Una vittoria tira l’altra: dopo la vittoria a Torre Alfina, il TAR bastona Castel Giorgio

Il TAR per il Lazio, con la sentenza n. 1897 del 16 febbraio 2021, ha accolto il ricorso con il
quale i Comuni di Acquapendente, Allerona, Bolsena, Castel Giorgio, Castel Viscardo,
Grotte di Castro, Montefiascone e Orvieto, per il tramite dell’Avv. Michele Greco, esperto
in diritto dell’ambiente, hanno impugnato la deliberazione del 31 luglio 2019 con la quale il
Consiglio dei Ministri aveva superato la mancata intesa della Regione Umbria consentendo la prosecuzione del procedimento per la realizzazione dell’impianto geotermico pilota denominato “Castel Giorgio”.

La pronuncia del TAR giunge ad appena una settimana dalla sentenza con la quale il
Consiglio di Stato ha definitivamente bocciato l’altro impianto geotermico pilota proposto
nell’area (denominato “Torre Alfina”) e porta così a compimento lo straordinario lavoro
svolto dall’Avv. Michele Greco per valorizzare i coraggiosi sforzi da sempre profusi dalle
amministrazioni comunali per tutelare un’area, quella posta al confine tra le Regioni Lazio
ed Umbria, di valore ambientale, paesaggistico e naturalistico senza pari.

La vittoria è frutto di una virtuosa e illuminata collaborazione tra amministrazioni comunali, provinciali e regionali di diverso colore politico, oltre che tra le associazioni ambientali locali e quelle nazionali; le contestazioni dei Comuni a proposito del rischio sismico (induzione e innesco di terremoti) e degli impatti sulla risorsa idrica, espresse anche grazie al sostegno di autorevoli periti ed al prezioso contributo conoscitivo delle associazioni locali, sono state infatti sposate e fatte proprie anche dalla Provincia di Viterbo, dalla Regione Umbria, dalla Regione Lazio e da Italia Nostra in autonomi ricorsi, che sono stati parimenti tutti accolti dal TAR per il Lazio.

Ciò dimostra che il mondo dell’associazionismo e i livelli di governo più vicini al territorio,
se coesi, possono riuscire ad evitare la realizzazione di progetti fortemente impattanti i cui
processi autorizzativi sono stati concentrati nelle mani dello Stato con un potere che, come
affermato oggi dal Giudice amministrativo laziale, non è tuttavia senza limiti.

Il TAR per il Lazio ha infatti accolto le argomentazioni dell’Avv. Greco a proposito della
natura “transfrontaliera” della risorsa naturale alla quale l’impianto avrebbe attinto,
riconoscendo così l’illegittimità della deliberazione del Consiglio dei Ministri, assunta senza
ottenere preventivamente l’intesa della Regione Lazio, nonostante la stessa avesse
denunciato i gravi danni che l’attività dell’impianto, pur essendo localizzato in territorio
umbro, avrebbe potuto causare al Lago di Bolsena e al bacino acquifero che lo caratterizza.

La sentenza rende giustizia anche alle contestazioni mosse dalla Regione Umbria, che aveva
chiesto al Consiglio dei Ministri non solo di tenere nella debita considerazione le criticità
denunciate dai Comuni, ma anche di non pronunciarsi fino a che un nuovo Presidente non
fosse stato eletto (la delibera del 31 luglio 2019 è infatti stata assunta nella fase in cui la
Regione era priva di Presidente per effetto delle dimissioni intervenute pochi mesi prima).

L’ultimo, e più importante, risultato della sentenza è di avere imposto la riapertura del
procedimento, nel quale non solo dovrà essere acquisita l’intesa sia della Regione Umbria
che della Regione Lazio, ma dovrà essere svolta una nuova istruttoria che tenga conto dei
rischi sismici e di impatto sulla risorsa idrica da sempre denunciati dai Comuni.

16 febbraio 2021                         Rete nazionale NoGESI


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