Maremma avvelenata. Storie di ordinaria corruzione politica, abusi e omissioni in Toscana

Roberto Barocci prepara un libro sulla devastazione del territorio e non solo.

Per gentile concessione dell’autore pubblichiamo uno stralcio che si occupa in particolare della questione Arsenico nell’Acqua.

Il Parlamento italiano e la Regione Toscana non hanno la volontà di difendere la salute dei cittadini a danno di interessi economici di poche società private. La conseguenza è quella registrata dall’Oncologa dott.ssa Patrizia Gentilini dell’ISDE Italia, che ha lanciato la campagna a difesa del latte materno e così commenta i dati circa il crollo della aspettativa di vita in salute, registrato in Italia dalla Commissione Europea per la Salute135: “E’ chiaro a tutti che nel nostro paese, a partire dal 2003 vi è un crollo dell’aspettativa di vita in salute, crollo che è ancora più repentino nelle donne che non nei maschi: la vita continua ad allungarsi ma la vita in salute si accorcia drasticamente come, tra l’altro non aveva mai fatto prima…è sotto gli occhi di tutti che, se da un lato diminuisce l’incidenza di alcuni tipi di tumore (specie quelli correlati al tabagismo…) dall’altro ci si ammala sempre di più per i tumori alla prostata, testicolo, mammella, tiroide, linfomi. melanoma, pancreas, fegato… e sopratutto si ammalano sempre più giovani e giovanissimi…E’ davvero sensato puntare tutta l’attenzione sulla ricerca di nuovi farmaci, senza di fatto mai puntare l’attenzione sulle cause di queste malattie, evitando tra l’altro di fornire ai cittadini informazioni scientifiche corrette, chiare, complete e dettagliate sui tanti agenti cancerogeni presenti nel nostro habitat?”.

Questa mancanza di informazioni sulla qualità dell’ambiente e i ritardi sulle bonifiche da realizzare, ci riporta all’Arsenico presente in Toscana in tante falde idriche e anche nelle acque potabili.

Scrive il dott. M.Bolognini136 sulla qualità delle acque potabili: “La normativa italiana per quanto attiene i valori limite nelle acque per uso umano….risulta essere abbastanza allineata con quella delle Linee guida dell’O.M.S. per la qualità delle acque potabili. C’è però da rimarcare il fatto che la normativa ammette deroghe anche nei confronti di limiti per sostanze tossiche e cancerogene. Queste deroghe, almeno nel nostro Paese, vengono concesse con una certa generosità ogni qual volta siano richieste alle Autorità ministeriali dai gestori del servizio idrico tramite le Regioni… L’Arsenico è un cancerogeno riconosciuto dell’uomo, Gruppo 1 I.A.R.C., la sua presenza in determinate concentrazioni nell’acqua destinata al consumo umano era stata riconosciuta, già nel 1980, come causa di incremento di tumori in diverse sedi, in particolare la cute, la vescica, il rene, il fegato, il colon ed il polmone sia nella popolazione maschile che in quella femminile.”.

Davanti alle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ci si sarebbe attesi il massimo rigore, anche perchè le ricerche più recenti già davano indicazioni che il valore limite di 10 µgr/lt era un valore di compromesso, ma che bisognerebbe tendere a concentrazioni vicine allo zero. Infatti il dott. Bolognini concludeva136: “Le ultime linee guida dell’EPA del 2006, riconoscevano comunque, par l’arsenico, il valore limite di 10 µgr/lt, il valore di 2 µgr/lt, relativo al rischio aggiuntivo di un caso di cancro in 70 anni per 10.000 persone ed il valore obiettivo zero”.

Quindi se l’EPA, ente statale USA, pone l’obiettivo zero, ci si sarebbe attesi una grande attenzione a partire dai Sindaci, ma questo rigore invece è mancato completamente. Il responsabile provinciale della USL 9 il dott. Maurizio Spagnesi, in una relazione alla Commissione Ambiente della Provincia di Grosseto nel 2003 scriveva, a proposito della eccessiva presenza di Arsenico nelle acque potabili in alcune aree inquinate della provincia e della necessità di rispettare i livelli massimi indicati dall’ OMS, che137: “…non essendo ipotizzabile la concessione di deroghe su tale elemento, alcune zone rimarranno fuori norma (zona industriale di Follonica e parte del comune di Gavorrano).” In questo caso, parlava un medico consapevole, ma vedremo che il punto di vista sanitario in questa regione non ha molto peso. Inoltre il dott. Spagnesi, già allora, segnalava una difficoltà, che andava annunciandosi per i cambiamenti che si stavano realizzando sul grande serbatoio di acqua potabile dell’Amiata. Per recuperare volumi di acqua non più usabili nei comuni minerari si sarebbero trovate difficoltà a realizzare ancora“diverse miscelazioni facendo attenzione al fatto che l’acqua proveniente dalle sorgenti amiatine non consente ampi margini di utilizzo aggirandosi su valori di arsenico di 8-9 µgr/lt ”, cioè le acque dell’Amiata erano ormai già ai limiti di legge, pari a 10µgr/lt . Ma la Direttiva Europea, frutto anche delle pressioni lobbistiche, recepiva con diversi anni di ritardo, nel 1998, le indicazioni dell’OMS, concedendo deroghe agli Stati membri, puntualizzando138: “purché nessuna deroga presenti un potenziale pericolo per la salute umana…”. Ciò è sconcertante in quanto la Comunità Europea sembrava presupporre, erroneamente, che il limite di 10 µgr/ltfissato dall’OMSnon fosse in funzione della soglia di pericolo per la salute umana.

Quali sono gli incrementi che potranno essere consentiti in deroga? Incrementi del 5-10-20% dei limiti fissati dall’OMS? Nulla venne stabilito a livello europeo né dal nostro ordinamento interno, che nel 2001 recepì la Direttiva CE. Però, già nel testo della legge italiana, c’è una prima deroga139 fino al 2003. La Direttiva europea, d’altra parte, le concedeva138: “Le deroghe devono avere la durata più breve possibile, non superiore a un periodo di tre anni…”, ma poi aggiungeva che le deroghe sono rinnovabili per ben due volte, quindi complessivamente per 9 anni, fino al 2010, naturalmente sempre per cause eccezionali e sempre fatta salva la salute umana. Ci mancherebbe altro…Ma in tal modo anche la norma europea entra in evidente contraddizione con le premesse poste a giustificazione della stessa Direttiva (punto 26), circa la necessità di limitare a brevissimi periodi le deroghe per evitare l’aumento dei rischi relativi a prolungate esposizioni. E’ così che la Regione Toscana, che già aveva goduto della prima deroga concessa nel 2001 dalla legge nazionale, dal gennaio 2004 ottiene dal Ministero della Salute ripetute deroghe per le provincie di Grosseto, Siena e Livorno con aumenti dei livelli di Arsenico anche del 500% sul valore limite140.Ma se a 2 µgr/lt si contano già i morti in più, quanti se ne conteranno con 50 µgr/lt e decenni di esposizione? Perchè nessuno in Italia lo ha mai segnalato?

Quando ci accorgemmo dell’esistenza di queste deroghe, nel 2004 promuovemmo diverse interrogazioni141 agli amministratori responsabili della nostra salute, anche perché dagli Enti locali erano state omesse due prescrizioni importanti. La prima violazione di legge era la mancanza di informazioni al pubblico, espressamente previste dal Ministro della Sanità139, che, per scaricarsi da ogni responsabilità, richiamava la Regione:“ …al disposto normativo circa l’obbligo dell’informazione al cittadino relativamente alle elevate concentrazioni dei suddetti elementi con specifico riferimento all’uso razionale di eventuali prodotti integratori.” Invece, nessuno aveva avvisato i cittadini, che come è noto, se sofferenti anche per malattie di modesta pericolosità, hanno, come conseguenza collaterale, limitate difese biologiche o minori capacità di smaltimento di metalli tossici. Nessuno inoltre sapeva quali potessero essere gli integratori consigliabili, anche perché, a livello di civile abitazione, non ci sono integratori usabili contro il cancerogeno Arsenico in soluzione nell’acqua potabile.

La seconda violazione di legge era relativa al mancato avvio delle iniziative, previste dalla legislazione europea e nazionale, tese a rimuovere le cause dell’inquinamento delle nostre acque potabili. La Regione Toscana, nel decretare le ripetute deroghe, chiedeva140 anche alle Autorità di Ambito, cioè alle Assemblee dei Sindaci dei Comuni che in consorzio gestiscono le risorse idriche e al Gestore delle reti idriche “di adottare tutte le misure possibili e necessarie a garantire il ripristino della qualità delle acque erogate…”. Ma rispettare questa decretazione significava imporre le bonifiche e fermare le centrali geotermiche di prima generazione in Amiata, cioè significava scontrarsi contro gli interessi di Eni sui siti minerari e dell’ENEL rispetto alla emissione in atmosfera di milioni di mc/anno di vapor d’acqua. Rispettare questa decretazione della Regione, per gli Enti locali, significava scontrarsi proprio contro la Regione Toscana stessa che ha sempre evitato di compiere quelle scelte.

Infatti, il Presidente del Consiglio d’Amministrazione dell’Acquedotto del Fiora, nel giustificare il fatto che la richiesta di deroga non era stata accompagnata, come prescritto, dai progetti per recuperare le qualità delle acque, ammetteva142: “La relazione riferisce ben poco circa le cause dei tenori di As, al di là di un breve accenno alla particolarità geologica delle Colline Metallifere e del monte Amiata…” e sulla necessità della deroga, riferiva di forti motivazioni e ammetteva un fatto molto importante142“Tali motivazioni emergono più dalla preoccupazione di ciò che potrebbe accadere presso le sorgenti del Monte Amiata piuttosto che dalla situazione esistente sui punti dove sono stati registrati i superamenti; in quest’ultimo caso, infatti la possibilità di miscelazione della risorsa consente al momento di rientrare nei limiti di legge. Tale preoccupazione nasce dal continuo aumento di As registrato nella risorsa proveniente dall’acquifero del Monte Amiata. Infatti sebbene le ultime analisi indicano che le principali sorgenti hanno tenori inferiori al limite normativo, i valori assoluti sono ormai prossimi alla soglia per 1 o 2 decimi di µgr/lt.”. La Regione Toscana cercherà di affermare invece che da sempre l’Arsenico è presente nelle acque potabili.

Quindi, non si interviene sulle cause industriali della perdita di qualità dell’acqua potabile sia nelle aree minerarie delle Colline Metallifere, sia nell’Amiata, ma ci si preoccupa solo di come riuscire a miscelare le varie fonti. La Regione Toscana, con grande cinismo, ripetutamente affermerà140a,152 che esistono: “studi idrogeologici, prodotti dai suindicati gestori a supporto delle suindicate richieste di deroghe, dai quali si evince che i valori delle concentrazioni dei parametri in oggetto di richiesta di deroga per l’Arsenico risultano in armonia con la circolazione idrica sotterranea.” Sapevamo, invece, che il gestore142 aveva fatto solo “un breve accenno” alla natura geologica e, pertanto, chiedemmo di vedere tale studio, che certificava questa armonia, ma non ci fu mai consegnato. Negli anni seguenti verrà ripetuto, in tutte le occasioni152,153, che tutto è naturale e che da sempre conviviamo con questi elementi tossici nelle acque potabili. E’ semplicemente un falso, sia per il grande serbatoio dell’Amiata, che fornisce acqua alla provincie di Grosseto, Siena e Viterbo, sia per le Colline Metallifere. Per le Colline Metallifere abbiamo a disposizione i dati della RiMin, società del gruppo Eni, che negli anni ’70/80 cercava le anomalie geochimiche per scopi minerari. Per le fonti dell’Amiata, abbiamo a disposizione i dati sia di fonte Usl, sia di Arpat delle concentrazioni di Arsenico, il cui trend di crescita ha inizio a partire dalla fine degli anni’90, pubblicati anche in un libro da O.Conio e R.Porro143. Essi confermano quanto già sostenuto dal gestore142 e ci dicono che, in tutta la Provincia di Grosseto e Siena, prima del 2000, non esistevano concentrazioni di arsenico nelle reti di distribuzione di acqua potabile superiori a 4 ug/l. Le mancate bonifiche e lo sfruttamento geotermico sono le cause più probabili di questo peggioramento.

Per illustrare compiutamente i tanti problemi che sull’Amiata fanno della geotermia Enel una fonte altamente inquinante, e per niente rinnovabile, servirebbe un altro libro. La geotermia di prima generazione, applicata oggi sull’Amiata, manda in atmosfera il vapore di acqua contenente anche vapori altamente tossici149, provenienti dal serbatoio acquifero profondo, sottostante a quello potabile più superficiale. Ma i due acquiferi risultano collegati tra loro attraverso camini vulcanici e faglie. Questo collegamento, documentato sin dal 1970 dallo studio di Calamai (ENEL), non solo sottrae acqua al bacino superficiale, per le forti depressioni prodotte dal vapore in uscita, ma comporta anche la commistione o contaminazione delle acque presenti nei due serbatoi e l’aumento della presenza di Arsenico anno dopo anno.

La Regione Toscana nega questo collegamento tra i due bacini, non sa spiegare l’aumento dell’Arsenico nelle acque del bacino superficiale e giustifica il dimezzamento del bacino superficiale come effetto di fenomeni naturali: le stagioni meno piovose. Ma la stessa Regione omette, dal 1989, cioè da 23 anni (!), di applicare la legge 183/89, che con grande buon senso impone di realizzare un bilancio idrico del bacino idrografico, prima di autorizzare un soggetto privato a sottrarre acqua per usi industriali. L’Enel, che sottrae circa 5 milioni di tonnellate di vapore all’anno, ringrazia e lascia ai Comuni, sede di impianti, qualche decina di migliaia di euro all’anno.

note

130Dott.ssa Patrizia Gentilini- Il Picco della salute-30.3.2011

131Dott. Michelangiolo Bolognini- I cancerogeni nelle acque per uso umano- Progetto Ambiente e Tumori 2001 dell’AIOM, Associazione Italiana di Oncologia Medica- marzo 2009 n.23

132USL9-Risposta a nota n104194 del 4.11.2003 prot. n°1415 del 10.12.2003

133Direttiva 98/83CE del Consiglio del 3.11.1998 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano- art.9

134Art.13 del D.Lgs. n.31 del 2.2.2001

135Regione Toscana -Decreto n°7950 del 24.12.2003

136Interrogazioni in Regione Toscana a firma dei consiglieri Giovanni Barbagli e Mario Ricci del 28.9.2004 e interrogazione al Presidente della Provincia di Grosseto a firma della consigliera Susanna Cesaretti del 16.2.2004

137Acquedotto del Fiora -Risposta dell’A.D. Rossano Teglielli- gennaio 2004

138Osvaldo Conio e Roberto Porro -L’arsenico nelle acque destinate al consumo umano, edito da F. Angeli nel 2004 pag.86-88- vedi: http://www.francoangeli.it/Ricerca/Scheda_libro.aspx?CodiceLibro=380.235