fondamentalmente a una compensazione delle emissioni naturali di qualcosa meno del 3 per cento, di CO2 sto parlando. Decidendo invece di investire sugli usi termici legati alla cogenerazione e facendo riferimento, come vi ho detto, più che a un 50 per cento di un qualcosa di abbastanza vago, a un qualcosa di misurabile a limite termico che propone il DM, la direttiva europea a 42.02 cioè calore fratto calore più elettricità almeno del 15 per cento su base annua, significa che, numeri alla mano, se abbiamo il nostro parco centrale di geotermoelettrica oggi arriva, per far conto pari, a un migliaio di megawatt elettrici, in realtà non ci arriva, un po’ di meno, ma insomma, 913 mi suggerisce giustamente il professore Basosi, ma noi abbiamo preso il migliaio di megawatt. Se noi pensassimo di utilizzare un quinto del calore di rilascio, possibilmente si parlerebbe di 200 megawatt. 1.000 più 200 fa 1.200. Se volessi stare nei termini del 15/16 per cento, mantenendo il limite termico annuale, vorrebbe dire che io con 200 megawatt recuperati, ci starei. Il problema è a chi darli questi 200 megawatt recuperati. Perché ho detto poc’anzi che ne stiamo utilizzando 33, a chi darli però potrebbe essere una questione assai ben legata agli indirizzi politici delle zone geotermiche, perché dare 1000 megawatt termici significa fare un piano per investimenti produttivi legati a insediamenti tipicamente energivori. Solo per fare qualche esempio potremmo parlare, non arriviamo alle raffinerie ma parliamo di tessile, possiamo parlare di cementifici, florovivaistici, trasformazione di legnami, alimentari. Nell’area amiatina per esempio, sono presenti degli insediamenti industriali, anche di un certo rilievo in certi settori per cui potrebbe essere già un inizio. Però è evidente che potrebbe essere un’idea di sviluppo anche socioeconomico e quindi andandosi a reincanalare su altri punti della proposta di legge, oppure un ampliamento delle reti infrastrutturali legati anche al teleriscaldamento, perché è chiaro che 200 megawatt termici sono aree, non si sta parlando di New York City, quindi sono aree poco densamente popolate. Per cui se non ci si allarga con le reti è evidente che non si raccolgono altre utenze è difficile smaltirceli con utenze di tipo domestico e quanto meno civile. Potrebbe essere un possibile sviluppo, magari con limite termico graduato negli anni per obiettivi, però ovviamente attrarre i privati ma in qualche modo incentivarli, invogliarli a venire a investire provando ad offrirgli quasi gratuitamente un certo tipo di risorsa e dall’altra parte vincolandoli al rispetto di certe condizioni operative. Concludo semplicemente facendo riferimento agli impianti a reiniezione totale di CO2, che sono quelli che sono stati menzionati, siccome si parlava di impianti più puliti, di impianti di altra generazione, sono impianti che prendono la risorsa e fondamentalmente non la mandano in macchina, in impianto, la prendono e la reiniettano nel terreno, quindi, fondamentalmente non dovrebbe venire a contatto niente con l’atmosfera. Sono impianti che qualcuno ci ha tenuto un po’ il discorso del 2 per cento, avendo paura che questi fossero, in qualche modo, qualcosa che non ce la facesse a garantire il 98 per cento di continuità funzionale. In realtà sono impianti che hanno una quantità esigua, attualmente installati, per cui non si ha l’esperienza industriale che si ha con gli altri impianti e quindi, fondamentalmente vanno provati di fatto. Però le tecnologie sono abbastanza consolidate e quindi non dovrebbero dare assolutamente problemi o criticità maggiori di quelli che sono gli impianti a flash e quant’altro. Concludo con un’osservazione su quello che il concetto di concessione e su quello che è il concetto di permessi. Non si dimentichi che in Italia abbiamo concessioni per quell’acconto tondo fatto, mille megawatt di energia elettrica. Abbiamo permessi di ricerca particolari e gestiti, regolamentati con decreti ministeriali e vanno anche in deroga ai protocolli di via e a quelle che sono le normative molto stringenti, regionali e ai quali aggiungo non dovrebbe essere data una forte limitazione, ma dovrebbero essere il più possibile ampliate, perché poi non è detto che diventino degli impianti, non è detto che diventino delle installazioni, ma il territorio nostro, regionale, è un territorio che non solo nelle due zone principali ma anche in tante altre aree, magari a temperatura più ridotta, è un territorio potenzialmente geotermico, per cui tenderei a limitare meno i permessi esplorativi. Grazie e scusate il dilungamento.
BACCELLI
Già così il legislatore statale, trattandosi di materia mineraria, ha liberalizzato la vicenda di permessi di ricerca a differenza che la questione delle concessioni, dal mio punto di vista, opportunamente possiamo in qualche modo intervenire come Regione Toscana. Prego, professor Borgia.
BORGIA
Buongiorno. Sono Andrea Borgia, ringrazio dell’invito. Grazie delle domande, in particolare, che mi sembravano molto interessanti e cocenti. Prima di entrare nello specifico delle domande che mi sono state fatte, ritengo che il problema è estremamente vasto e non possa essere esaurito in un’interrogazione di dieci minuti, venti minuti, un’ora, un giorno. Per cui mi metto a disposizione per chi volesse approfondirlo, vivo a Roma ma vengo a Firenze molto spesso e sono in contatto con l’università di Firenze e quindi ogni settimana sono qua e mi metto a disposizione lunedì, martedì o mercoledì, uno di questi tre giorni per le prossime settimane, per sempre, se volete conoscere un po’ più a fondo i problemi che ora cercherò di buttare sul tavolo. Ovviamente c’è tutta una lunghissima documentazione che secondo me sarebbe opportuno, almeno per sommi capi, che voi conosciate, in parte per le emissioni, abbiamo qui i super esperti, non dico toscani, ma probabilmente del mondo. Però, per le altre cose, fondamentalmente in parte anche per le emissioni, mi farebbe molto piacere se anche loro potessero, in qualche maniera, magari non tutti lo stesso giorno, però contribuire positivamente alla stesura di questa nuova legge. Ora mi presento nella mia veste ufficiale di lavoratore. Sono un consulente e lavoro alla Commissione VIA del Ministero Ambiente ormai dal 2002, quindi in fatto di impatto ambientale e valutazione di impianti non è che possa considerarmi un esperto, però qualcosa ho visto. Vengo al sodo. Gli impatti di queste centrali geotermiche, me ne sto occupando dal 1995, con il primo lavoro che feci incaricato come CTU dalla Procura di Grosseto. Da allora ho sempre continuato a interessarmene con varie pubblicazioni, eccetera. In particolare mi riferiscono all’Amiata. La zona di Larderello la conosco molto meno. Quali sono questi impatti che sono stati sempre negletti? Il primo tra tutti è l’impatto sull’acqua. Le centrali geotermiche utilizzano acqua. Utilizzano acqua che viene dagli acquiferi superficiali e di conseguenza utilizzano acqua potabile. Quanta ne utilizzano? Ogni centrale da 20 megawatt utilizza circa 130 tonnellate ora di acqua, cioè metri cubi ora di acqua, cioè 130 milioni di litri di acqua all’ora. Sono cifre molto grandi, acqua che viene estratta e per la maggior parte buttata in atmosfera. Un tempo era la totale quantità che veniva buttata in atmosfera, attualmente una parte che varia da un terzo, da un mezzo a un quarto, dipende dalla temperatura esterna, viene reiniettata, quindi solo una piccola parte di quest’acqua viene estratta dal profondo, ma al profondo ci arriva dagli acquiferi superficiali, viene effettivamente reiniettata; la maggior parte dispersa in atmosfera. Voglio fare subito un passaggio che si collega a quanto loro stanno dicendo. Loro proponevano abbastanza visivamente, cerchiamo di usare tecnologie un po’ migliori da un punto di vista ambientale. Cerchiamo di autorizzare tecnologie che non emettano così tanto in atmosfera, torre di raffreddamento a secco, questo si traduce in termini pratici. Quest’acqua che dagli acquiferi superficiali entra in profondità, viene arricchita in profondità di tutta una serie di sali minerali molto devastanti per la salute umana, sto parlando dell’uranio, all’arsenico, al taglio, al mercurio, al cesio. C’è di tutto nei rifiuti geotermici, tanto è vero che essi hanno formato le famose miniere della Toscana, da quelle di mercurio che sono famose nell’Amiata, insomma. Ma sono quelli di antimonio, tutta la Toscana è costellata nelle zone geotermiche di questi minerari accumulati proprio da rifiuti geotermici, che di questi minerali sono carichi. Il primo aspetto è l’acqua. Sembra che la domanda fosse questa. Quanta acqua usano lo abbiamo detto. Da dove viene? Dagli acquiferi superficiali. Questo è ben noto alla Regione, a tutti gli uffici della Regione. Non si sa per quale motivo abbiano celato questa cosa per anni per cercare di mandare avanti le centrali geotermiche. Io stesso sono stato pagato dalla Regione per fare uno studio. Per l’esattezza mi è stato dato 10.000 euro e a seguito di questo studio sono state date 80 mila euro circa all’università di Siena, per dimostrare che avevo torto dicendo che c’era un’influenza diretta con gli acquiferi superficiali. Poi 800 mila euro all’università di Firenze. Ovviamente sempre per dimostrare che io avevo torto con 10 mila euro. Ho sparato queste cose a caso perché sono effetti devastanti che si sono formati e tra l’altro uno sperpero di fondi pubblici notevoli. Vi faccio vedere due o tre slide veloci, però bisognerebbe approfondire. La prima è questa qui. Il rosso è alto, il blu è basso, è la forma della falda acquifera misurata da Enel, quindi non l’ho fatta io, prima dello sfruttamento geotermico. L’altezza massima, rosso, sono circa 1200 metri, il blu invece è 500/600 metri, di quota sul livello del mare. Questa è la falda acquifera prima dello sfruttamento geotermico. Con l’inizio dello sfruttamento geotermico ecco che cosa avviene. Voi vedete questa curva, questa è la pressione del campo geotermico superficiale a Bagnore, che per l’appunto è campo geotermico più superficiale. Si tratta di circa 600 metri di profondità, passa da una ventina di bar, ha tre, quattro bar nel giro di due anni. È come levare il tappo ad una vasca da bagno, diminuisce la pressione sotto e l’acqua se ne va giù. Cosa misura Enel? Questi sono tutti dati di Enel. Ecco che nel ‘64 Enel misura questo. Queste sono le misure di Enel, e si vede che la zona più bassa, quella blu, 500 metri è nella zona sud ovest del vulcano, appunto nella zona di Bagnori, dove prima c’erano 1200 metri, chi è stato all’Amiata conosce la zona della vetta, la zona della valle dell’inferno, tra l’altro c’è un piezometro fatto dalla Regione Toscana, si era abbassata di circa 400 metri la quota della falda. Ovviamente questo ha comportato un esaurimento di tutte le sorgenti ed è proprio di quell’epoca che vengono costruite tutte le nuove gallerie drenanti per rifornire di acqua tutti i vari acquedotti. Da quello di Piancastagnaio, la galleria nuova di Santa Fiora, esattamente questa di questo periodo, così le gallerie della sorgente ente. Ma che cosa è successo nel 2010? Nel 2010 la Regione Toscana ha deciso di fare un piezometro per verificare il livello di falda. L’Enel in tutte le valutazioni di studi di impatto ambientale presentati in Regione Toscana, aveva sempre presentato la prima mappa che avete visto, dove all’altezza di questo piezometro l’acqua si doveva trovare a circa 100/120 metri di profondità. Si arriva a 100/120 metri di profondità e non c’è acqua, è tutto secco. La perforazione per motivi sicuramente non tecnici si interrompe, non si riesce ad andare avanti, passano sei mesi e dopo finalmente riinizia ad andare avanti. Invece che a 100 metri, viene trovata l’acqua a 300 metri. Che cosa è successo nel frattempo alle sorgenti del Fiora? Questa curva azzurra che vedete è l’andamento delle sorgenti del Fiora dal 1990 al 2009. Su e giù, su e giù ogni circa un anno o due anni, variazioni climatiche e variazioni varie, però costantemente diminuisce nel tempo la portata nelle sorgenti di Santa Fiora, attestandosi sui circa 550 litri secondo. Poi di botto, all’improvviso, proprio mentre si interrompe lo scavo del piezometro la portata va da 550 a 750, cioè c’è quasi un aumento del 50% della portata nel giro di pochi mesi, ritornando a valori molto più vicini a quelli che erano prima dello sfruttamento geotermico. È successo che Enel ha abbassato la produzione delle centrali, in modo da far risalire l’acquifero. Lo stesso fenomeno viene discusso e approfondito da un documento della Regione, finanziato all’università di Firenze, in cui viene modellizzato proprio questo sistema. La modellistica è la linea rossa, le misure sono queste scure, nere. La modellistica include la nevosità, la piovosità, l’acquifero e tutte le prese di acqua, include tutto, praticamente vedono che non riescono a riprodurre la linea rossa, la riproduzione e la modellistica, le misure che sono state fatte. La conclusione dello studio dice che questo è probabilmente legato alla riduzione e aumento della pressione sotto l’acquifero superficiale. Per gli esperti che cosa vuole dire? La pressione sotto l’acquifero superficiale può essere variata soltanto dalle centrali geotermiche. Di conseguenza hanno ridotto lo sfruttamento geotermico, è aumentata la pressione, è risalita la falda molto di più di quello che mai era stato. Ma c’è un’altra cosa molto interessante. Questi sono i piezometri che ormai erano in funzione quando la nuova centrale di Bagnore 4 del 2014/2015 è stata messa in funzione. Questa linea celeste sono tutti i dati del piezometro di Poggio Trauzzolo, quello famoso di cui abbiamo descritto prima. Sta salendo, perché sale, perché si sta avvicinando l’inverno, ottobre, novembre, dicembre e gennaio, quindi inizia a entrare in funzione la centrale a dicembre praticamente, la curva di risalita del piezometro si ferma e inizia a scendere. In questa occasione si è anche seccata una sorgente lì vicino. Ovviamente nessuno ha detto niente, nessuno ha fatto niente, però l’influenza delle centrali geotermiche è immediata, cioè questione di ore addirittura. Qui potrei descrivere tanti altri fenomeni che sono estremamente interessanti. Voglio solo fare questo e vi chiedo di metterla all’attenzione, perché questa è una cosa importantissima che secondo me è gravissimo che nessuna regione abbia detto perché è questa. Se vedete, in quest’area c’è una linea marrone, una linea blu e una linea nera. Questi sono tre piezometri che vanno da monte verso valle, in particolare il piezometro con la linea marrone è più a monte del piezometro con la linea nera. Cioè il piezometro con la linea marrone è quassù, quello della linea nera è quaggiù. Di conseguenza la falda verso monte deve essere più alta e quindi l’acqua può scorrere da monte verso valle, come fa in qualunque monte. A gennaio di due anni fa, quindi ormai sono due anni, si vede chiaramente che la linea nera e la linea marrone si invertono. Cioè l’acqua del piezometro più a monte è più bassa di quella a valle. Cioè l’acqua sta andando da valle verso monte. Ciò succede solo se l’acqua può essere richiamata verso il basso. La centrale di Bagnore 4 ha ricreato, che ben si conosceva anche da un punto di vista scientifico, altro lavoro fatto per la regione dalla Manzella ed esisteva questa depressione al centro del vulcano, generato dall’attività geotermica. Questo mi piacerebbe poterne discutere in dettaglio con voi, con i vostri tecnici, eccetera, per approfondire seriamente questo tema. Fintanto che si userà centrali che l’acqua la prendono, la inquinano, perché questa è l’acqua potabile che gestisce tutta la Toscana del sud, Siena, Arezzo, Grosseto e parte anche di Viterbo, quindi irriga una bella quantità di popolazione. Che cosa succede ora? Questo è molto interessante perché qui c’è uno di questi piezometri, la linea azzurra è il piezometro e si paragona con la temperatura. Praticamente tutte le volte che il livello della falda scende, la linea azzurra, la temperatura dell’acquifero sale e sono cicli anche di due anni. Quindi non ci può essere, non esiste che la temperatura all’interno della terra, 300/400 metri all’interno della terra, vari di uno o due gradi, come varia qui, senza che ci sia un motivo. Qual è il motivo? Quando scende la falda sotto un certo limite, abbiamo visto che questo è il caso, i fluidi geotermici entrano direttamente in falda, riscaldandola. Questa è il motivo per cui l’acqua è più calda di due gradi. Ma la sorgente di Bagnore a Bagnore, nell’ultima estate è aumentata questi di 7/10 gradi. Quindi sono variazioni veramente catastrofiche, non so come dire, che passano totalmente inosservate, perché o l’ARPAT non le monitorizza, certo, non credo che Enel lo faccia. Altro aspetto è la sismicità. Questo è il SIA pubblicato da Enel, sismicità indotta dallo sfruttamento geotermico. Questo era la situazione prima dello sfruttamento geotermico, la linea poligonale che c’è qui è il campo geotermico di Piancastagnaio. Dopo lo sfruttamento geotermico, questa è la sismicità che c’è stata. Quindi è chiaro che tutta la concentrazione di sismicità è all’interno del campo geotermico. Ci sono stati vari terremoti anche distruttivi, in particolare quello del primo aprile del 2000, dove è mio parare che l’Enel stesse facendo il vero e proprio fracking, perché avevamo con l’università di Firenze le stazioni sismiche lì. Altro aspetto fondamentale che hanno fatto: la misura dell’emissioni. Con questo chiudo, la misura delle emissioni viene fatta nella forma più assurda di questo mondo, cioè viene fatta a delle bocche di areazione, delle ventole immense, sono nove metri di diametro, quindi quasi la sezione di questa stanza che pompano l’area dal basso e la sparano verso l’alto, su un edificio che è grosso modo 15 metri di altezza, 10 metri di larghezza e 9/10 metri di altezza. Ci sono tre bocche, le misure vengono fatte a una bocca sola in condizioni di flusso totalmente turbolento sopra alle ventole. Qui ci sono degli ingegneri, nessuno misura e nessuno è in grado di misurare seriamente un flusso in condizioni turbolente di totale turbolenza, tra l’altro in una sola cella, in alcuni punti soli di questa cella, senza nemmeno considerare l’effetto scia dell’edificio, perché una bocca di pendenza dove viene il vento, può uscire più gas che da un’altra. Ma qual è il problema? Questo impedisce materialmente la misura dell’emissioni con serietà, quindi non solo vengono fatte invece che come media oraria su base mensile che vorrebbe dire almeno una misura all’ora, vengono fatte una volta ogni anno, una volta ogni due anni, in un arco di tempo che dura tre, quattro, cinque ore, a una di queste celle e niente si sa di che cosa succede alle altre celle. Viene fatta in condizioni turbolente, vengono misurate solo certe cose e non altre. Ma non viene misurato quello che veramente sarebbe importante, cioè che cosa entra nella centrale e cosa esce. Per differenza va in atmosfera la parte restante. Sarebbero misure fatte in un fluido monofase, la parte vapore, la parte gassosa. La parte di emissione liquida che va alla reiniezione sarebbero misure facilissime da farsi e sicuramente estremamente più affidabili di quelle che vengono fatte di giorno. Come differenza la parte restante va in atmosfera. Qual è questa parte restante? Questo è un punto che vorrei che loro approfondissero. La torre di raffreddamento funziona a doccia, c’è una doccia che dall’alto spara acqua verso il basso. Ci sono tante goccioline che scendono. In controcorrente dal basso verso l’alto c’è un flusso di aria pompata, entra aria pulita ed esce aria inquinatissima. Però questo fa parte del gioco. Le goccioline che cadono si raffreddano per evaporazione, come il sudore, evaporando e quindi evaporano e però i sali che sono all’interno di queste goccioline ovviamente cristallizzano, non sono più in soluzione. È come quando uno suda dopo una bella corsa, se si lecca sente salata la superficie della pelle perché è evaporata l’acqua ma il sale è rimasto lì. Allora le torri di raffreddamento effettivamente producono la quantità di polveri sottili veramente ingente. Direttamente in torre, come produzione primaria. Questo è un aspetto che non solo non è misurato, nemmeno le centraline attorno misurano le polveri sottili, ma più di tutto i sali che formano queste polveri sottili che sono solfati e nitrati, contengono metalli che possono andare dall’uranio, dal torio, dal cesio, dal mercurio. Perché nomino questi metalli che fanno rizzare i capelli? Se voi andate all’Amiata e misurate nei capelli anche dei bambini, ho le misure di capelli di una bambina di sette in particolare, che ha venti volte più uranio nei capelli che nel resto delle persone comuni in Italia. Capite bene che non è una situazione accettabile. Questa cosa delle polveri sottili, Presidente, spero che lei dà una risposta immediata sulla salute. Non so se vedete qui, la linea azzurra è l’utilizzo dei farmaci ad Arcidosso, per quanto questo possa contare. Mentre l’utilizzo di farmaci tende a diminuire dovunque, ad Arcidosso l’utilizzo dei farmaci aumenta proprio quando hanno aperto la centrale di Bagnore 4. Non vuol dire niente, uno può nascondersi dietro tutto, però questa è pubblicata sul sito dell’ARS Toscana, non l’ho fatto io questo grafico, se vuole le dico esattamente dove l’ho preso. Questo è un grafico pubblicato dall’ARS Toscana, bisognerebbe chiedere a loro che cosa significhi con esattezza e perché c’è questo incremento. Lo stesso ad Arcidosso la mortalità per tumori, mentre diminuisce dappertutto ad Arcidosso la mortalità per tumori non diminuisce. Come mai? Questi sono dati importanti, sono dati dell’ARS, chiedete a loro che cosa significano. Certo è che come Regione avete anche una relazione dell’ISE di Grosseto che dà una spiegazione di questi dati, allora, non esiste, questa è un’altra cosa importante, bisogna capire, leggere questo qui, l’ARPA Puglia chiede alla centrale di Brindisi, sempre a carbone quindi stiamo parlando di centrali in teoria più inquinanti, chiede di mettere i misuratori in continuo del mercurio, su una centrale che è 44 volte la potenza installata a Bagnore. Questa centrale emette in atmosfera 45 chilogrammi di mercurio all’anno; 44 volte più grande di Bagnore, emette in atmosfera 45 chilogrammi di mercurio all’anno. Quante ne emette Bagnore? 150. Con gli abbattitori, quindi calcolata con le pochissime misure di ARPA. Non si sa quanto le misure non vengano fatte quanto emette, quindi non credo che sia una cosa da far passare sotto banco. Credo e chiedo a lei come Presidente e a questa Commissione, che questi temi siano approfonditi non con un’audizione di due ore che fa contenti tutti per dare il contentino anche ai comitati. Questi sono dati importantissimi ed è gravissimo, questo lo ritengo come scienziato ma soprattutto come cittadino, con questo concludo, che si permetta a queste centrali attualmente tuttora di operare. Grazie...”

(5) Lettera del  7.12.2018
On. Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri On. Luigi Di Maio, Vicepresidente del Consiglio e Ministro dello Sviluppo Economico On. Matteo Salvini, Vicepresidente del Consiglio e Ministro dell’Interno On. Sergio Costa, Ministro dell’Ambiente, On. Giulia Grillo, Ministro della Salute, On. Alberto Bonisoli, Ministro dei Beni e le Attività Culturali On. Giancarlo Giorgetti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri On. Davide Crippa, Sottosegretario di Stato al Ministero dello Sviluppo Economico On. Vannia Gava, Sottosegretario di Stato All’Ambiente On. Salvatore Micillo, Sottosegretario di Stato all’Ambiente Dr.ssa Elena Lorenzini, Vice Capo di Gabinetto del Ministero dello Sviluppo Economico
e per conoscenza a: On. Dario Tamburrano, Sen. Luca Briziarelli, On. Federica Daga, On. Gabriele Lorenzoni, Cons. Emanuele Fiorini, Cons. Valerio Mancini, Cons. Andrea Liberati, Cons. Silvia Blasi
Oggetto: Geotermia. Esame sintetico della situazione e richiesta di incontro audizione da parte della Rete Nazionale NOGESI
La Rete Nazionale NOGESI (“No Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante”) raggruppa a livello nazionale i molti comitati di cittadini ed associazioni ambientaliste contrari alla politica seguita dai precedenti governi sulla geotermia. Nata nel 2012 a Bolsena, al centro delle regioni Toscana, Lazio ed Umbria ove la privatizzazione del settore voluta dal Governo Berlusconi IV (D.Lgs.22/2010 e D.Lgs.28/2011) aveva avviato l’iter autorizzativo per future centrali geotermoelettriche “pilota”, la Rete Nazionale si era saldata alle lotte popolari contro la geotermia tradizionale (“flash”) dell’Enel in Amiata (Toscana) e con i primi comitati di opposizione nel Lazio ed in Umbria (in particolare Castel Giorgio). Gli echi stampa e le proposte della Rete Nazionale NOGESI al Governo a valle delle due giornate di mobilitazione nazionale contro la geotermia elettrica alla Camera dei Deputati (del marzo 2014 e del novembre 2015) sono indicati in allegato n. 1 e 2 (geo.879, geo.800a e geo.800b). Rendendosi conto della mobilitazione messa in campo dalla Rete Nazionale la Commissione VIII (Ambiente, Territorio e Lavori pubblici) e la Commissione X (Attività Produttive, Commercio e Turismo) della Camera dei Deputati ne richiedevano-in seduta congiunta- l’audizione il 19.01.2015 (allegato n.3-geo.678), oltre all’Enel e agli altri operatori attivati dalla predetta privatizzazione. Questi ultimi senza alcuna esperienza nel settore ed attratti solo dagli ingenti incentivi statali.
Nonostante qualche “apertura”, la Risoluzione finale del 14.05.2015 delle due Commissioni non centra i problemi denunciati dalla Rete Nazionale (allegato n.4-geo. 704). Noi l’abbiamo vissuta come un utile punto di partenza, purtroppo abortito. Ma oggi, nei confronti del nuovo Parlamento, ci è utile rammentarla come anche un nostro risultato positivo da cui avanzare. E infatti le iniziative negli anni prese dal MISE (anziché mesi, come voluto dal M5S) lasciano invariate le problematiche lamentate dai cittadini e dai loro comitati. E’ così che si incrudisce la lotta delle popolazioni in Toscana, Lazio ed Umbria (ed in Campania, con la bocciatura degli impianti pilota di Ischia(!) e Pozzuoli) con la discesa in campo dei sindaci dei siti prescelti dall’insediamento degli impianti geotermici pilota e tradizionali; in alcune località come a Castel Giorgio e Latera le lotte sono sostenute anche dai Consigli Regionali Umbria e Lazio, trascinati in particolare dai rappresentanti del M5S e della Lega.
Il Governo è in evidente difficoltà: dal 2011 non è stata realizzata alcuna centrale geotermica “pilota” e l’Enel con la sua tecnologia “flash” sente sempre di più opposizione ai suoi impianti che, in Toscana, non rispettano le vocazioni agricole e turistiche delle aree prescelte, oltre a creare problemi sanitari nei cittadini delle aree geotermiche (sono stati trovati livelli alti di mercurio e tallio nel loro sangue!): le aree geotermiche sono le più povere della Toscana e l’inquinamento da mercurio-provocato in Amiata dalle centrali geotermiche, via fiumi Paglia e Tevere- sta ormai invadendo il Centro Italia.
E così il Governo centrale indice a Firenze l’11.09.2017 sulla geotermia la più grande conferenza ministeriale di tutti i tempi che dovrà riunire rappresentanti del settore pubblico e privato per superare le barriere che hanno limitato finora la sua diffusione. Ma al di là delle pomposità della conferenza mondiale di Firenze gli “addetti ai lavori” confermano le criticità ed i rischi legati alle centrali geotermiche, come da anni i comitati denunciano.
E le “criticità” sono che (vedi allegato n. 5-geo.1726), secondo eminenti studiosi la produzione di gas climalteranti (in gran parte CO2) delle centrali flash dell’Amiata sono mediamente maggiori di quella di una centrale a metano, ed in alcuni casi vicina a quella di una centrale a carbone (e l’Enel a dire che nelle sue centrali geotermiche è assolutamente inevitabile che si emetta molta CO2!), le centrali pilota, con asserita totale re-immissione di gas nelle formazioni di provenienza, non riusciranno a farlo (è il parere di Enel, unica società in Italia con esperienza decennale nel settore geotermico) a causa dei troppo abbondanti gas disciolti nei fluidi geotermici tipici dell’Italia centrale (Toscana, Lazio e Umbria) con la conseguente produzione di inquinamento e gas climalteranti; non solo, ma la tecnologia flash dell’Enel emette idrogeno solforato e mercurio (anche uranio e tallio) per cui la stessa Enel sta cercando di parare il problema perché “la sommossa di tanti territori contro lo sfruttamento dell’energia rinnovabile che arriva dal sottosuolo è dilagante!”. Ma c’è di più: nella recente apertura di un fascicolo di indagine contro Enel della Procura della Repubblica di Grosseto è emerso che a proposito dei filtri AMIS (per la riduzione dell’idrogeno solforato ed il mercurio) le goccioline di condensa nelle torri di raffreddamento provocano polveri sottili e ultrasottili che sono direttamente scaricate in atmosfera attraverso le stesse torri di raffreddamento. Cioè dato che circa 2/3 di fluido geotermico evaporano in atmosfera, circa 2/3 dei sali disciolti nel fluido geotermico vengono direttamente emessi in atmosfera, creando una fonte di inquinamento ancora più pericolosa che non le sostanze originarie, con evidenti riflessi sulla salute dei cittadini coinvolti. E dell’importanza di ridurre gli impatti sui cambiamenti climatici per le loro conseguenze dirette sulla vita, i mezzi di sussistenza, il benessere, il tempo libero e le scelte delle
persone, nonché la sicurezza e la salute della popolazione del pianeta, si è soffermato l’incontro internazionale di Katowice 2018 iniziato nei giorni scorsi, in quanto molti settori socio-economici sono direttamente dipendenti dalle condizioni climatiche e ne stanno già affrontando i cambiamenti: agricoltura, turismo, energia, salute, silvicoltura ne rappresentano alcuni esempi (Commissione Europea, 2013). E’ pertanto interesse del Governo ridurre la produzione di gas climalteranti prodotti dalla tecnologia geotermica “flash” e “pilota” e non incentivare tale scelta che ha effetti sul clima (vedi allegato n. 6-geo.2115).
La questione della geotermia finisce anche al Parlamento Europeo per merito del gruppo M5S. L’on. Tamburrano denuncia che nelle centrali geotermiche italiane “a causa della tecnologia che esse adottano e delle caratteristiche dei fluidi geotermici presenti nel sottosuolo, le emissioni che rilasciano in atmosfera contengono sostanze altamente tossiche provenienti dalle profondità della Terra come arsenico, mercurio, acido solfidrico, ammoniaca, radon. I cittadini della zona e numerosi geologi denunciano inascoltati questa situazione da anni. Noi siamo al loro fianco” (vedi allegati n.7-geo.1805, n. 8-geo.1977 e n. 9- geo.1978).
Finché intorno alla geotermia ruoteranno enormi interessi legati agli incentivi statali, nonostante le crepe mostrate, si continuerà imperterriti a sfruttare e devastare i territori. Per cui crediamo necessaria una seria e profonda riflessione sull’energia geotermica in Italia e se non sia il caso di indirizzare gli incentivi al settore delle pompe di calore (come recita la predetta Risoluzione Parlamentare del 2015, finora inapplicata, “a favorire lo sviluppo e la diffusione della geotermia a bassa entalpia, ossia ad impianti che sfruttano il calore a piccole profondità, per l’importante contributo che può dare alla riduzione del fabbisogno energetico del patrimonio edilizio italiano”) ed alla ricerca e sviluppo della cosiddetta “geotermia di terza generazione” (come gli scambiatori di pozzo (DBHE) e i generatori termoelettrici (TEG), come stanno facendo paesi all’avanguardia della tecnica come gli USA ed il Giappone, e ridurre o annullare gli incentivi alla geotermia ad alta e media entalpia.
Abbiamo voluto portare la nostra esperienza di anni di lotta contro le scelte dei Governi precedenti sulla geotermia, perché il nuovo Governo ne tenga conto e decida nell’interesse dei territori, dei cittadini e del Paese.
Pertanto ci mettiamo a disposizione sin da subito, chiedendo di essere ascoltati.
Distinti saluti, Velio Arezzini, portavoce Rete Nazionale NOGESI 


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