A seguito dell’assemblea pubblica di presentazione dello Studio epidemiologico InVetta ad Abbadia San Salvatore del 28 ottobre 2022, pubblichiamo un comunicato del 1/11/22 dal titolo “AMIATA: PARCO NAZIONALE O GEOTERMIA?” a firma del professor Franco Tassi per conto del Centro Parchi Internazionale.
Si è svolto il 28 ottobre 2022, nel cinema di Abbadia San Salvatore, un importante incontro – definito impropriamente dagli Organizzatori (Regione Toscana, ARS, ARPAT) come “Assemblea pubblica” (*) – aperto alla cittadinanza, sul tema “Geotermia e salute: i risultati dello studio InVetta”.
L’evento è stato contestato dai Comitati che difendono l’Amiata, sia per lo spazio limitatissimo concesso al dibattito, che per la completa assenza dei responsabili politici della Regione, il cui vero obiettivo è dichiaratamente quello di trasformare il Monte Amiata in “Area Industriale Geotermica”, costruendo almeno 15-20 nuove Centrali entro l’anno 2030.
Un obiettivo a dir poco folle, che non solo risulta in netto contrasto con le linee guida europee, le quali per fronteggiare la crisi climatica, ecologica e idrogeologica si prefiggono di tutelare entro il 2030 almeno il 30% del territorio con Parchi Nazionali e Aree Protette: ma appare anche devastante per un comprensorio tanto ricco di paesaggio, biodiversità, patrimonio naturale e tradizioni culturali, la cui autentica vocazione è senza dubbio quella di diventare un Parco Nazionale di valore internazionale. Perché la “Montagna Sacra degli Etruschi” può costituire un formidabile “attrattore” per il turismo naturalistico, fotografico e culturale di ogni provenienza, e in tutte le stagioni.
E l’Amiata continuerà anche in futuro, se non verrà sfigurato nel paesaggio e sconvolto nell’ecosistema forestale e montano, a offrire una eccellente qualità di vita, e a donare acqua di ottima qualità alle terre contigue.
Con ogni rispetto per le accurate statistiche sciorinate dai Relatori, da questo incontro la Geotermia non è quindi uscita candida e innocente come la Regione avrebbe voluto. L’inquinamento è palese, e un incremento delle patologie appare incontestabile, per cui suonano abbastanza goffi i tentativi di attribuirne la causa all’orticoltura, oppure alle predisposizioni individuali. Né va taciuto che i pericoli connessi all’invasione delle nuove Centrali sono assai più vasti, e vanno dal pesante inquinamento e depauperamento delle falde idriche (proprio quelle che dissetano tutti i territori limitrofi), alle possibili incidenze sulla vulnerabilità sismica (dato che sono proprio le acque sotterranee a garantire un prezioso effetto ammortizzatore).
Le proteste della Comunità Amiatina non sembrano quindi ingiustificate, anche perché è mancato un vero dibattito, e un giudizio indipendente e approfondito sugli effetti della Geotermia è stato semplicemente rinviato. Non si comprende quindi come la Regione possa insistere nell’assurdo progetto di trasformare l’Amiata in Zona Industriale, con disastrose conseguenze per la montagna, le zone vicine e l’avvenire delle popolazioni locali.
Nel frattempo, però, sta riprendendo quota l’idea del Parco Nazionale, previsto fin dal 1991 dalla Legge quadro sulle Aree protette, e finora realizzato solo in minima parte con il piccolo Parco delle Miniere. Una realtà ambientale che in un Paese civile e moderno dovrebbe estendersi alla tutela dell’intero patrimonio ecologico di questa straordinaria montagna, ricca di fauna, flora, selve e biodiversità che meritano di essere conosciute, studiate e protette. In questa prospettiva, assume rilievo anche la recente notizia della prossima creazione di un Centro Scientifico ad Abbadia San Salvatore, nella storica Palazzina delle Miniere, che verrà prossimamente restaurata e attrezzata, arricchendo così l’Amiata di un ulteriore importante richiamo culturale e turistico.
Roma, 1° Novembre 2022
Professor Franco Tassi – Centro Parchi Internazionale
(*) L’impressione percepita dai partecipanti è stata che gli organizzatori, temendo le contestazioni ma volendo sfoggiare una parvenza di verde e democraticità, abbiano scimmiottato le “public hearings” (audizioni, consultazioni) dei Paesi più avanzati, ma senza aprirsi a una vera discussione libera e approfondita.