Geotermia e Covid-19. Come fare greenwashing e derogare ai controlli ambientali al tempo del coronavirus

Con la scusa dell’emergenza sanitaria, anziché sospendere le attività inquinanti, si concedono pericolose deroghe, con il sostegno attivo di campagne di greenwashing strabico.

 

A seguito del nostro comunicato che dava risalto, anche per le possibili connessioni con la geotermia toscana, al recente documento del Sima/Università di Bari e Bologna sulla possibile connessione tra inquinamento ed epidemia Covid 19 (scaricalo qui ), si è scatenato il solito can can a difesa delle centrali Enel, soprattutto dal solito Greenreport, sponsorizzato dal Cosvig, il consorzio che gestisce gli incentivi geotermici toscani, che ci tira in ballo direttamente.

Lo stesso aveva già, forse incautamente, dato pubblicità al citato documento Sima, ma, dopo il nostro comunicato, ha iniziato a produrre articoli per cercare di ”riparare il danno” e smentire il Sima, noi e anche se stessi, che pure gli avevano dato spazio.

C’è da dire che tale condotta non è nuova per chi si dichiara ambientalista, ma mai contro la geotermia, anzi! In un recente e documentato articolo denuncia che “Approfittando dell’emergenza coronavirus, Trump sospende l’applicazione delle leggi ambientali, peccato però che non si accorge che in Toscana, il governatore Rossi, sempre all’avanguardia, con il Decreto n.4519 del 27 marzo 2020, autorizza l’Enel a “derogare rispetto alle scadenze previste per l’effettuazione dei controlli alle emissioni in atmosfera degli autocontrolli e dei vari monitoraggi delle centrali geotermoelettriche e per la centrale a biomasse di Cornia per il periodo di emergenza sanitaria”. Che dire? Ambientalismo strabico o ambientalisti col c…o degli altri?

Tornando agli articoli recenti in difesa della geotermia, per quanto riguarda le emissioni delle centrali geotermiche della Toscana, leggiamo che Adele Manzella, presidente dell’Unione geotermica italiana, rispondendo al nostro citato comunicato “Coronavirus e centrali geotermiche”, scrive: “…condivido l’attenzione alla qualità della vita arrivando però a conclusioni esattamente antitetiche”.

Di cosa parliamo? Nel comunicato avevamo scritto che “l’Ammoniaca (NH3) è universalmente riconosciuto come un precursore del particolato secondario inorganico PM10 e PM2,5. Quindi più Ammoniaca significa più inquinamento da particolato atmosferico. Le centrali geotermiche toscane emettono mediamente (anni 2016-2018) 7.598 tonnellate di Ammoniaca all’anno; si consideri che nello studio Basosi-Bravi (su dati IRSE-regione Toscana) viene calcolato che le emissioni toscane sono il 39% di tutte le emissioni d’Italia. Possiamo quindi affermare che la Toscana, soprattutto nelle aree geotermiche, è soggetta ad un maggior inquinamento da particolato atmosferico”. Concludevamo, considerando che anche alla luce del citato documento Sima, chiedendo che le autorità preposte dovessero in via cautelativa attenersi alla sollecitazione degli studi a prendere conseguenti “misure restrittive di contenimento dell’inquinamento” con l’immediata sospensione di tutta l’attività geotermica in essere e di progetto. Abbiamo visto che Rossi va esattamente nella direzione opposta…

Invece Adele Manzella ritiene infondata questa nostra richiesta perché “…ad oggi tutti i monitoraggi ARPAT indicano per la Toscana geotermica l’ottima qualità ambientale della produzione industriale…”. Questo è un enunciato senza senso se consideriamo che non esiste nessuna misurazione del particolato atmosferico nelle aree geotermiche, infatti nessuna delle 34 centraline ARPAT funzionanti a livello regionale è posizionata in tali aree. Poi il fatto che nelle centrali geotermiche della Toscana la produzione industriale “…impiega le migliori tecnologie attualmente disponibili, e in alcuni casi le sviluppa, per evitare o abbattere le contaminazioni” non ci dà nessuna indicazione concreta circa la sostenibilità ambientale degli impianti, visto che i fluidi sono “ricchi di contaminanti naturali” (vedi nota §).

Queste “migliori tecnologie” sono lontane da essere sufficienti a salvaguardare la salute della popolazione e, anche, a soddisfare l’indicazione delle Direttive Europee, peraltro imprecise e incomplete, laddove prescrivono che le centrali geotermiche dovrebbero avere “un basso impatto ambientale”. Non siamo quindi d’accordo con Adele Manzella che le misure di contenimento vadano cercate altrove e non certo in ambito geotermico. Non siamo neanche d’accordo che tale attività è “ambientalmente e comprovatamente sostenibile”, che è un’affermazione priva di ogni fondo scientifico soprattutto per le centrali a ciclo aperto della Toscana.

In un altro articolo sull’ultimo rapporto sulle energie rinnovabili pubblicato dall’Agenzia europea per l’ambiente (EEA), citato più volte, non ci convincono alcuni punti oscuri.

Per quanto riguarda la produzione elettrica italiana, il rapporto constata (vedi la tabella riprodotta anche nell’articolo), che la produzione di elettricità dalla geotermia ha permesso di evitare l’emissione di 0,51 Mt di CO2. Ora, secondo i dati dell’ARPAT relativi alla media delle centrali toscane, il fattore di emissione per la CO2 è di 483 gCO2/kWh. Il fattore di emissione totale per i gas climalteranti (considerando anche l’emissione di metano) risulta quindi di circa 640 gCO2/kWh. Sappiamo che nella media nazionale delle centrali termoelettriche a combustibile fossile, questo fattore è di 491 gCO2/kWh. Quindi le centrali geotermoelettriche italiane aumentano l’emissione di CO2, invece di ridurla. Ci chiediamo: quali sono i dati alla base delle conclusioni dell’EEA? Non essendo più accettabile la tesi che le emissioni di CO2 delle centrali geotermiche siano sostitutive di quelle “naturali” mentre sono invece in aggiunta a quelle naturali in quanto derivanti dall’estrazione di CO2 che “naturalmente” impiegherebbe secoli per venire alla luce, ci siamo rivolti all’UE con la richiesta di chiarimenti, di cui vi informeremo. Gli impianti geotermoelettrici della Toscana non rispettano gli indirizzi di abbattimento di gas climalteranti. Sono lontani da essere a “…ridotte emissioni di gas a effetto serra rispetto alle fonti non rinnovabili”; potrebbero diventarle solo nel momento in cui le attuali emissioni venissero almeno dimezzate.

L’incentivazione della geotermia elettrica toscana, con le sue centrali a ciclo aperto, è un esempio dei “sussidi ambientalmente dannosi” rilevati dal Ministro dell’ambiente. Insistere su questi incentivi vuol dire impedire la diffusione di energie ambientalmente favorevoli, rallentare la de-carbonizzazione e arrecare un enorme danno alla salute e all’ambiente, promuovendo tra l’altro il riscaldamento globale. Crediamo quindi che l’enorme opera di mistificazione e di greenwashing raffazzonata tenti inutilmente di sostenere la linea che vorrebbe la geotermia come “fonte rinnovabile” col diritto a incentivi pubblici (pagati in bolletta dai cittadini) e senza lacci e lacciuoli burocratici e ambientalisti.

Ribadiamo che nessun dibattito serio sulla geotermia si possa affrontare con le centrali aperte e enormi risorse economiche (pubbliche) elargite anche per condizionare tale dibattito e quindi confermiamo la richiesta di sospensione immediata di tutta l’attività geotermica esistente e di progetto, dirottando gli enormi incentivi per ridurre i costi delle bollette elettriche più utile alle famiglie, specie in questo periodo di emergenza.

Rete Nazionale NOGESI, SOS Geotermia, Forum Ambientalista Toscano

Nota §

Considerata la sporadicità dei controlli eseguiti da ARPAT, si ritiene maggiormente significativo, ai fini della quantificazione delle emissioni effettive delle centrali, quanto si può ricavare da un recente studio, che ha calcolato le emissioni medie che si sono avute da tutte le centrali geotermiche nel periodo di tempo che va dal 2002 al 2016, rapportate ad ogni MWh di energia prodotta; per ottenere le emissioni di ogni sostanza in un particolare anno, si può moltiplicare il valore medio riportato per la potenza generata dalle centrali in quello stesso anno; con questo metodo, per energia lorda di 6.105,40 GWh, si ottengono le seguenti quantità di sostanze emesse nel 2018:

Anidride carbonica (CO2): 6.105,40 * 483 kg/h = 2.948.908 t.

Metano (CH4): 6.105,40 * 7,10 kg/h = 43.348 t.

Anidride solforosa (SO2): 6.105,40 * 1,99 kg/h = 12.150 t.

Ammoniaca (NH3): 6.105,40 * 1,23 kg/h = 7.510 t.

Acido solfidrico (H2S): 6.105,40 * 1,34 kg/h = 8.181 t.

Monossido di carbonio (Co): 6.105,40 * 49,6 g/h= 303 t.

Mercurio (Hg): 6.105,40 * 0,372 g/h = 2,27 t.

Antimonio (Sb): 6.105,40 * 0,041 g/h = 250 kg.

Arsenico (As): 6.105,40 * 0,04 g/h= 244 kg.