Archivio mensile:Ottobre 2020

Lo Stato contro la regione Toscana: l’impugnazione della legge regionale sulle ANI è una sonora bocciatura dell’idea di geotermia di Rossi e del PD

Ora basta centrali in Toscana. L’impugnazione del Consiglio dei Ministri della legge sulle ANI (aree non idonee alla geotermia) dà un pesante colpo di freno nei confronti della volontà fin qui manifestata dalla Regione Toscana di procedere al dissennato sviluppo dello sfruttamento geotermico, anche in aree in cui è lo Stato ad avere la competenza amministrativa.

Nei giorni scorsi abbiamo preso conoscenza – dal sito del Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie – delle motivazioni dell’impugnativa disposta dal Consiglio dei Ministri nei riguardi della Legge della Regione Toscana n. 73 del 24 Luglio 2020 per la parte riguardante le Aree Non Idonee all’insediamento di impianti per la produzione di energia geotermica.

Dalla lettura del documento, piuttosto lungo ed articolato, emerge chiaramente quanto da noi riportato in replica ad un articolo apparso su “La Nazione” del 16 Settembre 2020, in cui si sosteneva la volontà dello Stato di porre un freno a questo tipo di attività mentre la Regione, proprio attraverso i contenuti della Legge sopradetta, puntava a disporre un’ulteriore liberalizzazione degli interventi, con particolare riferimento al progetto della centrale “Le Cascinelle”, presentato da Sorgenia nel Comune di Abbadia San Salvatore.

In realtà l’intervento dello Stato sembra voler mettere un freno alla modalità assolutamente al di fuori di qualsiasi correttezza amministrativa, messa in atto dalla precedente Giunta Rossi per far passare prima della fine della fine della legislatura questo provvedimento, non si sa bene dietro a quali pressioni di carattere politico e/o economico.

Basti pensare che la parte relativa alle Aree Non Idonee alla geotermia è stata inserita come appendice ad una legge (la citata 73/2020) che tratta di “Disposizioni in materia di occupazioni del demanio idrico da parte dei gestori del servizio idrico integrato e in materia di geotermia”, come se fossero temi della stessa natura o assimilabili per qualche compatibilità.

Inoltre l’articolo 2, oggetto dell’impugnativa, introduce un’evidente forzatura nel procedimento fissato dalla Deliberazione del Consiglio Regionale n. 41 del 7 Luglio 2020, quando stabilisce che l’individuazione delle ANI “è immediatamente efficace e si applica anche ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della presente legge”; infatti occorre ricordare che alla data di emanazione della legge (24 Luglio 2020) il provvedimento era stato solo adottato dal Consiglio Regionale ed era in corso la presentazione delle osservazioni da parte degli Enti e dei soggetti interessati, in vista dell’approvazione definitiva: com’era possibile rendere immediatamente efficace un atto ancora in corso di definizione?

Nel merito dell’impugnativa, lo Stato riafferma quindi la propria competenza sulle aree vincolate dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (decreto Legislativo 22/01/2004 n. 42) anche sulla base delle osservazioni formulate da tutte le Soprintendenze della Toscana nella fase preparatoria della Delibera sulla Aree Non Idonee, di cui la Regione non aveva tenuto assolutamente conto, come anche rilevato nelle Osservazioni presentate dalla Rete NOGESI e dal Forum Ambientalista Toscano.

E’ da ricordare, a tale proposito, che la Regione rendeva possibile la localizzazione, all’interno di queste aree, di centrali geotermiche fino a 20 MW di potenza (come le centrali flash di ENEL o quelle binarie di Sorgenia), quando il Decreto Ministeriale 10/09/2010 che forniva le linee guida, la vietava in assoluto affermando che “l‘individuazione delle aree non idonee deve essere basata esclusivamente su criteri tecnici oggettivi legati ad aspetti di tutela dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio artistico-culturale, connessi alle caratteristiche intrinseche del territorio e del sito”.

Inoltre lo Stato ribadisce le proprie prerogative nei riguardi dei “progetti pilota”, che dovrebbero essere svincolati dalla normativa riguardante le Aree Non Idonee individuate dalle Regioni, ma che a maggior ragione sono tenuti al rispetto dei criteri di localizzazione stabiliti dal D.M. 10/09/2010 in particolare per le aree vincolate sempre dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (decreto Legislativo 22/01/2004 n. 42).

Si tratta quindi, com’è facile capire, di una bocciatura su tutta la linea dell’operato della Regione Toscana su una materia tanto delicata quanto urgente: basti pensare che le indicazioni per l’individuazione delle ANI per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili risalivano al 2010 ma la Regione, pur avendo ottemperato per l’eolico, il fotovoltaico e la biomassa, aveva “tralasciato” di farlo per la geotermia, in attesa dell’approvazione del progetto di Bagnore 4, che altrimenti non avrebbe potuto avere parere favorevole sulla base di quanto stabilito dal Decreto Ministeriale, dal momento che la centrale e due pozzi di estrazione sono ubicati all’interno di un Sito di Interesse Comunitario (SIC).

E’ da considerare, infine, che anche il progetto “Le Cascinelle”, ubicato all’interno di un’area soggetta a vincolo paesaggistico ai sensi dell’art. 136 del citato Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, rischia una nuova, sonora bocciatura in quanto ricadente in un’area non idonea alla luce di quanto stabilito dal Ministero con il Decreto 10/09/2010.

Si tratta quindi di un pesante colpo di freno al dissennato sviluppo dello sfruttamento geotermico in salsa toscana, anche in aree in cui è lo Stato ad avere la competenza amministrativa.

Alla luce quindi del pesante intervento dello Stato con l’impugnativa della L.R.73/2020, riteniamo inammissibile che la regione Toscana pensi di approvare qualsiasi progetto di nuova centrale prima della individuazione corretta delle Aree Non Idonee alla geotermia che tenga conto dell’impugnativa e delle osservazioni presentate. Vigileremo, come sempre, per evitare che qualcuno tenti improvvise sortite e scorciatoie.

S.O.S. Geotermia – RETE NAZIONALE NOGESI


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Autocertificazione geotermica: Oste, com’è il vino?

L’Agenzia Europea dell’Ambiente prende per buoni e pubblica i dati sulle emissioni climalteranti fornite dall’Italia, che a sua volta si fida dell’Arpat e dell’industria geotermica; il risultato è che l’Europa avalla quanto “autocertificato” da chi ha interessi affinchè la l’energia geotermica sia considerata non climalterante e quindi meritevole degli incentivi dello Stato.
Ma l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) che dovrebbe controllare i dati e “proteggere” l’ambiente, COSA FA?

Ancora una volta siamo noi costretti a indicare a chi di dovere gli “errori” (e gli orrori) presenti in questa perversa catena di certificazioni e autocertificazioni.

 

Abbadia San Salvatore (SI), 13.10.2020

Sen. Stefano Patuanelli, Ministro dello Sviluppo Economico

Gen. Sergio Costa, Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

On. Teresa Bellanova, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali

On. Roberto Speranza, Ministro della Salute

e, pc:

Prof. Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri

On. Stefano Buffagni, ViceMinistro allo Sviluppo Economico

On. Mirella Liuzzi, Sottosegretario al MISE

On. Alessia Morani, Sottosegretario al MISE

Dr. Gianpaolo Manzella, Sottosegretario al MISE

Dr.ssa Alessandra Todde, Sottosegretario al MISE

On. Roberto Morassut, Sottosegretario di Stato all’Ambiente

On. Giuseppe L’Abate, Sottosegretario di Stato alle politiche agricole

Sen. Pierpaolo Sileri, ViceMinistro della Salute

Sen. Vito Claudio CRIMI, Capo politico del M5S

On. Nicola Zingaretti, Segretario del PD

Dr. Riccardo De Lauretis (ISPRA)

Funzionari UE

Trasmettiamo di seguito il documento “Autocertificazione geotermica” che confuta che le emissioni delle centrali geotermiche italiane verrebbero compensate da una riduzione delle emissioni naturali dal suolo nella vicinanza delle centrali, per cui la geotermia è “pulita” e quindi suscettibile di ricevere incentivi:

Autocertificazione geotermica

Le centrali geotermoelettriche italiane, che si trovano tutte in Toscana, emettono grandi quantità di gas, polveri sottili (PM10, PM2,5, micro polveri) e altre sostanze tossico-nocive (Mercurio, Arsenico, Boro, Ammoniaca, Uranio, Torio Cesio, Tallio, ecc.) e climalteranti (CO2, Metano, Idrocarburi, ecc.), per la maggior parte delle quali non vi sono limiti alle emissioni – questo fatto è ben noto da molto tempo. Perché lo stato italiano le sostiene con incentivi destinati alla lotta contro il cambiamento climatico?

In quanto segue, esplicitiamo le cause di questo paradosso, che in fondo si riducono a una doppia autocertificazione:

– l’industria geotermica sostienesenza aver fatto alcuna misura del caso, che le emissioni di Gas Serra dalle sue centrali vengono compensate da una corrispondente riduzione dell’emissione naturale di questi gas dal suolo, ritenendo di conseguenza che complessivamente le emissioni siano nulle;

– non esistono argomenti scientifici che dimostrano l’esistenza di questa compensazione, ma al contrario esistono indicazioni per i campi geotermici dell’Amiata in cui, a causa della loro depressurizzazione durante lo sfruttamento, sono incrementate le emissioni gassose naturali;

– inoltre, la legislazione non prevede che le emissioni da impianti industriali possano in qualche modo essere paragonate e sottratte da quelle naturali: fare ciò è come dire che una centrale a gas alimentata da un giacimento nel sottosuolo ha emissioni nulle; essa difatti riduce le emissioni naturali di gas che nei tempi geologici sarebbero state immesse in atmosfera.

– malgrado tutto ciò, lo stato italiano comunica all’Europa che le sue centrali geotermiche hanno emissioni nulle di Gas Serra. A conseguenza, l’Agenzia Europea dell’Ambiente pubblica questo dato nei suoi rapporti annuali. A chiusura del cerchio iniquo, facendosi forte di questi dati, l’industria geotermica italiana “dimostra” che le sue centrali non emettono Gas Serra.

I riferimenti principali circa l’emissione di gas climalteranti e di altre sostanze nocive sono i monitoraggi a cura dell’ARPAT (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana) sin dal 1997, con un primo e interessantissimo riassunto “Energia geotermica – Impieghi, implicazioni ambientali, minimizzazione dell’impatto” curato da Eros Bacci. Già questa opera evidenzia l’emissione dalle centrali toscane di gas climalteranti “che potranno portare a variazioni climatiche la cui portata è ancora oggi ignota” [!] e calcola un fattore di emissione per l’anidride carbonica (per le centrali di Larderello) di 380 gCO2/kWh.
Seguono altri riassunti, tra cui il Rapporto geotermia 2009 per il periodo dal 2002 al 2009.  Una prima fondamentale pubblicazione scientifica internazionale dedicata a questo tema è il lavoro di M. Bravi e R. Basosi (Environmental impact of electricity from selected geothermal power plants in Italy, Journal of Cleaner Production 66 (2014), 301-308), che analizza le emissioni di gas incondensabili contenuti nei fluidi geotermici da quattro centrali dell’area di Monte Amiata sulla base di questi monitoraggi dell’ARPAT.

Recentemente le nostre conoscenze sul quadro emissivo delle centrali geotermiche toscane si sono approfondite grazie ad altre pubblicazioni scientifiche: M.-L. Parisi et al. “Life cycle assessment of atmospheric emission profiles of the Italian geothermal power plants”, Journal of Cleaner production 234 (2019), pp. 881-894, l’articolo  collegato N. Ferrara, R. Basosi, M.-L. Parisi “Data analysis of atmospheric emission from geothermal power plants in Italy”, Data in brief 25 (2019), 104339, e ancora dello stesso gruppo di ricercatori R. Basosi et al. “Life Cycle Analysis of a Geothermal Power Plant: Comparison of the Environmental Performance with Other Renewable Energy Systems”, Sustainability 12 (2020), p. 7.

Il “best value” per il fattore di emissione di CO2 (riferito al tutto il ciclo di vita delle centrali) è determinato da Parisi et al., nella media ponderata di tutte le centrali della Toscana, a 483 gCO2/kWh. Il fattore totale di gas climalteranti, includendo le sostanziose emissioni di metano, risulta di 660 g(CO2)eq/kWh. Questi fattori di emissione sono più alti di quelli per le centrali a combustibile fossile italiane, nella media nazionale dell’attuale mix termoelettrico.

Le centrali della Toscana non emettono soltanto gas climalteranti in quantità elevate, ma anche altri gas e polveri sottili tossico-nocive per la salute e per l’ambiente (vedi tabella 1). Il loro impatto sulla salute pubblica è ben studiato dalla

Il loro impatto sulla salute pubblica è ben studiato per conto della Regione Toscana dalla Fondazione Toscana Gabriele Monasterio del CNR nel Progetto di ricerca epidemiologica sulle popolazioni residenti nell’intero bacino geotermico toscano “Progetto Geotermia” dell’Ottobre 2010 e riassunto in una nota di Medici per l’Ambiente (ISDE).

Sorprende, in questa luce, l’affermazione della rivista greenreport, organo del Cosvig (Consorzio per lo sviluppo delle Aree Geotermiche), che cita così il rapporto dell’EEA (European Environment Agency), l’Agenzia Europea dell’Ambiente, nominato Renewable energy in europe 2019, uscito il 16 dicembre 2019:
L’uso di questa fonte rinnovabile permette di tagliare le emissioni di inquinanti e di CO2 non solo nel nostro Paese ma in tutta Europa, spiega l’Agenzia europea dell’ambiente”. Si legge che “Dalla geotermia arrivano dunque chiari benefici contro la crisi climatica e l’inquinamento atmosferico …” e “…Come mostra infatti l’Agenzia europea dell’ambiente, al 2018 l’incremento nella produzione geotermoelettrica – ad oggi presente esclusivamente in Toscana – ha consentito all’Italia di evitare l’impiego di 164,09 kton di combustibili fossili, oltre all’emissione in atmosfera di 0,51 Mton di CO2 e di numerosi inquinanti: 0,15 kt di NOx, 0,01 kt di PM10, 0,05 kt di SO2 e 0,04 kt di VOC. “
Questa notizia è stata diffusa anche all’estero nel Global Geothermal News sotto il titolo: Italia, l’energia geotermica salva vite (Italy: Geothermal Energy Saves Lives – Report)!
Infatti, il rapporto dell’EEA e il suo “dashboard” (per la categoria della produzione di energia geotermoelettrica in Italia), ci mostrano proprio questi dati, in completa contraddizione con i dati ambientali rilevati dall’ARPAT e con la realtà (vedi Tabella 1).


Tabella 1: Confronto delle emissioni misurate dall’ARPAT con le emissioni secondo l’EEA
(1) Emissioni secondo il rapporto Renewable energy in europe 2019 dell’EEA, riferite all’anno 2018;
(2) Emissioni calcolati dai fattori di emissione di Ferrara et al. e con la produzione annuale lorda di energia elettrica di tutte le centrali geotermoelettriche italiane per l’anno 2018 di 6105,4 GWh (Dati TERNA).

sostanza emissione secondo EEA (1) emissioni secondo ARPAT (2)
CO2 – 0,51 Mt 2,95 Mt
CH4 43,3 kt
SO2 -0,05 kt 12,2 kt
H2S 8,2 kt
NH3 7,5 kt
CO 303 t
Hg 2,3 t
Sb 250 kg
As 244 kg
PM10 – 0,01 *
PM2.5 0 *
NOx – 0,15 kt *
VOC -0,04 kt &

Note: Il segno “meno” significa che la produzione di elettricità nelle centrali geotermiche permette di evitare le emissioni che verrebbero prodotte da centrali termoelettriche alimentate da combustibili fossili nel mix nazionale;

* – dati non disponibili. Sappiamo però che centrali geotermiche a ciclo aperto emettono consistenti quantità di polveri sottili;

& – le centrali geotermiche non emettono VOC (composti organici volatili), ad eccezione del metano (CH4), già riportato in tabella.


Le associazioni ambientaliste del Lago di Bolsena, in stretta collaborazione con la rete NOGESI, si sono quindi rivolte agli organi europei per chiarimenti: al Centro tematico europeo per mitigazione del cambiamento climatico ed energia (European Topic Centre on Climate Change Mitigation and Energy (ETC / CME), che fa parte dell’EEA, e in parallelo, alla Commissione Europea, sia alla Direzione Generale Clima (CLIMA) e che alla Direzione Generale Ambiente (ENV).

Tramite un rapido ed efficace scambio di mail abbiamo potuto constatare:

1 – L’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) elabora statisticamente e pubblica nel suo rapporto i dati raccolti dagli stati membri nei loro inventori nazionali di emissione di gas a effetto serra (breve Gas Serra – GS) e trasmessi ufficialmente a Eurostat.  L’EEA non controlla la fondatezza dei dati, non calcola quantità di emissioni né determina o controlla i fattori di emissione utilizzati; sottomette i dati soltanto a un “quality check” che permette di rilevare errori grossolani.

2 – Prima della pubblicazione, la bozza del rapporto viene trasmessa a EIONET – la Rete Europea di Informazione e Osservazione Ambientale che riunisce esperti dell’EEA e degli stati membri – per consultazione, correzioni, commenti.

3 – Per l’Italia, l’organo nazionale responsabile della redazione dell’inventario delle emissioni di Gas Serra è l’ISPRA, che lo pubblica annualmente assieme a un report, il National Inventory Report, dove espone le metodologie di stima, le fonti dei dati di base e dei fattori di emissione utilizzati. L’ultimo inventario è del 2020. Contiene la serie storica dell’energia elettrica prodotta nelle centrali geotermiche, ma non menziona le loro emissioni di Gas Serra.

4 – È possibile che l’ISPRA utilizzi il fattore di emissione “default” indicato dall’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) che è uguale a zero. La ragione per questa scelta dell’IPCC non è che gli esperti del cambiamento climatico ritengono che centrali geotermiche non emettono Gas Serra, ma perché non esiste ancora, su livello mondiale, una metodologia validata per la stima di emissioni di Gas Serra da centrali geotermiche (probabilmente perché queste emissioni sono estremamente variabili – nella letteratura si trovano valori da 0 g(CO2)eq/kWh  fino a 1500 g(CO2)eq/kWh – a seconda della regione dove si trova la centrale, e a seconda delle caratteristiche dell’impianto, a seconda di chi provvede al calcolo delle emissioni).

5 – La rappresentanza italiana nell’EIONET non ha né commentato, né corretto la bozza del rapporto EEA.

6 – L’EEA conferma che l’Italia non ha comunicato emissioni di Gas Serra da impianti geotermoelettrici, e rileva che dovrebbe comunicarle se possono essere misurate.

7 – Le emissioni di Gas Serra dalle centrali geotermiche italiane sono misurate da molti anni – almeno dal 1997, fino ad oggi. Il best value per il fattore di emissione di gas climalteranti nella media nazionale è di 660 g(CO2)eq/kWh.

Abbiamo tentato di avere chiarimenti dal responsabile per gli inventari di Gas Serra dell’ISPRA, ma non abbiamo ricevuto risposta, né ai nostri quesiti, né alla nostra richiesta di un incontro.

A questo proposito, l’eurodeputato Ignazio Corrao (M5S) ha depositato, il 30 settembre 2020, una interrogazione alla Commissione Europea, che incalza sul tema della geotermia e la spinge a stabilire limiti di emissioni delle centrali geotermiche nell’ambito della revisione della Direttiva 2010/75/UE e a considerare l’ipotesi di escludere dagli incentivi le centrali produttrici di sostanze climalteranti, come quelle a tecnologia “flash” ad oggi attive in Toscana.

La risposta all’enigma “perché l’Italia non inserisce nel suo inventario di Gas Serra le emissioni delle sue centrali geotermiche?” l’abbiamo invece trovata nel recentissimo studio commissionato dalla Commissione Europea intitolato ‘Geothermal plants’ and applications’ emissions: overview and analysis’ (“Emissioni delle applicazioni e degli impianti geotermici: quadro generale e analisi”).

Questo studio discute in maniera approfondita anche la scelta dell’Italia di non includere nel suo inventario di Gas Serra le emissioni di CO2 delle sue centrali geotermiche, perché queste emissioni (dirette e misurabili) verrebbero compensate da una riduzione delle emissioni naturali dal suolo nelle vicinanze delle centrali.
Nelle nostre comunicazioni e pubblicazioni, abbiamo sempre sostenuto che questa scelta si basa su una pura ipotesi priva di dati e argomenti scientifici.

Le conclusioni  dello studio europeo  sopracitato (p. 186) confermano appieno il nostro punto di vista : “For all these reasons we concluded that in the absence of additional scientifically based data the effect of geothermal plant operation on CO2 emissions through natural pathways should not be taken into account in the present study.” (“Tutto considerato abbiamo concluso che, in assenza di dati scientifici supplementari, per quanto riguarda questo studio l’effetto dell’esercizio di centrali geotermiche sulle emissioni di CO2 attraverso vie naturali non dovrebbe essere preso in considerazione”).

Lo studio rimarca che questa conclusione corrisponde alla posizione presa da Fridriksson et al. (2016). In questa pubblicazione, che ha lo scopo di contribuire a indirizzare gli investimenti della World Bank nel settore delle energie rinnovabili, Fridriksson propone di assumere ex-ante, per centrali geotermiche con serbatoi carbonatici, un fattore di emissione di CO2 di 750 g/kWh.

Possiamo quindi constatare che è falsa l’attribuzione all’EEA dell’affermazione circa la geotermia elettrica: “L’uso di questa fonte rinnovabile permette di tagliare le emissioni di inquinanti e di CO2 non solo nel nostro Paese ma in tutta Europa, spiega l’Agenzia europea dell’ambiente”. L’EEA non fa altro che elaborare statisticamente e pubblicare dati trasmessi dall’Italia.

Il problema invece è che i dati sull’emissione di Gas Serra e altri inquinanti dalle centrali geotermoelettriche italiane trasmesse all’EEA non corrispondono alla realtà.

Per molti anni, le centrali geotermiche hanno ricevuto incentivi enormi per la loro capacità di abbattere le emissioni di Gas Serra e di combattere così il cambiamento climatico – una capacità basata su un errore o un falso scientifico, smentito doppiamente dall’Unione Europea. Hanno sottratto, a danno del popolo italiano e della Terra, fondi essenziali a tecnologie rinnovabili veramente in grado di combattere il cambiamento climatico”.

Rete Nazionale NOGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)