Mentre si discute -inutilmente?- di ANI, blitz della Regione Toscana che autorizza la prima centrale geotermica binaria d’Italia. I sindaci pendolano…

Mentre in Regione Toscana è aperta la discussione sul Paer (Piano Ambientale ed Energetico Regionale) con l’audizione dei territori in merito alle ANI (Aree Non Idonee all’attività geotermoelettrica), il 23 aprile scorso la Giunta, con delibera n.567, ha autorizzato la costruzione della prima centrale in Italia a ciclo binario, il progetto Poggio Montone a cavallo tra i comuni di Piancastagnaio e Santa Fiora, appena a valle delle case in località Saragiolo.

Non si capisce l’urgenza di Rossi, Fratoni & co. di autorizzare questo impianto proprio mentre il governo sembra stia bocciando definitivamente i progetti per analoghe centrali di Castelnuovo, Lucignano e Castel Giorgio, ma purtroppo siamo abituati a questi blitz, anche se ogni volta è una amara sorpresa vedere come mentre da una parte si discute di salute e ambiente e si temporeggia in audizioni, osservazioni, pronunciamenti vari, dall’altra, zitti zitti, si procede a dare corso alle richieste dell’Enel e, in questo caso e per la prima volta, di Sorgenia, uno dei maggiori debitori insolventi del Monte dei Paschi di Siena che oggi ne detiene il 17% delle azioni.

Oggi, con una nuova società denominata “Sorgenia Geothermal”, con 10.000 euro di capitale versato, si presentano in Amiata, preceduti dalla solita sponsorizzazione “greenwashing” a Santa Fiora l’anno scorso e quest’anno. 
La Regione tira dritto e, non sia mai venissero sfrattati dalle poltrone di Giunta, si affrettano ad autorizzare per gli amici di Sorgenia.

Sarà la prima centrale italiana binaria, cioè che dovrebbe reiniettare completamente i fluidi estratti tanto che Matteo Cerotti, responsabile sviluppo progetti geotermici, azzarda a dire che “la tecnologia utilizzata garantisce l’annullamento delle emissioni e l’azzeramento dei consumi idrici, in linea con lo sviluppo sostenibile che contraddistingue da sempre il Gruppo Sorgenia.”.

Centrale di Poggio Montone. Clicca per ingrandire

Peccato che la contestazione maggiore al presunto annullamento delle emissioni viene non dai comitati ma dall’Enel, per bocca del responsabile Ing.Montemaggi che afferma che se “si potesse fare, l’Enel lo avrebbe già fatto, anche solo per i ricchi incentivi previsti per queste tecnologie a “impatto zero” dal Ministero dello Sviluppo Economico. Il punto è che tecnicamente non si può fare: questi gas sono troppo abbondanti nei fluidi geotermici italiani, se li reiniettassimo non solo troverebbero presto il modo di fuoriuscire da qualche parte, ma finirebbero per rovinare il giacimento geotermico, creando una “bolla” alla sua sommità, che ostacolerebbe l’estrazione dei fluidi” e “nelle nostre aree geotermiche non è possibile trovare fluidi così privi di gas da consentire la loro reiniezione totale nel sottosuolo”, ironizzando anche che “sono molto curioso di vedere come faranno a realizzare una cosa che, per noi di Enel, che abbiamo decenni di esperienza geotermica alle spalle, è tecnicamente non sostenibile”

Centrale Poggio Montone e Foresta del Pigelleto. Clicca per ingrandire

A nulla quindi sono valse le molte osservazioni presentate e neanche le esternazioni (iniziali) dei sindaci Balocchi e Vagaggini, di Santa Fiora e Piancastagnaio. Il primo dichiarava che “non avvertiamo l’esigenza di un’ulteriore centrale anche se solo nei pressi del nostro comune”, mentre il secondo sosteneva che “il progetto Poggio Montone, in base alla documentazione presentata da Sorgenia Geothermal, non soddisfa le nostre aspettative e quindi abbiamo dato parere contrario.” .
Peccato che questo ultimo ometteva di dichiarare la zona ove insisterà la centrale “non idonea” a questa funzione, “ignorando” le richieste che numerose giungevano dal suo territorio perché si esprimesse in tal senso. E pensare che la stessa Sorgenia Geothermal, nelle controdeduzioni alle osservazioni presentate alle Regione Toscana nella procedura VIA, esprimendosi su quelle di un gruppo di cittadini sostenuti da sos geotermia e nogesi che eccepivano l’inidoneità dell’area, rilevava a chiare note che la zona non era stata individuata tale dal Comune di Piancastagnaio, e la Regione ad oggi, vista l’inerzia dello stesso Comune in tal senso, gli ha dato Ragione.
 
C’è da rilevare che, evidentemente, anche per il sindaco di Santa Fiora qualcosa sia cambiato, visto che insieme all’autorizzazione della centrale viene anche approvato, lo stesso giorno con delibera 568, il Protocollo d’intesa tra Sorgenia, Regione e comune di S.Fiora in merito all’impegno materiale di Sorgenia a sostenere il territorio e l’economia di questo comune. Piancastagnaio, che ora vorrebbe correre ai ripari preannunciano ricorsi al Tar (chiaramente a spese di cittadini che fino ad ora si è dimenticata almeno di “interpellare”) sembra escluso dalle lenticchie geotermiche…

I sindaci amiatini Marini, Vagaggini e Balocchi  al raduno pro geotermia a Lardarello il 1 dicembre 2018

Comunque sia, entrambi i sindaci paiono alquanto confusi rispetto alle predette esternazioni avendo recentemente aderito al fronte progeotermia che sostiene addirittura le centrali di tipo flash (molto più dannose) dell’Enel, tanto che in Amiata sono in progetto altre 2 nuove centrali, una a Piancastagnaio (PC6) ed una a Roccalbegna, al confine con Santa Fiora (Triana)

Alla faccia quindi di quanto scritto nel Paer 2015 e sempre rivendicato dal PD, cioè che con “Bagnore 4, hanno portato la potenza complessivamente installata attorno ai 100 MW fissando un punto di equilibrio tra lo sfruttamento della risorsa con le tecnologie oggi impiegate e la vocazione socio economica dei territori”. Altra carta straccia?

I cittadini e i comitati non si fermeranno, la battaglia continua e in questi giorni si sta valutando un immediato ricorso al Tar per l’annullamento del provvedimento.

Rete nazionale NoGESI


PER APPROFONDIRE
Scarica le slides sul progetto della centrale Poggio Montone (file zippato 2,56 Mb)


Leggilo su:

Il Cittadino online.it

Toscana Chianti Ambiente.it

La Nazione 9 maggio 2019

Il Tirreno 7 maggio 2019