Arcidosso, 3 gennaio 2012. Assemblea pubblica con il geologo e vulcanologo Andrea Borgia

Sulle pendici del Monte Amiata, ad Arcidosso, lo scorso 3 gennaio, si è svolta un’affollata assemblea pubblica, promossa da SOS Geotermia e dai Comitati Ambientalisti dell’Amiata, durante la quale il prof. Andrea Borgia[1], geologo e vulcanologo di fama internazionale, ha svolto una relazione sui lavori del Comitato Tecnico della Regione Toscana, di cui è componente, e sui problemi creati dall’attuale sfruttamento geotermico, anche in previsione del raddoppio della potenza energetica con l’attivazione di un nuova centrale elettrica ENEL (Bagnore 4 da 40 MW), attualmente in fase di Valutazione di Impatto Ambientale.

Al momento, oltre alle centrali in funzione a Piancastagnaio e a S.Fiora, si stanno effettuando trivellazioni di ricerca anche in tutto il versante occidentale dell’Amiata, dal Monte Labro fino a Scansano.

L’esperto, già membro della Commissione Nazionale della VIA, ha rivelato di essere stato costantemente ostacolato nel suo compito all’interno del Comitato Tecnico Regionale.

Mentre la Regione Toscana ha fatto di tutto per boicottarlo, perché le sue tesi non erano consone alle scelte regionali di sviluppo prioritario dell’attività geotermica, il prof. Borgia è stato chiamato di recente dal Ministero dell’Ambiente degli USA in qualità di ricercatore presso il Lawrence Berkeley National Laborator, per lavorare su progetti geotermici, proprio per i suoi studi sull’Amiata. Ma negli USA la stessa Enel utilizza metodi non impattanti, cioè il sistema binario[2].

Il prof. Borgia sostiene che i rischi per l’Amiata, viste le tecniche attualmente adottate per la coltivazione geotermica, sono gravissimi poiché, da diversi rilievi diretti, è dimostrato il collegamento della falda idrica superficiale – necessaria alla fornitura di acqua potabile – con la falda profonda geotermica, il cui sfruttamento mette a rischio la risorsa potabile.[3] Da quando è iniziato lo sfruttamento dei vapori geotermici, il grande serbatoio di acqua potabile del Fiora si è ridotto, peggiorando notevolmente la qualità delle acque e dimezzando l’altezza della falda che alimenta la galleria di approvvigionamento del Fiora.Per rendere l’idea lo stesso professore ha esemplificato affermando che, fino ad oggi, la Geotermia in Amiata ha consumato tanta acqua potabile sufficiente a dissetare la popolazione mondiale per 100 giorni.

Inoltre il peso del cono vulcanico, sopra la base argillosa, produce deformazioni gravitazionali con seri rischi alla stabilità delle perforazioni profonde. Con i vapori escono infine diverse sostanze pericolose per la salute umana.[4] Per tutti questi motivi, contrariamente a quanto si vuol far credere, il professore ha evidenziato che la geotermia in Amiata non può essere una fonte di energia rinnovabile, che non è pulita e che ci sono accertati rischi di compromissione dell’importante bacino idro-geologico.

La tragedia che sta per abbattersi su un territorio già martoriato sta risvegliando e compattando i numerosi comitati locali dopo anni di lotte impegnative. Questa volta, però, il progetto ENEL, avvallato dalle politiche consolidate di Regione, Provincia e persino da alcuni Sindaci della zona, che si aggiunge ad una situazione già insostenibile, sta risvegliando i cittadini che questa volta non staranno a guardare.

Rete Ambiente Grosseto

Laboratorio Amiata

Seguono approfondimenti e note:

[1] Geologo della European Development Research Agency (EDRA) e Dipartimento di Mineralogia dell’Università di Milano nonché docente presso il Department of Geology dell’Arizona State University, redige con altri il “Rilievo geostrutturale preliminare dell’apparato vulcanico del Monte Amiata (novembre 2006) nella veste di Responsabile scientifico, in seguito ad un incarico della Regione Toscana alla EDRA (ha inoltre avuto l’incarico dal Settore Tutela del Territorio e della Costa per la valutazione dell’interazione tra geotermia e acquifero);

(fonte: Articolo pubblicato su Il Geologo n. 72, notiziario dell’Ordine dei Geologi della Toscana -L’Amiata si scalda di nuovo.)

Chi conosce la European Developpement and Research Agency (Edra), fondata da Andrea Borgia, primo autore dei nuovi studi sul Vesuvio? Non ha sito web, ma produce ricerca di alto profilo in campo geologico e si pone come obiettivo anche quello di riallacciare i rapporti con i cervelli in fuga, i nostri giovani ricercatori all’estero che vengono coinvolti nei progetti di quest’ente italiano senza fini di lucro. “I finanziamenti sono pochi e li dedichiamo tutti ai progetti ed alle trasferte dei giovani. Dunque niente sito web – spiega Andrea Borgia -. Anche lui è stato un cervello in fuga perché dopo la laurea in geologia all’Università di Firenze è emigrato negli USA,  dove ha conseguito un dottorato a Princeton e ha iniziato la carriera di ricercatore collaborando persino con la NASA. Poi è tornato in Italia, da precario, all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dove il concorso non è arrivato, almeno non per lui. Perciò ha pensato, dopo aver fondato EDRA, di mettersi in proprio come consulente, ora per il ministero dell’Ambiente. “Dal 1992, quando è nata EDRA, abbiamo portato avanti circa 40 progetti di ricerca, sia per grandi istituzioni come l’Unesco e la Fao, che per l’industria italiana. I soldi per richiamare i cervelli dall’estero non ci sono, ma collaborando con il nostro paese possono almeno non perdere i contatti”.

http://www.exploratetide.com/pages/home-page/articoli-vari/articoli-geologici/perchE8-sotto-sotto-il-vesuvio-E8-un-problema-sempre-meno-esplosivo.html

[2] ENEL (Enel Green Power North America) ha già installato In USA due centrali da 47 MW a ciclo binario, un sistema a circuito chiuso molto più sicuro ma anche più costoso. Per questi impianti il piano stimulus di Obama ha contribuito con 61 milioni di dollari:  Da noi questo sistema non è usato e si preferisce continuare con i vecchi sistemi, regalando una frazione degli utili ai comuni interessati che cedono, negando il principio di prevenzione e precauzione sulla salute dei propri cittadini e sull’Ambiente.

[3] Le interferenze tra acquifero superficiale e quello geotermico producono serie ripercussioni sia con rilascio di sostanze tossiche (in particolare aumentano le concentrazioni di metalli pesanti come l’Arsenico) nelle acque sia con il drastico abbassamento del livello della falda acquifera, attualmente circa 200 metri rispetto ai rilevamenti ENEL degli anni ’60. L’acqua dell’Amiata copre un bacino di utenza di 700.000 persone. La carenza di acqua potabile ha spinto il Gestore del servizio idrico a realizzare dissalatori di acqua di mare sulla costa tirrenica, con futuri costi insostenibili.

[4] Le quattro centrali, attualmente attive, sono fonte di seri scompensi ambientali verificabili dalla crescente concentrazione di sostanze inquinanti con caratteristiche

Per dati completi sull’inquinamento vedi “La Toscana si fa bella con la geotermia” di Maurizio Marchi, 16/2/2011 – Medicina Democratica Livorno / Val di Cecina

http://medicinademocraticalivorno.it/index.php?option=com_content&view=article&id=50:la-toscana-si-fa-bella-con-la-geotermia&catid=37:inquinamento-ambientale&Itemid=56

Stampa locale:

0564 News “Grande partecipazione ieri a Arcidosso all’assemblea pubblica sulla geotermia” http://www.0564news.it/notizia.asp?idn=21535

Rete Ambiente Grosseto “Geotermia, Arcidosso: Grande partecipazione all’assemblea pubblica”

http://reteambientegr.wordpress.com/2012/01/05/geotermia-arcidosso-grande-partecipazione-allassemblea-pubblica/

Corriere della Maremma 4/1/2012 – Arcidosso, Geotermia “La carica degli “indignati”, Una gran folla all’assemblea indetta dalle associazioni ambientaliste.”

Chiedono più controlli sulle emissioni e un “fermo” per valutare l’impatto sulle falde idriche. ARCIDOSSO – Come era prevedibile l’assemblea pubblica su “Geotermia e Amiata: attualità e futuro” di martedì 3 gennaio ad Arcidosso è stata particolarmente vivace. Circa duecento persone, assiepate nella sala consiliare del Comune, hanno preso parte all’evento, in modo ordinato, ma con un coro unico: no a questa geotermia. La voce di coloro che negano che la geotermia sia una “risorsa strategica” per l’Amiata è all’unisono in tutta la montagna. La folla dei presenti osserva ammutolita i dati che scorrono sul pannello illustrati da Carlo Goretti e commentati da Andrea Borgia docente presso l’Università di Berkeley ed esperto di geotermia. L’assioma su cui discutere è molto chiaro: la geotermia consuma ed inquina l’acqua, le sostanze gassose che vengono immesse nell’atmosfera sono definite da Arpat “inquinanti con caratteristiche tossicologiche ed eco tossicologiche rilevanti. L’attuale centrale di Bagnore 3 emette quotidianamente una tonnellata di acido solfidrico, quattro tonnellate di ammoniaca, sette tonnellate di metano, 1,2 kg di acido borico, 96 grammi di mercurio, 9 grammi di arsenico, oltre 214 t di anidride carbonica. (dati del 2009). Sotto accusa la Regione Toscana che, secondo Borgia, non gli ha consentito l’accesso ai dati della Commissione tecnica di esperti della quale faceva parte. Allora cosa fare? Questa domanda risuona spesso fra gli intervenuti al dibattito e le proposte si accavallano. Si chiede, intanto un maggiore controllo sulle emissioni al fine di una maggiore sicurezza della loro incidenza sulla salute, un fermo di qualche tempo all’attività della centrale in funzione per valutare l’impatto sull’abbassamento delle falde idriche, ci si preoccupa sull’impatto ambientale che, con la paventata costruzione di Bagnore 4, vedrebbe l’Amiata ridotta ad un territorio non più presentabile sotto il profilo turistico. “Vogliamo dati certi per l’aria, l’acqua e la mortalità nel territorio – interviene il sindaco di Arcidosso Emilio Landi, unico rappresentante politico presente e chiamato in causa – e fino a quando non avremo elementi di sicurezza e di certezza noi ad Arcidosso la bandierina non la abbasseremo. Il parere sulla centrale non ci sarà!”. Landi esprime ancora una volta la posizione della sua amministrazione di attendere queste risposte. L’assenza dei sindaci della zona e dei massimi esponenti politici, Franco Ulivieri dell’Unione dei Comuni e di Claudio Franci presidente della Società della Salute e sindaco di Castel del Piano è stata notata da tutti e non molto apprezzata. Si stigmatizza nuovamente la firma del protocollo fra Regione, Amiata ed Enel del 2007 che concedeva a quest’ultimo la proroga delle concessioni allo sfruttamento fino al 2024, quando invece scadevano nel 2013. La parola d’ordine, dunque, è stata quella di “non abbassare la guardia, ma di lottare fino all’ultimo” (Adriano Crescenzi)

La nazione 5/1/2012, AMIATA / VAL D’ORCIA pag. 14 “In montagna un coro di «no» Il vulcanologo Borgia: «La geotermia ha conseguenze pericolose»”

AMIATA, GEOTERMIA Il vulcanologo Andrea Borgia ha rilanciato l’allarme sugli effetti negativi e i rischi connessi allo sfruttamento UN CORO unanime di «No» sulla geotermia che evidenzia preoccupazione su questo tipo di sfruttamento del sottosuolo sull’Amiata. E’ questo il resoconto dell’incontro che si è tenuto martedì pomeriggio nella sala consiliare di Arcidosso (Grosseto), dove, insieme ai rappresentanti dei comitati antigeotermici amiatini, ambientalisti e alcuni soggetti di Legambiente, è intervenuto anche il vulcanologo e docente dell’Università di Berkeley in California, Andrea Borgia. UNICA PRESENZA registrata da parte degli amministratori locali, il sindaco di Arcidosso. Emilio Landi che nel suo intervento ha sottolineato la cautela con la quale si sta muovendo la sua Amministrazione in merito al potenziamento dell’attuale sfruttamento geotermico, «sul quale aspettiamo dati certi e definitivi degli studi non ancora conclusi, che se daranno esiti preoccupanti non esiteremo a prendere provvedimenti». Un fiume di persone ha partecipato all’incontro, circa 200, che hanno seguito gli interventi dei vari invitati che hanno evidenziato una condizione allarmante per la qualità della vita nelle aree geotermiche. LA LUCIDA disamina che ha offerto il professor Borgia, esperto di geotermia, con dati alla mano sui rischi reali dovuti a questo tipo di sfruttamento, parla di «conseguenze pericolose a carattere ambientale e  sanitario che si ripercuoteranno inevitabilmente sul territorio e sulle popolazioni che lo abitano. Oltre al discusso regime di sfruttamento geotermico adottato fino ad oggi». Le maggiori preoccupazioni emerse durante gli interventi sono rivolte sul potenziamento nella centrale di Bagnore 3, e sulla nuova centrale di Bagnore 4 da 40 Mw, sulla quale si aspetta l’esito della Valutazione di impatto ambientale da parte della Regione. L’assemblea pubblica, che si è conclusa dopo circa 3 ore di interventi e analisi, ha ricompattato un fronte comune di cittadini e associazioni che da tempo seguono con attenzione e sospetto questo spinoso argomento. (Cristiano Bernacchi)

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