Prof. Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica
e, p.c. : Prof. Mario Draghi, Presidente del Consiglio dei Ministri
Egregio Sig. Ministro,
le considerazioni da Lei esposte nell’intervista al quotidiano “Il Foglio” del 19/05/2021 e in altre occasioni, anche in recenti convegni pubblici, sul tema delle scelte da compiere per la “Transizione Ecologica” del nostro Paese, nell’ambito del Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR) da realizzare con i finanziamenti del Recovery Fund, pongono tematiche che richiedono, a nostro avviso, una più approfondita e partecipata discussione rispetto a quanto invece si intende attuare da parte del Suo Ministero con la giustificazione di “accelerare” e abbreviare il più possibile la realizzazione degli interventi.
Più che una discussione su alcune scelte da Lei indicate, a nostro avviso non condivisibili, quali il “rilancio del nucleare” e il tema degli inceneritori, quello che vorremmo porre alla sua attenzione è il modo in cui si intende affrontare il problema della Transizione Ecologica e compiere le scelte ed individuare i progetti da attuare, con “grandi opere” da realizzare nella più completa mancanza di “partecipazione e coinvolgimento delle istanze locale, dei cittadini e degli stessi Comitati e Associazioni ambientaliste presenti nei territori”.
È l’approccio e tutta la filosofia del Suo discorso che ci lascia molte preoccupazioni, perché ci sembra (speriamo di sbagliarci) tutto teso a “fare in fretta” e a limitare i tempi e i controlli, con forti riduzioni delle procedure VIA e limitazione del ruolo di controllo delle Soprintendenze, facendo della difesa e valorizzazione dell’ambiente un elemento sacrificabile. E vedendo nei Comitati di cittadini solo elementi di disturbo e non invece risorse dei territori con cui confrontarsi.
Scelte da compiere per i progetti del Recovery Fund e delle “energie rinnovabili”, non possono essere demandate alle società e alle lobby del settore, spesse volte interessate esclusivamente a ricevere i lauti finanziamenti previsti.
Occorre che la progettazione degli interventi sia il frutto della elaborazione e del coinvolgimento dei Comuni, dei Cittadini, degli stessi Comitati e Associazioni ambientaliste e dei soggetti e imprenditori locali. Si tratta di realizzare dei veri e propri “Piani energetici comunali e di area” che, partendo dalle caratteristiche del territorio progettino interventi prioritariamente nel campo del “risparmio e efficientamento energetico, nell’illuminazione pubblica, nell’isolamento termico degli edifici pubblici, delle strutture scolastiche, ricreative, culturali e sportive”.
Così operando si tenderà inoltre ad evitare contrasti, opposizioni ai progetti, proteste e occupazioni, ricorsi legali ai TAR e al Consiglio di Stato, come avviene oggi in molti casi, nei quali si impongono ai territori progetti e interventi in netto contrasto con la difesa e valorizzazione dell’ambiente e delle vocazioni economiche agricole, artigianali e turistiche degli stessi.
In questa direzione una attenta e documentata riflessione va fatta da parte del Suo Ministero sui progetti delle “Energie rinnovabili”, come fotovoltaico, eolico (che se di grandi dimensioni, rovinano il paesaggio) e, in particolare, sul tema della “Geotermia”, definita impropriamente “rinnovabile”, poiché i pozzi geotermici si esauriscono in circa dieci anni e lo stesso bacino geotermico, dopo anni di sfruttamento, tende all’esaurimento.
La scelta della Regione Toscana in materia di rinnovabili in particolare, si è fortemente caratterizzata sull’uso della Risorsa Geotermica al fine di realizzare centrali geotermoelettriche di tipo “Flash”, storicamente nell’area di Larderello e da alcuni anni nel Monte Amiata, che oltre a creare gravi problemi ambientali, di rischio per i bacini idropotabili e termali, sismici e di subsidenza delle aree interessate, emettono in atmosfera grandi quantità di sostanze inquinanti (acido solfidrico, anidride solforosa, ammoniaca, arsenico, antimonio, mercurio, monossido di carbonio) e quantità di CO2 e metano anche superiori, a parità di potenza elettrica prodotta, a quelle delle centrali a carbone (fattore di emissione delle centrali geotermiche pari a 1,27 kg CO2 equivalenti/KWh, rispetto a un fattore di emissione delle centrali a carbone di 0,87 kg CO2 equivalenti/KWh – Dati ARPAT 2019 centrali Bagnore 3 e Bagnore 4 sul Monte Amiata).
Nonostante questo handicap, l’ENEL che ha realizzato gli impianti, ha usufruito e usufruisce a tutt’oggi degli incentivi previsti dal Fondo Nazionale delle Rinnovabili, per decine di milioni ogni anno.
Altrettanto sta avvenendo per le Società (Sorgenia, ITW-LKW, Magma Energy Italia, ecc.), che intendono realizzare nell’area del Monte Amiata, nella Val d’Orcia, a Castelnuovo Val di Cecina in Toscana, nell’Alto Lazio e Umbria, nell’ area della Tuscia e del Lago di Bolsena, centrali geotermoelettriche a “ciclo binario” che presentano anche esse problematiche ambientali e, in particolare, nei processi dei re-immissione dei fluidi, rischi di creare sismicità, anche rilevante, indotta e innescata.
Centrali che si vanno inoltre a collocare in aree di alto valore ambientale, che hanno riconoscimenti nazionali e europei di aree protette a salvaguardia di ecosistemi unici, in netto contrasto quindi con le scelte di valorizzazione ambientale, storica e culturale, compiute dalle amministrazioni locali, dai cittadini e dagli operatori economici del territorio.
Chiediamo che il Suo Ministero intervenga per porre fine a questa assurda situazione e che gli incentivi per la Geotermia siano utilizzati non per centrali geotermoelettriche, ma nel campo di progetti per l’uso del calore e della bassa entalpia (riscaldamento e climatizzazione degli edifici pubblici, privati, impianti sportivi, piscine e termalismo, serre e interventi nell’agricoltura, allevamenti e settore turistico).
Le centrali geotermoelettriche, sia Flash che a ciclo binario non devono avere quindi né i finanziamenti dal Fondo Nazionale delle Rinnovabili, né tanto meno quelli previsti nell’ambito dei progetti della “Transizione Ecologica”, eventualmente da attuare nell’ambito del Recovery Fund.
Vorremmo affrontare con il Suo Ministero le tematiche sopra esposte e , in particolare, il tema “Geotermia”, per dare anche un nostro contributo di conoscenze a approfondimenti che abbiamo compiuto nel corso di tanti anni, con l’apporto tecnico di studiosi, geologi, vulcanologi, ingegneri esperti del settore.
Le chiediamo pertanto un incontro, da tenere anche in video-conferenza, oppure con un Sottosegretario da Lei incaricato con personale del suo Ministero esperto nelle energie rinnovabili.
Rete Nazionale NOGESI (No Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)