LA NOSTRA BELLEZZA È ENERGIA ED ECONOMIA VIRTUOSA

ContrarIetà netta dei territori di Val d’Orcia e Amiata alla centrale in Val di Paglia

 

 

Ecosistema Val d’Orcia è un coordinamento costituito da un nutrito gruppo di associazioni, amministratori, operatori economici, studiosi, professionisti, cittadini, in costante rapporto con altre realtà e comitati costituiti sul territorio provinciale e regionale. Siamo tutti soggetti operanti nel sud della provincia di Siena, in un’area considerata troppo spesso periferica rispetto alla sede regionale; soprattutto l’Amiata, nella quale da decenni si sfrutta intensamente la risorsa geotermica. Risorsa sulla quale da tempo ci interroghiamo, coinvolgendo persone qualificate in convegni, iniziative pubbliche, rapporti istituzionali che si occupano di un argomento tanto complesso e che richiede, per noi che lo viviamo da vicino, un approccio multiplo e attento.

Perché, se è vero che la risorsa geotermica può essere rivendicata come centrale per la Regione, coprendo già ben il 70% dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili in Toscana, è altrettanto vero che sempre più interessi si stanno muovendo verso una risorsa che per i nostri territori ha già superato da tempo i suoi margini di sfruttamento.
Ecco, quei margini noi li conosciamo bene, perché da anni seguiamo i tanti progetti di permessi di ricerca e di nuove centrali geotermiche che stanno spuntando un po’ ovunque sul nostro territorio; come conosciamo, del resto, il forte e crescente malcontento sociale che questa condizione sta generando.

Il territorio, dunque. Nelle parole di chi non vive queste terre, noi saremo probabilmente quei terribili reazionari còlti da sindrome NIMBY, quelli che dicono: “Fatele pure, ma non nel mio giardino”… In realtà, a ben vedere, non è proprio così: perché noi nel nostro giardino le centrali le abbiamo eccome, e da decenni, E con loro abbiamo anche i tanti problemi ad esse collegati.
Qualcuno, poi, potrebbe dire che siamo anche quelli della sindrome NIMTO (Not In My Terms of Office: non durante il mio mandato elettorale), perché un po’ di acronimi ormai non si risparmiano a nessuno; ovvero quella sindrome che prenderebbe alcuni amministratori pronti ad esclamare: “Non nel mio mandato!”.

In effetti siamo accompagnati anche da molte istituzioni locali. E sentiamo vicini anche enti nazionali, che non mancano di condividere un certo numero di preoccupazioni sui nuovi progetti di centrali che vanno profilandosi all’orizzonte, istituzioni come le Soprintendenze, ad esempio, oggi tanto spesso attaccate.

Ma sulle istituzioni locali, vorremo dire questo: evidentemente in passato ci sono stati amministratori che hanno detto: “Va bene, facciamole le centrali”, magari anche a fronte di appetibili argomentazioni compensative. Oggi le situazioni sono in buona parte cambiate, se non addirittura radicalmente cambiate.

Oggi siamo di fronte a territori che hanno ben chiara la propria vocazione culturale ed economica, amministratori che non intendono tradire gli impegni assunti con i cittadini, imprenditori che hanno investito con passione in agricoltura biologica, turismo di qualità, servizi, su un territorio che ha nel paesaggio una risorsa fondamentale, un’idea stessa di attenzione e cura dell’ambiente sempre più interiorizzata dalle nostre comunità locali, comunità che intendono decisamente essere protagoniste attive del proprio futuro.

Non abbiamo bisogno di star che vengano a insegnarci come abbellire il nostro territorio. La Convenzione europea del paesaggio è molto chiara sul tema: “Paesaggio designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni”, non come imposta dall’alto dai manager, dai professionisti profumatamente pagati, magari da aziende che vivono tutto questo come occasione per l’ennesima forma di capitalismo estrattivo: non siamo una miniera da depredare.

E crediamo nella partecipazione. Quella partecipazione dal basso che deve essere uno dei pilastri di qualsiasi pianificazione di area; perché coinvolgere i territori nelle scelte che li riguardano, e coinvolgerli fattivamente non solo in linea di principio, significa migliorare quelle scelte, significa non imporle, non rinchiudere i momenti di decisione nelle stanze di un capoluogo lontano, terribilmente lontano, in un’ottica unilaterale e miope. La partecipazione deve essere una regola e una regola cogente, imprescindibile, inclusiva, che prenda atto della voce dei territori, non una bandiera da sventolare nei dibattiti.

Per tutto questo, noi oggi diciamo no a progetti calati dall’alto, che snaturano la vocazione delle nostre terre e la volontà degli abitanti che li abitano, li vivono, li curano e li sentono come la loro casa.

Perché la nostra bellezza è energia; una bellezza costruita e difesa da generazioni, una bellezza che oggi non lasceremo ferire e mettere in pericolo, che tuteleremo e svilupperemo, consci del suo valore, della sua forza, della sua storia.

Hanno sottoscritto il Manifesto “NO dei territori di Val d’Orcia e Amiata alla centrale in Val di Paglia” i seguenti soggetti:

1. Claudio Galletti sindaco di Castiglione d’Orcia
2. Francesco Fabrizzi sindaco di Radicofani
3. Manolo Garosi sindaco di Pienza
4. Lista Abbadia in Comune di Abbadia San Salvatore
5. Lista Abbadia Futura di Abbadia San Salvatore
6. Lista San Quirico in Piazza di San Quirico d’Orcia
7. Lista Vivi San Quirico di San Quirico d’Orcia
8. Lista Uniti per Radicofani e Contignano
9. Coordinamento Ecosistema Val d’Orcia
10. Lista Presenza Attiva di Castiglione d’Orcia
11. Fondazione Tagliolini Centro per lo Studio del Paesaggio
12. Associazione Pyramid di Radicofani
13. Associazione OPERA Val d’Orcia
14. Circolo Legambiente Terra e Pace
15. Italia Nostra Toscana
16. Italia Nostra Siena
17. Club UNESCO Siena
18. WWF Siena
19. Associazione il Bersaglio di Montepulciano
20. Rete NOGESI
21. SOS Geotermia
22. Comitato Salvaguardia Ambiente Monte Amiata
23. Parco Nazionale del Monte Amiata
24. Centro Parchi Internazionale
25, Forum Ambientalista di Grosseto
26. Gruppo C’era il Ponte dell’Orcia
27. Circolo Culturale Anna Kuliscioff di San Quirico d’Orcia
28. Circolo Culturale il Vecchietta di Castiglione d’Orcia
29. IDDEntità Comuni area Monte Cetona
30. Radicofani in Val d’Orcia Rete di imprese
31. Centro Commerciale Naturale di Radicofani
32. Gruppo strutture turistiche di Bagno Vignoni
33. Gruppo coltivatori diretti della Val di Paglia
34. Sinistra Civica Ecologista Siena
35. Partito Comunista Siena
36. Potere al Popolo di Siena e Provincia

Rewriters intervista Mastrolorenzo: la geotermia non è verde né rinnovabile, per le centrali binarie si tratta ancora di esperimenti

Giuseppe Mastrolorenzo, vulcanologo e primo ricercatore dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha rilasciato una intervista a Vera Risi per Rewriters in cui, per l’ennesima volta, chiarisce i problemi ed i rischi della geotermia.

 

 

Per leggere l’intervista completa CLICCARE QUI. Riportiamo alcune sue osservazioni:

“…c’è un equivoco di fondo: la geotermia non è una fonte rinnovabile, viene ritenuta a torto rinnovabile, ma in realtà le fonti rinnovabili sono quelle veramente inesauribili: è rinnovabile il sole, che sarà così per 4 miliardi e mezzo di anni, è rinnovabile il vento, che ci sarà sempre, ma il fluido geotermico è una risorsa che si esaurisce localmente e bisogna spostarsi per prelevarne altro o reiniettare fluido nel sottosuolo, nel tentativo di compensarne l’esaurimento locale. Con questo, intendiamoci, non voglio dire che l’eolico o il fotovoltaico non abbiano controindicazioni, c’è il problema dell’impatto ambientale nell’eolico e dell’occupazione di suolo e del riciclaggio dei materiali nel fotovoltaico. Ma di certo l’energia geotermica non è né verde né rinnovabile. Non è verde in quanto ha controindicazioni perché altera le falde, altera il suolo stesso, e non è rinnovabile in senso stretto…”

“…Dai primi progetti di centrali geotermiche con sistema binario ho evidenziato che essendo il sottosuolo poco conosciuto, e comunque essendo i processi del sottosuolo non pronosticabili, non possiamo prevedere cosa succederà, quindi una centrale geotermica, che è un sistema complesso con processi irreversibili, viene creata in violazione al principio di precauzione…”

“…Possiamo certamente dire che, data la natura del sottosuolo e l’inadeguata conoscenza del sottosuolo, l’imprevedibilità delle conseguenze delle attività antropiche fortemente invasive nel sistema geotermico e la irreversibilità dei processi, i progetti pilota si traducono di fatto in esperimenti. La maggiore criticità evidenziata riguarda la possibilità di indurre e innescare terremoti che è ampiamente documentata in impianti geotermici in varie aree del pianeta con innesco in alcuni casi di terremoti di magnitudo anche molto superiore al 5° grado Richter…”

Per leggere l’intervista completa CLICCARE QUI

15 luglio 2023 Monticello Amiata, 7° edizione “GIU’ LE MANI DALLA NOSTRA TERRA”

Si terrà il 15 luglio 2023 la settima edizione di GIU’ LE MANI DALLA NOSTRA TERRA, promosso da Agorà Cittadinanzattiva.

Si segnala, tra le molte iniziative, alle ore 16,30 in Piazza Donatori del sangue, l’ASSEMBLEA DEI COMITATI AMBIENTALISTI sulle vertenze in corso e sulle iniziative da intraprendere nel prossimo futuro.

INVITIAMO TUTTI ALLA PARTECIPAZIONE

(clicca per ingrandire)

Lettera aperta di Italia Nostra Siena per la revoca dell’autorizzazione alla centrale geotermica Le Cascinelle

Riceviamo e pubblichiamo.

LETTERA APERTA
Alla Presidente del Consiglio dei Ministri, alla Donna, alla Madre Giorgia Meloni.

Oggetto: Richiesta di revoca dell’autorizzazione concessa dal Consiglio dei Ministri del governo Draghi alla centrale geotermica Sorgenia a ciclo binario ‘’le Cascinelle’’ nel comune di Abbadia San Salvatore Località val di Paglia (Siena)

Sono la Presidente della Sezione di Siena dell’Associazione Nazionale Italia Nostra ONLUS, alla quale sono iscritta dal 1992. Ho svolto la mia professione di medico di salute pubblica come ufficiale sanitario comunale e poi, dopo la riforma sanitaria, come dirigente del servizio di Igiene di Unità Sanitaria Locale. Sono membro dell’Accademia dei Fisiocritici di Siena.

Le scrivo per rappresentarLe la drammatica situazione ambientale e sanitaria della popolazione dell’Amiata emersa dallo studio epidemiologico commissionato dall’Agenzia Regionale Toscana della salute [(+13% di mortalità nei maschi per tutte le cause nei comuni geotermici dell’Amiata (pag.82), con punte del + 30% per tumori nei Comuni di Abbadia, Piancastagnaio, Arcidosso (pag.89)] in un territorio con rischi sismici e di subsidenza e, con un calo molto preoccupante delle falde idropotabili e termali più importanti della Toscana. Il fronte del NO alla geotermia in Amiata, e nelle aree limitrofe della Val d’Orcia e dell’Alta Maremma, è oggi realtà consolidata, sono invece poco conosciute le criticità collegate a questa fonte di energia (ritenuta erroneamente rinnovabile), non sufficientemente attenzionata dalla Regione Toscana, che continua ad autorizzare impianti geotermici nonostante che siano acclarate le condizioni ambientali (emissioni di sostanze inquinanti e climalteranti) preoccupanti per la Salute e il Benessere degli abitanti e del relativo costo sociale delle loro malattie. Dietro l’errata convinzione che la geotermia sia pulita e rinnovabile gli Amministratori della Regione Toscana stanno predisponendo in Amiata la creazione di un secondo polo per raddoppiare la produzione geotermica con danno gravissimo per il bacino acquifero dell’Amiata ove si registra una forte riduzione delle portate e anche un sensibile peggioramento della qualità delle acque sotterranee, come recentemente è emerso nel monitoraggio ARPAT. Ai fini della valutazione dello sfruttamento geotermico in Amiata, è rilevante la sentenza N. 692109 della Corte di Cassazione del 9 marzo 2009 la quale sancisce in via definitiva, a seguito dei gravi incidenti avvenuti nel 2000 a Piancastagnaio, che l’attività geotermica in Amiata è pericolosa in quanto Enel si muove in un territorio precario ad alta instabilità naturale con caratteristiche diverse rispetto ad altri bacini geotermici.

Ciò premesso,
porto alla Sua attenzione il caso specifico del progetto sperimentale della centrale Sorgenia Le Cascinelle a ciclo binario (con reiniezione nelle viscere della terra dei fluidi esausti contenenti metalli pesanti e gas incondensabili che possono anche risalire in superficie ) con potenza di 9,999 MW. Tra i rischi evidenziati dalla stessa proponente Sorgenia nel “Rapporto sulla Sismicità” vi è quello di innescare terremoti in un’area caratterizzata da una elevata sismicità naturale. Lo stesso Prof.Thomas Braun (INGV) , incaricato dalla Regione Toscana, non esclude che attività produttive di estrazione e iniezione dei fluidi geotermici possano innescare sismicità su faglie attive presenti.

Questa centrale, ubicata in Val di Paglia alle porte del Parco Val d’ Orcia riconosciuto da tempo Patrimonio Unesco ,ruba e consuma, inoltre, cinque ettari di terreno in parte anche a vocazione agricola pregiata, con 44 torri di raffreddamento, rumori , inquinamento termico e odori. I terreni che ospitano i vari impianti della centrale geotermica Le Cascinelle sono attraversati dalla via Francigena storica, via sovranazionale che verrebbe in parte letteralmente cancellata e verrebbe meno anche la possibilità di realizzare un Parco fluviale e/o archeologico, visti i recenti ritrovamenti etrusco-romani già venuti alla luce e ancora da indagare.

Il Presidente del Consiglio dei Ministri Draghi, nonostante i cinque pareri negativi della Sovrintendenza di Siena, Grosseto e Arezzo e la sospensiva del Ministro della Cultura Dario Franceschini, ha avuto il coraggio di autorizzare il progetto senza prendere in considerazione le proposte alternative avanzate da operatori economici e cittadini durante le procedure di autorizzazione VIA finalizzate alla produzione delle vere energie rinnovabili (fotovoltaico e idroelettrico) più virtuose che in Toscana risultano carenti (solo 11,8 % senza la geotermia).
Tali proposte, oltre ad essere più rispettose dell’ambiente., stante anche l’elevata sismicità dell’area garantiscono una maggiore sicurezza del territorio, a differenza della geotermia, che può dare luogo a pericolosi incedenti come quelli avvenuti a Piancastagnaio nel 2000.
Per evidenziare il forte coinvolgimento della popolazione La informiamo che sono pendenti 4 ricorsi al Tribunale Amministrativo Regionale: del Comune di Radicofani, degli imprenditori agricoli della Val di Paglia, degli imprenditori del turismo termale della Val d’Orcia e dell’’Associazione Italia Nostra.

Ma se il Consiglio dei Ministri del Governo Draghi ha autorizzato questo pericoloso progetto, il Consiglio dei Ministri del Governo Meloni, eletto con forte consenso elettorale ha il potere di revocare la precedente autorizzazione.

Le alternative proposte dai cittadini, di minor costo economico e completamente compatibili con l’economia del territorio sono:

1) Pannelli fotovoltaici in sostituzione dei tetti di amianto di tutti gli opifici della ex area artigianale Sbrilli che permetterebbero il risanamento di ben 20 opifici e la produzione di quantità significative di energia rinnovabile senza consumo di suolo, rispettando anche l’orientamento degli imprenditori e degli operatori locali.

2) Potenziamento ed efficientamento delle centrali idroelettriche minerarie ancora attive e recupero della centrale mineraria Le Gorelle nel Comune di Abbadia San Salvatore, alimentata dai laghetti ex miniera mercurio. Oggi questa centrale idroelettrica, dismessa da tempo, peraltro di proprietà pubblica, può essere agevolmente recuperata e potenziata anche con acque provenienti dal bypass che raccoglie gran parte delle acque reflue del paese e da almeno tre torrenti della montagna.

Si evidenzia altresì che tali proposte, a differenza della geotermia, non confliggono con i vincoli idrogeologici e paesaggistici presenti sull’area e nel Parco Val d’Orcia (Patrimonio Unesco) e non
confliggono nemmeno con le attività agricole e della pastorizia circostanti, prevalentemente condotte con il metodo biologico, che hanno un ruolo importante nell’economia locale, nell’indotto della lavorazione dei prodotti caseari e nelle filiere agricole made in Italy come il Formaggio Pecorino della Val d’Orcia .

CHIEDIAMO A LEI, PRESIDENTE, E AL SUO CONSIGLIO DEI MINISTRI, COSI’ VALIDAMENTE PREMIATO DAL CONSENSO ELETTORALE, DI RIVEDERE LA PRECEDENTE AUTORIZZAZIONE DEL GOVERNO DRAGHI E DI ACCOGLIERE LE ALTERNATIVE PROPOSTE DALLA POPOLAZIONE, CHE SONO REALIZZABILI IN BREVE TEMPO E RISPONDONO IN TEMPO REALE ALLE ESIGENZE DELLA TRANSIZIONE ENERGETICA AL CONTRARIO DEI PROGETTI DI CENTRALI GEOTERMICHE CHE MEDIAMENTE RICHIEDONO DAI 5 AI 7 ANNI PER LA LORO REALIZZAZIONE.

La Presidente di Italia Nostra sezione di Siena Laura Comi

Anno nuovo, scriviamo al governo nuovo…

Come da buona prassi, anche affinché nessuno poi possa dire che non sapeva, scriviamo al nuovo governo Meloni per informarli della situazione “GEOTERMIA” richiedendo un confronto nel merito. Attendiamo risposta.

 

 

 

Esimio Presidente del Consiglio dei Ministri, Gentile Ministro Pichetto Fratin ,

Vi vogliamo parlare della geotermia elettrica acquisita dalla Rete Nazionale NOGESI in quasi 12 anni di attività e interloquire con loro per tentare di fare finalmente anche in Italia quel salto di comprensione necessario rispetto a questa fonte ritenuta, a torto, “ecologica”.

Abbiamo mandato molte lettere al Governo Conte 1 e 2 ed al Governo Draghi e forse si è insinuato il dubbio che la geotermia non è così ecologica come si crede…Fatto sta che il decreto FER2 non è stato emesso!

Come sostiene autorevolmente, ma ancora non a sufficienza, la stessa Unione Europea nella Direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’11 dicembre 2018 sull’uso dell’energia da fonti rinnovabili (considerando 46): “L’energia geotermica è un’importante fonte locale di energia rinnovabile che di solito genera emissioni considerevolmente più basse rispetto ai combustibili fossili, e alcuni tipi di impianti geotermici producono emissioni prossime allo zero. Ciononostante, a seconda delle caratteristiche geologiche di una determinata zona, la produzione di energia geotermica può generare gas a effetto serra e altre sostanze dai liquidi sotterranei e da altre formazioni geologiche del sottosuolo, che sono nocive per la salute e l’ambiente. Di conseguenza, la Commissione dovrebbe facilitare esclusivamente la diffusione di energia geotermica a basso impatto ambientale e dalle ridotte emissioni di gas a effetto serra rispetto alle fonti non rinnovabili”.

La geotermia italiana attuale sembra “ecologica” soltanto perché le autorità nazionali omettono di comunicare all’European Environment Agency (Eea) le emissioni di gas serra delle centrali ed altri inquinanti, abbellendo così il quadro emissivo italiano, come risulta da nostri contatti con la UE. 

La realtà della ricerca scientifica mondiale e delle esperienze sul campo mostrano con tutta evidenza che la geotermia non è affatto sempre pulita, rinnovabile e sostenibile. Ma lo è solo a determinate condizioni, che dipendono dalle specificità del territorio nel quale la si vuole usare e dalla tecnologia impiegata. Ogni caso va esaminato a parte, con appropriata attenzione e grandissime cautele.

La presenza delle centrali geotermoelettriche in Italia attualmente riguarda la sola Regione Toscana (unica regione italiana he ha centrali geotermoelettriche) con l’uso della tecnologia “flash”, con rilascio dei vapori in atmosfera, ed è contestata da anni nell’area del monte Amiata in Toscana, dove c’è l’ultima centrale autorizzata nel 2014 (Bagnore 4), mentre la “privatizzazione della geotermia” voluta dal Governo Berlusconi (D. Lgs.22/2010) , dopo 12 anni (!!!), ci voleva il Governo Draghi che da ultimo ha autorizzato i pilota nazionali “Cortolla” e “Castel Nuovo” (CDM del 5.10.2022) ;invece il CDM 10.10.2022 ha autorizzato ”Lucignano” ( pilota nazionale); Il CDM 1.09.2022 ha autorizzato il pilota regionale Toscana “Le Cascinelle” (a cui hanno risposto 4 ricorsi di sindaci e comitati vari).

Come è il caso, da ultimo, degli impianti pilota di “Torre Alfina” (Lazio) bocciato dal Consiglio di Stato il 8.02.2021; il Consiglio di Stato ha invece autorizzato “Castel Giorgio” (Umbria) il 7. 10. 2021: ITW, la ditta incaricata, pur essendo 14 mesi dalla emissione della sentenza, non ci sono “segnali” che voglia fare l’impianto.

Gli impianti geotermoelettrici italiani emettono grandi quantità di gas, polveri sottili (PM10, PM2,5, micro-polveri) e altre sostanze tossico-nocive (Mercurio, Arsenico, Boro, Ammoniaca, Uranio, Torio Cesio, Tallio, ecc.) e climalteranti (CO2, Metano, Idrocarburi, ecc.) – per la maggior parte delle quali non vi sono limiti alle emissioni – questo fatto è ben noto da molto tempo (Vedi tabella 1).

—————————————————–

Tabella 1: Confronto delle emissioni misurate dall’ARPAT con le emissioni secondo l’EEA

(1) Emissioni secondo il rapporto Renewable energy in europe 2019 dell’EEA, riferite all’anno 2018;

(2) Emissioni calcolati dai fattori di emissione di Ferrara et al. e con la produzione annuale lorda di energia elettrica di tutte le centrali geotermoelettriche italiane per l’anno 2018 di 6105,4 GWh (Dati TERNA).

Sostanza

Emissione secondo EEA (1)

Emissioni secondo ARPAT (2)

CO2

– 0,51 Mt

2,95 Mt

CH4

43,3 kt

SO2

-0,05 kt

12,2 kt

H2S

8,2 kt

NH3

7,5 kt

CO

303 t

Hg

2,3 t

Sb

250 kg

As

244 kg

PM10

– 0,01

*

PM2.5

0

*

NOx

– 0,15 kt

*

VOC

-0,04 kt

&

Il segno “meno” significa che la produzione di elettricità nelle centrali geotermiche permette di evitare le emissioni che verrebbero prodotte da centrali termoelettriche alimentate da combustibili fossili nel mix nazionale,

* dati non disponibili. Sappiamo però che centrali geotermiche a ciclo aperto emettono consistenti quantità di polveri sottili,

& le centrali geotermiche non emettono VOC (composti organici volatili), ad eccezione del metano, già riportato in tabella.

———————————————–

Il loro impatto sulla salute pubblica è stato ben studiato per conto della Regione Toscana dalla Fondazione Toscana Gabriele Monasterio del CNR nel Progetto di ricerca epidemiologica sulle popolazioni residenti nell’intero bacino geotermico toscano “Progetto Geotermia” dell’Ottobre 2010 e riassunto in una nota di Medici per l’Ambiente (ISDE).

Mentre gli impianti “binari”, oltre a non fornire alcuna garanzia in merito alla possibilità che i gas incondensabili re-iniettati nelle formazioni di provenienza permangano nel sottosuolo e non fuoriescano in superficie (il Centro Italia ove si vogliono installare impianti binari la concentrazione di gas incondensabili varia dal 6 al 10%), possono provocare terremoti indotti o innescati, oltre al depauperamento ed inquinamento delle falde acquifere per uso potabile. La necessità di tutelare dette falde non è inferiore alla necessità di tutelare l‘atmosfera, anzi, mentre l’energia può essere prodotta con altre tecniche sostenibili, l’inquinamento degli acquiferi è irreversibile.

Negli ultimi anni l’aspetto terremoti indotti o innescati degli impianti binari si è imposto con nettezza:

– lo studio “Valutazioni sulla pericolosità vulcanica e sismica inducibile dallo sfruttamento dell’energia geotermica nei siti di Bagnoli, Scarfoglio (Campi Flegrei) e Serrara Fontana (Isola d’Ischia)”, Relazione di approfondimento a cura del GRUPPO DI LAVORO INGV “PERFORAZIONI GEOTERMICHE” dell’INGV, che ha effettivamente impedito la realizzazione dei progetti geotermici di Scarfoglio e Serrara Fontana (link:http://www.bolsenalagodeuropa.net/wp-content/uploads/2020/07/reportvulcano.pdf – p. 40 ff.)

– il terremoto di Pohang (https://www.nature.com/articles/d41586-019-00959-4 ) nel 2017 e le sue analisi scientifiche che concludono che questo terremoto distruttivo di magnitudo 5,4 era stato innescato da attività connesse a un progetto geotermico;

– segnaliamo anche, in relazione al problema della sismicità, il caso di San Gallo, (Basilea) che ha portato all’abbandono del progetto (https://www.theguardian.com/world/2009/dec/15/swiss-geothermal-power-earthquakes-basel ).

-nel mese di dicembre 2020 è balzato alle cronache a Strasburgo, una delle sedi del Parlamento Europeo, un impianto binario simile a quelli che si vorrebbero installare in Italia. Si sono verificati una estesa serie di sismi (max di magnitudo di 3.5) per cui la Prefettura del Dipartimento del Basso Reno ha arrestato definitivamente i lavori di geotermia a Vendenheim da parte della società Fonroche, riferendosi esplicitamente al principio di precauzione e alla necessità di proteggere la popolazione, ritenendo che il progetto non presenta più ”le garanzie di sicurezza indispensabili” e successivamente, per di più, ha decretato la sospensione di tutte le altre attività della Fonroche nel comprensorio di Strasburgo (https://www.lemonde.fr/planete/article/2020/12/07/apres-une-serie-de-seismes-arret-definitif-du-projet-de-centrale-geothermique-a-strasbourg_6062543_3244.html ). Il giorno di Natale 25.12.2020, nonostante che l’impianto fosse fermo è avvenuto nell’area della centrale un terremoto di magnitudo 2.5: la società Fonroche conferma che il “terremoto è indotto” (vedi qui) ovvero provocato dall’attività umana.

-Il 1 ottobre 2020 in Gran Bretagna, ci sono stati seri problemi già in fase di test di perforazione geotermica presso il sito a United Downs, in Cornovaglia ( Fifteen earthquakes are recorded in Cornwall in just two days – Cornwall Live).

– la recente pubblicazione di Schiavone et al. (2020) Seismogenic potential of withdrawal-reinjection cycles: Numerical modelling and implication on induced seismicity”. Geothermics 85 (2020), p. 101770), che evidenzia i rischi non quantificabili connessi a progetti geotermici con iniezione di grandi quantità di fluidi in contesti geologici complessi, dov’è assente la comunicazione tra serbatoio di produzione e serbatoio di re-iniezione, e dove l’iniezione avviene in zone di faglia (come è il caso degli impianti pilota progettati a Castel Giorgio (Umbria) e Torre Alfina (Lazio).

Le stesse Commissioni VIII (Ambiente) e X (Attività produttive) della Camera dei Deputati italiana (presidenti rispettivamente Ermete Realacci e Guglielmo Epifani) avevano sentenziato in data 15.04.2015 con disponibilità della Rete Nazionale NOGESI, la possibilità di “favorire lo sviluppo e la diffusione della geotermia a bassa entalpia, ossia ad impianti che sfruttano il calore a piccole profondità, per l’importante contributo che può dare alla riduzione del fabbisogno energetico del patrimonio edilizio italiano”.

Mentre siamo favorevoli alla ricerca in campo geotermico. E ad incentivare gli impianti DBHE (Deep Borehole Heat Exchanger) (scambiatori di calore in pozzi profondi) che a differenza degli altri sistemi, estraggono dal sottosuolo solamente calore, senza movimentare i fluidi sotterranei e senza entrare in contatto diretto con i fluidi geotermici. Essi subiscono una minima alterazione rispetto alle condizioni naturali di pressione oltre che ovviamente a quelle di temperatura; ciò riduce immensamente l’inquinamento derivante dal fluido geotermico, dai gas incondensabili in esso contenuti, da possibili “precipitazioni” di sali o da eventuali residui finali.

Non è semplicemente più ammissibile costruire e chiedere incentivi (FER2) destinati alla riduzione dell’effetto serra per centrali le quali, come quasi tutti gli impianti geotermoelettrici della Toscana, emettono più gas a effetto serra che centrali a combustibile fossile. Ora che è da qualche giorno (18.12.2022) che la UE ha sottoscritto l’accordo tra i paesi membri sul CO2 le sorti del geotermico vacillano!

Bisogna capire a questo punto se il gioco vale la candela, come successo per il nucleare, o se viceversa è meglio tenere spenta la candela e produrre energia in altri modi.

Per molti anni, le centrali geotermiche hanno ricevuto incentivi enormi per la loro capacità di abbattere le emissioni di Gas Serra e di combattere così il cambiamento climatico – una capacità basata su un errore o un falso scientifico, smentito doppiamente dall’Unione Europea. Hanno sottratto, a danno del popolo italiano e della Terra, fondi essenziali ad incentivare tecnologie rinnovabili veramente in grado di combattere il cambiamento climatico”.

Gradiremmo una risposta a questa lettera in modo che si possa stabilire un contatto con il Governo e si possa proseguire verso l’uso di quelle energie veramente rinnovabili, cosa che non è la geotermia elettrica in uso in questo momento.

Cordiali saluti.

Rete Nazionale NOGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)

La centrale Saragiolo, per il Consiglio di Stato, s’ha da fare!

Anche il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso, presentato da Italia Nostra, da alcune attività imprenditoriali della zona, dai comitati ambientalisti e da diversi cittadini, contro la costruzione della centrale Poggio Montone (poi denominata Saragiolo) proposta da Sorgenia Geothermal s.r.l.

Si conclude così una lunga battaglia legale, iniziata nel 2019 dopo la concessione dell’Autorizzazione regionale alla costruzione dell’impianto, che per un certo tempo ha visto anche la partecipazione del Comune di Piancastagnaio, che promosse un autonomo ricorso al TAR Toscana ma che non si è poi impegnato nell’appello al Consiglio di Stato; e si conclude nella maniera più amara per coloro che hanno preso parte a questa lotta, per una serie di motivi.
Certamente il primo è rappresentato dal fatto che i perdenti sono stati condannati anche al pagamento delle spese a favore degli avvocati di Sorgenia e della Regione, oltre a quelle per i tecnici incaricati dallo stesso Consiglio di Stato di eseguire la “verifica” su alcune problematiche di carattere scientifico, riguardanti essenzialmente i collegamenti fra il serbatoio idropotabile dell’Amiata e quelli geotermici, dai quali viene estratto il fluido impiegato nel funzionamento delle centrali. Si tratta di somme non indifferenti ma in ogni caso questa possibilità era stata messa in conto dai ricorrenti.
In secondo luogo si è dovuto prendere atto che, di fronte ad una situazione di crisi drammatica per l’approvvigionamento energetico del Paese, anche in ambito giudiziario non si guarda troppo per il sottile, sottomettendo le esigenze di tutela paesaggistica ed ambientale, insieme a quelle della salvaguardia della risorsa idropotabile, alle più impellenti necessità della produzione elettrica: quanto poi possa risultare “essenziale” a tale scopo una centrale da 5 MW, di fronte allo sconvolgimento territoriale che produce, è tutto da dimostrare.
Infine, come nell’appello proposto contro l’autorizzazione alla costruzione della centrale Bagnore 4, anche questa volta il Consiglio di Stato ha emesso la propria sentenza senza entrare nel merito delle questioni: in questo caso, senza tener conto delle osservazioni proposte dai tecnici di parte sulla Relazione dei Verificatori.
La vicenda della consulenza di ufficio ha, infatti, aspetti a dir poco discutibili.
Dopo a rinuncia del Prof. Alberto Guadagnini, Direttore del dipartimento di ingegneria civile ed ambientale del Politecnico di Milano, il Consiglio di Stato, il 5 Ottobre 2021, aveva affidato le attività di verifica al Direttore del dipartimento di ingegneria dell’ambiente, del territorio e delle infrastrutture del Politecnico di Torino, Prof. Francesco Laio, con
possibilità di sub-delega nell’ambito della struttura universitaria: il 15 Novembre il Prof.Laio comunicava l’accettazione dell’incarico ed il relativo affidamento a tre professori del Dipartimento; veniva anche richiesto un tempo maggiore per l’esecuzione della verifica.
Con Ordinanza 564/2022 il Consiglio di Stato fissava la data del 10/04/2022 per la consegna della bozza della Relazione di verificazione, concedendo alle Parti la possibilità di fornire le proprie osservazioni nei 10 giorni successivi (quindi entro il 20/04/2022) e prescrivendo ai Verificatori di depositare entro il 30/04/2022 la Relazione nella versione finale, con eventuali controdeduzioni alle osservazioni.
In sostanza il Collegio dei Verificatori ha avuto 5 mesi e mezzo di tempo per produrre la propria relazione, che è risultata composta di 95 pagine. Come detto, i tecnici delle parti in causa, invece, avrebbero dovuto presentare le proprie osservazioni nei 10 giorni successivi.
Naturalmente quelli incaricati da Sorgenia hanno potuto rispettare tale termine, dato che i Verificatori erano arrivati a sostenere esattamente le loro tesi; ciò non è stato materialmente possibile per i tecnici degli appellanti, che si sono trovati a dover controbattere anche su dati che venivano resi disponibili per la prima volta (ad esempio, sulle portate di vapore emesse da ogni centrale). Il 14 Aprile l’Avvocato degli appellanti aveva chiesto la concessione di una proroga di 20 giorni per poter consentire ai propri tecnici di produrre le proprie osservazioni, ma solo il 22 Aprile, cioè due giorni dopo la scadenza del termine, il Consiglio di Stato ne comunicò il rifiuto.
I tecnici di parte depositarono la controrelazione il 29 Aprile ma, nella stessa data, i Verificatori presentarono la Relazione definitiva, del tutto uguale alla bozza, senza quindi tener conto di quanto veniva osservato al loro lavoro.

Sinceramente non si capisce il motivo della mancata concessione della proroga richiesta, anche perché, dato che l’udienza finale della causa era fissata per il 13 Ottobre, lo spostamento di una decina o di venti giorni per il deposito degli elaborati tecnici non avrebbe comportato alcun ritardo nello svolgimento del processo.

C’è da dire, comunque, che a questa già precaria situazione a carico degli appellanti si è aggiunto un ulteriore elemento di penalizzazione, rappresentato dal ritardo di 12 (dodici!) minuti nella presentazione della memoria conclusiva da parte dell’Avvocato, e la sentenza emessa evidenzia come anche questo documento non sia stato preso in considerazione: incidentalmente va osservato che l’estensore della sentenza è lo stesso Dott. Francesco Gambato Spisani relatore di quella, ugualmente negativa per le associazioni ambientaliste, relativa all’impianto di Castel Giorgio.

L’appello contro la costruzione della centrale Saragiolo è stato quindi respinto, senza che si siano potute valutare le tesi contrarie alla mancanza di connessione fra gli acquiferi, sostenute dai Verificatori, così come le problematiche legate ai fenomeni di subsidenza e bradisismo.

Fatto sta che il livello della falda del piezometro David Lazzaretti, dal momento dell’apertura della centrale Bagnore 4 cala sempre di più, nonostante le piogge consistenti degli anni passati, ed alla fine qualcuno ce ne dovrà pur spiegare il motivo.

Rete Nazionale NoGESI

ECOSISTEMA VAL D’ORCIA: 3 RICORSI AL TAR TOSCANA CONTRO LA CENTRALE CASCINELLE IN VAL DI PAGLIA

Pubblichiamo il comunicato del Coordinamento Ecosistema Val d’Orcia.

 

 

 

 

ECOSISTEMA VAL D’ORCIA
3 RICORSI AL TAR TOSCANA DA PARTE DI IMPRENDITORI, OPERATORI AGRITURISTICI, COLTIVATORI DIRETTI, ASSOCIAZIONI, CITTADINI CONTRO LA CENTRALE CASCINELLE IN VAL DI PAGLIA

A inizio settimana sono stati prodotti, in aggiunta a quello presentato dal Comune di Radicofani al Tribunale Amministrativo della Toscana che vede la partecipazione anche del Comune di Castiglione d’Orcia, tre ulteriori ricorsi da parte delle comunità locali e degli imprenditori di Val d’Orcia, Val di Paglia e Amiata.

Tale risultato (mai si erano visti in precedenza nella nostra zona ben quattro ricorsi al TAR mossi da amministrazioni comunali e cittadini su uno stesso tema di tutela del territorio) è stato possibile in virtù della copiosa raccolta di oltre 38.000 euro in meno di un mese e mezzo, grazie alla contribuzione di centinaia di cittadini e operatori economici che, anche con questo atto, così come precedentemente con i convegni, le conferenze, le tavole rotonde, le pubblicazioni, intendono affermare la propria netta contrarietà alla Centrale Cascinelle voluta dalla società privata Sorgenia e dalla Regione Toscana.

Si tratta di un risultato straordinario, reso possibile dall’efficacia del Coordinamento Ecosistema Val d’Orcia, che vede al proprio interno soggetti pubblici e privati, amministrazioni comunali (Radicofani, Castiglione d’Orcia, Pienza), gruppi consiliari di maggioranza e minoranza, liste civiche, fondazioni, associazioni, circoli, comitati, tutti soggetti sottoscrittori della “Carta di Radicofani”, documento in cui si dichiaravano, motivandole analiticamente, le ragioni della contrarietà alla centrale. Il progetto prevederebbe, se realizzato, la collocazione in Val di Paglia, sulla via Francigena nelle località Voltole e Voltolino (siti lungo la storica arteria stradale citati con la denominazione Sce Petir in Pail da Sigerico Arcivescovo di Canterbury di ritorno da Roma nel 995) di una Centrale geotermica a ciclo binario e reimmissione forzata dei fluidi a grandi profondità nei terreni a fianco del fiume Paglia, sulla buffer zone dell’Area UNESCO Val d’Orcia nel comune di Radicofani, a poche centinaia di metri dalle sorgenti termali di Bagni San Filippo.

Comprendiamo che questa vicenda possa apparire paradossale ma così è, e i cittadini di Amiata e Val d’Orcia hanno dichiarato, anche in occasione dei tre ricorsi al TAR della Toscana, la propria volontà ferma, oltreché la tenacia e la determinazione, di far valere le proprie ragioni, ritenendo doveroso il diritto dei territori di essere ascoltati, fosse anche di fronte al Consiglio di Stato e al Consiglio d’Europa, e di non poter rinunciare all’impegno di collaborare attivamente a disegnare il futuro delle proprie terre, con responsabilità e visione alta, per chi vive qui ora e per le generazioni che verranno.

Ecosistema Val d’Orcia contrappone a un progetto che presenta rischi reali di sismicità indotta, subsidenza, alterazione delle falde acquifere profonde termali e non, alterazione ambientale e paesaggistica, avvalorati da numerosi pareri tecnici e scientifici, un modello di sviluppo rispettoso della vocazione storica e ambientale della valle. La centrale infatti, se realizzata, vanificherebbe anche l’ambizioso progetto, condiviso con le comunità locali, «PARNAS Parco Archeologia Natura Sostenibilità della Val di Paglia e dell’Amiata» presentato a maggio alla Accademia dei Fisiocritici di Siena da parte del Comitato Tecnico Scientifico che lo ha ideato e prodotto e che in quella stessa occasione lo inviò all’allora ministro della Cultura Franceschini. Il ministro, lo vogliamo ricordare, poco tempo dopo esercitò il suo potere di interdizione nei confronti del progetto della Centrale Le Cascinelle, recependo in pieno i cinque pareri negativi già espressi durante la Valutazione di Impatto Ambientale dal Soprintendente Gabriele Nannetti.

La partita è ancora tutta aperta. Intanto, cittadini e istituzioni dell’area Amiata-Val d’Orcia sono più che mai motivati ad andare avanti; con la determinazione e la visione di chi crede che non si possa e non si debba prescindere dal coinvolgimento e dalla partecipazione delle popolazioni nella costruzione del futuro delle terre nelle quali esse vivono e che, con il loro lavoro, contribuiscono a preservare e a valorizzare.

Coordinamento Ecosistema Val d’Orcia

Magliano, 5 novembre 2022. Dall’assemblea un NO chiaro contro le centrali. Nasce Maremma Amata

Il 5 novembre 2022 si è svolta una partecipata assemblea a Magliano per la difesa del territori dal rischio di esplorazioni e centrali geotermiche. Si è anche costituito un nuovo comitato col nome di Maremma Amata. Riportiamo il comunicato.

 

 

 

 

Comunicato Comitato Maremma Amata

Si è tenuta nella giornata di Sabato 5 Novembre, nell’area del comune di Magliano in Toscana, la prima riunione del neonato Comitato Maremma Amata alla presenza di innumerevoli cittadini e rappresentanti della politica e della scienza, per contrastare il folle progetto di trivellazioni esplorative in due aree naturali finora salvaguardate ed estremamente caratterizzate da produzioni agroalimentari di eccellenza.
Questo primo incontro nasce dalla cooperazione tra il Comitato Maremma Amata con il coordinamento SOS Geotermia Scansano e le amministrazioni di Scansano e Magliano nel tentativo di fermare il degrado ambientale che tale attività esplorativa comporterebbe. Tutto ciò in contrasto con la pianificazione locale e regionale che da anni ha dichiarato non idonee le zone delle future trivellazioni geotermiche esplorative.
Gli avvocati incaricati al contrasto di tali iniziative, che già hanno presentato ricorso al TAR della regione Toscana, evidenziano oltretutto quanto queste pericolose attività di trivellazione geotermica esplorativa potrebbero arrecare ancora un maggior danno per la totale assenza di tutela ambientale e sanitaria nel programma della frazione di Pereta e Scansano.
Ed è proprio a Pereta che si è formato il Comitato per la tutela di questo angolo di Maremma ancora incontaminata che si trova nel cuore della DOCG Morellino di Scansano, la denominazione storica della provincia di Grosseto.
Un’area di grandi eccellenze agroalimentari che comunque annovera ben una DOCG, 7 DOC, 2 IGT nonché una DOP olivicola, quella del prestigioso Olio di Seggiano e svariate eccellenze del food che spaziano dagli ottimi formaggi ai salumi di cinta, allo zafferano, divenuto presidio Slow Food fino alla produzione dell’aglio rosso maremmano.
Un territorio dove già a partire da metà degli 90, si crea uno dei primi distretti rurali di Europa e dove l’imprenditoria agricola e quella turistica sono fonti economiche di assoluto rilievo.
Proprio per questo motivo alla riunione hanno partecipato numerosi imprenditori agricoli e turistici e presidenti e direttori dei vari consorzi con la speranza di divulgare e sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni locali e politiche sulle gravi conseguenze di questi pozzi esplorativi, evidenziando quanto gli impianti geotermici nati alla fine degli anni 50 nel territorio del bacino geotermico del Monte Amiata abbiano alterato gravemente il sistema geomorfologico del vulcano contribuendo al depauperamento degli immensi serbatoi d’acqua che, attraverso l’acquedotto del Fiora, servono un bacino d’utenza che, d’estate, raggiunge le 700.000 persone.
Proprio nell’ottica di informare e accrescere la consapevolezza di tutti i cittadini è stato invitato come relatore il geologo e vulcanologo Dott. Andrea Borgia che ha fatto un quadro preciso ed esaustivo sulla pericolosità e le irreparabili conseguenze che impianti di produzione geotermica apporterebbero come l’inquinamento dell’aria circostante da polveri sottili e metalli pesanti e l’impoverimento del serbatoio idrico del polo termale di Saturnia.
Con queste premesse ci auguriamo che l’intervento dei rappresentanti politici con la presenza dell’On. Marco Simiani, dei Consiglieri regionali Donatella Spadi ed Andrea Ulmi, di Valentino Bisconti in rappresentanza della Provincia di Grosseto – tutti contrari allo sfruttamento geotermico nella zona di Pereta e Scansano – possa contribuire al blocco di una iniziativa che rischia di rovinare per sempre uno degli angoli più incontaminati della Maremma grossetana.
Noi del Comitato Maremma Amata ci siamo e ci adopereremo strenuamente alla salvaguardia della nostra terra.


Leggilo anche su:  AgenziaImpress.itLa NazioneControradio.itIl Giunco.net 8 novembre 2022Il Giunco.net 7 novembre 2022

Ascoltalo qui: Spreaker.com

Il Tirreno 10/11/22 (clicca per ingrandire):

Presentazione Studio InVetta: bocciato merito e metodo. Politici -al solito- assenti

A seguito dell’assemblea pubblica di presentazione dello Studio epidemiologico InVetta ad Abbadia San Salvatore del 28 ottobre 2022, pubblichiamo il comunicato di Comitato Salvaguardia Ambiente Monte Amiata – Rete Nazionale NoGesi – SOS Geotermia – Lista civica Abbadia Futura del 29/10/22.

 

 

Fin dall’avvio della presentazione dello Studio “InVetta”, elaborato dall’Agenzia Regionale di Sanità (ARS) con il contributo di Arpat e di altri organismi regionali, e avente ad oggetto lo “Stato di salute della popolazione amiatina”, che ha avuto luogo il 28 ottobre presso il Cinema-teatro Amiata di Abbadia San Salvatore, si è capito che il clima non fosse dei più tranquilli. Cinzia Mammolotti, consigliera di minoranza del Comune di Abbadia ed in rappresentanza dei comitati ambientalisti amiatini, ha subito richiesto l’inversione dell’ordine del giorno dell’assemblea, per consentire di far partecipare alla discussione anche il numeroso pubblico intervenuto. Respinta questa proposta, l’assemblea si è svolta secondo il programma prefissato ma l’illustrazione dei vari aspetti dello studio è terminata solo alle 19,45.

A quel punto ha avuto inizio l’esposizione delle domande e delle osservazioni. È stata innanzitutto contestata l’assenza degli organi politici regionali, a partire dagli Assessori Bezzini (sanità) e Monni (ambiente ed energia), mai visti in Amiata dopo la prima presentazione ufficiale avvenuta a Firenze oltre dieci mesi fa.

“Le conclusioni di oggi, per altro molto discutibili – è stata alla fine la considerazione dei comitati – non possono essere prese a giustificazione del disastro che si annuncia per l’Amiata, con il polo geotermico che la Regione Toscana vuole insediarci”. Tanto più che Fabio Landi – studioso del problema – ha messo chiaramente in evidenza i limiti intrinseci dello Studio che, essendo concepito come uno studio “di prevalenza”, non è in grado di determinare una relazione di causalità fra l’esposizione (ad un inquinante) e l’evento (una malattia). E ha rilevato anche la stranezza di quanto sostenuto in merito al fatto che, all’aumentare degli inquinanti geotermici, si osserverebbe una riduzione delle patologie respiratorie, mentre in uno studio contemporaneo della dottoressa Nuvolone sulle esposizioni croniche ad H2S eseguito secondo altri criteri, i risultati parlano di “un’associazione tra l’esposizione a concentrazioni crescenti di acido solfidrico e il rischio di mortalità ed ospedalizzazione”. A questo proposito i risultati dello studio InVetta potrebbero risentire – è stata la conclusione dei comitati – “della scarsa attendibilità dei valori delle concentrazioni di inquinanti associati ai singoli partecipanti all’indagine sulla base delle mappe di ricaduta utilizzate”.

Lo studio InVetta ha anche confermato come la popolazione residente nei comuni principali (Abbadia San Salvatore, Piancastagnaio, Arcidosso, Santa Fiora e Castel del Piano) sia soggetta a livelli di esposizioni ambientali maggiori rispetto ai cittadini residenti nei comuni di controllo vicini (Radicofani, Castiglione D’Orcia, Seggiano e Cinigiano) e di conseguenza anche le concentrazioni dei metalli nei campioni biologici hanno mostrato valori decisamente più alti tra i residenti nei comuni principali rispetto a quelli di controllo.

Sulla stessa linea si osserva come l’esposizione alle emissioni delle centrali geotermiche comportano livelli urinari di tallio e di mercurio più elevati nei lavoratori presso le centrali geotermiche rispetto al resto del campione. Mentre la presenza di arsenico (inquinante emesso anche dalle centrali) nelle acque potabili, mostra una stretta relazione con l’aumento di rischio di tumori, di malattie respiratorie e cardiovascolari.

Abbadia San Salvatore, 29 ottobre 2022


Leggilo su:

Centritalianews.it

La Nazione (clicca per ingrandire)

 

Amiata: parco nazionale o geotermia? Comunicato del Centro Parchi Internazionale

A seguito dell’assemblea pubblica di presentazione dello Studio epidemiologico InVetta ad Abbadia San Salvatore del 28 ottobre 2022, pubblichiamo un comunicato del 1/11/22 dal titolo “AMIATA: PARCO NAZIONALE O GEOTERMIA?” a firma del professor Franco Tassi per conto del Centro Parchi Internazionale.

 

 

 

Si è svolto il 28 ottobre 2022, nel cinema di Abbadia San Salvatore, un importante incontro – definito impropriamente dagli Organizzatori (Regione Toscana, ARS, ARPAT) come “Assemblea pubblica” (*) – aperto alla cittadinanza, sul tema “Geotermia e salute: i risultati dello studio InVetta”.

L’evento è stato contestato dai Comitati che difendono l’Amiata, sia per lo spazio limitatissimo concesso al dibattito, che per la completa assenza dei responsabili politici della Regione, il cui vero obiettivo è dichiaratamente quello di trasformare il Monte Amiata in “Area Industriale Geotermica”, costruendo almeno 15-20 nuove Centrali entro l’anno 2030.

Un obiettivo a dir poco folle, che non solo risulta in netto contrasto con le linee guida europee, le quali per fronteggiare la crisi climatica, ecologica e idrogeologica si prefiggono di tutelare entro il 2030 almeno il 30% del territorio con Parchi Nazionali e Aree Protette: ma appare anche devastante per un comprensorio tanto ricco di paesaggio, biodiversità, patrimonio naturale e tradizioni culturali, la cui autentica vocazione è senza dubbio quella di diventare un Parco Nazionale di valore internazionale. Perché la “Montagna Sacra degli Etruschi” può costituire un formidabile “attrattore” per il turismo naturalistico, fotografico e culturale di ogni provenienza, e in tutte le stagioni.

E l’Amiata continuerà anche in futuro, se non verrà sfigurato nel paesaggio e sconvolto nell’ecosistema forestale e montano, a offrire una eccellente qualità di vita, e a donare acqua di ottima qualità alle terre contigue.

Con ogni rispetto per le accurate statistiche sciorinate dai Relatori, da questo incontro la Geotermia non è quindi uscita candida e innocente come la Regione avrebbe voluto. L’inquinamento è palese, e un incremento delle patologie appare incontestabile, per cui suonano abbastanza goffi i tentativi di attribuirne la causa all’orticoltura, oppure alle predisposizioni individuali. Né va taciuto che i pericoli connessi all’invasione delle nuove Centrali sono assai più vasti, e vanno dal pesante inquinamento e depauperamento delle falde idriche (proprio quelle che dissetano tutti i territori limitrofi), alle possibili incidenze sulla vulnerabilità sismica (dato che sono proprio le acque sotterranee a garantire un prezioso effetto ammortizzatore).

Le proteste della Comunità Amiatina non sembrano quindi ingiustificate, anche perché è mancato un vero dibattito, e un giudizio indipendente e approfondito sugli effetti della Geotermia è stato semplicemente rinviato. Non si comprende quindi come la Regione possa insistere nell’assurdo progetto di trasformare l’Amiata in Zona Industriale, con disastrose conseguenze per la montagna, le zone vicine e l’avvenire delle popolazioni locali.

Nel frattempo, però, sta riprendendo quota l’idea del Parco Nazionale, previsto fin dal 1991 dalla Legge quadro sulle Aree protette, e finora realizzato solo in minima parte con il piccolo Parco delle Miniere. Una realtà ambientale che in un Paese civile e moderno dovrebbe estendersi alla tutela dell’intero patrimonio ecologico di questa straordinaria montagna, ricca di fauna, flora, selve e biodiversità che meritano di essere conosciute, studiate e protette. In questa prospettiva, assume rilievo anche la recente notizia della prossima creazione di un Centro Scientifico ad Abbadia San Salvatore, nella storica Palazzina delle Miniere, che verrà prossimamente restaurata e attrezzata, arricchendo così l’Amiata di un ulteriore importante richiamo culturale e turistico.

Roma, 1° Novembre 2022
Professor Franco Tassi – Centro Parchi Internazionale

(*) L’impressione percepita dai partecipanti è stata che gli organizzatori, temendo le contestazioni ma volendo sfoggiare una parvenza di verde e democraticità, abbiano scimmiottato le “public hearings” (audizioni, consultazioni) dei Paesi più avanzati, ma senza aprirsi a una vera discussione libera e approfondita.