Orvieto, 12 ottobre 2019. Convegno “LE API STANNO MORENDO”

Un convegno il 12 ottobre 2019, dalle ore 9, ad Orvieto-Palazzo dei Sette/Sala del Governatore

 

 

 

Cosa c’è dentro un vasetto di miele? Una storia complessa, un legame stretto e profondo tra le api ed il pianeta Terra. Oltre ai prodotti che usiamo e consumiamo, miele, pappa reale, polline, cera, propoli, le api svolgono il fondamentale compito dell’impollinazione. Senza l’impollinazione si perderebbe biodiversità. Senza le api verrebbero a mancare piante, erbe, fiori, cibo per l’alimentazione di molti animali e di noi esseri umani. Dovremmo rinunciare a fragole, albicocche, ciliegie, mele, pere, pesche, kiwi, castagne, susine, meloni, angurie, zucche, zucchine, carote, agli, cipolle, cavoli, cetrioli, cacao, girasoli, soia, grano saraceno. Ed ancora non si conosce l’impatto che si potrebbe avere sulla produzione di carne con la diminuzione in agricoltura delle foraggere, erba medica e trifoglio.

Ma c’è un grido mondiale: “Le api stanno morendo”.

In Europa abbiamo avuto perdite fino al 53% (fonte: Greenpeace).
Negli Stati Uniti si sta registrando la maggiore perdita di api nella storia, dal 50% al 90% (fonte: Dan Rather Report).

A New York le api scarseggiano, ci sono i droni ad impollinare. Anche in Cina nelle piantagioni dello Sichuan le instancabili operaie del cielo sono state annichilite dai pesticidi e, come in un racconto surreale e grottesco, a porre il polline sui fiori degli alberi da frutto sono gli uomini.
In Toscana il 2019 è stato definito “l’anno nero dell’apicoltura”. La produzione di miele è ai minimi storici: colpa di clima, pesticidi e siccità. Sono a rischio anche i raccolti.

Le cause? Molteplici. Malattie, parassiti, mancanza di habitat, cambiamenti climatici. Le stiamo uccidendo con l’inquinamento globale, col massiccio utilizzo in agricoltura di pesticidi, insetticidi, fungicidi ed antiparassitari chimici.

Il disastro!!! Una problematica nazionale, denunciata in una lettera dell’Unione Nazionale Associazione Apicoltori Italiani (UNAAPI), in cui viene chiesta l’attivazione dello stato di calamità per l’apicoltura.

La sensibilizzazione arrivata fino ad oggi non basta, occorre fare di più ed in fretta.
Ad oggi siamo solo obbligati ad eseguire azioni per tutelare le api. Tutti dobbiamo farlo, amministratori, cittadini, agricoltori, apicoltori. E se ancora non siamo a conoscenza della gravità del problema apriamo gli occhi e diamoci da fare.

Il Coordinamento Associazioni Orvietano, Tuscia e lago di Bolsena porterà ad Orvieto un convegno per far conoscere da vicino l’infausto ruolo dei pesticidi sulla moria delle api e sulla salute dell’uomo che si terrà il 12 ottobre 2019 presso il Palazzo dei Sette- Sala del Governatore dalle ore 9.

Coordinamento Associazioni Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena
Amelia Belli, Associazione Accademia Kronos-sezione di Orvieto, Orvieto; Filippo Belisario, Associazione WWF – sezione di Orvieto, Orvieto; Lucio Riccetti, Associazione Italia Nostra- sezione di Orvieto, Orvieto; Rita Favero, Comitato Interregionale Salvaguardia Alfina (CISA), Orvieto; Mauro Corba, Associazione Altra Città, Orvieto; Anna Puglisi, Associazione La Renara per l’Eco sviluppo del territorio, Castel Giorgio; Fausto Carotenuto, Comitato Difesa Salute e Territorio di Castel Giorgio, C. Giorgio; Annalisa Rohrwacher, Comitato di Castel Giorgio in massa contro la biomassa, C. Giorgio; Donato Borri, Comitato garanzie per la centrale a biomasse a Castel Viscardo, C. Viscardo; Marco Carbonara, Associazione sviluppo sostenibile e salvaguardia Alfina, Acquapendente; Piero Bruni, Associazione Lago di Bolsena, Bolsena; Stefano Ronci, Comitato tutela e valorizzazione Valli Chiani e Migliari, Ficulle; Massimo Luciani, Associazione Il Ginepro, Allerona; Riccardo Testa, Associazione il Riccio, Città della Pieve; Vittorio Fagioli, Rete Nazionale NOGESI.


COMUNICATO STAMPA DEL 17.10.2019

COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI ORVIETANO, TUSCIA E LAGO DI BOLSENA

FOTO Gianni Fantauzzi

Il 12 ottobre 2019 si è svolto ad Orvieto il Convegno “API, SALUTE, PESTICIDI” al Palazzo dei Sette – Sala del Governatore (Orvieto), organizzato dal Coordinamento delle associazioni Orvietano, Tuscia e lago di Bolsena, con il patrocinio del Comune di Orvieto. Un evento sentito e molto partecipato. Alta l’affluenza in sala.

Si è dato inizio con i saluti del sindaco di Orvieto, Roberta Tardani che ha esposto l’importanza che si deve dare all’ambiente. Ha introdotto i lavori Annalisa Bambini del Coordinamento Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena.

Il tema trattato nel convegno fa emergere la pericolosità dei pesticidi ed i livelli di rischio che abbiamo raggiunto.

Il primo intervento è stato quello della dottoressa Laura Bortolotti del CREA – Centro di Ricerca Agricoltura e Ambiente di Bologna che ha illustrato parte delle 2.000 specie di apoidei presenti in Europa e 1.000 in Italia inclusa l’apis mellifera. Ha evidenziato la mancanza di siti di nidificazione e fonti nettarifere. Emerge pertanto l’importanza, in agricoltura, di favorire la nidificazione con lavorazioni dei terreni non molto profonde, creare tra i campi delle strisce fiorite, creare dei bio-hotel per insetti, lasciare parti di giardini incolti e tronchi di legno morti.

A seguire il dottor Paolo Fontana della Fondazione Edmund Mach e presidente di World Biodiversity Association, che ha sostenuto che anche le api da miele sono una componente chiave degli ecosistemi, visitano i fiori per i 12 mesi dell’anno, effettuano voli fino a 10 km visitando quindi miliardi e miliardi di fiori. Oltre alle piante prodotte dall’uomo con l’agricoltura, serve la flora autoctona. Quella dell’apis mellifera è una società complessa e durevole, quindi ha più difficoltà ad adattarsi all’ambiente. “Fare l’ape mellifera è difficile”. Per l’agricoltura non si può mettere in dubbio l’importanza dell’apicoltura. La monocoltura interrompe l’equilibrio. L’agricoltura distrugge la biodiversità, insieme alla cementificazione, all’industrializzazione. “L’agricoltura basata sui pesticidi è già morta”. Il problema della varroa esiste, ma ormai da decenni, l’aggravante è che con i pesticidi e con l’inquinamento le api sono “bolse” e muoiono.

Il dottor Claudio Porrini dell’Università di Bologna, ha parlato di api, biodiversità e pesticidi. L’impollinazione è un servizio importante per la vita. Tra le piante ci sono 350.000 specie spontanee e solo 150-200 coltivate dall’uomo. Per la biodiversità tutte le specie dovrebbero essere in equilibrio. Se viene a mancare un piccolo “granello”, nell’ecosistema non funziona l’equilibrio. Con le monocolture si ha un paesaggio semplificato, si deve passare invece ad un paesaggio elaborato con la scienza che lo sta studiando, l’agro-ecologia. Noi siamo dove viviamo. Se i pesticidi vengono irrorati con gli atomizzatori, solo dallo 0,1 al 1 % del prodotto finisce sull’insetto da eliminare, il resto si disperde nell’acqua, nel suolo, nella terra, quindi lo ritroviamo ovunque, anche e soprattutto nel cibo.

Il dottor Giovanni Formato dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, ha spiegato come i prodotti degli alveari, miele, propoli, pappa reale, polline, cera, api stesse, ci danno informazioni sulle contaminazioni ambientali. L’apis mellifera viene utilizzata come animale sentinella per la rilevazione dell’inquinamento agro-ambientale. Il pericolo chimico nei prodotti dell’alveare può evidenziarsi nel miele che può essere contaminato dagli antibiotici, nella cera, nel polline e nella propoli che possono essere contaminati da pesticidi.

La dottoressa Antonella Litta dell’Associazione medici per l’ambiente-ISDE di Viterbo, ha portato a conoscenza dei rischi legati all’inquinamento soprattutto sui bambini che sono molto più sensibili degli adulti; infatti i rischi sono tanto maggiori quanto più precoce è l’esposizione del soggetto. L’embrione, il feto, il neonato, il lattante lo sono ancora di più. I limiti di legge dei valori ammissibili dei pesticidi sono calcolati su adulti di 70 kg e non su soggetti di peso inferiore e sui bambini. Tra i principali rischi per adulti e bambini, dovuto all’esposizione di pesticidi: Parkinson, deterioramento cognitivo, salute riproduttiva, malformazioni, tumori infantili, danno al neuro- sviluppo, autismo. In più gli studi evidenziano la correlazione tra SLA ed esposizione professionale a pesticidi. Già nel febbraio del 2016 si parlava di 600.000 malati di Alzheimer in Italia.

Marco Valentini di Bioapi – Centro culturale di apicoltura naturale e biologica, ha reso edotta l’assemblea del fatto che l’Italia è uno dei paesi all’avanguardia nel campo dell’agricoltura biologica (e in apicoltura lo siamo maggiormente) sia per la produzione che per la conoscenza tecnica.
L’agricoltura biologica si basa su 4 principi: benessere-ecologia-equità-precauzione.
Negli ultimi 20 anni il movimento del biologico sta vivendo un eccezionale sviluppo, sempre più consapevolezza e richiesta da parte del consumatore. Valentini ha esposto anche come si devono comportare l’agricoltore bio e l’apicoltore bio.

Infine, nella sala, è stata istituita una tavola rotonda composta da eccellenze del territorio quali:
Reinhard Rohrwacher, apicoltore storico dell’apicoltura biologica in Italia (Castel Giorgio);
Leonardo Manfredini, uno dei più grandi apicoltori d’Europa con i suoi 10.000 alveari (Castel Viscardo), entrambi hanno evidenziato quanto sia diventato complicato il mestiere dell’apicoltore con l’avvento dell’agroindustria e l’uso smodato dei pesticidi; il dottor Mirko Pacioni del Museo Naturalistico di Lubriano che ha riportato i dati delle persone che si sono avvicinate alla Scuola dell’Etruria per i corsi di apicoltura sostenibile; Maria Assunta Pioli l’ideatrice della mostra fotografica “Dai fiori al miele. Api, noi e il futuro del mondo” che sarà aperta ad Orvieto fino al 27 ottobre 2019. Maria Assunta ha iniziato a fotografare le api perché le vedeva sempre meno volare sui fiori.

In conclusione c’è stata la sintesi del convegno che è stata affidata al dottor Raffaele Cirone, Presidente della FAI – Federazione Apicoltori Italiani che definisce il convegno come un momento storico e che deve essere un punto di partenza per cambiare rotta. Cirone riferisce che gli amministratori, partendo dal comune e la regione devono controllare e sanzionare dove non viene rispettata la normativa. Ogni anno muoiono 250.000 alveari. La moria delle api causata dall’uso dei pesticidi è un reato ambientale, pertanto un reato penale.

Per sentire la trasmissione di Radio Onda Rossa di Roma in merito al convegno sulle api che si è tenuto ad Orvieto il link è:
https://www.ondarossa.info/redazionali/2019/10/che-sta-succedendo-alle-api

CROWDFOUNDING PER I RICORSI CONTRO LA CENTRALE GEOTERMICA DI CASTEL GIORGIO

Per donare utilizzare l’IBAN: IT46 C088 5172 9100 0000 0215 289
intestato a: Associazione Bolsena Lago d’Europa, presso la Banca Terre Etrusche e di Maremma – Credito cooperativo, filiale di Bolsena
con la causale: PER SOSTEGNO RICORSI GIUDIZIARI CONTRO LA CENTRALE GEOTERMICA DI CASTEL GIORGIO

 

Nel 2011 il governo Berlusconi emette un decreto, il decreto Romani, in base al quale viene previsto il finanziamento di 10 progetti geotermici pilota. L’idea di fondo è che venga impiegata una nuova tecnologia priva di emissioni in atmosfera, con impianti per la produzione di 5 MW di energia elettrica.  Il decreto ne parla come di progetti pilota in quanto si vuole “sperimentare” la tecnologia per eventualmente diffonderla intensivamente su tutto il territorio: quindi vengono attribuiti incentivi pubblici altissimi a questi impianti. In realtà questi impianti usano una tecnologia ormai obsoleta, che ha creato problemi nel resto del mondo, e che l’azienda di Stato ENEL, la più esperta del mondo in geotermia, ha giudicato inefficienti, pericolosi ed incapaci di non inviare emissioni di gas velenosi in aria, viste le particolari condizioni di determinate aree geologiche italiane come quelle dell’Italia centrale. Altre tecnologie sono in fase di avanzato sviluppo nel mondo, capaci di evitare dispersioni in aria, avvelenamenti delle acque e terremoti. Ma non sono state prese finora in considerazione.

Per favorire l’iter di questi progetti, essi sono stati dichiarati di “importanza strategica”, il che consente di superare ogni opposizione dei privati o delle amministrazioni locali; ciononostante per opposizione delle regioni, comuni e popolazioni finora nessuno dei 10 impianti è stato ancora realizzato (!). Il MISE, Ministero dello sviluppo economico, viene incaricato di svolgere le procedure di concerto con il Ministero dell’Ambiente e con le regioni interessate. Per selezionare e valutare i progetti esiste al MISE una commissione CIRM, che viene quindi aggiornata con l’inserimento di un geologo esperto in geotermia, il Prof. Barberi, che dovrà fornire le conoscenze   e valutazioni necessarie alla commissione per approvare gli impianti geotermici pilota previsti dal decreto Romani.

Il primo impianto presentato per la valutazione del CIRM è l’impianto di Castel Giorgio, proposto dalla società ITW&LKW Geotermia Italia spa. Incredibilmente, progettista privato e firmatario del progetto è lo stesso prof. Barberi. Che non si dimette dalla commissione.  E che si presenta a tutte le autorità decisionali nazionali, regionali, provinciali e comunali, oltre ai cittadini, per promuovere l’impianto privato. L’impianto viene naturalmente approvato dal CIRM, nonostante certe evidenti criticità tecniche e nonostante la società proponente non abbia alcuna struttura tecnica, nessuna competenza, nessuna esperienza, non abbia mai fatto un impianto geotermico così pieno di rischi. Abbia un solo dipendente non tecnico, una fumosa proprietà che parte dal paradiso fiscale del Liechtenstein, passa per una società austriaca di commercialisti, ed arriva ad una neonata società italiana, che non ha mai fatto nulla, nemmeno montato un rubinetto. Ma questo, anche se evidenziato in tutti i modi da comuni ed associazioni, non viene “notato” o ritenuto rilevante dalle autorità regionali e governative.

Dopo l’approvazione al CIRM la procedura per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), passa per competenza alla Regione Umbria. Qui entra in scena l’Ing. Viterbo, capo del dipartimento tecnico della Regione che deve valutare il progetto. Anche lui si presenta alla popolazione di Castel Giorgio insieme alla società proponente ed insieme al Prof. Barberi per garantire che si tratta di un buon progetto. Ben prima della conclusione della valutazione di impatto ambientale da parte della stessa regione.  Le sue garanzie e quelle di Barberi non fanno presa sulla popolazione, che non si ritiene affatto rassicurata e che ritiene rischioso l’impianto. Tutte le forze politiche locali, di una vasta zona con 40 amministrazioni locali, la pensa allo stesso modo.

Durante la procedura di VIA regionale, a sostenere la società ITW come consulente privato si presenta ufficialmente l’ing. Monteforte Specchi, che è in quel momento – e lo è ancora – Presidente della Commissione nazionale VIA-VAS del Ministero dell’Ambiente. Lo scandalo è talmente evidente che l’assessore all’ambiente umbro Rometti è costretto a scrivere una risentita lettera di protesta al Ministero dell’Ambiente. Che non fa nulla. Poco tempo prima, per facilitare ulteriormente il progetto, che notoriamente produce effetti sismici, i dipartimenti tecnici della Regione Umbria avevano provveduto a diminuire la classificazione sismica della zona di Castel Giorgio, senza alcuna seria motivazione. Nonostante la presa di posizione dell’ing. Viterbo la Regione Umbria si avviava comunque a bocciare l’impianto, viste le criticità e l’opposizione motivata dei territori e delle amministrazioni locali. E vista l’opposizione dello stesso Consiglio Regionale. E quindi, per evitare la bocciatura, la società ritirava il progetto dalla procedura via regionale.

Ma subito dopo avviene un vero e proprio “colpo di mano”: nel luglio del 2013 il deputato lobbista Abrignani presenta una proposta di decreto in Parlamento che, dopo insistenze varie, passa in una seduta notturna. Con questa modifica, i progetti geotermici pilota vengono sottratti alla competenza regionale e passati alla competenza nazionale. Quindi, per evitare la bocciatura, il progetto viene scippato alla Regione Umbria ed inviato alla commissione nazionale VIA presieduta dal consulente privato della società proponente, l’Ing. Monteforte Specchi. Cosa se possibile ancora più grave è che con lo stesso decreto Abrignani ottiene che i progetti geotermici pilota vengano esclusi dalla Direttiva Seveso, che prevede il pagamento da parte della società privata dei danni eventualmente prodotti dall’impianto al territorio e alla cittadinanza, in caso di incidenti.

Una ammissione implicita gravissima del fatto che questo impianto potrebbe provocare danni anche seri e che quindi la società privata viene protetta da questo rischio ritenuto ovviamente consistente. Un gravissimo attentato alla salute, alla sicurezza ed agli interessi della cittadinanza. Nonostante le proteste di sindaci, cittadini e comitati, si avvia comunque la Valutazione VIA nazionale. Ed il consulente privato della ITW, ing. Monteforte Specchi, nella sua veste di Presidente della Via Nazionale sceglie per l’istruttoria un astrofisico e un geologo esperto in ghiacciai, evitando accuratamente di nominare membri della VIA esperti in geotermia, ben presenti nella Commissione. La commissione marcia spedita all’approvazione, senza tenere in alcun conto le motivate opposizioni e criticità tecniche sollevate da amministrazioni locali, comitati e cittadini.

A questo punto si evidenza un altro gravissimo scandalo: per sostenere l’assenza di rischi sismici ed altro dovuti all’impianto, la società ITW aveva firmato una convenzione con l’ente di Stato INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia). Che avrebbe compiuto analisi sul terreno per documentare l’assenza di rischi significativi. L’incarico di una parte consistente di questa indagine tecnica, presentata ai ministeri competenti ed alla commissione VIA, viene incredibilmente affidata alla dott.ssa Carapezza, moglie del solito Prof. Barberi, progettista privato dell’impianto e contemporaneamente membro della commissione CIRM del MISE che valuta gli impianti geotermici.

Ma non basta il conflitto di interesse. Si vuole capire se le valutazioni della Carapezza siano oneste o no. E allora sindaci e comitati chiedono un parere tecnico ad una importante scienziata della stessa INGV, la prof. Quattrocchi, che definisce i dati riportati dalla Carapezza, una “vera e propria truffa”, che mette a rischio i cittadini. Il “referaggio” della prof.ssa Quattrocchi viene confermato da altri eminenti scienziati di livello internazionale (Prof. Benedetto De Vivo, Prof. Andrea Borgia, Prof. Claudio Margottini). Tutto questo viene denunciato ai Ministeri competenti, e all’INGV, ma l’unica cosa che accade è una incredibile procedura disciplinare intentata dalla INGV contro la prof. Quattrocchi.

La commissione VIA nazionale infine approva l’impianto, non tenendo conto del fatto che la zona è intensamente sismica, che l’impianto rischia seriamente di scatenare terremoti maggiori, come avvenuto in impianti simili nel mondo, che rischia di avvelenare le falde acquifere ed il Lago di Bolsena, non tenendo conto di un terremoto del 1957 che ha seriamente distrutto o lesionato 400 case su 600 del paese di Castel Giorgio. Le tabelle sismiche presentate alla VIA a conferma della bassa sismicità del territorio sono incredibilmente solo degli ultimi 30 anni, capziosamente escludendo il terremoto maggiore del 1957. Quando nessuno studio sismico serio tiene conto solo di poche decine di anni di tempo. Una vera e propria, scandalosa e pericolosa manipolazione dei dati.

Per l’approvazione finale dell’impianto il MISE ha bisogno della approvazione della Regione Umbria, sotto forma di “intesa”. La Giunta regionale conferma il parere tecnico favorevole dato scandalosamente dall’Ing. Viterbo, ma dice che non può dare l’intesa perché – premuta dal Consiglio Regionale – deve tener conto del parere contrario del territorio e della amministrazioni comunali locali. Questo ostacola la procedura, che si prolunga. Ma nel contempo l’intesa non viene richiesta anche alla Regione Lazio, che pure ne avrebbe pieno diritto in quanto vede gli sversamenti velenosi dell’impianto avvenire nel sottosuolo laziale, verso il Lago di Bolsena. Questa esclusione è scandalosa, anche perché la Regione Lazio si esprime tecnicamente contro l’impianto perché rischia di avvelenare il grande bacino idrico del Lago di Bolsena. Visti i ritardi, la società ITW fa ricorso al TAR, che impone al MISE di continuare la procedura avvalendosi di strumenti che consentano di superare la non decisione della Regione Umbria.

La pratica quindi nel 2018 passa alla Presidenza del Consiglio, Dipartimento DICA, che avvia una serie di riunioni ed alla quale i sindaci dei comuni coinvolti e la Regione Lazio fanno presenti le criticità e i rischi del progetto. La presidenza del Consiglio ed il Ministero dell’Ambiente, invece di prendere in considerazione la voce dei sindaci, dei comitati, della regione Lazio e le denunce di illeciti compiute, decide di chiedere se gli elementi emersi negli ultimi tempi possano modificare la Valutazione di Impatto Ambientale positiva data nel 2014 dalla commissione presieduta dal consulente privato dalla ITW, ing. Monteforte Specchi.
Ed incredibilmente, scandalosamente, lo chiede alla stessa commissione con lo stesso presidente in evidente conflitto di interessi. Anche se la commissione è notoriamente scaduta ed in prorogatio, infarcita di conflitti di interessi e scandali. Naturalmente la commissione conferma che nulla di nuovo è accaduto, che tutto è tranquillo, argomentandolo con dati manipolati, e conferma la valutazione positiva del 2014. Qui lo scandalo è evidente, incredibile. Ancora una volta nei dati presentati la commissione VIA non cita il terremoto del 1957, ma, cosa ancora più grave, parla solo dei dati sismici dal 1985 al 2015, escludendo un forte sisma che nel 2016 ha danneggiato gli edifici di Castel Giorgio, ha costretto gli abitanti a vivere fuori casa per settimane, ed è per giunta avvenuto proprio all’interno dal campo geotermico di previsto sfruttamento da parte della ITW.

La Presidenza del Consiglio prende per buona l’ennesima valutazione truffaldina della VIA e decide di approvare l’impianto superando la “non intesa” della Regione. Facilitata dal fatto che la Regione Umbria, dopo la dimissioni della Marini, si trovava nella condizione limitante della “ordinaria amministrazione” e di “affari correnti”, di quegli atti cioè che non sono espressione di un indirizzo politico, cosa “ragionevole” che non è stata recepita dal Consiglio dei Ministri (l’assessore Bartolini aveva chiesto un breve rinvio per le imminenti elezioni regionali del 27 ottobre). Basandosi sulla risposta truffaldina della VIA, sul no oggettivamente debole della regione Umbria, non tenendo in conto dell’opposizione di almeno 25 amministrazioni comunali, della provincia di Viterbo e della Regione Lazio, la presidenza del Consiglio dei Ministri approva l’impianto il 31 luglio 2019. E lo fa con grande fretta poco prima della crisi di governo. Evidentemente qualcuno sapeva della crisi che stava per arrivare.

Ora la palla passa al MISE, che dovrà procedere – senza apparenti ostacoli – a concedere l’autorizzazione per l’edificazione dell’impianto. Il governo, i ministeri, l’INGV, la Regione Lazio e la regione Umbria hanno ricevuto centinaia di comunicazioni, di dati, di denunce con prove documentali. Ma le associazioni e i comuni hanno per anni trovato un muro di gomma. Deputati e senatori di vari gruppi hanno ascoltato e sostenuto le associazioni e i comuni contrari al progetto. Ma nessun Ministro o sottosegretario ha mai voluto riceverle. E nessuno ha posto ostacoli seri al processo di approvazione. Mentre risulta che tutti i presidenti di regione, sindaci, ministri, siano stati ripetutamente minacciati di essere chiamati a pagare decine di milioni di euro in danni alla società per il mancato guadagno. Ora i sindaci di una vasta zona sono in rivolta e la popolazione e tutti i partiti locali sono compatti nel ribellarsi a questo incredibile scandalo.

I sindaci, i comitati ed i cittadini, e forse le stesse regioni Lazio ed Umbria, stanno preparando ricorsi al TAR contro la decisione della Presidenza del Consiglio. A tale scopo è stato lanciato dalle associazioni un crowdfunding (finanziamento collettivo) al seguente IBAN: IT46 C088 5172 9100 0000 0215 289, intestato a: Associazione Bolsena Lago d’Europa, presso la Banca Terre Etrusche e di Maremma – Credito cooperativo, filiale di Bolsena- con la causale: PER SOSTEGNO RICORSI GIUDIZIARI CONTRO LA CENTRALE GEOTERMICA DI CASTEL GIORGIO. Chiunque vorrà donare soldi farà un atto di difesa del nostro territorio: grazie!

Coordinamento Associazioni Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena aderente alla Rete Nazionale NoGESI – No Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante


Rassegna stampa

ORVIETONEWS_ambiente
Geotermia: lo studio dell’architetto Chiavari conferma pericolosità progetto
venerdì 6 settembre 2019

“Questo impianto, almeno qui e con queste modalità, non si può proprio fare. Qui non si tratta soltanto di salvare gli armenti, i pascoli o le piante per la legna da ardere. Si tratta di salvare una regione e la sua popolazione”.
Sono queste, e decisamente chiare, le frasi con le quali si chiude lo studio tecnico sulla Centrale geotermica di Castel Giorgio, sottoscritto dal Professor Maurizio Chiavari, e portato all’attenzione della massima assise comunale di Orvieto dall’intervento del consigliere della Lega, Federico Fontanieri.
Nello studio, l’architetto Chiavari, oltre ad un esame tecnico sulla realizzazione dell’impianto pilota, affronta anche i temi dell’impatto che la realizzazione della centrale possa aver sul territori e spiega che “la costruzione di un impianto pilota in questo territorio nel quale anche il sottoscritto alberga, comporta dei serissimi rischi sia da un punto di vista sanitario, che logistico che sismico e anche idrogeologico”.
Altrettanto, il professor Chiavari, si sofferma sulle posizione assunte dalla Società che ha presentato il progetto: “Mi sembra tutto campato per aria tanto per fare qualcosa. E non voglio neanche usare certe terminologie che mi riporterebbero molto vicino all’Autorità Nazionale Anti Corruzione. La faccenda puzza e pure parecchio”.
Da questo link è possibile scaricare la relazione del professor Chiavari in formato Pdf

ORVIETONEWS-politica
Geotermia, il Consiglio Comunale di Orvieto approva mozione per fermare impianto
venerdì 6 settembre 2019

“Sulla base di documenti scientifici, valutazioni e indagini del Comune di Castel Giorgio è derivata tutta una situazione fortemente negativa che ha consentito anche a noi di prendere una decisione contraria nei confronti dell’impianto geotermico”. Lo ha detto giovedì 5 settembre il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani sottolineando come il non-parere della Regione abbia accelerato la pratica fino alla doccia fredda arrivata dal Consiglio dei Ministri.
“In questo momento – ha spiegato il primo cittadino – si stanno facendo le valutazioni per opporsi a questa autorizzazione concessa. Sosterremo politicamente il Comune di Castel Giorgio, i territori non vengono ascoltati. C’è bisogno di un piano energetico territoriale, prima ancora che regionale, dal punto di vista delle energie rinnovabili. Serve una programmazione coerente con il territorio sulla base di una consapevolezza”.
In sede di discussione della mozione presentata da Franco Raimondo Barbabella (“Prima gli Orvietani”) e approvata all’unanimità dall’assise, il consigliere comunale della Lega Federico Fontanieri ha fatto riferimento allo studio tecnico sulla realizzazione di una centrale geotermica nel territorio dell’Alfina realizzato dall’architetto Maurizio Chiavari. Alla discussione del Consiglio Comunale ha assistito anche il sindaco di Castel Giorgio, Andrea Garbini.

Orvietosì
Geotermia, il consiglio approva mozione per stoppare l’impianto. Tardani: “Dobbiamo creare autorevolezza e fare massa critica”
sabato 7 settembre 2019

ORVIETO – Nella seduta del consiglio comunale del 5 settembre, dopo ampio dibattito, il Consiglio Comunale ha approvato all’unanimità la mozione inerente la tematica della Geotermia sul territorio dell’Alfina denominata “Geotermia: Non basta dire NO e protestare contro le imposizioni. Bisogna governare il territorio” presentata dal Cons. Franco Raimondo Barbabella (Capogruppo “Prima gli Orvietani”) con la quale si impegna l’Amministrazione nelle sue articolazioni istituzionali ad operare per:
– Chiedere al governo nazionale di sospendere la decisione già presa; analogamente chiedere alle regioni di sostenere tale richiesta.
– Proporre agli altri sindaci e consigli comunali che non ci si limiti a protestare formalmente ma, nel caso non si venga ascoltati, si organizzi insieme una clamorosa azione di protesta con una manifestazione a Roma davanti a Palazzo Chigi e al Ministero dello sviluppo economico e del lavoro.
– Proporre parimenti agli altri sindaci e i consigli comunali che si dia corpo a forme di coordinamento che finalmente affrontino il tema del tipo e delle modalità di sviluppo del nostro territorio.
– Poiché la vicenda dimostra che al documento di VIA non si dà il necessario credito in funzione delle garanzie per l’ambiente e la sicurezza, si proceda ad ulteriori approfondimenti per approdare infine a scelte istituzionali non ulteriormente aleatorie né di parte.
– In definitiva dunque, con appropriate iniziative e con motivato pronunciamento istituzionale, si arrivi a sapere quali si sono da definire incompatibili e quali al contrario compatibili con la conformazione geologica, storica ed estetica, di questa vasta area non solo umbra ma interregionale. D’altronde d’ora in avanti tutte le amministrazioni dovranno sforzarsi di uniformare le rispettive linee d’azione agli obiettivi fissati dall’Agenda 2030.
– Si chieda per tutte queste ragioni con estrema determinazione, al fine di un governo razionale delle cose, alla regione dell’Umbria (da subito, anche se si sa che si dovranno poi aspettare le elezioni) di varare un piano energetico regionale (oltre che un piano dei rifiuti, un piano sanitario, ecc. ecc.) che sia finalmente frutto di un rovesciamento della politica, da centralistica a policentrica territoriale.
Nel presentare il documento, il Cons. Barbabella ha spiegato che: “la mozione fa seguito al dibattito, duro, sviluppatosi dopo l’approvazione dell’impianto geotermico a Castelgiorgio da parte del Consiglio dei Ministeri, lo scorso 31 luglio. Penso che tutti gli interventi che suscitano preoccupazione nei cittadini meritano attenzione. Ho letto il documento del Comune di Castelgiorgio e penso che il tema non riguardi solo quel Comune, ma tutti noi e soprattutto la politica che intendiamo perseguire pe l’ambiente e in generale le prospettive di sviluppo del nostro territorio.
Dopo anni di studi e discussioni pure documentate e approfondite non si è approdati ad alcuna certezza risolutiva, né tecnico-scientifica né tanto meno politico-strategica. Ogni soggetto sembra voler andare per conto suo ignorando gli altri, anzi nei fatti prevalgono, soprattutto a livello politico-decisionale, ambiguità ed inganni. La Regione Umbria ne è il simbolo, sia nella componente di governo che in quella di opposizione.
I sindaci si allineano ai movimenti ecologisti ma non elaborano nessuna posizione che suoni come strategia di sviluppo alternativa sia allo sfruttamento inconsulto e speculativo che al non fare. 5. Alla fine il Governo decide a favore del progetto e di chi lo vuole realizzare ignorando proteste e pronunciamenti delle istituzioni locali e sposando di fatto l’interesse della sola azienda titolare del progetto. Seguono proteste e manifestazioni di alcune componenti sociali e istituzionali, ma è evidente che, se si restasse solo su questo piano, il risultato sarà, come altre volte, o la sconfitta o lo stallo. In ogni caso il territorio, stando alla situazione di oggi, ne esce con le ossa rotte: è evidente che non conta niente, che è trattato solo come serbatoio di voti, in sostanza come territorio da colonizzare. Il punto politico è se si vuole uscire e come da questa situazione”.
“Non va che per anni e anni non si sia nemmeno tentato un coordinamento istituzionale di territorio per assumere un ruolo significativo sia rispetto alle regioni sia rispetto allo stato – ha puntualizzato – non va che per anni e anni ci si sia accontentati di dire no a tutto ciò che è modificazione dell’esistente come se questo garantisse di per sé un futuro sano e felice, mentre tutto diceva che non fare vuol dire inevitabile declino.
Non va che non si sia nemmeno tentato di impostare una strategia di sviluppo alternativa ai diversi no, perché ci sarà pure un si da dire su qualcosa sulla base di uno studio e di un lavoro impostato bene e condotto sapientemente sotto controllo pubblico, insomma un progetto di sviluppo territoriale serio, credibile anche nel senso dell’ecocompatibilità.
Infine, non va che tra le forze politiche si giochi a chi è più furbo e si nasconde meglio rispetto alle proprie responsabilità; in particolare fa rumore il silenzio di lega e cinquestelle dell’Umbria rispetto ad una decisione del governo nazionale a trazione appunto pentaleghista, decisione contro la quale si schierano in particolare sindaci dello stesso orientamento. È lecito rilevare che questa situazione dimostra che non contano nulla le omogeneità politiche e che invece conta ciò che si pensa e si fa per gli interessi reali delle popolazioni?
Il messaggio che ne deve derivare è la fine contemporanea della politica rinunciataria da parte delle forze territoriali e della politica delle briciole e dello sfruttamento da parte dei poteri regionali e nazionali. Solo con strategie complessive di governo del territorio si eviteranno speculazioni, sfruttamento violento e imposizioni”.
“In sintesi – ha concluso – l’impressione è che la questione della geotermia sia stata sempre affrontata troppo di fretta per raggiungere un risultato, senza mai andare a fondo. D’altra parte penso che tutte le Istituzioni non abbiano fatto fino in fondo il loro ruolo. Quindi c’è una difficoltà nel capire se c’è un fondamento nell’analisi scientifica del problema. Occorre cioè affrontare il tema dal punto di vista della fattibilità chiedendo il parere di un’altra Commissione. Chiediamo che si fermi questo processo e si nomini un’altra Commissione”.
Dibattito:
Cons. Andrea Sacripanti (Capogruppo “Lega – Salvini pe Orvieto”): “sono d’accordo con Barbabella tanto da sottolineare quanto le istituzioni che hanno competenza territoriale nel Lazio, in Umbria e in Toscana siano state lontane dalla vicenda. L’approvazione di quel progetto non è stata una decisione politica ma è stata il frutto di una lettura degli atti ufficiali prendendo atto delle carte amministrative. Rimane aperto il problema politico tanto che i rappresentanti di Lega e M5S hanno dato la loro disponibilità ai territori e ai Comuni nell’intraprendere ogni altra iniziativa per scongiurare tale operazione. Sono favorevole alla mozione che ha l’obiettivo fondamentale di cercare di qualificare il territorio dell’Umbria affinché i territori abbiano la loro tutela attraverso strumenti urbanistica più veloci e pregnanti. Orvieto non è estraneo a questo tipo di paventate speculazioni, lo dimostra il fatto che in pochi anni siamo passati dai tentativi di insediare l’eolico sul monte Peglia fino a puntare alla geotermia prospettando bassissimi capitali sociali a fronte di costi esorbitanti di tali operazioni. Ecco dunque che servono leggi regionali e nazionali per contrastare ogni atto speculativo. Il nostro Comune ha già annunciato il ricorso al TAR come il Comune di Castelgiorgio”.
Cons. Martina Mescolini (Capogruppo “Partito Democratico”): “ribadiamo la nostra posizione già espressa nel 2016 quanto votammo una mozione in cui esprimemmo un forte NO a questo impianto geotermico. Un NO che non è aprioristico ma basato sulla valutazione dei costi/benefici del progetto stesso, laddove insistiamo sui rischi per la salute dei cittadini (sismicità indotta, trivellazioni che potrebbero andare ad interferire con le falde acquifere). Su questi aspetti c’è poco da rivedere, quindi pensiamo che si debba piuttosto dare prova di come tutti insieme possiamo andare al di là degli schieramenti politici. E’ ora che diciamo quale è il nostro sviluppo del territorio: turismo, agricoltura di qualità, parchi culturali anche nella zona dell’Alfina, facendo in modo che ci siano riconoscimenti e garanzie normative. Siamo favorevoli alla volontà del Sindaco di costituirsi in giudizio verso il TAR e ribadire che nella Regione che verrà ci sia un nuovo quadro normativo. Favorevoli alla mozione”.
Cons. Federico Fontanieri (“Lega – Salvini pe Orvieto”): “nell’annunciare il voto favorevole alla mozione metto a disposizione del Consiglio Comunale lo studio tecnico fatto dall’Arch. Maurizio Chiavari, archeologo, architetto, esperto in geologia e geofisica sismica in merito alla realizzazione di una centrale geotermica nel territorio dell’Alfina afferente i Comuni di Castelgiorgio, Castelviscardo, Allerona, Bolsena e le province di Rieti e Viterbo per il Lazio e Terni per l’Umbria, da cui si evince che la costruzione di un impianto pilota in questo territorio, comporterebbe dei serissimi rischi dal punto di vista sanitario, logistico sismico e idrogeologico”.
Cons. Alessio Tempesta (Capogruppo “Progetto Orvieto”): “sono favorevole alla mozione, la discussione di questo documento mozione è l’occasione per dimostrare una volta di più che tutta l’Amministrazione è concorde nel ribadisce un NO fermo e soprattutto a confermare che le Istituzioni non hanno finora messo in campo tutte le azioni necessarie. L’Amministrazione Germani come l’Amministrazione Tardani ritengo che hanno fatto il possibile per mettere in atto un confronto con le Istituzioni sovra ordinate a partire dalla Regione. Il segnale è che continuiamo a dire NO”.
Sindaco, Roberta Tardani: “questa mozione si aggiunge ad altri documenti di analogo tenore adottati tante volte nel corso degli anni. Noi non siamo quelli del NO a priori, ma sulla base di seri di studi scientifici e verifiche fatte fare dal Comune di Castelgiorgio abbiamo potuto esprimere questa posizione. Purtroppo queste nostre posizioni non sono state mai recepite né dal governo regionale, né dai governi amici e non amici! Condivido l’esigenza di creare autorevolezza e fare massa critica. Si stanno valutano le soluzioni più opportune (più che un ricorso al TAR si sta valutando l’opposizione alla Presidenza Consiglio dei Ministri). Sosterremo politicamente il Comune i Castelgiorgio e i Comuni limitrofi. E’ chiaro che c’è bisogno di programmare una politica energetica del territorio che sia in armonia con le sue caratteristiche geomorfologiche. C’è bisogno di un piano energetico territoriale che programmi il territorio anche dal punto di vista delle risorse rinnovabile, e trasformare i NO in SI ma sulla base di una nuova consapevolezza. Con il Comune di Castelgiorgio stiamo seguendo l’iter per formulare la migliora opposizione all’autorizzazione concessa dal Ministero”.
Replica Cons. Franco Raimondo Barbabella: “ringrazio tutti i Consiglieri e il Sindaco per l’adesione piena alla mozione. Ciò che mi interessa il quadro generale in cui ci muoviamo. Dobbiamo riconoscere che la vicenda mette in luce una debolezza del quadro istituzionale perché non abbiano un cartello compatto di Istituzioni rispetto al decalogo delle scelte fondamentali per un piano di sviluppo che dia un governo al territorio. Dobbiamo evitare di seguire solo una politica del NO. Ecco perché invoco un piano energetico regionale che sia anche piano energetico territoriale, il quale individui quali sono le progettualità possibili e compatibili a livello economico, ambientale e umano. La mozione è per arrivare a dire un SI motivato. Il fatto è che le Istituzioni non considerano questo territorio. Io lavoro in un gruppo regionale che mette al centro i territori: non un’Umbria per ascendere al potere, ma per rovesciare le politiche sinora portate avanti”.
 
Dichiarazioni di voto, Presidente Consiglio Comunale, Umberto Garbini (Capogruppo “Fratelli d’Italia”): “ho vissuto quotidianamente il tema dell’impianto geotermico e il lavoro dei Sindaci dell’area di Bolsena e quello dei Sindaci dell’Orvietano coordinato e portato avanti dall’ex Sindaco Germani. E’ vero le Istituzioni hanno abbandonato questo territorio. Non nascondo che all’inizio ho condiviso la mozione, ma poi mi sono sempre più convinto su tutti i contenuti del documento che approvo”.

Bolsena Lago d’Europa – Associazione per la tutela del lago
Il lago di Bolsena combatte per preservare se stesso
venerdì 6 settembre 2019

I Comuni del comprensorio del Lago di Bolsena si stanno opponendo ai tentativi di industrializzazione del territorio organizzando iniziative di sensibilizzazione volte a informare la popolazione sui rischi ambientali causati dalla centrale geotermica di Castel Giorgio e dalla preoccupante proliferazione di noccioleti nel bacino idrogeologico del lago.
Alcuni sindaci (Bolsena, Grotte di Castro, Montefiascone) hanno già emanato delle ordinanze restrittive contro l’uso indiscriminato di pesticidi e fitofarmaci, richiamando l’obbligo, previsto dalla legge, di sottoporre alla VINCA (Valutazione di Incidenza Ambientale) tutte le colture che potrebbero danneggiare l’acquifero del Lago di Bolsena (in quanto Sito di Interesse Comunitario della rete Natura 2000). Altri sindaci intendono condividere con la popolazione una riflessione sulle strategie da adottare per salvaguardare la biodiversità del nostro territorio.
Proprio su questi due temi caldi, il 13 settembre, ore 18, nella sala consiliare del Comune di Gradoli si terrà un primo incontro promosso dal sindaco Attilio Mancini. I relatori illustreranno le criticità ambientali del bacino lacustre soffermandosi sugli impatti che geotermia e colture intensive potrebbero avere sul suo fragile ecosistema, sui pericoli che un uso incontrollato di fitofarmaci e pesticidi ha sulla salute umana.
Il giorno successivo, il 14 settembre, ore 17, presso la Cascina di Capodimonte,  il sindaco Antonio De Rossi aprirà un’audizione nella quale il pubblico sarà chiamato a dare un costruttivo contributo di idee sulle tematiche affrontate dai relatori: opposizione alla geotermia speculativa e inquinante, promozione dell’agricoltura biologica contro l’uso della chimica, contrasto alle monocolture, tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico a rischio di estinzione.
I Comuni di Montefiascone (non prima del 20 settembre) e di Bolsena (agli inizi di ottobre) stanno organizzando analoghi incontri, di cui presto daremo notizia.
Il 12 ottobre a Castel Giorgio è prevista una manifestazione con interventi informativi sull’impianto geotermico, musica, cena e proiezione di filmati sul tema. I dettagli saranno presto resi noti.
Nel corso di tutte queste iniziative si raccoglieranno fondi destinati a sostenere le spese per il ricorso al TAR contro la decisione del Governo di autorizzare l’impianto geotermico di Castel Giorgio. Si potranno versare contributi in contanti a conclusione dei singoli eventi, oppure si potrà effettuare un bonifico sul conto appositamente predisposto (presso la Banca TEMA, agenzia di Bolsena) dal coordinamento di associazioni e comitati del Lago di Bolsena, dell’Alfina e dell’Orvietano:
• intestatario: Associazione Bolsena Lago d’Europa
• IBAN: IT46 C088 5172 9100 0000 0215 289
• causale: contributo per ricorso al TAR
Partecipiamo numerosi! Contribuiamo attivamente alla tutela del nostro bellissimo territorio!

31 luglio 2019. Consiglio dei Ministri sull’impianto di Castel Giorgio: VERGOGNA

Il pericoloso progetto geotermico di Castel Giorgio è stato ieri 31 luglio 2019 approvato nella riunione del Consiglio dei Ministri.

AGGIORNAMENTO 5/8/19: LE REAZIONI
(in fondo alla notizia)

 

 

DELIBERAZIONI AMMINISTRATIVE
“Il Consiglio dei ministri, ai sensi dell’articolo 14-quater della legge 7 agosto 1990, n. 241, udito l’assessore Antonio Bartolini in rappresentanza della Regione Umbria, ha deliberato di superare la mancata intesa della Regione e, conseguentemente, di consentire la prosecuzione del procedimento di realizzazione dell’impianto pilota denominato “Castel Giorgio” per ricerca di risorse geotermiche sito nel Comune di Castel Giorgio (TR), proposto da ITW LKW Geotermia Italia S.p.a.”

Abbiamo lottato fino all’ultimo secondo perché questo non avvenisse, attraverso pressioni politiche di ogni genere, comunicati, ricorsi, il coinvolgimento positivo di tutti i comuni di una vasta area, di quasi tutte le forze politiche, sia a livello locale che regionale che nazionale. Fino al parlamento europeo. E siamo comunque riusciti a ritardare di anni l’avvio del progetto locale.
Ma nonostante questo sforzo a tutto campo durato oltre sette anni non abbiamo potuto evitare la nefasta decisione del 31 luglio, che favorisce una potente lobby di affari con puri interessi speculativi.
Una decisione indifferente alla salute dei cittadini ed alla salubrità dell’aria, delle acque e del territorio di un’area così bella e importante come l’Alfina. Indifferente a questo meraviglioso paesaggio, indifferente alla sua vocazione economica agricola, artigianale e turistica. Indifferente ai seri rischi di terremoti e di inquinamento. Indifferente ad una cittadinanza del tutto contraria.
Abbiamo ricevuto continue minacce, intimidazioni e pressioni di tutti i tipi. Oltre 2800 i documenti da noi scritti per ottenere giustizia e considerazione in questi anni, inviati a ministeri, giudici, forze politiche istituzioni locali, regionali, nazionali ed internazionali. Decine e decine di riunioni e di incontri in Parlamento, al Senato, alla regione Umbria e Lazio, nelle istituzioni provinciali e comunali, migliaia di email, lettere, accessi agli atti, telefonate…
Positivo il coinvolgimento attivo di una quarantina di sindaci, con un particolare ruolo di difesa dei cittadini e del territorio da parte del sindaco di Castel Giorgio e di tutte le sue forze politiche, che con noi hanno lottato in ogni modo.
Ma abbiamo tuttavia sempre riscontrato che, oltre un certo livello istituzionale, quando si arrivava ai governi, sia nazionale che regionali di Umbria e di Lazio, le promesse di tutte le forze politiche ed anche gli sforzi genuini in nostro favore di tanti sindaci, consiglieri regionali, deputati, senatori e deputati nazionali ed europei venivano infine costantemente ostacolati, raggirati, imbrogliati…
Sempre, quale che fosse il governo in carica, quale che fosse la maggioranza al governo. In una ragnatela di manipolazioni fatte apposta per spegnere e respingere gli interessi sacrosanti delle popolazioni e favorire la lobby speculativa che promuoveva l’impianto.
Il progetto è stato sostenuto e promosso dai governi precedenti, ed è stato infine approvato proprio dal cosiddetto “governo del cambiamento”. Dopo che consiglieri regionali, deputati e senatori 5 Stelle e Lega si erano battuti con noi con forza e determinazione, una volta arrivati al governo i loro ministri incredibilmente hanno comunque approvato il progetto.
Nonostante avessimo fornito – noi e le amministrazioni comunali fino all’ultimo giorno – valanghe di prove documentali delle illegalità, dei conflitti di interesse, degli imbrogli compiuti per far passare come innocuo e positivo un impianto pieno di comprovati di rischi per tutti.
Una vera vergogna.
Da chi sono stati traditi i cittadini e i territori della Tuscia?
Da decine di funzionari ministeriali, regionali, burocrati infedeli all’interesse dello Stato e dei cittadini e chiaramente impropriamente catturati nella rete di interessi della lobby speculativa.
Da una Giunta Regionale e da presidenti della Regione Umbria – soprattutto gli ultimi due, Marini ed ora Paparelli che, nonostante il Consiglio regionale si fosse espresso contro l’impianto e a favore dei territori, sono riusciti a dare alla Presidenza del Consiglio un no all’impianto talmente debole e tiepido, da non essere preso in considerazione. Nonostante li avessimo in tutti i modi avvertiti.
E poi ministri e sottosegretari di questo governo e di quelli precedenti che non hanno mai dato ascolto agli autorevoli studi tecnici sfavorevoli all’impianto ed alle prove di illecito, di conflitto di interesse, di falso da noi e dalle amministrazioni locali fornite negli anni, fino all’ultimo giorno.
Non importava a che maggioranza politica appartenessero. Al momento di decidere si sono sempre comportati tutti in modo marchiano favorevole alla lobby di affari che guadagnerà una cifra spropositata di soldi pubblici da un piccolo ma pericoloso impianto. Ed hanno infine sempre agito in senso sfavorevole ai cittadini e al territorio, alla loro salute ai loro interessi, ai loro desideri, alle loro fondate paure. A loro non è importato nulla del serio rischio di terremoti, di inquinamento dell’aria e delle falde acquifere, di avvelenamento del lago di Bolsena.
Il Ministero dello Sviluppo Economico con i suoi vari ministri e sottosegretari, ha negli anni in ogni modo favorito la lobby, compiendo atti illegittimi, passando sotto silenzio tutti i problemi, e rimanendo incredibilmente favorevole al progetto anche con questo ministro Di Maio.
Il Ministero dell’Ambiente ha anch’esso in ogni modo sempre favorito la lobby, difendendo ancora una volta non l’ambiente, ma i devastatori dell’ambiente. Anche questo Ministro Costa, come i precedenti, nonostante le prove a lui ed ai suoi dirigenti fornite fino all’ultimo giorno degli illeciti compiuti nelle sue strutture su questo progetto e dei serissimi pericoli ambientali, non ha mosso un dito per evitare questa disastrosa decisione.
E la Presidenza del Consiglio si è mossa favorendo in modo marchiano non i cittadini e gli interessi reali del Paese, ma questa famigerata lobby di speculatori. Il tutto con sofisticati ed insostenibili sofismi burocratici.
Una vera vergogna.
Ma non è finita: NOI CERTAMENTE NON CI ARRENDIAMO, e giocheremo tutte le nostre carte fino all’ultimo.
La via dei ricorsi giudiziari si apre oggi come l’unica strada da percorrere. E riteniamo di avere validissime carte in mano per dimostrare ai giudici, da quelli nazionali fino a quelli europei, che quello che viene messo a rischio da questo impianto è enorme e che sono stati compiuti numerosi ed evidenti atti illeciti per favorirne ad ogni costo la realizzazione. Contro gli interessi dei cittadini e dei territori.
Chiediamo a questo punto ai cittadini ed alle amministrazioni comunali dell’Alfina, del lago di Bolsena e della Tuscia in generale di ribellarsi moralmente a questa politica sporca, che al dunque si mostra sempre comunque favorevole all’interesse speculativo di pochi, e di sostenere la nostra comune battaglia.

Abbiamo bisogno di mobilitazione, di impegno e di fondi per sostenere una battaglia legale che si annuncia lunga e difficile. Ma abbiamo buone armi e buone carte da giocare.
Organizzeremo incontri ed iniziative per alimentare quanto necessario a questa battaglia chiedendo l’aiuto dei cittadini e di tutte le amministrazioni del territori.
CON IL VOSTRO SOSTEGNO CE LA FAREMO!

COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI ORVIETANO, TUSCIA E LAGO DI BOLSENA
Aderente alla Rete Nazionale NoGESI


AGGIORNAMENTO 5/8/19: LE REAZIONI

Umbria24, 1/8/19:

Altopiano Alfina
Impianto geotermico a Castel Giorgio, ok dal governo senza l’intesa con la Regione
Superata così l’impasse sul progetto pilota contestato: botta e risposta tra M5s, Lega, Paparelli e Bartolini
di Chia.Fa.

«Il Consiglio dei ministri ha deliberato di superare la mancata intesa della Regione Umbria e di consentire la prosecuzione del procedimento di realizzazione dell’impianto pilota “Castel Giorgio” per ricerca di risorse geotermiche». Questa la decisione presa dal governo gialloverde nella serata del 31 luglio dopo aver ascoltato l’assessore Antonio Bartolini che ha ribadito la posizione già definita da Palazzo Donini alla vigilia del summit. Sull’impianto geotermico di Castel Giorgio non sarà quindi riaperta la Valutazione di impatto ambientale, come pure era stato paventato nel corso del 2018 nell’ambito degli incontri per la concertazione amministrativa.
Ok del governo senza intesa con Regione Con delibera 929 del 30 luglio, infatti, la giunta regionale ha acceso un nuovo disco rosso sull’impianto pilota ritenendo, a seguito degli «approfondimenti con l’Avvocatura regionale e con gli uffici competenti» richiesti nelle scorse settimane, «di non poter esprimere in ogni caso (negativo o positivo che sia) intesa formale sull’impianto, trattandosi di atto di rilevanza politica non opportuno da parte di una giunta che opera esclusivamente in regime di ordinaria amministrazione». Nonostante l’opposizione dei territori del Ternano e del Viterbese coinvolti e la mancata intesa con la Regione Umbria, dove in autunno si tornerà al voto per eleggere governatore e assemblea legislativa, il Consiglio dei ministri ha comunque deciso di andare avanti con l’impianto geotermico “Castel Giorgio”, proposto a inizio 2014 dalla Itw Lkw Geotermia Italia spa per l’immissione di 5 MWe nel sistema elettrico, le cui opere ricadono interamente nel piccolo comune della provincia di Terni. «Abbiamo ribadito la nostra posizione, ossia che la giunta regionale – ha detto Bartolini dopo l’incontro col governo di mercoledì – è in fase di ordinaria amministrazione e che su un atto che implica un’intesa non potevamo esprimerci, citando a supporto anche la sentenza del Tar. Il governo ha preso atto e da parte nostra abbiamo suggerito un rinvio».
Orvietano e Tuscia in agitazione Invece è arrivata la decisione del Consiglio dei ministri che era nell’aria dato che, nei giorni scorsi, Mariarita Signorini e Lucio Riccetti, rispettivamente presidente nazionale e regionale di Italia Nostra, avevano segnalato l’imminente decisione del governo, tornando a ricordare, oltre alle «preoccupazioni per l’impatto ambientale dell’impianto industriale», anche che «le popolazioni e le amministrazioni locali di una vasta zona dell’Orvietano e della Tuscia viterbese hanno più volte manifestato negli anni la loro opposizione con numerosi atti ufficiali, con la formazione di comitati, e con la predisposizione di numerosi studi e pareri tecnici di alto profilo contrari al progetto». Il governo ha comunque superato l’impasse della mancata intesa con la Regione su un impianto contestato da comitati, associazioni e Comuni, oltreché finito al centro di ricorsi e decisioni del Tar, compresa quella con cui i giudici dell’Umbria lo scorso anno hanno annullato due delibere di Palazzo Donini, una del 2015 e una del 2016, con cui l’ente aveva deciso di «non rilasciare l’intesa richiesta sull’impianto geotermico di Castel Giorgio per motivi di ordine politico, in quanto pur essendo positivo l’esito della Via, i Comuni del territorio si oppongono fortemente all’intervento». Lo stesso autorizzato mercoledì dal governo.
M5s: «Contrari ma rischiavamo risarcimenti» Sulla vicenda sono intervenuti i deputati del M5s, Federica Daga e Gabriele Lorenzoni secondo cui, «pena la contestazione di omissione di atti di ufficio, il Consiglio dei ministri non poteva far altro che registrare il parere favorevole delle parti chiamate a pronunciarsi sull’opera in sede di conferenza dei servizi e il parere decisivo (e discutibile) della Commissione per la Valutazione ambientale (Via). In caso contrario, la società proponente – dicono i due deputati – avrebbe potuto pretendere il diritto a un cospicuo risarcimento a carico dello Stato e, in solido, dei ministri stessi». Bordate all’indirizzo sia della Regione Umbria che della Regione Lazio, con la prima accusata da Daga e Lorenzoni, di avere «delle delibere di giunta annullate da una sentenza del Tar, che le ha dichiarate irragionevoli e contraddittorie: la giunta umbra ha sempre assunto una posizione ambigua, dichiarando inizialmente che non era contraria al progetto, per poi ripensarci e non rilasciare l’intesa». Malgrado la decisione del Consiglio dei ministri, «il M5s era ed è contrario alla realizzazione dell’impianto geotermico in questione e non ha mai fatto mancare il sostegno ai comitati e ai cittadini del territorio in questa battaglia», né lo faranno mancare dato che «alle amministrazioni offriamo ora tutto il sostegno – dicono – per impugnare la decisione della Commissione per la Valutazione d’impatto Ambientale. La via legale ora rappresenta l’unica opzione percorribile e noi la percorreremo accanto alle comunità interessate, mentre i consiglieri regionali di maggioranza e la giunta di Umbria e Lazio fingono di stare dalla parte dei cittadini piangendo lacrime di coccodrillo e scaricando su altri le loro inequivocabili responsabilità».
Lega: «Continueremo a batterci per tutelare la Piana» Sulla stessa lunghezza d’onda i parlamentari umbri della Lega, che «prendono atto con rammarico» del via libera e dicono che «continueranno a battersi per la tutela del delicatissimo ambiente dell’Alfina, tenuto conto anche della forte preoccupazione che desta il mancato accoglimento da parte del Tar del ricorso delle associazioni ambientaliste contro la decisione di ampliamento della discarica Le Crete. Crediamo che il futuro di un territorio come quello di Orvieto e del suo comprensorio, debba essere quello della tutela e valorizzazione dell’ambiente, dei prodotti enogastronomici e del turismo, caratteristiche che sono, a nostro giudizio, incompatibili con impianti e strutture che potenzialmente potrebbero mettere a rischio ambiente e tutela del paesaggio. L’unico rammarico che rimane – proseguono il segretario regionale Caparvi, Briziarelli, Saltamartini, Tesei, Marchetti e Pillon – è che la Regione non abbia mai preso una posizione contraria, chiara e netta, alla realizzazione dell’impianto e nella seduta del Consiglio dei Ministri l’assessore Bartolini si sia trincerato dietro all’impossibilità di esprimere un parere positivo o negativo poiché la Regione Umbria è in ordinaria amministrazione. Sarebbe bastato manifestare prima la propria posizione».
Regione: «Governo poteva rinviare» Alle accuse hanno replicato venerdì mattina il presidente della Regione Fabio Paparelli e lo stesso Bartolini, sostenendo che «la posizione della Regione Umbria nel non dare l’intesa alla realizzazione dell’impianto di Castel Giorgio è sempre stata chiara, come testimoniano gli atti assunti nel tempo dalla giunta regionale», poi tornare a parlare «dell’ipotesi di riaprire una nuova procedura di Via statale, a causa del terremoto, con il ministro Di Maio che si era riservato di produrre ulteriore documentazione tecnica a supporto della decisione di intraprendere un nuovo procedimento di Via ed il Consiglio dei ministri aveva deliberato il rinvio della decisione previa acquisizione dei pareri tecnici ministeriali. Fino alla convocazione al Consiglio dei Ministri di mercoledì 31 luglio – proseguono – la Regione non ha più ricevuto alcuna comunicazione». Secondo Paparelli e Bartolini «il governo avrebbe dovuto accogliere la nostra richiesta di rinvio», citando due sentenze della Corte Costituzionale in base alle quali «nei casi in cui sia prescritta una intesa ‘in senso forte’ tra Stato e Regioni il mancato raggiungimento dell’accordo non legittima, di per sé, l’assunzione unilaterale di un provvedimento». Anche in questo senso gli amministratori regionali dicono che «alla luce di quanto accaduto la Regione Umbria, così come in passato sarà al fianco dei territori e delle comunità locali, anche valutando insieme ai Comuni, ad Italia Nostra ed alle associazioni ambientaliste possibili azioni nelle sedi competenti».

Ansa, 1/8/19:

Geotermia,’no impianto a Castel Giorgio’
Dopo ok Consiglio ministri, sindaco abbandona conferenza stampa

CASTEL GIORGIO (TERNI), 1 AGO – “Oggi doveva essere un giorno di festa per la nostra piccola comunità, invece ieri il Consiglio dei ministri, in maniera improvvisa, ha approvato la realizzazione dell’impianto di geotermia sul nostro territorio, oggetto di rifiuto da parte dell’amministrazione.
Per questo sono costretto a lasciarvi in senso di protesta contro il Governo”: con queste parole il sindaco di Castel Giorgio, Andrea Garbini, ha abbandonato la conferenza stampa di presentazione della rete di connessione ultraveloce, che si è svolta questa mattina nel comune dell’orvietano, alla quale erano presenti anche alcuni rappresentanti del ministero dello Sviluppo economico.
Garbini ha sottolineato che “tutti i Comuni del territorio erano contrari in quanto l’impianto sull’Altipiano dell’Alfina potrebbe avere effetti drammatici di sismicità e sulle acque del lago di Bolsena. Ostacoleremo il più possibile questa decisione – ha continuato – sono convinto che nelle sedi giudiziarie avremo ragione e vinceremo questa battaglia”.

da Tusciaweb:

Ambiente – Paolo Dottarelli, sindaco di Bolsena, pronto alle barricate alla notizia del via libera del governo all’impianto di Castel Giorgio – Il primo cittadino si scaglia contro Lega e M5s: “Scandaloso che non abbiano minimamente difeso il territorio”
“Contro l’impianto geotermico bloccheremo Cassia e autostrada”

Viterbo – (g.f.) – “Bloccheremo Cassia e autostrada contro l’impianto geotermico”. Paolo Dottarelli, sindaco di Bolsena, è pronto alle barricate.
Ha appena ricevuto notizia che il consiglio dei ministri ha dato il via libera alla realizzazione nel vicino comune di Castel Giorgio. L’ufficialità ancora non c’è, ma la fonte è più che buona.
E il primo cittadino si scaglia contro Lega e Movimento 5 stelle. Per avere detto sì.
“Ci giunge notizia che il consiglio dei ministri pare che abbia approvato l’impianto di geotermia a Castel Giorgio – spiega Dottarelli – così sembrerebbe.
Scandaloso come Lega e Movimento 5 stelle, che in questo territorio abbiano ottenuto il 40% dei voti, poi il territorio non lo abbiano minimamente difeso da questo atto scellerato”.
Il primo cittadino attacca le due forze di governo. “Il consiglio dei ministri è composto da queste formazioni. A questo atto noi ci opporremo in tutte le sedi, per le vie legali. Confidiamo di riuscire a bloccarlo”.
Altrimenti: “Se dovesse andare a regime – sostiene Dottarelli – l’impatto sarebbe devastante per il nostro ambiente, il lago e l’economia. Inconcepibile come Lega e M5s abbiano ottenuto il consenso dei cittadini e poi non difendono il nostro territorio”.
Dottarelli non intende stare con le mani in mano. “Stiamo preparando azioni eclatanti – prosegue il sindaco di Bolsena – il blocco della Cassia e del casello autostradale a Orvieto. Convocheremo i comitati e i cittadini per informarli di quanto sta avvenendo”.
La battaglia continua. “Sono anni che il comune di Bolsena, con quello di Castel Giorgio, che è il primo interessato e altri limitrofi, ci stiamo battendo per impedire la realizzazione dell’impianto, ma l’interesse economico pare prevalere.
Anche per colpa di politici non attenti alle dinamiche dell’economia e dell’ambiente.
Il silenzio assordante dei due partiti di governo si commenta da solo. Poi venissero in questi territori a chiedere i voti…”.

La Fune, 5/8/19:

Garbini e Dottarelli: “Faremo di tutto per fermare l’impianto geotermico,
non molliamo di un centimetro”

CASTEL GIORGIO – “Studieremo tutte le forme possibili di raccordo con cittadini e associazioni del territorio per divulgare tutte le criticità di un impianto verso il quale faremo tutto quanto in nostro possesso per fermare l’inizio dei lavori”.

CASTEL GIORGIO – “Iniziamo a studiare il ricorso al Tar. Non molliamo un centimetro”. Così i sindaci Andrea Garbini (Castel Giorgio) e Paolo Dottarelli (Bolsena) sulla questione dell’impianto geotermico.
“Siamo venuti a conoscenza tramite i social network che alcuni personaggi che ricoprono non si sa quale incarico della società che ha avuto l’ok dal Governo italiano per la realizzazione dell’impianto di geotermia nel Comune di Castel Giorgio, invitano i contrari al geotermico e gli indecisi a un confronto presso una trattoria nel comune di Castel Giorgio lunedì 5 agosto (oggi) – raccontano i due sindaci -.
Per quanto ci riguarda la giornata di lunedì la spenderemo per studiare bene il ricorso che presenteremo al Tar nei tempi dovuti. Studieremo tutte le forme possibili di raccordo con cittadini e associazioni del territorio per divulgare tutte le criticità di un impianto verso il quale faremo tutto quanto in nostro possesso per fermare l’inizio dei lavori.
Non abbiamo bisogno di ascoltare nulla di più di ciò che abbiamo letto dalle carte progettuali e non crediamo che questi incontri portino chiarezza alla cittadinanza. Annunciamo invece che sarà nostra preoccupazione organizzare incontri sul tema in ogni comune interessato dall’impianto”.
Il sindaco di Castel Giorgio, Andrea Garbini – Il sindaco di Bolsena, Paolo Dottarelli

da Tusciaweb:

Ambiente – Il sindaco di Acquapendente Ghinassi interviene
sull’approvazione dell’impianto geotermico a Castel Giorgio

“Il governo ha mostrato il più totale disprezzo per la democrazia”

Acquapendente – Riceviamo e pubblichiamo – Ieri 31 luglio 2019, nonostante la contrarietà dei territori, le preoccupazioni espresse dalla regione Lazio e il grave conflitto di interessi evidenziato dalla lettera del sindaco di Castel Giorgio, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al progetto “sperimentale” della ditta Itw&Lkw per la realizzazione di una centrale geotermica.
La direzione regionale Politiche ambientali della regione Lazio non ha escluso che la realizzazione di questo impianto possa creare problemi di inquinamento, con una particolare preoccupazione per le acque del lago di Bolsena.
Altre preoccupazioni sono relative all’inquinamento dell’aria ed alla sicurezza sismica del territorio circostante.
Non ci sembra neanche normale che chi presiede la commissione Via, che ha valutato il progetto, sia stato contemporaneamente consulente della ditta proponente.
Ma al di là delle questioni tecniche, c’è una considerazione politica da fare: il fatto che tutti i sindaci del territorio e che un vasto movimento di cittadini si opponga da anni a questo tipo di iniziative, per il governo non ha contato nulla.
Si tratta a nostro avviso di un atto grave, che può recare gravi ed irreparabili danni ad un territorio ormai decisamente orientato allo sviluppo turistico. Quello che si definisce “governo del popolo” ha mostrato la sua vera faccia, nel più totale disprezzo della democrazia.
In particolare risulta incomprensibile che il Movimento 5 stelle, che in altre sedi ha sostenuto la protesta dei territori, oggi prenda in sede di governo una posizione esattamente opposta. Ci sembra una evidente dimostrazione, oltre che di incoerenza, di debolezza politica.
Come a questo punto risultano ridicoli i tentativi di qualche esponente leghista della nostra provincia che, con il solito populismo da quattro soldi, ha fatto finta di essere contrario alla realizzazione dell’impianto, promettendo telefonate risolutive.
Tuttavia, siccome la lotta continua, non vogliamo evidenziare più di tanto le differenze politiche, perché abbiamo bisogno di tutti.
La contrapposizione è sempre stata, e rimane, tra una popolazione che vive in un territorio e che vuole decidere sulla qualità del suo sviluppo e sulla sua salvaguardia, ed una Spa, non particolarmente qualificata per esperienza ed attratta dagli incentivi per le rinnovabili, che persegue i suoi profitti, lasciando qualche briciola, su luoghi la cui integrità rischia di compromettere.
Da oggi sul fronte avverso è schierato anche il governo Conte. Ci avevano raccontato un altro “cambiamento” ed il risultato è questo.
Noi continueremo a fare ciò che facciamo da anni, in una battaglia che faremo a tutti i livelli, insieme a tutti coloro che ci vorranno stare. Annunciamo perciò la nostra disponibilità a sostenere in sede giuridica un ricorso rispetto alla decisione presa. Ci sembra il minimo, per ora.
Angelo Ghinassi – Sindaco di Acquapendente

da Tusciaweb:

Viterbo – Anche il presidente Pietro Nocchi interviene
sull’autorizzazione all’impianto di Castel Giorgio

“Geotermico, la provincia ribadisce il suo no”

Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo – L’amministrazione provinciale di Viterbo ribadisce il parere contrario alla realizzazione dei programmi di ricerca di risorse geotermiche nel territorio del comune di Castel Giorgio e il successivo sviluppo di insediamenti per lo sfruttamento ai fini energetici della risorsa.
Un parere negativo che era stato già espresso dalla provincia di Viterbo con due delibere del 2017 e del 2018 e che ribadiamo fermamente anche oggi, fornendo il nostro completo supporto all’appello e alle parole dal sindaco di Bolsena Paolo Dottarelli, così come a tutti i sindaci dei comuni coinvolti, perché una simile opera potrebbe mettere a rischio la qualità dell’ambiente sull’intera area, la salute pubblica, e lo sviluppo sostenibile del territorio viterbese.
Abbiamo già avviato le consultazioni con i sindaci di Bolsena e Castel Giorgio per trovare un percorso comune, già condiviso nei principi, che consenta di impedire la realizzazione dell’impianto.
La gestione ambientale è uno dei tre macro-settori di competenza dell’ente provincia e faremo tutto il possibile affinché la tutela del territorio sia messa al primo posto. Non possiamo permettere che un’opera come questa metta a rischio l’equilibrio ambientale dell’Alta Tuscia, specie nell’area del lago di Bolsena.
Riteniamo infatti che lo sviluppo di impianti geotermici non sia coerente con il contesto paesaggistico, agricolo e naturalistico del territorio e risulti palesemente in contrasto con le linee programmatiche di sviluppo indicate anche nel Piano territoriale provinciale generale vigente che individua nell’agricoltura tradizionale e di qualità, nel turismo naturalistico culturale ed enogastronomico e nella salvaguardia del proprio paesaggio, gli elementi cardine per lo sviluppo socio economico del territorio della provincia di Viterbo.
Come “casa dei comuni” vogliamo che tutti i sindaci si sentano coinvolti, nessuno escluso, in quella che sarà una vera battaglia a tutela e preservazione del nostro territorio e dell’interesse dei cittadini.
Pietro Nocchi – Presidente provincia di Viterbo

Tusciaweb:

Ambiente – Il presidente di Aics Viterbo Chiricozzi promette battaglia
contro l’approvazione del geotermico a Castel Giorgio

“Il governo ha disatteso le volontà delle popolazioni”

Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo – Il Consiglio dei ministri nella riunione del 31 luglio 2019 ha dato il via libera al rilascio di autorizzazioni per la produzione di energia geotermica a Torre Alfina e quindi in tutto il viterbese.
Ciò nonostante la lettera a noi inviata il 21 maggio 2019 dalla Commissione europea, che ci comunicava di aver svolto raccomandazioni al governo perché venisse effettuato un esame attento delle osservazioni da noi formulate sia a Bruxelles che con moltissima documentazione, in particolare rispetto l’impatto sul territorio.
Il governo si è assunto con questa sua decisione una grave responsabilità che graverà sul futuro del nostro territorio e sulle generazioni future.
Le prese di posizione dei comuni del viterbese, della regione Lazio e della regione Umbria contrarie non sono servite a nulla. La volontà delle popolazioni che vorrebbero lo sviluppo del turismo e il rispetto dell’ambiente sono state completamente disattese dal governo nazionale.
Nulla da fare. Le popolazioni sostenute dai comuni e dalle associazioni ambientaliste non vengono considerate e con autoritarismo il Consiglio dei ministri ha deciso calpestandole.
L’Aics ambiente e il comitato provinciale Aics di Viterbo non si daranno per vinti, così come crediamo continueranno a fare le altre associazioni, i comuni e le regioni. Metteremo in atto le iniziative possibili per contrastare democraticamente tale decisione.
Raimondo Chiricozzi – Aics Viterbo

OrvietoSì, 4/8/19:

Basta allo sfruttamento del territorio Orvietano. No al progetto geotermico a Castelgiorgio

PORANO – La scelta del governo di approvare il progetto della realizzazione dell’impianto geotermico di Castelgiorgio risulta inaccettabile ed incomprensibile .
Una scelta che mette in serio pericolo un territorio a forte vocazione turistica ed ambientale.
La decisione del governo rappresenta l’ennesimo schiaffo ad un territorio già ai margini delle politiche regionali e rappresenta la continuità politica che, a prescindere dagli schieramenti, utilizza e si ricorda del nostro territorio solo ed esclusivamente nel momento della richiesta dei voti elettorali.
Un territorio ad esclusivo uso di interessi privati, basta ricordare la questione dei rifiuti, delle tariffe idriche e delle politiche energetiche.
Siamo determinati a difendere il nostro territorio e l’interesse pubblico dei cittadini.
Per questo sosteniamo la necessità e l’urgenza di intraprendere, insieme a tutti i comuni dell’ orvietano e dei territori limitrofi, atti unitari che ogni consiglio comunale dovrebbe adottare in modo da esprimere ufficialmente un parere contro la decisione del consiglio dei ministri.
Auspichiamo, inoltre, la necessità di intraprendere tutte quelle azioni legali utili a difendere la sicurezza di un territorio, la salute dei cittadini e i loro interessi.

Settimia Breccia, Barbara Marinelli – Lista Civica per Porano dalla nostra prospettiva

da Tusciaweb:

Geotermia – I deputati del movimento cinque stelle dopo la decisione del consiglio dei ministri
Daga e Lorenzoni (M5S):
“Decisione scaturita dalle irresponsabilità delle regione Lazio e Umbria”

Roma – Riceviamo e pubblichiamo – In merito all’impianto pilota di sperimentazione per la ricerca di risorse geotermiche di Castel Giorgio, a cui sindaci dell’area e comitati si sono opposti fin dal 2015, così come esponenti del movimento cinque stelle a tutti i livelli istituzionali, bisogna fare chiarezza.
Leggiamo di pretestuosi e tardivi comunicati stampa di consiglieri regionali e parlamentari di altre forze politiche che scaricano sul governo le responsabilità della decisione finale dell’approvazione del progetto, ma tale approvazione rappresenta soltanto una decisione amministrativa dovuta a seguito della condotta irresponsabile delle Regioni Lazio e Umbria, dalle quali non è mai arrivato un chiaro e inequivocabile parere negativo nella sede prescritta dalla legge dove le amministrazioni possono esprimere l’assenso o il dissenso dal rilascio di titoli abilitativi, cioè la conferenza dei servizi, ma sono solo giunte ritrattazioni ufficiose e irrituali che mai hanno messo realmente in discussione la possibilità di realizzare l’impianto.
La Regione Lazio ha infatti espresso parere favorevole in Conferenza dei servizi, contrariamente a quanto si sostiene, e poi si è limitata a una nota dirigenziale di dissenso tardiva. La Regione Umbria, preposta a rilasciare l’intesa, nel merito ha delle delibere di giunta annullate da una sentenza del Tar in quanto dichiarate irragionevoli e contraddittorie. La giunta umbra ha sempre assunto una posizione ambigua, dichiarando inizialmente che non era contraria al progetto, per poi ripensarci e non rilasciare l’intesa.
In questo desolante scenario, la pronuncia del Tar scaturita dal ricorso della società proponente ha richiesto l’intervento del Dica, il dipartimento per il coordinamento amministrativo, al fine di ottenere dal consiglio dei ministri, in veste di mediatore, la deliberazione conclusiva sulla realizzazione dell’impianto. La presidenza del consiglio dei ministri si è trovata quindi davanti al fatto compiuto, in una posizione di arbitro amministrativo senza alcun potere di indirizzo politico. Così il governo ha dovuto limitarsi a rimuovere la condizione di stallo basandosi sugli atti ufficiali e non certo su ritrattazioni tardive e non sufficientemente motivate da parte delle regioni Umbria e Lazio che, ricordiamo, non hanno impugnato nessun atto né messo in discussione nelle sedi opportune e in termini di legge la fattibilità dell’opera.
Dopo aver rinviato per un anno la decisione in cerca di appigli tecnici per bloccare il progetto il consiglio dei ministri non poteva far altro, pena la contestazione di omissione di atti di ufficio, che registrare il parere favorevole delle parti chiamate a pronunciarsi sull’opera in sede di conferenza dei servizi e il parere decisivo (e per noi discutibile) della commissione per la valutazione ambientale (Via). In caso contrario, la società proponente avrebbe potuto pretendere il diritto ad un cospicuo risarcimento a carico dello stato e, in solido, dei ministri stessi.
Il Movimento cinque stelle era ed è tuttora contrario alla realizzazione dell’impianto geotermico in questione e non ha mai fatto mancare il sostegno ai comitati e ai cittadini del territorio in questa battaglia, arrivando anche al parlamento europeo con le interrogazioni di Dario Tamburrano e le risposte insoddisfacenti della commissione, e nel parlamento italiano con le interrogazioni di Federica Daga.
A settembre dello scorso anno abbiamo inoltre invitato e ascoltato le ragioni dei sindaci del territorio al ministero dello Sviluppo economico, amministrazioni alle quali offriamo ora tutto il sostegno per impugnare la decisione della commissione per la valutazione d’impatto ambientale. La via legale infatti rappresenta ora l’unica opzione percorribile e noi la percorreremo accanto alle comunità interessate, mentre i consiglieri regionali di maggioranza e la giunta di Umbria e Lazio piangono lacrime di coccodrillo e scaricano sul governo le loro inequivocabili responsabilità.
Federica Daga, Gabriele Lorenzoni – Deputati Movimento cinque stelle

da Tusciaweb 1/8/19:

Ambiente – Dopo l’approvazione del geotermico a Castel Giorgio,
il vicesindaco Andrea Di Sorte si scaglia contro Lega e M5s

“Gli esponenti dei partiti di governo non sono più ben accetti a Bolsena”

Bolsena – Riceviamo e pubblichiamo – Le dichiarazioni dei parlamentari del Movimento 5 stelle sull’approvazione di ieri in Consiglio dei ministri dell’impianto di geotermia nel comune di Castel Giorgio sono veramente raccapriccianti.
Intendono discolpare il loro governo da una scelta che hanno assunto con razionalità. E lo fanno omettendo almeno tre passaggi chiave.
Il primo: i sindaci dei territori sono stati sempre contrari all’impianto. Lo sono stati in sede ministeriale durante le conferenze dei servizi, in sede comunale con diversi ordini del giorno. Il territorio, tramite le associazioni, si è sempre dichiarato preoccupato e contrario alla geotermia su Castel Giorgio.
Il secondo: le due regioni interessate sono state timide, è innegabile e gliene facciamo una colpa. Ma hanno pur sempre dato un parere negativo, che al di là di come la si possa pensare rimane negativo. Il fatto che la nota del Consiglio dei ministri reciti “Il Consiglio dei ministri ha deciso di superare la mancata intesa della regione (Umbria ndc)” ne è la prova lampante. Prendersela con chi ha detto ufficialmente “no” e giustificare chi ha detto “si” è quantomeno bizzarro.
Il terzo: il Movimento 5 stelle ci ha fatto credere per anni che loro erano quelli casti e puri, mentre noi eravamo gente opportunista e inadeguata. Oggi i loro ministri (Di Maio e Costa) hanno fatto approvare un impianto che poggia su una valutazione di impatto ambientale del Mise che sembrerebbe essere viziata da un’incompatibilità del presidente della commissione stessa che al tempo dell’emissione del parere era consulente dell’azienda proponente. In altri tempi il M5S avrebbe occupato le aule dei due rami del Parlamento per una questione del genere…
Ma prediamo atto di questo cambiamento e di ciò che abbiamo visto ieri. È chiaro che da oggi a Bolsena non sono ben accetti personaggi che ricoprono incarichi nei partiti di Governo, soprattutto quelli che fino a ieri dicevano di essere dalla nostra parte e poi hanno smesso di rispondere al telefono.
Questa battaglia ce la giocheremo da soli, con le associazioni, i cittadini e quei parlamentari e consiglieri regionali che in questi mesi ci sono sempre stati vicino.
Andrea Di Sorte – Vicesindaco delegato all’Ambiente comune di Bolsena

Il Fatto Quotidiano 4/819, clicca qui

1 agosto 2019. Consiglio regionale Toscana a Larderello. Lettera aperta di Sos Geotermia

Lettera aperta

Al Presidente ed ai Consiglieri del Consiglio Regionale della Toscana

Abbiamo appreso che giovedì 1° Agosto 2019 alle ore 10,00 si terrà a Larderello una seduta straordinaria del Consiglio Regionale della Toscana sul tema della geotermia e per formulare la richiesta al Governo di ripristinare, nel Decreto sulle rinnovabili FER2 di prossima approvazione, gli incentivi alla geotermia che erano stati eliminati dal Decreto FER1.

Non conosciamo il testo della risoluzione che sarà sottoposta alla discussione ed eventuale approvazione nella seduta dello stesso Consiglio Regionale, ma vogliamo sottoporre alla Vostra attenzione e riflessione, affinché ne teniate conto ed in debita considerazione nella elaborazione del testo da approvare, le problematiche di inquinamento ambientale che le centrali geotermoelettriche flash dell’ENEL creano nel nostro territorio.

A tale scopo Vi inviamo in allegato copia del “DOSSIER GEOTERMIA AMIATA” in cui sono contenuti dati e documenti riguardanti le emissioni inquinanti di tali centrali e le problematiche ambientali che esse creano nell’aria, nel suolo, nelle acque, nel territorio dell’Amiata, al suo ecosistema ed al suo grande patrimonio ambientale e boschivo, alla sua flora e fauna ed ai conseguenti gravi rischi per la salute dei cittadini.

Finanziare con i fondi delle rinnovabili e delle “energie pulite” simili centrali e richiedere che tali finanziamenti siano confermati anche nella nuova direttiva FER2, sarebbe, da parte Vostra, grave ed incomprensibile oltre che politicamente assurdo.

Le centrali geotermoelettriche ENEL, inquinanti e speculative, come anche quelle a ciclo binario, che presentano problematiche ambientali significative, non vanno finanziate con i fondi delle rinnovabili.

Occorre invece richiedere che la nuova direttiva FER e le politiche governative in campo energetico puntino a sostenere, tramite relativi incentivi, una seria politica per il risparmio energetico, sostenendo progetti a tal fine, sia per soggetti privati che per strutture pubbliche (edifici pubblici, scuole, impianti sportivi etc.), il sostegno a progetti di efficienza energetica in edilizia, il sostegno alle vere energie rinnovabili (solare, mini-eolico etc.) ed all’uso della geotermia a bassa entalpia, all’uso del calore geotermico, alle pompe di calore per progetti a sostegno delle attività economiche, industriali, artigianali, agricole, turistiche ed idrotermali.

Per quanto concerne l’uso della geotermia per fini elettrici, occorre sostenere la ricerca per la messa in produzione, per la relativa centrale, di scambiatori di calore in pozzo geotermico profondo (DHE), con una nuova tecnologia che risolverebbe appieno, senza nessuna emissione, le criticità ambientali oggi presenti con le centrali flash ed a ciclo binario.

E’ in questa direzione che la Regione Toscana dovrebbe muoversi con il sostegno tecnico di università, geologi, professori e società esperte in materia, a sostegno dei Comuni e degli imprenditori, artigiani, agricoltori, operatori turistici interessati.

Non basta quindi dire che gli incentivi vanno ripristinati anche per le centrali inquinanti con il solo fatto che verrebbero utilizzate “le migliori tecnologie”, poiché le grandi emissioni inquinanti ed i fattori di degrado ambientale che oggi producono le centrali ENEL in Amiata (riportate nell’allegato dossier), avvengono, a detta dello stesso ENEL, con l’uso delle “migliori tecnologie a livello mondiale” nel campo dello sfruttamento geotermico.

Un’altra politica energetica regionale è possibile.
Occorre la volontà politica di farla e non proseguire su quella attuale di svendita dei territori alle scelte dell’ENEL e delle varie società che hanno il solo scopo di realizzare impianti con l’unico obbiettivo di attingere ai finanziamenti per le rinnovabili, per poi dare ai Comuni geotermici delle “compensazioni ambientali”, come dire “ti inquino ma ti pago”.

Noi dell’Amiata non vogliamo più soldi: vogliamo un ambiente più sano, più rispettoso per la nostra montagna, per il nostro territorio, per il suo importante ecosistema e per i suoi cittadini che vi abitano.

S.O.S. Geotermia Amiata – aderente alla Rete Nazionale NoGESI

I sindaci di Bolsena e Castel Giorgio scrivono al Governo e alle Regioni Lazio e Umbria contro l’impianto di Castel Giorgio

Di seguito riportiamo la lettera scritta il 29 luglio dal sindaco di Bolsena e quello di Castel Giorgio al Governo e alle regioni Lazio e Umbria in merito all’impianto di progetto di Castel Giorgio.

AGGIORNAMENTO:
Valanga di prese di posizione a sostegno dei sindaci di Castel Giorgio e Bolsena che riportiamo in fondo.

 


Al Presidente del Consiglio On.le Giuseppe Conte
Al Vicepresidente del Consiglio e Ministro dello Sviluppo Economico On.le Luigi Di Maio
Al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, On.le Sergio Costa
All’On.le Salvatore Micillo, Sottosegretario di Stato all’Ambiente
All’On.le Vannia Gava, Sottosegretario di Stato all’Ambiente
All’On.le Davide Crippa, Sottosegretario di Stato al Ministero dello Sviluppo Economico
Al Presidente della Regione Umbria on.le Fabio Paparelli
Al Presidente della Regione Lazio On.le Luca Zingaretti
Al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, al sig. Capo di Gabinetto Prof Avv. Pier Luigi Petrillo, Al dott Tullio Berlenghi Capo Segreteria Tecnica del Ministro dell’Ambiente
Alla Presidenza del Consiglio, Segretario generale Pres. Roberto Chieppa
AlCapo Dipartimento per il Coordinamento Amministrativo, Cons. Paola Paduano
Al Ministero dello Sviluppo Economico Capo di GabinettoAvv. Vito Cozzoli, Vice Capo di Gabinetto Dott.ssa Elena Lorenzini,
Alla Direzione Regionale Lazio Politiche Ambientali e Ciclo dei Rifiuti Ing. Flaminia Tosini
Al Consigliere della Regione Lazio Dott. Enrico Panunzi
Al Consigliere della Regione Lazio Dott.ssa Silvia Blasi

Oggetto: autorizzazione dell’impianto geotermico pilota di Castel Giorgio all’o.d.g. del Consiglio dei Ministri del 31 Luglio 2019

Egregi Destinatari,
lo scrivente Sindaco del Comune di Bolsena, Paolo Dottarelli esprime a nome del Comune di Bolsena, parere contrario all’autorizzazione dell’impianto in oggetto per i seguenti motivi:

1. L’impianto, se approvato, preleverà per almeno 25 anni 1000 tonnellate all’ora di fluido geotermico ad alta temperatura dalla roccia carbonatica sotto il bacino del Tevere in Umbria e li scaricherà raffreddati sotto la falda acquifera del Comune di Bolsena nel Lazio. È uno scarico abusivo in quanto non autorizzato né dal comune di Bolsena né dalla Regione Lazio.

2. Il deflusso di tali ingenti quantitativi di reflui geotermici, essendo ostacolato orizzontalmente dalle innumerevoli faglie ivi presenti, non tornerebbero per vie ipogee in Umbria da dove sono stati estratti, ma rimarrebbero in modo permanente nel Lazio dove sono stati reiniettati. L’ingente loro accumulo causerebbe nel tempo scompensi pressori e termici con conseguente aumento del rischio sismico.

3. Una parte dei reflui geotermici potrebbe risalire attraverso le faglie, le quali, oltre che costituire un ostacolo ai deflussi in senso orizzontale, costituiscono una via preferenziale in senso verticale. I reflui potrebbero risalire verso la falda acquifera dalla quale viene prelevata l’acqua per uso potabile ed irrigua, contaminandola con sostanze cancerogene, notoriamente presenti ad elevata concentrazione nei fluidi di geotermici. Ciò comporta un inaccettabile rischio sanitario. La relazione tecnica allegata, redatta dalla Direzione regionale del Lazio per le politiche ambientali, a firma della Dirigente Ing. Flaminia Tosini, conferma quanto sopra concludendo che non sono da escludere impatti negativi derivanti dalla realizzazione del progetto sulle zone di prelievo dell’acqua potabile all’interno del bacino del lago di Bolsena.

4. L’impianto è stato autorizzato sulla base di una criticata valutazione di impatto ambientale effettuata nel 2014 dalla Commissione VIA del MISE. I Governi cambiano, ma i funzionari rimangono per cui è possibile che il governo attuale sia influenzato e decida sulla base di pareri elaborati nel corso di precedenti governi. L’allora Presidente della Commissione di VIA, ancora in carica, è l’Ing. Guido Monteforte Specchi, che è stato consulente privato della Società privata proponente il progetto, ciò mentre svolgeva le funzioni di Presidente della Commissione di VIA. Infatti ritenne opportuno uscire dalla riunione plenaria al momento dell’approvazione da parte dei Membri della Commissione, essendovi un palese un conflitto di interessi. Il Presidente ha ovviamente riconfermato nel 2019 il parere favorevole della Commissione VIA facendo riferimento al precedente parere del 2014, formulato quando vigeva un precedente governo.

5. L’impianto ha una incidenza sul SIC/ZSP lago di Bolsena. Salvo errori non ci risulta sia stata fatta una Valutazione di Incidenza Ambientale (VINCA), obbligatoria per i Siti tutelati da Natura 2000.

Tale disastro ambientale ha la finalità di produrre miseri 5 MW di energia elettrica elargendo lauti incentivi ad una impresa privata. Nella qualità di responsabile della salute pubblica e della tutela dell’ambiente, chiedo al Consiglio dei Ministri di respingere il progetto geotermico in oggetto per i motivi sopra elencati e per il criterio di precauzione.

Paolo Dottarelli, Sindaco di Bolsena

si allega relazione della Direzione delle Politiche Ambientali del Lazio


Castel Giorgio, 29/07/2019

Oggetto: Progetto geotermico di Castel Giorgio. Protesta e indignazione per l’inaccettabilità dei pareri tecnici forniti recentemente dalla Commissione Via per evitare approfondimenti sul progetto.

Gentili Signori,
è dovere di questa Amministrazione Comunale, a salvaguardia del territorio e della salute della cittadinanza, denunciare che i pareri tecnici recentemente forniti dalla Commissione Via in relazione all’impianto in oggetto, n.3025 del 31 maggio 2019 e n.3062 del 5 luglio 2019, sono inaccettabili e fuorvianti, in quanto tali da indurre le SS.VV. a prendere decisioni basate su dati incompleti.

Il grave problema è che sulla base di questi pareri potrebbe essere autorizzato dal Consiglio dei Ministri un impianto pericoloso per la salute della popolazione, per la salubrità delle acque e dell’aria del nostro Comune e dei comuni di una vasta area, oltre ai seri rischi di avvelenamento
del Lago di Bolsena, come evidenziati da una allarmata presa di posizione ufficiale della Regione Lazio (allegato A).
I pareri cui si fa riferimento sono stati espressi dalla Commissione VIA su richiesta della Presidenza del Consiglio, Dipartimento Coordinamento Amministrativo, allo scopo di fornire elementi utili ai fini del procedimento di rimessione ex articolo 14 quater della legge 241/1990. Richiesta effettuata per comprendere se gli elementi di novità portati alla Presidenza del Consiglio da varie parti in causa fossero tali da comportare la necessità di una nuova valutazione ambientale del progetto “Castel Giorgio”. Il Gabinetto del Ministro del MATTM, dopo consultazioni con il MISE, ha quindi dato indicazioni alla Direzione VIA perché la Commissione “in via preliminare ad ogni formale richiesta di riesame della valutazione di impatto ambientale dell’impianto di Castel Giorgio, si esprima in merito alla possibilità che gli eventi sismici verificatisi nell’estate-autunno 2016 in Italia Centrale, costituiscano elementi di novità tali da imporre una nuova valutazione”
La Commissione VIA ha quindi due volte – nel maggio e nel luglio 2019 – confermato il parere positivo n.1641 del 31.10.2014, emanato con decreto VIA positivo n 59 del 3.4.2015,
ed ha per questo motivo ribadito che nel parere n.1641, per argomentare la non pericolosità dell’impianto, si affermava che a Castel Giorgio c’è “una sismicità locale” con “magnitudo raramente superiore ai 3.5”. E “a conferma di questo quadro” veniva fornita una tabella che riportava i sismi verificatisi a Castel Giorgio “nel periodo marzo 1985 – giugno 2014” … “440 eventi di magnitudo compresa tra 0,8 e 3,4”.
Il parere n.3025 del maggio 2019 proseguiva poi in relazione agli eventi sismici del 2016, riferendosi a quelli avvenuti in modo distruttivo a partire dall’agosto nell’Italia centrale, affermando che quegli eventi non hanno avuto alcun effetto sulla sismicità naturale di Castel Giorgio.
Conclude quindi affermando che “non esistono pertanto ragioni che rendono necessaria una nuova valutazione ambientale del progetto”.
Questa risposta è veramente inaccettabile, così come lo era il parere 1641 del 2014, in quanto chiaramente ascientifici e capziosi, poiché omettono i fatti nascondendo la realtà.
Due eventi sismici molto importanti – i più importanti – vengono infatti del tutto taciuti – da questi pareri:
Dal parere n.1641, che produsse la valutazione VIA positiva per l’impianto, viene sorprendentemente escluso il grave terremoto del 6 dicembre 1957 di magnitudo 4,9, tale che – come riportano gli atti parlamentari della Camera dei Deputati del 16 dicembre 1957, ripresi da un parere negativo all’impianto dato dalla provincia di Viterbo – “500 case su 600 di Castel Giorgio furono seriamente lesionate e per settimane tutta la popolazione rimase attendata per il prolungarsi del pericoloso sciame sismico… Inoltre le acque divennero imbevibili per un lungo periodo”.
Nel parere n.3025, nel rispondere alla recente richiesta del Governo che chiede di valutare elementi di novità, questi importanti elementi – capaci di modificare il quadro rassicurante precedente – vengono

ingiustificatamente omessi. Nuovamente si esclude il terremoto del 1957 riportando dati a partire dal 1985. Si aggiunge una gravissima ulteriore omissione: non si fa alcuna menzione di un fatto nuovo rilevante, successivo alla VIA del 2014: il terremoto del 31 maggio 2016 di magnitudo 4.1, che si è
verificato proprio all’interno del campo geotermico di previsto sfruttamento da parte del proposto impianto in corrispondenza del punto di remissione dei fluidi geotermici. L’evento sismico generato ha creato gravi danni agli edifici, ancora oggi inagibili.
Le relazioni in nostro possesso di autorevolissimi professionisti hanno stabilito che quell’impianto produrrebbe comunque artificialmente sismi continui, suscettibili anche di innescare terremoti più importanti e distruttivi.
Ci domandiamo perché nello studio effettuato dalla Commissione siano stati tralasciati eventi così importanti preferendo deviare l’attenzione facendo riferimento solo ai più noti eventi sismici dell’Italia centrale a partire dall’agosto 2016, che nulla avevano a che vedere con Castel Giorgio, tacendo nel contempo sull’evento del 31 maggio 2016 con epicentro proprio nel campo geotermico del nostro comune.
Avendo ripresentato una tabella sismica dal 1985 al 2014 come base, ed evitando di citare i fenomeni sismici più importanti avvenuti poco prima e poco dopo, la commissione VIA ha capziosamente concluso che a Castel Giorgio l’attività sismica è praticamente irrilevante.
E’ evidente che si tratta di una voluta omissione dei dati tale da indurre in errore gli organi di governo che avevano chiesto chiarimenti in relazione alla realizzazione dell’impianto.
Tale manipolazione si riflette poi nell’altrettanta sorprendente risposta conclusiva data di conseguenza dalla Direzione Generale per le Valutazioni e le Autorizzazioni Ambientali del MATTM il 17 giugno 2019, nella quale si afferma che gli eventi sismici che hanno colpito le aree interessate al progetto:
“sono simili a quelli che si sono verificati in passato in quelle aree; non costituiscono pertanto un elemento di novità”.
Il che è vero solo se tali dati vengono taciuti, come è avvenuto per il gravissimo terremoto del 1957 e per quello del 31 maggio 2016 e inoltre lo stesso documento della Direzione Via afferma:
“… questi eventi…. Per la loro distanza sono poco avvertiti dalla popolazione di Castel Giorgio…”.
Il che è vero certamente per i sismi lontani, ma non per quelli vicini ed in particolare per i due omessi dalla Commissione del 1957 e del maggio del 2016, che hanno avuto gravi e documentati effetti sulla popolazione, incredibilmente non menzionati né dalla Commissione né dalla Direzione VIA.
Questo significa travisare la realtà in modo evidente, nascondendo fatti molto rilevanti. Non c’è stata nessuna tranquillità sismica, anzi il contrario – come riportato in precedenza – grazie ad un terremoto verificatosi il 31 maggio 2016, per nulla tranquillo per la popolazione e per i suoi beni, verificatosi proprio all’interno del campo geotermico di previsto sfruttamento. Queste sono
omissioni molto gravi e pericolose, di fronte alle quali questa amministrazione non può tacere.

Non c’è da sorprendersi, visti i precedenti di questa commissione VIA, infarcita di denunce penali e di conflitti di interesse, della quale da tempo il Governo ha annunciato la sostituzione, ma alla quale continua incredibilmente a chiedere pareri e come se le procedure burocratiche
dovessero comunque ciecamente prevalere, anche nei loro aspetti più perversi, su una sana e corretta gestione politica a salvaguardia della cittadinanza e del territorio.
Il precedente parere VIA favorevole n. 1641 del 31.10. 2014 presentava una serie enorme di criticità, inducendo questa Amministrazione comunale di Castel Giorgio, unitamente a quelle di Acquapendente, Allerona, Bolsena, Grotte di Castro, Montefiascone, Castel Viscardo, Orvieto ed alla Provincia di Viterbo ad impugnare di fronte al Tar del Lazio il provvedimento con il quale il MATTM ha rilasciato giudizio positivo di compatibilità ambientale (decreto MATTM n.59 del 3.4.2015).
In particolare, come si può ancora dare credibilità ad una commissione VIA il cui Presidente di allora ed attuale, Ing. Guido Monteforte Specchi, è stato consulente privato della Società ITW&LKW proponente il progetto, anche mentre svolgeva le funzioni di Presidente della Commissione VIA. (vedasi nell’Allegato C i documenti che comprovano questa ufficiale attività di consulenza del Monteforte Specchi nei rapporti tra ITW&LKW e regione Umbria in relazione al progetto, e che suscitò una viva e indignata reazione della stessa Regione Umbria.)
Non occorre sottolineare che l’Ing. Monteforte Specchi, è stato in tutti questi anni, ed è tuttora in una posizione di indubbia influenza sulla Commissione VIA in quanto suo Presidente. Nel maggio 2019 risulta assente al primo parere tecnico n. 3025, ma presente e favorevole al secondo parere n.3062 del 5 luglio 2019.
Tutto ciò pone in grave ed inaccettabile rischio la sicurezza dei cittadini e dei loro beni in una vasta area.
Oltre questo scandaloso e manipolatorio comportamento della Commissione Via, in relazione al quale ricorreremo in tutte le sedi, va anche segnalato che non si capisce perché, proprio appoggiandosi sulle dubbie valutazioni di una commissione VIA infarcita di denunce penali e di conflitti di interesse, si voglia a tutti i costi procedere ad autorizzare un impianto al quale si oppongono con fondatissimi argomenti politici, economici, sociali e scientifici, tutti i comuni di una vasta zona, la Regione Umbria e la Regione Lazio con ufficiali pareri degli organi tecnici della Regione che paventano un serissimo rischio di inquinamento del lago di Bolsena.
Alla commissione VIA è stato chiesto un parere in relazione ai nuovi fatti sismici, ed è stata fornita una risposta capziosa e deviante, ma doveva essere chiesto anche un parere in relazione ad altri rilevanti fatti nuovi emersi in questi anni e portati a conoscenza del Dipartimento DICA della Presidenza del Consiglio: come l’allarmata recente relazione tecnica della Regione Lazio sul possibile avvelenamento del lago di Bolsena, e la recente scoperta che i pozzi dell’impianto previsto finiscono per perforare in zone soggette a vincolo paesaggistico. (Si veda all’allegato D una sintesi degli elementi importanti – e non riportati all’attenzione della Commissione VIA – dei quali tenere debito conto).
Una nuova e diversa commissione, indipendente, estranea a collaborazioni e cointeressenze con la società proponente, potrebbe certamente rendersi conto della realtà dei fatti, da anni travisata da questa commissione VIA a danno dei nostri cittadini.

Il vero problema che questa Amministrazione ha il dovere di sollevare è che non stiamo parlando solamente di pratiche burocratiche da accelerare o meno: qui è in gioco la salute dei cittadini, la sicurezza dei loro beni e delle loro attività economiche, l’integrità di un territorio, della sua terra,
delle sue acque e della sua aria. Della quale questa Amministrazione, ma anche questo Governo nazionale sono responsabili. Non è possibile accettare con leggerezza e superficialità pareri che forniscono pericolose conclusioni false basate su dati manipolati. Come Comune di Castel Giorgio non possiamo accettare questo modo di fare privo di etica, di dirittura morale e di qualsiasi rispetto per la salvaguardia delle popolazioni, solamente favorevole agli interessi di una inesperta e improvvisata società privata che non ha mai realizzato nemmeno un impianto di alcun tipo.
Questi pareri sono una ulteriore, evidente conferma della totale mancanza di credibilità e di affidabilità di questa Commissione VIA. Noi non accetteremo alcuna deliberazione che coinvolga i nostri cittadini e che si basi sul lavoro manipolatorio di questa Commissione. Ci aspettiamo che questo Governo nazionale risponda con rettitudine e senso di verità e giustizia.
Chiediamo pertanto, a salvaguardia della cittadinanza, di respingere il progetto, tenendo conto della non intesa della Regione Umbria, dei pareri contrari della Regione Lazio e delle amministrazioni della zona, o comunque di sospendere ogni procedimento attuale, in quanto fondato sulle valutazioni capziose della attuale Commissione VIA, e di procedere in tal caso ad una nuova Valutazione di Impatto Ambientale da affidare ovviamente ad una nuova Commissione priva delle pesanti criticità di quella attuale.
Certo della Vostra attenzione sull’argomento, comunico che i nostri legali sono stati attivati per intraprendere azioni nei confronti degli uffici e funzionari preposti alle valutazioni del progetto geotermico denominato “Geotermia Castel Giorgio.”

Porgo distinti saluti.

Il Sindaco, Andrea Garbini


AGGIORNAMENTO

Angelo Ghinassi Sindaco di Acquapendente

Mercoledì 31 luglio è all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri l’autorizzazione dell’impianto geotermico pilota di Castel Giorgio. Crediamo, unitamente agli altri Comuni del territorio, che questa autorizzazione debba essere negata, così come si è espresso il precedente Governo in merito all’autorizzazione dell’impianto previsto sul nostro territorio comunale.
Da anni stiamo combattendo, insieme agli altri Sindaci e con una larga mobilitazione di cittadini, per impedire la realizzazione di questo tipo di impianti, che presentano alti rischi per l’ambiente e per la sicurezza di fronte a vantaggi economici inconsistenti per le nostre comunità.
In questo momento non può mancare la nostra convinta adesione alla protesta e comunque vada rimarrà attivo il nostro impegno per scongiurare qualsiasi scempio del nostro bel territorio.

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Pietro Bruni per l’Associazione Lago di Bolsena:

All’ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio dei Ministri, mercoledì 31 luglio, è prevista l’approvazione del progetto dell’impianto pilota geotermico di Castel Giorgio, proposto dall’ITW-LKW Geotermia Italia.
Tutti i comuni del territorio, nell’Umbria e nel Lazio, ed anche la Regione Umbria hanno espresso la loro motivata contrarietà alla realizzazione della centrale. I comuni laziali hanno chiesto che anche il Presidente Zingaretti si esprima nello stesso senso.
L’impianto di Castel Giorgio aveva ottenuto il parere positivo del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) e del Ministero dei beni e delle attività culturali (MIBAC). Pare che adesso non possano far altro che confermare il parere espresso precedentemente da questi stessi ministeri, sulla base delle valutazioni verbalizzate nella conferenza dei servizi dell’8 settembre 2015.
Queste valutazioni positive sono state formulate da una Commissione VIA presieduta da Guido Monteforte Specchi, che (in evidente conflitto d’interesse) era contemporaneamente consulente privato della Società ITW-LKW proponente il progetto. Secondo il parere della commissione, la realizzazione e l’esercizio della centrale non avrebbero presentati pericoli per il territorio.
L’esito positivo della Valutazione d’Incidenza Ambientale poggia essenzialmente su due presupposti formulati dalla ditta proponente:
· che la copertura dal serbatoio che contiene il fluido geotermico e impermeabile;
· che il fluido geotermico può circolare liberamente all’interno del suo serbatoio.
Questi presupposti sono però stati confutati in una pubblicazione scientifica di Vignaroli et. al. (scarica qui), di cui gli “esperti” della commissione VIA (un astrofisico, un geologo specializzato in ghiacciai alpini e un avvocato) e la ditta proponente erano al corrente. Il permesso per la realizzazione dell’impianto di Castel Giorgio si basa quindi su un errore scientifico – incompetenza, svista, errore, falso?
Tenendo conto della realtà e quindi della conformazione specifica del sottosuolo fortemente fratturato nel comprensorio del Lago di Bolsena, è stato dimostrato che l’impianto presenta diversi possibili pericoli per la popolazione e l’ambiente. In particolare:
· il pericolo di depauperamento dell’acquifero superficiale nella zona di prelievo del fluido geotermico, a causa della presenza di numerose faglie;
· il pericolo della risalita del fluido geotermico verso la falda acquifera superficiale nella zona di reiniezione, inquinandola con arsenico e altre sostanze cancerogene;
· il pericolo del trasferimento permanente di fluido geotermico dalla zona di produzione a quella di reiniezione, a causa della formazione di “compartimenti” nella roccia del serbatoio dovuta alle faglie, che ostacolano i flussi orizzontali;
· l’aumento del rischio sismico dovuto agli squilibri di pressione e di temperatura nelle zone di produzione e di reiniezione, tenendo conto anche della presenza di faglie attive nella zona (evidenziata dal terremoto del 2016 e da altri eventi sismici che si verificano numerosi in questa zona).
Nella consapevolezza dei pericoli imminenti per la popolazione, tutto il territorio ha espresso una decisa opposizione all’impianto. Però, la verità scientifica e il No unito e motivato di tutto il territorio non valgono niente contro la lobby dell’industria geotermica.
In una lettera al Consiglio dei Ministri, il Sindaco del Comune di Bolsena, Paolo Dottarelli, ha espresso, a nome del Comune di Bolsena, parere contrario all’autorizzazione dell’impianto in oggetto perché questo costituisce “un inaccettabile rischio sanitario” in quanto può contaminare “la falda acquifera dalla quale viene estratta l’acqua per uso potabile ed irrigua” con “sostanze cancerogene, notoriamente presenti ad elevata concentrazione nei fluidi di geotermici.” Chiede pertanto “di respingere il progetto geotermico in oggetto”.
Anche il Sindaco di Castel Giorgio si è rivolto al Consiglio dei Ministri costatando che è suo dovere, “a salvaguardia del territorio e della salute della cittadinanza, denunciare che i pareri tecnici recentemente (il 31 maggio e il 5 luglio 2019) forniti dalla Commissione Via, sono inaccettabili e fuorvianti, in quanto tali da indurre le SS.VV. a prendere decisioni basate su dati incompleti”.
Suddetti pareri della Commissione che, sempre presieduta dall’Ing. Monteforte Specchi, si doveva esprimere in merito all’importanza degli eventi sismici nella zona di Castel Giorgio, affermano che c’è una sismicità locale moderata, fornendo una tabella di sismi locali di magnitudo tra 0,8 e 3,4, tra il 1985 e il 2014.
Si escludono dalla tabella (per motivi non specificati) due recenti terremoti che hanno causato gravi danni a Castel Giorgio: quello del 6 dicembre 1957 di magnitudo 4,9, e quello del 31 maggio 2016 di magnitudo 4,1.
Quest’è un’omissione voluta, che può avere conseguenze gravi.
Pochi giorni fa, nella sua consueta superficialità e ignoranza, il rappresentante dell’ITW-LKW Italia, Diego Righini, interpreta la massiccia adesione di enti e associazioni al Contratto del Lago di Bolsena, Fiume Marta e Costa antistante Tarquinia come una manifestazione del territorio in sostegno della geotermia parlando addirittura di “benedizione” da parte dei firmatari.
Questa affermazione fuorviante è stata duramente respinta con richiesta di rettifica, da Luciano Dottarelli, Presidente del Club per l’UNESCO Viterbo Tuscia.
È vero: il Contratto del Lago è un forte SÌ, ma all’uso ecosostenibile del territorio, alla tutela del Lago, alla protezione dell’ambiente, alla salvaguardia dei cittadini, al biodistretto del Lago di Bolsena. È un chiaro NO allo sfruttamento industriale delle nostre terre, un NO alla geotermia, un NO alla coltura intensiva della nocciola (anche se qualcuno non l’ha ancora capito).
Qui l’originale

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Francesco Di Biagi sindaco di Latera e Stefano Bigiotti sindaco di Valentano

Come già evidenziato dal collega sindaco di Bolsena, Paolo Dottorelli, nei prossimi giorni il governo italiano deciderà se autorizzare o meno l’impianto geotermico pilota di Castel Giorgio (Tr).
Un’eventuale autorizzazione, non solo non terrebbe conto del parere negativo di due regioni (Lazio ed Umbria), ma non prenderebbe in considerazione nemmeno la volontà degli amministratori locali, i quali hanno il maggior contatto con il territorio, più volte pubblicamente espressa, di voler puntare sul turismo e sull’ambiente.
Il lago di Bolsena, che vedrebbe interessato il proprio bacino da questo impianto, insieme alle sue isole individua alcune delle aree naturali protette e che tutti noi amministratori abbiamo l’obbligo di tutelare e preservare. Inaccettabile anche solo che si prenda in considerazione l’eventuale trasformaziome di un’area a vocazione evidentemente naturalistica a produttiva.
Proprio la Tuscia, per la sua caratterizzazione prevalentemente agricola, poco si presta inoltre a questa fonte di energia detta “rinnovabile”. Ci auguriamo che le voci di chi vive la Tuscia e il lago vengano ascoltate con la dovuta attenzione e che si individui un serio percorso di tutela e valorizzazione di quanto di bello abbiamo da custodire.

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Massimo Paolini Sindaco di Montefiascone e Antonio De Rossi Sindaco di Capodimonte

Noi sindaci di Montefiascone e Capodimonte, Massimo Paolini e Antonio De Rossi, ci affianchiamo al sindaco di Bolsena nel suo appello al governo perché non compia il clamoroso errore di autorizzare la centrale geotermica di Castel Giorgio.
Abbiamo anche scritto al presidente della Regione, Nicola Zingaretti, perché si opponga con forza all’approvazione dell’impianto umbro, che scaricherebbe i suoi reflui in una delle zone più belle del Lazio.
Il lago di Bolsena fa parte della Rete natura 2000, è sito di interesse comunitario, è zona di protezione speciale e zona speciale di conservazione.
Queste forme di tutela, sancite dalla normativa europea recepita dalle leggi italiane, non valgono nulla? Come si può pensare di mettere in pericolo le nostre risorse idriche con un impianto che avrebbe impatti ambientali catastrofici, come dimostrano importanti pubblicazioni scientifiche redatte dai maggiori studiosi del nostro territorio?
L’area del lago di Bolsena è costituita da vulcaniti porose e da rocce fratturate che non danno nessuna garanzia che i fluidi geotermici, ricchi di arsenico ed altre sostanze cancerogene, restino nel sottosuolo senza contaminare l’acqua che beviamo e con cui irrighiamo le nostre fertili terre.
La ditta Itw-Lkw Geotermia Italia non ha potuto in alcun modo garantire che la grande falda acquifera che alimenta il lago non venga contaminata.
E vogliamo parlare del rischio sismico? Nella zona a nord del lago si sono verificati negli ultimi decenni numerosi eventi sismici di grande intensità. Come si può mettere a rischio con tanta leggerezza intere popolazioni senza adottare il sacrosanto principio di precauzione?
Non è mai stata fatta una valutazione di impatto ambientale seria, anzi, come abbiamo avuto modo più volte di leggere, la commissione Via che nel 2015 ha dato parere favorevole all’impianto era costituita da un astrofisico, un geologo specializzato in ghiacciai alpini e un avvocato.
Non solo, era presieduta da Guido Monteforte Specchi che era contemporaneamente consulente privato della società Itw-Lkw. Abbiamo messo il nostro destino nelle mani di questi presunti “esperti” e con palesi conflitti di interessi?
Per questi motivi, ribadiamo con forza, insieme agli altri comuni del bacino lacustre, la nostra convinta opposizione contro un progetto che compromette il futuro delle nostre comunità.

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Luca Profili, Sindaco di Bagnoregio

Occorre prendere tutte le precauzioni necessarie e vigilare in maniera attenta sulla preservazione del territorio, perché è la nostra unica e vera ricchezza. L’ambiente incontaminato così come l’agricoltura di qualità sono gli asset di crescita su cui la Tuscia può e deve puntare grazie a uno sviluppo turistico che come Bagnoregio abbiamo dimostrato essere possibile.
Se permettessimo azioni e interventi portatori di possibili rischi di compromissione della salubrità e della godibilità dell’area viterbese allora avremmo perso anche questo treno, condannando a morte vera un’intera provincia. Avremmo preso una decisione, anche rimanendo fermi e insensibili a quanto accade, che rovina non solo noi ma pure i nostri figli e i nostri nipoti.
Il Lago di Bolsena va difeso perché rappresenta uno dei cuori della Tuscia. Va protetto senza se e senza ma. Tutte le istituzioni locali devono unirsi in una lobby sana, perché la tutela del nostro ambiente è la base degli interessi dei nostri cittadini e di noi tutti. Bagnoregio è pronta a lottare, in ogni modo, al fianco di tutti gli altri comuni del Viterbese.

 

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Laura Cartaginese, Consigliera regionale Lazio di FI vicepresidente commissione Ambiente e agricoltura

Condivido pienamente la battaglia degli amministratori di Bolsena e dei cittadini a difesa di un bene prezioso come il Lago, la cui sorte è legata a doppia mandata alla realizzazione dell’impianto di geotermia di Castel di Giorgio.
Il parere negativo della direzione Ambiente della Regione Lazio è solo un punto da cui partire e porterò io stessa la questione nella Commissione Ambiente e Agricoltura, di cui sono vice presidente, chiedendo a tutte le parti in causa di intervenire. Il nostro territorio è un patrimonio di inestimabile valore che deve essere difeso e non messo a rischio.

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Senatore Francesco Battistoni, capogruppo di Forza Italia in Commissione Agricoltura

Ho presentato un’interrogazione al Governo per chiedere maggiore chiarezza sulla procedura di autorizzazione della realizzazione dell’impianto di geotermia nel comune di Castel Giorgio. Impianto che potrebbe avere delle conseguenze drammatiche per il bacino idrologico del lago di Bolsena, il lago vulcanico più grande d’Europa.
Ci sono dei passaggi poco chiari nell’iter di rilascio della Valutazione d’Impatto Ambientale del MISE in merito a delle incompatibilità che andrebbero opportunamente valutate. Ci sono problemi sanitari che potrebbero scaturire dalla reimmissione di fluido geotermico nei pressi della caldera del lago di Bolsena, importante riserva idrica del Centro Italia. Ci sono anche delle ipotetiche conseguenze sisimiche che dovrebbero essere valutate con molta più attenzione.
Per questi motivi – conclude Battistoni – ho chiesto governo di fare luce su un argomento così delicato per la salute e la sicurezza pubblica, anche a fronte delle indiscrezioni che parlano di una eventuale approvazione mercoledì 31 luglio in Consiglio dei Ministri.

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Enrico Panunzi, Consigliere regionale Pd Umbria

La Regione Lazio ha già detto no all’impianto geotermico pilota di Castel Giorgio, in Umbria. Spetta però al Governo la decisione finale. Ascoltare le istanze del territorio o andare contro le comunità locali.
Anche la Regione Umbria è contraria.
La Regione Lazio ha espresso con chiarezza la propria posizione con una nota ufficiale della Direzione politiche ambientali e ciclo dei rifiuti, del 10 ottobre 2018, firmata dalla direttrice Flaminia Tosini. Senza dimenticare gli atti approvati nella precedente legislazione, sia in consiglio regionale sia nella commissione ambiente, di cui sono stato presidente, a dimostrazione da sempre della grande attenzione e sensibilità dimostrata su questo tema. Ma è il Governo ad avere il potere istituzionale di scelta.
L’eventuale autorizzazione andrebbe contro il parere negativo di due Regioni e calpesterebbe le giuste rivendicazioni di sindaci e popolazioni che hanno deciso di puntare su turismo e ambiente per lo sviluppo economico, sociale e culturale dei loro territori. Confermo quanto detto anche nei mesi scorsi. Non è la geotermia il futuro per la Tuscia e il Lago di Bolsena. L’autorizzazione deve essere negata così come è stato fatto per l’impianto di Torre Alfina ad Acquapendente. E’ evidente che questo tipo di impianti porta scarsissimi benefici economici e presenta rischi molto alti per l’ambiente e la sicurezza. Non sono io a dirlo ma le relazioni di tecnici ed esperti. Ribadisco tutta la mia vicinanza ai sindaci e alle comunità locali, confermando il mio impegno in questa protesta per salvaguardare il territorio.

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Bengasi Battisti, Associazione dei Comuni Virtuosi

Onorevoli Ministri della nostra Repubblica, che oggi sarete chiamati a esprimere il vostro parere per l’approvazione della centrale geotermica di Castel Giorgio , vi invito a alzare gli occhi da quelle sterili carte e guardare all’orizzonte , scoprirete i colori di un’antica e splendida terra che accoglie un bacino idrico maestoso quanto delicato che da millenni fornisce rara acqua destinabile a scopo umano.
Ecco, ora che avete visto e scoperto il lago di Bolsena con i suoi Borghi eccellenti che si specchiano nelle sue acque , con i suoi abitanti che si nutrono della sua acqua , con i turisti che si meravigliano al suo sguardo , sappiate che l’impianto che state per approvare scaricherà i suoi reflui in questi gioiello patrimonio dell’intera Umanità.
Fermatevi, aprite le porte alle Comunità che abitano i luoghi per un confronto dal quale alt(r)e voci potranno , non solo con le carte, ma anche con il cuore esprimere il loro pensiero.

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Mauro Rotelli – Deputato FdI

Subito un question time in commissione Ambiente per avere, al più presto, risposte chiare dai sottosegretari e dal ministro riguardo la prossima realizzazione dell’impianto geotermico pilota di Castel Giorgio.
Se si concretizzasse tale ipotesi, assisteremmo a un vero e proprio scempio del nostro territorio, caratterizzato dalla vocazione agricola e naturalistica.
Il pericolo è che il lago di Bolsena diventerebbe uno scarico abusivo di fluidi geotermici altamente cancerogeni, senza alcuna preventiva approvazione, tra l’altro, né della regione Lazio né del comune di Bolsena.
Per dare una risposta a tutti questi interrogativi e fare chiarezza su un progetto che va a compromettere il futuro del nostro lago, il mio impegno è, sin da subito, quello di sgombrare ogni dubbio nelle sedi opportune.

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Massimo Giampieri, portavoce FdI di Viterbo

Siamo vicini e solidali con i sindaci della Tuscia e del lago di Bolsena e condividiamo la loro contrarietà alla realizzazione dell’impianto geotermico pilota di Castel Giorgio (Tr).
Come già evidenziato in molti incontri che si sono tenuti al riguardo, un’eventuale autorizzazione sarebbe concessa sia ignorando completamente il parere negativo di due regioni (Lazio ed Umbria), e, soprattutto, calpestando quelle che sono le giuste rivendicazioni degli amministratori locali che, per lo sviluppo dei loro territori, hanno deciso di puntare su turismo ed ambiente.
Per la tutela del bacino lacuale, nel quale tra l’altro insistono delle aree naturali protette serve un’azione istituzionale compatta e condivisa da tutti, non possiamo permettere il completo stravolgimento di una zona a vocazione evidentemente naturalistica a produttiva in area soggetta ad uno sfruttamento intensivo in nome di una fonte di energia che, tra l’altro, poco si concilia con il nostro territorio.
Nel rinnovare il nostro sostegno ai sindaci dei comuni interessati, chiediamo una mobilitazione generale e l’individuazione di un percorso comune che punti alla tutela e valorizzazione delle nostre bellezze.

Geotermia Amiata. Una notizia ottima e una apparentemente buona, ma…

L’ottima notizia arriva da Monticello Amiata, dove il paese tutto con il supporto di Agorà CittadinanzAttiva, festeggia la sconfitta del progetto di centrale Monte Labro della soc.Renewem; di seguito il comunicato.

La notizia apparentemente buona è che l’Enel ha ritirato, dice per «rispondere a richieste derivanti dal nuovo quadro normativo», dalla valutazione di impatto ambientale (VIA) il progetto PC6 di Piancastagnaio per un’altra centrale a vecchia tecnologia flash, e fin qui tutto bene. La notizia va letta però alla luce di due recenti fatti: uno, la firma del decreto FER1 da parte dei ministri Costa e Di Maio che esclude la geotermia dagli incentivi per le rinnovabili e, due, la convocazione, per il 16 Luglio, della Conferenza dei Servizi decisoria della Regione Toscana proprio in merito al progetto PC6 che avrebbe potuto fare sostanziali rilievi sul progetto, anche, come spiega il Forum Ambientalista nel comunicato riportato in fondo, per il mancato rispetto di una nuova norma che prevede di ridurre le emissioni di Anidride Carbonica (CO2) del 10%, rispetto alle norme attuali che non pongono alcun limite.
L’Enel, peraltro, s’è affrettata a dichiarare che comunque per il progetto PC6 «nel corso dell’iter non sono emersi rilievi di elementi di criticità ambientale» e, comunque, «conferma peraltro l’interesse allo sviluppo dell’area e, non appena le condizioni lo consentiranno, potrà ripresentare un progetto aggiornato e rispondente alle nuove esigenze definite dall’evoluzione della cornice normativa e regolatoria».
Alla luce di questi fatti sembrerebbe quindi che l’Enel da una parte voglia evitare una disastrosa bocciatura del progetto che rischierebbe di rimettere in discussione tutte le attuali centrali, ma dall’altra potrebbe essere una forma di pressione verso il Governo sugli incentivi, magari facendo rientrare la geotermia dalla finestra del futuro decreto Fer2, quello che è stato cacciato dalla porta del decreto fer1.
C’è da augurarsi quindi che, almeno sulla geotermia, questo Governo non abbia alcun ripensamento e che tutte le centrali, esistenti e di progetto, chiudano.

Il comunicato di Agorà CittadinanzAttiva del 12 luglio 2019:

A Monticello si è conclusa la 5^ e riuscitissima edizione di “Giù le mani dalla nostra terra”, un festival di due giorni contro la geotermia e per la tutela del territorio. Per la prima volta una parte della festa si è svolta nel campo di Alberto, il luogo interessato dal procedimento di autorizzazione di ricerca geotermica Monte Labbro, dove abbiamo voluto ribadire che quel campo, come tutto il nostro territorio, è di chi lo ama, lo cura, lo abita, non certo degli speculatori.

Dal 2017, da quando la Conferenza dei servizi della Regione Toscana è stata costretta a mandare il procedimento “Monte Labro” alla Presidenza del Consiglio dei ministri, per un conflitto con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, eravamo in attesa del responso di Roma.

Ieri apprendiamo, con grande soddisfazione, che:

Il Consiglio dei Ministri su proposta del Presidente del Consiglio ha deliberato ai sensi dell’art 14-quater l. 241/90:

DI NON CONSENTIRE LA PROSECUZIONE DEL PROCEDIMENTO DI AUTORIZZAZIONE, RELATIVO AL PROGETTO CONCERNENTE LA “PERFORAZIONE DEL POZZO ESPLORATIVO MONTE LABBRO 1, COMUNE DI CINIGIANO (GR)”, NELL’AMBITO DEL PERMESSO PER RISORSE GEOTERMICHE DI CUI È TITOLARE RENEWEM S.R.L..”

Questo significa che ora la Regione Toscana dovrà riaprire la Conferenza dei Servizi per dare un PARERE NEGATIVO ALLA PROSECUZIONE DEL PROCEDIMENTO DI AUTORIZZAZIONE, RELATIVO AL PROGETTO CONCERNENTE LA “PERFORAZIONE DEL POZZO ESPLORATIVO MONTE LABBRO 1.

Per cinque anni il Comitato Agorà, i cittadini, l’Amministrazione comunale, i produttori locali, hanno portato avanti con determinazione e tenacia una lotta su più piani: legale, politico, sociale. Ricorso al Tar, coadiuvati dallo Studio Legale Greco, studi di esperti (ingegneri, geologi, naturalisti, etc. etc.), centinaia di osservazioni inviate al Ministero, alla Regione, incontri istituzionali, consigli comunali, assemblee pubbliche, e poi raccolte fondi, concerti, spettacoli teatrali, poesie, un libro, passeggiate, convegni, disegni, striscioni. A guardarsi indietro le cose che abbiamo fatto sono state tantissime, ed evidentemente hanno prodotto i loro frutti. Davide contro Golia.

Siamo felici, entusiasti della notizia di NON CONSENTIRE, perché vuol dire salvare quel luogo, una Riserva naturale, un paese intero, l’economia locale, l’agricoltura, il turismo ed è un passo avanti, grande, per la lotta contro la geotermia che riguarda tutta l’Amiata.

Un ringraziamento di cuore va ad ogni singola persona, di Monticello, dell’Amiata, ma anche alle/i tante/i che sono venute/i a portare il loro sostegno, la loro solidarietà attiva da tutte le parti d’Italia e anche dall’estero, ad una piccola comunità che ha vinto una grande battaglia, che è di tutte/i.
E non possiamo che ringraziare l’Amministrazione comunale, che in questi 5 anni di lotta non solo ci è stata sempre al fianco – in particolare nella figura della sindaca Romina Sani – ma hanno sempre camminato con noi, arrivando a questo splendido risultato.

L’amore per la terra paga. L’abbiamo vinta.

Agorà CittadinanzAttiva

per contatti: agora@inventati.org 

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Il comunicato di Roberto Barocci, Forum Ambientalista Grosseto:

Due le notizie collegate alla Geotermia in Amiata: la prima, positiva, il Consiglio dei Ministri su proposta del Presidente del Consiglio Conte ha deliberato di non autorizzare il progetto del pozzo esplorativo Monte Labbro, comune di Cinigiano; la seconda, preoccupante per l’arroganza che contiene, l’ENEL ha ritirato il progetto per la realizzazione della nuova centrale flash Pc6, piuttosto che farselo bocciare nella riunione di martedì prossimo (16 luglio, ndr), dato che il suo progetto non è conforme alla nuova legge, dichiarando comunque di volerlo ripresentare. Il motivo del rinvio sta nella nuova norma che prevede di ridurre le emissioni di Anidride Carbonica (CO2) del modestissimo 10%, rispetto alle norme attuali, che non pongono alcun limite.

Non si contano più gli appelli degli scienziati di tutto il mondo rivolti ai decisori politici affinché siano ridotte le emissioni in atmosfera di CO2 e non sono stati ascoltati neppure gli stessi portavoce italiani in ambito europeo in materia di innovazioni energetiche, scienziati di riconosciuto valore assoluto nel mondo, che hanno relazionato nei mesi scorsi alla IV Commissione Ambiente della Regione Toscana, criticando decisamente la modesta percentuale del 10% di CO2 da abbattere per i nuovi impianti e rammentando che esistono tecnologie geotermiche molto meno dannose per l’ambiente e la salute ma non applicate in Italia.

Ogni volta che si subisce una piccola prepotenza, giustamente si reagisce, ma come rammentava il Manzoni a proposito dell’arroganza di don Rodrigo, quando la prepotenza ci appare troppo grande, per lo più, l’umanità si rassegna. Così avviene oggi per gli effetti devastanti degli eccessi climatici dovuti alla crescente concentrazione di CO2 nell’atmosfera. Si subiscono alluvioni, cicloni e devastazioni, come se fossero fenomeni inevitabili e non la conseguenza certa di scelte scellerate, perché a vantaggio di pochi privati, dei decisori politici.

Le centrali geotermiche flash dell’Amiata emettono in atmosfera una enorme quantità di CO2 ed altri inquinanti, superiori a quelle delle centrali a carbone e, ciò nonostante, vengono finanziate con incentivi pubblici, come se fossero pulite. Come abbiamo sempre sostenuto è una truffa legalizzata contro la quale continueremo a combattere e chiunque affermi che sono energie naturali e pulite, meritevoli di contributi pubblici, è un ignorante e lo invitiamo a leggere i curricula degli scienziati citati.

Roberto Barocci, Forum Ambientalista Grosseto

Firenze, 15 giugno 2019. I cittadini e la difesa dell’ambiente in Toscana

A Firenze, presso l’Auditorium Giovanni Spadolini, Consiglio Regionale, Via Cavour 4, dalle ore 9.30 si terrà l’evento
“I cittadini e la difesa dell’ambiente in Toscana”

Ingresso libero

 

Scarica la locandina (pdf 10.8 Mb)

 

 

Programma:

Presentazione e saluti Monica Pecori, Gruppo misto – Toscana per Tutti

Geotermia, i rischi dell’effetto cumulo Giovanna Limonta, Comitato Difensori della Toscana 

Ancora centrali geotermiche in Amiata? Pino Merisio, SOS geotermia

I Fiumi. La buona gestione rispetta la natura  Martino Danielli, Presidente WWF Siena

Tutela della fauna e caccia Carlo Galletti, Legambiente Toscana

Alpi Apuane, il più grande disastro ambientale d’Europa Eros Tetti, Salviamo le Apuane e Presidente della Rete dei comitati per la difesa del territorio

Pesticidi: una contaminazione diffusa, sottostimata e pericolosa per l’ecosistema e per la salute Gian Luca Garetti, vice presidente naz. Medicina Democratica

Spazio per eventuali interventi delle forze politiche della Regione Toscana

Conclusioni Maria Rita Signorini, Presidente nazionale di Italia Nostra

Iniziativa organizzata dal
Gruppo misto – Toscana per Tutti – Consiglio Regionale della Toscana

Con il supporto di
Comitato Difensori della Toscana – Italia Nostra – Legambiente – Medicina Democratica – Rete dei comitati per la difesa del territorio – Salviamo le Apuane – WWF Toscana

Mentre si discute -inutilmente?- di ANI, blitz della Regione Toscana che autorizza la prima centrale geotermica binaria d’Italia. I sindaci pendolano…

Mentre in Regione Toscana è aperta la discussione sul Paer (Piano Ambientale ed Energetico Regionale) con l’audizione dei territori in merito alle ANI (Aree Non Idonee all’attività geotermoelettrica), il 23 aprile scorso la Giunta, con delibera n.567, ha autorizzato la costruzione della prima centrale in Italia a ciclo binario, il progetto Poggio Montone a cavallo tra i comuni di Piancastagnaio e Santa Fiora, appena a valle delle case in località Saragiolo.

Non si capisce l’urgenza di Rossi, Fratoni & co. di autorizzare questo impianto proprio mentre il governo sembra stia bocciando definitivamente i progetti per analoghe centrali di Castelnuovo, Lucignano e Castel Giorgio, ma purtroppo siamo abituati a questi blitz, anche se ogni volta è una amara sorpresa vedere come mentre da una parte si discute di salute e ambiente e si temporeggia in audizioni, osservazioni, pronunciamenti vari, dall’altra, zitti zitti, si procede a dare corso alle richieste dell’Enel e, in questo caso e per la prima volta, di Sorgenia, uno dei maggiori debitori insolventi del Monte dei Paschi di Siena che oggi ne detiene il 17% delle azioni.

Oggi, con una nuova società denominata “Sorgenia Geothermal”, con 10.000 euro di capitale versato, si presentano in Amiata, preceduti dalla solita sponsorizzazione “greenwashing” a Santa Fiora l’anno scorso e quest’anno. 
La Regione tira dritto e, non sia mai venissero sfrattati dalle poltrone di Giunta, si affrettano ad autorizzare per gli amici di Sorgenia.

Sarà la prima centrale italiana binaria, cioè che dovrebbe reiniettare completamente i fluidi estratti tanto che Matteo Cerotti, responsabile sviluppo progetti geotermici, azzarda a dire che “la tecnologia utilizzata garantisce l’annullamento delle emissioni e l’azzeramento dei consumi idrici, in linea con lo sviluppo sostenibile che contraddistingue da sempre il Gruppo Sorgenia.”.

Centrale di Poggio Montone. Clicca per ingrandire

Peccato che la contestazione maggiore al presunto annullamento delle emissioni viene non dai comitati ma dall’Enel, per bocca del responsabile Ing.Montemaggi che afferma che se “si potesse fare, l’Enel lo avrebbe già fatto, anche solo per i ricchi incentivi previsti per queste tecnologie a “impatto zero” dal Ministero dello Sviluppo Economico. Il punto è che tecnicamente non si può fare: questi gas sono troppo abbondanti nei fluidi geotermici italiani, se li reiniettassimo non solo troverebbero presto il modo di fuoriuscire da qualche parte, ma finirebbero per rovinare il giacimento geotermico, creando una “bolla” alla sua sommità, che ostacolerebbe l’estrazione dei fluidi” e “nelle nostre aree geotermiche non è possibile trovare fluidi così privi di gas da consentire la loro reiniezione totale nel sottosuolo”, ironizzando anche che “sono molto curioso di vedere come faranno a realizzare una cosa che, per noi di Enel, che abbiamo decenni di esperienza geotermica alle spalle, è tecnicamente non sostenibile”

Centrale Poggio Montone e Foresta del Pigelleto. Clicca per ingrandire

A nulla quindi sono valse le molte osservazioni presentate e neanche le esternazioni (iniziali) dei sindaci Balocchi e Vagaggini, di Santa Fiora e Piancastagnaio. Il primo dichiarava che “non avvertiamo l’esigenza di un’ulteriore centrale anche se solo nei pressi del nostro comune”, mentre il secondo sosteneva che “il progetto Poggio Montone, in base alla documentazione presentata da Sorgenia Geothermal, non soddisfa le nostre aspettative e quindi abbiamo dato parere contrario.” .
Peccato che questo ultimo ometteva di dichiarare la zona ove insisterà la centrale “non idonea” a questa funzione, “ignorando” le richieste che numerose giungevano dal suo territorio perché si esprimesse in tal senso. E pensare che la stessa Sorgenia Geothermal, nelle controdeduzioni alle osservazioni presentate alle Regione Toscana nella procedura VIA, esprimendosi su quelle di un gruppo di cittadini sostenuti da sos geotermia e nogesi che eccepivano l’inidoneità dell’area, rilevava a chiare note che la zona non era stata individuata tale dal Comune di Piancastagnaio, e la Regione ad oggi, vista l’inerzia dello stesso Comune in tal senso, gli ha dato Ragione.
 
C’è da rilevare che, evidentemente, anche per il sindaco di Santa Fiora qualcosa sia cambiato, visto che insieme all’autorizzazione della centrale viene anche approvato, lo stesso giorno con delibera 568, il Protocollo d’intesa tra Sorgenia, Regione e comune di S.Fiora in merito all’impegno materiale di Sorgenia a sostenere il territorio e l’economia di questo comune. Piancastagnaio, che ora vorrebbe correre ai ripari preannunciano ricorsi al Tar (chiaramente a spese di cittadini che fino ad ora si è dimenticata almeno di “interpellare”) sembra escluso dalle lenticchie geotermiche…

I sindaci amiatini Marini, Vagaggini e Balocchi  al raduno pro geotermia a Lardarello il 1 dicembre 2018

Comunque sia, entrambi i sindaci paiono alquanto confusi rispetto alle predette esternazioni avendo recentemente aderito al fronte progeotermia che sostiene addirittura le centrali di tipo flash (molto più dannose) dell’Enel, tanto che in Amiata sono in progetto altre 2 nuove centrali, una a Piancastagnaio (PC6) ed una a Roccalbegna, al confine con Santa Fiora (Triana)

Alla faccia quindi di quanto scritto nel Paer 2015 e sempre rivendicato dal PD, cioè che con “Bagnore 4, hanno portato la potenza complessivamente installata attorno ai 100 MW fissando un punto di equilibrio tra lo sfruttamento della risorsa con le tecnologie oggi impiegate e la vocazione socio economica dei territori”. Altra carta straccia?

I cittadini e i comitati non si fermeranno, la battaglia continua e in questi giorni si sta valutando un immediato ricorso al Tar per l’annullamento del provvedimento.

Rete nazionale NoGESI


PER APPROFONDIRE
Scarica le slides sul progetto della centrale Poggio Montone (file zippato 2,56 Mb)


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Il Cittadino online.it

Toscana Chianti Ambiente.it

La Nazione 9 maggio 2019

Il Tirreno 7 maggio 2019

Orvieto, 4 maggio 2019. RIBADITO NEL CONVEGNO SUL FIUME PAGLIA IL NECESSARIO CAMBIAMENTO NELLA GESTIONE DEI SISTEMI FLUVIALI, DA INTENDERSI COME CUSTODI DELLA BIODIVERSITA’ E BELLEZZA PAESAGGISTICA

Riportiamo il comunicato del Coordinamento Associazioni Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena sull’esito del convegno sul fiume Paglia tenutosi a Orvieto il 4 maggio 2019.

 

 

 

Presenti i candidati sindaci di Orvieto Germani (che ha portato i suoi saluti e ha fatto un intervento nella fase finale del convegno) Barbabella e Rosati, l’assessore Cotigni, il consigliere Vergaglia, il presidente dell’associazione Val di Paglia Bene Comune Pietrangeli il convegno ha preso l’avvio con i saluti del tecnico Forti, direttore del Museo del Fiore di Acquapendente, che ha portato i saluti dei sindaci di Acquapendente e di Proceno, recentemente entrati nel contratto di Fiume del Paglia. Forti ha anche ricordato la figura del prof. Roberto Minervini, immaturamente scomparso due anni fa.
Insufficiente presenza, a nostro giudizio, della popolazione, come avviene da tempo per le questioni che riguardano il fiume Paglia (per esempio l’evento di ascolto degli stakeholders del 26 giugno 2018 organizzato dal Contratto di Fiume in Comune ha visto non più di 40-50 persone). Bassa è a nostro avviso la percezione della popolazione sull’importanza del “Fiume di Orvieto”, della necessaria custodia e cura del reticolo fluviale per evitare le inondazioni tipo quella accaduta nel novembre 2012. Forse ciò è dovuto ai tempi lunghi del contratto di fiume e forse all’insufficiente partecipazione della popolazione nelle scelte che contano. Come associazioni ci poniamo questo problema e faremo in modo di superarlo.

Il Convegno è stato molto interessante nei suoi contenuti tecnici e politici: ha presentato gli scopi del convegno il dr. Belisario-responsabile del tavolo Ambiente nel Contratto di Fiume Paglia- ribadendo che le associazioni si batteranno, all’interno del Contratto di fiume, per un progressivo cambiamento del vigente paradigma sulla gestione dei sistemi fluviali: non solo fonti di risorse e sfruttamento, ma sistemi naturali la cui resilienza dipende anche dalla tutela della loro funzionalità ecologica. In modo che le somme urgenze non si utilizzino per produrre soldi ai soliti noti, sulla testa delle popolazioni.

E’ seguito un intervento “”sentimentale” del Dr. Manglaviti sulla storia condivisa attraverso i secoli del sistema Paglia – Chiani. Di particolare significato il precedente storico dell’alluvione del 1495, ad opera del Chiani (come sempre nell’antichità) che vale la pena di riportare per intero, per l’insegnamento che bisognerebbe trarne:

Piena Chiani-Paglia, 1495
Item memoria, come venardì ad mane, che fu la vigilia della Assumpta della Vergene Maria, a dì xiiij d’agosto 1495, se fece uno temparone tristo: incomenzò ad piovare ad orina, et da puoi se voltò rovaro, et ventaiolo, et venne sì terribile aqua con grande corruscatione et tonitrue, che per quattro ore non fu mai più veduta sì terribile aqua, adco che immediate Chiane et Pagla feciaro una terribile piena, et maxime Chiane, che mai più fu veduta, che cussi in uno subito menasse cussi terribile piena, usci de suo luoco et gettò insino qua alla torre de Jaco de Giorgio, et arrochiava qua ad Pagluola: mai più fu veduta cussi terribile piena di Chiane. Et questo procedeva perchè misser Alberto haviva facto seccare le paludole et mozzare certa pianta quale stava in su quella padule che prima conteniva l’acqua che non defluiva cussi presto et cussi in furia. Et questa piena fece uno grandissimo danno ad canape et lino che stava ad maciaro, et anque ne tolse assai dalle campi che non era messa ad maciaro. (DIARIO DI SER TOMMASO DI SILVESTRO, 1495. In Fumi, Luigi, Ephemerides Urbevetane, p. 43).”

E’ stata poi la volta del dr. Biondi che ha trattato delle caratteristiche geologico-ambientali del bacino imbrifero del Paglia. L’abbinamento fra terreni argillosi sostanzialmente impermeabili coltivati a seminativo e un’elevata piovosità media di circa 1.000 mm/anno rendono le piene fluviali spesso devastanti, anche per via dei cortissimi “tempi di corrivazione”, pari a circa 20 ore. Una possibile soluzione potrebbero essere degli interventi di rimboschimento su parte dei versanti argillosi coltivati, oltre a migliori tecniche di coltivazione.

E’ seguito il dr. Capoccia, responsabile dell’Oasi di Alviano del WWF, per cui ogni fiume è un sistema di ecosistemi viventi ed è, come tale, “disordinato”. Del fiume va salvaguardata non solo la qualità delle acque, ma anche la qualità complessiva del suo ambiente e la biodiversità. Le alterazioni morfologiche dell’alveo prodotte dai lavori di messa in sicurezza hanno spesso impatti molto peggiori degli scarichi fognari. Serve quindi un approccio multidisciplinare che consideri anche la riqualificazione fluviale.

Nella seconda parte del convegno il prof. Dottarelli, presidente del Club per l’Unesco di Viterbo-Tuscia, capofila per le associazioni del Contratto di Bacino del lago di Bolsena, ha ricordato come il lago era un tempo un lago “contadino”, oggi è un lago turistico che ha subito nel tempo un progressivo degrado. Fino al 2006 il suo stato di salute generale era classificato come “buono”, oggi è appena “sufficiente”. Le maggiori problematiche: agricoltura impattante, emungimenti delle falde e, soprattutto, rischio geotermia e noccioleti.  Nel 2017 ha preso l’avvio il Contratto di Fiume, di Lago e di Costa che coinvolge tutti i comuni interessati dal bacino lacustre e dal fiume Marta, la Provincia di Viterbo e circa 40 associazioni.

Ha preso quindi la parola il dr. Dinetti, della LIPU, secondo cui nel 2018 in Toscana sono stati sfalciati e ripuliti dalla vegetazione circa 10.000 km lineari di sponde fluviali. Si calcola una distruzione di circa 113.000 nidi di specie di avifauna acquatica, con una valutazione del danno dal punto di vista economico (prendendo a riferimento per ogni nido la sanzione minima di 774 euro previsti dalla legge 157/92 per l’uccisione di fauna protetta) pari a circa 87 milioni di euro. Proposte: ripulire i fiumi dai rifiuti; tagli solo selettivi; rispetto assoluto della finestra di nidificazione fra aprile e luglio; formazione del personale operativo; inserimento negli organici degli enti pubblici competenti in materia di gestione fluviale di professionalità naturalistiche.

E’ stata poi la volta del prof. Borgia, per cui il mercurio nel Paglia non viene solo dai residui delle attività minerarie, ma anche dalle centrali geotermiche dell’Amiata, le prime delle quali sono attive ormai da oltre 60 anni. L’emissione in atmosfera dei vapori geotermici contiene grandi quantità di mercurio. Si calcola che dall’inizio delle attività geotermiche siano state riversate nel solo territorio comunale di Piancastagnaio circa 52 tonnellate di mercurio. Un simile quantitativo è sufficiente ad inquinare per 20 anni l’acqua consumata per scopi potabili da tutta la popolazione mondiale. Altra sorgente certa, oltre le emissioni, sono i depositi di subsidenza. Il 42% di tutto il mercurio emesso dal comparto industriale italiano viene dall’Amiata… Non solo mercurio, ovviamente, ma anche arsenico, CO2, ecc.

E’ poi intervenuto il sindaco di Orvieto Germani che ha elogiato i punti di vista scaturiti dal convegno e ricordato come il Contratto di Fiume ci permetterà finalmente di superare la fase dei progetti calati dall’alto sul fiume e i suoi affluenti.

Ha chiuso il convegno Massimo Luciani che ha ricordato come esista la necessità di coinvolgere di più e capillarmente le aziende agricole e le piccole e medie imprese del territorio. Ha condotto il convegno con estrema bravura l’arch. Bambini.

Coordinamento Associazioni Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena

I lavori del convegno sono stati registrati da Radio Telediffusioni Umbre Aquesio che provvederà al più presto a metterli in onda e sulla piattaforma YOUTUBE.

Orvieto, 4 maggio 2019. Convegno sul fiume Paglia

CONVEGNO, SABATO 4 MAGGIO 2019 – ore 10:00 / 14:00
Sala Cittaslow (2° piano), Palazzo dei Sette, C.so Cavour 87 – Orvieto

Organizza il Convegno il Coordinamento Associazioni Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena, facente parte del Contratto di Fiume Paglia.

 

L’obiettivo è quello di dimostrare che un modo diverso di procedere è possibile. Ed auspicabilmente avviare, su questo, una nuova dialettica “democratica” partendo dall’importantissimo strumento del “Contratto di Fiume”.

Le domande che si pone il convegno, che si rivolge all’intera comunità territoriale, partono dalla necessità di una conoscenza approfondita del fiume nella sua interezza, ma anche dei suoi aspetti puntuali, scegliendo tratto per tratto i criteri gestionali più adatti a ciascun contesto. Che consideri gli ambienti fluviali non più come soli vettori d’acqua e fonti di risorse, ma come sistemi naturali la cui resilienza si basa sulla salvaguardia della funzionalità idro-morfologica, ma anche di quella ecologica. Che educhi la cittadinanza a superare i concetti antropocentrici di “pulizia” e “messa in sicurezza” sostituendoli con quelli di “funzionalità ecologica” e “mitigazione del rischio”, evitando di associare alla presenza della preziosa vegetazione fluviale termini come “degrado”, “sporco” o “abbandono”. Insomma è possibile adottare un approccio diverso alla progettazione degli interventi di sicurezza? Una modalità interdisciplinare che includa l’idraulica e la geomorfologia ma anche la biologia, l’ecologia, la cura del paesaggio?

E’ stato invitato a portare i saluti del Comune di Orvieto, capofila del contratto di Fiume, il sindaco Giuseppe Germani.
Dopo una introduzione del dr. Filippo Belisario- Responsabile del Tavolo Ambientale Contratto di Fiume Paglia- il dr. Silvio Manglaviti ci parlerà del viaggio nel tempo dei nostri Fiumi Paglia e Chiani. Seguiranno un intervento del dr. Francesco Biondi sulle caratteristiche geologico-ambientali del bacino imbrifero del Paglia, del dr. Alessio Capoccia, responsabile dell’Oasi di Alviano del WWF, che ci parlerà dell’impatto delle opere idrauliche sulle comunità biologiche dell’Oasi. Sarà quindi la volta del prof. Luciano Dottarelli del Club Unesco di Viterbo che ci presenterà gli approcci specifici del Contratto di Distretto del lago di Bolsena. Sul problema delle biomasse ci intratterranno sia Marco Dinetti, dell’associazione LIPU, portando una esperienza di fiumi distrutti in Toscana, che il dr. Ugo Corrieri dell’ISDE Italia (Associazione Medici per l’Ambiente) portando la sua esperienza di medico sui rischi sanitari degli impianti di biomasse. Chiuderà gli interventi il prof. Andrea Borgia relazionando sul problema mercurio nel Paglia.

L’ampio spazio-dibattito potrà essere usato per un confronto con altre esperienze e visioni, particolarmente dalle altre componenti dei tavoli programmatici del Contratto di Fiume Paglia, che ci auguriamo possano dare spunti interessanti. In modo che si possa riavviare- dopo le elezioni amministrative- con più adeguati bagagli il Contratto di Fiume Paglia. Concluderà i lavori Massimo Luciani de Il Ginepro di Allerona.

Scarica qui la locandina del Convegno.

Coordinamento Associazioni Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena:
Amelia Belli, Associazione Accademia Kronos-sezione di Orvieto, Orvieto; Filippo Belisario, Associazione WWF – sezione di Orvieto, Orvieto; Lucio Riccetti, Associazione Italia Nostra- sezione di Orvieto, Orvieto; Rita Favero, Comitato Interregionale Salvaguardia Alfina (CISA), Orvieto; Mauro Corba, Associazione Altra Città, Orvieto; Anna Puglisi, Associazione La Renara per l’Eco sviluppo del territorio, Castel Giorgio; Fausto Carotenuto, Comitato Difesa Salute e Territorio di Castel Giorgio, C. Giorgio; Annalisa Rohrwacher, Comitato di Castel Giorgio in massa contro la biomassa, C. Giorgio; Donato Borri, Comitato garanzie per la centrale a biomasse a Castel Viscardo, C. Viscardo; Marco Carbonara, Associazione sviluppo sostenibile e salvaguardia Alfina, Acquapendente; Piero Bruni, Associazione lago di Bolsena, Bolsena; Stefano Ronci, Comitato tutela e valorizzazione Valli Chiani e Migliari, Ficulle; Massimo Luciani, Associazione Il Ginepro, Allerona; Riccardo Testa, Associazione il Riccio, Città della Pieve; Vittorio Fagioli, Rete Nazionale NOGESI.

con la collaborazione di Cittaslow


PROGRAMMA

● Ore 10:00 – Accredito partecipanti
● Ore 10:30 – Apertura lavori Presidenza: Arch. Annalisa Bambini, Coordinamento Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena Saluto del sindaco di Orvieto, Giuseppe Germani Introduzione ai lavori: Dr. Filippo Belisario, Responsabile Tavolo Ambientale Contratto di Fiume del Paglia – Dr. Silvio Manglaviti, Italia Nostra Orvieto, ”Clanis e Pallia, viaggio nel tempo sul fiume tra geografia e storia” – Dr. Francesco Biondi, Geologo “Considerazioni geologico-ambientali del bacino imbrifero del Fiume Paglia” – Dr. Alessio Capoccia, Oasi di Alviano, ”L’impatto delle opere idrauliche fluviali sulle comunità biologiche”
● Ore 11:30 – Prof. Luciano Dottarelli, presidente del Club per l’Unesco di Viterbo-Tuscia,“Contratto per il distretto del lago di Bolsena, fiume Marta e costa di Tarquinia” – Marco Dinetti, Lipu,”Fiumi distrutti “ (Toscana) – Dr. Ugo Corrieri (Coord. Italia Centrale ISDE), “I rischi sanitari delle biomasse” – Prof. Andrea Borgia, Geologo, “Il problema mercurio nel Fiume Paglia” ● Ore 12:50 – Dibattito
● Ore 13:50 – Conclusioni: Massimo Luciani, Il Ginepro