Roma, 16 giugno 2022. Stati generali della Geotermia: se la suonano e se la cantano, ringraziando Putin…

RESOCONTO degli STATI GENERALI DELLA GEOTERMIA svoltosi il 16/06/2022 a ROMA

L’ennesimo convegno sulla geotermia (stavolta è stato denominato “Stati generali della Geotermia”, promosso dal Consiglio Nazionale dei Geologi) si è risolto nel solito show di personaggi, anche molto autorevoli per la verità, portavoce di un sentire unanime e unanimemente condiviso: la geotermia è la soluzione energetica del futuro, ce n’è troppo poca nel nostro paese per colpa degli ambientalisti e della burocrazia ma per fortuna, grazie anche alla guerra, gli orientamenti politici stanno cambiando, ci aspetta una clamorosa rivincita.

Hanno partecipato, oltre agli ospitanti Geologi Emanuele Emani, Arcangelo Violo e Lorenzo Benedetto, una decina e più di tecnici esperti, fra i quali: Bruno Della Vedova, Presidente Unione Geotermica Italiana (UGI); Nunzia Bernardo, Delegata Ricerca sul Sistema Energetico (RSE S.p.A.); Adele Manzella, Primo Ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR); Gennaro Niglio, Direttore Sviluppo e Innovazione GSE S.p.A.; Nicolandrea Calabrese, Responsabile Laboratorio efficienza energetica Edifici e Sviluppo Urbano del Dipartimento Unità per l’Efficienza Energetica ENEA; Andrea Dini, Istituto di Geoscienze e Georisorse (CNR); Aurelio Cupelli, Manager Rete Geotermica; Lorenzo Spadoni, Presidente Associazione Italiana Riscaldamento Urbano (AIRU); Moreno Fattor, Presidente Associazione Nazionale Impianti Geotermia Heat Pump (ANIGhp); Loredana Torsello, Responsabile Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche (Co.Svi.G.); oltre ad una nutrita schiera di politici: Aldo Patriciello, Eurodeputato Commissione Industria, Ricerca ed Energia (Forza Italia); Nicola Procaccini, Eurodeputato Commissione Ambiente, Sanità e Sicurezza Alimentare (Fratelli D’Italia); Riccardo Fraccaro, Componente 10ª Commissione permanente Attività produttive, commercio e turismo – Camera dei Deputati (M5S); Paolo Arrigoni, Componente 13ª Commissione permanente Territorio, ambiente, beni ambientali – Senato della Repubblica (Lega); Mauro Coltorti, Presidente 8ª Commissione permanente Lavori pubblici, comunicazioni – Senato della Repubblica (M5S); Ruggiero Quarto, Componente 13ª Commissione permanente Territorio, ambiente, beni ambientali – Senato della Repubblica (M5S); Cristiano Anastasi, Componente 10ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo – Senato della Repubblica (M5S).

In un contesto così ricco ed articolato, nemmeno stavolta si è sentita l’esigenza di consentire l’intervento di qualcuno, né a livello scientifico né politico o, perché no, dei Comitati ambientalisti, che portasse una voce “fuori dal coro”, forse per la preoccupazione di dover far fronte a qualche imbarazzo.

Avendo assistito da remoto a gran parte del convegno, dobbiamo dire di essere rimasti particolarmente delusi dalla performance del Responsabile Geotermia Italia Luca Rossini, che si era presentato proponendo il tema della “geotermia come sviluppo sostenibile del territorio”.
Attraverso una confusa illustrazione di 4 (quattro) diapositive, ha cercato di evidenziare come, a Larderello, in due secoli di sviluppo geotermico, la Valle del Diavolo infestata dalle esalazioni boracifere abbia assunto un aspetto più “umano”, sorvolando sul fatto che il Comune di Castelnuovo Val di Cecina regala le case per contrastare lo spopolamento indotto dalla monocultura geotermica; ha immancabilmente riproposto la bufala della riduzione delle emissioni dell’anidride carbonica naturale che le centrali sarebbero in grado di operare, omettendo la semplice osservazione che i pozzi di alimentazione delle centrali spinti a 3500 m. di profondità portano in superficie altri gas, fra cui anche la CO2, che altrimenti impiegherebbero secoli a fuoriuscire dal terreno, sommandosi pertanto a quelli che inevitabilmente fuoriescono per vie naturali.
Non ha mancato di esaltare l’utilizzazione del calore per usi plurimi quali il teleriscaldamento delle abitazioni, parlando dell’economicità di questi impianti e della loro relativa indipendenza rispetto alle variazioni dei costi dell’energia, forse non essendo a conoscenza dei costi reali che gli utenti sopportano (a Santa Fiora il teleriscaldamento costa quanto un impianto alimentato a GPL). Ha anche evidenziato l’attenzione di ENEL all’inserimento paesaggistico delle centrali ma da questo punto di vista c’è ben poco da controbattere: basta dare un’occhiata alla visuale del Monte Labbro che si osserva per alcuni kilometri della provinciale tra Santa Fiora e Bagnore, o a quella dell’Amiata dall’ex statale 323 intorno nella zona della Bella per rendersene conto.

Non poteva mancare il ricatto occupazionale, col riferimento alle 80 imprese dell’indotto che opererebbero nei comuni geotermici, alle 150 in ambito regionale, rispettivamente con 1500 e oltre 4000 addetti, con un implicito richiamo alla necessità di ripristinare, a favore di questa attività, la politica degli “incentivi” che dovrebbe rivedere la luce con l’emanazione del prossimo decreto Fer2.

A tale proposito è da dire che ha partecipato al convegno anche il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, che sarà ricordato per un intervento assolutamente incomprensibile, non è dato sapere se per motivi tecnici (malfunzionamento del microfono) o per motivi personali, da attribuire al desiderio di dissimulare le proprie reali intenzioni ed attività.

Molto interessante invece, ed in qualche misura dissonante, il contributo del Prof. Carlo Doglioni, Presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), che è arrivato a richiamare i “pasdaran” geotermici alle proprie responsabilità, innanzitutto attraverso una comunicazione scientifica corretta delle problematiche connesse a questa attività, ma anche mediante la messa in campo di quella che ha definito “l’etica della geotermia”, consistente innanzitutto nel rispetto delle “regole della natura”: ad esempio, non ci possiamo permettere (sono le sue parole) di generare sismicità a causa dell’attività di questi impianti e non si devono fare perforazioni in aree critiche, come successo nel giugno-luglio 2020 a Pozzuoli, perché in questi casi il rischio di suscitare la contrarietà dell’opinione pubblica è più che reale e giustificato.

Comunque, come detto, ancora una volta se la sono suonata e se la sono cantata, senza la minima considerazione nei riguardi dei tanti, sempre più numerosi, che evidenziano problemi irrisolti in merito alle emissioni in atmosfera (e quindi sulla salute degli abitanti esposti), al consumo di acqua, all’inserimento in aree con vincoli ambientali etc., associati a questa attività: anzi, sembra che abbiano bisogno di rafforzare le loro stesse convinzioni anche attraverso affermazioni assolutamente insignificanti quali “le emissioni di inquinanti delle centrali geotermiche sono costantemente monitorate da ARPAT e sotto limiti di legge”, quando è universalmente risaputo che i controlli vengono eseguiti solo se gli AMIS sono perfettamente funzionanti ed in tali condizioni è normale che le emissioni rispettino i limiti (per quelle poche sostanze che sono attualmente normate).

E’ chiaro però, anche sulla base di quanto evidenziato nel convegno, che l’opposizione allo sviluppo ulteriore della geotermia sarà sempre più problematica, in considerazione del procedere di una crisi energetica oramai conclamata a causa delle forti riduzioni nelle forniture di gas dalla Russia. In questo quadro qualsiasi possibilità di sfruttamento di risorse nazionali, anche in grado di fornire contributi insignificanti al fabbisogno energetico nazionale, possono essere prese in considerazione, calpestando le vocazioni naturalistiche di territori come l’Amiata, dove il Presidente Giani vuole realizzare il secondo polo geotermico regionale, e mettendone a rischio ricchezze ben più importanti e decisive per la sopravvivenza, come il bacino idropotabile.

Non a caso sono di questi giorni anche gli appelli per un uso più consapevole e contenuto dell’acqua, in primo luogo di quella potabile, a causa del periodo di estrema siccità che attanaglia l’Italia e la nostra stessa provincia, con l’Acquedotto del Fiora che si ostina a ripetere che tutto dipende dalla riduzione delle precipitazioni, mentre noi riteniamo che un contributo significativo alla riduzione delle portate delle sorgenti sia da attribuire anche allo sfruttamento geotermico, dal momento che, a seguito dell’apertura della centrale Bagnore 4 nel 2015, i piezometri che misurano l’altezza della falda sul Monte Amiata hanno subito un abbassamento mai recuperato, nonostante la piovosità degli anni successivi.

Rete nazionale NOGESI (No Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)